Giovanni 10:9-10: Gesù è la porta.
Un soldato romano andò da Giulio Cesare chiedendo il permesso di suicidarsi. Era una persona infelice e disperata, senza vitalità. Cesare lo guardò e gli disse: “Uomo, sei mai stato veramente vivo?"
Chi è veramente vivo, gli piace vivere!
Senza Gesù non c’è la vera vita!
Quando sperimentiamo veramente Gesù, arriva una nuova vitalità, una sovrabbondanza di vita.
Solo quando viviamo con Cristo la vita diventa veramente degna di essere vissuta e iniziamo a vivere nel vero senso della parola.
Nel contesto troviamo che Gesù sta facendo un’analogia che Lui è il buon pastore, in contrasto con i ladri e i briganti che pensano solo ai loro interessi a scapito delle pecore, cioè i credenti, il Suo gregge, la Sua chiesa.
Questi versetti rivelano che Gesù è la porta!
I LA PARTICOLARITÀ
Gesù è l’unica porta di salvezza che ci conduce a Dio.
Consideriamo:
A) La porta.
Al v. 9 leggiamo:“Io sono la porta”.
Questo è il quarto di sette detti “Io sono” seguiti da dei predicati in questo Vangelo (Giovanni 6:35,48,51; 8:12; 10:7,9; 10:11,14; 11:25; 14:6; 15:1,5).
Prima di tutto vediamo:
(1)La rivelazione.
“Io sono” (egō eimi- presente attivo indicativo) ricorda una serie di affermazioni nell’Antico Testamento (per esempio Deuteronomio 32:39; Isaia 43:10-11; 45:3,5; 48:12) che riguardano l’auto-identificazione di Dio, e ricorda, in modo particolare la dichiarazione del Signore, di Yahweh di Esodo 3:13-14, dove viene sottolineato l’esistenza, la natura, l’essenza di Dio.
Quindi, questi detti che iniziano con “Io sono” rivelano la natura divina di Gesù.
In secondo luogo vediamo:
(2)La funzione.
“Io sono la porta”.
Gesù ripete che è la porta dopo il v.7.
Nel v.2, Gesù descrive se stesso come il pastore che entra per la porta nell’ovile, qui invece dice di se stesso che è la porta stessa.
“Porta” (thura) si riferisce alla porta dell’ovile, cioè a uno spazio rotondo di un muro di pietre sovrapposte coperto con rami spinosi per tenere lontani gli animali selvatici.
All’interno dell’ovile le pecore erano al sicuro, e l’entrata era controllata dal pastore che dormiva per traverso all’entrata, perché non vi era né porta e ne portinaio, divenendo così a tutti gli effetti la porta dell’ovile.
Sir George Adam Smith un giorno stava viaggiando con una guida e si imbatté in un pastore arabo e nelle sue pecore, e si mise a parlare con lui. L'uomo gli mostrò l’ovile in cui le pecore venivano guidate di notte. Sir George gli disse: “È lì che vanno di notte?”
“Sì”, rispose il pastore, “e quando sono lì dentro, sono perfettamente al sicuro”.
“Ma non c'è una porta”, disse Sir George.
Il pastore rispose: “Io sono la porta”, Sir George lo guardò e chiese: “Cosa intendi con ‘la porta’?”
Il pastore, che non era cristiano rispose: “Quando si fa buio e tutte le pecore sono dentro, io giaccio in quello spazio aperto, e nessuna pecora esce mai, e nessun lupo entra nell’ovile senza che attraversi il mio corpo, io sono il porta”.
Gesù non è “una” porta, ma “la” porta della salvezza!
Gesù è l'unica porta per Dio.
Gesù è l'unico attraverso il quale si entra nel Regno di Dio.
Com’è attestato dalla letteratura greca sin da Omero, le persone ai tempi antichi pensavano di entrare in paradiso da un cancello.
L’affermazione di Gesù di essere la porta avrebbe risuonato con questo tipo di pensiero (cfr. Giovanni 1:51).
La nozione di una "porta del cielo" appare anche nelle fonti ebraiche, sia nella letteratura dell’Antico Testamento che in quell’apocalittica. (Genesi 28:17; Salmo 78:23; 1 Enoc 72–75 -per esempio 72:2; 3 Baruc 6:13).
I Vangeli Sinottici si riferiscono a "entrare" nel regno di Dio come attraverso una porta. (Per esempio Matteo 7:7,13–14; 18:8–9; 25:10).
Ora dobbiamo riflettere che se c'è solo una porta per la salvezza, le persone, o entrano per quella porta, o stanno fuori, quindi senza salvezza!
Gesù dice che è “la porta”, e quindi in questo modo esclude altre possibilità di salvezza, e quindi di accettare altri modi, perché altri modi non portano alla salvezza: Gesù è l’unica porta della salvezza!
Solo Gesù è la via della conoscenza di Dio (cfr. Giovanni 1:14-18; 14:6), della salvezza e della sicurezza spirituale.
Un membro della casta sacerdotale, un bramino disse una volta a un missionario cristiano in India: “Ci sono molte cose che il cristianesimo e l'induismo hanno in comune. Ma una cosa che il cristianesimo ha non si trova nell'induismo”.
“Cos'è?”, chiese il missionario.
La risposta del bramino fu: “Noi non abbiamo un Salvatore”.
Il cristianesimo è diverso non solo dall’induismo, ma anche da tutte le altre religioni: solo il cristianesimo ha il Salvatore che è morto e risorto per salvare i peccatori: Gesù Cristo!
Gesù è l’unico Salvatore del mondo, che salva i peccatori. (cfr. 1 Corinzi 1:30; 3:11; 1 Timoteo 1:15; 2:5; 1 Giovanni 4:14).
In Giovanni 4:42 leggiamo: ”E dicevano alla donna: ‘Non è più a motivo di quello che tu ci hai detto, che crediamo; perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo’”.
Mentre Atti 4:12 dice: “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati”.
“In nessun altro” posto all'inizio della frase per enfatizzare, esprime la natura esclusiva della salvezza attraverso Gesù.
Non c'è nessun altro nome in tutto il mondo che ci può salvare, solo Gesù Cristo salva!
Gesù Cristo è l'unica risorsa, l’unico mezzo, l’unico modo di salvezza disponibile per l'umanità!
Non c’è nessun altro!
In nessuna parte del mondo intero troviamo un’altra persona, che ci possa salvare.
Se vogliamo essere salvati, deve essere in questo modo: attraverso Gesù perché non c'è nessun altro.
Dio ha determinato che possiamo essere salvati solo da Gesù Cristo e nessun altro (Giovanni 3:16-17; Atti 2:22-23; 4:27-28; 1 Pietro 1:18-20).
Anche il nome “Gesù” (Iēsoú - nome proprio traslitterato dall'Ebraico Yēshū'a) ci parla di salvezza, significa “il Signore è salvezza”.
La sua morte e risurrezione sono la base della salvezza (Romani 5:10; 10:9; cfr. 1 Corinzi 15:1-3).
Nella particolarità, dopo la porta vediamo:
B)Il presupposto.
Il presupposto per la salvezza.
Il v.9 dice ancora: “Se uno entra per me”.
“Per me” (di’emou) è enfatico, e si concentra sul ruolo di Gesù come quello attraverso il quale le “pecore possono entrare nell'ovile”.
“Per me” (di’emou) si trova in Giovanni 14:6, dove è scritto: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.
Solo attraverso Gesù possiamo andare da Dio (cfr. Efesini 2:18; Ebrei 10:19-20), e quindi avere anche la salvezza.
Gesù è venuto per mostrare alla gente com'è Dio (Giovanni 1:1-3,14-18; 14:8-11; Colossesi 1:15; Ebrei 1:3) e aprire la strada verso di Lui.
Gesù è la porta attraverso la quale solo l'ingresso a Dio è possibile.
Gesù è la porta per la salvezza, per la vita del regno di Dio, che è dato a quelli che vengono al Padre attraverso di Lui.
Quindi se vuoi essere salvato devi entrare per la porta che è solo Gesù!
“Se” (ean – congiunzione) esprime una condizione, quindi una condizione per la salvezza.
“Entra” (eiselthē – aoristo attivo congiuntivo) si riferisce a entrare nel regno di Dio, quindi essere salvati (per esempio Matteo 7:13-14; 18:8–9;25:10; Marco 9:43,45,47; Luca 13:25; cfr. Atti 14:22)
“Entrare per la porta”, equivale a credere in Gesù.
Significa credere in Lui, o fidarsi di Lui e farlo personalmente.
In Efesini 2:8 è scritto: “ Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio” (cfr. Atti 16:31; Romani 5:1,9-11; 10:9; 1 Corinzi 1:21).
Avere fede solo in Cristo significa essere salvati.
Per entrare nel regno di Dio è importante attraversare la porta, e la porta è Gesù.
Hai creduto in lui?
Essere salvati non è una cosa difficile da fare.
Non c'è una rotta complicata da seguire; un muro alto da scavalcare che comporterebbe tanta fatica e tempo, è una cosa semplice: entrare nella porta, credere in Gesù!
Tanti anni fa in una chiesa presbiteriana di Filadelfia mentre il pastore era Donald Gray Barnhouse, frequentava una donna.
Un giorno il pastore stava predicando sul sacrificio di Gesù in croce e sulla necessità di credere in Lui per la salvezza.
La donna non era cristiana, anche se era cresciuta in una famiglia religiosa e aveva sentito parlare di Gesù e della Sua croce, ma lei non capiva queste cose e quindi ovviamente non aveva mai veramente creduto in Gesù per la sua salvezza.
Per chiarire che per la salvezza è necessario credere in Gesù Cristo, Barnhouse disse: “Immagina che la croce abbia una porta in essa. Tutto ciò che vi viene chiesto è di passare attraverso quella porta. Su quella porta c'è scritto un invito: ‘Chiunque vuole, può venire’. Tu stai lì con il tuo peccato su di te e ti chiedi se dovresti entrare o meno. Finalmente lo fai, e mentre lo fai, il peso del tuo peccato diminuisce. Sei sicuro e libero. Con gioia allora ti volti e vedi scritto sul retro della croce, attraverso il quale ora sei entrato, con le parole ‘Scelto in lui prima della fondazione del mondo’.
Barnhouse invitò quindi quelli che stavano ascoltando a entrare.
La donna in seguito disse che quella era la prima volta nella sua vita che aveva davvero capito cosa significava essere un cristiano e che nel comprenderlo, lei aveva creduto.
Quella donna ha creduto proprio lì, in quella chiesa, in quel momento; entrò attraverso “la porta”, Gesù Cristo per essere salvata, per riconciliarsi con Dio!
Infine, nella particolarità come già detto vediamo:
C)Il prodotto.
Il prodotto è la salvezza, infatti leggiamo: “Sarà salvato”.
Giovanni non usa spesso il verbo “salvare”, e non spiega mai esattamente che cosa intende con questo (Giovanni 3:17; 5:34; 10:9; 11:12; 12:27,47).
Ma chiarisce che la salvezza era lo scopo della venuta di Gesù ed è in contrasto con il giudizio e associata alla vita eterna.
Per esempio in Giovanni 3:16-17 è scritto: ” Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. (Giovanni 5:34, 12:47).
“Sarà salvato” (sōthēsetai – futuro passivo indicativo) indica liberare, conservare al sicuro, preservare, salvare, fare bene.
Denota l'atto di liberazione e anche lo stato di sicurezza conseguente, risultante.
Nel greco secolare “salvare”, indicava liberare quando c'era una situazione particolarmente pericolosa, un pericolo mortale.
La voce del verbo passiva indica che Dio salva e non è la persona che si salva: Dio salva per la Sua grazia (Efesini 2:5,8).
Come una persona che cade nelle sabbie mobili, non è in grado di salvarsi da solo, può sforzarsi a più non posso, ma non si salverà da solo, così tutte le persone non sono in grado di salvarsi dai loro peccati, solo Gesù Cristo lo può salvare!
Nel Nuovo Testamento leggiamo che Gesù ci salva: 1) Dai peccati (Matteo 1:21; cfr. Luca 1:77, Atti 2:40; 1 Timoteo 1:15; Giacomo 5:20).
Quando Gesù salva dai peccati, trasforma anche una persona, è l’inizio di un nuovo modo di vivere in cui il peccatore abbandona le abitudini peccaminose del passato e gioisce nella nuova comunione con Gesù Cristo (cfr. Luca 19:9-10; Romani 6:4,14; 2 Corinzi 5:17; Galati 6:14-15; Efesini 2:15)
Gesù ci salva:
2) Dalla giusta condanna di Dio a causa del peccato (Romani 3:21-26; 4:24-25; 5:9-11,18; 8:1-2; Ebrei 7:25).
Quindi la salvezza è liberazione dal giudizio di Dio e liberazione dell'individuo dal peccato e dalla colpa che sono la ragione del giudizio divino.
Ma Gesù ci salva:
3)Per portarci nel Suo regno celeste (2 Timoteo 4:18; Cfr. Marco 10:25-26; Giovanni 14:1-3; 2 Corinzi 4:16-5:10; Filippesi 3:20)
Quindi, chi crede in Gesù è salvato, è al sicuro (Giovanni 3:16; Efesini 2:8-9).
Come le pecore entravano nell’ovile ed erano al sicuro in salvo dai ladri e dagli animali predatori, perché il pastore stesso era la porta, così anche coloro che credono in Gesù sono eternamente al sicuro.
Giovanni 10:27-30 dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo uno”. (cfr. Romani 8:31-39; 1 Pietro 1:3-5).
Questi versetti rivelano ancora:
II LA PROFUSIONE.
Gesù dona la vita abbondante.
Nella profusione vediamo:
A)Il corso della vita.
Sempre nel v.9 troviamo scritto: “Entrerà e uscirà”.
“Entrerà e uscirà” è un’ espressione che troviamo nell’Antico Testamento in riferimento al corso della vita, o alle normali e libere attività quotidiane (Deuteronomio 28:6; 31:2; 1 Re 3:7; Salmo 121:8; Atti 1:21; 9:28).
“Entrerà e uscirà”, è un espressione che indica un movimento libero e sicuro (Geremia 37:4) nel corso della vita, o nelle attività, nelle abitudini quotidiane.
Come la pecora, nel corso della sua esistenza, si muove libera e sicura per la presenza del pastore, così anche il credente, colui che appartiene a Gesù Cristo si muoverà in tutta sicurezza (cfr. Numeri 27:17; Salmo 121:8).
Il credente “entra ed esce”, cioè nella sua esistenza, non è in pericolo la sua posizione, per lui non c’è il pericolo che si perde per strada, il pericolo di perdere la sua eredità, la sua casa in cielo.
Quindi, Gesù promette sicurezza per tutta la loro esistenza a coloro che si fidano di Lui (cfr. Isaia 46:4; Matteo 28:20;2 Timoteo 4:17-18).
In secondo luogo vediamo:
B)La cura.
Il v.9 ci dice ancora: “E troverà pastura”.
“Pastura” (nomēn) è un'espressione comune nell’Antico Testamento (per esempio Genesi 47:4; 1 Cronache 4:39-41, Isaia 32:14).
Il salmista si deliziava nell'assicurazione della provvidenza di Dio, quando diceva: “Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli” (Salmo 23:2).
Il profeta Ezechiele prevedeva questi pascoli e vita in abbondanza (Ezechiele 34:12-15, 25-31).
È implicito che le pecore non sono da sole, ma sono sotto la cura del pastore.
Il pastore porterà le sue pecore in verdeggianti pascoli e in acque calme, lontano dai pericoli.
Noi vediamo qui, dunque, l'immagine di sicurezza e di nutrimento.
L'immagine qui è un gregge di pecore in un deserto minaccioso.
Cibo e acqua scarseggiano e i predatori sono ovunque.
L'immagine di Gesù è quella di pecore ben pasciute, il cui pastore sa come guidarle quotidianamente a pascolare di giorno e di notte, in un territorio ostile e dona loro un sicuro riposo nelle robuste mura dell'ovile.
Le pecore sono sotto la cura del pastore e crescono attraverso il nutrimento dal cibo offerto e trovano poi protezione nel recinto protetto dal pastore.
Come il pastore conduce le pecore fuori dall’ovile a pascolare durante il giorno, e le riporta dentro la notte, così Gesù ha cura di coloro che credono in Lui.
Le pecore di Cristo sperimenteranno l'amore, il perdono e la salvezza di Dio; entreranno e usciranno liberamente, avendo sempre accesso alla benedizione e alla protezione di Dio e non temendo mai alcun danno, o pericolo.
Troveranno pascoli soddisfacenti mentre il Signore li nutre (cfr. Salmo 23:1-3; Ezechiele 34:15) con la sua Parola (cfr. Deuteronomio 8:3; Atti 20:32; 1 Pietro 2:2).
Consideriamo ora:
C)La copiosità.
Il v.10 dice:”Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io son venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza".
La porta, Gesù è l’ingresso per una vita abbondante!
Gesù, è venuto nel mondo per dare la vita, una vita abbondante.
Come buon pastore, Gesù dona alle sue pecore non una misura sufficiente, ma più che abbondante.
Gesù al v.10 parla del ladro e nel v.8 di ladri e briganti.
Il ladro può avere un riferimento a passi dell’Antico Testamento, dove i profeti pronunciavano giudizi verso i pastori d’Israele che non si prendevano cura del popolo (Geremia 23:1-8; Ezechiele 34).
Così avveniva anche ai tempi di Gesù, addirittura i capi religiosi approfittavano dei beni delle vedove (Marco 12:38-40; Matteo 23:1-6).
Inoltre, Gesù poteva avere anche in mente quelle persone che si spacciavano per “Messia” che hanno guidato insurrezioni e causato grandi sofferenze al popolo Giudaico.
Queste persone promettevano che se li avessero seguiti anche al costo della morte, avrebbero portato l'età dell'oro.
In questo periodo, lo storico Giuseppe Flavio parla di 10.000 disordini in Giudea, tumulti causati da uomini di guerra.
Mentre, il ladro agisce per i suoi fini egoistici e a danno delle pecore, non si prende cura di loro, ma le ruba, ammazza e distrugge - questi tre verbi negativi sono messi insieme per sottolineare l'effetto devastante di questi usurpatori sul popolo di Dio - Gesù si assicura che le Sue pecore siano ben curate e soddisfatte, pensa al loro benessere.
Gesù si prende cura del Suo gregge, dei singoli credenti!
“Abbiano” (echōsin - presente attivo congiuntivo) indica un dono in corso, la vita che dipende da Gesù.
“Abbondanza” (perissós) significa ciò che va ben oltre il necessario (Matteo 14:20).
“Vita abbondante” si può riferire sia alla qualità della vita, a godere le ricchezze della vita vissuta in relazione con Dio qui e ora, o alla vita eterna (Giovanni 3:16; 1 Giovanni 5:13), o tutte e due.
Oppure alla vita come deve essere vissuta, la vita nella sua migliore immaginazione, la vita da vivere, caratterizzata dalla gioia e dalla pace, la soddisfazione che viene dalla fiducia che Dio provvede a ogni nostra necessità in Cristo Gesù (Salmi 23:2-3; Filippesi 4:19).
Le pecore che appartengono a Gesù sono membri di un nuovo gregge o comunità, e sono destinatari di un'incredibile effusione di benedizioni spirituali (Romani 15:29; Efesini 1:3).
Tutte queste interpretazioni sono valide e possono essere considerate insieme.
Il credente gode le benedizioni di Dio, ha la vita eterna e perciò è soddisfatto e contento perché si trova nelle mani del Buon Pastore che provvede oltre alle necessità (Salmi 23:23,6); la pace e la guida (Salmi 23:3-4); il sostegno e la protezione (Salmi 23:4-5); e ha la certezza di stare per sempre alla presenza di Dio (Salmi 23:6; Giovanni 14:2-3).
La grazia di Dio è più che sufficiente per le nostre esigenze e nessuno ce la toglierà, perché il favore di Dio verso di noi è senza fine (Lamentazioni 3:22-23; Giovanni 1:16).
CONCLUSIONE.
Gesù salva i Suoi, chi gli appartiene e dà loro una vita abbondante!
La “porta”, Gesù salva “le pecore”, i credenti, dagli intrusi che hanno cattive intenzioni e provvede loro ciò di cui hanno bisogno.
Una parte della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti afferma: “Che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, che fra questi sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità”.
Ora la vita, la libertà, la felicità, si trovano in Gesù Cristo!
Per chi “entra”, cioè crede in Gesù Cristo, ha una vita abbondante!
Gesù è l’unica porta che ci conduce a Dio, l’unica porta per la nostra salvezza!
Nella nostra società, abbiamo paura di offendere chi crede in modo diverso da noi discepoli di Gesù Cristo.
Ma forse l’offesa più grande che possiamo recare loro, che dimostra che non li amiamo è: non parlare della verità del Cristo crocifisso e risorto per i peccatori!
L’offesa è non predicare loro che Gesù è “la porta” della salvezza e che dona una vita abbondante!
Che Gesù è venuto per salvare e non per condannare (Giovanni 3:16-21)
Sei salvato? Sei entrato per la porta, cioè ti sei affidato completamente a Gesù?
Ora dobbiamo stare attenti ai ladri che possono essere guide spirituali che pensano ai loro interessi usando le persone.
Ma dobbiamo anche stare attenti a quei ladri con i loro slogan, chiacchiere e stili di vita, che ci parlano di una vita abbondante senza Gesù Cristo!
Il mondo è pieno di slogan e d’inserzioni pubblicitarie che promettono una vita abbondante, e non mi riferisco solo a cose materiali come un’automobile, una bevanda, un profumo e così via, mi riferisco anche a quelle persone, calciatori, presentatrici, soubrette, attori e attrici, artisti, cantanti, scrittori, psicologi, filosofi, che c’invitano alla pseudo vita abbondante, ma senza seguire Gesù Cristo, una vita abbondante piegata su se stessi! Questa è un’illusione!
La vita abbondante è seguire Gesù Cristo!
Così è importante che come veri cristiani:
1)In primo luogo, i veri cristiani devono prestare attenzione alla voce di Dio come è rivelato nella Sua Parola: la Bibbia.
La parola di Dio è verità (Giovanni 8:31-32; 17:17)che ci libera e ci santifica, non una verità, quindi ciò che è diverso, o non conforme a questa è menzogna!
2) In secondo luogo, i veri cristiani devono prestare attenzione a tutti i messaggi e le comunicazioni che leggono, o ascoltano.
Dobbiamo stare attenti a non essere influenzati da quelle parole e quindi filosofie di vita non conformi alla volontà di Dio che leggiamo, o ascoltiamo attraverso la pubblicità, i social, i giornali, riviste, libri, conversazioni quotidiane, attraverso la radio, la televisione, internet, film, programmi in televisione che in modo chiaro, o velato potrebbero portarci lontano da Gesù Cristo!
Dobbiamo avere una crescente consapevolezza del pericolo, della natura pervasiva e corrosiva delle influenze della visione di questo mondo.
3) In terzo luogo, i veri cristiani devono coltivare l'auto-riflessione.
Dobbiamo riflettere e stare attenti su quello che può danneggiarci, che può influenzarci negativamente nel carattere, nel comportamento, nei desideri, nelle motivazioni e così via.
Una volta che riflettiamo, o mentre stiamo riflettendo filtreremo, rifiuteremo tutto ciò che non è onorevole, che non è giusto, che non è amabile, che non è puro, che non è di buona fama, che non è virtuoso (Filippesi 4:8-9), ovviamente secondo la volontà, la verità, la giustizia, e la santità di Dio!
Le cose mondane sono come le spine che soffocano la Parola di Dio (cfr. Matteo 13:7,22; Marco 4:19).
Un'abitudine regolare di auto-riflessione può smascherare il disordine inutile di ciò che abbiamo dentro di noi, può portare alla luce ciò che non è conforme a Gesù Cristo!