Romani 4:18: Credere nel Dio che rende possibile l’impossibile (2)
Nel cammino di fede cristiana, ci troviamo spesso di fronte a situazioni che sembrano umanamente impossibili.
Momenti in cui la logica, le circostanze e persino la scienza ci dicono che non c’è più speranza.
È proprio in questi frangenti cruciali che la storia di Abramo illumina il nostro sentiero spirituale con una verità sconvolgente: quando la speranza umana si esaurisce, la speranza divina inizia a manifestarsi.
Nella nostra precedente riflessione, abbiamo esplorato come la fede di Abramo fungesse da telescopio spirituale, capace di rivelare le promesse divine al di là delle limitazioni terrene.
Abbiamo visto come, di fronte all’impossibilità biologica di generare un figlio alla sua età avanzata e a quella della moglie sterile, Abramo scelse di aggrapparsi non alle evidenze tangibili, ma alla promessa del Dio immutabile di diventare il padre di una moltitudine di nazioni.
Questa fede straordinaria ci insegna a distinguere tra due tipi di speranza: quella umana, limitata dalle circostanze visibili e dalle possibilità naturali, e quella divina, fondata sull’affidabilità e sulla potenza senza limiti di un Dio che trascende ogni vincolo materiale.
Mentre la prima può esaurirsi, la seconda non conosce confini.
Oggi approfondiremo ulteriormente questa dimensione della speranza divina, quella che opera quando ogni calcolo umano dice: “Impossibile!”.
Vedremo come questa stessa qualità di speranza sia disponibile per ciascuno di noi oggi, permettendoci di affrontare le nostre sfide apparentemente insormontabili con la certezza che, come per Abramo, Dio è sempre fedele alle Sue promesse.