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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La Parola incarnata


Giovanni 1:14-18: La Parola incarnata.

Una notte d'inverno rigido un agricoltore sentì un suono martellante contro la porta della cucina. Andò alla finestra a guardare e vide dei passeri infreddoliti che cercavano di entrare in casa  perché attratti dal calore interno. L'agricoltore si è coperto uscì e cercò di togliere la neve fresca per aprire la stalla per fare entrare quegli uccelli in difficoltà. Accese le luci, gettò un po’ di fieno in un angolo, e disseminò una scia di cracker sbriciolati verso il fienile per farli entrare, ma i passeri nascosti nel buio avevano paura di lui. Ha tentato varie tattiche: spingerli da dietro verso la stalla, gettando le briciole in aria verso di loro, ritirandosi a casa sua per vedere se andavano nella stalla da soli. Niente ha funzionato, gli uccelli erano terrorizzati e non riuscivano a capire che l’agricoltore stava cercando di aiutarli. Si ritirò a casa sua a guardare i passeri attraverso una finestra e mentre guardava quei passeri, un pensiero lo ha colpito come un fulmine a ciel sereno azzurro: "Se solo avessi potuto diventare un uccello, uno di loro, solo per un attimo, non si sarebbero spaventati, e gli avrei indicato la strada per il calore e la sicurezza." Nello stesso tempo ebbe un altro pensiero folgorante: aveva afferrato l'intero principio dell'incarnazione di Cristo: Dio fatto uomo per comunicare con noi! 
Dopo aver parlato della preesistenza, coesistenza ed essenza della Parola, dopo aver parlato della testimonianza di Giovanni Battista riguardo la Parola e chi lo riceve, diventa figlio di Dio, ora l’evangelista Giovanni parla della sua incarnazione.

I LA CERTEZZA DELL’INCARNAZIONE DÌ GESÙ.
v.14: "e la Parola è diventata carne".
A) Il Mistero Miracoloso dell’incarnazione.
Gesù è diventato carne, si fece uomo. Già il fatto che Gesù sia nato senza seme di uomo in Maria in virtù dello Spirito Santo, è un mistero miracoloso! (Matteo 1:20; Luca 1:35). Ma c’è un altro mistero miracoloso: come il divino coesiste con l’umano! 
"Diventare" (gínomai) non significa che la Parola ha cessato di essere Parola, di essere Dio, ma nell’incarnazione ha cambiato il suo modo di essere Parola. "È  diventato" così si riferisce a una modalità di esistenza in cui la divinità di Cristo coesisterà  con la sua umanità, questo non è facile da capire, ma è così. Gesù è rimasto Dio, ma ha preso anche forma umana. Romani 8:1-4: "Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte.  Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha  condannato il peccato nella carne, affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito". (1 Giovanni 4:2; 2 Giovanni 7). Dio ha mandato il Figlio sulla terra per salvarci dai peccati, infatti la legge di Dio non ci poteva salvare, ma Gesù sì. 
La parola "simile", somiglianza (homoíōma) non significa che Gesù non è diventato una persona umana o che la sua natura umana era annacquata, ma piuttosto ha assunto la natura umana decaduta mentre rimaneva comunque se stesso, perciò somiglianza indica che Gesù ha assunto la natura umana decaduta, ma senza peccato. 
Cristo ha partecipato a pieno titolo alla stessa carne peccatrice che gli uomini avevano pur senza partecipare in sé al peccato. La sua umanità era reale, ma senza peccato! Il corpo di Cristo era come il nostro corpo umano con i limiti umani della sofferenza, della sete e della fame, della stanchezza, della morte, ma senza peccato e senza cessare di essere ciò che sempre è stato: la Parola, cioè Dio! Quindi Cristo è venuto nella più stretta relazione con la carne peccaminosa, ma senza peccato e aver commesso peccato. Perciò "carne" (sarx) qui indica l’esistenza umana debole, limitata, dipendente e che perisce in contrasto o distinta dalla natura divina. (Atti 2:17; Matteo 24:22; 16:17)
Isaia 40:6-8: "Una voce dice: 'Grida!' E si risponde: 'Che griderò?' 'Grida che ogni carne è come l'erba e che tutta la sua grazia è come il fiore del campo.  L'erba si secca, il fiore appassisce quando il soffio del SIGNORE vi passa sopra; certo, il popolo è come l'erba.  L'erba si secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro Dio dura per sempre'. (Cfr. Salmi 78:39).

B) La Manifestazione dell’incarnazione.
Gesù ha abitato per un tempo fra gli esseri umani. "Ha abitato" (gr.skēnoō corrisponde a eb. Šākan Esodo 25:8; 29:46; Zaccaria 2:13) letteralmente “è piantare una tenda”, “soggiornare”, “abitare temporaneamente”. Il verbo "abitato" ( gr.skēnoō) ha uno sfondo nell’Antico Testamento T quando Dio abitava in mezzo al Suo popolo e  corrisponde alla parola tabernacolo (miškān gr. skēnē Esodo 25:9; 40:34-35), il santuario trasportabile, la tenda (skēnē- ˒āhal) di convegno (martyriou-testimonianza mô˓ēḏ) prima della costruzione del tempio dove Dio si manifestava o era presente. (Esodo 25:8-9; 33:7-11; 34:35; 40:34-35; 1 Re 8:10-11). Mosè incontrava Dio, che scendeva come la colonna di nuvola in questa tenda e Dio parlava con Mosè faccia a faccia come due amici. (Esodo 33:7-11). 
Ora le persone possono incontrare Dio e sentirlo nella persona umana di Gesù. Gesù è l’ultima manifestazione della presenza di Dio in mezzo agli esseri umani, in mezzo al suo popolo. Suggerisce che, in Gesù, Dio è venuto a prendere la residenza in mezzo al suo popolo, ancora una volta, in un modo ancora più intimo rispetto a quando egli venne ad abitare in mezzo a Israele nel deserto nel tabernacolo, ma con una sfumatura storico salvifica nella persona di Gesù.

II LE CARATTERISTICHE DELL’INCARNAZIONE DÌ GESÙ.
Come Gesù ha vissuto, si è manifestato! Lo leggiamo al v.14:  "piena di grazia e di verità". La grazia e la verità sono usate insieme frequentemente nell’Antico Testamento  nel rapporto tra Dio e gli uomini.

A) La Pienezza di Gesù.
"Piena" (plérēs) indica l’abbondanza e la completezza di grazia e verità! Porta in se la pienezza delle forze salvifiche di Dio e ne fa profondamente dono ai credenti. (Cfr. Giovanni 3:34; 5:26; 6:57; 7:38, ecc.

(1) La pienezza di Grazia di Gesù.
"La grazia" (cháris è l’equivalente della parola ebraica hesed) si riferisce al favore, alla benevolenza, bontà di Dio. (Esodo 34:6) . Parlando della grazia lo studioso Ceslas Spicq dice: "In greco classico designa con maggior frequenza una disposizione soggettiva, ossia il ben volere, la cortese disponibilità, la benignità che si manifesta in generosità, l’amore che sovrintende all’azione, sempre con assoluta gratuità." Dunque è un'amore pratico e incondizionato. 
Nell’Antico Testamento la grazia è la benevolenza che Dio mostra verso l’uomo, come un signore  che si volge con favore verso un suo suddito e gli fa dei doni, non perché sia tenuto a farlo, ma perché così gli piace, un amore che non dipende dall’altro. (Genesi 6:8; 12:1-3; Esodo 33:12). 
Dio non ci ama perché lo meritiamo, perché lo abbiamo voluto noi, ma perché lo ha voluto Lui e Lui si compiace di amarci! 
Questo è anche il significato nel Nuovo Testamento. Dio fa dei doni e perdona gratuitamente e con  bontà immeritata. (cfr. Romani 11:5; 12:6; 15:15; Galati 4:4-7; Efesini 1:7-8; 2:5-10). La grazia di Dio è il suo coinvolgimento attivo in favore delle sue creature nei loro stati di necessità.
La grazia di Gesù è stata qualcosa di concreto in questi stati di necessità! Lo si vede in questo vangelo quando provvede vino in abbondanza alle nozze di Cana (Giovanni 2:1-12); quando guarisce il figlio dell’ufficiale di Erode (Giovanni 4:43-54); con la guarigione del paralitico alla vasca di Betsaida (Giovanni 5:19-30); la moltiplicazione dei pani (Giovanni 6:1-15), con il perdono alla donna adultera (Giovanni 8:1-12).
Durante il suo ministero, Gesù non solo ha pronunciato ripetutamente le parole di perdono su un gran numero di peccatori, e ha soccorso una varietà di bisogni umani disperati, ma in ultima analisi, soprattutto è stata la sua morte redentrice e sostitutiva sulla croce, cioè che Gesù muore al posto del peccatore, che ha aperto la porta alla riconciliazione con Dio, quindi di salvezza per i peccatori pentiti. 
Perciò grazia indica il sentimento di amore volto alla salvezza che riempie tanto Gesù che il  Padre (Giovanni 3:16; 1 Giovanni 4:16) e che Gesù mette in atto (Giovanni 13:1,34; Giovanni 15:9). Gesù incarna la grazia di Dio. 2 Corinzi 8:9: "Infatti voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventar ricchi". (Cfr. Atti 15:11; 1 Timoteo 1:14). 
La Grazia divina si incarna  nella persona di Gesù Cristo e rende possibile a Dio di perdonare i peccatori e di raccogliere nella sua famiglia i credenti. Quindi la grazia è la dimensione del divino che consente a Dio di agire per affrontare l'indifferenza umana e la ribellione con una inesauribile capacità di perdonare e di benedire. Attraverso l’iniziativa divina, la ribellione umana e la sua estraneità da Dio, è svolto, girato da lui in uno stato di accettazione immeritato che apre la strada per la riconciliazione e salvezza redentrice.

(2) La Pienezza di Verità di Gesù.
Il secondo termine "verità" (alétheia è l’equivalente della parola ebraica emet) tra i greci indicava la vera realtà in contrasto con l’illusione e così viene anche usato qui. Ma anche secondo l’uso nell’Antico Testamento, la verità indica la pura realtà, in contrario alla falsità, quindi indica la realtà che Gesù è la realtà di Dio e che ne comunica la conoscenza (Giovanni 8:32,40; 14:6,9; 10:30).
Inoltre la radice della parola ebraica (‘mm) ha il significato fondamentale di sicuro, attendibile, capace di portare un carico, quindi con le spalle larghe. 
Quando si parla della verità di Dio ci si riferisce a volte nell’Antico Testamento, alla sua  fedeltà al Patto dove Dio è sempre fedele negli impegni presi, mantiene la sua parola detta e la porta a compimento e così di conseguenza il popolo può affidarsi incondizionatamente a Dio perché rimane fedele. (Salmi 36:6; 89:34; 96:13; 100:5;119:75,137-138; Osea 2:19; Deuteronomio 28-30; Giosuè 2:14; 2 Samuele 2:6; 15:20; Salmi 25:10; 61:7; 84:11; 85:10; 89:14). Esodo 34:5-7: "Il SIGNORE discese nella nuvola, si fermò con lui e proclamò il nome del SIGNORE. Il SIGNORE passò davanti a lui, e gridò: 'Il SIGNORE! il SIGNORE! il Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in bontà e fedeltà,  che conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente; che punisce l'iniquità dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla terza e alla quarta generazione!'" 
Ti può fidare di Gesù riguardo le sue parole, sia riguardo le sue azioni, e nel dono della sua vita, noi possiamo essere sicuri che le sue promesse sono vere e certi. Gesù dice la verità (Giovanni 8:45-46); è testimone della verità (Giovanni 18:37); è la verità (Giovanni 14:6).

B) La Provenienza di Gesù.
v.14: "e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre". Nel 1715 Luigi XIV re di morì. Luigi ha definito se stesso "il Grande", e ha detto fra l’altro: "Io sono lo stato". La sua corte era la più grandiosa in Europa, e il suo funerale è stato spettacolare. Il suo corpo è stato messo in una bara d'oro. Per rendere più drammatico e grandioso il suo funerale , erano stati dati gli ordini, la cattedrale doveva essere poco illuminata e solo una candela molto grande doveva essere accesa, sopra la sua bara, ma nel pieno silenzio il vescovo Massilon soffio sulla candela e disse: "Solo Dio è grande!".

(1) Il Significato di gloria.
La gloria è collegata al tabernacolo in quanto la gloria di Dio riempiva il tabernacolo (Esodo 33:18-22; 40:34-35; Numeri 14:10; Salmi 26:8; 102:16; Geremia 17:12; Ezechiele 10:4; Apocalisse 15:8;  21:10). 
"Gloria" è un’allusione alla presenza di Dio nel tabernacolo e poi nel tempio di Salomone (1 Re 8:10-11); ora la gloria è presente nella Parola fatta carne. "Gloria" (gr.doxa, eb. kābôd) è la luminosa, splendore, maestà di Dio di ciò che è trascendente, ma che è manifestato. (Cfr. Luca 2:9 ; 9:31; Matteo 16:27; Romani 9:23). 
La gloria è la manifestazione visibile della presenza e della potenza di Dio ed ora qui con Gesù. (Esodo 33:22; Deuteronomio 5:22; Giovanni 11:40). La gloria di Gesù è stata visualizzata nei suoi segni (Giovanni 2:11; 11:4 ,40), dalla trasfigurazione e dal carattere perché comunque non ha peccato. (Matteo 17:1-2 ; 2 Pietro 1:16 ; 1 Giovanni 1:1; Giovanni 8:46 ; cfr. Ebrei 1:3; 2:3-4).

(2) La Specie di gloria.
v.14: "Gloria come di unigenito"  
 a) Unigenito (monogenēs) non si riferisce che Gesù è stato creato, ma che egli è unico, ineguagliabile nel suo genere come personalità, come relazione unica con il Padre e come unica peculiarità di manifestare il Padre e quindi nella missione. (Giovanni 1:18; Giovanni 3:16-18; 1 Giovanni 4:9).
Infatti questa parola nell’Antico Testamento descrive il figlio unico (Giudici 11:34) e quindi trattandosi di un figlio unico  ha un valore particolare per i suoi genitori (cfr. Luca 7:12; 8:42; 9:38) . (Corrisponde all’ebraico yaḥıd -Genesi 22:2,12 ,16 -e indica unico di un genere. Isacco lo era secondo la promessa, Ebrei 11:17-19).

b) Unigenito indica l’unicità di Gesù che viene dal Padre.
(Unigenito è un genitivo descrittivo, o relazione. Giovanni 5:36-37,43; 6:42,57; 8:16,18 ,42; 12:49;  13:3; 14:24; 16:28; 17:21, 25; 20:21).  Il tipo di gloria che si trova in Gesù è dello stesso genere di quello del Padre. Gesù indicava che aveva una relazione speciale, unica con il Padre, perché lo chiamava “Padre mio” sottolineando così che è della stessa natura del Padre e per questo i Giudei lo volevo uccidere, Lui uomo si faceva Dio. (Giovanni 5:17-18). Anche noi abbiamo il privilegio di avere Dio come nostro Padre, ma non come Gesù!

C) La Preminenza di Gesù.
Nella Bibbia chi nasceva prima era considerato superiore. Il Battista era sei mesi più grande di Gesù (Luca 1:24,26) e ha iniziato il suo ministero prima di Gesù (Luca 3:1-20). L’Antico Testamento generalmente (ma non senza eccezioni) sostiene l'idea che la dignità e l'onore sono legati alla propria età, il più vecchio era superiore. (Genesi  49:3; Proverbi 16:31; 2 Timoteo 2:13). Pertanto, la priorità nel tempo del Battista doveva implicare  la preminenza su Gesù (Deuteronomio 21:17; Isaia 61:7). Ma il Battista nella sua testimonianza a Gesù dice che Gesù è venuto dopo di lui in realtà lo ha preceduto ( émprosthen) perché era prima(protos) di lui. 
Il Battista testimonia che Gesù è venuto dopo di lui, ma Gesù era prima di Giovanni, questo si riferisce alla superiorità di Gesù sul Battista in termini di potenza, priorità di rango e di tempo. (Matteo 22:8; Marco 6:21; Colossesi 1:15).-Questo è dimostrato dal versetto successivo che inizia con infatti-hoti-.

III LE CONSEGUENZE BENEFICHE DELL’INCARNAZIONE DI GESÙ.
v.16: "Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia". Il v.16 è la spiegazione perché Gesù è superiore a Giovanni Battista e si riallaccia al v. 14.
A) Gesù è la Somma Totale di Dio.
"Pienezza" (plérōma) indica completezza, la somma totale. La pienezza, la piena misura di tutti i poteri divini e le grazie erano concentrate completamente in Cristo. 
(Infatti- hoti può essere usato come dichiarativo, che causale, o spiegare il concetto).
Si riferisce alla pienezza dell'essere divino di Cristo. Colossesi 1:19: "Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza". Colossesi 2:9: "perché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità".

B) Gesù è la Sorgente di ogni benedizione.
Qui dice che "dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia" (v.16). Cosa significa: Grazia su Grazia? Lo scopo di Gesù è di darci una vita abbondante (Giovanni 10:10) , tante benedizioni come quella della salvezza dai peccati e delle conseguenze disastrose. (cfr. Paralleli per Dio (Salmi 5:7; 51:1; 69:16; 106:45; Lamentazioni 3:22 -23).
(1) Alcuni studiosi hanno pensato che questo si riferisce a “benedizione su benedizione”.
Una benedizione sopra l’altra, nel senso che la grazia di Dio è abbondante e continuativa.

(2) Altri pensano che “la grazia corrisponde alla Grazia di Gesù”.

(3) Altri invece indicano “grazia al posto di grazia”.
In effetti la preposizione "su" (antí- genitivo) indica “al posto di...” o “in  sostituzione di….” Evidenzia chi ha beneficiato da un evento con l’implicazione di cambio o sostituzione favorevole, in questo senso Gesù ha sostituito la legge di Mosè. v.17: Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. v.17 (poiché hoti causa o spiegativo)

(4) Altri studiosi vedono “una grazia che continua, che rinnova il vecchio.” Gesù non è venuto ad annullare la legge di Dio o la Scrittura, ma portare a compimento! (Giovanni 10:35; Matteo 5:17). 
Molti vedono qui un contrasto con la rivelazione che ha dato Mosè, ma Mosè in questo vangelo è sempre visto in modo positivo (Giovanni 5:45-47; 6:32; 7:19-23). Chi è considerato in modo negativo sono stati certi Giudei che sono stati disubbidienti a Dio e hanno interpretato male la sua legge (Giovanni 6:31-32; 9:28-29). Mosè e la legge insieme sono stati visti come un dono da Dio, una grazia di Dio, ma in modo diverso da Gesù. 
La legge è sempre una benedizione di Dio, anche Paolo dice che la legge è santa e il comandamento santo, giusto e buono (Romani 7:12,16; 2:17-3:20; 9:4). La legge è una benedizione perché ci fa vedere quanto siamo peccatori perduti e ci conduce a Cristo. (Romani 3:19-20; Galati 3:10-13, 21-26). In questo senso la legge di Mosè è una grazia di Dio che viene sostituita da un’ altra grazia di Dio, quella di Cristo. (Giovanni 3:16; Romani 8:32; Galati 4:4; Ebrei 1:1 –2; 2:2 –3; 3:1–6).
 Al di là di ogni interpretazione, grazia su grazia indica che noi riceviamo da Cristo in modo costante il suo favore immeritato quindi la grazia di Dio è abbondante, continua ed inesauribile! Onda su onda!

C) Gesù è la Spiegazione visibile di Dio.
v.18: "Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere".
(1) Dio non si può vedere e quindi conoscere.
Quando Dio si manifestò a Mosè in una fiamma di fuoco in mezzo al fuoco, quando Dio gli cominciò a parlare Mosè si nascose la faccia perché aveva paura di guardare (Esodo 3:6). Poi qualche anno più tardi Mosè  chiese a Dio di vedere la sua gloria, e Dio rispose Esodo 33:20: "  ….. 'Tu non puoi vedere il mio volto, perché l'uomo non può vedermi e vivere'". Mosè non lo vide completamente, ma solo di dietro (Esodo 33:23). 1 Timoteo 6:16: "il solo che possiede l'immortalità e che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere; a lui siano onore e potenza eterna. Amen". (Cfr. Giovanni 5:37; 6:46). L’uomo caduto in peccato, è stato espulso dalla presenza di Dio che è santo, perciò non lo può vedere e vivere. (Genesi 3; Isaia 59:2; 1 Giovanni 1:5). 
Un giorno lo vedremo faccia a faccia in cielo con un corpo glorificato. (Filippesi 3:20-21; Matteo 5:8; 1 Giovanni 3:2; Apocalisse 22:1-4).
(2) Dio si può conoscere solo tramite Gesù.
Perché:
a) Gesù rimuove gli ostacoli che impediva di vedere Dio.
Con la sua incarnazione Gesù rimuove l’ostacolo del peccato che impediva di vedere Dio ed essendo Dio incarnato gli altri potevano vedere Dio in lui (Giovanni 14:6-10). Giovanni qui non usa il termine più comune per far conoscere (gnōrizō; cfr. Giovanni 15:15; 17:26), ma un’altra rara espressione (exēgeomai). 
Da questo termine greco deriva la parola “esegesi” che è la scienza di spiegare e interpretare il testo finalizzata alla comprensione. Si potrebbe dire allora  che Gesù è l'esegesi di Dio. Far conoscere (exēgeoma) significa dare un resoconto completo, una descrizione dettagliata, far conoscere pienamente. (Cfr. Luca 24:35; Atti 10:8; 15:12 ,14; 21:19).

Perché:
b) Gesù ha una relazione intima sostanziale con Dio.
Gesù ci da un resoconto unico e senza precedenti perché è l’Unigenito Dio, della stessa natura del Padre e perché è nel (eis) seno (kolpos) del Padre, come già detto al v.1. cfr. Giovanni con Gesù (vedi Giovanni 13:23). Nel “seno” si riferisce ad un impareggiabile intimità che Gesù ha con il Padre e viceversa. 
Ma il verbo “è” (eimí participio presente attivo) esprime una continua intimità dinamica.

CONCLUSIONE.
In questi versetti abbiamo visto ed impariamo che Gesù si è incarnato: si è fatto uomo.
1) La sua incarnazione ci insegna:
a) Che è venuto con lo scopo di salvare. (Giovanni 3:16; 1 Giovanni 4:10; 1 Pietro 1:17-21; Tito 2:11-14).

b) Con lo scopo di far conoscere chi è Dio.  (Giovanni 14:1-9).
La sua è una rivelazione definitiva per sempre (Ebrei 1:1-2). Non ci sono altri modi per essere salvati e altre strade per arrivare a Dio!

2) La sua incarnazione è un’affermazione del valore della vita umana.
L'incarnazione è una suprema affermazione del valore della vita umana, Gesù non disprezza il corpo umano, ma il peccato.

3) La sua incarnazione è identificazione con il genere umano.
Gesù si identifica con la nostra umanità:debolezza fisica e sofferenza da diventare così il nostro Sommo Sacerdote e mediatore. (Ebrei 4:14-16; 7:24-28 ; 1 Timoteo 2:4).

4) La sua incarnazione e quindi vita diventa un esempio da seguire. (Filippesi 2:5-8; 1 Pietro 2:21-23; 1 Giovanni 2:16).

5) Dobbiamo perciò considerare che Gesù è Unico come Dio, Salvatore e Mediatore.
La fede va posta solo in Lui e se hai dei peccati da farti perdonare confessali a Gesù e Lui ti perdonerà! Amen!

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