Marco 1:12-13 La vittoria di Gesù sulla tentazione.
Edward Schweizer disse: “La via di Gesù porta fin dall’inizio non allo splendore celeste, ma al deserto dove c’è Satana”. Come il racconto del battesimo è una dichiarazione teologica su Gesù, lo è anche la storia della tentazione, infatti ci fornisce informazioni vitali su Gesù che ci permetteranno di comprendere meglio le narrazioni che seguono in questo Vangelo, ci fanno capire la dimensione soprannaturale della missione di Gesù e il conflitto a venire, non tanto con le persone, ma con le forze delle tenebre, contro Satana e il suo esercito. In questo conflitto sovrannaturale contro il potere demoniaco, Gesù è vittorioso!! A differenza di Matteo e di Luca, Marco non racconta il contenuto delle tentazioni vissute da Gesù, ma si concentra sul confronto tra Gesù e Satana e riporta ciò che non riportano gli altri due evangelisti, il fatto cioè che Gesù stava tra le bestie selvatiche.
Perché Marco è stato così breve? Perché non ha descritto il contenuto delle tentazioni? Sono state date diverse spiegazioni:(1) La tradizione di Marco è alla base della forma ampliata dietro Matteo e Luca (2) Marco è l'abbreviazione della tradizione alle spalle di Matteo e Luca; (3) Marco ha utilizzato un tradizione più o meno indipendente di Matteo e Luca; (4) Il punto focale è che Gesù è nel deserto, piuttosto che nel suo essere tentato da Satana; (5) Marco ha scelto di omettere del materiale perché raccontando la storia in questo modo tiene il pubblico col fiato sospeso e perché la tentazione non può presentarsi come un episodio indipendente al battesimo, non c’è pausa tra i due eventi, in questo senso Marco è interessato soprattutto a mostrare la connessione tra il battesimo e l'incontro di Gesù con Satana. Gesù come è stato solidale con gli uomini attraverso il battesimo lo è attraverso le tentazioni, quindi le difficoltà. Comunque sia, benché non sappiamo con certezza tutti i particolari, noi possiamo vedere che il battesimo ha portato a uno scontro con le forze del male. Noi vediamo tre aspetti riguardo la tentazione.
Perché Marco è stato così breve? Perché non ha descritto il contenuto delle tentazioni? Sono state date diverse spiegazioni:(1) La tradizione di Marco è alla base della forma ampliata dietro Matteo e Luca (2) Marco è l'abbreviazione della tradizione alle spalle di Matteo e Luca; (3) Marco ha utilizzato un tradizione più o meno indipendente di Matteo e Luca; (4) Il punto focale è che Gesù è nel deserto, piuttosto che nel suo essere tentato da Satana; (5) Marco ha scelto di omettere del materiale perché raccontando la storia in questo modo tiene il pubblico col fiato sospeso e perché la tentazione non può presentarsi come un episodio indipendente al battesimo, non c’è pausa tra i due eventi, in questo senso Marco è interessato soprattutto a mostrare la connessione tra il battesimo e l'incontro di Gesù con Satana. Gesù come è stato solidale con gli uomini attraverso il battesimo lo è attraverso le tentazioni, quindi le difficoltà. Comunque sia, benché non sappiamo con certezza tutti i particolari, noi possiamo vedere che il battesimo ha portato a uno scontro con le forze del male. Noi vediamo tre aspetti riguardo la tentazione.
Il primo aspetto è:
I LA CERTEZZA DELLA TENTAZIONE.
La certezza perché era necessario e perché è storico.
In primo luogo vediamo:
A) Il Significato della parola: tentato (v.13).
v.12: "Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto; e nel deserto rimase per quaranta giorni, tentato da Satana". “Tentato” (peirazō) significa provare, eseguire un test in senso buono o cattivo, può essere usato sia per prova e sia per istigazione a commettere peccato. Quando è Dio a provare lo fa per il nostro bene, per vedere la nostra fedeltà e per perfezionarci (Genesi 22:1;Esodo 20:20; Deuteronomio 8:2; Giovanni 6:6; 2 Corinzi 13:5; Ebrei 11:17; Giacomo 1:2-4), quindi mettere qualcuno alla prova al fine di rafforzare spiritualmente, ma Dio non ci istiga a commettere il male (Giacomo 1:13-14). Il diavolo lo fa per distruggerci, per allontanarci da Dio, per istigarci al male, a commettere peccato (1 Corinzi 7:5; 1 Tessalonicesi 3:5). In questo contesto vediamo entrambi le cose: sia come prova da parte di Dio in vista della missione che doveva affrontare Gesù e sia da parte di Satana per distogliere Gesù dalla Sua missione (Cfr. Marco 8:31-33; 14:36-38).
In secondo luogo vediamo:
B) Lo scopo della tentazione. (v.12).
La tentazione di Gesù era secondo la volontà di Dio. v.12: " Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto". Lo Spirito Santo unisce le due scene del battesimo e della tentazione. L'immediatezza della spinta a Gesù nel deserto da parte dello Spirito Santo, conferma e sottolinea l'infusione di Gesù con lo Spirito Santo e il tempo presente “sospinse” ne aggiunge l'enfasi. “Subito dopo” (euthys) indica l'urgenza o immediatamente. Senza un momento per riprendere fiato, Gesù è spinto nella mischia per compiere il ministero a cui è stato chiamato. Nell'incontro tra Gesù e Satana, l'iniziativa è presa dallo Spirito che guida Gesù nel deserto, infatti è lo Spirito Santo (Luca 4:1) che sospinse Gesù nel deserto per essere tentato dal diavolo (Matteo 4:1). Lo stesso Spirito che discese su Gesù al battesimo ha un appuntamento per Lui nel deserto per confrontarsi con il diavolo.
Dio stesso, dunque manda Gesù alla battaglia! Il deserto è un luogo per essere preparati per il ministero. Prima di Lui, Mosè e dopo di Lui, Paolo ebbero una preparazione nel deserto (Esodo 3:1-4; Esodo 3:17; Galati 1:17). Il deserto era un luogo di isolamento per la formazione, la meditazione e la preparazione per il ministero attivo. Questo periodo è stato fondamentale per la preparazione di Gesù. Il linguaggio è forte e inequivocabile.
“Sospinse” (ekballō presente indicativo attivo) è spingere, stimolare, scacciare; indica condurre in avanti o da qualche parte con una forza a cui non si può resistere, dunque implica costrizione. Per capire la natura di questa parola è buono ricordare che è usata ripetutamente da Marco per espellere o respingere i demoni (Marco 1:34;3:15, ecc.). L'uso di questa parola rafforza il concetto dell’Antico Testamento dello Spirito di Dio come una forza potente (cfr. Michea 3:8; Zaccaria 4:6) capace di fare andare da un luogo a un altro coloro che investe (Cfr.1 Re 18:12; 2 Re 2:16; Ezechiele 3:12,14; Atti 8:39-40).
Gesù dunque, era sotto il controllo dello Spirito Santo (cfr. Luca 4:1). La spinta di Gesù nel deserto è la necessaria conseguenza del Suo battesimo, lo stesso Spirito che è disceso su di Lui subito dopo il battesimo, è lo stesso che lo spinge e lo equipaggia nel deserto per la tentazione. Gesù fu costretto a confrontarsi con il diavolo, ma ciò non implica che Gesù fosse riluttante. L'espressione qui non significa che Gesù fu costretto ad andare nel deserto contro la Sua volontà, ma indica che Egli è andato con un forte senso di costrizione dello Spirito su di Lui. L'idea è quella della necessità divina e dell’urgenza che doveva farlo, non la mancanza di volontà di Gesù di andare. Pertanto la tentazione di Gesù non è presentata come una circostanza sfortunata o come un disagio derivante da una scadenza o un fallimento da parte di Gesù, ma è secondo il piano di Dio proprio in quel momento.
Come il battesimo, la tentazione è secondo il progetto di Dio per Gesù. Poiché l'oggetto della Sua missione messianica era quella di “distruggere le opere del diavolo” (1 Giovanni 3:8), era necessario questo scontro diretto, era l'inizio della sua missione per vincere il diavolo. C.E.Graham Swift dice: “Prima che iniziasse un ministero il cui scopo era quello di sfidare e infine abbattere il potere di Satana sugli altri, il nemico doveva essere affrontato e sconfitto sul campo di battaglia della Sua vita”. Il Suo ministero potente di autorità sopra i demoni si basava sulla vittoria ottenuta in questo incontro.
Perché Gesù doveva essere tentato dal diavolo e provato da Dio?
(1) Per dimostrare che Gesù non poteva peccare e la Sua superiorità sul male.
Tutti gli sforzi di Satana rimasero infruttuosi e Colui che era stato condotto dallo Spirito Santo e al quale Satana tendeva le sue insidie, conservò la pace e lo stretto rapporto con Dio. Il punto principale non era di evitare una sconfitta, quanto di riportare una concreta vittoria sul diavolo (Matteo 4:11; Luca 4:13), dimostrare la Sua forza vittoriosa, forza vittoriosa che vediamo ancora in tutta la Sua vita o ministero con i numerosi esorcismi che sono riportati nel Vangelo di Marco (Marco 1:21-27; Marco 1:32-34; Marco 3:14-15;ecc., cfr. Giovanni 12:30-32; Giovanni 14:30; Colossesi 2:15;1 Giovanni 3:8).
La forza vittoriosa di Gesù sulle tentazioni sono confermate da altri passi biblici (2 Corinzi 5:21; Ebrei 4:15; 1 Pietro 2:22; 1 Giovanni 3:5). Si può fare un confronto tra Adamo e Gesù. Adamo cedette alla tentazione, mentre Cristo no! Cristo doveva essere tentato, in modo che dalla Sua vittoria sul tentatore Egli può, per tutti coloro che credono in Lui, annullare i risultati del primo fallimento di Adamo (Cfr. Romani 5:12-19;1 Corinzi 15:21-22; 1 Corinzi 15:45-49; 1 Corinzi 15:56-57). Adamo è l'origine del peccato e della morte per tutti i suoi discendenti, Cristo è principio di giustizia e di vita per tutti coloro che sono in Lui.
Gesù è il nuovo Adamo venuto dal cielo, l’uomo della nuova creazione, il Messia atteso che vince il male e ricostituisce quell’ordine che vi era prima della caduta del vecchio Adamo (Efesini 4:20-23; Colossesi 3:9-11). Gesù ha sperimentato le tentazioni del nemico vittorioso come rappresentante del popolo di Dio e ha vinto. Ora in Gesù i credenti possono essere vittoriosi in virtù della Sua forza vitale che scorre in noi grazie al fatto che siamo uniti a Lui (Giovanni 15:1-8;Romani 6:3-11; Giacomo 4:7; 1 Pietro 5:7-8).
Il secondo motivo perché Gesù doveva essere tentato dal diavolo e provato da Dio è:
(2)Per dimostrare l’ubbidienza e la fedeltà al Padre anche sotto pressione e prepararlo per la missione ardua che lo attendeva.
Nel battesimo Gesù adempì ogni giustizia, nella tentazione la Sua giustizia fu provata. La sottomissione volontaria al battesimo di Gesù era un’identificazione con i bisogni dei peccatori, la solidarietà con loro del quale è rappresentante penitente e la volontà a soffrire e a morire al posto loro. In questo senso Gesù doveva dimostrare, nel deserto con la tentazione, di essere pronto a intraprendere un servizio così difficile fino al culmine della morte orrenda in croce. Lo scopo di questo test da parte di Dio era di provare l’ubbidienza e la fedeltà del Figlio in vista del piano di salvezza della missione di redenzione e di prepararlo in vista di questa, la tentazione era come un apprendistato (Ebrei 5:7-8). Gesù doveva imparare a essere fedele anche sotto pressione, nella sofferenza e nella privazione (Cfr. Deuteronomio 8:2-3).
La Sua missione doveva comportare una privazione continua per amore del Padre e dell’opera sulla croce che doveva compiere per i peccatori. Una preoccupazione per il proprio benessere materiale avrebbe solo avuto l’effetto di esporla a dei rischi. Nella tentazione spinto dallo Spirito Santo, indica che Gesù si sottomette al Padre, Gesù si sottomette al Padre in atteggiamento di servizio. Come per Gesù, benché Dio non tenta nessuno (Giacomo 1:13), Dio ci può mettere in certe condizioni ardue per farci crescere o per prepararci per il Suo servizio, ma possiamo essere certi che non permetterà un peso che noi non possiamo portare (1 Corinzi 10:13). La vittoria è possibile per la potenza di Dio, ma noi la dobbiamo volere! (Giacomo 4:7-8; 1 Pietro 4:8-9; 2 Pietro 1:3-4;1 Giovanni 4:14). Pertanto nell’ora della difficoltà pensa che questo serve per perfezionarti per l’opera che Dio ti chiama a compiere!!
Sii riconoscente al Signore! Martin Lutero disse: “Tentazioni e avversità sono i due migliori libri della mia biblioteca”.
Il terzo motivo perché Gesù doveva essere tentato dal diavolo e provato da Dio è:
(3) Per empatizzare con i credenti (Ebrei 2:18; 4:14-16).
La tentazione come il battesimo di Gesù ci ricorda la serietà e il motivo per cui Gesù si è incarnato. Gesù era vero uomo e come vero uomo ha subìto la tentazione. Con il battesimo di ravvedimento Gesù si è identificato con i peccatori, così anche con la tentazione si identifica sempre con gli uomini, quegli uomini che ogni giorno sono tentati.
In questo modo quando siamo tentati, Gesù ci capisce perché è stato tentato anche Lui, ma con una differenza, che Lui non ha peccato! La tentazione non è peccato, lo diventa quando cediamo ad esso. Gesù ci capisce perché è stato un uomo come noi, sa cosa significa essere tentati, pertanto apriamo il cuore a Lui e chiediamogli di aiutarci sapendo che troveremo comprensione e soccorso.
Il secondo aspetto che vediamo è:
II LA CIRCOSTANZA DELLA TENTAZIONE.
Nella circostanza vediamo:
A) Il posto della tentazione:nel deserto (v.12 b-13).
vv.12-13: "Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto; e nel deserto rimase per quaranta giorni, tentato da Satana". Marco vuole sottolineare quanti giorni rimase Gesù nel deserto. Il deserto dove Gesù è stato inviato è più aspro e inospitale di quello di cui si parla al v. 4. Non si sa di preciso dove sia avvenuta la tentazione, ma “il deserto” (erēmos) per gli ebrei era la dimora di forze ostili a Dio, era un luogo tetro di terrore, dimora di diavoli e di bestie impure (cfr. Matteo 12:43, Luca 8:29; 11:24). Nonostante le apparenze e i sentimenti, Dio è presente nel deserto come ci dice l'Antico Testamento (Deuteronomio 2:7; 32:10). Dio non ci abbandona quando siamo nel deserto provati duramente, Dio è con noi!
Nella circostanza vediamo:
B) Il periodo della tentazione: quaranta giorni (v.13).
v.13: "e nel deserto rimase per quaranta giorni, tentato da Satana". Da Matteo siamo informati che la tentazione avvenne dopo che Gesù ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti (Matteo 4:2), mentre Marco ci fa capire per quaranta giorni, probabilmente Gesù fu tentato diverse volte e Matteo ci specifica solo tre tentazioni, Marco invece non lo fa.“Quaranta giorni”, ricordano i quarant'anni di Israele nel deserto, quando Dio mise alla prova il Suo popolo riguardo la loro obbedienza (Deuteronomio 8:2), come anche i quaranta giorni e quaranta notti di Mosè sul monte Sinai (Esodo 24:18; Esodo 34:28; Deuteronomio 9:9) così anche il cammino di Elia fino a Oreb, il monte di Dio (1 Re 19:8), come anche il periodo della vita di Cristo tra la Sua resurrezione e ascensione (Atti 1:3). L’uso di questa espressione “quaranta giorni” indica un periodo di esperienza religiosa particolarmente intensa e decisiva.
Quei quaranta giorni per Gesù sono stati importanti come abbiamo visto prima. Ogni credente ha i suoi “quaranta giorni”, un’esperienza religiosa particolarmente intensa e decisiva per la sua vita spirituale, a volte particolarmente dura!
Nella circostanza vediamo:
C) Il promotore della tentazione: Satana (v.13).
v.13: "e nel deserto rimase per quaranta giorni, tentato da Satana". Gesù è stato tentato da Satana. La tentazione non era il risultato dei pensieri di Gesù o delle Sue emozioni contrastanti: era un attacco dall'esterno da un antagonista personale. “Satana” (Satanas) significa l’avversario, il nemico personale e sovrannaturale di Dio, sotto il quale vi sono legioni di subordinati di demoni.
"Satana" indica il soprannaturale avversario di Dio e della Sua opera. È il nome personale di quell'essere spirituale potente che è il capo del regno del male ed è impegnato in una guerra costante contro il regno di Dio. Marco riflette qui la tensione che corre in tutta la Bibbia come Satana, il principe del male, il principe di questo mondo (Giovanni 16:11) sia implacabilmente ostile a Dio e ancora operativo, suo malgrado, sotto la sovranità complessiva di Dio (Giobbe 1:6-12).
Come avversario di Dio, Satana cerca di sovvertire il regno di Dio come si manifesta attraverso il Suo Figlio diletto Gesù. Il diavolo vuole sedurre Gesù ad allontanarsi da Dio come ha fatto con Adamo ed Eva (Genesi 3:1-7), lo vuole convincere a disubbidire. Fatta eccezione per la presenza degli angeli e animali selvatici Gesù era solo nella sua tentazione non c'era conforto umano o supporto e in quella solitudine fu tentato da Satana. Gesù non fu tentato all'interno del tempio o al suo battesimo, ma nel deserto quando era stanco, solo e affamato(Matteo 4:1-2), e quindi più vulnerabile.
Il diavolo tenta spesso quando siamo vulnerabili, quando siamo sotto stress fisico o emotivo. Meglio prevenire ed essere preparati per questi attacchi, riposandosi e non isolandosi dalla chiesa. Quando siamo più deboli: per stanchezza, per stress, ecc., allora aspettiamoci un attacco del diavolo, un attacco alla tentazione.
Il terzo aspetto è:
III LA CURA NELLA E DOPO LA TENTAZIONE.
A) La cura dello Spirito Santo. (v.12).
v.12: " Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto". Molti immaginano che avere lo Spirito Santo significa non avere problemi o tentazioni, ma ciò che vediamo è che lo Spirito Santo spinge con forza il Figlio di Dio nel deserto come Dio fece per il popolo di Israele che con braccio potente fece uscire il Suo popolo dall’Egitto e l’aveva guidato oltre il Mar Rosso.
Quando siamo tentati ricordiamoci che lo Spirito Santo è con noi e ci aiuta ad affrontare la tentazione. Lo Spirito Santo è un aiuto potente per vincere la tentazione. Rudolf Schnackemburg: “Pur nella sua estrema brevità, la narrazione di Marco sul periodo nel deserto e la tentazione di Gesù presenta uno splendore particolare. Prevalgono gli aspetti luminosi della vicenda: la comunione con Dio, la pace messianica, la celeste benedizione su colui che si lascia condurre docilmente dallo Spirito di Dio, anche se dovrà entrare nel buio della tentazione, nelle prove della fede e nei pericoli dell’esistenza. Lo Spirito di Dio è più forte del potere delle tenebre”.
Non c’è tentazione che i credenti non possano vincere per la potenza dello Spirito Santo (Romani 8:12-13; Galati 5:16). L’Iddio della provvidenza non solo provvede l’aiuto con lo Spirito Santo per affrontare vittoriosamente la tentazione, ma ci da anche l’aiuto necessario per ogni cosa, prova ne è l’assistenza degli angeli a Gesù.
Infatti vediamo:
B) La cura degli angeli (v.13).
v. 13: "Stava tra le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano". Gesù stava tra le bestie selvatiche, questo viene interpretato in modi diversi.
La prima interpretazione:
(1) Ricorda il fatto che Dio condusse ad Adamo gli animali per dare loro un nome.
La seconda:
(2) Un nuovo patto (Osea 2:18-19).
La terza:
(3) La trasformazione della creazione ostile in un regno pacifico, l’era messianica (Isaia 11:6-9; Giobbe 5:22-23).
Secondo questa interpretazione, gli animali selvatici richiamano l'immagine di redenzione e di una nuova creazione in cui le bestie, una volta ostili sono soggiogati a Cristo, loro Signore.
La quarta interpretazione:
(4) Forse è un semplice riferimento a una zona disabitata.
La quinta:
(5) Gli animali selvatici sono simbolo di orrore e pericolo della vasta e inquietante natura selvaggia della Giudea.
Gli animali selvatici fanno parte delle immagini dei luoghi pericolosi come il deserto (Isaia 13:21-22; 34:13-14; Ezechiele 34:5,25), come le esperienze di Israele nel deserto (Numeri 21:6; Deuteronomio 8:15), come la protezione appunto, dagli animali selvatici che è la benedizione promessa al popolo di Dio (Salmi 91:11-13).
Nel pensiero ebraico, come abbiamo visto prima, il deserto era visto come un luogo di pericolo, tenebroso e come dimora e attività dei demoni (Matteo 12:43; Luca 8:29; Luca 11:24; Salmi 22:12-13, Salmi 22:16; Salmi 22:21). Questo vuole indicare che il luogo dove Gesù stava, era un luogo isolato e aspro. La menzione degli animali selvatici, sottolinea questa idea, il deserto era un luogo di solitudine e di pericolo, come regno di Satana abitato solo da animali selvatici.
Le regioni desertiche della Palestina, in quel tempo, avevano animali come cinghiali, sciacalli, lupi, volpi, leopardi, leoni e iene. Marco è l'unico evangelista a citare questo, sottolineando la natura ostile del deserto dove Gesù passò quaranta giorni. Secondo questa interpretazione, alcuni vedono gli animali selvatici come un contatto specifico con i lettori romani di Marco. Infatti, Tacito parla della ferocia di Nerone nei confronti dei cristiani negli anni sessanta del primo secolo con queste parole: “essi erano coperti di pelli di bestie selvatiche e sbranati dai cani” (Ann. 15,44).
Data la persecuzione dei cristiani sotto il regno di Nerone con la devastazione da parte di animali feroci, non è difficile immaginare che Marco usi la frase “bestie selvatiche”, per ricordare ai suoi lettori cristiani che vivevano a Roma che come Cristo era tra le belve e gli angeli lo servivano, così, anche, la loro vita e il loro ministero era difficile e ostile (il martirio) per la persecuzione, ma gli angeli erano con loro. Quindi l’uso di animali selvatici qui è da intendersi come ostili e pericolosi per gli esseri umani, che hanno il bisogno di essere protetti da loro. Un giorno questa ostilità finirà secondo Isaia 11:6-9, ma non vi è alcuna indicazione in Marco 1:13 che quel giorno sia arrivato. Gli angeli sono al servizio di Dio agenti di Dio che portano un aiuto speciale ai credenti (Atti 5:19-21; Atti 12:7-10; Ebrei 1:14; ecc.).
Il verbo “servivano” (diakoneō) significa accudire, provvedere (probabilmente cibo e bevande cfr.1 Re 19:5-6). Gli angeli sono stati inviati dal Padre per provvedere ai bisogni del Figlio. Questo secondo Matteo avvenne dopo che la tentazione finì, dopo che il diavolo lo lasciò (Matteo 4:11). Così, Gesù è nel deserto per un periodo di tempo sotto il controllo dello Spirito Santo e sostenuto dalla provvidenza divina (Salmi 91:11-13). A proposito Rudolf Schnackemburg: “Il Padre non permette che il suo Messia languisca e perisca per la fame, lui stesso gli provvede il necessario per la vita”. Così Dio provvede l’aiuto e il sostegno per i credenti, di questo possiamo esserne certi (Salmi 23:1; Romani 8:31-39; Filippesi 4:13-19).
CONCLUSIONE.
Satana è il grande nemico di Dio e del Suo popolo. Gesù è stato tentato da Satana, anche i credenti lo sono. Satana ha cercato di vanificare l'opera di Dio, ma i piani di Dio non possono essere vanificati!! (Salmi 115:3; Isaia 46:9-10). Dal punto di vista umano nella storia niente è assoluto, niente è definitivo, tutto è provvisorio, incerto e relativo, ma dal punto di vista della verità biblica, la storia è nelle mani di Dio che la dirige come Egli vuole secondo il Suo progetto che ha preparato secondo i Suoi scopi (Salmi 33:10-11; Proverbi 19:21,ecc.). Il credente è consapevole che Dio farà cooperare tutte le cose per il suo bene, anche la tentazione!! (Romani 8:28-29).
La tentazione di Gesù c'insegna che tutti i veri cristiani passeranno per il deserto (luogo ostile, difficoltà ) e saranno tentati. Satana è anche l’avversario di coloro che appartengono a Cristo, è importante perciò che i Cristiani indossino l’armatura spirituale per resistere contro le insidie del diavolo (Efesini 6:10-19). Il diavolo è il leone ruggente che va in giro cercando di divorare i credenti, quindi siamo chiamati a resistergli stando fermi nella fede e a sottometterci a Dio (1 Pietro 4:8-9; Giacomo 4:7 vedi anche 1 Cronache 21:1; 1 Corinzi 7:5; 1 Tessalonicesi 3:5).
Il cristianesimo è seguire Gesù, è questo non sarà facile (Marco 8:34-38). A seguito della dichiarazione di Gesù come Figlio di Dio e l'inaugurazione del Suo ministero pubblico, Gesù non è trattato, come ci si potrebbe aspettare, tipo una festa di accoglienza, un ricevimento di benvenuto, Egli è, piuttosto, spinto dallo Spirito Santo per un compito arduo, per un incontro con Satana nel deserto. In questa vita è impossibile sfuggire all'assalto della tentazione.
Avere lo Spirito Santo non è la chiave o la garanzia per ottenere quello che vogliamo dalla vita, non impedisce le battaglie spirituali contro il diavolo. Non aspettiamoci che la vita sia favorevole a noi discepoli di Gesù senza problemi solo perché siamo credenti, questo non è avvenuto a Gesù! (Matteo 5:10-12; Giovanni 16:32-33; Atti 14:22). Ma con l’aiuto di Gesù noi possiamo vincere la tentazione come ci ricorda proprio l’autore dell’epistola agli ebrei: " Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno" (Ebrei 4:14-18). Secondo questo versetto noi dovremmo fare proprio come fa una sentinella quando vede arrivare l’esercito nemico non lo combatte da solo, ma chiama rinforzi; così noi quando vediamo arrivare la tentazione chiamiamo i rinforzi, chiamiamo Gesù che ci soccorrerà per vincere il nemico, ci aiuterà a vincere Satana! Puoi esserne certo!