Marco 1:4-8 Il ministero potente.
Il predicatore scozzese John Knox (1514-1572),considerato uno dei predicatori più potenti del suo tempo, cominciò a predicare dal pulpito all'età di 40 anni e i biografi concludono che gran parte del fuoco e l'energia della sua predicazione era dovuto al fatto che la fiamma era stata così a lungo repressa nel suo petto.
Al di là che questa interpretazione dei biografi possa essere giusta o meno, rimane il fatto che questo uomo di Dio era un predicatore formidabile questo perché era infuocato per Dio.
Qualche anno più tardi un altro predicatore efficace Charles H. Spurgeon (1834-1892) riguardo l’efficacia del conquistare le anime per Cristo disse: “ Se si chiedesse a me quale sia la qualità più indispensabile che assicuri a un ministro cristiano il successo nel conquistare anime a Cristo, io risponderei: ‘ il fervore’. E se me lo si chiedesse per una seconda o una terza volta, non cambierei risposta, perché l’osservazione personale mi porta alla conclusione che, di regola, il vero successo è direttamente proporzionale al fervore del predicatore”.
Ora anche Giovanni Battista era appassionato, bruciava per Dio, infatti era una lampada ardente e splendente (Giovanni 5:35), e il suo ministero è stato efficace. Noi in questi versetti di Marco 1:4-8 vediamo la predicazione dell’araldo, il prodotto dell’araldo e la persona dell’araldo.
I LA PREDICAZIONE DELL’ARALDO.
v.4: "Venne Giovanni il battista nel deserto predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati". In questo versetto riecheggia la citazione di Isaia 40:3. Questo modo di presentarlo ci fa capire, presuppone che i lettori di Marco sapevano chi fosse Giovanni.
“Venne” (egeneto) indica apparire, entrare in scena, sul palcoscenico della storia. Enfatizza l’emergere in accordo al proposito divino.
Il “deserto” (erēmō) è il luogo dove Dio vuole stare con il Suo popolo e dove si vuole rivelare ad esso (Osea 2:14).
Noi vediamo che Giovanni Battista predicava come un araldo, infatti “predicando” (kērussōn- participio presente attivo) descrive l’attività di un araldo, il quale convocava le persone e richiedeva una risposta immediata.
Che tipo di predicazione fece il Battista? Era una predicazione di un:
A) Cambiamento radicale: un battesimo di ravvedimento.
v.4: "predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati".
In primo luogo vediamo:
(1) Il Segno di questo cambiamento.
Lo vediamo nell’espressione al v.4 quando dice: "un battesimo di ravvedimento". La parola greca “battesimo” (baptízōn) significa immersione, quindi essere immerso nell’acqua. L’immersione rituale era una pratica comune nel giudaismo, così comune che gli abitanti più ricchi di Gerusalemme avevano le loro piscine costruite proprio all’interno delle loro case. Il battesimo di Giovanni differisce significativamente dalle normali immersioni ebraiche per la purificazione cerimoniale, perché è fatto solo una volta e non ha bisogno che venga ripetuto.
Il battesimo di Giovanni era un segno visibile che una persona aveva deciso di cambiare la propria vita, rinunciando a un modo peccaminoso ed egoistico di vivere rivolgendosi a Dio. Era un segno esteriore di un cambiamento interiore. Infatti, Marco predicava un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati. Il battesimo di Giovanni, dunque, era un’espressione del ravvedimento. L'atto battesimale stesso, trasmetteva la certezza che il proprio pentimento era valido e gradito a Dio, a condizione che vi fossero i frutti genuini di pentimento (Matteo 3:8; Luca 3:8-14). Mentre “ravvedimento” (metanoias) significa un cambio di mente che dà luogo a un cambiamento di stile di vita. Come vediamo per esempio in Luca 3:8-11 dove troviamo il rapporto tra ravvedimento e comportamento: "Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento, e non cominciate a dire in voi stessi: 'Noi abbiamo Abraamo per padre!' Perché vi dico che Dio può da queste pietre far sorgere dei figli ad Abraamo. Ormai la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero dunque che non fa buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco». E la folla lo interrogava, dicendo: «Allora, che dobbiamo fare?» Egli rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne faccia parte a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto»".
A riguardo John Piper dice: “Questo significa che il ravvedimento è ciò che accade dentro di noi. Successivamente questo cambiamento porta ai frutti di un nuovo comportamento. Compiere azioni nuove, non è questo il ravvedimento; il ravvedimento invece è il cambiamento interiore che produce i frutti di azioni nuove. Gesù esige che sperimentiamo questo cambiamento interiore”. (cfr.Luca 24:47; Atti 5:31; Atti 11:18; Atti 26:20; Romani 2:4; 2 Corinzi 7:9; 2 Timoteo 2:25; Ebrei 6:6; Ebrei 12:17; 2 Pietro 3:9). Quindi il “ravvedimento” indica una svolta deliberata, implica anche il riconoscimento dei propri peccati, al dolore per essi e ammetterli pubblicamente (Marco 1:5).
Anche i discepoli sono chiamati a un riorientamento dei valori del regno di Dio (Marco 8:27-10:45), che non è solo una nuova mentalità che s’impara in un momento iniziale di impegno per il Signore, ma ha implicazioni per tutta la vita, il ravvedimento, infatti è vissuto ogni giorno della vita cristiana e per tutta la vita. Il contenuto morale ed etico della predicazione del Battista (Matteo 3:7-10; Luca 3:7-10) indica che il ravvedimento comprendeva una condotta appropriata senza la quale l'atto battesimale sarebbe stato senza dubbio inutile.
A riguardo John Piper dice: “Questo significa che il ravvedimento è ciò che accade dentro di noi. Successivamente questo cambiamento porta ai frutti di un nuovo comportamento. Compiere azioni nuove, non è questo il ravvedimento; il ravvedimento invece è il cambiamento interiore che produce i frutti di azioni nuove. Gesù esige che sperimentiamo questo cambiamento interiore”. (cfr.Luca 24:47; Atti 5:31; Atti 11:18; Atti 26:20; Romani 2:4; 2 Corinzi 7:9; 2 Timoteo 2:25; Ebrei 6:6; Ebrei 12:17; 2 Pietro 3:9). Quindi il “ravvedimento” indica una svolta deliberata, implica anche il riconoscimento dei propri peccati, al dolore per essi e ammetterli pubblicamente (Marco 1:5).
Anche i discepoli sono chiamati a un riorientamento dei valori del regno di Dio (Marco 8:27-10:45), che non è solo una nuova mentalità che s’impara in un momento iniziale di impegno per il Signore, ma ha implicazioni per tutta la vita, il ravvedimento, infatti è vissuto ogni giorno della vita cristiana e per tutta la vita. Il contenuto morale ed etico della predicazione del Battista (Matteo 3:7-10; Luca 3:7-10) indica che il ravvedimento comprendeva una condotta appropriata senza la quale l'atto battesimale sarebbe stato senza dubbio inutile.
Il ravvedimento significa, quindi, fare dietro-front, dall’egocentrismo che porta ad azioni sbagliate, come mentire, truffare, rubare, spettegolare, vendicarsi, abusare, immoralità sessuale,ecc al Cristocentrismo. Una persona che si pente smette di ribellarsi e comincia a seguire la via di Dio, comincia a vivere secondo la Sua Parola.
Giovanni Battista, poi lo stesso Gesù e gli apostoli, predicava con franchezza (Matteo 3:7-12; Luca 3:7-17; Marco 1:15; Marco 6:12), predicava senza paura ciò che le persone dovevano fare secondo la verità di Dio.
Giovanni Battista, poi lo stesso Gesù e gli apostoli, predicava con franchezza (Matteo 3:7-12; Luca 3:7-17; Marco 1:15; Marco 6:12), predicava senza paura ciò che le persone dovevano fare secondo la verità di Dio.
Quando Giovanni predicava il ravvedimento stava parlando alle loro coscienze, stava loro dicendo quello che loro dovevano fare secondo la verità di Dio.
La franchezza sarà anche la caratteristica della predicazione apostolica (Atti4:13,29,31; Atti 9:28; Atti 13:46; Atti 14:3; Atti 18:26; Atti 19:8; Atti 26:26).
Senza scuse o esitazioni, Giovanni predicava che la gente non poteva dire di credere e poi vivere in qualunque modo avrebbero voluto. La sua predicazione era franca! Come dice Charles Hodge: “Quando un uomo in una chiesa è convinto che il Vangelo viene da Dio, che è indescrivibilmente glorioso, adatto a tutti e necessario a tutti per essere salvati, allora egli predicherà la Parola apertamente e senza restrizioni”. Ed era proprio questo che alimentava il Suo fuoco dentro di lui! La verità che lui credeva, bruciava dentro la sua anima e pertanto la predicava con franchezza!!
Senza scuse o esitazioni, Giovanni predicava che la gente non poteva dire di credere e poi vivere in qualunque modo avrebbero voluto. La sua predicazione era franca! Come dice Charles Hodge: “Quando un uomo in una chiesa è convinto che il Vangelo viene da Dio, che è indescrivibilmente glorioso, adatto a tutti e necessario a tutti per essere salvati, allora egli predicherà la Parola apertamente e senza restrizioni”. Ed era proprio questo che alimentava il Suo fuoco dentro di lui! La verità che lui credeva, bruciava dentro la sua anima e pertanto la predicava con franchezza!!
In secondo luogo vediamo:
(2) Lo Scopo di questo cambiamento:il perdono dei peccati
“Il perdono dei peccati” è stato profetizzato dai profeti (ad esempio: Geremia 31:34; Isaia 33:24; Isaia 53:5-6; Ezechiele 18:31; Ezechiele 36:25-27; Zaccaria 13:1; Michea 7:18). Così è stato anche predicato dai primi cristiani (Matteo 26:28; Luca 24:47; Atti 2:38; Atti 5:31; Atti 10:43; Atti 13:38; Atti 26:18; Colossesi 1:14; Ebrei 10:18).
Il "perdono" (aphesin) indica la cancellazione o l’atto di liberare da un obbligo o da un debito, da una colpa o da una punizione. Il verbo corrispondente “perdonare” (aphiemi) indica spedire via, lasciare andare via. Si tratta di un’espressione molto confortante, che ricorda alcuni passaggi sul perdono dei peccati dell’Antico Testamento come per esempio Salmi 103:12 dove troviamo scritto: "Come è lontano l'oriente dall'occidente, così ha egli allontanato da noi le nostre colpe". Ecco anche il profeta Michea (Michea 7:18) con le sue confortanti parole parla ancora a noi oggi: "Quale Dio è come te, che perdoni l'iniquità e passi sopra alla colpa del resto della tua eredità? Egli non serba la sua ira per sempre, perché si compiace di usare misericordia". (vedi anche Isaia 1:18;Isaia 44:22; Isaia 55:6-7).
Il "perdono" (aphesin) indica la cancellazione o l’atto di liberare da un obbligo o da un debito, da una colpa o da una punizione. Il verbo corrispondente “perdonare” (aphiemi) indica spedire via, lasciare andare via. Si tratta di un’espressione molto confortante, che ricorda alcuni passaggi sul perdono dei peccati dell’Antico Testamento come per esempio Salmi 103:12 dove troviamo scritto: "Come è lontano l'oriente dall'occidente, così ha egli allontanato da noi le nostre colpe". Ecco anche il profeta Michea (Michea 7:18) con le sue confortanti parole parla ancora a noi oggi: "Quale Dio è come te, che perdoni l'iniquità e passi sopra alla colpa del resto della tua eredità? Egli non serba la sua ira per sempre, perché si compiace di usare misericordia". (vedi anche Isaia 1:18;Isaia 44:22; Isaia 55:6-7).
L'importanza di questo favore divino, senza il quale la vita eterna è impossibile, è sottolineata anche da molti passaggi del Nuovo Testamento come per esempio Atti 10:43 che parlando di Gesù afferma: "Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome".
Quindi anche Efesini 1:7 parlando di Gesù dice: " In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia". (vedi anche Marco 3:29, Luca 24:47; Atti 2:38; Atti 5:31; Atti 13:34, 38; Atti 19:4; Atti 26:18; Colossesi 1:14).
Quindi anche Efesini 1:7 parlando di Gesù dice: " In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia". (vedi anche Marco 3:29, Luca 24:47; Atti 2:38; Atti 5:31; Atti 13:34, 38; Atti 19:4; Atti 26:18; Colossesi 1:14).
Per la rimozione del peccato è stato necessario lo spargimento del sangue dell'Agnello, insegnato da Giovanni il Battista stesso in un altro Vangelo (Giovanni 1:29), in completa armonia con l'insegnamento di Gesù e degli apostoli (Marco 10:45; Marco 14:24; Matteo 20:28; Matteo 26:28; Luca 22:20; Giovanni 6:53, 56; Romani 3:25; Ebrei 9:22; 1 Pietro 2:24; Apocalisse 1:5; Apocalisse 5:6, 9).
Ora questo battesimo di ravvedimento suggerisce che la chiamata al ravvedimento e l'atto del battesimo erano integralmente legati solo al ministero di Giovanni. Giovanni è stato unico nel suo genere. Quale era allora il significato del battesimo di Giovanni? Giovanni non stava cercando di convertire le persone in una comunità messianica, piuttosto, Giovanni si preoccupava di realizzare una coscienza messianica all'interno dei parametri di un pentimento genuino, preparare al Signore un popolo ben disposto ad accogliere Gesù, Colui che perdona i peccati e che avrebbe battezzato con lo Spirito Santo (Luca 1:17; Matteo 26:28; Luca 24:47; Efesini 1:7,ecc.).
Il battesimo non dava il perdono; il battesimo era susseguente al ravvedimento, era un segno visibile che la persona si era pentita e quindi riceveva il perdono di Dio per i propri peccati.
Matteo riporta il fatto che alcuni dei capi religiosi ebrei (farisei e sadducei) andarono per farsi battezzare e Giovanni con rabbia li rimproverò perché sapeva che non c'era pentimento sincero nel loro cuore (Matteo 3:7-9).
Ora questo battesimo di ravvedimento suggerisce che la chiamata al ravvedimento e l'atto del battesimo erano integralmente legati solo al ministero di Giovanni. Giovanni è stato unico nel suo genere. Quale era allora il significato del battesimo di Giovanni? Giovanni non stava cercando di convertire le persone in una comunità messianica, piuttosto, Giovanni si preoccupava di realizzare una coscienza messianica all'interno dei parametri di un pentimento genuino, preparare al Signore un popolo ben disposto ad accogliere Gesù, Colui che perdona i peccati e che avrebbe battezzato con lo Spirito Santo (Luca 1:17; Matteo 26:28; Luca 24:47; Efesini 1:7,ecc.).
Il battesimo non dava il perdono; il battesimo era susseguente al ravvedimento, era un segno visibile che la persona si era pentita e quindi riceveva il perdono di Dio per i propri peccati.
Matteo riporta il fatto che alcuni dei capi religiosi ebrei (farisei e sadducei) andarono per farsi battezzare e Giovanni con rabbia li rimproverò perché sapeva che non c'era pentimento sincero nel loro cuore (Matteo 3:7-9).
Ma la predicazione di Giovanni era:
B) Cristocentrica, era Cristo.
vv.7-8: "E predicava, dicendo: «Dopo di me viene colui che è più forte di me; al quale io non sono degno di chinarmi a sciogliere il legaccio dei calzari. Io vi ho battezzati con acqua, ma lui vi battezzerà con lo Spirito Santo»". Vestito come un profeta, Giovanni preannuncia l'intervento di Dio nel futuro immediato.
Come un araldo, predicava (ekērussen) la venuta del re. “Predicava” (ekērussen- imperfetto attivo indicativo) in generale significa pubblicare, annunciare, proclamare apertamente, è officiare come araldo, annunciare alla maniera di un araldo. L’araldo (kērux) era un messaggero investito di autorità pubblica che trasmetteva, i messaggi ufficiali o una citazione pubblica o fare delle richieste, dei re, dei magistrati, dei principi, dei comandanti militari. Questo implicava la formalità, la serietà e l’autorità che doveva essere ascoltato e obbedito.
L’araldo non riferivano il proprio pensiero, la propria opinione, ma era il portavoce di colui che veniva mandato. Egli era soltanto un organo esecutivo, la bocca di colui che lo mandava e quindi non doveva falsare, con aggiunte personali, il messaggio affidatogli, ma doveva riportarlo così come gli è stato comunicato, doveva attenersi alle parole e agli ordini del suo signore (1 Corinzi 4:2).
L’araldo non riferivano il proprio pensiero, la propria opinione, ma era il portavoce di colui che veniva mandato. Egli era soltanto un organo esecutivo, la bocca di colui che lo mandava e quindi non doveva falsare, con aggiunte personali, il messaggio affidatogli, ma doveva riportarlo così come gli è stato comunicato, doveva attenersi alle parole e agli ordini del suo signore (1 Corinzi 4:2).
Ora Giovanni Battista predicava Cristo. Nella predicazione Cristocentrica vediamo tre contrasti che fa Giovanni che mostrano la superiorità di Gesù rispetto a lui.
(1) Il primo contrasto è l’Autorità di Gesù.
Marco evidenzia del messaggio del Battista che Gesù è “più forte di me”. “Più forte” (ischuroteros) può indicare più forte fisicamente o spiritualmente, quindi anche il potere o l’autorità (1 Corinzi 1:25, cfr. Matteo 28:18-20); oppure superiorità, più alto in status o in rango (Apocalisse 6:15).
Sembrerebbe di più al potere, all’autorità come confermato in Marco 3:27, dove Gesù si riferisce a se stesso come l'unico abbastanza potente per legare il forte, Satana e lo vediamo ancora dai numerosi esorcismi che Marco descriverà in questo Vangelo (per esempio Marco 1:21-28,32-34;ecc.). Nell'Antico Testamento troviamo l'idea che Dio è potente da salvare e giudicare.
Dio è il “più forte” o “grande” !(Deuteronomio 10:17; Neemia 1:5; Neemia 9:32; Apocalisse 18:8). Ma come vediamo in Marco 1:2-3, il precursore, il messaggero sarebbe andato prima di Dio secondo le profezie di Isaia 40:3 e Malachia 3:1 e questo è riferito a Gesù. Quello “più forte” è Gesù il cui potere sarà dimostrato nelle pagine seguenti di questo Vangelo.
Sembrerebbe di più al potere, all’autorità come confermato in Marco 3:27, dove Gesù si riferisce a se stesso come l'unico abbastanza potente per legare il forte, Satana e lo vediamo ancora dai numerosi esorcismi che Marco descriverà in questo Vangelo (per esempio Marco 1:21-28,32-34;ecc.). Nell'Antico Testamento troviamo l'idea che Dio è potente da salvare e giudicare.
Dio è il “più forte” o “grande” !(Deuteronomio 10:17; Neemia 1:5; Neemia 9:32; Apocalisse 18:8). Ma come vediamo in Marco 1:2-3, il precursore, il messaggero sarebbe andato prima di Dio secondo le profezie di Isaia 40:3 e Malachia 3:1 e questo è riferito a Gesù. Quello “più forte” è Gesù il cui potere sarà dimostrato nelle pagine seguenti di questo Vangelo.
(2) Il secondo contrasto è l’Indegnità di Giovanni.
Giovanni si presenta come un servo indegno, come può essere quello di svolgere il compito umiliante di chinarsi per sciogliere i sandali a chi viene dopo di lui. Nelle famiglie orientali, quando il padrone rientrava a casa, stanco dal viaggio e con sandali polverosi, il suo umile servo gli slegava i sandali e gli lavava i piedi, la stessa cosa il servo lo faceva per gli ospiti.
Giovanni si considerava addirittura inferiore agli schiavi rispetto al Messia, a Gesù dicendo: “al quale io non sono degno di chinarmi a sciogliere il legaccio dei calzari”.
Giovanni si considerava addirittura inferiore agli schiavi rispetto al Messia, a Gesù dicendo: “al quale io non sono degno di chinarmi a sciogliere il legaccio dei calzari”.
L'azione di slegare i sandali era considerato dagli Ebrei come il più umile di tutte le attività eseguite da uno schiavo.
È scritto nel Talmud (una raccolta di discussioni avvenute tra i sapienti 'khakhamim' e i maestri 'rabbanim' circa i significati e le applicazioni dei passi della Torah scritta) che, un discepolo deve fare per il suo insegnante tutto ciò che uno schiavo fa per il suo padrone, ad eccezione di questo atto (B. Kethuboth 96a).
La dichiarazione di Giovanni, che non è degno di svolgere questo servizio per il suo successore, sottolinea così la grande superiorità di Gesù in modo sorprendente.
La dichiarazione di Giovanni, che non è degno di svolgere questo servizio per il suo successore, sottolinea così la grande superiorità di Gesù in modo sorprendente.
(3) Il terzo contrasto è l’Attività di Gesù.
Giovanni ha battezzato con l’acqua mentre Gesù avrebbe battezzato con lo Spirito Santo. Nell'Antico Testamento troviamo la speranza che Dio effonda il suo Spirito su uomini e donne (Isaia 44:3; Ezechiele 36:25-27; Ezechiele 39:29; Gioele 2:28-29). In questo modo Giovanni avrebbe ancora una volta sottolineato una prerogativa divina di Gesù, ecco perché Gesù è superiore a lui, perché è di natura divina come dimostrato dal fatto che battezza con lo Spirito Santo.
Qui Giovanni si riferisce al dono dello Spirito Santo che tutti i credenti in Cristo avrebbero ricevuto, come poi è accaduto da Atti 2 in poi (Romani 8:14-16;1 Corinzi 12:13; Galati 3:2; Efesini 1:13-14). Come veri credenti in Cristo dovremmo essere grati al Signore per lo Spirito Santo che dimora in noi senza il quale non possiamo conoscere la verità e pregare come Dio vuole (Giovanni 16:12-15; Romani 8:26-27), senza il quale non possiamo vivere la vita cristiana secondo la volontà di Dio (Romani 8:12-14;2 Corinzi 3:18). “L'opera dello Spirito Santo è necessario, come quella di Cristo”(William MacLeod).
Marco fa un breve riassunto della predicazione di Giovanni per un solo scopo: mettere in evidenza chi è Gesù. Questo viene fatto per mezzo di un triplice contrasto tra Giovanni e Gesù come abbiamo visto sopra. Anche se Giovanni è stato il primo vero profeta dopo quattrocento anni, Gesù,il Messia era infinitamente più grande di lui. Vi è una differenza qualitativa tra l'Infinito e il finito, l'Eterno e il temporale, tra la luce originale del sole e la luce riflessa della luna (cfr. Giovanni 1:15-17).L’unicità di Gesù, la Sua divinità dovrebbe spingerci ad adorarlo e a servirlo con passione (Matteo 28:18-20).
Qui Giovanni si riferisce al dono dello Spirito Santo che tutti i credenti in Cristo avrebbero ricevuto, come poi è accaduto da Atti 2 in poi (Romani 8:14-16;1 Corinzi 12:13; Galati 3:2; Efesini 1:13-14). Come veri credenti in Cristo dovremmo essere grati al Signore per lo Spirito Santo che dimora in noi senza il quale non possiamo conoscere la verità e pregare come Dio vuole (Giovanni 16:12-15; Romani 8:26-27), senza il quale non possiamo vivere la vita cristiana secondo la volontà di Dio (Romani 8:12-14;2 Corinzi 3:18). “L'opera dello Spirito Santo è necessario, come quella di Cristo”(William MacLeod).
Marco fa un breve riassunto della predicazione di Giovanni per un solo scopo: mettere in evidenza chi è Gesù. Questo viene fatto per mezzo di un triplice contrasto tra Giovanni e Gesù come abbiamo visto sopra. Anche se Giovanni è stato il primo vero profeta dopo quattrocento anni, Gesù,il Messia era infinitamente più grande di lui. Vi è una differenza qualitativa tra l'Infinito e il finito, l'Eterno e il temporale, tra la luce originale del sole e la luce riflessa della luna (cfr. Giovanni 1:15-17).L’unicità di Gesù, la Sua divinità dovrebbe spingerci ad adorarlo e a servirlo con passione (Matteo 28:18-20).
II IL PRODOTTO DELLA PREDICAZIONE DELL’ARALDO.
In primo luogo vediamo:
A) L’interessamento del popolo.
v.5: "E tutto il paese della Giudea e tutti quelli di Gerusalemme accorrevano a lui ed erano da lui battezzati nel fiume Giordano, confessando i loro peccati". Esattamente in quale punto del fiume Giordano Giovanni battezzò, Marco non lo dice, ma sottolinea che moltitudini di persone accorrevano a Giovanni, infatti, la predicazione di Giovanni ha suscitato molto interesse e ha creato un grande clamore.
La notorietà di Giovanni, come descritto da Marco indica, che era diffusa e impressionante, infatti, due o tre decenni più tardi l'apostolo Paolo incontrò i discepoli di Giovanni ad Efeso (Atti 19:1-7) e verso la fine del primo secolo Giuseppe Flavio dedica molta attenzione a Giovanni (Antichità 18,116-19). La vocazione di Giovanni, però, non era di essere popolare, ma di avviare un movimento di pentimento e di riforma in Israele secondo il piano di Dio, preparare un popolo che accogliesse Gesù (Luca 1:17).
La notorietà di Giovanni, come descritto da Marco indica, che era diffusa e impressionante, infatti, due o tre decenni più tardi l'apostolo Paolo incontrò i discepoli di Giovanni ad Efeso (Atti 19:1-7) e verso la fine del primo secolo Giuseppe Flavio dedica molta attenzione a Giovanni (Antichità 18,116-19). La vocazione di Giovanni, però, non era di essere popolare, ma di avviare un movimento di pentimento e di riforma in Israele secondo il piano di Dio, preparare un popolo che accogliesse Gesù (Luca 1:17).
La gente che accorreva a Giovanni Battista e questo era un flusso continuo di persone, infatti, il verbo “accorrevano” (exeporeueto tempo imperfetto) ed “erano da lui battezzati” (ebaptizonto tempo imperfetto) suggerisce un’azione continua del passato.
Mentre la preposizione “a” (pros) non indica solo la direzione e la destinazione finale, ma un contatto di persona, un faccia a faccia. Esso indica che coloro che andavano a Giovanni, andavano perché erano veramente interessati ad avere una relazione con Dio contro il quale avevano peccato.
Mentre la preposizione “a” (pros) non indica solo la direzione e la destinazione finale, ma un contatto di persona, un faccia a faccia. Esso indica che coloro che andavano a Giovanni, andavano perché erano veramente interessati ad avere una relazione con Dio contro il quale avevano peccato.
In secondo luogo vediamo:
B) Il ravvedimento del popolo.
v.5: "…confessando (exomologoumenoi- participio presente) i loro peccati". La confessione dei peccati è esortata e praticata secondo come troviamo scritto nella Bibbia (Levitico 5:5; Salmi 32:5; Salmi 38:18; 51:3-5; Daniele 9:4-19). La confessione è più che riconoscere la propria colpevolezza, è essere d'accordo con il giudizio di Dio sul peccato ed esprime il desiderio di rinunciare al peccato e vivere per Dio. “Confessare” significa più di una risposta verbale, significa accettare di vivere una vita di obbedienza e di servizio per Dio.
Questa confessione era una confessione pubblica davanti a tutti e probabilmente precedeva di poco il battesimo, comunque chi si battezzava era già convinto e pentito dei propri peccati prima di battezzarsi. La confessione come il battesimo era l'indicazione esterna di questo pentimento valido ancora oggi per noi come leggiamo in 1 Giovanni 1:9: " Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità".
Piuttosto che negare il peccato, i credenti sono invitati a riconoscerlo liberamente. Se ammettiamo il nostro peccato, troviamo, paradossalmente, che Dio lo rimuove. "Confessare" (homologōmen) implica riconoscere che il proprio peccato è peccato, significa chiamarlo per nome, se di orgoglio ammettere davanti a Dio che abbiamo peccato di orgoglio, se di egoismo ammettere che abbiamo peccato di egoismo e così via, infatti, il plurale peccati (hamartias) mostra che la confessione comprende specifici atti di peccato, quindi ammettere che abbiamo commesso il peccato specifico in questione (Cfr. Salmi 32:1-5).
Una volta che confessiamo sinceramente il peccato, il carattere di Dio garantisce il perdono, Egli è fedele e giusto (Deuteronomio 32:4). Egli è un Dio fedele e quindi ci possiamo fidare perché mantiene le Sue promesse (cfr. Geremia 31:34; Numeri 23:19). Egli è un Dio giusto che ci perdonerà i peccati perché la morte di Cristo ha già pagato la pena per coloro che lo hanno accolto e riconosciuto come il Signore e il Salvatore della propria vita. John Stott a riguardo dice: “Egli è fedele nel perdonare perché ha promesso di farlo, e giusto perché il suo Figliolo è morto per i nostri peccati”. La condizione del perdono e della purificazione è la confessione. La Bibbia ci mette in guardia contro il pericolo di nascondere i nostri peccati, mentre troviamo molte promesse di benedizione quando li confessiamo (vedi per esempio Proverbi 28:13).
Questa confessione era una confessione pubblica davanti a tutti e probabilmente precedeva di poco il battesimo, comunque chi si battezzava era già convinto e pentito dei propri peccati prima di battezzarsi. La confessione come il battesimo era l'indicazione esterna di questo pentimento valido ancora oggi per noi come leggiamo in 1 Giovanni 1:9: " Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità".
Piuttosto che negare il peccato, i credenti sono invitati a riconoscerlo liberamente. Se ammettiamo il nostro peccato, troviamo, paradossalmente, che Dio lo rimuove. "Confessare" (homologōmen) implica riconoscere che il proprio peccato è peccato, significa chiamarlo per nome, se di orgoglio ammettere davanti a Dio che abbiamo peccato di orgoglio, se di egoismo ammettere che abbiamo peccato di egoismo e così via, infatti, il plurale peccati (hamartias) mostra che la confessione comprende specifici atti di peccato, quindi ammettere che abbiamo commesso il peccato specifico in questione (Cfr. Salmi 32:1-5).
Una volta che confessiamo sinceramente il peccato, il carattere di Dio garantisce il perdono, Egli è fedele e giusto (Deuteronomio 32:4). Egli è un Dio fedele e quindi ci possiamo fidare perché mantiene le Sue promesse (cfr. Geremia 31:34; Numeri 23:19). Egli è un Dio giusto che ci perdonerà i peccati perché la morte di Cristo ha già pagato la pena per coloro che lo hanno accolto e riconosciuto come il Signore e il Salvatore della propria vita. John Stott a riguardo dice: “Egli è fedele nel perdonare perché ha promesso di farlo, e giusto perché il suo Figliolo è morto per i nostri peccati”. La condizione del perdono e della purificazione è la confessione. La Bibbia ci mette in guardia contro il pericolo di nascondere i nostri peccati, mentre troviamo molte promesse di benedizione quando li confessiamo (vedi per esempio Proverbi 28:13).
III LA PERSONA DELL’ARALDO.
Nella persona dell’araldo vediamo:
A) L’Autenticità della sua chiamata.
Se il ministero di Giovanni fu efficace, questo è dovuto al fatto che la sua chiamata era autentica, cioè era stato chiamato veramente da Dio. Vv.2-4: "«Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero a prepararti la via... Voce di uno che grida nel deserto: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri"». Venne Giovanni il battista nel deserto predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati. In ogni ambito della vita l'esperto è riconoscibile. Un famoso violinista ci dice che non appena Toscanini salì sul palco, l'orchestra sentì subito la sua autorità che scorreva su di loro. Riconosciamo subito un medico che ha competenza reale. Riconosciamo subito uno speaker che conosce il suo soggetto. Giovanni era stato mandato, qualificato e chiamato da Dio e la gente questo lo riconosceva. Quando c’è una vera chiamata da parte di Dio si riconosce!
Giovanni Battista fu chiamato da Dio per preparare la Sua venuta (Luca 1:5-25, 57-66; Luca 3:1-6; Matteo 3:1-3). Il popolo di Israele era ben consapevole del fatto che per quattrocento anni la voce della profezia era stata in silenzio. Il popolo di Israele era in attesa di qualche parola autentica di Dio e in Giovanni l’ha sentita, non perché la voleva sentire, ma perché Giovanni era veramente stato chiamato da Dio e quindi Dio lo sostenuto nel suo ministero.
Quindi Giovanni c’insegna che non ci può essere efficacia nel ministero cristiano se non si è chiamati da Dio.
Dio potenzia il ministero di chi chiama (Atti 1:8;1 Corinzi 15:10;ecc.) e ne produce i frutti (Atti 2:47;1 Corinzi 3:6-7) perché in lui è presente (Luca 1:15; Matteo 28:20;2 Timoteo 4:17).
Giovanni Battista fu chiamato da Dio per preparare la Sua venuta (Luca 1:5-25, 57-66; Luca 3:1-6; Matteo 3:1-3). Il popolo di Israele era ben consapevole del fatto che per quattrocento anni la voce della profezia era stata in silenzio. Il popolo di Israele era in attesa di qualche parola autentica di Dio e in Giovanni l’ha sentita, non perché la voleva sentire, ma perché Giovanni era veramente stato chiamato da Dio e quindi Dio lo sostenuto nel suo ministero.
Quindi Giovanni c’insegna che non ci può essere efficacia nel ministero cristiano se non si è chiamati da Dio.
Dio potenzia il ministero di chi chiama (Atti 1:8;1 Corinzi 15:10;ecc.) e ne produce i frutti (Atti 2:47;1 Corinzi 3:6-7) perché in lui è presente (Luca 1:15; Matteo 28:20;2 Timoteo 4:17).
Nella persona dell’araldo vediamo:
B) La Semplicità della sua vita.
v.6: "Giovanni era vestito di pelo di cammello, con una cintura di cuoio intorno ai fianchi, e si nutriva di cavallette e di miele selvatico". La sua vita era abbastanza semplice nel modo di mangiare e di vestire, questo ci può sembrare strano ai giorni nostri in una società sempre più superba, vanagloriosa e materialista.
Certamente il modo di vestire di Giovanni ricorda quello dei profeti (Zaccaria 13:4) come Elia per esempio (2 Re 1:8) che aveva chiamato il popolo di Dio al pentimento nazionale. Ma il suo modo di vivere ci fa riflettere comunque che era molto semplice, come anche il suo mangiare, era comune per la sopravvivenza nelle regioni desertiche. Ora questo suo modo semplice era anche coerente con la verità che predicava (Cfr.Matteo 6:25-34; Filippesi 4:12; 1 Timoteo 6:3-8), mentre non lo era per coloro che stavano nei palazzi del re che portavano vesti morbide (abiti eleganti, delicati, lussuosi Matteo 11:7-11).
Se il ministero di Giovanni fu efficace, potente, era perché Giovanni Battista era coerente con il messaggio che predicava e la sua funzione profetica (Matteo 11:7-11; Giovanni 5:35; cfr. Luca 1:15)!
Certamente il modo di vestire di Giovanni ricorda quello dei profeti (Zaccaria 13:4) come Elia per esempio (2 Re 1:8) che aveva chiamato il popolo di Dio al pentimento nazionale. Ma il suo modo di vivere ci fa riflettere comunque che era molto semplice, come anche il suo mangiare, era comune per la sopravvivenza nelle regioni desertiche. Ora questo suo modo semplice era anche coerente con la verità che predicava (Cfr.Matteo 6:25-34; Filippesi 4:12; 1 Timoteo 6:3-8), mentre non lo era per coloro che stavano nei palazzi del re che portavano vesti morbide (abiti eleganti, delicati, lussuosi Matteo 11:7-11).
Se il ministero di Giovanni fu efficace, potente, era perché Giovanni Battista era coerente con il messaggio che predicava e la sua funzione profetica (Matteo 11:7-11; Giovanni 5:35; cfr. Luca 1:15)!
Molti oggi predicano un messaggio che essi stessi negano. Molti di coloro che possiedono conti bancari rassicuranti, predicano di non accumulare tesori sulla terra. Molti esaltano le benedizioni della povertà, ma hanno case confortevoli. Nel caso di Giovanni, l'uomo era il messaggio e per questo la gente lo ascoltava e lo riconosceva, riconosceva che il messaggio che predicava lo praticava e questo andava a conficcarsi dritto nel loro cuore.
William Barclay scriveva: “Nessun messaggio è così efficace come quello che parla alla coscienza personale di un uomo, il messaggio diventa pressoché irresistibile quando si parla di un uomo che ha ovviamente il diritto di parlare”.
Giovanni Battista incarnava il suo messaggio. In questo senso egli è stato il messaggio! Quindi il suo essere saturo e dominato dalla verità di Dio, la sua coerenza con ciò che predicava, ha fatto si che il suo ministero fosse efficace. Senza coerenza una persona non è credibile! Niente, ovviamente senza tener conto l’opera dello Spirito Santo, potrà rendere le nostre parole penetranti di quello dell’incarnazione della verità e della coerenza con la verità!
William Barclay scriveva: “Nessun messaggio è così efficace come quello che parla alla coscienza personale di un uomo, il messaggio diventa pressoché irresistibile quando si parla di un uomo che ha ovviamente il diritto di parlare”.
Giovanni Battista incarnava il suo messaggio. In questo senso egli è stato il messaggio! Quindi il suo essere saturo e dominato dalla verità di Dio, la sua coerenza con ciò che predicava, ha fatto si che il suo ministero fosse efficace. Senza coerenza una persona non è credibile! Niente, ovviamente senza tener conto l’opera dello Spirito Santo, potrà rendere le nostre parole penetranti di quello dell’incarnazione della verità e della coerenza con la verità!
Se vogliamo avere un ministero efficace, potente, chiediamo a Dio di rendere le nostre vite dimostrazioni della verità che crediamo e predichiamo. Purtroppo troppi cristiani vivono il loro cristianesimo con la testa e le labbra e non con le loro mani e piedi! (azioni).
Ogni credente è un testimone vivente con il suo comportamento che lo voglia o no! Sarà un buon o cattivo testimone, incoraggerà a credere in Dio o scoraggerà a credere in Dio. Una buona testimonianza dipende non solo da ciò che predichiamo, ma soprattutto da come ci comportiamo!!
Richard C. Halverson dice: “La testimonianza non è solo qualcosa che un cristiano dice, ma ciò che un cristiano è”.
Noi cristiani dovremmo essere un aiuto visivo che aiutiamo gli altri a credere in Dio! La vita di un cristiano dovrebbe essere niente che poco di meno che una rappresentazione visibile di Cristo, così aiuteremo gli altri a credere in Dio. Len Jones a proposito dice: “Il compito del cristiano è quello di rendere il Signore Gesù visibile, comprensibile e desiderabile”.
Ogni credente è un testimone vivente con il suo comportamento che lo voglia o no! Sarà un buon o cattivo testimone, incoraggerà a credere in Dio o scoraggerà a credere in Dio. Una buona testimonianza dipende non solo da ciò che predichiamo, ma soprattutto da come ci comportiamo!!
Richard C. Halverson dice: “La testimonianza non è solo qualcosa che un cristiano dice, ma ciò che un cristiano è”.
Noi cristiani dovremmo essere un aiuto visivo che aiutiamo gli altri a credere in Dio! La vita di un cristiano dovrebbe essere niente che poco di meno che una rappresentazione visibile di Cristo, così aiuteremo gli altri a credere in Dio. Len Jones a proposito dice: “Il compito del cristiano è quello di rendere il Signore Gesù visibile, comprensibile e desiderabile”.
Nella persona dell’araldo vediamo:
C)L’Umiltà del suo carattere.
vv.7-8: "E predicava, dicendo: «Dopo di me viene colui che è più forte di me; al quale io non sono degno di chinarmi a sciogliere il legaccio dei calzari. Io vi ho battezzati con acqua, ma lui vi battezzerà con lo Spirito Santo»".
Questi versetti ci mostrano quando Giovanni fosse umile, ma ci dicono anche il segreto dell’umiltà.
Il segreto dell’umiltà è la consapevolezza della grandezza di Dio! Noi per orgoglio ci paragoniamo a coloro che sono peggio di noi e allora c’inorgogliamo di più, ma il paragone non deve essere con quelli che stanno peggio di noi, ma con Gesù e allora si che ci umilieremo o che diventeremo umili. L’antidoto per l’orgoglio perciò è la consapevolezza della grandezza o della santità di Gesù. Il modo per diventare umili è quello di guardare a Dio. Sinclair Ferguson dice: “L'umiltà non è semplicemente sentirsi piccoli e inutili come un complesso di inferiorità. È la percezione di come grande e glorioso è Dio, e vedere me stesso in quella luce”.
Ma vi è una difficoltà e cioè che siamo umili forse quando siamo alla presenza di Dio nei giorni del culto, invece lo dovremmo essere tutti i giorni come ci ricorda J. Oswald Sanders: “L'umiltà non è un abito domenicale, ma un grembiule di tutti i giorni”. L’umiltà dovrebbe caratterizzare tutti i figli di Dio, tutti i giorni.
Dunque Giovanni c’insegna a rinunciare a noi stessi per Gesù, a mettere da parte il nostro io per innalzare Gesù. Giovanni Battista era al di sopra della gelosia, era solo interessato a Cristo, era consapevole dell’identità di Gesù e pertanto desiderava dare gloria Lui. In Giovanni 3:27-30 leggiamo: "Giovanni rispose: «L'uomo non può ricever nulla se non gli è dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: 'Io non sono il Cristo, ma sono mandato davanti a lui'. Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, si rallegra vivamente alla voce dello sposo; questa gioia, che è la mia, è ora completa. Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca". Giovanni è l’esempio contro la tentazione al protagonismo!
Lo scopo di Giovanni non era quello di occupare il centro dell’attenzione su di se, ma di cercare di collegare gli uomini con quello che era più grande e più forte di lui, e gli uomini lo ascoltavano non perché lui avesse qualcosa in se stesso, ma per Colui che tutti gli uomini hanno bisogno di avere:Gesù. Dr. G. Jeffrey J. racconta questo aneddoto. Lui stava facendo una telefonata con l’operatore e c’era un certo ritardo, l’operatore spesso gli diceva: “Sto cercando di connettervi”. Poi, quando la connessione fu effettuata, l’operatore spense e lo lasciò a diretto contatto con la persona con cui voleva parlare. La stessa cosa fece il Battista, una volta che mise in contatto le persone a Cristo, lui si mise da parte!!
Questi versetti ci mostrano quando Giovanni fosse umile, ma ci dicono anche il segreto dell’umiltà.
Il segreto dell’umiltà è la consapevolezza della grandezza di Dio! Noi per orgoglio ci paragoniamo a coloro che sono peggio di noi e allora c’inorgogliamo di più, ma il paragone non deve essere con quelli che stanno peggio di noi, ma con Gesù e allora si che ci umilieremo o che diventeremo umili. L’antidoto per l’orgoglio perciò è la consapevolezza della grandezza o della santità di Gesù. Il modo per diventare umili è quello di guardare a Dio. Sinclair Ferguson dice: “L'umiltà non è semplicemente sentirsi piccoli e inutili come un complesso di inferiorità. È la percezione di come grande e glorioso è Dio, e vedere me stesso in quella luce”.
Ma vi è una difficoltà e cioè che siamo umili forse quando siamo alla presenza di Dio nei giorni del culto, invece lo dovremmo essere tutti i giorni come ci ricorda J. Oswald Sanders: “L'umiltà non è un abito domenicale, ma un grembiule di tutti i giorni”. L’umiltà dovrebbe caratterizzare tutti i figli di Dio, tutti i giorni.
Dunque Giovanni c’insegna a rinunciare a noi stessi per Gesù, a mettere da parte il nostro io per innalzare Gesù. Giovanni Battista era al di sopra della gelosia, era solo interessato a Cristo, era consapevole dell’identità di Gesù e pertanto desiderava dare gloria Lui. In Giovanni 3:27-30 leggiamo: "Giovanni rispose: «L'uomo non può ricever nulla se non gli è dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: 'Io non sono il Cristo, ma sono mandato davanti a lui'. Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, si rallegra vivamente alla voce dello sposo; questa gioia, che è la mia, è ora completa. Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca". Giovanni è l’esempio contro la tentazione al protagonismo!
Lo scopo di Giovanni non era quello di occupare il centro dell’attenzione su di se, ma di cercare di collegare gli uomini con quello che era più grande e più forte di lui, e gli uomini lo ascoltavano non perché lui avesse qualcosa in se stesso, ma per Colui che tutti gli uomini hanno bisogno di avere:Gesù. Dr. G. Jeffrey J. racconta questo aneddoto. Lui stava facendo una telefonata con l’operatore e c’era un certo ritardo, l’operatore spesso gli diceva: “Sto cercando di connettervi”. Poi, quando la connessione fu effettuata, l’operatore spense e lo lasciò a diretto contatto con la persona con cui voleva parlare. La stessa cosa fece il Battista, una volta che mise in contatto le persone a Cristo, lui si mise da parte!!
CONCLUSIONE
1) Lo scopo della predicazione di Giovanni era quello di preparare le persone ad accettare Gesù come Figlio di Dio.
Nessuna chiesa o credente è obbediente se non è evangelistica. Ancora oggi per la chiesa e per ciascuno di noi, uno degli scopi principali della nostra vita e della nostra predicazione è di far conoscere Cristo per la gloria di Dio, quindi testimoniare e predicare Cristo (Atti 1:8; 1 Corinzi 1:17-24;ecc.).
Per fare ciò in primo luogo abbiamo bisogno di conoscere ciò che Cristo è e ciò che ha fatto per noi attraverso la Bibbia. In secondo luogo abbiamo bisogno di meditare in modo tale da essere davvero consapevoli della superiorità che ha Gesù rispetto a tutto e a tutti come è rivelato nella Bibbia, solo in questo modo sarà la ragione e la priorità della nostra vita.
Nessuna chiesa o credente è obbediente se non è evangelistica. Ancora oggi per la chiesa e per ciascuno di noi, uno degli scopi principali della nostra vita e della nostra predicazione è di far conoscere Cristo per la gloria di Dio, quindi testimoniare e predicare Cristo (Atti 1:8; 1 Corinzi 1:17-24;ecc.).
Per fare ciò in primo luogo abbiamo bisogno di conoscere ciò che Cristo è e ciò che ha fatto per noi attraverso la Bibbia. In secondo luogo abbiamo bisogno di meditare in modo tale da essere davvero consapevoli della superiorità che ha Gesù rispetto a tutto e a tutti come è rivelato nella Bibbia, solo in questo modo sarà la ragione e la priorità della nostra vita.
2) In questi versetti vediamo l'identità del Battista come la voce reale nel deserto che è venuto a preparare la via del Signore, ma vediamo anche che il suo ministero è stato efficace.
Oggi benché come cristiani abbiamo un tipo di servizio diverso da quello di Giovanni Battista, questo profeta è un modello da seguire come esempio di ministero efficace. Il ministero del Battista è stato efficace oltre per la sua passione o zelo per i seguenti motivi:
Oggi benché come cristiani abbiamo un tipo di servizio diverso da quello di Giovanni Battista, questo profeta è un modello da seguire come esempio di ministero efficace. Il ministero del Battista è stato efficace oltre per la sua passione o zelo per i seguenti motivi:
a) In primo luogo il Battista aveva una chiamata autentica.
Giovanni Battista non era un impostore, è stato chiamato da Dio per preparargli la via e un popolo ben disposto.
b) In secondo luogo il Battista predicava il ravvedimento. (Atti 3:19; Atti 17:30; Atti 20:21)
La predicazione di Giovanni non era accomodante, ma predicava contro i piaceri del peccato, predicava la necessità di un cambiamento interiore che si vedesse con il comportamento!! Oggi, molti non predicano il peccato e quindi il ravvedimento dai peccati, la Signoria di Gesù, ma solo la fede in un Gesù Salvatore. Predicando solo questo non si predicando il vero Vangelo o il Vangelo nella sua completezza!
c) In terzo luogo il Battista aveva una predicazione Cristocentrica. (Atti 2:36;Atti 3:26;Atti 4:12;ecc.)
Lo scopo del Battista era predicare Cristo in modo tale che le persone andassero a Cristo. Oggi molti vogliono attirare le persone non a Cristo, ma a se stessi, hanno mani di protagonismo, sono superbi! Vogliono essere al centro dell’attenzione!
d) In quarto luogo come un vero araldo la predicazione del Battista era fedele al messaggio che aveva ricevuto da Dio. (1 Corinzi 4:12).
Giovanni Battista predicava con franchezza non quello che la gente voleva sentirsi dire, ma quello che Dio aveva loro da dire!! Oggi si cerca invece, di essere diplomatici, di apparire dignitosi, intellettuali e si cerca di non offendere nessuno parlando di peccati, di ravvedimento,ecc. Si ha paura di risultare fanatici, estremisti, in questo modo non siamo fedeli al Signore e al Suo Vangelo!
Giovanni Battista predicava con franchezza non quello che la gente voleva sentirsi dire, ma quello che Dio aveva loro da dire!! Oggi si cerca invece, di essere diplomatici, di apparire dignitosi, intellettuali e si cerca di non offendere nessuno parlando di peccati, di ravvedimento,ecc. Si ha paura di risultare fanatici, estremisti, in questo modo non siamo fedeli al Signore e al Suo Vangelo!
e) In quinto luogo la predicazione del Battista era coerente.
Incarnava ciò che predicava, non era ipocrita! Ha vissuto una vita di continuo pentimento e devozione a Dio senza compromessi, nella semplicità e nell’umiltà della sua vita e del suo carattere. Dunque se vogliamo avere un servizio cristiano efficace allora seguiamo l’esempio del Battista.