Giacomo 1:1-2. Un atteggiamento atipico: gioire nelle prove!
Una tribù dei nativi americani aveva una pratica unica per la formazione di giovani coraggiosi. La notte del tredicesimo compleanno, un ragazzo, era condotto bendato in un fitto bosco a chilometri di distanza per trascorrervi tutta la notte da solo. Quando si toglieva la benda, si ritrovava da solo nel bel mezzo di una boscaglia fitta per tutta la notte. Fino a quel momento non era mai stato lontano dalla sicurezza della sua famiglia e della tribù.
Ogni volta che un ramoscello era spezzato, probabilmente per un animale selvatico, si allarmava. Ogni volta che un animale ululava, pensava a un lupo che saltava fuori dal buio per divorarlo. Ogni volta che il vento soffiava, i brividi correvano dietro la sua schiena, pensando che dietro quel vento si nascondesse un pericolo. Senza dubbio doveva essere una notte terribile per molti.
Dopo quella che sembrava un'eternità, quando i primi raggi del sole entravano all'interno della foresta, guardandosi intorno, il ragazzo vedeva i fiori, gli alberi, e il sentiero. Poi, con suo grande stupore, vedeva la figura di un uomo in piedi a pochi metri di distanza, armato di arco e freccia. Era il padre del ragazzo… Era stato lì tutta la notte con lui, ma lui non lo sapeva.
Dio è sempre presente con noi, anche nei momenti più duri della nostra vita. La presenza di Dio non si vede, a volte non si sente, ma è più reale della nostra vita stessa e della prova.
Dal v.1 notiamo che Giacomo scrisse alle dodici tribù che sono disperse nel mondo.
Chi sono queste dodici tribù? “Dodici tribù” riflette le origini di Israele dei dodici patriarchi (Luca 22:30; Atti 26:7).
Ci sono varie interpretazioni, ma molto probabilmente Giacomo scrisse all’insieme di comunità giudeo-cristiane nella diaspora, disperse (greco diaspora) esiliate fra le nazioni.
Questa è una lettera circolare per venire incontro ai bisogni della chiesa come quello d’incoraggiamento per chi viveva sotto le prove e di ammonimento contro un cristianesimo doppio, superficiale.
Giacomo scrive ponendo l’accento sulla pratica della santità, piuttosto che su una conoscenza teorica della verità.
“Salute” (chairen) è un modo greco-romano formale di salutare nelle lettere che implica l’augurio di felicità per i destinatari (Atti 15:23; 23:26).
Noi vediamo che dopo aver salutato i lettori, Giacomo li incoraggia parlando delle prove.
Noi vediamo tre aspetti della prova: La concretezza delle prove nella vita dei credenti, il carattere delle prove e come dobbiamo affrontare le prove.
I LA CONCRETEZZA DELLE PROVE NELLA VITA DEL CREDENTE.
Giacomo in un modo caldo, affettuoso li chiama “fratelli miei”.
Come pastore di anime non era ignaro dell’esperienza delle prove, delle difficoltà, delle sofferenze che ci sono nella vita cristiana.
È sbagliato pensare che i credenti non soffrano e non debbano soffrire!
Nella Bibbia e nella vita vediamo che i credenti soffrono: malattie, solitudine, persecuzioni, fame; per esempio Paolo fa un elenco di sofferenze che ha dovuto sopportare (1 Corinzi 4:11-13; 2 Corinzi 6:4-10;11:23-27. Cfr. anche altri passi Giovanni 16:33; Romani 5:3;8:17; Filippesi 1:29).
Dunque, possiamo dire con John Blanchard che: “Dio promette il paradiso cristiano dopo la morte, non prima”.
Le prove fanno parte del vero cristianesimo!
Ci sono, quindi:
A) Riflessioni sbagliate riguardo le prove.
Dobbiamo evitare almeno quattro errori riguardo le prove:
(1) L’errore di pensare che Dio come Padre ed essendo Onnipotente sia una garanzia di una vita cristiana senza sofferenza e problemi di vario genere e quindi da essere provati nella fede.
Ancora:
(2) L’errore di pensare che solo alcuni credenti sono provati, perché nella Bibbia vediamo che tutti i credenti sono provati.
Poi c’è:
(3) L’errore che Dio sia spettatore e interviene a tratti nella nostra vita, non guida e governa tutte le circostanze.
Inoltre:
(4) L’errore che Dio fa venire su di noi solo cose belle: il lavoro, la nascita di un figlio, eccetera, e accettiamo solo queste, mentre le cose brutte, tipo un furto, una malattia, un incidente siamo un po’ riluttanti ad attribuirli a Dio come facente parte del Suo piano per noi.
Certo il peccato non viene da Dio, ma comunque anche quello è sotto controllo di Dio come quello dei fratelli di Giuseppe che poi lo hanno venduto, ma Dio nella Sua provvidenza, grazie a questo, salvò la famiglia di Giacobbe e quindi il popolo di Dio, Israele (Genesi 50:19-20 ).
Ma vediamo anche:
B) Le Reazioni sbagliate alla prova.
La prima reazione sbagliata è:
(1) Dubitare dello Scopo della prova da parte di Dio.
Chiedersi con un tono d’incredulità quando siamo sotto la prova: “Qual è lo scopo di tutto questo? Io proprio non capsico!”. Non è sbagliato chiedersi in mezzo a un’avversità, a una difficoltà cosa il Signore ci voglia insegnare, ma è sbagliata l’incredulità, il dubitare che quella circostanza non serva a niente per noi, o che ci sia uno scopo sbagliato da parte di Dio.
E questo ci porta al secondo errore:
(2) Dubitare del Sostegno di Dio nella prova.
Dubitare della saggezza, della bontà e della fedeltà di Dio. Pensiamo che Dio non ci ami più oppure che non ci sostenga perché non sta governando bene la creazione, oppure che non si sta prendendo cura di noi.
La terza reazione sbagliata è:
(3) Dubitare fino a Scoraggiarsi nella prova.
Quindi ci auto-commiseriamo, ci piangiamo addosso e ci chiediamo: “ perché proprio a me?” Così ci turbiamo, ci scoraggiamo e ci deprimiamo!
Perché reagiamo così? Il motivo per cui reagiamo così è: perché abbiamo una visione distorta della verità di Dio, e perchè vediamo le cose da un punto di vista umano, cioè egocentrico e non da un punto di vista di Dio e quindi Teocentrico.
Il mondo occidentale insieme al progresso, ha un emotività infantile, immatura ed egocentrica, infatti siamo assorbiti da noi stessi e ricerchiamo il nostro piacere, vogliamo che le cose vadano come vogliamo noi, pertanto non vogliamo soffrire e quando le cose non sono come diciamo noi, allora ci auto-commiseriamo o ci innervosiamo.
Questo purtroppo a volte succede con il rapporto con Dio. Se noi ricerchiamo più il nostro piacere, la nostra felicità e non la gloria di Dio, seguendo l’esempio di Gesù, che era più interessato all’ ubbidienza al Padre che a se stesso, allora sotto la prova reagiremo con incredulità e vittimismo.
Ma noi dobbiamo pensare che c’è una:
C) Realtà salutare nella prova.
C’è una realtà incoraggiante che fa bene al nostro cuore e questa realtà è che Dio controlla e guida tutte le circostanze, quindi anche le prove, secondo il suo progetto.
C’è un termine che è stato coniato sul controllo e governo di Dio sulla creazione: la provvidenza.
J.I. Packer parlando della provvidenza di Dio afferma: “ La provvidenza di Dio è l’incessante attività del creatore per mezzo della quale, nella Sua infinita bontà e benevolenza, Egli sostiene le creature nella loro esistenza, guida e governa tutti gli eventi, le circostanze e i liberi atti degli angeli e degli uomini, e dirige ogni cosa al fine cui è ordinata, per la Sua gloria.” (Daniele 4:34; Salmi 135:6; Atti 17:25,26 ,28; Matteo 10:29-31; Proverbi 15:3; Salmi 104:24; 145:17; Atti 15:18; Salmi 94:8-11; 33:10,11; Isaia 43:14; Efesini 3:10; Romani 9:17; Genesi 45:7; Salmi 145:7).
(1) Dio compie ogni cosa secondo il Suo progetto per la sua gloria.
Efesini 1:11-12: "In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà, per essere a lode della sua gloria; noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo".
“Compie ogni cosa” implica la sua potenza sovrannaturale nel portare a compimento i Suoi progetti.
“Compie” (energeō) è operare, lavorare dentro attivamente, o portare a termine o amministrare.
Mentre “ogni cosa” (pás) indica tutto, anche i dettagli, non solo in riferimento alla nostra salvezza, ma anche al Suo governo universale secondo il Suo piano.
Questo implica che i Suoi piani non possono essere frustrati o impediti (Salmi 33:10-11; 115:3; Isaia 46:9-10; Daniele 4:34-36 ).
(2) Dio controlla e guida ogni cosa per il bene del Suo popolo.
Jerry Bridges: “La provvidenza di Dio consiste nella Sua costante cura verso tutta la creazione e il suo dominio assoluto su di essa a Sua Gloria e per il bene del Suo popolo.”
Romani 8:28: "Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno".
Perciò tutte le circostanze della tua vita, belle o brutte che siano, non sono incidenti di percorso, ma sono guidati in modo sovrano, saggio e amorevole da Dio. Ciò che stai vivendo è sotto il controllo di Dio! Fidati di Lui! Ti ama, è saggio, è onnipotente, è fedele!
Sia le gioie e che le sofferenze, sia le cose favorevoli che le cose più avverse e che ci sembrano dannose, sono usati in sinergia da Dio per il nostro bene (agathos), beneficio, vantaggio secondo il disegno di Dio.
Perciò le prove (sofferenza, avversità) non le puoi evitare perché fanno parte del piano di Dio per portare a compimento i suoi scopi.
II IL CARATTERE DELLE PROVE.
A) Il Significato della parola.
La parola “prova” (peirasmois) indica sottoporre a un test per vedere la qualità o il valore di qualcuno o qualcosa. Tra i greci, questa parola, era usata per indicare i test di medicina per vedere il loro effetto in certe malattie.
La parola nel Nuovo Testamento è usata sia in senso negativo come istigazione al peccato e sia in senso positivo come prova dimostrativa della fede.
(1) In senso negativo: l’istigazione a commettere il peccato, viene chiamata tentazione.
La tentazione è causata:
a) Dalla nostra concupiscenza (desideri) (Giacomo 1:13-14 ; cfr.1Timoteo 6:9).
b) Dal mondo (1 Giovanni 2:15-17 ).
c) Dal diavolo.
Il diavolo ha tentato Adamo ed Eva (Genesi 3:1-4 ); Giobbe (Giobbe 1:1-2:10 ); Gesù (Luca 4:13; Matteo 4:3); e quindi i credenti (1 Tessalonicesi 3:5 1 Corinzi 7:5).
Il diavolo ci tenta mettendo in noi i semi del dubbio, dell’incredulità e della ribellione o quella di farci rifiutare la volontà e la via di Dio perché non ritenute giuste e buone come con Adamo ed Eva.
O come quello con Gesù per distoglierlo dal piano di Dio per non farlo andare in croce per la nostra salvezza, così per noi cercherà di distoglierci dall’opera di Dio per il progresso del Suo regno (1 Tessalonicesi 2:18; Apocalisse 2:10).
Lo scopo di Satana è danneggiare o distruggere la fede e l'obbedienza, provocarci all'esasperazione e ribellione contro Dio, di divorarci e di distoglierci dal piano di Dio, dal fare la volontà di Dio (1 Pietro 5:8).
Questo lo farà con l’inganno, la bugia (Daniele 10:13,20; Apocalisse 20:3; Giovanni 8:44), la seduzione (2 Corinzi 11:3 ); con l’accusa, con i sensi di colpa (Zaccaria 3:1-5; Apocalisse 12:10).
(2) In senso positivo viene chiamata prova.
Dio prova la nostra fede in questo senso la parola ha il significato di test, sperimento. Vediamo che Dio per esempio, ha provato la fede di Abramo quando gli chiese di offrirgli il figlio (Genesi 22:1-2).
Queste prove costituiscono un sondaggio o un test di Dio che gli consente di giudicare qualitativamente i suoi figli (Esodo 15:25; 16:4; 20:20).
La prova di Dio è costruttiva è un mezzo che Dio usa per portare avanti il suo piano di salvezza e di santificazione.
Queste prove costituiscono un sondaggio o un test di Dio che gli consente di giudicare qualitativamente i suoi figli (Esodo 15:25; 16:4; 20:20).
La prova di Dio è costruttiva è un mezzo che Dio usa per portare avanti il suo piano di salvezza e di santificazione.
Generalmente la prova di Dio ha due scopi:
a) Mettere in luce la genuinità della fede e quindi dell’obbedienza, delle risorse morali.
(Deuteronomio 8:2; 13:1-4; Giudici 2:21-23; 3:1,4).
Dio permette tali prove al fine di valutare la forza, il valore e la qualità della nostra fede. Quindi la prova è un esame serve a vedere di che pasta è fatta la nostra fede, attraverso la prova Dio mette a nudo la natura della nostra fede. Perciò la prova rivela il nostro vero carattere!
L’altro scopo è:
b) Rafforzare la fede e insegnarci cose importanti riguardo il rapporto con Dio.
Thomas Watson: “Un letto di malattia a volte può insegnare più di un sermone!” (Deuteronomio 8:3).
La persona provata da Dio è purificata, corretta, disciplinata, esce dalla tribolazione rafforzata nella fede, perfezionata, purificata, desiderosa di camminare con il Signore (Giacomo 1:3; Cfr. Salmi 66:10; Proverbi 17:3; Malachia 3:3 ). Tutto questo è illustrato molto bene in 1 Pietro 1:6-7: "Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo".
L’oro era provato con il fuoco per due ragioni:
1) Per saggiare se era vero oro.
Così la nostra fede che è più preziosa dell’oro che perisce deve essere provata per vedere se è vera.
2) Per togliere le impurità attorno all’oro, quindi pulirlo.
Come l’oro è mescolato ad altri materiali meno pregiati e solo con il fuoco è purificato dalle impurità; così è la nostra fede è purificata da cose che non onorano il Signore. (Salmi 119:67; Zaccaria 13:9; cfr. Esodo 20:20; Romani 5:1-4 ; 8:28-30; Ebrei 12:1-11 ).
Quindi la prova produce il carattere spirituale!
Visto che la parola è usata sia per tentazione e prova a chi si riferisce Giacomo? Giacomo si riferisce alla prova, anche se fosse tentazione, vediamo che Dio può usare le tentazioni per fortificarci!
Ma vediamo:
B) Il Sopraggiungere della prova.
Le prove, a cui si riferisce Giacomo, vengono dall’esterno a noi, ma sono sotto controllo di Dio. Abbiamo visto che Dio non ha promesso una vita cristiana senza problemi o sofferenze, ma guida e controlla ogni circostanza della vita, anzi tutte le circostanze della vita sono sotto il Suo controllo per un suo piano prestabilito.
Tra questo piano c’è la tua crescita spirituale!!
La prova qui, si riferisce alla difficoltà che viene dall’esterno, e che mettono alla prova la nostra fede, sottoponendola a una verifica.
“Venite a trovarvi” (peripesēte congiuntivo aoristo attivo) indica: 1)il carattere esterno della prova, 2) la rapidità come può avvenire e quindi caderci dentro e 3) l'incapacità o l’impotenza di uscirne fuori con i propri mezzi.
“Venite a trovarvi” è cadere intorno, o dentro, come la nave dentro l’acqua, quindi anche incappare in.. imbattersi, subire.
“Venite a trovarvi” è cadere dentro una circostanza non proprio bella, è l’arrivo di un evento increscioso, doloroso.
La parola era usata fra i greci per indicare un castigo, miseria e bisogno, pericoli, cattività e schiavitù, serpenti e scorpioni, dai mali più diversi, malattie.
Nel Nuovo Testamento è usata solo altre due volte quando Paolo ha fatto naufragio in Atti 27:41, dove dice che la barca si era arenata perché erano incappati in un luogo che aveva il mare da due lati e in Luca 10:30 la parabola del "buon samaritano", quando quell’uomo si è imbattuto nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e lo lasciarono mezzo morto.
Quindi è una difficoltà che viene dall’esterno, qualcosa che non è cercata, un qualcosa d'inatteso, di sorpresa, dove ci si trova impreparati, una brusca circostanza nella quale ci s'intoppa, qualcosa di spiacevole che ci disorienta, che sconvolge perché non te lo aspetti. Questo può portare anche a una crisi di fede, per questo Giacomo scrive queste parole, per incoraggiarli!
C) Le Sfaccettature varie della prova.
Giacomo dice: "svariate prove".
Anche Pietro lo dice svariate prove (1 Pietro 1:6-7). Le prove che vediamo dal contesto sembrano le persecuzioni (1 Pietro 4:12 ) o che i cristiani poveri erano sfruttati da quelli ricchi o dai ricchi (Giacomo 1:9-11; 2:1-7,15-17; 4:7-10; 5:1-6), la maggior parte della chiesa forse era povera; quindi prove sociali, economiche e fisiche.
Ma la parola Giacomo la usa anche in senso generale. La parola greca “per svariate” (poikilois) indica multicolore, variegato, di tutti i colori, varietà di via e di forme, quindi diversità d’intensità e di enfasi.
Non ci lasciamo cogliere di sorpresa le prove ci saranno e possono essere in diversi campi, con forme diverse, intensità ed enfasi diverse, ma quando incapperemo in una situazione difficile, che non vediamo via di uscita:
(1) Ricordiamoci che Dio ha tutto sottocontrollo e guida anche i dettagli, perciò la tua prova è nelle sue mani e ha uno scopo, renderti più maturo, sempre più assomigliante a Cristo!
(2) Ricordiamoci come le prove di Dio sono svariate lo è anche la grazia di Dio dice 1 Pietro 4:10 .
La prova c'è, ma non è distruttiva per la fede!
(3) Ricordiamoci che la prova non è per sempre.
Giacomo dice: “quando venite a trovarvi”, quindi non è sempre e Pietro dice per breve tempo è necessario che siate afflitti da svariate prove (1 Pietro 1:6).
“La schermaglia può essere forte, ma non può durare a lungo. La nube, mentre scende, sta passando sopra la tua testa, poi viene il bel tempo e un sole eterno di gloria”. (William Gurnall).
La prova può durare a lungo, ma non è eterna!!
(4) Ricordiamoci che non sarai schiacciato dalle prove. (1 Corinzi 10:13; 2 Pietro 2:9; Apocalisse 3:10).
Dio con le prove ci da la forza per sopportarle e una via di uscita per superarle.
Di conseguenza vediamo:
III IL COME AFFRONTARE LE PROVE:CON GIOIA
“Gioia” (charan) nel Nuovo Testamento la troviamo quando si descrive la gioia che c’è in cielo per la salvezza di un peccatore (Luca 15:7); o quando Zaccheo accolse Gesù in casa (Luca 19:6); le donne quando seppero della resurrezione di Gesù (Matteo 28:8); quando Filippo fece molte liberazioni dai demoni in Samaria, la città era gioiosa (Atti 8:6-8), l’eunuco convertito (Atti 8:39), la gioia della serva nel sentire la voce di Pietro libero dal carcere (Atti 12:14); gli apostoli gioiscono per la conversione dei gentili (Atti 13:52; 15:3).
Avere fede non significa che siamo masochisti, non è che desideriamo subire pressioni, soffrire, ma quando, questo accade, non dovrebbe turbarci, le prove dovrebbero essere occasione di gioia genuina, il motivo Giacomo lo spiega dopo (Giacomo 1:3-4).
Considerate una grande gioia deve essere:
A) Un Atteggiamento Impellente nella prova.
Il tono di Giacomo è solenne e incoraggia ad agire subito, implica una priorità assoluta, quindi da fare subito, infatti è un ordine.
Il verbo “considerate” (hēgēsasthe aoristo imperativo) indica che ogni caso particolare di prova è da considerarsi un'occasione di gioia, è un imperativo, perciò quando ci saranno le prove, dobbiamo gioire!
Una grande gioia deve essere:
B) Un Atteggiamento Intenzionale nella prova.
La parola “considerate” ha il significato di tener presente (Atti 26:2; 2 Corinzi 9:5); giudicare (Atti 15:22); stimare (Filippesi 2:3; 1 Tessalonicesi 5:13; 1 Timoteo 1:12; 6:1), ritenere (Filippesi 2:25; 3:8; 1 Pietro 2:13); calcolare (Ebrei 10:29; 11:26), perciò “considerate” indica un esercizio, una funzione mentale.
Quindi la gioia non è qualcosa di emotivo o di sentimentale, è intenzionale e viene da un accurato ragionamento basato sul fatto che Dio è all’opera e guida la storia per un progetto ben preciso: il mio bene spirituale, la maturità.
Una grande gioia deve essere:
C) Un Atteggiamento Integrale nella prova.
“Grande” (pasan) è ogni, tutto, indica la piena e completa gioia (1 Pietro 2:18) oppure pura, genuina e intera gioia.
Indica che non deve essere mescolata con altre reazioni: tipo rancori, lamentele.
Quindi la prova deve essere solo occasione di gioia!
Una grande gioia nella prova è:
D) Un Atteggiamento Inconsueto nella prova.
Non è un atteggiamento normale, della nostra natura. La nostra tendenza è, quella di essere turbati e scoraggiati per le prove e non di certo gioire.
Questa gioia non deve essere confusa con la felicità, o con il piacere che dipende dalle circostanze.
Giacomo sapeva a che cosa conduce la prova ecco perché dice di gioire. Come si può reagire con gioia nelle difficoltà? Con gli eventi difficili? Nella sofferenza? Solo chi ha fede può gioire! La gioia non è per la prova in sé, ma in quello che produce la prova: la salute, la crescita spirituale ed anche che sono superate, infatti questo dirà Giacomo (Giacomo 1:3-4 ).
Perciò non ci può essere questa gioia se non c’è una relazione con Dio! (La gioia è compatibile con la sofferenza (Giovanni 16:20-22; 2 Corinzi 7:4; 1 Tessalonicesi 7:4; 1:6; Ebrei 10:34).
La gioia è un tema diffuso nel Nuovo Testamento. (Matteo 5:10-12; Romani 5:3-5 ; 1 Pietro 1:6-7).
La gioia era una caratteristica della chiesa primitiva (Atti 13:52; Romani 14:17; 15:13; 2 Corinzi 1:15; 2:3; Galati 5:22; Filippesi 1:4; Colossesi 1:11; 1 Pietro 1:8; 1 Giovanni 1:4; 2 Giovanni 12).
Dovremmo vedere le cose alla luce della verità Biblica e pertanto aggrapparci a Dio e tenerci saldi a Lui.
Come quel contadino cristiano che fu deriso da un non cristiano perché lui non lavorava la domenica e dava la decima a Dio, ma le cose non gli andarono bene e alla fine della stagione gli disse: “Dov’è il tuo Dio? Ha sbagliato, forse?” Il cristiano rispose: "On no, il mio Dio non chiude i Suoi libri alla fine della nostra stagione!”. Quel contadino ha visto la sua situazione dal punto di vista spirituale e non pensava certamente al presente, ma all’eternità!
Aveva una visione ampia di Dio e della Sua rivelazione, una visione eterna.
CONCLUSIONE.
Spurgeon: “ Molti uomini devono la grandezza della loro vita alla durezza delle loro difficoltà che hanno incontrato”.
Se vogliamo essere uomini e donne di Dio che assomigliano sempre di più a Gesù dobbiamo essere pronti e accettare con gioia le prove che Dio permette!
Un medico disse una volta a un uomo che stava per operargli un orecchio: “Io posso farle male, ma non la ucciderò”.
Gli interventi di Dio sono dolorosi a volte, ma servono per guarirci dai mali del peccato, per togliere masse tumorali di peccato, e questo a volte lo fa con le prove!
Perciò che le prove siano occasioni di gioia per la nostra vita!