Matteo 14:22-33. Gesù cammina sul mare.
Questo evento è legato alla moltiplicazione dei pani, infatti entrambi gli episodi mostrano il potere sovrannaturale di Gesù. Gesù mostra ancora una volta che Egli è il Signore del creato, che è compassionevole, questo culminerà con la prostrazione dei discepoli e nel riconoscimento da parte loro che Egli è il Figlio di Dio.
Come nella scena di tempesta precedente in Matteo 8:26, ciò che si vuole mettere in evidenza è la necessità della fede in Gesù. Pietro ci mostra come possiamo essere incostanti nella fede e come i dubbi possono paralizzarci nell’azione e quindi venire meno a quello che la natura della fede, vale a dire azione secondo la volontà di Dio. La fede mette in movimento l’intelletto, le emozioni e la volontà, benché tutto sembra andare contro.
Paul Tournier affermava: “La fede non è un riparo contro le difficoltà, ma credere di fronte a tutte le contraddizioni”. Ma ciò che c’insegna questo passo non è di avere fede nella fede, ma di avere fede in Gesù Cristo! Non semplicemente avere fede che Gesù esista, ma avere fede in ciò che Egli è, nel Suo potere, questo susciterà la nostra fiducia.
Quindi in questi versetti vediamo che Gesù cammina sul mare, osserviamo gli eventi prima, durante e dopo questo evento straordinario.
I GLI EVENTI PRIMA CHE GESÙ CAMMINASSE SUL MARE (vv.22-24)
Noi negli eventi che precedono il fatto che Gesù cammini sulle acque vediamo in primo luogo:
A) La Costrizione (v.22)
v.22: “Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, mentre egli avrebbe congedato la gente”.
Gesù subito (euthéōs- immediatamente) obbligò i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva.
“Obbligò”(anankazō- aoristo indicativo attivo) è un verbo con un significato molto forte, significa costringere, forzare, fare pressione (Luca 14:23; Atti 26:11; Galati 2:3; 6:12). A primo impatto sembra strano che Gesù costringa i discepoli ad andare via. Questo versetto indica che c'era qualche circostanza che ha spinto Gesù ad agire così bruscamente.
La domanda è: perché Gesù obbliga i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva? Forse perché come vediamo al v.23 voleva stare da solo; o forse perché, secondo ciò che dice Giovanni 6:14-15, la gente dopo il miracolo dei pani e dei pesci, lo voleva rapire per farlo re e Gesù per prevenire, che i discepoli potessero essere coinvolti in questo entusiasmo popolare, allora li costringe ad andare da un’altra parte perché questo non rientrava nei Suoi piani; oppure il motivo poteva essere per farli riposare un po’ (Marco 6:31-32) o forse era un piano deliberato di Gesù per insegnare loro un’altra lezione, come effettivamente avvenne durante quella notte.
In secondo luogo nei momenti precedenti la camminata sul mare vediamo:
B) La Comunione (v.23)
v.23: “Dopo aver congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E, venuta la sera, se ne stava lassù tutto solo”.
Gesù si ritira sul monte per pregare. Gesù amava stare in comunione con il Padre in preghiera in completa solitudine come viene sottolineato in questi versetti. Indubbiamente, un luogo solitario e silenzioso, è importante per coltivare la comunione con Dio e rafforzare la nostra fede e lo spirito.
Il monte è il luogo preferito della preghiera, il luogo dell’incontro con Dio (Esodo 32:31-34; Deuteronomio 33:2; Abacuc 3:3).
Noi abbiamo bisogno di stare in solitudine in preghiera davanti a Dio per avere comunione con Dio.
O. Hallesbay dice: "Dio ha istituito la preghiera come mezzo di intima e gioiosa comunione fra Dio e gli uomini" (Apocalisse 3:19-20).
La preghiera è così importante nella vita cristiana che Richard Greenham affermava: “ Tutto è niente senza la preghiera”. Per che cosa Gesù pregasse non ci viene detto. Gesù comunque aveva questo desiderio di stare da solo prima che la folla lo venisse a trovare subito dopo la morte del Battista(Matteo 14:13).
A maggior ragione sente il bisogno ora di pregare, sicuramente per rinnovare le proprie forze (Gesù era anche un uomo sottoposto agli stessi limiti Giovanni 4:6) e anche perché il Suo ministero è in una fase critica, la folla lo vuole fare re (Giovanni 6:15) motivati da obbiettivi umani, dai loro bisogni fisici e questioni politiche, mentre lo scopo della Sua missione è la croce per la salvezza dei peccatori (1 Timoteo 1:15).
Gesù sentiva il bisogno, perciò di pregare per la pressione che aveva addosso, non dobbiamo dimenticare che Gesù era anche uomo che è stato tentato (Matteo 4:1-11), ma senza peccare (Ebrei 4:14-15). Gesù aveva appena lasciato una folla che lo voleva fare il proprio re, forse l'alta popolarità era una tentazione in sé, perché potrebbe avere “minacciato” la sua missione di morte sulla croce per compiere la salvezza. Forse la sua preghiera sulla montagna solitaria era concentrata sul compimento della missione di sofferenza della croce, quando sembrava, almeno umanamente parlando, più credibile accettare la loro offerta di regalità.
Gesù, nella sua umanità, potrebbe aver continuato a subire la tentazione di allontanarsi dal sentiero difficile e prendere quello più facile. Gesù ha sempre cercato la forza da Dio, andando in luogo solitario, da solo con il Padre, lo avrebbe aiutato a concentrarsi sul suo compito e acquisire nuove forze per quello che doveva fare secondo il piano prestabilito da Dio. La situazione era seria, dunque e c’era bisogno di pregare.
Noi vediamo che quando la situazione è seria e drammatica, Gesù si ritira a pregare (Matteo 26:36-42). Dunque, era un momento critico nel Suo ministero e Gesù avvertiva il bisogno di pregare, quindi di rinvigorirsi. Certo non siamo chiamati a pregare solo in tempi di crisi (Luca presenta Gesù che pregava regolarmente: Luca 5:16; 9:18; 9:28-29; 11:1), ma la preghiera è particolarmente importante nelle occasioni difficili!
Noi siamo chiamati a pregare costantemente (Luca 18:1; Tessalonicesi 5:17), ma soprattutto dobbiamo pregare in momenti difficili, quando il combattimento spirituale si fa arduo (Esodo 17:8-15; Efesini 6:10-18). Chi è in nostro punto di riferimento unico e principale quando siamo sottopressione? John Blanchard:“ Abbiamo bisogno di più cristiani per i quali la preghiera è la prima risorsa, non l'ultima”. Effettivamente molti fanno così, cercano Dio come l’ultima risorsa dimostrando così che non ha il Primo Posto nella propria vita! (Salmi 16:2,5,8; 73:25). Gesù c’insegna a guardare in alto, a guardare a Dio a ricercare il Suo sostegno e aiuto!
Infine in terzo luogo negli eventi che precedono la camminata di Gesù sulle acque del mare vediamo:
C) La Crisi (v.24)
v.24: “Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento era contrario”.
La tempesta che è venuta sui discepoli non era una tempesta mite, era una grande tempesta. La barca si trovava molto lontano da terra, sbattuta dalle onde con il vento contrario.
“Sbattuta” (basanízō) è tortura, tormento, un’esperienza angusta, grave sofferenza. La barca e quindi i discepoli sono in pericolo. Ricorda l’esperienza precedente di tempesta (Matteo 8:23-27). Non doveva essere una bella situazione di sera e con una tempesta in atto. Gran parte della vita è "contraria" al popolo di Dio, proprio come questo vento. Siamo sempre di fronte le avversità, le ostilità e l’opposizione di molti, soprattutto del diavolo.
Quante volte ci siamo sentiti e ci sentiremo come una barca sballottata dalle onde? Ma Gesù cammina verso di noi per soccorrerci e usa la nostra sofferenza secondo il Suo piano per edificare noi stessi e attraverso di noi altri (Romani 8:28-29; Giacomo 1:3-4; Galati 4:13; 2 Corinzi 1:3-6)!
Johann Sebastian Bach era un luterano ha scritto alcune delle musiche più belle della storia dell'umanità che ha dilettato e diletta milioni di persone. Eppure la sua vita non può essere chiamata bella, è stata segnata da diverse tragedie. All'età di dieci anni entrambi i genitori erano morti. È stato cresciuto a malincuore da un fratello maggiore che doveva sfamare un’altra bocca. Anche da adulto, la sua vita è stata difficile. La sua prima moglie morì dopo 13 anni di matrimonio. Dei 20 bambini dei due matrimoni, dieci morirono durante l'infanzia, uno morì poco più che ventenne, e uno era mentalmente ritardato. Alla fine rimase cieco e rimase paralizzato per un ictus. Eppure ha scritto una grande musica di lode profonda, fragoroso ringraziamento e soggezione piena di adorazione. Johann Sebastian Bach, è stato forse il più grande compositore al mondo di musica sacra. Forse perché Bach conosceva la natura e la profondità della sofferenza e quindi di conseguenza a questo per grazia di Dio, ha potuto realizzare anche le altezze della fede e della lode. Così, quando ci sembra di essere negli abissi della disperazione, il Signore vuole benedire noi e gli altri come ha fatto con Bach e attraverso Bach con la sua musica.
Quindi possiamo dire con Thomas Charles: “Non ci sono difficoltà con Dio. Le difficoltà esistono in tutto nella nostra mente incredula”.
Quelle che noi chiamiamo difficoltà in realtà sono opportunità di crescita e di benedizione per gli altri!
II GLI EVENTI DURANTE IL FATTO CHE GESÙ CAMMINA SUL MARE (vv.25-31)
v.25: “Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso di loro, camminando sul mare”.
Gesù andò verso di loro, camminando sul mare come se fosse terra ferma! La quarta vigilia è tra le tre di notte e le sei del mattino. Quindi i discepoli sono stati in balia delle onde e in pericolo di vita per diverse ore e sono alla fine delle loro forza e determinazione.
È interessante che questo(le acque) è, come considerato da qualcuno, il tempo biblico dell’ intervento utile di Dio (Esodo 14; Salmi 46:1-5; Isaia 17:13-14).
Inoltre il fatto che Gesù cammina sul mare evoca "l'immagine di Dio nell’Antico Testamento di camminare su o attraverso il mare (Giobbe 9:8; Salmi 77:19; Isaia 43:16).
Quindi, questo ci fa capire come Gesù è Sovrano sul creato!!
Noi osserviamo:
A) L’Allarme dei discepoli (v.26)
(1) In primo luogo vediamo la causa dell’allarme (v.26)
v.26: “E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: ‘È un fantasma!’ E dalla paura gridarono”.
I discepoli, già stanchi e provati e con una scena terrificante(notte e tempesta) si sono allarmati, si turbarono e si sono messi paura vedendo Gesù camminare sul mare, pensavano che fosse un fantasma! L’abisso era dalla credenza popolare come la casa dei demoni.
(2) In secondo luogo vediamo il carattere dell’allarme.
“Turbarono” (tarássō) letteralmente è "terrorizzati". Non era un piccolo spavento, ma un grande spavento. Implica grande scompiglio, essere sconvolti.
La “Paura” (phóbos) è terrore, panico, una reazione interiore o emotiva di conseguenza a una circostanza vista come un pericolo per la propria persona. Quindi per la paura i discepoli gridarono! Possiamo rimproverare ai discepoli per aver avuto paura dei fantasmi, ma sarebbe stato peggio sottovalutare il potere di Gesù! La questione della paura sembra essere risolta una volta che riconoscono che il Signore è con loro, Lui li avrebbe certamente aiutati in mezzo a quella tempesta. Nella vita il vento è spesso contrario.
Ci sono momenti in cui noi dobbiamo lottare contro il vento. La vita è una lotta a volte disperata contro noi stessi, contro le nostre circostanze, contro le nostre tentazioni, contro i nostri dolori, contro le nostre decisioni. Ma non dobbiamo spaventarci, non dobbiamo lottare da soli, perché Gesù viene incontro a noi ed è con noi nelle tempeste della vita, con la mano tesa ad accoglierci e liberare. Ma anche se non ci libera, Gesù è con noi e ci sostiene, non abbiamo da temere nulla. Egli usa l'elemento che temiamo come la via per il suo approccio. Le onde erano un pericolo per la barca e i discepoli, ma Gesù camminò sulle onde. Se per noi il problema è un problema, Gesù cammina sui problemi, non è schiacciato da essi!!
B) L’Assicurazione di Gesù (v.27)
Durante la dolorosa malattia l’ex segretario di Stato statunitense, John Foster Dulles(Washington, 25 febbraio 1888 – Washington, 24 maggio 1959), ha voluto ascoltare gli inni della chiesa della fede cristiana, questo gli ha dato un grande conforto. Che conforto, che assicurazione, che musica poteva essere la voce di Gesù per i discepoli in quel momento terribile in mezzo alla tempesta!
Noi osserviamo che:
(1) L’assicurazione di Gesù è stata pronta.
v.27: “Ma subito Gesù parlò loro e disse: ‘Coraggio, sono io; non abbiate paura!’”
La parola “subito” (euthús), ha lo stesso significato della parola “subito” del v.22 e quindi indica immediatamente. Gesù rapidamente ha assicurato i discepoli.
(2) L’assicurazione è stata precisa.
v.27: “… ‘Coraggio, sono io; non abbiate paura!’”
Gesù, il maestro compassionevole e paziente, ha assicurato subito con tre affermazioni di conforto e di incoraggiamento: (1) Coraggio, (2) Sono io, e (3) Non abbiate paura.
R.T. France: “Coraggio è, come in Matteo 9:2,22, una rassicurazione data a coloro che hanno buone ragioni per aver paura: non sta a indicare una crisi non reale, ma rivela come con la presenza di Gesù la paura possa essere messa da parte.” Quindi Gesù sta parlando di un pericolo reale che stavano affrontando i discepoli, ma Lui arriva al momento giusto! Gesù è sempre puntuale quando arriva!
La parola “coraggio” (tharséō) indica essere fermi o risoluti davanti al pericolo. Gesù non ci ha promesso che non avremmo avuto mai problemi, ma ci esorta a farci coraggio, ad affrontare le situazioni difficili fermi nella fede(Giovanni 16:33).
Molti studiosi, riguardo l’affermazione di Gesù: “Sono Io” (eimí egṓ- pronome enfatico), sono convinti che sia un’allusione alla definizione del nome di Yahweh quando si presentò a Mosè per chiamarlo a liberare il Suo popolo dalla schiavitù in Egitto (Esodo 3:14; Isaia 43:10-13; 51:12; Matteo 22:32; Giovanni 8:58; Marco 14:62).
Quindi “Sono Io” è un auto-affermazione della Sua divinità, significherebbe che Gesù è di natura divina, confermata dal fatto che Gesù ha camminato sull’acqua,ed ha fatto camminare Pietro sull’acqua e che poi la tempesta si calmò. Quindi in questa sezione Gesù continua a rivelare la Sua vera natura dei discepoli come la sezione precedente (Matteo 14:13-21). Date le circostanze non è un caso che Gesù si sia presentato in questo modo, i discepoli avevano paura e hanno bisogno di rassicurazione, era importante che loro sapessero subito che quello che stavano vedendo non era un fantasma, ma il Figlio di Dio, più di un semplice uomo.
“Non abbiate paura” è un’altra nota di rassicurazione di Gesù tipica di questo Vangelo (Matteo 1:20; 10:26, 28, 31; 17:7; 28:5, 10). Dunque Gesù non solo dice di non essere un fantasma, ma dice soprattutto che è l’Io Sono che liberò e aprì la via in mezzo al mare al popolo d’Israele (Salmi 77:19).
Quindi Gesù come ha creato la natura, ne ha anche il potere e il controllo sulla natura (Giovanni 1:1-3; Colossesi 1.16-17; Ebrei 1:1-3).
C) L’Aspirazione di Pietro (vv. 28-29)
L’aspirazione di Pietro era quella di camminare sulle acque.
vv.28-29: “Pietro gli rispose: ‘Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull'acqua’”. Egli disse: ‘Vieni!’ E Pietro, sceso dalla barca, camminò sull'acqua e andò verso Gesù”.
Gli interpreti sono divisi se la proposta di Pietro è un esempio da imitare di fede oppure un esempio di approccio errato, sconsiderato, impulsivo e immaturo.
Comunque sia noi nell’aspirazione di Pietro vediamo tre aspetti:
(1) In primo luogo, la condizione dell’aspirazione (v.28)
Pietro dice: "Signore se sei tu."
“Signore” (kúrios) in questo contesto, indica potere sovrannaturale, che esercita sul genere umano, supremo in autorità. Pietro era interessato a camminare sulle acque con fede, perché riconosceva che Gesù era in grado di poterlo fare camminare sull’acqua, la moltiplicazione dei pani è ancora vivo in Pietro, ma è anche vero che Gesù aveva dato ai discepoli il potere di fare miracoli (Matteo 10:1). Pietro almeno all'inizio era convinto che la figura sulle onde era davvero Gesù, e lui cominciava a essere convinto che lui e gli altri discepoli potevano fare delle cose incredibili, grazie al potere di Gesù.
(2) In secondo luogo, il coraggio nell’aspirazione. (v.29)
“Comandami di venire da te sull'acqua”.
In questo vediamo il coraggio di Pietro, non è stato solo disposto a camminare sulle acque, ma di camminare sulle acque agitate, durante la tempesta!
Allora Pietro ha chiesto l'impensabile. Ha avuto fede. Come ha detto qualcuno: “La fede in Dio vede l’invisibile, crede l’incredibile e riceve l’impossibile.” Pietro ha chiesto al Signore che gli ordinasse di andare a Lui camminando sull’acqua. Pietro è stato generalmente visto dagli studiosi, come il discepolo impulsivo. Ma qui, vediamo un'audacia che difficilmente può essere creduta. Il ragionamento è questo: se davvero era il Signore, Pietro credeva che per Gesù non era impossibile camminare sulle acque! “La fede è credere in certe cose, quando il buon senso consiglia il contrario”. (George Seaton)
(3) In terzo luogo il comando di Gesù (v.29)
“Comandami di venire da te sull'acqua”.
Pietro avrebbe lasciato la barca solo se il Signore gli è lo avesse ordinato. “Comandami” (keleúō) è proprio un ordine, un comando. Questo è ovviamente collegato a “Signore”. Per Pietro Gesù era più di un semplice uomo. Pietro ha mostrato di avere certamente fede e ci mostra quale sia la natura della vera fede.
La fede implica tre aspetti: la conoscenza, l’assenso o consenso e la fiducia. Pietro conosceva Gesù, aveva delle informazioni riguardo a Gesù (Signore, ha fatto dei miracoli,ecc.) perciò la conoscenza si riferisce all’informazione intellettuale, poi vediamo che credeva al contenuto di quelle informazioni alla natura di Gesù, era convinto che Gesù era potente da farlo camminare sull’acqua, infine la fiducia di affidarsi completamente a Gesù per camminare sull’acqua lasciando la sicurezza della barca e ha camminato fino a quando non ha più guardato a Gesù.
La fede ha una dinamica, dunque, dalla conoscenza alla convinzione alla fiducia, e la fiducia significa attingere alle risorse inesauribili di Dio, in questo caso alla capacità di camminare sulle acqua!
D) L’Affondamento di Pietro (vv.29-30)
v.29: “Egli disse: ‘Vieni!’ E Pietro, sceso dalla barca, camminò sull'acqua e andò verso Gesù”.
Incredibile Pietro ha camminato sull’acqua al comando di Gesù, ma quella camminata miracolosa mozzafiato di Pietro finì ignominiosamente. Pietro cominciò ad affondare nell'acqua.
v.30: “Ma, vedendo il vento, ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò: ‘Signore, salvami!’”
Vediamo:
(1) La ragione dell'affondamento.
Al posto di tenere gli occhi fissi su Gesù, ha guardato e ha messo l’attenzione sulle circostanze, alla minaccia del vento (la manifestazione, gli effetti del vento) ed è affondato. Pietro è distratto dal forte vento. Pietro ha commesso l’errore di concentrarsi più sul problema che su Gesù! La sua mente diventa più colpita dalle circostanze che dalla fede nella potenza di Gesù, e ancora una volta è diventato pieno di paura (phobéō- lo farà ancora Matteo 26:69-75).
Pietro si concentra sulla situazione pericolosa, piuttosto che sulla potenza di Gesù e così comincia ad affondare nell'acqua. Ha camminato a una certa distanza ce l’aveva quasi fatta. Questa è una lezione per noi, noi dobbiamo guardare sempre con fede a Gesù senza essere turbati o avere paura dalle circostanze avverse!!! Nel momento in cui smettiamo di guardare a Gesù e abbiamo paura per le circostanze affondiamo!!! Che non significa perdere la salvezza, ma che veniamo risucchiati dal problema perdendo la pace interiore e la gioia.
(2) La reazione di Pietro nell’affondamento.
v.30: “Ma, vedendo il vento, ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò: ‘Signore, salvami!’”
Questo grido è simile al grido di Matteo 8:25 in un’altra occasione di pericolo di gran burrasca, mentre Gesù dormiva in barca i Suoi discepoli lo svegliarono gridando: Matteo 8:25: “Signore, salvaci, siamo perduti!”
Con grande fiducia, Pietro, lasciata la barca si diresse verso il suo Signore. Sfidando le leggi della natura, Pietro letteralmente camminato sulla superficie di quel mare in tempesta, ma quando ha notato o quanto si rese ulteriormente conto di quanto forte fosse il vento e quindi umanamente parlando precaria la sua situazione, s'impaurì e cominciò ad affondare. Gridò: "Signore, salvami!" Forse Pietro all’inizio per la sua impulsività non si rendeva conto di quello che stava per fare. Questo era il suo problema altre volte agiva impulsivamente senza contarne il costo come quando affermerà fedeltà eterna e incrollabile a Gesù (Matteo 26:33-35), e poi lo ha rinnegato (Matteo 26:69-75).
Quando Pietro cominciò ad affondare si vide in serio pericolo e in quel momento gridò a Gesù per essere salvato. Questo mi fa pensare che solo coloro che sentono il peso del peccato e sono consapevoli della sua gravità e conseguenze(giudizio e inferno) invocano Gesù per essere salvati! Una persona non invocherà Gesù per essere salvato dal peccato e dall’inferno se non è consapevole di questo.
C’è ancora da ricordare che quando Pietro si guardò intorno e si rese conto del forte vento e vide il moto delle onde, ebbe paura e cominciando ad affondare non perse completamente la fede perché gridò a Gesù per essere salvato.
E) L’Assistenza di Gesù (v.31).
v.31: “Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: ‘Uomo di poca fede, perché hai dubitato?’” Afferrare la mano di Pietro e salvarlo dalla tomba d'acqua, richiama alla mente alcune immagini di Dio che pone la Sua mano per salvare il Suo popolo dalle grandi acque (Salmi 144:7; 2 Samuele 22:17; Salmi 18:15-16).
In questo soccorso, assistenza di Gesù:
(1) In primo luogo vediamo la celerità di Gesù nel salvare.
Anche se non sempre è così, dipende dalla sovranità di Dio, Gesù subito stese la mano per soccorrere Pietro. Gesù non tardò a rispondere a questo grido di aiuto.
(2) In secondo luogo vediamo la capacità di Gesù nel salvare.
"Subito, Gesù stesa la mano, lo afferrò” affinché Pietro non sprofondasse. Anche se non è scritto, comunque è implicito che Gesù rimase in piedi e accompagnò Pietro in barca. Solo Gesù è in grado di salvarci dai peccati e dalle conseguenze drammatiche (Giovanni 14:6; Atti 4:12; 1 Timoteo 2:4-5).
(3) In terzo luogo la compassione di Gesù nel salvare.
Nei vangeli vediamo che con la mano tesa, Gesù ha fatto dei miracoli (Matteo 8:3; 14:14). Noi uomini possiamo venire meno alla compassione, ma non Gesù. Gesù è pieno di compassione.
Infine vediamo:
(f) L’Ammonizione di Gesù (v.31)
La salvezza di Pietro non è stato senza rimprovero.
v.31: “Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: ‘Uomo di poca fede, perché hai dubitato?’”
(1) Primariamente vediamo la dichiarazione di Gesù su Pietro.
Gesù chiama Pietro: “Uomo di poca fede”.
“Poca fede” (oligópistos Matteo 6:30; 8:26; 14:31; 16:8; Luca 12:28) non indica l’incredulità (Matteo 13:58 incredulità- apistía) o che Pietro avesse perso la fede, ma che la sua fede in Gesù abbastanza forte da tirarlo fuori dalla barca e di camminare sulle acque, non era abbastanza forte per resistere alla tempesta, era inadeguata, inefficace!
La fede era abbastanza efficace da motivarlo, ma non abbastanza efficace da sostenerlo. Era più una fede emotiva oppure non fermamente radicata oppure l’incapacità di fidarsi completamente a Dio.
(2) Secondariamente vediamo la domanda di Gesù a Pietro.
v.31: “… ‘Uomo di poca fede, perché hai dubitato?’”
Pietro non aveva alcun motivo per dubitare. Aveva visto una serie di grandi miracoli di Cristo, che avrebbe dovuto eliminare ogni dubbio, ma Pietro è come molti di noi. Abbiamo tutta una serie di vantaggi spirituali, ma la nostra fede è così piccola e volubile.
“Dubitato”(distázō) non indica un’incredulità definitiva, una mancanza di fede assoluta, ma esitazione, incertezza, indecisione o una mente divisa. Suggerisce l'idea di cercare di andare in due direzioni diverse in una volta o di servire due padroni contemporaneamente.
III GLI EVENTI DOPO CHE GESÙ CAMMINASSE SUL MARE (v.32).
Noi vediamo:
A) La Calma (v.32).
v.32: “E, quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò”.
Una volta saliti in barca, dove si trovano gli altri discepoli, il vento si placa. Questa è la seconda volta che i discepoli assistono alla calma della tempesta come in Matteo 8:26 per opera di Gesù che sgridò i venti e i mari. In questo caso Matteo non registra parole o azioni di Gesù, ma dice che quando salirono il vento si calmò. Questo non è un caso, ma è un segno dell’autorità di Gesù che ha sulla natura come in Matteo 8:26.
Noi vediamo:
B) Il Culto dei discepoli (v.33)
v.33: “Allora quelli che erano nella barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: ‘Veramente tu sei Figlio di Dio!’”
Questo è il culmine della storia. Il fatto che Gesù cammina sull’acqua, che lo abbia fatto anche Pietro per ordine di Gesù, il fatto che Gesù salva Pietro e inoltre che si fece bonaccia nel momento in cui Gesù salì sulla barca, spinsero i discepoli a prostrarsi davanti a Gesù in adorazione e a riconoscerlo come il Figlio di Dio.
Nel culto noi vediamo:
(1) La Prostrazione dei discepoli.
“Si prostrarono davanti a lui”.
“Prostrarsi” (proskunéō) senso di base abbassarsi fino a baciare i piedi di qualcuno, l’orlo della veste o il terreno di fronte a lui; ed esprime riverenza e meraviglia, rendere omaggio, usato anche per Dio (Matteo 4:10; Giovanni 4,21-24; 1 Corinzi 14:25; Apocalisse 4:10; 5:14; 7:11; 11:16; 19:10) e altre volte per Gesù (Matteo 2:2,8,11; 8:2; 9:18; 15:25; 20:20; 28:9,17; Giovanni 9:38; Ebrei 1:6).
(2) La Confessione di fede dei discepoli
v.33: “Veramente tu sei Figlio di Dio!”
Questo è detto in modo più enfatico possibile. Già i discepoli dopo che Gesù calmò la prima volta, si chiesero che tipo di persona fosse Gesù che calma i mari e i venti (Matteo 8:27), ora si danno una risposta:“ Tu sei veramente il Figlio di Dio!”
“Veramente” (alēthṓs)è una forte affermazione di certezza, i discepoli non hanno dubbi a riguardo. Ma non è facile capire che cosa intendessero i discepoli dicendo a Gesù che è il Figlio di Dio, Matteo usa “Figlio di Dio” per indicare la condizione e il rapporto unico che c’è tra Dio il Padre e Gesù (Matteo 3:17), per indicare identità sovrannaturale (Matteo 8:29), per indicare la capacità di trasmettere la conoscenza del Padre e di esercitare l’autorità del Padre. (Matteo 11:27).
Alcuni studiosi pensano che per i discepoli era che Gesù fosse il messaggero di Dio unico, l’agente messianico di Dio o il Messia (Salmi 2:7; Isaia 42:1-4).
Comunque i discepoli affermando che Gesù è il Figlio di Dio, lo stanno mettendo al posto più alto, anche se non è facile capire esattamente ciò che loro avevano capito fino a quel momento, sicuramente hanno l’idea che Gesù sia sovrannaturale, un uomo che sorpassava l’ordinario, che abbia un rapporto speciale con Dio.
CONCLUSIONE.
Cosa impariamo da questa vicenda?
1) Noi impariamo, in primo luogo che Gesù il Salvatore e Signore ha un assoluto dominio su tutte le cose create.
Vediamo che Gesù camminava sul mare come se fosse terraferma, come se fosse un pavimento solido sotto i Suoi piedi. Certo noi siamo limitati a capire come questo può avvenire e per gli scienziati sia una cosa impossibile, ma non per Gesù, Colui che ha creato e controlla la natura può anche camminare sull’acqua. Ciò che per noi è impossibile per Gesù è possibile, ricordiamocelo nei nostri problemi e difficoltà, davanti certe situazioni umanamente impraticabili o impossibili. Questo è un grande incoraggiamento per tutti i veri cristiani. Non c'è nulla del creato, che non sia sotto il controllo di Cristo (Colossesi 1:16-17; Ebrei 1:1-3).
2) Noi impariamo, in secondo luogo, quale potere Gesù può dare a coloro che credono in lui.
Pietro scende dalla barca per volontà di Gesù e cammina sulle acque. Gesù può fare grandi cose attraverso coloro che lo ascoltano e gli sono sottomessi secondo il Suo piano, però! (Giovanni 14:12; 15:1-9; Filippesi 4:13).
3) Noi impariamo, in terzo luogo i guai che possiamo avere quando dubitiamo.
Noi affondiamo quando guardiamo più alle circostanze e non ha Gesù! Quando non esercitiamo una fede costante e piena in Gesù, noi affondiamo.
La paura è infondata quando Cristo è presente!! E Gesù è sempre presente!
4)Noi impariamo, in quarto luogo che Gesù è paziente e compassionevole sempre pronto ad aiutarci.
Pietro è affondato, ha gridato a Gesù per essere salvato ed è stato salvato, non è stato lasciato abbandonato a se stesso. Gesù non abbandona il Suo popolo (Matteo 28:20).