Giacomo 1:21: Il modo come ricevere la Parola di Dio.
I veri cristiani sono appassionati per la Parola di Dio, si deliziano nell’ascolto della Parola di Dio. Salmi 1:1-2: “Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE, e su quella legge medita giorno e notte”.
I peccatori non amano la Parola di Dio e quando sono esortati a camminare secondo la via del Signore rispondono negativamente come leggiamo in Geremia 6:16: "Così dice il SIGNORE: 'Fermatevi sulle vie e guardate, domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa; voi troverete riposo alle anime vostre!' Ma quelli rispondono: ‘Non c'incammineremo per essa!’"
Giacomo continua il discorso su quanto detto prima, il perciò è una deduzione conclusiva che si riferisce alla Parola di verità, il Vangelo, che ha rigenerato, e che sono chiamati a continuare ad ascoltare!
Giacomo aveva enfatizzato prima, la prontezza nell’ascoltare la Parola di Dio, ora si riferisce al modo come dobbiamo riceverla.
Giacomo fa un appello diviso in due parti:
1) La prima parte è negativa deporre la malizia e l’impurità;
2) La seconda parte è positiva ricevere la parola con mansuetudine.
Noi vediamo tre aspetti importanti che dobbiamo considerare in questo versetto affinché possiamo trarne profitto, beneficio dalla Parola di Dio.
Il primo aspetto è:
I LA PREPARAZIONE NEL RICEVERE LA PAROLA DÌ DIO.
Siamo chiamati a prepararci, nel senso di atteggiamento. Il tempo del verbo “deposta” (apothemenoi- participio aoristo- significa che è antecedente al verbo principale ricevuto oppure è participio avverbiale condizionale) indica che prima di ricevere la Parola di Dio siamo chiamati a sbarazzarci del peccato!
“Deposta” comporta un unico atto (aoristo), una rottura definitiva con il passato, che precede il ricevere la Parola di Dio.
Prima che la Parola di Dio possa produrre in noi il suo corso di giustizia, noi dobbiamo rinunciare al peccato, quel peccato che fa da muro tra noi e la giustizia. Perché mai Giacomo dice che, prima di ricevere la Parola di Dio con mansuetudine, siamo chiamati a sbarazzarci del peccato? Perché il peccato non solo c’impedisce di ricevere la Parola di Dio, ci rende sordi e insensibili alla Parola di Dio, ma anche ci svia dalla volontà e dalla verità di Dio! (Romani 1:18-23;6:17; 2 Corinzi 4:4; Efesini 2:1-3; 1 Timoteo 4:2).
Il cuore umano è come un giardino che se lasciato a se stesso, il suolo produrrebbe solo erbacce e si sa che il contadino prima di seminare prepara il terreno togliendo le erbacce!! Giacomo ci esorta a "tirare fuori le erbacce" e preparare il terreno per ricevere la Parola di Dio!
Quindi prima di ricevere la Parola dobbiamo fare:
A) Un'Indagine.
Dobbiamo vedere dentro di noi per capire cosa c’è veramente. Questo significa stare a contatto con noi stessi, dedicarsi del tempo davanti al Signore in preghiera per cercare di capire quali sono i nostri veri desideri, le nostre motivazioni e i nostri pensieri. Questa indagine interiore va fatta in modo serio, approfondito e con onestà, (non ha senso nascondere i nostri peccati), poi saremo pronti a ricevere la Parola di Dio!
Purtroppo una delle cose più difficili, anche per i cristiani del nostro tempo, è il riconoscere la presenza del peccato nella sua vita e intorno a questo, tendiamo in qualche modo a non pensarci o lo giustifichiamo, non si sente il peso del peccato!
Questa mancanza è dovuta a una mancanza di comunione con Dio, di consapevolezza della santità, della maestà, giustizia e amore di Dio! Ma anche di una coscienza morta non risvegliata dalla presenza dello Spirito Santo!
Dovremmo essere colpiti dal fatto che la Bibbia non cerca di ammorbidire la natura del peccato, e quindi di oscurare la reazione negativa di Dio nei confronti di esso. Così noi non dobbiamo indugiare con il peccato, non dobbiamo scusarlo, e nemmeno ricorrere a eufemismi (parlando di esso come "inibizioni", debolezze psicologiche, influenze ambientali, fattori ereditari, ecc.) con lo scopo di sminuirlo o giustificarlo per renderlo meno grave, meno peccaminoso! il peccato per Dio è peccato e va chiamato per nome!
Non solo siamo chiamati a guardarci dentro e vedere che cosa c’è, ma poi siamo chiamati ad un’:
B) Intervento.
Siamo chiamati a togliere il peccato nella nostra vita in modo drastico e radicale.
Ebrei 12:1: “Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta”.
“Deposta” ha un significato simile al pentimento e indica liberarsi, mettere da parte, rimuovere, disfarsi, spogliarsi completamente.
“Deposta” è una metafora per indicare il togliere un vestito, infatti la parola (apotithemai) indica prendere il vestito e metterlo giù da parte, per esempio la stessa parola la troviamo quando quei testimoni della lapidazione di Stefano, deposero i loro mantelli ai piedi di Saulo (Atti 7:58). Quindi, il deporre indica il gettare via, cessare un modo di vivere precedente. Esprime l'idea di un completo e radicale cambiamento di stile di vita.
La stessa parola è usata per indicare:
di liberarci delle opere delle tenebre e di indossare le armi della luce (Romani 13:12);
di spogliarci del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici e di rivestire il nuovo che è creato ad immagine di Dio (Efesini 4:22-24);
di far morire ciò che è terreno in Colossesi 3:8;
in 1 Pietro 2:1 dice di sbarazzarci di ogni cattiveria, di ogni frode, invidie e maldicenza.
Giacomo non sta parlando di conversione, ma si rivolge ai credenti, o almeno a coloro che si definiscono tali, li esorta a deporre il vestito sporco d’impurità e di malizia.
Quindi:
(1) Dobbiamo rimuovere ogni impurità.
Giacomo dice ogni tipo di impurità, quindi tutti i tipi di impurità (rhuparian).
“Impurità” indica sporcizia, sudiciume come lo usa Zaccaria 3:3-4: “Giosuè era vestito di vesti sudicie, e stava davanti all'angelo. L'angelo disse a quelli che gli stavano davanti:‘ Levategli di dosso le vesti sudicie!’ Poi disse a Giosuè:‘Guarda, io ti ho tolto di dosso la tua iniquità e ti ho rivestito di abiti magnifici’”.
Inoltre “Impurità” era una parola usata per indicare non solo abiti sporchi, ma anche consumati come quelli dei poveri (Giacomo 2:2).
Ma questa parola viene da un’altra parola (rhupos) che quando era usata in medicina indicava il cerume da asportare affinché ci si potesse sentire. Da qui nell’aspetto etico, impurità significa moralmente contaminato, inquinato, bassezza morale o ignobile.
Il peccato ci condiziona nel ricevere la Parola di Dio è il cerume all’orecchio, chi ne soffre sa che non sente bene! Il non sentire a volte è pericoloso! Nel 2006 un albero d’ ippocastano di 20 metri che aveva delle radici marce cade su una comitiva di sordomuti, 15 rimangono feriti, uno muore. Se avessero sentito il rumore della caduta o le urla della gente che li avvertiva, probabilmente potevano scampare.
Il peccato ci rende sordi alla Parola di Dio e ostacola la nostra crescita spirituale con conseguenze disastrose per la nostra vita e per la testimonianza. Pertanto dobbiamo togliere il cerume del peccato, altrimenti saremo sordi alla Parola di Dio. Quindi quando volontariamente tratteniamo il peccato non è possibile trarre profitto dalla Parola di Dio!
Giacomo, così, ci esorta a liberarci di tutta la spazzatura, dell’immondizia come traduce le Paoline.
Giacomo usa la parola "impurità" perché vuole creare nei suoi lettori un profondo senso di orrore riguardo ogni peccato.
Dio odia il peccato, è disgustato dal peccato (Salmi 5:4-6; 11:5-7; 15; 95:10; Proverbi 15:9,26; Isaia 59:1-2; Geremia 44:4; Abacuc 1:13; Zaccaria 8:17) e così dovrebbe essere anche per coloro che fanno parte del Suo popolo.
Inoltre:
(2) Dobbiamo rimuovere la malvagità.
Siamo chiamati a togliere il residuo di malizia.
Vediamo:
a) La Quantità della malizia.
“Residuo” (perisseía) può far pensare a qualcosa di superfluo, ma indica qualcosa che si è accumulata, sovrabbondante, una grande quantità, al di sopra del normale (Romani 5:17; 2 Corinzi 8:2; 10:15). Quindi residuo di malizia si riferisce ad una grande misura che non deve essere presente in un credente.
“Residuo di malizia” indica che il cuore è pieno di malizia che si manifesta nelle azoni peccaminose. L'immagine è di una tale abbondanza di male nel cuore che sgorga e trabocca nelle sue manifestazioni esteriori malvagie.
Ma che cosa è la malizia(Kakia)? Vediamo:
b) La Qualità della malizia.
La parola “malizia” appare nell’elenco di altre perversità morali, quindi denota una disposizione al male, alla corruzione morale (Romani 1:29; Efesini 4:31-32; Colossesi 3:8; Tito 3:3; 1 Pietro 2:1). Qui si riferisce alla malvagità, la cattiveria! (Atti 8:22; cfr. Giudici 9:56; Geremia 1:16; Osea 9:15; Romani 1:29; 1 Corinzi 14:20; 1 Pietro 2:16).
La malizia è una disposizione, un’abitudine della mente ad agire deliberatamente con intento malvagio in modo particolare nel danneggiare gli altri, contraria all’amore (Tito 3:3; 1 Corinzi 13:4-7; Efesini 4:31-32). Indica una cattiveria consapevole, intenzionale e determinata, un atteggiamento non cristiano basato su false credenze; è l’esistenza sotto l’ira di Dio, una mancanza di amicizia con Dio e di conseguenza dagli uomini, quindi distrugge le relazioni.
Questa frase in Giacomo richiama l'attenzione sul fatto che la malvagità è in realtà un’escrescenza del carattere, non una normale parte del carattere cristiano! Che cosa è l’escrescenza? È una protuberanza, a volte di natura morbosa, sulla superficie della pelle o delle mucose, il rigonfiamento dei tessuti superficiali, tipo cisti, tumori.Nel senso religioso sono atteggiamenti, sentimenti, incompatibili con la nuova nascita, con il carattere spirituale che vanno eliminati! Giacomo si rivolge a coloro, che sono cristiani, probabilmente neo-convertiti o che dicevano di esserlo, esortandoli a lasciare che il Vangelo abbia il suo pieno effetto nella loro vita! Giacomo esorta a rimuovere la malvagità dal proprio cuore!
II LA RICEZIONE DELLA PAROLA DÌ DIO.
Noi vediamo il modo come ricevere la Parola di Dio. È scritto: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio”. (Deuteronomio 8:3; Matteo 4:4).
Come il nostro corpo non può vivere senza cibo, così la nostra fede può vivere senza la Parola di Dio.
La Parola di Dio è il nutrimento della nostra fede, senza di essa non possiamo vivere! Perciò dobbiamo nutrirci di essa!
Ma affinché possiamo trarne beneficio noi dobbiamo avere uno:
A) Spirito Ricettivo.
Nello spirito ricettivo vediamo tre aspetti importanti:
(1) Noi dobbiamo accogliere la Parola di Dio con Disponibilità.
Qualcuno potrebbe dire: “Ma i destinatari sono stati rigenerati da questa Parola e la Parola è stata piantata in loro perché allora dice di riceverla?”
Cosa significa riceverla?
“Riceverla” (déchomai) indica accogliere, dargli il benvenuto (Luca 16:4; Giovanni 4:45; Galati 4:14); accettare (Atti 22:5; 28:21; Filippesi 4:18), approvare, credere che sia la verità (Matteo 11:14; Atti 8:14; 11:1; 17:11; 2 Corinzi 11:4) e quindi non rigettarla!Perciò non è solo una passiva accettazione, ma indica l’urgenza, accogliere con tutto il cuore, si riferisce a dare attenzione alla Parola di Dio.
(2) Noi dobbiamo accogliere la Parola di Dio in modo Duraturo.
Il verbo “ricevete” (imperativo aoristo) indica un comando e riceverla una volta è per sempre. Questo ha fatto pensare ad alcuni che qui si riferisca alla conversione, ma non è solo un’esortazione per i non credenti alla conversione, ma anche per i credenti. Come avevamo lo zelo iniziale per la Parola di Dio appena credenti, così quel medesimo zelo, quel primo amore deve continuare per sempre in noi!
(3) Noi dobbiamo accogliere la Parola di Dio in modo che sia Dominante.
Ricevere la Parola implica che: la Parola deve essere accolta per essere il fattore dominante della nostra vita!
Una cosa è avere la Parola e l’altra cosa è che la Parola sia accolta in modo tale che sia il fattore dominante della nostra vita, la norma per la nostra vita! Il Regno di Dio o il Cristianesimo, il messaggio cristiano, non è soltanto qualcosa d’interesse intellettuale su cui discutere e argomentare, e non ha solo a che fare con il nostro assenso intellettuale: credere che sia solo la verità, che la Bibbia è verità, leggerla, parlare di essa ed essere interessata ad essa, il credere nei suoi insegnamenti.
Oltre a tutto ciò implica che noi ci sottomettiamo alla Parola di Dio e seguiamo i suoi insegnamenti dottrinali, morali e spirituali praticamente! Quando una persona è nata di nuovo, è un vero credente avrà quest’atteggiamento verso la Parola di Dio, un atteggiamento di obbedienza.
Romani 6:16-18: “Non sapete voi che se vi offrite a qualcuno come schiavi per ubbidirgli, siete schiavi di colui a cui ubbidite: o del peccato che conduce alla morte o dell'ubbidienza che conduce alla giustizia? Ma sia ringraziato Dio perché eravate schiavi del peccato, ma avete ubbidito di cuore a quella forma d'insegnamento che vi è stata trasmessa; e, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia”.
La dottrina cristiana dell’ obbedienza a Dio e alla Sua volontà è in gran parte trascurata nei moderni ambienti religiosi, e molti nelle nostre chiese pensano che l’unico obbligo di obbedire è quello di credere in Gesù per essere salvati all’inizio della nostra vita cristiana!Il credente è stato liberato dal peccato ed è diventato servo della giustizia! Tozer disse che: “ La volontà è la sede della vera religione nell'anima”. Non c’è una vera conversione in uomo o in una donna se la sua volontà non si è arresa in un’obbedienza attiva al Signore, quindi a tutta la Sua Parola! Non esiste la vera fede senza obbedienza a Dio! Qualsiasi vera sottomissione a Dio include la buona volontà a prendere ordini in tutto ciò che vuole Lui! (Deuteronomio 30:11-14; Giosuè 1:8; Salmi 119:57-60).
Nel mondo cristiano c’è il vanto che la Bibbia è il bestseller del mondo, il libro più letto al mondo, ma sembra un vanto senza senso quando noi pensiamo al carattere e alla finalità della Bibbia (Cfr. Tito 3:16). Non è il numero di Bibbie vendute che conta, e nemmeno quante persone la leggono, ciò che conta è quanti effettivamente credono a quello che leggono e si abbandonano o si sottomettono alla Bibbia. Lo scopo della Bibbia è quello di portare gli uomini a Cristo, per farli santi e di prepararli per il cielo.
Inoltre affinché possiamo trarne beneficio noi dobbiamo avere uno noi dobbiamo avere uno:
B) Spirito Remissivo.
Dobbiamo accogliere la Parola con mansuetudine.
“Dolcezza” (prautēti) è essere mansueti!
(1) La mansuetudine è una Caratteristica dei discepoli di Gesù.
Coloro che fanno parte del regno di Dio sono mansueti (Matteo 5:5), è il frutto della presenza dello Spirito Santo in noi (Galati 5:23), indica che siamo discepoli di colui che il mansueto per eccellenza Gesù, che era mansueto (Matteo 11:29; 21:5), perciò siamo esortati a comportarci in modo degno di questa chiamata con umiltà e mansuetudine dice Efesini 4:2, gli eletti sono chiamati a vestirsi di mansuetudine (Colossesi 3:12).
W.Bauder: "Quando il Nuovo Testamento esorta alla mansuetudine (praǘtēs,) non si riferisce a un modo di comportarsi esercitato dalla volontà umana, ma a un segno distintivo della redenzione (Efesini 4:2 della chiamata; Colossesi 3:12 elezione) non una qualità del carattere, ma a un frutto dello Spirito Santo Galati 5:23……..Non è dunque espressione del temperamento umano, ma si manifesta là dove gli uomini sono in comunione con Gesù Cristo e vengono sempre più uniformati alla sua immagine per opera dello Spirito Santo".
Quindi la mansuetudine è segno che siamo salvati, che siamo in comunione con Gesù, e cammin facendo assomigliamo sempre a Lui perché lo Spirito Santo sta lavorando in noi.
(2) La mansuetudine è in Contrasto con l’ira (Giacomo 1:20)
La mansuetudine non è debolezza, ma uno spirito premuroso e gentile, la buona volontà di imparare e di offrirsi volontariamente, completamente e radicalmente a Dio in una sottomissione. Si tratta di una disposizione interiore, contraria all’auto-affermazione. Invece di affermare se stessi in modo sfrontato con ira, siamo chiamati a ricevere la Parola di Dio in modo umile e di lasciarci insegnare, privi di orgoglio e di amarezza.
Una sera durante un evangelizzazione, un paralitico fu messo con la sua carrozzella vicino la piattaforma. Nella parte preliminare del culto, il leader che guidava il culto rivolgendosi a lui gli disse quale fosse il suo inno preferito. Lui immediatamente rispose: “Conta le Sue Benedizioni!” Non c'era nessuna lamentela in quest’uomo, ma solo un vivo senso della bontà di Dio! Una grande fede, ma anche mansuetudine!
Noi siamo chiamati a essere mansueti! Non dobbiamo pensare di sapere già tutto e di sentirci già pienamente maturi! Il mansueto non fa questo!
La mansuetudine è una combinazione di gentilezza, modestia, umiltà, pazienza, sottomissione. Il mansueto è uno che si fa insegnare e modellare, che riceve con prontezza la Parola di Dio senza obiezioni, senza opposizioni arroganti, senza discussioni egoistiche, senza pregiudizi, senza accecanti tradizioni sintetiche (artificiali), senza filtri o senza versetti di convenienza e accomodanti per i propri interessi!
Ricevere con dolcezza la Parola di Dio, sia in privato o in chiesa, significa avere un cuore aperto nel ricevere ciò che il Signore vuole dirgli e avrà un atteggiamento di mettere in pratica ciò che è la volontà di Dio.
Quindi ricevere la Parola di Dio con mansuetudine non significa passività, ma è una disposizione attiva nel fare la volontà di Dio, nel lasciarsi modellare da Dio come il vaso nelle mani del vasaio e di lasciarci correggere così cresceremo!
III LA MOTIVAZIONE NEL RICEVERE LA PAROLA DÌ DIO CON MANSUETUDINE.
I motivi per cui noi dobbiamo ricevere la Parola di Dio con mansuetudine.
Troviamo due motivi:
A) Perché la Parola di Dio è piantata(émphutos) in noi.
“Piantata” ha il significato letterale di piantare un seme nel terreno. Qui è usata metaforicamente per la Parola di Dio che è impiantata nel cuore del credente (Matteo 13:8,23; Luca 8:15).
Questo seme deve crescere, svilupparsi. Ma la parola “piantata” aveva anche il significato di innato, naturale. Ovviamente non è innato nel senso di conseguenza ad una nascita fisica, perciò non è presente in tutte le persone, ma innato con la nuova nascita come conferma il v.18, e può avere anche il significato che è in noi in modo permanente, stabile è radicata! Forse Giacomo ha in mente Geremia 31:33 dove parlando del Nuovo Patto è scritto: “Ma questo è il patto che farò con la casa di Israele, dopo quei giorni, dice il Signore: io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno il mio popolo”.
Giacomo ricorda ai suoi lettori che hanno sperimentato il compimento di questa meravigliosa promessa; ricorda loro che la Parola che li ha salvati non può essere soppressa dopo la conversione. Dio ha messo dentro il cuore dei veri credenti, in modo permanente e stabile la Sua Parola non solo per la loro nuova nascita, ma anche per la loro autorità e guida per il loro comportamento!
La Parola di Dio non è un libro morto.
È una parola viva come una pianta prospera in grado di trasformare la nostra vita e il comportamento. Se sei nato di nuovo, la Parola di Dio è piantata nel tuo cuore e influenzerà il tuo comportamento!
La riceverai senza resistenza, senza opposizione, senza lamentazioni! Ci saranno i frutti come un albero piantato nel terreno porta frutto, così la Parola di Dio, il Vangelo porta frutto nella tua vita! (Marco 4:8).
Li vedi i frutti del Vangelo, i frutti della nuova nascita nella tua vita?
Il secondo motivo è:
B) Perché la Parola di Dio ha il Proposito di salvare le anime nostre.
In questo vediamo:
(1) La Capacità della Parola di Dio.
La Parola di Dio è potente.
“Può” (dúnamai) indica la capacità, il potere, quindi qualcosa che non trova ostacoli, infatti, troviamo questa Parola nella traduzione dei Settanta ( traduzione greca dell’Antico Testamento ) per indicare il potere di Dio, nel creare e sostenere il mondo! (Geremia 27:5; 32:17). Oppure come Dio ha fatto uscire il Suo popolo dall’Egitto inserendoli nella terra promessa schiacciando i nemici di Israele! (Esodo 15:6,13; 32:11; Deuteronomio 9:26).
Nel Nuovo Testamento noi troviamo scritto altre volte il potere del Vangelo nel salvare i credenti. Romani 1:16: “Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco”. Così ancora in 1 Corinzi 1:18 leggiamo: “Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio”. Dio salva attraverso la Sua Parola predicata!
Ma la salvezza è:
(2) La Condizione dei credenti.
Il verbo “salvare” (só̄zō aoristo ingressivo) indica una condizione, quindi Giacomo sta dicendo che il Vangelo li ha rigenerati, che sono nella condizione di persone salvate, loro hanno sperimentato già la potenza salvifica della Parola di Dio!
a) La salvezza è una condizione Stupenda.
Provate ad immaginarvi di essere in una situazione di pericolo, tipo che avete deciso di fare una crociera, la nave ha dei problemi, fate naufragio, siete in mezzo agli squali da diverse ore senza mangiare, da soli e arriva qualcuno vi tira fuori e vi porta in un Hotel di benessere a cinque stelle per rimettervi in buona salute ed è tutto pagato…., non è una condizione meravigliosa? Qui Giacomo sta parlando di una salvezza ancora più bella, meravigliosa, stupenda!
La parola “salvare” indica salvare da un’incombente minaccia oppure far uscire salvo da una situazione pericolosa, quindi preservazione, liberazione, protezione, salute! Nel Nuovo Testamento consiste innanzitutto nell’essere libero dai propri peccati grazie al sacrificio di Cristo (Matteo 1:21; Luca 1:68-69,71,77; cfr. Luca 7:41-48; 19:10; 1 Timoteo 1:15) e dall’ira di Dio nel giorno del Suo giudizio (Atti 17:30; Romani 5:9,10; 13:11; 1 Corinzi 3:15; 5:5; 1 Tessalonicesi 5:9; Filippesi 2:12; 1 Timoteo 4:16; 2 Timoteo 4:18; Ebrei 9:28; 1 Pietro 1:5,9; 2:2; 4:18).
b) È una condizione Sicura.
Il verbo “salvare”(aoristo)indica un lavoro già completato. La salvezza è già presente (Luca 19:8; Atti 2:47; 2 Corinzi 6:2; Romani 8:24; Efesini 2:25; Tito 3:5; 1 Corinzi 1:18; 2 Corinzi 2:15), ma non sarà che definitiva e completa se non all’ingresso del regno dei cieli, questa sarà la vita eterna (1 Timoteo 1:16; 6:12). Giacomo usa questa parola per una salvezza futura (Giacomo 2:14; 4:12; 5:20). Anche se ancora non siamo in cielo, è sicuro che ci saremo in virtù del sacrificio di Gesù! (Romani 8:28-39).
Giacomo sottolinea come già avete sperimentato la potenza salvifica della Parola, se è così importante e potente, allora ne vale la pena riceverla con mansuetudine, inoltre se Dio ci ha salvati tramite la Sua Parola, continuate a riceverla con mansuetudine, se già vi ha fatto del bene, continuate a riceverla. Inoltre questa è la prova che siamo davvero salvati!
L'atteggiamento di una persona verso la Parola di Dio è una prova della loro fede.
L'atteggiamento di una persona verso la Parola di Dio è una prova della loro fede.
CONCLUSIONE.
Il nostro benessere spirituale ed eterno dipendono da come noi riceviamo la Parola di Dio!
Il cristianesimo e la chiesa in generale sono afflitti da una malattia che si manifesta quotidianamente nell’apatia e nella paralisi spirituale dei suoi membri.
Questa malattia è: molti cristiani non sono consapevoli o rifiutano di riconoscere il netto contrasto che c’è e che deve esserci moralmente tra la chiesa e il mondo con i propri sistemi e visione.
La tragedia, inoltre è che molti cercano di riconciliare o negoziare il mondo e la chiesa.
Ma se riconosciamo la Signoria di Cristo, se siamo nati di nuovo, se la Sua Parola è stata piantata in noi, noi metteremo in pratica la Parola di Dio, mostreremo la santità e la consacrazione in mezzo a questa generazione malvagia e perversa!
Sicuramente dobbiamo essere come Maria che volle stare ai piedi di Gesù ad ascoltare la Sua Parola (Luca 10:38-42), ma è ancora più importante è che noi abbiamo uno spirito ricettivo e remissivo se la Sua Parola è davvero piantata in noi, se siamo davvero salvati!
Una disposizione ribelle, irragionevole, ostinata è del tutto estranea a quello spirito di docilità che deve sempre caratterizzare un vero cristiano e cioè: “Parla, Signore, il tuo servo ascolta, comanda, e io obbedirò".
Coloro che obbediscono sono chiamati da Gesù Suoi amici (Giovanni 15:4).
Gesù ha riservato una dei Suoi più gravi rimproveri per coloro che lo chiamano Signore e non gli obbediscono! (Luca 6:46).