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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Il significato teologico della passione di Gesù Cristo.

Matteo 26:14-27,66: Il significato teologico della passione di Gesù Cristo
Noi vediamo che l'ultima cena ha un significato teologico importante perché richiama alla Pasqua, al sacrificio e quindi al Nuovo Patto, o alla Nuova Alleanza (cfr. per esempio Matteo 26:17-29; 1 Corinzi 11:23-26). 

La morte di Cristo ha un significato teologico molto vasto che richiederebbe più di una predicazione, perciò mi limiterò a fare alcune considerazioni.

In primo luogo consideriamo:  
I IL SIGNIFICATO IMPORTANTE PER IL CRISTIANESIMO 

Prima di tutto:
A) La morte di Cristo è il contenuto fondamentale del Vangelo 
Il termine “vangelo” (euangelion) significa "buona notizia". 

I quattro racconti della vita terrena di Gesù sono chiamati Vangeli. 

Paolo dice che il Vangelo consiste nella morte di Cristo per i nostri peccati, che fu seppellito; che è stato risuscitato (1 Corinzi 15:1-5).  

La legge mosaica, il sermone sul monte, l'insegnamento e l'esempio di Cristo, mostrano a noi i nostri peccati e ci rivelano la necessità di un Salvatore, ma non forniscono il rimedio per il peccato. 

Questo rimedio si trova solo nella morte di Cristo. (Matteo 1:21; Romani 6:23). 

Poi vediamo:
B) La morte di Cristo è il cuore del Cristianesimo
Mentre le altre religioni fondano l’importanza e la pretesa di riconoscimento nell’insegnamento dei loro fondatori; il cristianesimo si distingue non solo per l’insegnamento, ma anche per l'importanza che assegna alla morte e alla resurrezione del Suo Fondatore. 

Togliere la morte di Cristo significa non avere nessuna salvezza. 

Togliete la croce e non ci sarà più cristianesimo! 

A conferma che la morte, la croce di Cristo è il cuore del cristianesimo c’è il fatto che era il tema della predicazione apostolica (cfr. per esempio 1 Corinzi 1:18,23; 2:1-2; Galati 6:14).

C) La morte di Cristo è la chiave della salvezza 
Riferendosi alla Sua morte, Gesù dice in Giovanni 3:14-17: "E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna.  Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.  Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio". 

Giovanni 12:24 dice: “In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto". 

Gesù doveva morire per salvarci dai nostri peccati (cfr. per esempio Matteo 16:21; Luca 17:25; 24:7; Atti 17:3). 

Gesù è il Salvatore del mondo! Solo Lui è nessun altro! (cfr. per esempio Giovanni 4:42; Atti 4:12). 

D) La morte di Cristo è la causa principale dell’incarnazione di Gesù
La Sua morte non fu un ripensamento, né un incidente, ma la realizzazione di uno scopo ben definito in relazione con l'incarnazione. 

Lo scopo dell’incarnazione era di salvare i peccatori attraverso la croce. 

In Marco 10:45 leggiamo: “Poiché anche il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”. (Cfr. Ebrei 9:26; 1 Giovanni 3:5). 

La morte di Cristo è rappresentata come il pagamento di un riscatto (lútron). 

L'idea di riscatto è quella del pagamento di un prezzo, al fine di liberare chi è in schiavitù, infatti, nel primo secolo questa parola era usata per la liberazione di schiavi o di prigionieri. 

Il prezzo della libertà del peccatore, non è stato il denaro, la ricchezza materiale, ma è stata la morte di Gesù, il sangue prezioso di Cristo! (Giovanni 3:16; 1 Pietro 1:18-20). 

I credenti, una volta riscattati appartengono a Dio (Tito 2:14) con grandi benefici: 1) Gesù ci libera dalla condanna della legge (Galati 3:13); 2) Gesù ci libera dagli obblighi della legge che l’uomo non riesce a soddisfare (Romani 6:14); 3) Gesù ci libera dal potere del peccato (Romani 8:3-4; Tito 2:14). 4) Gesù ci libera dal potere di Satana (Atti 26:18; 2 Timoteo 2:26; Ebrei 2:14-15). 5) Gesù ci libera dall’ira futura di Dio (1 Tessalonicesi 1:10; 5:9). 

Noi troviamo un altro termine simile a “riscatto”, la parola “redenzione” (agorázō) che significa “acquistare al mercato “(degli schiavi) “essere tirato fuori dal forum”, dal mercato degli schiavi. (1 Corinzi 6:20; 7:23, Apocalisse 5:9, ecc.). 
In secondo luogo consideriamo:
II LA SOSTANZA DELLA MORTE DI CRISTO
La croce di Cristo è l’unico posto per l’uomo dove Dio perdona i nostri peccati! 

Ma perché il nostro perdono dovrebbe dipendere dalla croce di Cristo? 

Dio non poteva scegliere di perdonarci diversamente? 

Perché era necessario far morire Gesù e farlo soffrire con una morte orrenda? 

A) In primo luogo vediamo che la morte di Gesù è stata un Sacrificio
La morte di Cristo è stata un sacrificio (Efesini 5:2) e viene associata al sacrificio per il peccato dell’Antico Testamento. 
Per esempio Gesù è l’Agnello pasquale (Esodo 12- Giovanni 1:29;35- 1 Corinzi 5:7); è il sacrificio propiziatorio (cfr. per esempio Romani 3:25; Levitico 16). 

Inoltre l'aspetto sacrificale della morte di Cristo è visto nei frequenti riferimenti al Suo sangue. (Romani 3:25; 5:9; Efesini 1:7; 2:13; Colossesi 1:20; Ebrei 9:22). 

Il sangue ricorda i sacrifici rituali per l’espiazione del peccato (Levitico 17:11). 
Questi sacrifici erano solo ombre del Vero Sacrificio fatto da Gesù una volta e per sempre. (cfr. per esempio Ebrei 10:1-10).

B) In secondo luogo la morte di Gesù ha Soddisfatto Dio
Solo attraverso la morte di Cristo ci può essere il perdono dei peccati (Efesini 1:7). 

Il perdono indica due aspetti. 
Il primo aspetto è la cancellazione o la remissione di un debito o di una condanna per i nostri peccati; noi abbiamo un grande debito con Dio per i peccati che solo Cristo poteva pagare. 

Il secondo aspetto è la riconciliazione, con il perdono si riporta al suo precedente stato una relazione personale interrotta. 

Noi dobbiamo pensare che per Dio non è difficile perdonare, ma come poteva essere possibile il perdono di Dio? 

Solo Gesù poteva essere lo strumento del perdono dei peccati e solo con la Sua morte in croce poteva soddisfare la natura di Dio. 

Se qualcuno pensa che Dio possa perdonare come noi facciamo con i nostri simili, non ha capito quanto sia grave il peccato e non ha capito la natura di Dio, non ha capito la Sua Santità e la Sua giustizia, di conseguenza la visione del sacrificio di Gesù sarà incomprensibile o distorta. 
Niente d’impuro può avere comunione con Dio! (Apocalisse 21:27). 

Il peccato doveva essere giudicato, in nessuna maniera Dio può discolpare il colpevole! 

Come potevano conciliarsi la santità, la giustizia e l’amore di Dio? (1 Pietro 1:16; Abacuc 1:13; Esodo 34:7; Giovanni 3:16). 
Solo attraverso Cristo e attraverso la Sua morte sulla croce.  

John Stott disse: “Alla croce nel suo santo amore Dio stesso pagò in Cristo tutta la pena per la nostra disubbidienza. Egli assunse su di sé il giudizio che meritiamo per concederci il perdono che non meritiamo. Sulla croce si espressero ugualmente la sua misericordia e la giustizia divina, e si riconciliarono eternamente. L’amore santo di Dio fu soddisfatto”.  

Dio ama il peccatore e desidera salvarlo, ma non poteva farlo violando la propria legge che ci condanna giustamente (1 Giovanni 3:4; Romani 3:10-20). 

Per questo era necessaria la croce, sulla quale fu pagata l’ammenda prevista dalla legge e fu soddisfatta la santità di Dio! 

Il sacrificio di Cristo ha soddisfatto Dio perché è stato perfetto, per questo non è necessario farne altri! (Ebrei 7:26-27; 9:12,24-28; 10:1-2,10-14).

Gesù è stato un sacrificio perfetto perché la Sua è stata una perfetta obbedienza (Romani 8:1-3). 

Inoltre Gesù ha soddisfatto l’ira di Dio e il Suo giusto giudizio. 

Strettamente legata alla santità e alla giustizia di Dio c’è la Sua ira. 

Romani 1:18 dice: “L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia”. 

L’ira di Dio non è altro che la Sua santa reazione al male e la sua ferma opposizione a esso. 

Charles Cranfield parlando dell’ira di Dio dice: “L’ira di Dio non è l’incubo di una furia indiscriminata, incontrollata e irrazionale, ma l’ira del Dio santo e misericordioso, causata da, e diretta contro l’asebeia (l’empietà) degli uomini e la loro adikia (malvagità)”.
 
Quindi per la Sua obbedienza e sacrificio perfetto Dio è stato soddisfatto! 

La croce perciò ci parla di quanto Dio odia il peccato e di come la Sua natura è soddisfatta. 
Questo ci porta a considerare una dottrina importante della Bibbia la propiziazione, la morte di Gesù ha propiziato Dio. 

Romani 3:23-26 dice: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio -  ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato,  al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù”.

(1) La propiziazione è stata necessaria perché il peccato suscita l’ira di Dio 
Il Nuovo Testamento ha molto da dire circa l'ira di Dio (Giovanni 3:36; Romani 1:18; 5:9; Efesini 5:6; 1 Tessalonicesi 1:10; Ebrei 3:11; Apocalisse 19:15).

(2) La propiziazione è stata fatta da Dio
In un contesto pagano sono gli uomini che cercano di allontanare l’ira di Dio con meticolose rappresentazioni rituali, o recitando formule magiche, oppure con l’offerta di sacrifici, per la morte di Gesù, l’iniziativa è stata di Dio per la Sua grazia e per la Sua misericordia. 

Noi con i nostri mezzi non siamo in grado di persuadere, calmare o corrompere Dio così che Egli ci possa perdonare. 

Come leggiamo in Romani 3:25 è Dio che ha prestabilito Gesù come sacrificio propiziatorio, è Dio che lo ha mandato! 

Dio non ci ama perché Cristo è morto per noi, Cristo è morto per noi perché Dio ci ama!  
L’iniziativa è stata ed è di Dio (1 Giovanni 4:10). 

Era l’ira di Dio ad aver bisogno di essere propiziata, ed è stato l’amore di Dio a fare la propiziazione! 

La propiziazione non ha procurato la grazia di Dio, ma è venuta dalla grazia di Dio!

(3) La propiziazione calma l’ira di Dio
Che Gesù sia il sacrificio propiziatorio (hilastērion) indica che il sacrificio di Gesù placa l'ira di Dio. 

Con la Sua morte, Cristo ha placato l'ira santa di Dio contro il peccato. 

Dio ha dato Suo Figlio per placare la Sua stessa ira per il peccato (Isaia 53:10). 

Quindi non è stato un animale, un vegetale, ma Gesù il Figlio di Dio! 
Dando il Figlio è come se avesse dato Se Stesso. 
Così riepilogando possiamo dire con John Stott: "È Dio stesso che nella sua santa ira ha bisogno di essere propiziato, Dio stesso che nel suo santo amore si è assunto l’onere di fare la propiziazione, ed è Dio stesso che nella persona del Figlio è morto nella per la propiziazione dei nostri peccati. Perciò Dio ha preso egli stesso l’amorevole iniziativa di placare la sua giusta collera portandola egli stesso sul proprio Figlio quando questi ha preso il nostro posto ed è morto per noi".

L’ultima parte di questa citazione ci porta al fatto che Gesù ha preso il posto nostro perciò noi vediamo:
C) In terzo luogo la morte di Gesù è una Sostituzione
Per sostituzione s’intende che una persona prende il posto di un’altra specialmente nel caso di un castigo in modo da evitarglielo. 

Troviamo l’esempio del francescano polacco cattolico Massimiliamo Kolbe del campo di concentramento di Auscwitz, quando un certo numero di prigionieri fu selezionato per l’esecuzione e uno di loro urlò di essere sposato con figli, Kolbe si fece avanti e chiese di poter prendere il posto di quell’uomo. La sua richiesta fu accettata dalle autorità, ed egli fu posto in una cella sotterranea, dove fu lasciato morire di fame. 

Noi troviamo nella Bibbia che Abramo offrì invece del figlio un montone (Genesi 22:13), così l’Agnello pasquale fu sacrificato per la protezione contro il giudizio di Dio (Esodo 12:13-17); anche gli animali venivano sacrificati sotto l’Antico Patto come vediamo nel Levitico (cfr. per esempio Levitico 1:4; 4:13-20; 6:2-7;16:17,30,34). 

Tali sacrifici avevano il senso di espiare (kāp̱ar) i peccati. 

“Espiare” significa coprire il peccato, coprirlo alla vista di Dio così da non suscitare la Sua ira, ha quindi il senso di riparare, ma anche quello di riconciliare. 

Il pensiero di coprire i peccati lo troviamo in diversi passi (cfr. per esempio Salmi 51:9; Isaia 38:17; Michea 7:19). 

Quindi nell’Antico Testamento l’espiazione avveniva per mezzi di una vittima sostitutiva che prendeva il posto dell’offerente. 

Questo è quello che ha fatto Gesù (Ebrei 2:17). 

Gesù è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Giovanni 1:29,36).

Gesù è la nostra pasqua (1 Corinzi 5:7-8). 

Gesù “ha portato i nostri peccati” nel Suo corpo sulla croce.  
1 Pietro 2:24 dice:  “Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati sanati” (cfr. per esempio Romani 5:8; Ebrei 9:28; 1 Pietro 3:18). 

“Egli ha portato i nostri peccati” significa che, benché non avesse peccato, si è fatto peccato prendendo i nostri peccati. 

In 2 Corinzi 5:21 leggiamo: “Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui”. 

Gesù ha preso la nostra maledizione (Galati 3:13) e noi la giustificazione, cioè Dio ha imputato a noi la giustizia di Gesù (cfr. per esempio Romani 4:6; 1 Corinzi 1:30; Filippesi 3:9). 

“Portare i peccati” non significa solidarizzare con i peccati!

Non significa identificarsi con il dolore!

Non significa essere perseguitati per i peccati!

Ma significa portare le conseguenze penali, subire un castigo come vediamo nell’Antico Testamento (cfr. per esempio Esodo 28:43; Numeri 14:34). 

“Portare i nostri peccati” significa che siamo assolti dai nostri peccati, la colpa e quindi il giudizio che meritavamo è caduto sul Figlio. 

Dunque vi è una sostituzione penale che J.I Packer definisce così: ”…Gesù Cristo nostro Signore, spinto da un amore deciso a fare tutto ciò che era necessario per salvarci, ha sopportato ed esaurito il distruttivo giudizio divino al quale noi eravamo altrimenti ineludibilmente destinati, ed ha quindi conquistato per noi il perdono, l’adozione e la gloria”. 

Come accennato sopra nella sostanza della morte di Gesù vediamo che:
D) In quarto luogo grazie alla morte di Gesù il credente riceve la giustificazione

Vediamo:
(1) La Spiegazione della giustificazione
La giustificazione è l’opposto della condanna (Romani 5:18; Romani 8:34), entrambi sono verdetti di un giudice che giudica l’accusato considerandolo colpevole o non colpevole. 

La giustificazione ci attribuisce o concede uno stato di giusto davanti a Dio. 

Per giustificazione s’intende che il Dio giusto dichiara giusto il peccatore che ha fede in Gesù Cristo. 

Si tratta, perciò di un atto forense (legale) di Dio (Romani 8:33-34), per cui Egli dichiara il peccatore che crede, giusto sulla base del sangue e dei meriti di Cristo. 

La giustificazione è l’opera esclusivamente di Dio mediante la quale assolve i peccatori colpevoli per il sacrificio di Cristo, che non ha commesso nessun peccato e che non aveva nessuna colpa. 

Tramite la giustificazione siamo messi nella posizione giusta nei confronti di Dio. 

Nella spiegazione vediamo alcuni aspetti importanti.
Nella giustificazione c’è una remissione dei peccati Gesù, morendo per i nostri peccati li ha rimossi (cfr. per esempio Atti 13:38-39; Romani 4:6-7; 2 Corinzi 5:19). 
La dottrina della giustificazione significa che Dio ha pronunciato il verdetto di assoluzione della fine dei tempi del credente nel presente, prima del giudizio finale, cioè il vero credente può essere sicuro che sarà salvato dal giudizio finale di Dio! (cfr. per esempio Romani 5:9-11; 8:1-3,28-34).

Nella giustificazione c’è una riabilitazione
Il peccatore non aveva solo i peccati, ma anche era sotto il giudizio di Dio (Giovanni 3:36; Romani 1:18; 5:9). 
Giustificato, il peccatore diventa amico di Dio (cfr. per esempio 2 Cronache 20:7; Isaia 41:8; Giacomo 2:23). 

Nella giustificazione c’è un'imputazione della giustizia di Cristo 
Dal momento che la giustificazione è quella giusta posizione davanti la legge di Dio, il peccatore non solo deve essere perdonato per i suoi peccati passati, ma anche rivestito con una giustizia prima di poter avere comunione con Dio. 

Questa esigenza è fornita tramite l’imputazione o l’accreditamento della giustizia di Cristo al credente. 

Nella giustificazione, perciò, c’è il conferimento della giustizia alla persona che crede, Dio imputa, cioè riveste, il credente della giustizia del Figlio, che ha ubbidito, ha osservato tutta la legge di Dio in modo perfetto. 

Quindi la giustizia non è nostra, ma di Cristo!
 
Visto, che l’uomo ha peccato, aveva bisogno di ricevere la giustizia di Dio per entrare in comunione con Lui (vedi Salmi 32:2; Isaia 61:10; Romani 1:17; 3:21-22; 4:6; 5:19; 1 Corinzi 1:30; 2 Corinzi 5:21). 

Il cuore del Vangelo è che Dio dichiara giusta o giusto non sulla base della nostra attuale condizione di giustizia o di santità, ma piuttosto sulla base della perfetta giustizia di Cristo!

Consideriamo ora:
(2) Il Sistema della giustificazione
Come avviene la giustificazione? 
Già ai tempi di Giobbe, troviamo l'uomo che si chiede: “Come può dunque l'uomo essere giusto davanti a Dio? Come può essere puro il nato di donna?” (Giobbe 25:4; Salmi 143:2). 

Noi vediamo che:
La giustificazione non è per le opere della legge 
Paolo dichiara che per le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a Dio (cfr. per esempio Romani 3:20; 4:1-4; Galati 2:16). 

La legge serve solo a rivelare il peccato (Romani 3:20; 7:7) e per condurre la persona condannata ad andare a Cristo per essere perdonato (Galati 3:24). 

La giustificazione è per la sola grazia di Dio 
In Romani 3:24 è scritto: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù”.  

La giustificazione è un dono dato per grazia di Dio. (Tito 3:5-7). 

La giustificazione nasce nel cuore di Dio. 
Dio sapeva non solo della nostra mancanza di giustizia, ma anche della nostra incapacità di raggiungerla, Egli nella Sua bontà ha decretato di fornircela gratuitamente e non per le opere (cfr. per esempio Romani 4:5; 8:33). 
La giustificazione è per il sangue di Gesù
Dio ci giustifica per mezzo della morte di Cristo, non ci poteva essere giustificazione senza espiazione! 

Romani 5:8-9 dice: “Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall'ira” (cfr. per esempio Ebrei 9:22). 

La giustificazione è la sola fede
La giustificazione si svolge nel momento in cui l'individuo si affida a Cristo per fede (cfr. per esempio Romani 3:28; 5:1; Galati 2:16; Filippesi 3:9). 

Ma attenzione la fede non è un merito perché anche la fede è un dono di Dio (Efesini 2:8; Filippesi 1:29), il merito è in chi crediamo! 

Richard Hooker afferma: “Dio giustifica l’uomo che crede, ma non per il merito del suo credere, bensì per il merito di colui in cui egli crede”. 

Quando Dio giustifica i peccatori, non dichiara buona la gente cattiva e nemmeno sminuisce i loro peccati, Egli dichiara queste persone legalmente giuste, liberi da ogni colpa poiché Cristo è morto per loro.

Riepilogando possiamo dire che la grazia di Dio è la fonte della giustificazione, il sangue di Cristo il fondamento, la fede è il mezzo per il quale siamo giustificati. 

La giustificazione, quindi, non è una qualità etica e nemmeno tutto ciò che una persona ha di proprio.
  
Si tratta di una giustizia che è donata in virtù del verdetto favorevole della corte della legge divina mediante l’unione che il credente ha con Gesù Cristo (2 Corinzi 5:14)! 

Quando una persona è considerata da Dio giustificata, Dio non soltanto lo considera come un essere non colpevole, ma come una persona giusta. 

La persona giustificata è trattata da Dio come unita a Cristo, e quindi tutta l’opera di Cristo diventa come sua. 

I benefici della morte di Cristo sono suoi e così anche quelli della sua vita. 

La morte di Cristo riguarda la pena per la disobbedienza umana di cui Lui si fa carico e quindi ne paga il castigo, mentre la giustizia di Cristo, cioè la Sua obbedienza, o conformità alla volontà di Dio, è accreditata ai credenti per grazia.

E) In quinto luogo grazie alla morte di Gesù il credente ha la riconciliazione con Dio
La riconciliazione (katallássō) può essere definita come l’azione di Dio che rimuove la barriera del peccato riappacificando l’uomo con Lui. 

Romani 5:1,9-10 dice: “Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore……Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall'ira. Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita”. 

La giustificazione è la nostra condizione legale davanti al nostro giudice che è Dio, mentre la riconciliazione è la nostra relazione personale con il Padre che è Dio. 

La riconciliazione se vogliamo è la conseguenza della giustificazione. 

In 2 Corinzi 5:17-18 leggiamo: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.  E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione”. 

Grazie alla morte di Cristo, possiamo avere pace con Dio, possiamo andare alla presenza di Dio (Efesini 2:14-18; 1 Pietro 3:18); non siamo più nemici perché Cristo ha abbattuto il muro di separazione del peccato che ci rendeva nemici di Dio e ci allontanava da Dio e Dio si allontanava da noi, sempre a causa del peccato (Isaia 59:2). 

Emil Brunner diceva:“La riconciliazione presuppone inimicizia tra due parti. Per dirlo con maggiore esattezza: la riconciliazione, vera riconciliazione, un atto oggettivo di riconciliazione, presuppone inimicizia da ambo le parti, e cioè che l’uomo è il nemico di Dio e che Dio è nemico dell’uomo”.  

Ma Dio mediante la morte di Cristo ci riconcilia a Se!

In Cristo abbiamo armonia, comunione, amicizia con Dio. 

Dio ha preso l’iniziativa di riconciliarci a Se tramite il Figlio. 

Dio prende l’iniziativa e non il contrario! (1 Giovanni 4:10). 

Noi siamo morti spiritualmente nel peccato come potevamo prendere l’iniziativa! (Efesini 2:1-3). 

F) In sesto luogo grazie alla morte di Gesù il credente ha l’adozione
Il credente viene adottato come un figlio di Dio. 
È scritto in Galati 4:3-7: “Così anche noi, quando eravamo bambini, eravamo tenuti in schiavitù dagli elementi del mondo; ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione.  E, perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida: ‘Abbà, Padre’. Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio” (cfr. per esempio Romani 8:15, 23; 9,4; Galati 4:5; Efesini 1:5).

“Adozione” (huiothesía) è un termine legale, benché nel Nuovo Testamento viene usato in senso religioso. 

Si riferisce a un cambiamento di posizione, a una nuova posizione, con diritti e privilegi. 
Dio ci fa nascere per essere i Suoi figli!  (Giovanni 1:12; 1 Giovanni 3:1). 

Questo è secondo i Suoi decreti prima della creazione (Efesini 1:5), lo diventiamo per fede (Galati 3:26). 

I benefici sono che Dio dona il Suo Spirito e diventano Suoi eredi (Romani 8:14-16).

CONCLUSIONE
“La croce di Gesù Cristo è una strada a doppio senso, siamo stati portati a Dio, e Dio è stato portato a noi” (Donald Grey Barnhouse).

Quindi da una parte il credente, grazie al sacrificio di Gesù è stato portato a Dio, dall’altra Dio è stato portato al credente.
Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori. Egli non è venuto per aiutarli a salvarsi, né indurli a salvarsi, e nemmeno per consentire loro di salvarsi. Egli è venuto per salvarli! 

Quindi senza Gesù non c’è salvezza dai peccati e dall’ira di Dio! Non c'è un raggio di speranza! 

Sei tu salvato? Se non lo sei, invoca Gesù per essere salvato!

Se lo sei ringrazialo perché lo sei solo per la Sua grazia!


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