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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Introduzione al discepolo di Cristo


Introduzione al discepolo di Cristo.
In questa lezione vedremo:
1.Una definizione dei termini riguardo il discepolo.
2. La chiamata al discepolato è per tutti i credenti
“La salvezza senza discepolato è ‘grazia a buon mercato”.(Dietrich Bonhoeffer) 
Questa espressione famosa del pastore e teologo tedesco Bonhoeffer, indica che vi è un tipo di cristianesimo che crede alla remissione dei peccati senza ravvedimento, senza impegno per Gesù, senza seguire Gesù, senza croce, senza santificazione. Noi siamo d’accordo con Bonhoeffer, infatti vediamo nella Bibbia che non esiste la grazia a buon mercato, esiste una grazia a caro prezzo soprattutto perché è costata a Dio un prezzo alto, la vita del Figlio (1 Cor.6:20) e che sempre per la sua grazia siamo scelti, chiamati, accettati e salvati (Mar.1:16-20; Rom.3:23-26; 5:1-2; 8:29-30; Ef.1:4-6; 2:8), è anche una grazia perché il Suo giogo è dolce e il suo carico leggero da portare (Matt.11:28-30), ma è anche vero che Gesù ha detto che seguirlo come suoi discepoli avrebbe avuto un costo (Matt.16:24-28; 19:16-30; Mar.8:34-38; Luca 9:23-26; 14:28-32). 

1.Una definizione dei termini.
a. Discepolo.
La parola “discepolo” (greco mathētēs ) lo troviamo ben 230 volte nei Vangeli e 28 volte in Atti. Il termine non si riferisce solo ai dodici apostoli, infatti noi troviamo l’espressione per indicare altri che seguivano Gesù (Luca 6:13; Giov.6:65-67; Atti 6:1-2,7; 9:10,19;ecc.).

i. Sfondo nell’Antico Testamento. 
Nell’antico Testamento troviamo una parola corrispettiva ebraica (talmîḏ)  che indica uno studente o apprendista, un allievo riguardo l’istruzione musicale per esempio (1 Cro. 25:8). Il profeta Isaia si riferisce al gruppo riunito intorno a lui come “i miei discepoli” (Is. 8:16; limmûday) e la loro relazione è caratterizzata da un processo educativo caratterizzato dal parlare e dall’ascoltare (Is. 50:4; limmûḏim). Il limmûḏim era anche un termine usato per specificare i “discepoli” del Signore (Is. 54:13). I profeti associati con Samuele (1 Sam. 19:20-24); i figli dei profeti associati a Eliseo ( 2 Re 4:1,38, 9:1), i profeti come Geremia e Baruch, Ger. 36:32) e quindi gli scribi (Esd.7:6, 11), sono prove sufficienti che anche nell’Antico Testamento vi fossero un rapporto tipo maestro e discepolo. 

ii. Sfondo greco.
Il discepolo era uno studente, un allievo, un seguace, discepolo era una persona devota o decisa a seguire un maestro in modo significativo. Un uomo, fra i greci, era chiamato un mathētēs quando si legava a qualcun altro al fine di acquisire la conoscenza teorica e pratica. Egli può essere un apprendista in un mestiere, uno studente di medicina, o un membro di una scuola filosofica, o di una figura religiosa. Quindi il discepolato era un fenomeno diffuso nel mondo mediterraneo antico, infatti la letteratura antica, l’arte,ecc., testimoniano la diffusa presenza di maestri e discepoli. Il rapporto, dunque, consisteva in un costante impegno del seguace al maestro, al suo insegnamento particolare o missione e in una imitazione del suo comportamento.

iii. Ai tempi di Gesù.
Nel giudaismo del primo secolo diversi tipi di individui sono stati chiamati “discepoli” ( essenzialmente equivalente al greco mathētēs, ebraico talmîḏ).  I termini designavano degli aderenti o seguaci che erano impegnati e riconoscevano un leader, o un insegnante,  o un movimento. A parte i discepoli di Gesù, i Vangeli menzionano i  “discepoli dei farisei” (Matt. 22:15-16; Mar. 2:18), “i discepoli di Giovanni il Battista” (Mar.2:18), “ i discepoli di Mosè” (Giov. 9:24-29). 

iv. I discepoli di Gesù.
Fin dall’inizio del Suo ministero pubblico, Gesù aveva dei seguaci. I suoi primi seguaci, erano in origine discepoli di Giovanni il Battista (Giov.1:35-39). Lo scopo del Battista era di portare le persone a Gesù (cfr. Luca 1:17; Giov.3:22-30). Poiché Gesù ha concentrato il Suo ministero nella regione della Galilea, i primi discepoli sono stati proprio di questa regione (Mar.1:16-20; 2:13-14). Il movimento di Gesù ebbe una rapida crescita, vi erano numerosi discepoli che lo seguivano, una cerchia ampia ( Matt.8:19-21;27:57; Luca 6:17;10:1;Giov.6:60), di questi ne scelse dodici per prepararli in modo particolare affinché collaborassero con Gesù (Matt.10:1-15) e a loro volta facessero altri discepoli a Gesù (Mar.3:13-19; Luca 6:12-16; Matt.28:18-20). 
Nel Vangelo di Giovanni troviamo scritto che molti discepoli, tranne i dodici, lo abbandonarono, ma abbandonarono anche tutto ciò che significa discepolato, dopo un discorso abbastanza franco che fece Gesù (Giov.6:60-66). Molto probabilmente quei discepoli che lo abbandonarono avevano uno scopo umano, materiale, erano attratti dai miracoli che Gesù faceva (cfr. Giov.2:23-25), o forse si aspettavano un Messia più terreno e non certamente uno che parlava di vita eterna, o forse questi avevano preso una sorta di impegno verso Gesù, ma quando il Suo insegnamento non era conforme alle loro aspettative lo lasciarono era qualcosa di diverso da tutto ciò che avevano previsto. 

b. Fare discepoli.
Gesù in Matteo 28:19-20 affida ai dodici apostoli la missione di fare discepoli: 19 Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,  20 insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente». L’espressione “fate miei discepoli” (mathēteusate), non significa solo insegnare o imparare, ma affezionarsi al proprio maestro e diventare Suo seguace nella dottrina e nella condotta di vita (Matt. 11:28-30; 13:52). Un discepolo è una persona che impara a vivere secondo l’insegnamento e la vita del Suo maestro, quindi è più di conoscere l’insegnamento, è assomigliare al Maestro (Matt.10:24-25;Giov.13:13-17; Rom.8:28-29; 2 Cor.3:18; Ef. 4:11-16;1 Giov.2:6).  Lo scopo del discepolo di Gesù è di assomigliare sempre di più a Gesù. 
Juan Carlos Ortiz: “La realizzazione di un discepolo: la creazione di un duplicato” , in questo caso un duplicato di Gesù.  “Discepolo” significa mettere Gesù sopra ogni cosa, anche della propria vita, perciò comporta rinunciare a sé stessi ed essere disposti al sacrificio per Gesù  (Luca 14:26-27,33). Giovanni Calvino: “ Nessun uomo è qualificato per essere un discepolo di Cristo, fino a che non si è spogliato di sé”. Quindi il discepolo è colui che fa altri discepoli e questo implica più dell’evangelizzazione (che non va oltre la comunicazione dell’opera Cristo), piuttosto, significa essere uno strumento nelle mani dello Spirito Santo e insegnare la Parola di Dio aiutando il credente nel processo di trasformazione in immagine di Gesù nel discepolato permanente (2 Cor.3:18, 1 Tess. 2:13). 
È importante notare che Gesù dice di fare discepoli a Lui, quindi che le persone seguano Lui e non colui che discepola! Diversi, purtroppo usano il nome di Gesù, per attirare a se stessi le persone per i propri interessi! In questa assegnazione precisa o compito preciso, noi vediamo in cosa consiste fare discepoli o il modo di fare discepoli e cioè battezzandoli e insegnando loro. Questi due aspetti sono essenziali. 

In primo luogo nel discepolato vediamo:
(1) Il Battesimo.
Matt.20:19: "Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". 
Il battesimo non va visto come un qualcosa di rituale e nemmeno come qualcosa di superficiale, è qualcosa di significativo nella vita del credente, qualcosa che ricorderà per tutta la vita. Il battesimo come l’ubbidienza caratterizza il discepolo, è una caratteristica del discepolo. Quindi uno che dice di essere un discepolo di Gesù si battezzerà.  I primi credenti si facevano battezzare. Coloro a cui Pietro predicò si fecero battezzare (Atti 2:41) e così vediamo ancora molti altri passi ci fanno vedere che coloro che ascoltavano il lieto messaggio della salvezza in Gesù, credevano e venivano battezzati, il battesimo era una cosa normale (Atti 8:12,35-39; 9:18; 10:47; 16:14-15, 33-34; 18:8; 19:4-5). 

In secondo luogo vediamo:
(2) L’Insegnamento.
Matt.20:20: "insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate". 
I discepoli assumono il ruolo di insegnanti, questo è avvenuto come vediamo dall’esempio di Atti 2:42: "Ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere". Se il battezzare descrive l’attività con cui un nuovo discepolo si identifica con Gesù e la sua comunità, insegnare (didáskō) introduce le attività con le quali il nuovo discepolo cresce nel discepolato. I nuovi convertiti sono chiamati a vivere la loro nuova vita sotto l’autorità dell’insegnamento di Gesù. Prima della loro conversione, i credenti erano schiavi della loro natura peccaminosa, ora sono liberi dal dominio del peccato per legarsi volentieri e vivere sotto l’autorità di Gesù che li ha salvati morendo in croce per loro. 
Ma “Fate miei discepoli” non è un’opera completa se non conduce a osservare (tēréō- obbedire, Matt.19:17; Giov.14:15) ciò che Gesù ha comandato. Il proposito, lo scopo dell’insegnamento è che sia messo in pratica. Quindi coloro che fanno discepolato: coloro che insegnano, i più maturi che aiutano i nuovi discepoli e così anche coloro che vengono discepolati, devono ascoltare l’insegnamento, ma sono anche chiamati a metterli in pratica.  
Vediamo qui, un’enfasi fortemente etica. L’enfasi non è semplicemente di acquisire conoscenze, la caratteristica distintiva è sempre che i discepoli devono obbedire o conformare la loro vita all’insegnamento e dare la loro volontà alla volontà di Gesù! L'obbedienza è il segno distintivo dei discepoli di Gesù (Matt.12:49-50). 
Quindi, Gesù ha incaricato a insegnare non solo i contenuti, ma di formare persone obbedienti a quei contenuti! (cfr. Gios.1:8). Chi dice di essere credente, ma non mette in pratica la Parola di Dio non è un vero discepolo di Gesù, s’illude di esserlo, si sta ingannando! (Giac.1:22). L’ubbidienza sarà fatta per amore di Gesù e non per i propri interessi, convenienza e comodità! (Giov.14:15,21).

c. Discepolato. 
“Discepolato”, è un termine ampiamente accettato che descrive la vita del discepolo in corso. Questa parola non è proprio una pura espressione biblica, ma un derivato. Come vediamo nei Vangeli, i discepoli seguivano Gesù durante il Suo ministero terreno. Discepolato può essere strettamente inteso in termini di rapporto maestro-discepolo come appunto quello di Gesù con i discepoli, ma può anche essere inteso in senso più ampio come l’esperienza cristiana e il modo di vivere. 
Il discepolato è la condizione e il processo di seguire Gesù. Non è a breve termine, non è un programma o un evento, è un modo di vivere, non è per un tempo limitato, ma per tutta la nostra vita. Il discepolato coinvolge il salvare le persone dal peccato, da se stesse e dall’inferno e permettere a Dio una trasformazione, un cambiamento dall’interno verso l’esterno attraverso l’insegnamento della Parola di Dio come abbiamo detto nel punto precedente. 
Il vero discepolato si verifica quando una persona trasformata dalla Parola di Dio, irradia Cristo a coloro che lo circondano. Quando una persona sperimenta veramente l’amore di Dio e la salvezza, influenza coloro che la circondano. 
Il discepolato comporta il vivere in intima unione e comunione quotidiana con Cristo. Il discepolato non è solo per i principianti o per alcuni credenti, ma è per tutti i credenti ogni giorno della loro vita. Riepilogando, secondo quello che ha detto Gesù, il discepolato è essere discepoli e fare altri discepoli a Gesù. 

2. Una chiamata per tutti i credenti.
Il discepolato è una chiamata per tutti i credenti, come abbiamo visto, tutti i credenti sono discepoli come vediamo nel libro degli Atti (Atti 6:1-2,7; 9:10,19; 14:20-22; 15:10), ma anche lo abbiamo visto dal grande mandato che Gesù ordina ai dodici e cioè di fare discepoli (Matt.28:18-20). La chiamata alla salvezza di Cristo è una chiamata alla sequela, a seguire Cristo. 
L’idea che uno può decidere di diventare un discepolo successivamente alla professione di fede non sembra in armonia con il Vangelo. Il Vangelo predicato da Gesù è un invito a essere discepoli, una chiamata a seguirlo in obbedienza, in sottomissione, non è solo prendere una decisione con un’alzata di mano o fare solo una preghiera, ma è seguire Cristo mettendolo sopra ogni cosa (Mar.1:15-20; 2:14; Luca 14:25-27; cfr. Luca 5:32; Atti 3:19; 20:21; 26:20). Gesù non è solo il nostro Salvatore, ma anche il nostro Signore a cui  dobbiamo ubbidire (Matt. 7:21, 21:28-32; Luca 6:46; Giov.13:13; Atti 2:21,36; 16:31; Rom. 10:9; 14:9; Ef.1:20-23; Fil.2:9-11). L’obbedienza alla Signoria di Cristo è un aspetto della natura (è intrinseca) della fede salvifica. Il semplice credere senza che implica l’obbedienza è come il credere dei demoni che non sono salvati dice Giacomo (Giac.2:19). L'obbedienza al Signore Gesù a volte è vista nel Nuovo Testamento come sinonimo di fede o che implica la fede (Atti 5:32; Rom. 15:18; 2 Tess.1:8; 1 Pie.1:2; 4:17). 
C. H. Spurgeon affermava: “La fiducia che salva è quella pratica che obbedisce a Gesù Cristo. La fede che non obbedisce è fede morta, la fede nominale. È la parte esterna della fede, la corteccia della fede, ma non è il nucleo vitale della fede”.  La vera fede è conoscenza, la vera fede è convinzione, la vera fede è la resa a Gesù Cristo!  
Così affermiamo ancora una volta che tutti i veri credenti sono veri discepoli e credere in Gesù non ha alcun significato se non lo si segue nel discepolato. La risposta alla chiamata di Gesù comporta il riconoscimento e la fede nell’identità di Gesù (Giov.2:11; 6:68-69), l’obbedienza sopra ogni cosa (Matt. 19:23-30; Mar.1:18, 20; Luca 14:25-28; Rom.12:1-2). Una vera conversione comporta una vera obbedienza, quindi discepolato, una trasformazione interiore che si vede esteriormente, che fa del Signore Gesù Cristo l’unica speranza di salvezza e l’oggetto della lealtà esclusiva. 
Una conversione genuina coinvolgerà un sincero pentimento, l’impegno totale a Cristo e la sottomissione al dominio sovrano del Signore. Ora questo non significa che la salvezza è per opere e per fede, ma che una conversione genuina o un segno della vera salvezza comporta appunto il discepolato. Quindi noi dobbiamo pensare che non ci sono semplici credenti e poi i discepoli, non c’è questa divisione, tutti i cristiani sono chiamati a impegnarsi totalmente a Gesù. 
William Macdonald dice: “Il cristianesimo è un impegno totale verso il Signore Gesù.”  Per alcuni il cristianesimo è solo il mezzo per scampare dall’inferno e la garanzia per andare in paradiso, ma quando qualcuno afferma di avere fede in Cristo, egli deve anche impegnarsi a seguire Cristo costi quel che costi (Matt. 28:18-20; Mar.8:34-38; Luca 9:23-25). La Sua chiamata è l’inizio di qualcosa di nuovo, vuol dire perdere la propria vita precedente, tagliare i ponti alle spalle (Matt.10:34-37; Mar.1:16-20; Luca 9:23-25) e trovare una nuova vita nella famiglia di Dio facendo la volontà del Padre (Matt. 12:46-50). Credere senza discepolato non è vera fede, è solo essere d’accordo o accettare solo intellettualmente una serie di fatti circa una figura religiosa. La vera fede implica azione secondo la volontà di Dio, quindi obbedienza (Luca 6:46-49;Ef.2:8-10; Ebr.11:4-38; Giac.2:14-17). Essere discepolo ed essere cristiani non sono separati! Non esiste nella Bibbia una differenza tra l’essere un cristiano e l’essere un discepolo. Alcuni insegnano che un cristiano è colui che accetta per fede Gesù come Salvatore, riceve la vita eterna ed è sicuro nella famiglia di Dio, invece un discepolo, secondo sempre questo insegnamento, è più attivo nella pratiche delle discipline spirituali e nella formazione degli altri. Ma la salvezza, che è legata alla croce, alla morte di Gesù, va mano nella mano con Gesù. Nel Vangelo di Marco per esempio vediamo la salvezza in azione, come Gesù chiama gli esseri umani in un rapporto di discepolato con lui. Dal Vangelo di Marco vediamo che il discepolato è il segno della salvezza, il segno che una persona è stata salvata da Gesù (cfr. Mar.1:16-20, 2:14; 8:31-38; 9:47; 10:17-31). 
Il discepolo secondo la visione Biblica, è un’esperienza permanente per tutti credenti, dove persone imperfette sono modellate nella stessa immagine di Gesù, segnate dalla crescita (Rom.8:29; Gal.4:19; 2 Cor.3:18; Ef.4:13). Essere salvati dai peccati, quindi accettare Gesù come personale Salvatore e Signore, non significa che vi sia una separazione con il discepolato, ogni vero cristiano sarà un discepolo di Gesù e lavorerà con l’aiuto dello Spirito Santo a essere un discepolo maturo di Gesù nel seguirlo in ubbidienza e come modello aiutato dai credenti più maturi. 
Il cristianesimo implica un cambiamento radicale di vita, la consacrazione di noi stessi, delle nostre anime, dei nostri corpi a Dio in modo totale. È dannoso distinguere il cristiano dal discepolo perché in questo modo il cristiano non seguirà Cristo e sarà giustificato a non seguire Cristo, mentre ogni cristiano è chiamato a seguire Cristo, quindi alla sequela di Cristo. Per sequela si intende la chiamata a seguire Gesù, seguire passo dopo passo Gesù; la sequela indica il rapporto che vi è tra Gesù e il cristiano, Cristo chiama, il cristiano segue. La sequela è  vincolo solo a Cristo, il vincolo solo a Cristo è l’eliminazione alla nostra volontà, ai nostri ideali, ai nostri desideri per seguire Cristo. 

DOMANDE.
1. Cosa significa essere un discepolo di Cristo?
2. Perché secondo te il discepolato è trascurato nella chiesa oggi?
3. Essere discepoli di Gesù oggi è per tutti i credenti per quale motivo?

BIBLIOGRAFIA.      
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William Macdonald, Il vero discepolo, edizioni centro Biblico, Casoria (Na), 1998.

Galati 3:13: La sostituzione della salvezza in Cristo

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