Giacomo 1:22-25: La condizione del credente: esecutore della Parola di Dio.
Qualcuno pensa che essere un buon cristiano significa frequentare la chiesa, ascoltare solo la Parola di Dio senza metterla in pratica, ma non è così! L'obbedienza alla Parola di Dio è il requisito spirituale e la dimostrazione inequivocabile di coloro, che sono discepoli di Gesù, e quindi il denominatore comune per tutti i veri credenti (cfr. Giovanni 8:31).
La linea di demarcazione tra il discepolo di Gesù o i figli di Dio e il peccatore o i figli del diavolo, è abbondantemente chiara nella Bibbia e quindi nella vita (1 Giov.2:3-4; 3:9-10). Se i vv.19-20, indicano, la prontezza nell’ascoltare la Parola, il v.21 il modo come riceverla, i vv.22-25 l’enfasi è sul metterla in pratica.
Noi in questi versetti vediamo:
I LA CONDIZIONE DEL CREDENTE:ESECUTORE DELLA PAROLA DÌ DIO.
v.22: "Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi".
Giacomo sta parlando di:
A) Esecuzione.
(1) Il vero credente non è un semplice ascoltatore.
Nel mondo giudaico ascoltare la legge era una parte importante nella vita sociale, si ascoltava a casa e in sinagoga. La parola "ascoltare" (akroaté̄s) ha un senso diverso di ascoltare (akouō) del v.19, se mentre il senso del v.19 è quello di fare attenzione e obbedire, qui il senso è sentire senza praticare. La parola "ascoltare" si riferisce a coloro, che frequentano la chiesa che ascoltano, ma che non diventano discepoli genuini.
Questa parola indica coloro, che ascoltano con attenzione per aumentare la propria conoscenza e acquisire una certa soddisfazione, ma non mettono in pratica ciò che ascoltano! Giacomo non sta dicendo che non sia importante ascoltare, ma che non dobbiamo soltanto ascoltare! Quello che conta per Dio non è solo ascoltarla passivamente e con scopi intellettuali!
Quando Dio rivela o annuncia la Sua Parola o la Sua volontà, ha lo scopo che sia praticata! Quando Mosè scese dal monte Sinai è scritto: Esodo 24:3: " Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le leggi; e tutto il popolo rispose a una voce e disse:'noi faremo tutte le cose che il Signore ha dette'". (cfr. Esodo 24:7). Ancora Mosè in Deuteronomio 6:1-3 dirà di mettere in pratica i comandamenti, le leggi e le prescrizioni che il Signore ha ordinato.
Anche Gesù parlò del valore di mettere in pratica (poiéō) il sermone sul monte (Matteo 5:19; 7:26). Noi troviamo le stesse due parole ascoltare e praticare per indicare l’importanza che ha per Dio l’ascoltare e il praticare la legge in: Romani 2:13: "perché non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che l'osservano saranno giustificati". (cfr.Matteo 7:21-27; Luca 11:28).
Come in una conferenza ci sono credenti che ascoltano con interesse e sono pronti a mettere in pratica e quindi sono discepoli e ci sono quelli che ascoltano con piacere, ma che non mettono in pratica! Noi possiamo ascoltare una predica, leggere la Bibbia e così via, con molto interesse o passione, ma non è detto che questo possa incidere nella nostra vita! (Deuteronomio 30:8-10; Ezechiele 33:32; Matteo 7:24-25; Luca 6:47-48).
Dio vuole da noi che il messaggio ascoltato sia tradotto in azioni compiute! La Parola di Dio va incarnata e trasformata in azione! Una vera accettazione della Parola di Dio si dimostra nella sua realizzazione!
(2) Il vero credente è un esecutore della Parola di Dio.
v.22: "Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi".
Tali principi non erano ignoti agli Ebrei a cui Giacomo stava scrivendo (Giacomo 1:1). Diceva un antico rabbino, " non solo bisogna leggere, ma piuttosto praticare quello che la legge ci comanda". Sicuramente questo passo introduce ai temi che dirà ancora Giacomo: il rapporto tra fede ed opere (Giacomo 2:14-24) di mostrare con la buona condotta le sue opere compiute (Giacomo 3:13) il richiamo a non sparlare degli altri perché in questo modo stiamo giudicando la legge e quindi non la stiamo mettendo in pratica (Giacomo 4:11).
Giacomo si riferisce a coloro che ascoltano la Parola di Dio, e li esorta a essere "facitori", esecutori, come traduce la Diodati o la Paoline, questo indica una condizione e non un comportamento momentaneo.
"Mette in pratica" esprime una caratteristica di qualcuno o qualche cosa (Matteo 10:16) oppure si può riferire a persone o cose che entrano in una condizione nuova un cambiamento di stato o di condizione, il passaggio da uno stato all’altro (Matteo 5:45; Giovanni 1:14) in questo senso da semplici ascoltatori a "facitori"!
"Mettete in pratica" (Siate facitori- imperativo presente un imperativo presente), indica un comando e una continua azione che richiama a uno stile di vita, quindi diventare e continuare a essere, è comporta un costante sviluppo e crescita. Quindi "mettete in pratica" (ginesthe poiētai) letteralmente è siate o divenite "facitori", esecutori, vale a dire che fa, rispetta e adempie quanto è scritto in modo concreto! Perciò mettete in pratica indica la condizione del vero credente, una professione di fede in azione che si sviluppa e cresce (come confermato dal v.23 che dice esecutore e dal participio non sarà del v.25). Tutto ciò indica ancora una volta che il cristianesimo nella sua essenza è una vita che va vissuta, praticata.
Il problema molte volte nel cristianesimo è che ci si ferma solo alla professione di fede senza fatti concreti, nell’essere nella condizione di "facitori" della Parola di Dio!
In questo vediamo:
B) L'illusione.
Coloro che si definiscono credenti, ma non sono "facitori" s'ingannano. v.22: "Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi". Loro ascoltano soltanto, ma non sperimentano una trasformazione interiormente che conduce a una rivoluzione nel loro comportamento morale. Frequentano, ascoltano, ma non sono veri discepoli di Gesù; frequentano regolarmente la chiesa, ma ascoltano passivamente la verità predicata, e non traggono profitto da questa, la verità ascoltata non si traduce nella loro vita pratica.
"Illudendo" (Paralogízomai) significa calcolare falsamente, fare un ragionamento falso, sbagliato oppure far credere una cosa mentre è un’altra. (Genesi 29:25; 31:41; Giosuè 9:22; 1 Samuele 19:17) . Ingannarsi è dire una cosa per un'altra, essere lontani dalla verità, ma facendola credere verità. (cfr. Colossesi 2:4).
"Illudendo" letteralmente è “ragionando oltre”, era un’espressione usata in matematica per gli errori di calcolo, quindi se diciamo di essere cristiani, ma non siamo "facitori", stiamo facendo un errore di calcolo spirituale. Se tu pensi di essere a posto con Dio, di avere il Suo favore, quindi di essere salvato, o consacrato leggendo la Bibbia, o andando ad ascoltare una predicazione, senza essere nella condizione di "facitore", esecutore, oppure pensare che la Bibbia si una delle tante verità, e ti piace leggerla perché ti da' conforto o studiarla e dibattere le eresie, ti stai ingannando!
Ma vediamo:
II LA CHIAVE DÌ ESSERE ESECUTORE.
Il motivo perché è un'illusione ascoltare e non essere "facitori" della Parola, Giacomo lo spiega con un esempio volutamente assurdo e ridicolo.
vv.23-24: "Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio, e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com'era".
Il guardare (katanoéō) nello specchio del vv.23-24 indica un’azione della mente nell’apprendere certi fatti, il considerare, contemplare, esaminare con attenzione, o accuratamente. Gli specchi, all’epoca non erano di vetro, ma di metallo(bronzo, argento, o per i più facoltosi di oro). Come con gli specchi di oggi, la loro funzione principale, era controllarsi e migliorare l'aspetto personale. Uno specchio permette a una persona di sapere com'è il suo aspetto fisico e migliorarlo. La metafora dello specchio, era usata nel mondo antico Greco-Romano, come analogia per il perfezionamento morale.
Possiamo imparare due verità:
1) La prima verità è: possiamo rispecchiarci nella Parola di Dio (specchio), ma a volte quando ci fa vedere qualcosa che non va del nostro carattere o azioni, la ignoriamo, come se ci guardassimo allo specchio e non ci piace notare i nostri difetti, o ignoriamo la faccia sporca o i capelli scompigliati.
La tendenza umana è dimenticare quello che a noi non piace di noi stessi, non vogliamo considerare quello che vediamo alla luce dello specchio della Parola di Dio.
2) La seconda verità è:possiamo rispecchiarci nella Parola di Dio (specchio) senza costanza, con uno sguardo occasionale e momentaneo senza permettere alla Parola di toccare il proprio cuore.
Se tu non perseveri nella Parola la dimentichi come chi si guarda incostantemente davanti lo specchio e si dimentica com'era, e quindi non metti in pratica la Parola perché non ti ricordi quello che dice.
Noi troviamo diverse volte l’esortazione a non dimenticare per esempio: il popolo di Israele doveva stare attento a non dimenticare le grandi cose che aveva visto fare al Signore per la loro liberazione dall’Egitto (Deuteronomio 4:9; 6:12, 8:14); il patto che il Signore ha stabilito con loro (Deuteronomio 4:23,31; Proverbi 2:17).
Così nel Nuovo Testamento, Paolo esorta Timoteo a ricordare che Gesù è risorto dai morti (2 Timoteo 2:8) e Pietro ammonisce coloro che non hanno le virtù cristiane che hanno dimenticato di essere stati purificati dai peccati e si impegnerà a ricordare continuamente le verità spirituali per conoscere e rimanere saldi nella verità e farà in modo che lo ricorderanno anche dopo la sua morte ( 2 Pietro 3:12-15).
Dio vuole che noi non dimentichiamo le verità bibliche con lo scopo di metterle in pratica.
In contrasto con chi si guarda in modo incostante e momentaneo allo specchio, Giacomo ci dice il segreto per praticare la Parola di Dio!
Innanzitutto:
A) La contemplazione.
Dobbiamo contemplare la legge perfetta di libertà. v.25: "Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà".
(1) L'entità della contemplazione: attentamente.
"Guardare attentamente" (parakupsas -participio aoristo attivo) indica piegarsi per vedere bene con attenzione, minuziosamente, scrutare con zelo e riconoscere qualcosa come quando Pietro guardò chinandosi nel sepolcro per vedere se Cristo era proprio risuscitato (Luca 24:12; Giovanni 20:5,11); o gli angeli che bramano penetrare con i loro sguardi nelle cose relative al Vangelo (1 Pietro 1:12). Indica anche un riconoscimento che c'è qualche cosa di molto importante da vedere che caratterizza l'ascoltatore che è veramente interessato.
Quindi l'idea trasmessa è quella di guardare intensamente con impazienza e avido desiderio e sforzo di conoscere quello che è parzialmente nascosto; indica un guardare con attenzione per capire e implica un' intenzione deliberata a guardare.
Noi siamo chiamati a trascorrere del tempo con diligenza e impegno davanti la Parola di Dio, se vogliamo ricordarla per metterla in pratica! Se non la ricordiamo come faremo a metterla in pratica?
(2) Errori da evitare.
Noi dobbiamo evitare due errori:
a) Il primo errore è di avere solo un approccio intellettuale staccato con il mondo esterno, con la realtà.
Quindi godere, della teologia, della dottrina non considerando la vita di tutti i giorni, noi dobbiamo applicare la verità nella vita di tutti i giorni in base alle circostanze.
b) Il secondo errore è ignorare il messaggio senza azioni correttive nella nostra vita.
L’approccio al guardare alla Scrittura deve essere quello di imparare e praticare! Pensare che la fede a che fare solo con il cielo e non con il nostro comportamento è, un errore. La Parola di Dio ha lo scopo di trasformare il nostro carattere ( 2 Timoteo 3:16).
D. L. Moody: “La Bibbia non ci è stata data per aumentare le nostre conoscenze, ma per cambiare le nostre vite”.
In secondo luogo vediamo:
B) La costanza.
Il discepolo di Cristo è chiamato a perseverare. v.26: "e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare".
"Persevera" (parameinas-participio aoristo attivo) indica continuare nell’azione in corso, indica rimanere (Filippesi 1:25; Ebrei 7:23). Perciò non dobbiamo fare come quello che si guarda allo specchio per breve tempo e poi rimane lontano, ma continuare a rimanere incollati alla Parola di Dio come viene ripetuto molte volte nella Bibbia.
Giosuè 1:8: "Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai". (cfr. Salmi 1:1-3). Chi persevera nella Parola di Dio non sarà un ascoltatore smemorato, ricorderà Parola di Dio e la metterà in pratica, perché la Parola spingerà all’azione e a un comportamento risoluto. Dunque, il segreto del praticare la Parola di Dio consiste nella contemplazione attenta e nella perseveranza del guardare!
Ma Giacomo dice:
C) Dove guardare:
Nella legge perfetta di libertà. v.25: "Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà".
A che cosa si riferisce? Sembra che non c’entri nulla con il contesto, fino ad ora Giacomo aveva parlato di Parola nei vv. 18,21,22, ma ora dice legge.
La legge perfetta di libertà si riferisce al Nuovo Patto. (Geremia 31:31-34; Romani 8:2; 13:8; 1 Corinzi 9:21; Galati 5:23; 6:2,10; Ebrei 10:16).
(1) Legge (nomos).
La parola legge indica quello che è stato assegnato, distribuito “quindi un ordinamento assegnato a un gruppo di esseri viventi e valido per loro, una realtà obiettiva che sta al disopra di loro” (Heinimann). "Legge" principalmente indica una procedura o pratica che hanno presa, un costume, regola, principio, norma. Sicuramente c’è uno sfondo dell’Antico Testamento dove, infatti, a volte legge (nomos) si riferisce alla Torah, al Pentateuco i primi cinque libri di Mosè (Matteo 11:13; Luca 2:22; 24:44; Giovanni 1:45; Atti 28:23; Romani 5:13) come anche tutta la Scrittura (Matteo 5:17; 7:12; 22:40; Luca 16:16; Atti 13:15; Romani 3:21). Nella Torah troviamo le norme, i regolamenti che Dio aveva dato al Suo popolo, il governo della loro nazione, religione, condotta quotidiana, questo lo avrebbe distinto dagli altri popoli (Esodo 19:5-6; Deuteronomio 7:6).
Anche se c’è uno sfondo alla legge Mosaica, Giacomo non fa riferimento a questa legge, ma che questa legge è stata completata da Gesù ecco perché Giacomo dice "perfetta" e diviene legge di Gesù (Matteo 5:17; Romani 3:19; 1 Corinzi 9:21; Galati 6:2).
(2) Perfetta ( téleios).
In Salmi 19:7 leggiamo che la legge di Dio è perfetta. "Perfetta" indica senza difetto e completa. Qui si riferisce alla legge di libertà. La legge di Dio è perfetta perché è infallibile, sufficiente, completa ed esaustiva per la salvezza e per guidare gli uomini a un sano comportamento, e nell’avere una giusta relazione con Dio, una relazione che Dio approva!
"Perfetta" si riferisce al Nuovo Patto promesso scritto nei nostri cuori e accompagnata dall’opera dello Spirito Santo che ci rende ci abilita all’obbedienza.
(3) Libertà. (eleutherias)
Questa parola è l’opposto di schiavitù (douleia). ….Ma come fa una legge a liberare? Sembra una contraddizione! "Legge" sembra qualcosa di vincolante, d'imposto dall’esterno. È legge nel senso che Dio ha assegnato questa norma per essere liberi.
Questa liberazione è operata da Cristo con la Sua opera vicaria.
a) Noi lo vediamo diverse volte nel Nuovo Testamento (per esempio Galati 5:1; 3:13; 4:4; Giovanni 8:36).
b) Gesù ci libera dal peccato e dalla colpa (Giovanni 8:31-33; Romani 6:18; 8:2).
c) Gesù ci libera dalla morte (Romani 6:21-22; 8:21; 1 Corinzi 15:56)
d) Gesù ci libera dalla fatica di osservare la legge per essere salvati ( Romani 7:3-4; Galati 2:4, 5:1,13).
Il cristianesimo portò, prima di tutti, la libertà dalle restrizioni cerimoniali e dalle condizioni della religione dell’Antico Testamento, infatti, la legge mosaica è descritta un giogo (Atti 15:10; Galati 3:24; 5:1-1-4; Ebrei 9:23; 10:1). Quindi il Nuovo Testamento condanna tutti i tentativi di ridurre il cristianesimo a un sistema di riti.
e) La libertà è realizzata dallo Spirito Santo (Galati 5:16-18; 2 Corinzi 3:17-18).
f) Manifestata con l’amore (Galati 5:13-14; 6:2; Giacomo 2:8-12).
La legge si racchiude nella parola amore: amore per Dio e l’amore verso il prossimo (Matteo 22:37-40; Giovanni 14:15,21; Romani 13:8-10). Non agisco perché sono costretto, ma lo faccio liberamente per amore!
Ma vediamo:
III LA CONSEGUENZA DELL’ESSERE ESECUTORE.
A) La Condizione: Felicità.
v.25: "Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare".
La parola "felice" (makarios) indica benedetto, fortunato, felice, privilegiato che si trova in una favorevole circostanza, condizione come essere o avere l’approvazione di Dio (Matteo 5.3-11; Giacomo 1:12).
B) Le Cause.
Tre interpretazioni:
1. Indica la beatitudine nel fare, nel praticare.
2. Si riferisce alla beatitudine al giudizio finale: sarà benedetto nel giudizio finale.
3. Include il primo che il secondo punto.
Noi vediamo nella Bibbia, la promessa di benedizione per coloro, che mettono in pratica la legge di Dio, le maledizioni per coloro che non la mettono in pratica (Deuteronomio 28; Giosuè 1:9;Salmi 1:1-4; 119:1-3; Luca 11:28; Giovanni 13:17; Apocalisse 1:3).
Vediamo anche che un credente è felice quando mette in pratica la parola di Dio, infatti la stessa parola la troviamo tradotta con gioia in Atti 20:35: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere".
Penso che si riferisca di più al fatto di chi è felice nel mettere in pratica.
Egli sarà felice:
(1) Perché la Parola ci ha salvato per grazia e la crediamo fermamente che è la verità, la verità che abbiamo conosciuto.
Nei primi anni del suo ministero, Billy Graham, attraversò un periodo in cui lottò con i dubbi riguardo l’accuratezza e l’autorità della Bibbia, ma una notte cadde in ginocchio in lacrime e disse a Dio che nonostante i passi che non capiva e che lo confondevano, avrebbe creduto completamente alla Bibbia come unica autorità per la sua vita e per il suo ministero. Da quel giorno la vita di Billy Graham fu benedetta da una potenza ed efficacia insolite.
Se non credi che la Bibbia sia la verità non ci proverai nemmeno a metterla in pratica! E non sarai nemmeno felice nel farlo!
Egli sarà felice:
(2) Perché la Parola l’assimileremo.
Che gioia essere ripieni della Parola di Dio! Non è sufficiente credere nella Bibbia, ma dobbiamo esserne ripieni: leggendola, meditandola, memorizzarla, studiarla così l’assimileremo! Colossesi 3:16: "La Parola di Cristo abiti in voi abbondantemente". "Abiti" (enoikeitō -imperativo presente attivo) significa rimanere in un luogo, quindi la Parola deve prendere casa dentro di noi in modo abbondante (plousiōs) indica in modo ricco, quindi non deve essere una piccola presenza misera. Salmi 119:11: "Ho conservato la Tua nel mio cuore per non peccare contro di Te".
Egli sarà felice:
(3) Perché la Parola la mettiamo in pratica, così facendo onoriamo il Signore e questa è la cosa più importante della vita di un credente.
Lo scopo del credente è di glorificare Dio, questo è quello che leggiamo nella Bibbia ( Isaia 43:6–7,21; Romani 9:24–26; 1 Corinzi 10:31; Efesini 1:3–14; Apocalisse 21:3). Dio è glorificato con il nostro carattere e le nostre azioni, quando noi portiamo frutto (2 Timoteo 3:16; Giovanni 15:8; Galati 5:22; Efesini 5:9; Filippesi 1:11; Matteo 5:16; 7:16). Questo è lo scopo del credente, allora sarà felice quando fa quello che è stato chiamato a fare!
CONCLUSIONE.
Molti problemi personali e nella chiesa, così come la mancanza di crescita e di spiritualità, sono dovuti al fatto che la nostra vita è basata, sull’opinione della maggioranza (lo fanno tutti); sulla tradizione (abbiamo fatto sempre così), sulla ragione (è più logico così), o sull’emozione (sentivo che questo era giusto).
La Bibbia deve avere la prima e l’ultima parola della nostra vita! La condizione di un vero credente è essere "facitore" della Parola!
Che rapporto hai con la Parola di Dio?
Sei un’ ascoltatore o un semplice "facitore"?
All’idea del metterla in pratica, sei felice o per te è un peso?