Giovanni 9: La guarigione del cieco fin dalla nascita.
Finora, Gesù ha spiegato la sua identità in molti modi ai suoi ascoltatori. Spesso egli utilizza un oggetto fisico, persona o una festa per descrivere un aspetto spirituale della sua vita. Per esempio: mentre era seduto vicino a un pozzo (di Giacobbe) e parlando con la Samaritana, Gesù spiegò che da la sua “acqua viva" (Giovanni 4:1-14). Dopo aver dato da mangiare a oltre 5.000 persone con due piccole pagnotte di pane, Gesù spiegò che egli era "il pane della vita" (Giovanni 6:35).
Alla festa delle capanne, si commemorava il momento in cui Mosè colpì la roccia nel deserto per dissetare gli Israeliti, Gesù disse a tutto il popolo: "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva" (Giovanni 7:37).
Sempre alla festa delle capanne si ricordava un altro atto simbolico la colonna di fuoco che ha guidato gli Israeliti nel loro viaggio nel deserto; in questo caso Gesù ha detto: "Io sono la luce del mondo. Chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8:12).
L’evento di Giovanni 9, va visto dopo questa commemorazione dove si commemorava la colonna di luce, di fuoco e con un atto simbolico Gesù da la luce a un cieco, gli da la vista. Questa storia illustra la verità spirituale di Cristo che è la luce del mondo. Anche noi siamo nati spiritualmente ciechi e abbiamo bisogno della luce che da Cristo.
In Giovanni 9 troviamo il resoconto del miracolo, la reazione e il rimprovero.
I IL RESOCONTO DEL MIRACOLO (vv.1-7).
Principalmente vediamo:
A)La Preparazione al miracolo (vv.1-5).
Probabilmente Gesù è ancora a Gerusalemme, dopo la festa delle capanne, mentre camminano insieme, Gesù e i discepoli videro un uomo cieco dalla nascita. Questo riferimento prepara i lettori al miracolo che Gesù sta per fare.
(1)La Domanda dei discepoli.
v.2: "I suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: 'Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?'" Questa domanda rivela la convinzione di alcuni Ebrei dell’epoca che la sofferenza era la punizione per qualche peccato. A volte c’è un collegamento tra sofferenza e peccato come Gesù dice in Giovanni 5:14, ma non significa nemmeno che chi non ha una sofferenza non sia un peccatore (Luca 13:2-5) o che una sofferenza è dovuta a un peccato per esempio la sofferenza di Giobbe era dovuta a Satana (Giobbe 1:6-2:7). Così anche per Paolo la malattia non aveva una causa per i peccati. (2 Corinzi 12:7; Galati 4:13). Le malattie congenite, comunque ispiravano un collegamento con il peccato come rivela la domanda dei discepoli. Le malattie congenite erano ritenute una punizione per dei peccati sia commessi quando i bambini erano nel grembo della mamma, tradizione umana presa da Genesi 25:22 oppure una punizione inflitta per i peccati commessi dalla madre.
Ora la Bibbia dice che 1)La sofferenza in generale è la conseguenza del peccato (Genesi 3:16-19; Romani 5:12-21; 8:20); 2)Che alcune sofferenze sono la conseguenza del peccato dei genitori (Esodo 20:5; Numeri 14:18; Deuteronomio 5:9) oppure 3)un peccato personale (Numeri 12; 2 Cronache 26:16-21; Giovanni 5:14; 1 Corinzi 11:30).
Così i discepoli chiedono chi ha peccato il cieco stesso o la madre?
Così i discepoli chiedono chi ha peccato il cieco stesso o la madre?
Ma vediamo:
(2) La Risposta di Gesù.
a) Nella risposta vediamo in primo luogo l’origine della sofferenza.
v.3: "Gesù rispose: 'Né lui ha peccato, né i suoi genitori'". La sofferenza non è dovuta ne ai genitori e ne ai peccati personali del cieco.
b) Nella risposta vediamo in secondo luogo l’obbiettivo della sofferenza.
v.3: "ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui".
“Le opere di Dio” si riferiscono quasi sempre nel quarto Vangelo, all’opera compiuta da Dio per mezzo di Gesù, quindi a una potenza miracolosa (Giovanni 5:36; 14:10-11; 17:4). La cecità era un progetto di Dio per quell’uomo, affinché questo potesse sperimentare sulla propria pelle la potenza di Dio, e quindi poi che riconoscesse Gesù come il Figlio dell’uomo (Giovanni 9:35-37).
In questo modo il nome del Signore veniva glorificato come vediamo per la morte di Lazzaro (Giovanni 11:4) e di Pietro (Giovanni 21:19; Cfr. Romani 9:17; Esodo 9:16; 14:4; Salmi 76:10). Così con la Sua risposta Gesù vuole dirci che l’obbiettivo del male fisico è più importante di chi fosse la causa. Dio ha sovranamente scelto di usare questa afflizione dell'uomo per la sua propria gloria.
c) Nella risposta di Gesù in terzo luogo vediamo l’occorrenza.
vv.4-5: "Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare. Mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo".
Gesù è stato mandato nel mondo per compiere le opere di Dio (Giovanni 4:34; 5:36; 6:38; 17:4). In questo vediamo anche l’esclusività di Gesù, nessuno è un inviato di Dio come Lui. L’opera di Gesù era quella di rivelare il Padre con il Suo carattere, insegnamento e miracoli.
Noi vediamo perciò la necessità che Gesù operi mentre è giorno prima che cali la notte, riferendosi al tradimento di Giuda, al Suo arresto, processo e crocifissione. La crescente pressione e ostilità dei nemici cresceva sempre di più, Gesù sapeva che aveva poco tempo.
Il crepuscolo del suo ministero stava iniziando e il buio sarebbe presto arrivato (Matteo 16:21; Marco 8:31; Luca 9:22). Perciò noi vediamo anche un senso di urgenza nelle parole “mentre è giorno.” (Giovanni 7:33; 11:9-10; 12:35;13:33).
Quindi il senso dei vv.3-5 è: Non peccò né quest’uomo né i suoi genitori, ma affinché la potenza di Dio fosse rivelata in lui e affinché succeda questo è necessario che io agisca in lui mentre lo possiamo fare, perché poi non sarà più possibile perché mi arresteranno e morirò.
Al v. 5 Gesù dice che mentre: “mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo” come Giovanni 8:12, ma questa ripetizione non è superflua. La guarigione del cieco illustra l'applicazione positiva e pratica di questo principio spirituale.
Gesù manifestava solo le idee, ma anche applicava quelle idee. Ma “mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo” non significa che Gesù smette di essere la luce del mondo una volta che va in cielo. Significa, piuttosto, che la luce brilla mentre vive la sua vita umana fino al momento della sua glorificazione. Gesù Cristo è la vera luce del mondo (Giovanni 1:4-5,7).
Egli portò la luce della verità nel mondo, verità riguardo a Dio (Giovanni 1:18) e verità della condizione umana (Giovanni 3:19-21), e quindi mostra ed è la via di salvezza Questa luce non sarebbe stato sempre con loro e nel momento in cui sarebbe andata via sarebbero rimasti nell’oscurità con le conseguenze che ne conseguono, l’invito perciò è a credere nella luce(Gesù) per diventare figli di luce. (Giovanni 12:35-36).
C’è un altro aspetto riguardo il resoconto del miracolo:
B) La Prestazione del miracolo.
v.6: "Detto questo, sputò in terra, fece del fango con la saliva e ne spalmò gli occhi del cieco".
(1) Noi vediamo primariamente che c’è stata una preparazione.
Gesù ha sputato a terra e fece del fango mischiandola con il terriccio e poi lo spalmò sugli occhi. Gesù ha usato la sua saliva altri due volte per le guarigioni: con un sordomuto (Marco 7:33) e con un altro cieco (Marco 8:22-25).
Per quale motivo Gesù agì così?
Non lo possiamo sapere con certezza e sono state fatte diverse interpretazioni, ma comunque non è fuorviante pensare che:
a) In primo luogo, Gesù ha utilizzato l'argilla per aiutare a sviluppare la fede dell'uomo nella persona che gli ha fatto il miracolo.
b) In secondo luogo l’azione di impastare con saliva e terriccio era considerata una delle 39 forme di attività con le quali si violava il sabato.
Coline G. Kruse: “Secondo la Mishnah, di sabato era permesso fare un’unzione normale, uguale a quelle fatte nei giorni della settimana; ma un’unzione con sostanze speciali, non usate normalmente, era proibita, perché ciò costituiva un’azione di guarigione, la quale non era permessa.”
Così forse Gesù voleva richiamare l’attenzione sul miracolo e come altrove voleva mostrare di essere il Signore del sabato. (Marco 2:23-3:6).
Il v.16 confermerebbe questa interpretazione.
(2)Il Precetto nel miracolo.
v.7: "e gli disse: 'Va', làvati nella vasca di Siloe' (che significa: mandato)".
Egli dunque andò, si lavò, e tornò che ci vedeva. Come altre volte, vediamo che un comando è associato al miracolo. (Per esempio Matteo 9:6; Giovanni 5:8).
a) L’ordine di andare a lavarsi nella vasca di Siloe.
L’acqua della sorgente di Siloe era incanalata tramite il tunnel di Ezechia dalla sorgente di Gihon. La vasca di Siloe era usata nelle cerimonie in cui si spargeva acqua durante la festa delle Capanne. “Siloe” significa mandato (Silōam è la traslitterazione dell’ebraico šilôaḥ che sua volta deriva dal verbo šālaḥ che significa inviare, mandare). Pertanto questo avrebbe un significato simbolico per Gesù.
Più di venti volte in questo Vangelo, Gesù è descritto come colui che è stato "mandato" da Dio (per esempio Giovanni 3:17; 4:34; 5:23,37; 7:28; 8:26; 12:44; 14:24). In altre parole, il cieco gli è stato comandato di andare a lavarsi nel luogo detto "mandato", da Colui che è stato "mandato" da Dio.
Come Gesù è la luce del mondo è lo ha dimostrato dando luce a questo cieco, così nello stesso tempo dimostra di essere stato mandato, mandando il cieco a lavarsi nella vasca chiamata “mandato”.
b)L’obbedienza del cieco.
A differenza di Naaman il quale fece delle obiezioni quando Elia gli disse di andare a lavarsi nel Giordano (2 Re 5:10-14), l’uomo nato cieco andò senza pensarci due volte, era costretto ad andare per lavarsi, ma ha anche mostrato fede. Comunque andò si lavò e tornò che ci vedeva. Forse l’evangelista aggiunse questa spiegazione per collegare il nome della vasca con l’azione compiuta da Gesù nel mandare l’uomo a quella vasca per lavarsi, così da rendere più evidente la ragione per cui il miracolo è avvenuto e cioè perché Gesù lo mandò e non per l’acqua stessa. Gesù è la fonte della sua guarigione e non la piscina. La conseguenza dell’ obbedienza del cieco è stata la vista. L'obbedienza porta grande benedizione.
Noi possiamo fare alcune considerazioni a questo punto:
1) L’Amore di Gesù per questo cieco è il modello che dobbiamo avere per il prossimo.
La cecità era molto comune nel mondo antico e nell'antica Palestina, i ciechi dipendevano interamente dagli altri. Spesso si posizionavano vicino ai santuari sperando nella misericordia della gente per vivere. Se oggi la cecità è un grave disabilità, allora lo era ancor di più. Isaia 42:7 dice che il Messia avrebbe guarito i ciechi (Matteo 9:27-28; 11:5; 12:22). Noi come discepoli di Gesù per quello che possiamo fare, dovremmo andare incontro aiutando i bisognosi e non fare l’errore dei discepoli che furono spinti dalla curiosità delle sofferenze altrui. Dobbiamo ricordarci delle regola d’oro di fare agli altri quello che ci aspetteremmo che gli altri facessero a noi (Matteo 7:12).
2 )L’Iniziativa a guarire quell’uomo è stata di Gesù.
Allo stesso modo l’iniziativa alla salvezza non è una nostra iniziativa, ma è un’iniziativa di Dio, perciò abbiamo poco di che vantarci. (Giovanni 3:16; Atti 13:48; Galati 4:9; Efesini 1:3-4; 2 Tessalonicesi 2:13-14).
3)Solo Gesù dona la luce spirituale per la nostra salvezza.
Solo Gesù ci libera dall’oscurità del peccato! Solo Gesù è la Luce della salvezza. (Giovanni 8:12).
4) Non fare giudizi affrettati quando una persona soffre….
Non abbiamo nessun diritto di giudicare una persona che soffre come punita da Dio! Non è sempre così.
5) Quando Dio ci chiama a soffrire questa può essere un’opportunità per glorificarlo.
Anche se questo è difficile, perché a nessuno piace soffrire chiediamo che Dio ci aiuti a glorificarlo con la nostra sofferenza.
II LA REAZIONE AL MIRACOLO (vv.8-34).
A) La Reazione della gente (vv.8-13).
(1) La Confusione della gente.
Ci fu confusione tra la gente circa l'identità del cieco dopo essere stato guarito.
vv.9:8-9: "Perciò i vicini e quelli che l'avevano visto prima, perché era mendicante, dicevano: 'Non è questo colui che stava seduto a chieder l'elemosina?' Alcuni dicevano: 'È lui'. Altri dicevano: 'No, ma gli somiglia'. Egli diceva: 'Sono io'".
I motivi di questa confusione erano perché il cieco non faceva più il mendicante e sicuramente si comportava diversamente perché appunto ci vedeva. Il cambiamento è stato così grande che molti erano confusi. Questa confusione ha confermato che il miracolo era stato effettivamente operato in quell'uomo. Se il miracolo non fosse avvenuto, non ci sarebbe stata alcuna confusione. Ma il cieco confermò loro che era proprio lui!!! Quando c’è il miracolo della nuova nascita c’è un vero cambiamento e alcune persone possono rimanere confuse chiedendosi cosa sia successo o se è proprio la persona che conoscevano.
(2) La Curiosità della gente.
vv.10-12: "Allora essi gli domandarono: 'Com'è che ti sono stati aperti gli occhi?' Egli rispose: 'Quell'uomo che si chiama Gesù fece del fango, me ne spalmò gli occhi e mi disse: -Va'a Siloe e làvati-. Io quindi sono andato, mi son lavato e ho ricuperato la vista'. Ed essi gli dissero: 'Dov'è costui?' Egli rispose: 'Non so'".
La persona che sperimenta Cristo deve essere pronto a dare la propria testimonianza senza paura riguardo a Gesù e cosa ha fatto nella sua vita, alle persone che gli chiedono, anche per semplice curiosità, come sia avvenuto un tale cambiamento spirituale (per il cieco fino a quel momento era solo fisico). La gente vuole sapere dove sia Gesù e il cieco, ormai guarito non sa dove sia. Il cieco, quando Gesù gli mise il fango agli occhi era ancora cieco e perciò non era in grado di riconoscerlo.
(3) La Conduzione della gente.
v.13: "Condussero dai farisei colui che era stato cieco".
La gente conduce il cieco guarito dai farisei, dai loro capi religiosi, forse per la loro malvagità o forse perché voleva spiegazioni, volevano sottoporre ai farisei quel miracolo.
B) La Reazione dei farisei (vv.14-34)
(1) La prima interrogazione al cieco guarito (vv.14-17).
Ma da che cosa erano motivati i farisei?
Vediamo:
a) L’ Interesse vero dei farisei.
vv.14-15: "Or era in giorno di sabato che Gesù aveva fatto il fango e gli aveva aperto gli occhi. I farisei dunque gli domandarono di nuovo come egli avesse ricuperato la vista. Ed egli disse loro: 'Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo'".
Come dicevo prima tra le categorie dei divieti nel giorno di sabato, (1)vi era quello di fare fango con saliva e terriccio; (2) l’applicazione di un unguento agli occhi; (3) guarire se non vi era una situazione di vita o di morte, quindi in questo senso, Gesù doveva aspettare fino al giorno successivo per guarire l'uomo. La combinazione di questi fattori ha trasformato la loro apertura, il loro stupore in sospetto, in dubbio per una trasgressione della loro tradizione. E’ chiaro che quei capi religiosi non erano tanto interessati alla guarigione di quell’uomo, ma al modo come Gesù lo aveva guarito, perché ricercavano delle prove per accusare Gesù. L’uomo rispose con più consapevolezza rispetto ai suoi vicini perché disse: “mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo”.
b) Le Idee varie tra i farisei riguardo a Gesù.
v.16: "Perciò alcuni dei farisei dicevano: 'Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il sabato'. Ma altri dicevano: 'Come può un peccatore fare tali miracoli?' E vi era disaccordo tra di loro".
Vi erano pensieri contrastanti su Gesù in seguito al miracolo, c’è chi diceva che non veniva da Dio perché non osservava (la loro cattiva interpretazione della legge) il sabato e altri invece dicevano che un peccatore non può fare questi miracoli. Il primo gruppo pensava, anche se Gesù ha fatto il miracolo, che non poteva venire da Dio, perché comunque trasgrediva il sabato, perciò il loro ragionamento, si concentrava sul sabato, ed erano convinti che la loro interpretazione del sabato era corretta e che quindi Gesù ha violato la legge di Dio.
Questo gruppo giudicava che il miracolo di guarigione di per sé non è sufficiente, non attesta la sua autorità. Dopo tutto, la legge di Mosè mette in guardia contro i falsi profeti che facevano segni miracolosi, ma che allo stesso tempo guidavano la gente lontana da Dio (Deuteronomio 13:1-5). Mentre il secondo gruppo pensava che uno che è peccatore non può fare un miracolo del genere, questo gruppo è pieno di stupore per il miracolo, stenta a credere che Gesù sia un peccatore. Solo la potenza di Dio può guarire un cieco nato.
c) L’Indagine per verificare l’idea del cieco guarito.
v.17: "Essi dunque dissero di nuovo al cieco: 'Tu, che dici di lui, poiché ti ha aperto gli occhi?'" Ma chiedono al cieco guarito, forse perché tra di loro erano divisi, comunque la risposta non si va attendere, con coraggio l’uomo riguardo a Gesù rispose v.17: "È un profeta".
Nell’Antico Testamento e nella tradizione ebraica, i profeti erano conosciuti come operatori di miracoli (Deuteronomio 34:10-12, 2 Re 2:19-22; 4:18-44; 5:1-14).
Se, dunque, Gesù aveva compiuto un miracolo indiscutibile, era la prova diretta che egli doveva avere una commissione divina. In qualità di emissario di Dio, poteva avere il potere di curare di sabato, se necessario, ed egli sarebbe stato superiore alla giurisdizione di qualsiasi tribunale umano. Pertanto non meraviglia la sua risposta. “Profeta” può essere stata la posizione più alta che l'uomo abbia saputo attribuire a Gesù, ma chiaramente, il verdetto dell'uomo è in contrasto con qui farisei che negano Gesù come mandato da Dio.
Si noti la progressione della stima del cieco guarito verso Gesù da “uomo” (v.11) “a profeta” (v.17), a uno che potrebbe essere seguito da “discepoli” (v.27), “da Dio” (v.33), a “Signore da essere adorato” (v.38).
(2) L’Interrogazione ai genitori (vv.18-23).
a) La Convocazione dei genitori.
vv.18-19: "I Giudei però non credettero che lui fosse stato cieco e avesse ricuperato la vista, finché non ebbero chiamato i genitori di colui che aveva ricuperato la vista, e li ebbero interrogati così: 'È questo vostro figlio che dite esser nato cieco? Com'è dunque che ora ci vede?'"
Che Gesù avesse compiuto il miracolo era incontestabile, ma ostinatamente, quei farisei non vogliono accettare l'evidenza, non credono né alla testimonianza dei conoscenti del cieco, ne alla testimonianza del cieco stesso. Nonostante le prove e la testimonianza chiara e inequivocabile dell'uomo, gli ebrei non ci credevano che era stato cieco e aveva acquistato la vista.
Anche oggi c’è gente che davanti le evidenze dell’esistenza di Dio e della storicità di Gesù Cristo non vuole credere! Questi capi religiosi giudaici devono affrontare questo grave dilemma della presunta guarigione e tra di loro sono divisi (v.16), senza unità non possono presentare un fronte unito contro Gesù.
Decidono di andare oltre i fatti sperando che la scoperta di qualche incongruenza, bugia o errore risolverà il loro dilemma, forse i vicini e quelli che lo avevano visto prima si erano sbagliati circa l’identità del cieco (vv.8-9), ma sicuramente i suoi genitori non potevano sbagliarsi riguardo la sua cecità fin dalla nascita, i genitori certamente sarebbero stati in grado di confermare se egli fosse in realtà nato cieco.
Perciò i farisei chiamano i genitori del cieco guarito e li interrogano.
Anche oggi c’è gente che davanti le evidenze dell’esistenza di Dio e della storicità di Gesù Cristo non vuole credere! Questi capi religiosi giudaici devono affrontare questo grave dilemma della presunta guarigione e tra di loro sono divisi (v.16), senza unità non possono presentare un fronte unito contro Gesù.
Decidono di andare oltre i fatti sperando che la scoperta di qualche incongruenza, bugia o errore risolverà il loro dilemma, forse i vicini e quelli che lo avevano visto prima si erano sbagliati circa l’identità del cieco (vv.8-9), ma sicuramente i suoi genitori non potevano sbagliarsi riguardo la sua cecità fin dalla nascita, i genitori certamente sarebbero stati in grado di confermare se egli fosse in realtà nato cieco.
Perciò i farisei chiamano i genitori del cieco guarito e li interrogano.
I farisei fanno tre domande: è questo il vostro figlio? E’ lui che dite esser nato cieco? Come dunque che ora ci vede?
b) Il Commento dei genitori.
vv.20-21: "I suoi genitori risposero: 'Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda, non sappiamo, né sappiamo chi gli abbia aperto gli occhi; domandatelo a lui; egli è adulto, parlerà lui di sé'".
I genitori confermano le prime due domande, ma la terza nascondeva un pericolo per loro, ed essi risposero prudentemente rispondendo che il figlio era adulto e quindi poteva rispondere egli stesso, era in grado di dare una testimonianza responsabile. Anche se i genitori desiderano mantenere le proprie relazioni con le autorità, le risposte che hanno fornito devono essere state dure da digerire per i farisei, infatti la loro testimonianza ha riconfermato che il miracolo è avvenuto veramente.
I genitori avevano paura di dire apertamente che il figlio era guarito perché chi riconosceva Gesù come il Cristo, veniva espulso dalla sinagoga, vv.22-23: "Questo dissero i suoi genitori perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che se uno riconoscesse Gesù come Cristo, fosse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: 'Egli è adulto, domandatelo a lui'".
“Espulso dalla sinagoga” (aposynagōgos), significa “mandato via dalla sinagoga” o “scomunicato”. In questo vangelo, questa è la prima di tre circostanze in cui, il credere in Gesù come il Cristo è collegata con la minaccia di espulsione dalla sinagoga (Giovanni 9:22; 12:42; 16:2; cfr. Luca 6:22).
Dal nostro punto di vista moderno non possiamo neppure immaginare l'orrore della scomunica al tempo di Gesù. Tale espulsione avrebbe maledetto questa gente e l’avrebbe estraniata, tagliata fuori, anche per sempre, dalla vita della loro comunità religiosa e comunitaria, infatti la sinagoga era il centro non solo della vita religiosa ebraica, ma anche della vita della comunità, e quindi l'allontanamento da essa rappresentava una grave forma di ostracismo sociale, dunque era una punizione terribile. Per i genitori, difendere un profeta sconosciuto, anche abbastanza grande da curare il loro figlio cieco dalla nascita, per loro evidentemente non ne valeva la pena, non volevano rischiare.
(3) La seconda Interrogazione al cieco guarito (vv.24-34).
Nei versetti 24 a 34 c’è una botta e risposta tra i farisei e il cieco guarito, ciò che viene fuori da questo è:
a) Il Chiarimento.
I farisei chiedono ancora un chiarimento al cieco guarito da Gesù.
v.24: "Essi dunque chiamarono per la seconda volta l'uomo che era stato cieco, e gli dissero: 'Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore'".
Dopo aver interrogato i genitori, i farisei non potevano più negare il miracolo! Così chiamano una seconda volta per interrogare il cieco guarito, ma l’interrogatorio dei genitori dell'uomo guarito non ha scalfito la testimonianza dell'uomo stesso.
Un miracolo notevole è accaduto, ma le autorità religiose sospettano che qualcosa è stato tenuto nascosto a loro e scongiurano l'uomo di dire la verità ignorando così, sia la testimonianza dei conoscenti, sia la testimonianza sua precedente e sia la testimonianza dei genitori, loro affermano: "Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore".
“Da' gloria a Dio” non significa qualcosa come: “Loda Dio per quello che ha fatto nella tua vita”, ancora meno “Lodate Dio e non Gesù”, ma come in Giosuè 7:19-20, in questo stesso modo Giosuè aveva esortato Acan a dire la verità a non nascondere ciò che veramente aveva fatto, perciò indica il dire la verità, qualcosa come: “Davanti a Dio dicci la verità”.
La verità che volevano sentirsi dire è che Gesù è un peccatore(hamartōlós), un trasgressore della legge, quindi ci deve essere qualche altro frammento di informazione che l'uomo nasconde a loro.
Ma vediamo invece:
b) La Conferma del miracolo da parte del cieco.
v.25: "Egli rispose: 'Se egli sia un peccatore, non so; una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo'". L'uomo guarito non giudica Gesù se è un peccatore, non voleva discutere sul carattere di Gesù, a questo punto della discussione lascia la questione ai teologi, ma riafferma semplicemente che prima era cieco e ora ci vede!
c) Il Cinismo dei farisei.
vv.26: "Essi allora gli dissero: 'Che cosa ti ha fatto? Come ti aprì gli occhi?'"
L'uomo guarito, finora è stato educato e rispettoso, scopre ora il cinismo dei suoi interlocutori che non hanno mostrato per niente sensibilità verso di lui che fino a quel momento non conosceva i colori, che era costretto a mendicare, a dipendere dagli altri, ma lo stavano usando per cercare un pretesto per accusare Gesù! Chiaramente non erano interessati alla veridicità del miracolo non è più il problema, ma a screditare Gesù, questa adesso è l'unica loro preoccupazione. In questo atteggiamento cinico c’è anche una pressione verso il guarito affinché testimoni contro Gesù e ritornano così alla loro prima domanda v.15, forse stavano cercando ancora altri particolari nella speranza che egli si sarebbe contraddetto.
d) Il Coraggio del cieco.
v.27: "Egli rispose loro: 'Ve l'ho già detto e voi non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventar suoi discepoli anche voi?'"
Il cieco con un certo coraggio e una certa ironia forse, visto che già aveva precedentemente risposto (v.15), gli chiese se la loro stessa domanda di prima non indicasse il loro desiderio di diventare discepoli di Gesù! Sembra che la sua comprensione riguardo la vera identità di Gesù cresce con il ripetersi della sua testimonianza.
e) La Chiusura arrogante dei farisei.
vv.28-29: "Essi lo insultarono e dissero: 'Sei tu discepolo di costui! Noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè Dio ha parlato; ma in quanto a costui, non sappiamo di dove sia'".
I farisei risposero al cieco guarito insultandolo e dichiarando una fedeltà assoluta a Mosè e non certo a Gesù.
Altre volte in questo vangelo è dichiarata la fedeltà giudaica a Mosè (Giovanni 5:45-46; 6:32; 7:19-23; 9:28-29). In appoggio alla loro dichiarazione e quindi svalutando Gesù, i farisei dissero in un certo senso che Dio ha parlato a Mosè (Esodo 33:11; Numeri 12:8), ma questo Gesù chi è? Secondo loro Gesù non aveva credenziali, anzi in questo Vangelo Gesù è stato considerato con disprezzo sammaritano indemoniato (Giovanni 8:48); bestemmiatore (Giovanni 19:7; Matteo 26:63-66). Ma Gesù in un’altra occasione aveva spiegato che aveva almeno tre testimoni: Giovanni Battista, le opere miracolose e gli scritti di Mosè le opere miracolose. (Giovanni 5:31-47).
f) La Controreplica del cieco (vv.30-33).
vv. 9:30-33: "L'uomo rispose loro: 'Questo poi è strano: che voi non sappiate di dove sia; eppure mi ha aperto gli occhi! Si sa che Dio non esaudisce i peccatori; ma se uno è pio e fa la volontà di Dio, egli lo esaudisce. Da che mondo è mondo non si è mai udito che uno abbia aperto gli occhi a uno nato cieco. Se quest'uomo non fosse da Dio, non potrebbe far nulla'".
A quegli insulti scagliatigli contro, il coraggio dell’uomo è ancora confermato, lo vediamo dalla sua controreplica.
Anche se comprensibile, se vogliamo, l’incredulità dei farisei era davvero strana davanti un miracolo evidente. (Cfr. invece Nicodemo Giovanni 3:2).
Il non sapere la provenienza di Gesù non svalorizzava quanto aveva fatto, ma rivelava oltre la loro incredulità una preoccupante mancanza di conoscenza biblica. Gesù aveva fatto un miracolo e questo per il cieco dimostrava che proveniva da Dio, non era un peccatore come dicevano loro in quanto Dio non esaudisce i peccatori.
Applicata a Gesù è corretta, ma è anche comprensibile la reazione dei farisei, infatti altrove è scritto che i falsi profeti possono fare miracoli (Matteo 7:21-23; 24:24; Marco 13:22), così anche i maghi egiziani al tempo di Mosè. Ma è anche vero che Dio non ascolta i peccatori.
Egli ascolta l’uomo devoto che fa la sua volontà. E’ saldamente in linea con l'ebraismo in generale, che considerava i miracoli come risposte alla preghiera.
La relazione tra la giustizia di chi prega e dell'ascolto di Dio è ampiamente attestato nella Bibbia (Giobbe 27:9; 35:13; Salmi 34:15; 66:18; 109:7; Proverbi 15:29; Isaia 1:15; Giovanni 14:13-14; 16:23-27; 1 Giovanni 3:21-22).
A rigor di termini, anche questo non prova che Gesù è un uomo giusto, è sempre rischioso identificare il potere spirituale con il potere divino perché qualcuno potrebbe confondere il potere del diavolo con quello di Dio, per questo è necessario il discernimento spirituale radicato nella verità Biblica. Ma l’errore che hanno fatto i farisei è che non hanno considerato le Sacre Scritture, dovevano agire con più umiltà e prudenza, invece hanno dimostrato di avere molti pregiudizi. Il ridare la vista ai ciechi è una delle benedizioni dell’epoca messianica (Isaia 28:18; 35:5; 42:7).
g) La Conclusione crudele e presuntuosa dei farisei.
v.34: "Essi gli risposero: 'Tu sei tutto quanto nato nel peccato e insegni a noi?' E lo cacciarono fuori". Ancora una volta ricorsero all’insulto, ma stavolta in un modo ancora più crudele perché nella frase del v.34 c’è un riferimento crudele alla cecità congenita dell'uomo come pensavano i discepoli al v.2 e quindi non è una dichiarazione teologica circa l'universalità del peccato. Così dicendo implicitamente hanno creduto che il cieco era stato guarito, ma rifiutavano la testimonianza di almeno tre gruppi di persona: i conoscenti del cieco, il cieco stesso e i genitori del cieco, hanno rifiutato la luce, Gesù per le tenebre Giovanni 3:19-21.
Il commento finale di Giovanni: “lo cacciarono fuori” può significare il non volerlo più vedere oppure la scomunica temuta dai genitori dell'uomo. (v.22).
h)La Consolazione di Gesù al cieco.
vv.35-38: "Gesù udì che lo avevano cacciato fuori; e, trovatolo, gli disse: 'Credi nel Figlio dell'uomo?' Quegli rispose: 'Chi è, Signore, perché io creda in lui?' Gesù gli disse: 'Tu l'hai già visto; è colui che parla con te, è lui'. Egli disse: 'Signore, io credo'. E gli si prostrò dinanzi".
Noi vediamo che in questa consolazione in primo luogo c’è la gioia dell’accoglienza divina. Abbandonato da tutti, persino dai genitori, ma non da Gesù! Gesù, ancora una volta per sua iniziativa, decide di rivelarsi all’uomo circa la Sua identità e lo ha porta ad una fede decisa e consapevole. In secondo luogo, l'allargamento della sua conoscenza. Gesù si è manifestato ulteriormente all’uomo, così l’uomo ha avuto una migliore conoscenza di Gesù, in questo caso Gesù rivela che è il Figliol dell’uomo.
Giovanni ha parlato altre volte come Figlio dell’uomo come 1)Colui che rivela Dio agli uomini in modo unico (Giovanni 1:51; 3:13-14; 6:27. 2)In riferimento alla Sua sofferenza e morte (Isaia 52:13-53:12; Giovanni 8:28; 2:33-34; 13:31. 3)Come autorità e venuta con potenza e gloria (Giovanni 5:27; cfr. Daniele 7:13-14; Marco 14:62; Luca 12:8) come anche confermato in Giovanni 9:39-41.
Perciò l’uomo si prostra davanti a Gesù per rendergli omaggio ( proskynē).
Noi possiamo fare tre applicazioni:
1) I pregiudizi a volte ci impediscono di credere in Dio.
Aubrey de Vere: “ Il pregiudizio che vede ciò che vuole, non può vedere ciò che è normale”. I farisei hanno voluto vedere ciò che hanno voluto! Nonostante la prova schiacciante delle Sacre Scritture e del miracolo, e quindi del fatto che Gesù non stesse spingendo quell’uomo a fare una cosa contraria alla verità Biblica, quei farisei per seguire la loro tradizione umana sul sabato, e senza fare ulteriori approfondimenti, non hanno voluto credere in Gesù.
Oggi molti vogliono vedere ciò che vogliono senza arrendersi a Gesù. Purtroppo dobbiamo constatare come dice Francis Bacon: “L'uomo preferisce credere a ciò che preferisce essere vero”. Per quei farisei la verità era la loro tradizione, una cattiva interpretazione riguardo il sabato e pertanto non hanno voluto credere in Gesù. Oggi possiamo incontrare gente che ama fare solo dibattiti anche su Gesù e una volta convinti decidono di non seguirlo perché ha un costo.
2) Noi vediamo un incoraggiamento alla testimonianza coraggiosa personale davanti anche a uomini più preparati di noi.
Questo cieco guarito, non ha fatto discorsi profondi, ma ha raccontato semplicemente ciò che Gesù ha fatto nella sua vita. Così chi sperimenta la salvezza spirituale di Cristo, può testimoniare di questo al suo prossimo anche senza avere chissà quale preparazione teologica o scolastica.
3) Gesù accoglie e consola.
Salmi 27:10: "Qualora mio padre e mia madre m'abbandonino, il SIGNORE mi accoglierà". Anche i genitori ci possono abbandonare, ma non il Signore! Che grande certezza e consolazione.
III IL RIMPROVERO DOPO IL MIRACOLO (vv. 39-41).
Giovanni 9:39-41 serve come una sorta di epilogo interpretativo, trasformando la narrazione precedente con una parabola, con un messaggio sul vedere e la cecità nel regno spirituale.
Vediamo che Gesù fa una:
A) Rivelazione di Gesù.
v.39: "Gesù disse: 'Io sono venuto in questo mondo per fare un giudizio, affinché quelli che non vedono vedano, e quelli che vedono diventino ciechi'".
Gesù non è venuto per giudicare il mondo, ma per salvarlo (Giovanni 3:17).
Il giudizio a cui si riferisce Gesù qui, è la divisione dell’umanità: ci saranno quelli che crederanno e quelli che non crederanno (vedi 2 Corinzi 2:15-16), quelli che sono increduli come i farisei verso Gesù si attirano il giudizio, quindi la Sua stessa presenza ha portato un giudizio nel mondo (Giovanni 3:18,36). Non esiste una cura per le persone che rifiutano l'unica cura e nessuna speranza per coloro che sono saggi ai propri occhi. Coloro che rifiutano Gesù si condannano e si sottopongono al giudizio. Alcuni perciò saranno salvati e altri non saranno salvati come illustrato sia dalla reazione del cieco guarito (“che non vedono vedano”) e sia dai farisei (“quelli che vedono diventino ciechi”).
L’uomo nato cieco sapeva di essere cieco, era anche un mendicante, sapeva di non essere preparato e lo riconosceva (vv.25,36), a questa persona cieca fisicamente (e spiritualmente) Gesù rivelò se stesso, il Figlio dell’uomo e l’uomo cieco vide. Gesù è venuto per aprire gli occhi, per dare loro la luce della rivelazione che permetterà loro di vedere.
Mentre i Giudei affermavano orgogliosamente di vedere, di credere, di sapere riguardo Gesù: “non è da Dio” (v.16), “è un peccatore” (v.24) e quindi non era il Cristo, in realtà non vedevano e continueranno a non vedere (spiritualmente) dice Gesù! (Cfr. Isaia 6:10; Giovanni 12:37-40). Hanno mostrato anche una presunzione spirituale (vv.22,29,34).
Ma noi vediamo un principio importante nel rapporto con Dio e cioè l’umiltà che i farisei non avevano in questo caso, chi è nelle tenebre non riconosce il proprio stato e non vuole riconoscerlo. In questo modo coloro non vedono, come il cieco, sono quelli che si rendono conto di essere in una bancarotta spirituale che hanno bisogno di Cristo e si affidano completamente a Cristo per la loro salvezza, invece quelli che vedono sono coloro che pensano che non hanno bisogno di Gesù (Matteo 5:3; Luca 18:9-14; Giovanni 3:17-21).
Gesù è venuto sulla terra in modo che coloro che pensano di avere l’arroganza di una conoscenza spirituale(che pensano di vedere) gli viene dimostrato in realtà che sono ciechi e quelli che invece riconoscono che sono ciechi(non hanno una conoscenza spirituale) vedranno. La chiave è il senso di bisogno, l’umiltà. Se qualcuno non sente il bisogno non vedrà, quelli che sentono il bisogno vedranno! Charles Spurgeon disse: "Non è la nostra piccolezza che impedisce Cristo, ma la nostra grandezza. Non è la nostra debolezza che impedisce Cristo, è la nostra forza. Non è la nostra oscurità che impedisce Cristo, è la nostra supposizione di essere luce, che trattiene la Sua mano".
Vediamo:
B)La Reazione dei farisei.
v.40: 40 Alcuni farisei, che erano con lui, udirono queste cose e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?» Gesù è l’uomo cieco guarito non erano da soli, perciò alcuni farisei che erano con loro dissero se erano ciechi anche loro: Letteralmente sarebbe così: “Non siamo ciechi anche noi vero?” In questo modo si aspettavano una risposta negativa. Invece lo erano!
C) Replica di Gesù.
(1) Nella replica vediamo la certezza.
v.41: "Gesù rispose loro: 'Se foste ciechi, non avreste alcun peccato'".
“Ciechi” si riferisce alla condizione di persone perdute, di bancarotta spirituale che riconoscono di aver bisogno di Gesù per la loro salvezza, ebbene loro non avrebbero nessuna colpa.
(2) Nella replica vediamo la condanna.
v.41: "ma siccome dite: 'Noi vediamo', il vostro peccato rimane".
Se come il cieco guarito avessero riconosciuto la loro ignoranza spirituale e il bisogno di Cristo, non sarebbero stati colpevoli di peccato, ma siccome dichiaravano arrogantemente di sapere con un atteggiamento incredulo verso Cristo, continuavano a essere colpevoli. Presuntuosamente erano sicuri di conoscere, e per quella presunzione erano impediti di vedere la verità. Erano come l’uomo descritto in Proverbi 26:12.
Dal momento che i farisei non hanno voluto riconoscere la loro cecità, ma hanno affermato di vedere, sono rimasti colpevoli perché il loro peccato rimane. Si sentono a posto davanti a Dio. Ma senza credere a Cristo non possono vedere e rimangono sotto il giudizio di Dio. (Giovanni 8:12, 21,24; 3:36.
In quale condizione ti trovi? Sei come il cieco che riconosci di avere bisogno di Cristo oppure sei come i farisei che pensi di vedere senza Cristo?
CONCLUSIONE.
Alcune considerazioni.
1)Non possiamo avere fede se Dio prima non si rivela a noi.
Gesù si è rivelato al cieco e non viceversa. Noi siamo morti spiritualmente, è necessario l’intervento di Dio in noi per capire (Efesini 2:1-10).
2)La fede è progressiva.
Il cieco è arrivato progressivamente a riconoscere Gesù.
3) La fede è accettare il fatto che siamo ciechi e che abbiamo bisogno di Cristo per vedere.
4)La fede autentica porta alla testimonianza coraggiosa e all’adorazione di Gesù Cristo.
Hai questo tipo di fede?