La Spiritualità Biblica: un viaggio verso il cielo.
In questa lezione in relazione alla spiritualità vedremo:
1. La brevità della vita.
2. Il modo giusto di vivere su questa terra.
3. Le motivazioni a vivere in un certo modo.
“Il significato dell'esistenza terrena non è, come siamo stati abituati a pensare, nella prosperità, ma nello sviluppo dell'anima”. (Alexandr Solzhenitsyn).
1. La brevità della vita.
La vita è una strada a senso unico verso la morte. John Blanchard ha detto: “L'uomo può sfidare la gravità, ma non la tomba”. Così anche Robert A. Morey: “Il tasso di mortalità è ancora uno per persona”. Siamo consapevoli che la nostra permanenza sulla terra, tutto sommato è breve. Davide dice Salmi 39:4-7: "O SIGNORE, fammi conoscere la mia fine e quale sia la misura dei miei giorni. Fa'ch'io sappia quanto sono fragile. Ecco, tu hai ridotto la mia esistenza alla lunghezza di qualche palmo, la mia durata è come nulla davanti a te; certo, ogni uomo, benché saldo in piedi, non è che vanità. Pausa. Certo, l'uomo va e viene come un'ombra; certo, s'affanna per quel ch'è vanità; egli accumula ricchezze, senza sapere chi le raccoglierà. E ora, o Signore, che aspetto? La mia speranza è in te".
Il salmista dice che Dio ha ridotto la sua esistenza alla lunghezza di qualche palmo. Il “palmo” (1 Re 7:26) era la misura anticamente riconosciuta di quattro dita (Ger 52:21). Metaforicamente indica la durata della vita umana breve. La vita di un essere umano è fragile e transitoria come un soffio, (vanità-hě∙ḇěl che indica vapore o soffio), inconsistente e scompare come un'ombra. L’uomo spende la sua vita, s’affanna per quel che è vanità, per ciò che è inutile, egli accumula ricchezze senza sapere chi le raccoglierà. Dunque Davide ci dice: per prima cosa che la vita umana è breve, fugace e fragile, siamo come il soffio e l’ombra. In secondo luogo, affaticarsi a ricercare la ricchezza, averla come scopo della vita è inutile.
Anche in Salmi 90:10 leggiamo qualcosa di simile: "I giorni dei nostri anni arrivano a settant'anni; o, per i più forti, a ottant'anni; e quel che ne fa l'orgoglio, non è che travaglio e vanità; perché passa presto, e noi ce ne voliam via". Riguardo la brevità della vita vediamo altri passi (Sal. 89:47-48;103:14-16; Is.40:6-8; Giac.4:13-14; 1 Pie.1:24-25;ecc.). Ricordare che la vita sia breve e fragile, potrà sembrare pessimistico e angosciante, ma nella giusta visione (davanti a Dio, alla fede e alla vita eterna) risulta essere realistico e ci spinge a confidare in Dio. Per un cristiano “la morte non è spegnere la luce, è spegnere la lampada perché l'alba è arrivata”. (Anonimo).
Colui che ha affidato la propria vita a Gesù andrà alla presenza di Dio per godere la beatitudine eterna. Giov.11:25-26: "Gesù le disse: 'Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?'" (vedi anche Giov.3:16; Apoc.21:1-8). Il credente non teme la morte perché quando si spegnerà la lampada su questa terra si ritroverà davanti la luce di Dio (Apoc.21:22-22:5). Una crescente consapevolezza della nostra mortalità dovrebbe indurci a far tesoro delle opportunità del presente. Ogni giorno che passa ci avvicina alla morte e quindi possiamo perdere delle opportunità importanti riguardo gli aspetti spirituali.
2. Il modo giusto di vivere su questa terra.
Davanti a Dio non è importante quanto tempo viviamo, ma come viviamo, questo è quello che conta! La vita si misura dalla sua profondità o dalla sua qualità spirituale e non dalla sua durata. “La qualità della vita è più importante della vita stessa”. (Alexis Carrel).
Come allora dovremmo comportarci in questa vita? Come vivrà l’uomo o la donna spirituale?
In primo luogo è chiamato a:
a) Glorificare Dio.
Per avere l’atteggiamento giusto è importante sapere quale sia lo scopo e il senso della vita. Perché esisto, perché sono qui? La risposta è per glorificare Dio e gioire in lui per sempre! (Is.43:7; Rom.11:36; Sal.73:25-28). Dare gloria a Dio è dargli una risposta appropriata di onore con la nostra vita. Il catechismo minore di Westminister alla prima domanda che dice: “Quale è lo scopo primario dell’uomo?” Risponde: “Lo scopo primario dell’uomo è glorificare Dio e gioire in Lui per sempre”.
L’apostolo Paolo in Rom.11:36 dice: "Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen". Dio è la causa di tutte le cose, è il creatore e il sostenitore di tutte le cose e lo scopo di tutte le cose è per glorificare Lui. Giovanni Calvino: “Egli è la sorgente di tutte le cose in quanto esse sono procedute da Lui che è il Creatore.
Egli è l’agente mediante il quale tutte le cose sussistono e sono condotte verso il fine adeguato. Egli è il fine ultimo al quale è rivolta la gloria di tutte le cose. L’apostolo sta pensando a tutto ciò che fa parte del creato e della provvidenza. Dio è l’Alfa e l’Omega, l’inizio e la fine, il primo e l’ultimo..e a Lui non solo deve essere attribuita tutta la gloria, ma a Lui tutta la gloria tornerà.” Pertanto lo scopo della nostra esistenza è glorificare Dio.
Cosa significa dare gloria a Dio o in che modo possiamo glorificare Dio?
• Possiamo glorificare Dio con l’adorazione.
Dopo che l’angelo apparve e portò la lieta notizia della nascita di Gesù,insieme all’angelo, a un tratto vi fu una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nei luoghi altissimi”. Poi i pastori andarono a visitare Gesù e poi ritornarono indietro glorificando Dio (Luca 2:14-20). Dopo che Gesù fece una guarigione di un paralitico la gente glorificava Dio (Mar.2:12; Matt. 5:13-16; 15:31, Luca 4:15; Giov.15:8; Atti 4:21; 11:18; 13:48; 21:20. Nel Nuovo Testamento troviamo diversi inni di lode che glorificano Dio (Rom.16:27; Gal.1:5; Ef.3:20-21; Filip.4:20;2 Tim. 4:18; Giuda 24-25; Apoc 1:5-6).Noi siamo chiamati a dare gloria a Dio dice Salmi 29:2. Ma l’adorazione non deve essere fatta perché così noi ci sentiamo meglio, ma sull’infinita dignità gloriosa di Dio. Glorificare Dio significa conoscere e riconoscere il carattere glorioso di Dio promuoverlo con l’adorazione e con il nostro comportamento.
Perciò:
• Possiamo glorificare Dio con le nostre azioni.
Glorificare Dio significa innalzare Dio facendo ciò che piace a Lui.La gloria di Dio ha un impatto di trasformazione nella vita del credente, l’impatto di piacere a Dio. Piacere a Lui significa essere perfettamente conformi o in armonia alle sue qualità morali e spirituali, significa assomigliare a Cristo, significa comportarsi in modo tale che il suo nome è innalzato con i nostri pensieri, con le nostre parole, con le nostre azioni e con il nostro servizio.
Glorificare Dio significa metterlo al primo posto, morire al nostro narcisismo ed egocentrismo, significa essergli sempre riconoscenti! Questo significa che non è l’uomo al centro della propria vita, ma è Dio al centro della nostra vita, qualsiasi cosa di diverso non avrà spazio nella nostra vita.
Noi glorificheremo Dio, quando rifletteremo la sua gloria! Siamo chiamati a glorificare Dio nel nostro corpo (1 Cor. 6:20), in tutto quello che facciamo (1 Cor. 10:31), nel corretto esercizio dei doni spirituali e nell’ubbidienza (1 Pie.4:11; Giov.17:4). Noi siamo chiamati a glorificare Dio privatamente. L’integrità e quindi la spiritualità di una persona è quella quando è da sola, quando nessuno la sta guardando e non ha di essere scoperta! Privatamente noi vivificheremo la nostra natura morale e spirituale.
La vivificazione comporta: la lettura e lo studio della parola di Dio, la comunione con i credenti, il servizio, la preghiera e il frequentare le riunioni di chiesa, i culti. Noi privatamente mortificheremo il peccato, faremo morire le opere della carne (Rom. 8:13). Noi siamo anche chiamati a glorificare Dio pubblicamente. Se Cristo è presente in una persona si vedrà nel suo carattere e comportamento pubblicamente.
John Hannah: “Se la maturità personale non ha degli effetti nella sfera pubblica, è lecito dubitare fortemente sull’autenticità della conversione dell’individuo…….Come si potrebbe pretendere di avere la presenza dello Spirito Santo se il frutto dello Spirito, che dimostra il riflesso del carattere divino nel credente, è del tutto assente?” Nella devozione pubblica vediamo la glorificazione di Dio. Con il lavoro. Col.3:23: "Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini,sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l'eredità. Servite Cristo, il Signore!". Qualsiasi lavoro che facciamo è un dono di Dio, pertanto dobbiamo glorificarlo dando il meglio di noi stessi. Quindi se è un lavoro onesto, siamo chiamati a ringraziare Dio senza lamentarci.
Con la politica. Noi dobbiamo appoggiare coloro che promuovono leggi giuste secondo le leggi di Dio per il bene comune.
Con l’ambiente. Dovremmo interessarci dell’inquinamento ambientale, della contaminazione della terra dovuta agli scarti industriali, del buco dell’ozono, della raccolta differenziata. Noi dobbiamo fare la nostra piccola parte nel non rovinare la creazione che manifestano la gloria di Dio dice Salmi 19:1.
Con il tempo libero. Televisione, cinema, teatro, sport e così via. Non vedere o fare cose che Gesù non farebbe e che quindi non glorificano Dio. Quindi, in sintesi, il modo corretto per vivere la spiritualità è mettere Dio al primo posto.
In secondo luogo il modo giusto di vivere su questa terra è:
b) Vivere è Cristo.
Fili. 1:20-21: "secondo la mia viva attesa e la mia speranza di non aver da vergognarmi di nulla; ma che con ogni franchezza, ora come sempre, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte.Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno".
Il desiderio di Paolo era di glorificare Cristo sempre, la sua intera persona era sempre a disposizione del Signore (Rom.14:8; 1 Cro.6:20) sia se fosse rimasto in vita o sia se fosse morto, perché il suo vivere era Cristo. Paolo si era completamente identificato con Cristo, era unito a Cristo; era così impegnato nella vita a servire Cristo che la vita per lui era sinonimo di Cristo, la vita per lui era il Cristo. La vita, sia fisica che spirituale, si riassume in Cristo. Tutta la vita di Paolo, l'energia e il tempo erano spesi per Cristo.
La era interamente dedicata a Cristo. Ogni respiro, ogni movimento, ogni pensiero di vita era Cristo! Non un aspetto o momento della vita sarebbe stato vissuto senza Cristo. “Vivere è Cristo” esprime il senso e scopo della vita di Paolo nella vita di tutti i giorni (vivere zaō, è un infinito presente attivo). Il cristiano, almeno quello vero, è morto al peccato, a se stesso e alla legge, ma vivo a Dio per il servizio (cfr. Rom. 6,1-11; Col. 3:4; Gal 2:20; 5:24, 6:14).
La vita sarà piena, occupata da Cristo, nel senso che tutto ciò che fa, la fede, l’amore, i desideri, le speranze, l’obbedienza, il servizio e così via, è ispirato da Cristo ed è fatto per Cristo. Cristo e solo Cristo, dà ispirazione, direzione, senso e scopo all'esistenza. Paolo vede la sua vita nel tempo come totalmente determinato e controllato dal suo stesso amore e impegno per Cristo.
Il suo morire (martirio) sarebbe stato un guadagno perché sarebbe andato alla presenza di Cristo, in un senso pieno e completo, nella felicità eterna, senza più sofferenze, prove e limitazioni della vita terrena, si sarebbe così riposato dalle fatiche del servizio per Cristo. Quindi Paolo viveva il presente al servizio di Cristo per l’edificazione dei credenti, ma proiettato verso il futuro, verso il cielo, con la certezza di andare alla presenza di Cristo (Fili. 1:22-26).
La vita di Paolo nel corpo qui sulla terra come lo sarebbe stato in futuro in cielo, era interamente incentrata su Cristo (Fili.3:7-8). Ecco chi è l’uomo o la donna spirituale: vive una vita Cristocentrica!!!
Paolo era interessato a servire Cristo, era completamente consacrato a questo anche se era perseguitato per la fede. Atti 20:23-24: "So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Ma non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine con gioia la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù, cioè di testimoniare del vangelo della grazia di Dio".
Jonathan Edwards pastore e teologo del XVIII nel New England la sua vita è certamente di esempio per la passione per Dio e quindi riguardo la spiritualità. Quando era ventenne lui scrisse delle risoluzioni di consacrazione a Dio, quindi di esempio di vivere per Cristo, ne voglio citare un paio: Risoluzione n.5: “Risoluto a non perdere mai un istante di tempo, ma di utilizzarlo nel modo più fruttuoso possibile”. Risoluzione n.6: “Risoluto a vivere al massimo fin che possibile”. Questo è l’uomo o la donna spirituale!
Infine il modo giusto di vivere su questa terra:
c) Lasciare che Cristo viva in noi.
Ef.3:17: "e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori…". Paolo sta pregando per la chiesa di Efeso, uno di questi soggetti di preghiera è appunto che Cristo abiti nei cuori di questi credenti.Altri passi parlano della presenza di Cristo nel credente (Giov.14:16-18; Rom.8:10; Gal.2:20).
Qualcuno potrebbe chiedersi: “Ma Gesù non è presente nel credente? Perché Paolo prega che Cristo abiti in quei credenti?”
“Abiti” è più di un alloggio. “Abiti” (katoikeō) indica risiedere, abitare permanentemente. Perciò non indica una dimora transitoria in un luogo. Paolo sta parlando di una dimora permanente (katoikeō) in contrasto con una visita o soggiorno occasionale (Luca 24.18; Ebr.11:9 paroikéō). Come cercare un riparo quando sei colto all’improvviso dalla pioggia e ti ripari sotto un balcone o alloggiare in albergo per qualche giorno, occasionalmente.
Paolo non vuole dire che Gesù può andare via dal credente o che non ci sia, ma ha in mente un senso più pieno, maturo nel senso di Gal.2:20: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me". (Cfr. Gal.4:19).
Possiamo dire che Paolo prega affinché in ogni credente, Cristo sia presente in modo ideale, profondo, totale, completo. Si riferisce alla sottomissione totale: permettere a Cristo di essere il fattore dominante nei nostri atteggiamenti e condotta. Gesù nei credenti non deve essere un semplice ospite, ma il Padrone di casa! Gesù nella persona spirituale è il Padrone di casa! Se Cristo abita veramente in una persona il carattere e comportamento ne saranno influenzati! Una famiglia trasloca in un’altra casa, potete immaginare il caos, la confusione proprie di un trasloco. Dopo che è stato messo tutto a posto: la suocera dice alla nuora: “Adesso questa casa assomiglia a te!” Quando qualcuno abita in un posto, darà a quel posto un suo particolare carattere.
L’idea che troviamo qui è che Cristo possa veramente fare di noi la sua residenza, trasformandoci in una casa che riflette il suo carattere in ogni sua parte! Dunque, quando Gesù abita dentro una persona si vede il tocco della Sua presenza! Si vede il suo carattere. Si vede in te il tocco di Gesù in te? Per questo devi pregare! Inoltre troviamo l’idea sottointesa che la dimora sia consona al proprio modo di essere, in questo caso di Gesù. Perciò la casa è degna, in relazione di chi ci abita. Questo passo potrebbe essere tradotto così: “che Cristo possa finalmente stabilirsi e sentirsi completamente a casa nei vostri cuori.”
D.A. Carson fa la seguente analogia: “ Immaginatevi una coppia che accumuli abbastanza denaro per acquistare una vecchia casa. Comprano la casa, ma sanno bene che essa avrà bisogno di parecchio lavoro di adattamento e di restauro. Non sopportano la tappezzeria di colore nero ed argento nella camera da letto principale. Ci sono mucchi di spazzatura in cantina. La cucina sembra essere fatta più per la gioia dell’idraulico che per la cuoca. Il tetto perde in un paio di punti, l’isolamento è scarso, come pure l’illuminazione nel bagno e la vecchia caldaia è ormai corrosa. Non solo, ma crescendo la famiglia, questa coppia completa un paio di camere supplementari nel seminterrato ed aggiunge una piccola ala per ospitarvi uno studio e uno spazio lavoro. Il terreno circostante viene accuratamente pulito e preparato per accogliervi un bel giardino. Un bel giorno, venticinque anni dopo l’acquisto, il marito condivide con la moglie quest’osservazione: ‘ Sai, mi piace proprio stare qui. Questo posto si adatta bene alle nostre esigenze. Dovunque guardiamo, vediamo il risultato del nostro lavoro. Questa casa è stata adattata ai nostri bisogni e ai nostri gusti. Qui mi sento proprio a mio agio’”. Quando Gesù fa di noi la sua dimora, fa un po’ di pulizie, togliendoci un po’ di spazzatura, rinnovandoci e trasformandoci in un luogo adatto a lui, dove si possa sentire a proprio agio! L’immagine è liberarci di ciò che è vecchio e sporco per mettere ciò che è nuovo e pulito (Col.3:5-17).
Gesù si sente a proprio agio dove il cuore è pulito, santo! Noi dobbiamo pregare per la nostra santificazione! Perciò Gesù vuole fare di ogni credente la sua residenza e questo sarà nella misura in cui esercitiamo fede in lui. Cristo viene ad abitare nei nostri cuori in risposta alla fede e continua ad abitarvi sempre per fede. La vita cristiana inizia con la fede, continua per la fede e finisce per fede quando moriremo. Noi vediamo per esempio che Gesù incoraggiò i discepoli a credere in Lui (Giov.14:1). Gli apostoli esortavano a credere in Gesù nelle loro predicazioni (Atti 8:37; 20:21).
Paolo dice nei vostri cuori. Perché mai Cristo dovrebbe abitare nei nostri cuori? Perché il cuore è il centro operativo delle nostre azioni, rappresenta la sede delle decisioni e degli atti. Pro.4:23: "Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita". Perciò Cristo, dimorando nei nostri cuori mediante la fede, entra in unione personale e dinamica con noi. In questo modo Gesù governa la nostra condotta e trasformerà il nostro carattere! Molti che si dicono credenti, hanno ricevuto Gesù solo a livello intellettuale, ecco perché la loro vita spirituale è superficiale, apatica e peccaminosa e sono estranei alla vita di Dio (Ef.4:18). Cristo deve vivere nel tuo cuore, se vuoi che il tuo carattere sia trasformato! Se il tuo carattere non si trasforma progressivamente, vuol dire che Cristo non abita nel tuo cuore!
3. Le motivazioni a vivere in questo modo.
Il modo ovviamente come menzionato nel punto precedente.
a) Il primo motivo è perché non apparteniamo noi stessi.
1 Cor. 6:19-20: "Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo".
Una persona o appartiene a Cristo oppure no, non ci sono altri gruppi!! Non c’è una zona neutrale! (Matt.12:30). Un vero cristiano non appartiene a se stesso, ma a Cristo almeno per due motivi. Il primo motivo è perché ci ha creato (Col.1:16-17) e l’altro perché ci ha comprati (Comprati è agorázō da agorá piazza del mercato dove gli venivano acquistati e venduti) a caro prezzo con il Suo sangue alla croce (Atti 20:28;1 Pie.1:18,ecc.).
L’immagine è quella di un mercato degli schiavi (L'immagine deriva dalla vendita all'asta degli schiavi, familiare a Corinto perché era un importante centro per il traffico di schiavi),in cui viene acquistato uno schiavo per appartenere a un nuovo Padrone, che è Dio. In precedenza, i cristiani erano schiavi del peccato, ora sono schiavi di Dio (Rom. 6:16-23; 7:6).
L'immagine sottolinea in primo luogo la nuova proprietà e in secondo luogo un atto costoso da parte del nuovo proprietario che rende lo schiavo, vale a dire il credente contrattualmente e legittimamente di Sua proprietà.
I cristiani appartengono a un nuovo padrone o proprietario, al quale devono rendere conto di tutto. Il proprietario che ha comprato lo schiavo con un prezzo si aspetta e ha il diritto che lo schiavo sia leale, fedele, obbediente e anche che abbia una fiducia incondizionata.
La morte di Cristo ha acquistato i veri credenti e sono stati trasferiti dalla “casa” di Satana a servire nella “casa” di Cristo (Col.1:13-14). Tutto ciò implica uno status migliore, nuovi doveri e una maggiore responsabilità. Così dunque, lo spirituale usa il proprio corpo in modo che Dio possa essere glorificato perché è consapevole di non appartenere a se stesso, ma a Dio.
Il secondo motivo è per:
b) L’unione spirituale con Gesù.
Col.3:1-4: "Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra;poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria". Questi versetti ci parlano dell’unione spirituale che vi è tra il credente e Cristo, un unione alla sua morte e resurrezione, illustrata molto bene con il battesimo in acqua (Rom.6:3-11; Col.2:12).
In virtù di questa unione spirituale i credenti sono morti con Cristo al peccato, quindi liberi dal peccato per vivere una vita nuova, una vita consacrata a Dio con un nuovo comportamento come strumenti di giustizia nelle mani di Dio (Rom.6:12-13). Paolo dice se siete uniti a Cristo, cercate le cose di lassù, aspirate alle cose di lassù dove Cristo è seduto e non alle cose di questa terra. C’è un contrasto tra cielo e terra, questo ha un significato etico, di comportamento. Il cristiano vedrà tutto nella luce e con lo sfondo dell'eternità, cercherà di condursi secondo le realtà celesti, divine.
Il cristiano non vivrà più come se le cose di questo mondo fossero più importati perché per lui le cose del cielo sono le più importanti.
Paolo dice che se noi siamo risuscitati con Cristo, abbiamo sperimentato un cambiamento radicale che dovrebbe ripercuotersi su tutto il nostro modo di vivere. Se siamo risorti con Cristo ci muoviamo in una sfera nuova, con nuovi scopi.
“Cercare” (zētéō) significa cercare qualcosa con il desiderio di possederla, mentre “aspirare” (phronéō) indica tenere la mente fissa, fissare i nostri pensieri, possiamo dire avere un chiodo fisso. Significa pensare sempre alle cose del cielo e aspirare a queste. Significa concentrare i nostri desideri, pensieri, la nostra attenzione sul regno celeste in modo da tale da perseguire gli obiettivi celesti, le mete spirituali.
Quindi questi due verbi (cercare e aspirare) si riferiscono all'orientamento della volontà di uomo e non solo una semplice attività intellettuale, si riferiscono a un cambiamento di prospettiva dal terreno al celeste. È il genere di cambio che avviene dall'identificazione completa con un'altra persona o causa, quando il servizio di quella persona o causa diviene tutto per noi fino a consumarci, diventa la priorità che determina la nostra vita. Perciò “cercare” e “aspirare” alle cose di lassù significa identificarsi con Cristo con la Sua persona e causa, significa avere la mente di Cristo, impegnarsi attivamente e avere interessi, prospettive, motivazioni, atteggiamenti che sono di Cristo. Significa essere legati a Cristo e vivere come Cristo e non pensare alle cose terrene. “Cercare” e “aspirare” alle cose di lassù significa crescere in santità, dedicarsi alla preghiera e progredire nella crescita spirituale.
“Cercare” e “aspirare” nel greco sono verbi imperativi presente che indica una azione continua: cioè è un comando che dobbiamo praticare ogni giorno con impegno e diligenza. È interessante che Paolo dice che Cristo è alla destra di Dio, cioè sul trono. Gesù è il Signore allora dovremmo fare quello che Lui ci dice di fare Non vi può essere un riconoscimento della Signoria di Gesù senza obbedienza! (Mal.1:6; Luca 6:46). “La signoria di Cristo non è facoltativa né negoziabile”. (John Blanchard).
Il terzo e ultimo motivo è:
c) Il cielo.
La nostra vita dovrebbe essere vissuta alla luce dell’eternità. Fra cento anni, dove saremo? Noi dovremmo imparare a vivere non in funzione dei momenti bui di questa terra, ma in funzione della gloria luminosa eterna del cielo (Col.1:5;3:1-4; 4:16-5:10).
Matt.6:19-21: "'Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano;ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano.Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore'". Gesù mette a confronto due tesori per poi decidere su quale il credente si deve dedicare. Dovrebbe essere facile su quale mettere il nostro cuore, i tesori sulla terra sono corruttibili e quindi insicuri, mentre tesori in cielo sono incorruttibili e perciò sicuri.
Gesù è molto chiaro: non dobbiamo farci dei tesori su questa terra perché tutto si consuma a causa di certi insetti (tignola è nome generico per indicare diverse specie di insetti lepidotteri le cui larve si nutrono di materiali di origine animale o vegetale, danneggiando così piante, alimenti, fibre tessili,ecc.), della ruggine e i ladri rubano. L’invito è a farsi un tesoro in cielo dove non ci sono queste cose, anzi Pietro afferma parlando dell’eredità conservata in cielo per i credenti che è incorruttibile, senza macchia e inalterabile (1 Pie.1:3-5; Ef.1:18). Se il nostro tesoro sarà in cielo li ci sarà anche il nostro cuore.
La patria dei credenti è in cielo e non su questa terra (Fili.3:18-21). Noi non dovremmo essere legati alle cose di questo mondo, il mondo è solo un passaggio per l'eternità. Il mondo per il credente è come il deserto per Israele, non per riposare, ma per viaggiare in mezzo per poi arrivare nella terra promessa. Il credente è straniero e pellegrino su questa terra (Gen. 23,4; 28:4; 1 Cronache 29:15; Ebr.11:13; 1 Pie.2:11). Questo sottolinea il disprezzo dei desideri terreni e il desiderio per la patria celeste. Pertanto il cristiano deve investire le sue energie, averi, tempo, talenti, doni spirituali,tutto ciò che ha o che è per ciò che dura in eterno e non per ciò che è effimero (1 Giov.2:15-17). La terra per il credente è una temporanea residenza, noi non siamo a casa in questo mondo, perché siamo fatti per una migliore. (Vance Havner)
Domande.
1. Cosa suscita in te, il fatto che la vita è breve su questa terra alla luce dell’eternità?
2. Sapresti cosa significa glorificare Dio? Il vivere è Cristo? Che Cristo abiti nei nostri cuori?
3. Quali sono le motivazioni per vivere nel modo giusto (glorificare Dio, vivere è Cristo, lasciare vivere Cristo in noi) ?
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