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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

L'importanza della preghiera riguardo la missione.


Colossesi 4:2-4: L’importanza della preghiera riguardo la missione.
Dio da molta importanza all’evangelizzazione e quindi alla missione, lo vediamo nella Bibbia. Lo stesso Gesù dice di pregare il Signore della mèsse, perché la mèsse è grande. Gesù percorreva tutte le città e i villaggi insegnando, predicando e guarendo…. in una occasione quando vide delle folle ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Matteo 9:37-38: “Allora disse ai suoi discepoli: ‘La mèsse è grande, ma pochi sono gli operai.  Pregate dunque il Signore della mèsse che mandi degli operai nella sua mèsse’”.
La “compassione” (splagchnízomai)di Gesù indica una reazione viscerale, che viene da dentro, interiore ed indica una grande affezione, simpatia.
“Stanche” (skyllomai) e “sfinite” (rhiptō) indica lacerate gettate a terra, come le pecore senza pastore (guida spirituale- Ezechiele 34:5 per esempio) che sono senza protezione, senza cura e quindi sofferenti.
“La mèsse è grande” come in Giovanni 4:35 indica gli uomini che sono pronti a rispondere al Vangelo. Gli operai sono sempre pochi davanti a questo gregge numeroso e a questo raccolto grande, perciò dobbiamo pregare il Padrone della mèsse che mandi altri operai.
Noi dobbiamo pregare che Dio mandi più operai per il progresso del Vangelo e per la cura dei credenti. Ma dobbiamo anche pregare per la missione degli operai come dice Colossesi 4:2-4 (Atti 4:29; 2 Tessalonicesi 3:1-2).
Dal capitolo 3:5 fino al 4:6 di Colossesi, Paolo conclude la sua serie di esortazioni generali su come la Signoria di Cristo deve essere vissuta nella vita quotidiana. L’evangelizzazione efficace comincia con la preghiera perseverante.

Paolo in questi versetti pone l’enfasi, esorta alla:
I PREGHIERA COME STILE DI VITA.
v.2: “Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie”.
Un certo Dixon ha scritto una volta: “Quando ci basiamo su organizzazione, si ottiene ciò che l'organizzazione può fare, quando ci si affida in materia di istruzione all’istruzione, si ottiene ciò che l’istruzione può fare, quando ci affidiamo all’ eloquenza, otteniamo quello eloquenza può fare, e così via . Io non sottovaluto queste cose al loro posto, ma quando ci affidiamo alla preghiera, si ottiene ciò che Dio può fare”.
La “preghiera” (proseuchē) è una parola generale che comprende ogni tipo di preghiera (Marco 11:17; Atti 1:14; 2:42; 16:13), ma spesso si riferisce implicitamente in particolare alla preghiera supplichevole, cioè alle richieste presentate a Dio nella preghiera (Matteo 21:22; Atti 12:5; Romani  1:10; 15:30; Filippesi 4:6; Colossesi 4:12; Filemone 22; Giacomo 5:17). 
Potrebbe avere questo senso qui, cioè quella di supplicare Dio per dei bisogni specifici.
La preghiera è un compito che abbandoniamo con molta facilità. Paolo mette in risalto la necessità non solo di pregare, ma di fare della preghiera uno standard della vita cristiana, uno stile di vita. Il punto, quindi è che i credenti devono pregare abitualmente con perseveranza. Infatti “perseverate” è un imperativo presente, il che è un comando da mettere in pratica sempre, pregare costantemente o al negativo non smettere di pregare, non perdere l’abitudine di pregare.
“Perseverate” (proskartereite- imperativo presente attivo) nel greco indicava l’ ostinatezza o essere fedele, aderire fermamente, essere occupato, occupare se stessi con diligenza, essere impegnato, dedicato, dare costante attenzione ad una cosa, continuare costantemente.
Il verbo intende tenere qualcosa con la forza e, quindi, non trascurarla o lasciarla cadere. Significa tenere con tutta la forza della mente e del cuore, e quindi non trascurare la preghiera, pregare con perseverante energia, pregare incessantemente, essere determinato in preghiera, non arrendersi e non stancarsi (Luca 11:5-11; 18:1-8). Risuona l’idea della diligenza e della persistenza. Noi vediamo la perseveranza nella preghiera dopo la salita in cielo di Gesù, i discepoli con le donne, la mamma e i fratelli di Gesù, prima che si realizzasse la promessa del dono  dello Spirito Santo in Atti 1:14 è scritto che, questo gruppo di persone perseveravano  concordi nella preghiera. Così anche i primi convertiti è scritto in Atti 2:42 che erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere. Paolo in Romani 12:12: "siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiere". (Romani 1:9-10; Efesini  6:18, Filippesi 4:6; 1 Tessalonicesi 5:17).
Perciò la preghiera deve essere più di una situazione di emergenza occasionale merita la nostra attenzione costante!

Il modo come pregare:
A) Vegliando (grēgoreō).
L’immagine di questa parola è quella della guardia (Neemia 7:13; Marco 14:34-37). Indica stare in allerta, essere sveglio, vigile, attento, in guardia e quindi non dormire. È l'opposto di essere svogliato, letargico, negligente, indolente, stanco o distratto. La parola è usata da Gesù per esortare i discepoli a stare pronti, in guardia per il Suo ritorno poiché non si conosce quando ritornerà, il suo ritorno sarà improvviso e inaspettato (Marco 13:34-37; Matteo 24:42; 25:13; Luca  12:37; 1 Tessalonicesi 5:4-10; Apocalisse 3:3; 16,15).
Gesù usa questa parola anche per essere vigili  per non cadere in tentazione. Matteo 26:36-41: “Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: ‘Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato’. E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a essere triste e angosciato. Allora disse loro: ‘L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me’. E, andato un po'più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo:‘Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi’.  Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro:‘Così, non siete stati capaci di vegliare con me un'ora sola?  Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole’”.
La stessa parola la troviamo in 1 Pietro 5:8 dove è scritto: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, gira come un leone ruggente cercando chi possa divorare”.

Il senso del vegliare nella preghiera secondo alcuni studiosi qui perciò è di:
(1) Non trascurare la preghiera.
Noi dobbiamo essere svegli nel pregare mentre attendiamo il ritorno di Cristo! La preghiera è motivata da Cristo e dalla speranza del suo ritorno. Anche se in questo testo vegliare non si riferisce direttamente al ritorno di Cristo, il significato comunque è di vegliare sul proprio comportamento alla luce  del ritorno di Cristo, quando tutto finirà e i credenti saranno salvati (Colossesi 3:1-4).
Il senso di vegliare potrebbe essere che la devozione alla preghiera  dovrebbe essere caratterizzato da un forte senso di speranza per il ritorno di Cristo, che governa e motiva la preghiera.

Vegliare indica anche:
(2) Non essere distratti.
Prestare attenzione a quello che stai dicendo a Dio. Non vagare qua e là, ma essere concentrato davanti a Dio. Essere informati di quello che accade attorno a noi e nel mondo. Noi dobbiamo avere una visione più grande, globale della vita cristiana. Noi siamo chiamati ad essere informati su quello che accade nel mondo e attorno a noi in modo che possiamo pregare specificatamente per quella circostanza affinché il nome di Dio possa essere glorificato ed il regno di Dio possa progredire sempre di più. 
H.M.Carson: “ La vigilanza fa pensare a un pericolo da evitarsi, pericolo che viene principalmente da due parti. Il maligno spinge il credente alla trascuratezza, così da fargli negligere la pratica in sé della preghiera; oppure intorpidisce i pensieri, o distrae la sua mente. Quindi vigilare vuol dire praticare con attenzione disciplinata questo ministero continuo, e comporta la concentrazione di tutto l’essere al suo assolvimento”. Perciò la vigilanza non solo nel pregare, ma anche nel modo come preghiamo. 
Vegliare nella preghiera è importante perché corriamo, il pericolo di allontanarci dalle cose importanti, di ridurre il nostro pieno impegno a Dio per mezzo di Cristo e di lasciarsi afferrare da cose di minor valore e diventare formali, pigri, mollicci nella fede! Il pericolo di dimenticare le benedizioni che abbiamo in Cristo, il pericolo di andare in letargo spiritualmente e non essere lavorare per il progresso del regno di Dio. Se vegliamo nella preghiera saremo più svegli nella chiesa e di aiuto per chi non conosce Dio!      
Gli uomini e le donne di preghiera perseveranti sono quelli che sono costantemente in allerta, vivono per la volontà di Dio e il bisogno del mondo, e pronti a dar conto di se stessi e la loro gestione a Dio. Perciò la preghiera del credente dovrebbe essere fatta con un acuto senso di prontezza spirituale.

Il modo come pregare:
B) Ringraziando (Eucaristia)
Questa parola è molto usata in Colossesi (1:3, 12; 2:7; 3:17; 4:2). 
Paolo la usa altre volte come per esempio in Filippesi 4:6: "Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti". Il nostro cuore deve essere pieno di gratitudine per Dio per la condizione spirituale che abbiamo in Cristo per la sua grazia e non per i nostri meriti.Noi dobbiamo essere grati al Signore per la salvezza, perché non apparteniamo più alle tenebre, ma al regno della luce (Colossesi 1:12-14). Noi dovremmo essere grati per tutte le benedizioni spirituali e materiali che ci dà, e per tutto ciò che ci accade secondo la sua fedeltà e saggezza per questo dovremmo ringraziare il Signore (Colossesi 4:1-3).
Paolo dice questo mentre si trova in catene! Certamente una situazione difficile! Il ringraziamento da freschezza spirituale alla preghiera e agisce come antidoto, contravveleno all’apatia e pigrizia spirituale, da anche una linfa di gioia ed è anche un antidoto contro l’autocommiserazione. Ma il ringraziamento nella preghiera vede chiaramente gli ostacoli e le difficoltà, ma riconosce che Dio è in grado di operare.  Pregando in questo modo non avremo uno spirito di ansia o di paura, ma di fiducia e garanzia in quanto le risorse che abbiamo in Cristo sono all’altezza e più che sufficienti per le sfide che dobbiamo affrontare come nel caso della missione evangelistica.

Il terzo modo di pregare:
C) Intercedendo.
v.3: “Pregate nello stesso tempo anche per noi”. Paolo dice: “ogni volta che pregate, pregate anche per noi".  Paolo era consapevole che tutto dipende da Dio, così pregava per la chiesa di Colosse 1:9-11 e chiede alla chiesa di pregare per lui e lo fa con altre chiese (2 Corinzi 1:11; Romani 15:30-32; Efesini 6:18-20; Filippesi 1:9-11,19; 1 Tessalonicesi 5:17,25; 2 Tessalonicesi 3:2).        
Il noi sicuramente si riferisce a Timoteo (Colossesi 1:1, ma con lui vi era anche Epafra ( Colossesi 1:7; 4:12).

Ma noi vediamo che:
II LA PREGHIERA È  PER LA MISSIONE.
Paolo aveva ricevuto il compito di predicare da Gesù e si sentiva responsabile di predicare sempre e ovunque. Subito dopo l’apparizione del Signore a Paolo sulla via di Damasco, mentre stava per perseguitare i cristiani, il Signore apparve ad un discepolo di nome Anania, al quale gli disse di andare a trovare Paolo per imporgli le mani perché recuperi la vista, infatti l’aveva persa con lo splendore della luce divina.
Ma è scritto Atti 9:13-16: “Ma Anania rispose: ‘Signore, ho sentito dire da molti di  quest'uomo quanto male abbia fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. E qui ha ricevuto autorità dai capi dei sacerdoti per incatenare tutti coloro che invocano il tuo nome'. Ma il Signore gli disse: ‘Va', perché egli è uno strumento che ho scelto per portare il mio nome davanti ai popoli, ai re, e ai figli d'Israele;  perché io gli mostrerò    quanto debba soffrire per il mio nome”.
Perciò, non è Paolo che ha scelto il Signore, ma è il Signore che ha scelto Paolo per essere uno strumento per evangelizzare i popoli, i re e il popolo di Israele. 
In relazione, a questa chiamata, Paolo si sentiva responsabile come leggiamo in Romani 1:14-15: “Io sono debitore verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti;  così, per quanto dipende da me, sono pronto ad annunziare il vangelo anche a voi che siete a Roma".  Questo senso di responsabilità lo vediamo ancora in questa lettera (Colossesi 1:25-29). 
La missione affidatagli dal Signore, Paolo l’ha presa in modo serio e responsabile, era concentrato su questo, era la sua vita, la sua urgenza, la sua priorità! Paolo rimane un esempio per noi di dedizione e passione per il Signore, per la chiesa e per i perduti, senza Cristo. Paolo non aveva paura di essere consumato per Cristo. Infatti diceva: “Per me il vivere è Cristo” (Filippesi 1:23).
Ma vediamo il contenuto della richiesta di preghiera di Paolo. Paolo chiede di pregare affinché Dio gli apra una porta per la parola. Paolo si trova in prigione per il Vangelo, perciò chiede che gli si apra una porta per la parola. 
“Parola” del v.3 (logos), può essere inteso sia come parlare, proclamare e sia come la parola di Dio o il Vangelo. “Parola(logos) in Colossesi, è usata per la predicazione del Vangelo (Colossesi 1:5); per il parlare in generale (Colossesi 3:17; 4:6) e sia per parola di Dio (Colossesi 1:25) o la parola di Cristo (Colossesi 3:16), altrove è usata come rivelazione (Cfr. Giovanni 10:35; 1 Tessalonicesi 2:13; 2 Tesalonicesi 3:1-2). 
Qualunque possa essere il significato di parola il senso è indifferente perché comunque si tratta sempre di predicare il Vangelo, la Parola di Dio.
L’enfasi ricade sulla parola, perché la parola ha il potere di trasformare gli esseri umani (1 Pietro 1:23, cresce e porta frutto in tutto il mondo  ( Colossesi 1:6).      

Ma vediamo il contenuto della preghiera:
A) Una preghiera per l’opportunità di evangelizzare.
v.3: “affinché Dio ci apra una porta per la parola, perché possiamo annunziare il mistero di Cristo”.
L’immagine della porta aperta è una metafora che indica l’opportunità di entrare, un mezzo per entrare. Fra i greci era impiegato per indicare una persona libera di andare ovunque. Nel Nuovo Testamento la porta aperta è utilizzata in un contesto missionario  per l’opportunità di predicare il Vangelo. 1 Corinzi 16:8-9 leggiamo: “Rimarrò a Efeso fino alla Pentecoste,  perché qui una larga porta mi si è aperta a un lavoro efficace, e vi sono molti avversari”. (Vedi anche Atti 16:7-10; 2 Corinzi 2:12).

Questo ovviamente:
(1) Implica la libertà di parlare apertamente.
Come è scritto in Efesini 6:19 dove Paolo chiede di pregare per lui affinché gli sia dato di parlare apertamente, con franchezza. Paolo era in prigione per Cristo, anche se predicava (Filippesi 1:12-13; Atti 28:30-31), ma desidera avere maggiori opportunità di predicare il Vangelo senza restrizioni o ostacoli per un lavoro fruttuoso, efficace in modo tale che il Vangelo possa espandersi.

La preghiera che Dio apri una porta perciò:
(2) Implica che è Dio che prepara la strada per il messaggio del Vangelo. 
Questo lo vediamo anche nel libro degli Atti (Atti 8:26-40;10:9-48; 16:6-10).

La preghiera che Dio apra una porta non solo implica l’opportunità di predicare,ma: 
(3) Implica anche  l’ammorbidire i cuori degli ascoltatori con la sua grazia e quindi   che il vangelo possa progredire. 
In 2 Tessalonicesi 3:1-2 è scritto: “Per il resto, fratelli, pregate per noi perché la parola del Signore si spanda e sia glorificata come lo è tra di voi, e perché noi siamo liberati dagli uomini molesti e malvagi, poiché non tutti hanno la fede”.
Questo deve essere il nostro desiderio,urgenza, priorità e per questo dobbiamo pregare ed agire! Noi dobbiamo avere la visione dell’evangelizzazione e dobbiamo chiedere a Dio di darci la passione per l’evangelizzazione e quindi delle opportunità di predicare liberamente! Spurgeon: “Voglia il Signore riempirci, fino a saturarci, di uno zelo inestinguibile per la salvezza delle anime”. Questa passione per le anime l’aveva il missionario David Brainerd: “Non mi interessava dove o come vivevo, o quali difficoltà sopportavo, pur di guadagnare anime per Cristo. Mentre dormivo sognavo queste cose e, svegliandomi, la prima cosa a cui pensavo era conquistare anime a Cristo..Non desidero altro che la conversione dei peccatori, e tutta la mia speranza è in Dio”.

Noi dobbiamo evangelizzare almeno per tre motivi:
a) Perché Dio c’è lo comanda.
Noi vediamo che Gesù l’ha ordinato in tutti e quattro i Vangeli e nel libro degli Atti.(Matteo 28:18-20; Marco 16:15-16; Luca 24:44-49; Giovanni 20:21-23; Atti 1:8).         

Un secondo motivo è:
b) L’amore verso il prossimo e il desiderio di vederli salvati.
Romani 10:1: “Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per loro è che siano salvati”.
Se Dio ama le persone, anche noi siamo chiamati ad amarle. Gesù vedendo quelle folle, ne ebbe compassione perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. (Matteo 9:36). Gesù, com’è scritto anche nell’Antico Testamento, dice che siamo chiamati ad amare il prossimo come noi stessi (Marco 12:31; Luca 10:27).
Se amiamo il prossimo come noi stessi desidereremmo la loro salvezza. Tu non ami come te stesso fino a che non cerchi di condurlo a quel bene che tu stesso stai ricercando. Noi ricerchiamo la salvezza, la comunione con Dio, allora lo dovremmo desiderare per gli altri e quindi saremo impegnati nell’evangelizzazione! L’impulso a parlare agli altri di Gesù dovrebbe essere spontaneo in noi quando ci accorgiamo del bisogno che hanno della salvezza! 
Se abbiamo conosciuto l’amore di Cristo che ha avuto per noi, se in qualche modo abbiamo sperimentato la sua grazia e misericordia, quindi la salvezza dalla morte e dall’inferno non possiamo rimanere indifferenti per il bisogno spirituale del prossimo, sarà spontaneo parlarne agli altri come Andrea che ne ha parlato con Pietro, Filippo con Natanaele (Giovanni 1:40-50).
Non c’è stato nessuno che li ha sollecitati a farlo. Perciò l’evangelizzazione è un dovere di tutti i credenti che nasce dall’amore per gli altri!

Il terzo motivo per evangelizzare è:
c) Per amore di Dio.
Se lo amiamo ubbidiremo al suo comando di evangelizzare. Deve essere l’amore per Dio a motivarci sopra ogni cosa. John Cheesman: ” Nell’evangelizzazione, l’amore per Dio è l’unico motivo valido. L’amore per se stessi conduce all’egocentrismo. L’amore per chi è perduto verrà meno con persone che non riusciamo ad amare o quando incontreremo difficoltà che sembrano insormontabili. Solo un profondo amore per Dio ci aiuterà a seguire le sue vie e a dichiarare il suo vangelo quando le risorse umane falliranno. Solo il nostro amore per Dio ci proteggeranno dai pericoli che ci circondano. Quando il desiderio di essere popolari o di avere successo in termini umani ci tenta di annacquare il Vangelo per renderlo più gradevole, solo se amiamo Dio rimarremo saldamente fedeli alla sua verità e alle sue vie”.
Ora l’amore per Dio conduce al desiderio di vederlo glorificato! Dio è glorificato con l’evangelizzazione.
1 Pietro 2:9-10: “Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa;  voi, che prima non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia". (Cfr. Salmi 96:2-5).
J.I. Packer: “Noi glorifichiamo Dio mediante l’evangelizzazione non soltanto perché    evangelizzare è un atto di ubbidienza, ma anche perché predicando possiamo dire al mondo quali grandi cose Dio ha fatto per salvare i peccatori. Dio è glorificato quando le sue potenti opere di grazia vengono divulgate”.
Noi diamo gloria a Dio quando diciamo la verità su di lui alle sue creature!
Inoltre vediamo:
B) Una preghiera per un’evangelizzazione Cristocentrica.
v.3:  "perché possiamo annunziare il mistero di Cristo".
Lo scopo della preghiera e quindi dell’evangelizzazione è annunziare (laleō) il mistero di Cristo. La parola “mistero” (mystērion) indica qualcosa che precedentemente, non si conosceva, ma che Dio ora ha rivelato. Quindi senza la rivelazione di Dio noi esseri umani non potevamo conoscere il mistero di Cristo (Colossesi 1:26; Matteo 13:11; 1 Corinzi 2:10; Efesini 3:3,9).
Paolo utilizza questa parola per indicare i vari aspetti del messaggio salvifico di Dio centrato su Cristo:persona ed opera. Il mistero di Cristo significa “il mistero che è Cristo”. Cristo stesso è il mistero! Questo mistero consiste che Cristo è la speranza di gloria anche per i credenti di origine pagana, quindi i pagani convertiti fanno parte a pieno titolo del Nuovo Patto (Efesini 3:6).
Questo mistero rivelato agli apostoli e scritto nelle Scritture oggi va annunziato! (Romani 16:25; 1 Corinzi  1,23; 2:1,7). Noi siamo chiamati a predicare solo ed esclusivamente Cristo in mezzo ad una società dove si crede che ci sono tante vie e possibilità di essere salvati o di arrivare a Dio!

C) Una preghiera per un’evangelizzazione chiara per come deve essere. 
v.4: “ e che io lo faccia conoscere, parlandone come devo”.
L’obiettivo dell’evangelizzazione è far conoscere Cristo.
(1) Faccia conoscere(phaneroō) significa mettere in chiaro, manifestare.

(2) Faccia conoscere significa esporre le implicazioni più profonde  in modo dettagliato. 
Indica il provocare qualcosa per essere pienamente conosciuto, rivelare con chiarezza,far conoscere in modo dettagliato, rendere chiaro per rivelare, per portare alla luce.(Giovanni 7:4,14,21; Atti 23:22; 2 Corinzi  2:14; 4:6; 5:11; Romani 3:21; 7:13).Quindi va al di là di raccontare i semplici fatti, dobbiamo predicare la profondità dottrinale del Vangelo, del messaggio della salvezza cosa implica accettarlo o rifiutarlo.

(3) Faccia conoscere significa univoco, senza ambiguità.
Dire le cose come stanno. Paolo ha usato questo verbo in precedenza (Colossesi in 1:26; 3:4) tradotto con manifestato. Paolo usa regolarmente questo verbo per fare riferimento alla rivelazione, o manifestazione di eventi che riguardano sia la prima venuta di Cristo Romani 3:21; 16:26; 1 Timoteo 3:16; 2 Timoteo 1:10) e sia la seconda venuta di Cristo (1 Corinzi 4:5; 2 Corinzi 5:10). 
In tal modo, Paolo lascia intendere che la sua predicazione è in continuità con la rivelazione di Dio: ciò che Dio ha rivelato nella storia, Paolo ora lo rivela nella sua predicazione (Romani  11:13-15; Efesini  3:1-10; Colossesi  1:24-28).            

(4)Parlandone come devo.
“Devo” (dei) indica una cosa necessaria, un dovere, denota costrizione di qualsiasi tipo.
Indica una logica necessità. Implica una convinzione che brucia dentro. Questa parola esprime una cosa che deve essere fatta secondo la volontà di Dio. Troviamo questa parola quando Gesù ammonisce i Farisei in Luca 11:42: “Ma guai a voi, farisei, perché pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erba, e trascurate la giustizia e l'amor di Dio! Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre ( 1 Tessalonicesi  4:1; Luca 3:14; 22:7; 1 Timoteo  3:2; Tito  1:7). Parlandone come devo indica, nel modo in cui è giusto che io ne parli in ogni circostanza secondo la volontà di Dio.

Perciò nel v.4 noi vediamo che:
Il Vangelo deve essere predicato chiaramente.
Molte volte quando evangelizziamo usiamo parole bibliche che chi ci sta davanti non capisce o capisce a modo suo. Fare conoscere significa rendere chiaro, perciò dobbiamo usare un linguaggio che sia biblico, ma nello stesso tempo che gli altri possano capire. Preghiamo che Dio ci faccia parlare di lui con chiarezza.

Il Vangelo deve essere predicato dettagliatamente e in profondità.
Non è che dobbiamo dire tutto in un incontro, ma è importante comunicare chi è Dio, la nostra condizione di peccato, che cosa è il peccato, quindi che siamo sotto giudizio di Dio per questo, la soluzione che è Cristo la sua persona e la sua opera e quindi ciò che dobbiamo ravvederci e credere spiegando che cosa sia perché la gente non sa tutto ciò. 
Preghiamo che possiamo conoscere il vangelo bene per predicarlo in modo dettagliato.

Il Vangelo deve essere predicato Fedelmente.
Pare che nella guerra civile in America durante la guerra civile, siano state perse delle battaglie a causa di una polvere da sparo di cattiva qualità venduta all’esercito da certi fornitori scadenti. Il risultato è stato che le cannonate non avevano la forza prevista.
Noi sappiamo che il vangelo è potente, cioè una dinamite, ma se non lo predichiamo così come è perderà l’efficacia. Molte volte non parliamo per esempio del peccato o dell’inferno perché abbiamo paura di spaventare le persone, ma se facciamo così togliamo potenza al Vangelo. Perciò dobbiamo pregare che Dio ci aiuti a predicare fedelmente il Vangelo. 

Il Vangelo deve essere predicato Apertamente (Efesini 6:19-20).
Paolo in Efesini 6 dice “parlare apertamente”(parrēsía), questo indica dire tutto.
Nel greco antico indicava la libertà di espressione che ogni cittadino di un paese democratico deve aveva il diritto di esercitare. Quando per esempio ad Atene si riuniva l’assemblea cittadina, nessuno poteva essere costretto al silenzio, ognuno aveva il privilegio di parlare, di esporre le proprie opinioni. Perciò dobbiamo pregare che Dio ci dia di dire tutto quello che c’è da dire.
Qui è necessario il discernimento, avere l’approccio adatto alla persona che ci sta davanti.

Il Vangelo deve essere predicato Coraggiosamente.
Il v.20 di Efesini 6 dice "franchezza" (parrēsiazomai), significa senza paura (Atti  9:27- 28; 13:46; 14:3; 18:26; 19:8; 26:26).
Proverbi 29:25: “La paura degli uomini è una trappola, ma chi confida nel SIGNORE è al sicuro”.
Se abbiamo paura delle reazioni degli altri, noi non parleremo mai del Signore, ci blocchiamo nel parlare. Il diavolo ci intrappola nella paura degli uomini così che non parliamo. Questo versetto parla contro la codardia. Gesù dice di portare la croce per lui e non dobbiamo aspettarci che le persone ci accolgano a braccia aperte! Non l’hanno fatto con Gesù e nemmeno con gli apostoli. Perciò dobbiamo pregare che Dio ci dia coraggio, franchezza confidando in lui.

Il Vangelo deve essere predicato Dolcemente (2 Timoteo 2:24).
Il servo del Signore non deve essere arrogante,non deve litigare, ma deve  essere mite con tutti ed istruire con mansuetudine e pazienza. Per questo dobbiamo pregare! Noi dobbiamo dire la verità così come è, poi il Signore farà il resto!

CONCLUSIONE.
Noi in questa preghiera vediamo degli insegnamenti importanti:
1) L’esito dell’evangelizzazione dipende da Dio: Dio è sovrano.
Il fatto che Paolo prega che Dio gli apra una porta vuol dire che a Dio appartiene la salvezza! Per questo preghiamo che Dio gli tocchi il cuore, li faccia ragionare per ricevere Cristo. È Dio che guida il testimone, chi evangelizzare e infine che apre i cuori com’è accaduto a Lidia per renderla attenta alla predicazione (Atti 16:14). 
Dio che attira le persone a Cristo e che produce nelle persone il volere e l’agire secondo il suo disegno benevolo (Giovanni 6:44; Filippesi 2:13).
Dio dona la fede e il ravvedimento (Filippesi 1:29; 2 Timoteo 2:25).
Perciò noi dobbiamo pregare perché la salvezza è opera di Dio, noi non siamo in grado di 
salvare nessuno.
Noi non siamo in grado di salvare nessuno, ma ciò che impossibile a noi è possibile a Dio, perché ogni cosa è possibile a Dio (Matteo 19:26).
J.I Packer: “La preghiera è una confessione d’impotenza e di bisogno, un riconoscimento d’impossibilità e di dipendenza, un’invocazione dell’onnipotenza di Dio, affinché operi quel che a noi è impossibile.”

2) Cristo è l’unica via di salvezza perché è l’unico Salvatore.
Per questo motivo va predicato esclusivamente lui, come faceva Paolo. Noi non dobbiamo predicare una denominazione, nemmeno la nostra chiesa, ma Cristo. In Atti 4:12 in riferimento a Gesù, è scritto: “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere  salvati".
Dobbiamo mettere al centro della nostra fede Gesù perché questo è il Suo posto. Non dobbiamo relativizzarlo, considerarlo al pari di qualsiasi altro uomo religioso. Lui non è uno dei tanti pianeti che girano attorno al Sole; Lui è il Sole! Gesù è Dio, Gesù, è la via, la verità e la vita (Giovanni 14:6).
C’è un solo Dio e Salvatore nel mondo che si è rivelato nella persona di Gesù e in nessun altro! Gesù non è uno dei tanti Egli è Dio e l’unico Salvatore!

3)Noi dobbiamo pregare e agire per la salvezza delle anime.
Questo ci insegnano questi versetti e la vita di Paolo. Dio ha deciso di salvare con la predicazione dice 1 Corinzi 1:21, perciò dobbiamo predicare il Vangelo. Paolo ci insegna a pregare per i perduti e a predicare loro il Vangelo, questo noi dobbiamo fare. Fai una lista di quelle persone che conosci che non sono nate di nuovo, invoca Dio per loro e chiedi a Dio che ti usi per predicare loro il Vangelo. Prega che Dio ti apra delle porte, che ti dia delle opportunità e che tu possa parlare come sia giusto parlare!

4)Noi non dobbiamo essere preoccupati per noi, ma per il progresso del Vangelo.
John Stott: “La maggior preoccupazione di Paolo..non è che gli fosse tolta la catena dal polso, ma che la sua bocca potesse aprirsi per testimoniare, non quella di essere liberato, ma che l’evangelo potesse diffondersi liberamente e senza ostacoli.” 
Non dobbiamo aver paura di soffrire, di morire di Gesù, perciò non dobbiamo vergognarci di predicare il Vangelo se veramente abbiamo sperimentato la potenza del Vangelo. Una coppia di sposi Janice di 39 anni, e suo marito, Dan, si trovavano a Littleton, in Colorado per fare shopping, erano in macchina e andavano molto piano, mentre si  muovevano  si accorsero che una persona dentro un piccolo furgone in movimento sembrava addormentata e andava contro mano, Dan il marito cominciò a lampeggiare e ad agitare il braccio per avvertire gli altri conducenti del pericolo, la moglie senza dire niente al marito saltò fuori la vettura e si mise a correre ed in pochi secondi raggiunse il furgone che andava pianissimo, bussò al finestrino e gridò:”Stai andando nella direzione  sbagliata” . Ma l’uomo non rispose, così con molta prontezza sale in macchina e riesce a frenare il furgone accostandolo sul ciglio della strada, evitando così che accadesse qualche brutto incidente frontale con il flusso di auto che stava sopraggiungendo!
Dicono che gli eroi sono sempre state persone normali che hanno fatto un atto    straordinario di bontà che non ci aspettiamo. Anche le persone eroiche della bibbia erano persone normali con dei difetti come noi che Dio ha usato per raggiungere i suoi scopi.
Dio si serve di gente comune per compiere l’opera sua e vuole usare anche te! Tu cosa rispondi?
  

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