1 Pietro 1:13-18: La chiamata
alla santificazione.
Come cristiani, cosa dovrebbe
renderci diversi dalla società? Il locale? I canti? Il modo di pregare? La
predicazione del Vangelo? La santificazione ci rende diversi dalla società in
cui viviamo! Qualcuno ha detto che oggi nella chiesa la santificazione sta
diventando una cosa rara! Stiamo diventando sempre più secolarizzati eppure la
Bibbia è categorica a riguardo: siamo chiamati alla santità.
Lo scopo di Dio per la tua
esistenza è che ti santifichi, venire meno a questo scopo significa andare
contro lo scopo di Dio (Efesini 1:4). Viviamo in una cultura dove si pensa che
essere santi sia una chiamata per alcuni, ma non è una chiamata per alcuni
cristiani, ma tutti i cristiani sono chiamati a essere santi! Questa esortazione
di Pietro è riferita a tutti i credenti, te incluso!
Che cosa è la santificazione?
Per santificazione s’intende la
separazione dal peccato e la vita consacrata a Dio, perché ci ha appartato come
il popolo d’Israele come suo tesoro particolare separato dalle nazioni per
osservare le Sue leggi, il Suo patto ( 2 Pietro 3:11; Efesini 3:5; Esodo 19:5-6,14).
Dal contesto di 1 Pietro, vediamo
che il credente è stato eletto da Dio ed è stato fatto rinascere a una speranza
viva in cielo, quindi è salvato, ora Pietro continua il discorso esortando ad
avere piena speranza nella grazia e quindi di vivere su questa terra in modo
santo, dando diverse esortazioni e motivazioni.
Noi vediamo che:
I LA SANTIFICAZIONE È LEGATA
ALL’UBBIDIENZA (vv.14-15,17).
v.14: “Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del
tempo passato, quando eravate nell'ignoranza”.
La santificazione è un
comandamento di Dio (v.15), perciò la santificazione è legata all’ubbidienza (hupakoēs).
Infatti, Pietro dice come figli obbedienti o
figli dell’obbedienza di non conformarsi alle passioni del tempo passato.
Quindi se non siamo santi,
stiamo disubbidendo al comandamento di Dio e veniamo meno all’ubbidienza.
A) L’Ubbidienza è il risultato
dell’amore che abbiamo per Dio.
Giovanni 14:15: “Se
voi mi amate, osserverete i miei comandamenti” (Cfr. Giovanni 14:21). La
santificazione è legata all’ ubbidienza, e l’ ubbidienza è motivata dall’amore,
perciò io mi santifico perché amo il Signore. L’ ubbidienza così come la santificazione
è segno di quanto amiamo il Signore. Se tu ami il Signore, allora farai di
tutto per santificarti!
B) L’Ubbidienza è il risultato
della fede che abbiamo in Dio.
L’ ubbidienza e quindi la
santificazione è possibile se abbiamo fede in Dio e nella Sua Parola. Come
possiamo cercare di metter in pratica i dieci comandamenti, o il sermone sul
monte se non crediamo veramente in Dio? Occorre avere fede per obbedire a Dio e
quindi nel santificarci, perché l’obbedienza è la via alla santità, nessuno può
diventare santo se non è ubbidienza e nessuno è ubbidienza se non ha fede
(Ebrei 11).
La fede non è solo necessario
per la salvezza, ma è anche necessaria per vivere una vita gradita a Dio. La
fede ci permette di rivendicare le promesse di Dio, ma ci permette anche di ubbidire
ai comandamenti di Dio. La fede ci permette di ubbidire quando l'ubbidienza è
costosa o sembra irragionevole alla mente umana (cfr. Romani 8:5; Giovanni
15:19; 1 Corinzi 2:14).
Jerry Bridges scrive: “Nella
ricerca della santificazione i credenti sono spesso chiamati a compiere dei
doveri che appaiono irragionevoli e persino assurdi agli occhi di un mondo
incredulo”. Ecco perché la fede è determinante per la santificazione, sempre il
Bridges dice: “Nessuno può perseguire la santificazione se non è pronto a
ubbidire a Dio in ogni area della propria vita. La santificazione descritta
nella Bibbia ci chiama a fare di più che a separarci dall’inquinamento morale
del mondo intorno a noi. Ci chiama a ubbidire a Dio anche quando
quell’ubbidienza è costosa, quando richiede un sacrificio deliberato e persino
un’esposizione al pericolo ”.
C) L’Ubbidienza è il risultato
del timore che abbiamo di Dio.
v.17: “ E se invocate come Padre colui che giudica senza favoritismi,
secondo l'opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del
vostro soggiorno terreno”.
Il Salmo 119:63 dice che chi
lo teme osserva i precetti del Signore (Cfr. Levitico 19:14,32). L’ubbidienza
e quindi la santificazione è il risultato dal fatto che noi temiamo veramente
Dio e allora ci comportiamo come vuole Lui.
(1) L’Esortazione.
Diversi passi della Bibbia ci esortano a temere Dio. Anzi Dio stesso dice che lo dobbiamo temere (Isaia 8:12-13, Deuteronomio
10:17-21), e lo dobbiamo insegnare ai nostri figli (Deuteronomio 4:10),
perché Dio è grande, potente e terribile, ed ha fatto grandi cose per il suo
popolo.
(2) L’Esperienza.
Nella Bibbia coloro che
sperimentavano Dio, gli atti potenti o la
Sua presenza, avevano timore (Esodo 14:30-31; 1 Samuele 12:24).
Perciò possiamo dire che il
timore di Dio nasce dalla giusta consapevolezza di ciò che Lui è, infatti il
Suo nome e grande e tremendo e santo (Salmo 99:3; 111:9; Esodo 15:11).
(3) L’Entità.
“Timore” (phobō) letteralmente
significa tremare, come vediamo negli esempi di Giacobbe (Genesi 28:17); di Mosè,
(Esodo 3:14); il popolo d’Israele
(Deuteronomio 5:5; cfr. 10:17-21); di Isaia (Isaia 6:5); ma significa anche
rispetto e riverenza. Questa parola
tra i greci era usata per indicare la paura di incorrere in sanzioni penali (Romani
13:3,7).
Così anche in 1 Pietro, infatti, siamo chiamati a temerlo
considerando che Dio giudica senza favoritismi. Pietro sta qui ricordando che
Dio è nostro Padre e lo invochiamo come tale, però questo non deve farci pensare
che possiamo fare quello che vogliamo, non dobbiamo dimenticare che Lui è il
Giudice dell’universo e giudica senza favoritismi!
Nell’antichità, come in quella
moderna, i giudici mutavano i verdetti sulla base del prestigio o dei doni
ricevuti, ma Dio è imparziale nei giudizi! (Deuetronomio 10:17; 2 Cronache 19:7).
Pertanto Pietro richiama a un comportamento santo considerando la correzione di
Dio, Lui giudica senza favoritismi l’opera di ciascuno. Ebrei 10:31 dice: “È
terribile cadere nelle mani del Dio vivente”.
Molti scambiano Dio come una
sorte di Babbo natale che fa sempre buoni doni! Dio non è Babbo Natale, è si un
Dio di amore, ma è anche un Dio santo e giusto che odia il peccato. Perciò “timore”
significa essenzialmente paura di offendere Dio e paura della Sua correzione.
Durante il "soggiorno terreno" (paroikias) indica una residenza temporanea, indica uno straniero che vive
temporaneamente in un altro paese, quindi una persona che si distingue dal locale. Noi credenti
siamo di passaggio, la nostra patria è in cielo, quindi dobbiamo comportiamoci
secondo i valori della nostra patria: il cielo e non come coloro che appartengono a questa terra, dove siamo estranei, noi cristiani non siamo di questo mondo! (Ebrei 11:13-16;
Filippesi 3:20).
Quindi possiamo affermare che
un vero credente si santifica perché ama il Signore, ha fede nel Signore e teme
il Signore!
II LA SANTIFICAZIONE È: NON
CONFORMARSI ALLE PASSIONI DEL PASSATO (vv.14-15,18-19).
v.14: “Come figli
ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate
nell'ignoranza”.
I destinatari della lettera
erano di origine pagana e vivevano in mezzo ai pagani, con il rischio di essere
influenzati negativamente e fare quelle cose contrarie alla volontà di Dio (1 Pietro
1:18; 2:9-10) come anche loro facevano prima, perché non conoscevano Dio, erano
nell’ignoranza (Galati 4:8-9; Efesini 4:18; 1 Tessalonicesi 4:5).
Piuttosto che vivere come la
nostra cultura c'incoraggia, noi siamo chiamati a vivere come Dio richiede,
dobbiamo stare attenti a non lasciarci controllare dalle passioni della vita
passata che sono proprie caratteristiche della cultura dove viviamo.
La santificazione ha un
duplice aspetto:
A) La Santificazione ha un
aspetto nel senso negativo.
Il cristiano non deve fare
quello che faceva e non deve essere quello che era prima la conversione, ma è
chiamata a essere quello che è in Cristo per grazia di Dio: santo (Cfr. Romani
1:7; 1 Corinzi 1:2; 1 Tessalonicesi 4:7)
Perciò per santificazione s’intende
un taglio con la vecchia persona nel senso morale.
La santificazione è un modo di
vivere presente che differisce drasticamente dal modo di vivere della vita prima della nostra conversione.
Nel senso negativo vediamo:
(1) L’Eliminazione.
Siamo chiamati a non
conformarci alle passioni prima della conversione. “Conformatevi” viene usata
solo un’altra volta nel Nuovo Testamento in Romani 12:2: “Non conformatevi a
questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente,
affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona,
gradita e perfetta volontà”.
La parola “conformatevi” (v.14
suschēmatizomenoi - presente medio o passivo participio . Il participio secondo
studiosi qui funziona come imperativo) significa foggiare similmente, prender forma
di qualcosa, diventare conforme a un esemplare, modellare le proprie azioni o
la propria via secondo un modello. Prima di conoscere il Signore, della
conversione, le passioni dominavano il nostro modello di vita e modellavano le
nostre azioni! Ora non deve essere più così!
La parola “passioni” (epithumiais)
Pietro la utilizzò in un senso negativo per indicare i desideri peccaminosi che
conducono alla disubbidienza delle leggi del Signore. “Passioni” indica
bramare, è la concupiscenza, il desiderio immorale. Molte volte nel Nuovo Testamento
si riferisce ai desideri della carne, l’entità presente in noi contraria alla
volontà di Dio (Romani 13:14, Efesini 2:3; 2 Timoteo 3:6; Tito 3:3).
L’esortazione di Pietro è: a
non lasciarsi modellare da queste passioni che ci controllavano nel passato
prima di conoscere Dio, queste passioni sono ancora oggi una potenza seducente.
Giacomo ci dice che il peccato
è la conseguenza della propria concupiscenza che ci attrae e ci seduce (Giacomo
1:1-14).
Pertanto quando si parla di
santificazione si riferisce a un modo di vivere diverso rispetto a quello prima
della conversione.
Quindi vediamo:
(2) La Motivazione.
v.18: “sapendo che non con
cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo
di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo,
come quello di un agnello senza difetto né macchia”.
I cristiani devono vivere in
un modo nuovo perché sono stati riscattati dal vecchio modo di vivere con il sacrificio
di Cristo! La croce di Cristo è una motivazione importante per la
santificazione, perché i nostri peccati sono stati inchiodati su quella croce
come anche noi siamo morti al peccato (1 Pietro2:23-24; Romani 6:1-14).
Il verbo “riscattati” (lelutrōthēte - aoristo passivoindicativo ) indica liberazione, la parola era usata per la
liberazione degli schiavi con il pagamento di un prezzo del loro valore,
pertanto lo schiavo veniva liberato da un padrone per appartenere a un altro.
Cristo, l’immacolato, ci ha
liberati, dal vano modo di vivere, da uno stile di vita precedente che non era
conforme alla volontà di Dio! (Esodo 6:6; Deuteronomio 7:8; Marco 10:25; cfr.
Romani 3:24-25; Efesini 1:17; 1 Timoteo 2:6; Ebrei 9:12-15).
“Vano” (mataias) indica vuoto ed è riferito a uno stile di vita precedente la conversione (Atti 14:15; Romani 1:21; Efesini 4:21). Cristo non ha dato soldi, ma il Suo sangue, la Sua vita in sacrificio! (Atti 20:28; Romani 3:24-25; Efesini 1:7; Ebrei 9:12; Colossesi 1:20).
“Vano” (mataias) indica vuoto ed è riferito a uno stile di vita precedente la conversione (Atti 14:15; Romani 1:21; Efesini 4:21). Cristo non ha dato soldi, ma il Suo sangue, la Sua vita in sacrificio! (Atti 20:28; Romani 3:24-25; Efesini 1:7; Ebrei 9:12; Colossesi 1:20).
Ma la santificazione non ha
solo un aspetto negativo, cioè il non fare, il non essere, perciò:
B) La Santificazione ha un
aspetto nel senso positivo.
Il cristiano deve essere a
immagine di Dio e comportarsi come si comporterebbe Dio: “Siate santi perché Io
sono santo” dice il v.15.
Quindi vediamo che non solo
non dobbiamo fare, ma dobbiamo anche essere, non è questione solo di azione, ma
di assomigliare anche a Dio, di essere moralmente come Dio. Stephen Charnock
scriveva: “Non è quando innalziamo lodi o parole eloquenti che glorifichiamo
Dio, né quando gli rendiamo sontuosi servigi, ma quando aspiriamo a conversare
con lui con spirito immacolato, e viviamo per lui vivendo come lui”. Dunque la
santificazione è aspirare a essere all’immagine di Dio. In Colossesi 3:5-10
leggiamo: “ Fate dunque morire ciò che
in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e
cupidigia, che è idolatria. Per
queste cose viene l'ira di Dio sui figli ribelli. E così camminaste un tempo
anche voi, quando vivevate in esse. Ora
invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia;
e non vi escano di bocca parole oscene. Non
mentite gli uni agli altri, perché vi siete spogliati dell'uomo vecchio con
le sue opere e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza
a immagine di colui che l'ha creato”.
Noi in Cristo spiritualmente siamo nuove
creature, la vita di prima è morta!
In questi versetti di Colossesi
vediamo la verità che ho menzionato prima.
(1) Non essere e non fare
secondo il modello del vecchio uomo.
Notate nei vv. 5, 8, 9 dice
proprio di non fare quello che facevamo prima della conversione di fare morire
il peccato, perché ci siamo spogliati del vecchio uomo.
Se siamo in Cristo siamo nuove
creature, perciò dovremmo far morire ciò che in noi è terreno, ci siamo
spogliati del vecchio uomo.
Il vecchio uomo si riferisce
alla personalità intera di un individuo quando era governata dal peccato. Romani 6:6 dice che il nostro
vecchio uomo è stato crocifisso con Cristo, perciò dobbiamo fare morire il
peccato ogni giorno! (Cfr. Efesini 4:22).
Questo è l’aspetto negativo,
non fare più, fare morire il peccato, mortificarlo, il mettere a morte ogni
forma di peccato vigilando e praticando le discipline spirituali (preghiera,
lettura della Bibbia, comunione fraterna, servizio, ecc.) per vivificare l’uomo
nuovo in Cristo che è in noi per fare la volontà di Dio. Non possiamo crescere nella
santificazione se non pratichiamo le discipline spirituali.
L’immagine di Colossesi e
quindi della santificazione è quella di togliere il vestito sporco e metterne
uno nuovo e pulito.
Quindi, nella santificazione
nell’aspetto positivo vediamo:
(2) Essere e fare secondo il
modello dell’uomo nuovo che è a immagine di Dio ( Colossesi 3:10).
Colossesi 3:10: “e vi siete
rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che
l'ha creato”.
Un argentiere non ha bisogno
di una formula originale per il calcolo della purezza. Egli sa che l'argento è
libero di scoria quando egli può vedere la sua riflessione nel metallo
liquefatto.
Allora quando saremo santi?
Quando Cristo ci guarda e vede la Sua immagine riflessa in noi. La
santificazione non è solo non fare e non essere, ma è anche rivestirci dell’uomo nuovo, rivestirci di Cristo, essere
e fare come Cristo. Il
credente è una nuova creatura in Cristo non può essere più lo stesso di prima (2
Corinzi 5:17). Perciò possiamo dire che la santificazione è non fare e non
essere nel senso negativo, ma anche
essere e fare come Cristo, rivestirci di Cristo, di Dio questo è
l’aspetto positivo.
III LA SANTIFICAZIONE RICHIEDE
IL TUO IMPEGNO (vv.13,15).
Noi al v.13 leggiamo: “Perciò,
dopo aver predisposto la vostra mente all'azione, state sobri, e abbiate piena
speranza nella grazia che vi sarà recata al momento della rivelazione di Gesù
Cristo”.
Predisporre la mente in
azione, letteralmente è cingersi i fianchi della vostra mente. Cosa significa? Nell’antichità orientale anche
gli uomini vestivano con vesti lunghe, ora per camminare o per correre o per
fare attività faticose in modo risoluto, tiravano su le vesti e li legavano
attorno alla vita per non inciampare, in questo senso erano determinati come
quando gli Ebrei dovevano mangiare l’agnello pasquale poco prima dipartire
dall’Egitto (Esodo 12:11; Luca 12:35; Efesini 6:14).
Pietro ci richiama alla
determinazione contro la lotta al peccato, a un’azione immediata. Al v.15 dice
proprio che dobbiamo essere santi, questo è un imperativo, un comando, il che
implica che dobbiamo impegnarci nel cercare di essere santi. L’autore
dell’epistola agli Ebrei dice: “Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la
santificazione senza la
quale nessuno vedrà il Signore”
(Ebrei 12:14).
“Impegnatevi” (diōkete- imperativo attivo presente) significa aspirare a qualcosa, seguire in modo zelante; l’immagine nel greco è quella del cacciatore che cerca continuamente, segue
con impegno ha di prendere la preda (l’obbiettivo), il cacciatore non è
superficiale non si da pace fino che trova la preda.
Dobbiamo fare del nostro
meglio per raggiungere l’obiettivo quotidiano della santificazione, noi abbiamo
la responsabilità di santificarci e dobbiamo aspirare a questo con
determinazione.
Il Nuovo Testamento parla
della santificazione in due sensi:
A) La Santificazione come
posizione che opera Dio e che è un evento.
Questa è intesa come ciò che
Dio ha provveduto in Cristo per mezzo del quale Dio ci vede santi. Questo vuol
dire che l’opera di Dio per la nostra santificazione è compiuta da Gesù. Paolo
nel salutare la chiesa di Corinto: “Ai santificati in Cristo Gesù” (1 Corinzi
1:2). Gesù è santificazione dei cristiani! Sempre in 1 Corinzi 1:30-31
riferendosi a Gesù Paolo scrive: “Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo
Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, ossia giustizia,
santificazione e redenzione; affinché
com'è scritto: ‘Chi si vanta, si vanti nel Signore’”.
Ma il Nuovo Testamento parla anche
della:
B) Santificazione progressiva.
Noi in Cristo siamo santi
questa è la nostra nuova condizione, perciò se siamo santi in Cristo, siamo
chiamati a essere santi ad agire secondo questa condizione con l’aiuto dello
Spirito Santo com’è scritto in Romani 8:12-13: “Così dunque, fratelli, non
siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne; perché se vivete secondo
la carne voi morrete; ma se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo,
voi vivrete”.
Questa santificazione
progressiva è un processo che noi operiamo, è una dimostrazione che abbiamo la
santificazione operata da Cristo in nostra favore davanti a Dio.
La santificazione progressiva
non si riferisce alla santificazione per ottenere la salvezza, la
santificazione progressiva si riferisce al fatto che siamo santi davanti a Dio
e viviamo questa realtà nella vita pratica, è una dimostrazione della nostra
posizione in Cristo se siamo cristiani.
Questa santificazione non avviene
dall’oggi a domani. Paolo in 2 Corinzi 7:1 dice: “Poiché abbiamo queste
promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di
spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio”.
“Compiendo” (epitelountes) è portare
a termine un obiettivo, completare, finire, perfezionare, il verbo nel greco
(presente attivo participio) indica un continua avanzata nella santificazione,
quindi la santificazione rimane un continuo processo di ogni giorno con l’obbiettivo
di perfezionarci sempre di più.
L’artista con un’opera d’arte
aggiunge giorno dopo giorno un aspetto nella sua opera. Il credente sperimenta
la santificazione che lo vede divenire mano a mano, nella pratica, ciò che è
diventato per grazia di Dio in Cristo Gesù, si tratta di una trasformazione graduale del nostro carattere. Ritornando
a Colossesi 3:9-10 leggiamo: “e vi siete rivestiti del nuovo, che si va
rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha creato”. Notate dice che “si
va rinnovando”, questo significa che la santificazione è un processo!
ll verbo nel greco “si va
rinnovando”indica un’azione continua e ripetuta (anakainoumenon- presente medio participio ), perciò questo uomo nuovo si perfeziona giorno dopo
giorno.
C) La Santificazione è
disciplina.
Vorremo essere santi subito,
vogliamo che qualcuno ci faccia un corso accelerato di come essere santi, ma la
santità si raggiunge con disciplina e ci vuole tempo, avviene passo dopo passo.
Non ha caso Paolo usa la
metafora dell’atleta che è temperato in ogni cosa (1 Corinzi 9:25) per vincere,
si allena e si controlla(non mangia, non fuma), quindi si allena e si
controlla per formarsi un fisico per
sopportare e vincere la gara, ma dietro la vittoria c’è dietro tanta disciplina
c’è tanta preparazione, c’è tanta fatica.
Allo stesso modo noi dovremmo
disciplinarci, più ci discipliniamo, più forti saremo nella lotta contro il
peccato!
In che cosa consiste questa
disciplina?
(1) Dobbiamo rifiutare
categoricamente la tentazione.
Jerry Bridges scrive: “Ogni
volta che diciamo si alla tentazione, rendiamo più difficile dire di no la volta dopo”.
Dobbiamo essere crudeli con il
peccato, o il peccato, sarà crudele con noi! Se diamo spazio alla tentazione
nella nostra mente, sarà difficile controllarla dopo, occorre subito troncare
lo spiraglio del male.
Siamo chiamati a stare in
guardia contro la seduzione del peccato che ci può portare all’indurimento del
cuore.
In Ebrei 3:12-13 è scritto: “Badate,
fratelli, che non ci sia in nessuno di voi un cuore malvagio e incredulo, che vi
allontani dal Dio vivente; ma esortatevi
a vicenda ogni giorno, finché si può dire: ‘Oggi’, perché nessuno di voi
s'indurisca per la seduzione del peccato".
John Owen(1616-1683) ci mette
in guardia contro il potere del peccato: “Il peccato mira sempre all’estremo,
ogni volta che sorge per tentare o avvinghiare, se gli viene lasciato campo
libero, cercherà di realizzare il peggior peccato possibile in quel campo. Ogni
pensiero di poca fede può trasformarsi in ateismo, se lasciamo che si sviluppi;
ogni desiderio, se lasciato libero, diventa depravazione; è come un cimitero
che non si sazia mai. La seduzione del peccato si rivela nel suo essere modesto
nelle sue fasi iniziali, ma capace di indurire il cuore degli uomini e portarli
alla rovina, quando riesce a prevalere ”.
(2) Dobbiamo avere un rapporto
quotidiano con la Bibbia.
I credenti che fanno progressi
nella santificazione sono quelli che hanno disciplinato la propria vita nella
lettura quotidiana della Bibbia, ma non è solo importante il tempo, ma anche la
qualità, quindi è importante leggerla, meditarla, memorizzarla, studiarla
seriamente. Gesù in Giovanni 8:31-32 disse: “Gesù allora disse a quei Giudei
che avevano creduto in lui: Se perseverate nella mia parola, siete veramente
miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". (dal contesto
è la libertà dal peccato)
La Bibbia ci libera dal
peccato nella misura in cui perseveriamo in essa!
La Parola di Dio deve abitare in noi
abbondantemente (Colossesi 3:16), stabilirsi efficacemente nel nostro cuore
(Salmo 119:11).
(3) La preghiera.
John Bunyan: “Prega spesso,
giacché la preghiera è scudo per l’anima, sacrificio a Dio e flagello per
Satana”.
I grandi uomini e donne di Dio
erano uomini di preghiera! Gesù disse ai discepoli: “Vegliate e pregate,
affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole”
(Matteo 26:41).
La tentazione dei discepoli
poteva essere quella di abbandonare Gesù sotto la prova, ma ognuno di noi, può
cadere in una tentazione diversa. La preghiera ci rafforza contro la lotta al
peccato e al diavolo e soprattutto chiede l’intervento in nostro aiuto del
Signore misericordioso come dice Ebrei 4:14-16.
Senza il Signore non possiamo
farcela contro il peccato!
CONCLUSIONE.
Il credente dovrebbe
distinguersi dalla società per la sua santità. Tomas Watson scrisse: “La
santità è l’unica cosa che ci distingue dalla parte reproba del mondo…. Come un
nobile si distingue da un altro per lo stemma del suo casato e una donna
virtuosa si distingue dalla prostituta per la sua castità, così la santità si
riconosce tra due semi diversi ”.
Se il seme divino è in noi,
allora siamo in questo processo di santificazione! Alcuni sono orgogliosi di avere la sana dottrina, che si distinguono per la sana dottrina, per la conoscenza
della sana dottrina, ma molte volte si comportano come pagani, come atei, come
se non conoscessero Dio!
Come cristiani dovremmo distinguerci dalla
società per il nostro comportamento santo!! Ti distingui dalla società dove
vivi per il fatto che assomigli a Gesù? Se non stai lavorando attivamente per
la tua santità, non stai onorando il Signore, stai andando contro lo scopo del
perché Lui ti ha salvato!
Se non ti distingui dalla società
dove vivi per la tua santità non pensare di essere credibile quando
testimonierai del Signore, la testimonianza verbale deve essere accompagnata
dalla testimonianza morale.
Sii santo com’è santo il
nostro Dio!