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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La chiamata del cristiano


Giovanni 15:1-8: La chiamata del cristiano.
Alcuni pensano che Gesù abbia detto questa metafora ispirandosi a una grande vite dorata che pendeva sopra l’entrata del tempio di Gerusalemme. Altri pensano che l’ispirazione sia venuta dopo che Gesù e gli undici lasciarono la sala della cena dove bevvero il vino e poi passarono vicino un vigneto. 
Qualunque sia la circostanza, noi vediamo in questi versetti quale è la chiamata di ogni vero cristiano o lo scopo di ogni vero cristiano.

La chiamata del cristiano è:
I PORTARE FRUTTO (vv.2,8).
John McGuire era un contabile che lavorava in una ditta di Londra, era considerato un impiegato modello. Per vent’anni era arrivato puntuale in ufficio, aveva svolto il proprio lavoro con molta diligenza, era stato sempre gentile e servizievole con tutti. Tuttavia quando andò in pensione, si scoprì che non tutto era come sembrava. Per vent’anni aveva defraudato la ditta sottraendo più di un milione di sterline! Di giorno simulava una vita modesta, di notte conduceva una vita da milionario.
È possibile condurre una doppia vita, essere cristiani stagionali, o domenicali, andare in chiesa la domenica e poi durante la settimana comportarsi come se Dio non esistesse!


Il vero cristiano ha una:
A) Progressione nel portare frutto. 
Il frutto deve crescere e deve essere costante nella nostra vita.  Noi vediamo una progressione in questo testo “il tralcio da frutto” (v.2); “ne dia di più” (v.2);  “molto frutto” (v.8). 
Ogni credente cresce, progredisce in Cristo! Il discepolo non è statico, ma va in crescendo, questo deve essere anche il suo scopo.
Il cristiano è in crescita e mira alla crescita! Per esempio Paolo agli Efesini dice di crescere allo stato di uomini, alla statura perfetta di Cristo (Efesini 4:11-13; 1 Pietro 2:1-3). Un cristiano che rimane spiritualmente bambino non è normale, è malato…è come un uomo di cinquant’anni che si comporta da bambino.
Se sei un cristiano, non accontentarti dei risultati raggiunti! Sei chiamato a portare molto frutto! Il tuo modello è Cristo!!

Ma noi vediamo la:
B) La Glorificazione quando si porta frutto. 
Portare frutto glorifica Dio! Lo dice il v.8: "In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli". 
Quando noi portiamo molto frutto glorifichiamo Dio. Nella società odierna, l’uomo e non Dio, è messo al centro dell’universo. Ma anche nel servizio cristiano in molti casi c’è ambizione personale e non la gloria di Dio, oppure si cerca di essere approvati dagli uomini e non da Dio e così si predica un falso Vangelo e in questo modo non onoriamo Dio.
Dio ha la passione per la sua gloria! Noi leggiamo che Dio non darà la sua gloria a un altro! (Isaia 42:8; 48:11). Lo scopo primario di Dio, non siamo noi, ma è di glorificare Sé Stesso! Se Lui è così interessato alla sua gloria, anche noi dovremmo interessarci alla Sua gloria!     
"Glorificato" (edoxasthē- indicativo aoristo passivo) significa innalzare, onorare (Matteo 9:8; Marco 2:12;  Romani 15:6,9).

(1) Noi siamo stati creati per la Gloria di Dio (Isaia 43:7; Romani 11:36).          

(2) Siamo stati salvati, acquistati  per la Gloria di Dio (Efesini 1:13-14).         

(3) Siamo chiamati a fare tutto per la gloria di Dio (1 Corinzi 10:31).
Se noi non siamo consapevoli di questo e se non abbiamo la passione per la gloria di Dio i nostri pensieri e azioni correranno verso noi stessi per soddisfare  il nostro io! Noi non siamo stati creati per noi stessi, ma per glorificare Dio!
Glorificare è mettere al centro Dio, e non il nostro IO! questo è lo scopo della nostra esistenza! Un comportamento o una motivazione che non abbia Dio come punto di riferimento e la sua gloria come fine ultimo non potrà mai essere da Lui approvato, perciò non sarà glorificato!
          
C) La Dimostrazione del portare frutto. 
v.8: "In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli". Portare frutto e glorificare Dio dimostra che siamo discepoli di Gesù.
Infatti "sarete" (genēsesthe- indicativo futuro medio) in questo contesto, indica “mostrare di essere”, quindi dimostrare, perciò ha il significato di provare.
"Discepolo" (mathētai) la troviamo 269 volte nel Nuovo Testamento, cristiano viene trovato solo tre volte, ed è stato introdotto per riferirsi esattamente ai discepoli!!!!! (Atti 11:26; 26:28; 1 Pietro 4:16).   Il discepolo era colui che  dirigeva la sua mente a qualcosa, quindi uno studente, un allievo (Luca 6:40). In un senso più tecnico, era un’apprendista legato a un leader spirituale, come Gesù (Matteo  12:1) o Giovanni Battista (Giovanni 3:25).
In un senso più ampio, discepolo era un seguace, uno che aderiva intellettualmente e spiritualmente ai leader religiosi, come Gesù (Atti 11:26). Come cristiani siamo discepoli e come discepoli di Gesù seguiremo il suo esempio (Matteo 10:25).
Gesù aveva la passione per la gloria di Dio! Spesso nel Vangelo di Giovanni, Dio è glorificato per mezzo del Figlio ( Giovanni 12:28; 13:31; 14:13; 17:4). Glorificando Dio, seguiremo l'esempio di Gesù.
Perciò noi portando frutto, dimostreremo di essere discepoli di Gesù, il frutto è il segno che siamo suoi discepoli, chiarisce e comunica la nostra identità.

II LA PARTICOLARITÀ DEL FRUTTO.
Portare frutto è lo scopo essenziale di un vigneto, non è una pianta ornamentale! "Frutto" (Karpos) lo troviamo otto volte in 15:1-16 e solo due volte nel resto del Vangelo (Giovanni 4:36; 12:24).
Alcuni studiosi pensano che frutto è meglio lasciarlo in generale. Ma comunque frutto è il prodotto, il risultato, la dimostrazione della vitalità della nostra relazione con Cristo.

Noi dimostriamo la vitalità di questa relazione con il:
A) Carattere.        
Noi troviamo la parola frutto per indicare il carattere o le qualità spirituali per la presenza dello Spirito Santo nel cuore del cristiano, così leggiamo in Galati 5:22: "Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo". 
Paolo non sta parlando di una serie di frutti che potrebbero essere condivise in modo che un credente ha un frutto e un altro credente ha un frutto diverso come avviene per i doni spirituali, ma che tutte queste caratteristiche fanno parte del carattere di tutti i credenti che sono guidati dallo Spirito Santo. Lo scopo per cui siamo stati creati e salvati è quello di riflettere con il nostro carattere e azioni, il carattere e le azioni di Dio, come degli specchi che riflettono verso Dio la sua santità e giustizia la luce, ma che l’uomo ha rovinato peccando scegliendo valori fuggevoli e poveri.
John Piper lo ha chiamato: "Lo scambio suicida di un valore e di una bellezza infiniti per dei valori inferiori ed effimeri". Ciò che l’uomo ha rovinato, Cristo ha ristabilito in noi e per noi con la nuova nascita e la presenza del suo Spirito in noi! (Efesini 4:21-24; Colossesi 3:9-11).
Come cristiani siamo chiamati a rispecchiare il carattere di Cristo, gli altri vedendo noi dovrebbero vedere Cristo! Qualcuno ha detto: "Il cristiano è una mente attraverso la quale Cristo pensa, un cuore attraverso il quale Cristo ama, una voce attraverso la quale Cristo parla; una mano attraverso la quale Cristo aiuta".
Si racconta una storia in Inghilterra riguardo la santità di un certo Thomas Cook, il quale un giorno si recò a visitare una famiglia benestante. I due coniugi che dovevano ospitarlo, si stavano preparando bene: fecero pulire la casa, si preoccuparono di soddisfare i suoi bisogni: una preparazione come se fosse un re. Una delle cameriere non credente andò dal macellaio per prendere l’arrosto e si lamentò con questi dicendo: "Non so chi sia questo signor Cook, ma a giudicare dai preparativi che si stanno facendo, si direbbe che sia l’Altissimo in persona". Una settimana dopo, la cameriera ritornò dal macellaio mansueta e molto calma; il macellaio chiese come fosse andato l’incontro con l’ospite, la cameriera rispose: "Mi dispiace per quello che ho detto la scorsa settimana, il signor Cook è l’uomo più straordinario che abbia mai incontrato, la sua presenza porta Dio all’interno della casa".
Gli altri vedendo te, vedono il carattere di Cristo? Stiamo portando la presenza di Dio ovunque andiamo?

Noi dimostriamo la vitalità della fede con il:        
B) Comportamento cristiano.
Tozer disse: "Una nuova generazione di cristiani crede che sia possibile accettare Cristo senza abbandonare il mondo".

(1) Chi è in Cristo è santificato e cammina nella santificazione (Ebrei 10:10; Romani 6:22).

a) Grazie all’unione che abbiamo con Cristo, alla sua morte e resurrezione, il credente è libero dal peccato per vivere per Dio.

b) Paolo esorta perciò a vivere in armonia con questa nuova identità.
Siamo stati liberati dal peccato e fatti servi a Dio, e di conseguenza a questo, noi abbiamo come frutto una condotta santa e la vita eterna.          

(2) Chi è in Cristo è giustificato e cammina nella giustizia. 
Filippesi 1:9-11: " E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio".     
Paolo fra i diversi soggetti di preghiera, prega che i Filippesi siano ricolmi di frutto di giustizia. Noi siamo giusti davanti a Dio, perché grazie a Gesù, Dio ci vede giusti (Romani 5:1). Ma frutto di giustizia si riferisce al comportamento, all’agire retto, secondo la volontà di Dio, piacevole a Dio, i requisiti che ha l’uomo di Dio, come lo era Gesù su questa terra, questo glorificherà Dio! (Amos 6:12, Proverbi 11:30).             

Ma noi vediamo che frutto nel Nuovo Testamento è usato anche per i:
C) Convertiti. 
Frutto è l’impatto nella società, è il risultato missionario, alle conversioni. In Giovanni 4:35-38: "Non dite voi che ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ebbene, vi dico: alzate gli occhi e guardate le campagne come già biancheggiano per la mietitura. Il mietitore riceve una ricompensa e raccoglie frutto per la vita eterna, affinché il seminatore e il mietitore si rallegrino insieme.  Poiché in questo è vero il detto: 'L'uno semina e l'altro miete'.  Io vi ho mandati a mietere là dove voi non avete lavorato; altri hanno faticato, e voi siete subentrati nella loro fatica". (cfr. Giovanni 12:23-24; Romani 1:13). 
Forse nel nostro servizio cristiano, mentre saremo ancora in vita, non vedremo dei frutti di convertiti come John Vredenburgh! John Vredenburgh era pastore nella chiesa di Somerville nel New Jersey, vi predicò per molti anni. Sentiva che il suo ministero è stato un fallimento, e altri la pensavano allo stesso modo, anche se era un ministro fedele nella predicazione del Vangelo per tutto il tempo che visse.  Poco dopo la sua morte ci fu un grande risveglio in Somerville, e un sabato duecento anime si alzarono in piedi consacrandosi a Gesù Cristo. Ma quasi tutte quelle duecento persone erano state influenzate dal ministero di John Vredenburgh.
Quando seminiamo la Parola di Dio, non sappiamo quello che sarà anche dopo la nostra morte! Forse non avremo nemmeno dei convertiti, ma chi ha Cristo ha un impatto non indifferente nella società!

III IL PROCEDIMENTO PER PORTARE FRUTTO (vv.1-7).
A) L’importanza del Vignaiolo (vv.2-3).
Per quanto riguarda le pratiche di viticoltura vi erano due procedimenti messi in atto: far crescere in una determinata direzione e i tralci venivano potati. Le viti erano fatte crescere: (1) Facendola allungare lungo il suolo e poi i tralci che portavano frutto venivano appoggiate sulle rocce o mettendo sotto di essi dei pali, oppure (2) facendole salire subito lungo dei pali e sollevandoli per poter migliorare il loro potenziale frutto. Inoltre per farla fruttare meglio, la vite veniva potata.
Gli ebrei facevano due potature: la prima potatura veniva fatta in primavera, quando le viti erano allo stadio della fioritura. Questa richiedeva quattro operazioni: (1) La rimozione di tutte le cime rigogliose perché non crescessero troppo rapidamente; (2) La spuntatura delle cime dei tralci per evitare che fossero strappati via dal vento; (3) La rimozione di alcuni grappoli di fiori o di frutti così che quelli rimasti potessero produrre più frutti abbondanti e di migliore qualità; (4) La rimozione di femminelle, germogli secondari della vite che spuntavano dal suolo o dal tronco o dai rami più grossi, le quali avrebbero impedito alla vite di crescere con tutto il suo vigore.
La potatura di primavera non comprendeva né la rimozione di tralci legnosi e né la loro susseguente bruciatura.
La seconda potatura avveniva in autunno, dopo che i grappoli erano stati raccolti e le viti dormivano. Questa seconda potatura consisteva nella rimozione dei tralci che non si volevano perché avevano prodotto frutto nella stagione precedente, ma non ne avrebbero prodotto in quella successiva, ma anche dei tralci prescelti, anche quelli di un anno di vita, i quali avrebbero prodotto frutto nell’anno a venire, così in questo modo si assicurava la massima produzione di frutto oppure venivano potati i tralci morti.
Dopo questa potatura, tutto ciò che era stato tagliato, compresi i tralci legnosi veniva raccolto insieme e bruciato.

Perciò noi vediamo:
(1) Il Vignaiolo ha sottocontrollo supremo tutto il processo per il frutto.
"Il Padre mio è il vignaiolo" indica la cura e il controllo del processo per il frutto. Questi versetti ricordano Isaia 5:1-7 dove raffigura Dio che ha vangato un terreno, ha tolto le pietre, vi piantò viti scelte, ma le viti al posto di dare uva buona ha fatto uva selvatica, questo è in riferimento a Israele. (Salmo 80:8-9).            

(2) Il vignaiolo toglie via il tralcio morto.
v.2: "Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più".
Il tralcio che non porta frutto è morto. Chi sono questi tralci? Sono state fatte diverse interpretazioni.

a) I credenti apostati come Giuda.
Alcuni hanno pensato che siano i cristiani  apostati (Giovanni 6:70-71; 13:10; 17:12; ma in questo vangelo Gesù sottolinea che i veri credenti persevereranno (Giovanni 6:37–40; 10:28).

b) I credenti nominali.
Forse si può parlare di falsi credenti. È molto probabile che nelle chiese a cui scrisse Giovanni ci fosse un numero di persone che sono stati identificati come i cristiani, ma che non lo erano, perché non facevano buoni frutti. Il Nuovo Testamento parla di questi falsi credenti (Matteo 13:18-23; 24:12; Giovanni 8:31-47;  Ebrei 3:14-19; 1 Giovanni 2:19; 2 Giovanni 9). 
Penso che non si riferisca ai veri credenti perché sono puri come leggiamo al v.3: " Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunziata".           
"Puri" ( katharoi) indica pulito dal peccato e dalla colpa, quindi pulito davanti agli occhi di Dio. (Giovanni 13:10; Atti 15:9). I discepoli sono stati resi puri mediante l’insegnamento di Gesù (Giovanni 5:24; 6:63; 8:31,51; 14:23; 17:17; 20:30-31). 
In Efesini 5:25-27: "Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l'acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile".
Ma non significa aver raggiunto un grado di perfezione spirituale e morale, ma che siamo stati salvati da Gesù! Ora noi possiamo portare più frutto mediante l’azione del Padre! 

(3) Il vignaiolo pota il tralcio vivo.
vv.2-3: "Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunziata". 
Il tralcio che da frutto è potato dal vignaiolo per portare più frutto. Quelli che portano frutto ne porteranno sempre di più. Quindi vediamo che Gesù non sta sgridando i discepoli, ma li sta incoraggiando come avanzare nella fede, perciò non è un rimprovero, ma un incoraggiamento per i discepoli come confermato nel v.11 dov'è scritto: "Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa".
Questa è un’allusione alla potatura primaverile durante il tempo della fioritura così da aumentare il massimo della produzione dei frutti. "Pota" (kathairei-  indicativo presenteattivo) indica “pulire”, “togliere una parte indesiderabile”, “rimuovere il superfluo, i germogli inutili”. La pulizia consiste nella rimozione di ciò che rimane della nostra vecchia natura peccaminosa, la carne con le sue manifestazioni.
Se Dio non opera in noi non possiamo portare frutto! La potatura è essenziale e garantisce il frutto! La procedura può essere dolorosa! Il pensiero è simile a Ebrei 12:4-11 dove si parla della disciplina correttiva del Signore come  un padre fa con i suoi figli per il loro bene.

B) L’importanza del dimorare nella vera vite. 
Gesù è la vera vite che porta frutto (v.1). 
"Vera" (alēthinē) indica ciò che “è autentico”, “reale”, “ genuino” e quindi “affidabile”, “degno di fiducia”. Giovanni riporta queste parole di Gesù per quegli ebrei della diaspora: se loro vogliono godere dello status di far parte della  vite scelta di Dio, devono essere legati a Gesù come si conviene.
Lo scopo di questo Vangelo è che i Giudei potessero affidarsi a Gesù! (Giovanni 20:30-31).
Nell’Antico Testamento vediamo che Israele, il popolo dell’alleanza con Dio, è rappresentato come una vite (Salmo 80:8-19; Isaia 5:1-8; Geremia 2:21; 6:8-9; Ezechiele 15:1-8; 17:6-8; 19:10-14; Osea 10:1-2). Israele è rappresentato come una vigna piantata dal Signore, dalla quale Egli si aspettava il frutto, ma viene enfatizzato il fallimento nel portare frutto e la degenerazione spirituale insieme alla minaccia del giudizio di Dio corrispondente sulla nazione (Salmo 80:8-19; Isaia 5:1-8; Geremia 2:21).
Ora, a differenza e in contrasto con il fallimento della vite del popolo di Israele per la mancanza di buoni frutti, Gesù afferma: “Io sono la vera vite”, cioè colui   che porta i buoni frutti. Gesù non dice che la Chiesa è la vite, ma che egli è stesso è la vite, il centro del piano salvifico di Dio, determinante se noi vogliamo far parte del suo popolo, il riferimento è sia per gentili che per i giudei.

Ma vediamo:
(1) Il Concetto di dimorare. 
v.4: "Dimorate in me, e io dimorerò in voi".             
"Dimorate (meinate  imperativo aoristo attivo) è rimanere, stare. Rimanere in Gesù ha un significato più profondo che semplicemente continuare a credere in lui.

Secondo alcuni indica:
a) Unione organica, spirituale con Gesù.
         
Per altri:
b) La Comunione che avviene con l’ubbidienza alla sua parola, ai suoi comandamenti o la perseveranza nella sua parola (Giovanni 8:31;15:7,10).

Per altri:
c) La Lealtà, fedeltà.

Per altri:
d) Si riferisce alla comunione di Gesù con i suoi discepoli tramite il suo Spirito (Giovanni 14:15-18).
Dal contesto, anche se non è sbagliato l’unione organica con Gesù, la fedeltà o la comunione tramite il suo Spirito, è la comunione che si ha con Gesù, che avviene con l’ubbidienza come lui ha fatto con il Padre e il Padre lo ha amato! (Giovanni 8:29; 4:34, 5:19;6:38, 8:29, 55; 10,17-18; 12:27-28; 14:31).
Gesù ha avuto una totale abnegazione, obbedienza e sottomissione al Padre fino al sacrificio! (Giovanni 15:13). Questo è confermato nei vv.9-10 dove si parla di osservare i suoi comandamenti come Gesù ha osservato quelli del Padre perché lo amava (Giovanni 8:29; 9:31; 14:15,21, 31; 1 Giovanni 3:22).
           
(2) Il Comandamento del dimorare. 
Il verbo “Dimorate” (v.4  imperativo aoristo attivo) indica un rimanete una volta per tutte e indica l’urgenza, la priorità assoluta, una carica solenne ad agire subito!

(3) La Condizione necessaria del dimorare. 
Un ramo che porta frutto, non è un ente indipendente dalla vite,  ma è congiunto, attaccato alla vite! Noi possiamo portare frutto a condizione che Gesù rimane in noi e questo sarà possibile a condizione che noi rimaniamo in lui! Senza la comunione intima con Gesù non porteremo frutto!
Se dimoriamo in Gesù, Gesù dimorerà in noi! C’è una dimora reciproca! C’è comunione! Nei vv.4-5 è scritto: "Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla".
Un ramo separato dalla vite non potrà mai essere vivo e portare frutto! Così anche il credente è vivo perché è unito a Cristo e porta frutto  perché dimora in Cristo, è in comunione con Cristo! Nessun ramo ha la vita in se stesso e porta frutto se non è completamente dipendente alla vite! 
Gesù dice: "Senza di me non potete far nulla". Una signora che possedeva una piccola casa in riva al mare d'Irlanda a cavallo del 1900. Era ricca, ma moderata. Quando ci fu la possibilità di avere l’elettricità, lungo la costa, alcuni dei suoi amici rimasero sorpresi che l'aveva installata in casa sua. Diverse settimane dopo l'installazione, un operaio della ditta dell’elettricità va a casa della donna e chiede se la sua elettricità stava lavorando bene. La signora gli ha assicurato che andava tutto bene; poi l’operaio gli disse: " Mi può spiegare una cosa? Il suo contatore mostra quasi nessun utilizzo, è sicura che tutto va bene?" " Certo" disse la donna. "Ogni sera, quando il sole tramonta, accendo la mia luce giusto il tempo per accendere la candela, poi la spengo". 
La donna non sfruttava pienamente e costantemente il potere dell’ elettricità, l’aveva, ma non l’ ha utilizzava pienamente. La sua casa era collegata, ma le sue abitudini non erano cambiate per attingere a questo potere. Solo Gesù è in grado di vivere la vita cristiana!
Gesù è la chiave:la vita, la forza! La Sua potenza diventa la nostra in virtù del fatto che siamo in comunione con lui: che noi dimoriamo in lui e lui in noi! Il frutto nella vita cristiana, perciò non è il risultato di conseguimento umano, ma dalla posizione e della comunione in e con Cristo!
Il frutto nella vita cristiana non è una tecnica o una disciplina, ma un rapporto in cui permetti a Gesù Cristo di stabilirsi nel tuo cuore egli permetti di vivere in te quella vita che non riusciresti mai di vivere da solo!  In questo senso non saremo più noi a vivere, ma Cristo vivrà in noi. In Galati 2:20 troviamo scritto: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me".     
La vita cristiana non è ciò che noi possiamo fare per Gesù, ma quello che Gesù può fare in noi! Gesù è la totale  sufficienza per vivere la vita cristiana in modo vittorioso! Gesù è la nostra vita, energia, forza, potenza per vivere la vita cristiana in modo vittorioso e che porta gloria a Dio! Altrimenti sarà solo formalismo, attivismo e un imitazione del vero cristianesimo senza vita, morto! Hai fama di vivere ma sei morto dice Apocalisse 2:1.
Se stai attraversando un periodo di aridità spirituale, per i tuoi fallimenti ricorda che Gesù è sufficiente per la tua vita cristiana!! Arrenditi completamente a Cristo! Non contare sulle tue forze! Tanto più ti riconosci debole, tanto più Cristo può operare in te  e attraverso di te, al contrario se ci sentiamo forti, intelligenti egli non opera in noi! (2 Corinzi 12:7-10).
Quindi possiamo sforzarci quanto vogliamo, ma per portare i frutti che vuole il Signore, è importante dimorare in Cristo, avere comunione con Cristo!          

(4) La Conseguenza del dimorare.        

In primo luogo vediamo:    
a) La conseguenza del non dimorare.
v.6: "Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano". 
L’allusione alla potatura autunnale o invernale, quando i tralci non possono più dare frutto vengono tagliati, gettati nel fuoco e bruciati.
Ezechiele 15:1-8 riferendosi all’infedele Israele dice che se la vite non porta frutto, il legno non è di alcuna utilità, non è buono a nulla, perciò è destinato al fuoco, quindi alla distruzione.

Queste parole sono state interpretate in diversi modi.
1) Sono i cristiani che hanno perso la loro salvezza. 
Ma questo contraddice molti passaggi del Nuovo Testamento.
Noi vediamo nella Bibbia che il vero credente non perde la salvezza (Giovanni 3:16,36; 5:24, 10:28-29; Romani 8:1).

2) Sono i cristiani che non perdono la salvezza, ma che comunque non saranno premiati davanti al tribunale di Cristo (1 Corinzi 3:15).

La terza interpretazione:
3) Sono i cristiani solo di nome come Giuda, il riferimento principale era per Giuda.
Questi sono credenti solo di nome (1 Giovanni 2:19-21); non sono realmente salvati e saranno puniti nel fuoco eterno (cfr. Matteo 25:46; Giovanni 3:18; 8:21,24; 12:25,48; 17:12).

Infine:
4) Sono cristiani di nessuna utilità a Dio.
Come dice il parallelo di Ezechiele 15:1-8. 

Fermo e restando che il credente non perde la salvezza, queste parole sono da considerare una riflessione, una minaccia, un avvertimento del pericolo dei tralci che non portano frutto!
I verbi “è gettato via ” (eblēthē- indicativo aoristo passivo) e si “secca” ( exēranthē -indicativo aoristo passivo) indicano la certezza dell'azione, un' azione come se fosse già compiuta. Il fuoco simboleggia il giudizio di Dio (Esodo 9:23-24; Levitico 10:2; Numeri 26:10; Deuteronomio 10:21; 12:3; 32:22; Giosuè 6:24; 8:19; 1 Samuele 30:1-3; Salmo 11:6; Geremia 4:4; Matteo 3:12; 5:22; 7:19; 13:40-42; Marco 9:47; Luca 3:9;13:6; Apocalisse 8:7-8; 11:5; 14:10, 16:8; 18:8, 19:20; 20:9-10, 14-15; 21:8). Può essere un giudizio eterno o di morte (1 Corinzi 11:30).
Se la presenza di Cristo non è visibile nel tuo carattere e nel tuo comportamento, sei nei guai!            

Vediamo ora:      
b) La conseguenza del Dimorare.
v.7: "Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto". 
Parole (rhēmata), si riferisce a tutto l’insegnamento di Gesù (Colossesi 3:16). Abbiamo visto il frutto, ma vediamo che chi è ha una comunione intima con Gesù, sarà esaudito nelle sue preghiere! Cfr. (Giovanni 14:13-14).
Se vogliamo che le nostre preghiere siano esaudite dobbiamo ubbidire al Signore e le sue parole devono essere in noi!

Dimorando in Cristo e dominati dalla Sua Parola, ci saranno due risultati.
1) Le preghiere saranno "inzuppate" dall’insegnamento di Gesù ed è come se Gesù stesse pregando.

2)Tutto il nostro essere interiore verrà progressivamente trasformato per conformarsi progressivamente alla Persona di Cristo.  
Più che va avanti questa opera, più penseremo come Cristo e naturalmente cominceremo a pregare come Gesù avrebbe pregato e cioè conforme alla volontà di Dio, perciò Dio ci esaudirà.  La promessa presuppone il processo di trasformazione. Dimorando in Cristo e diventati come Cristo, quando pregheremo,  pregheremo come Cristo avrebbe pregato! 
Le singoli condizioni per l’esaudimento delle preghiere, sono per chi pensa e prega come Gesù. Perciò la vita di Gesù e la sua parola devono permeare la vita e le parole del discepolo. Quando questo accade, le nostre preghiere non saranno egoistiche, ma in linea con la volontà e gli scopi di Dio in Cristo.

CONCLUSIONE.
Questi versetti insistono sul fatto che non ci sono veri cristiani, senza una qualche misura di frutto. Il frutto è un segno infallibile della vera cristianità, in caso contrario chi dice di essere cristiano, non lo è! 
Il frutto è il risultato di tutta la loro vita e del ministero portato avanti rimanendo in comunione con lui tramite l’osservanza dei comandamenti e sperimentando la sua presenza in mezzo a loro mediante lo Spirito Santo (Giovanni 14:16).
Nella vita e nel ministero il vero credente riflette il carattere di Dio ed egli è glorificato quando la gente percepisce lampi del suo carattere.
Che tipo di credente sei?
Sei un credente di facciata? Sei John McGuire doppi d’animo e ipocrita? Sei un credente stagionale? Domenicale? Che tipo di credente sei? Che frutto stai portando? Se sei ipocrita, non sei approvato da Dio, anzi mi chiederei se sono un vero credente! 
In Matteo 7:21 Gesù dice: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli". 
Una favola parla di tre uomini in viaggio attraverso il deserto che si sono imbattuti in un vecchio cercatore d'oro, questo cercatore d’oro disse a loro che pochi chilometri  più avanti c’era un letto di un torrente asciutto, e che dovevano raccogliere più pietre possibili, e la mattina seguente sarebbero stati felici e dispiaciuti. La mattina dopo scoprirono che le pietre si erano trasformate in oro e le parole del cercatore di oro gli ritornarono alla mente: "sarete felici e dispiaciuti". Erano contenti per quello che avevano raccolto, ma dispiaciuti perché non avevano preso abbastanza!!
Questa favola è una foto della nostra vita. 
Quanta energia, tempo, e disciplina spendiamo per maturare spiritualmente, ma col senno di poi siamo dispiaciuti perché non abbiamo investito di più! 
Non sciupiamo, dunque, il nostro tempo, le nostre energie nelle cose inutili del mondo, ma diamo il meglio di noi stessi per portare frutto affinché un giorno non c’è ne possiamo dispiacere e pentire!
Un giorno non potremo ritornare indietro pensando di recuperare ciò che non abbiamo fatto!
Quello che è stato è stato!

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