1 Pietro 1:15-16: La natura della santificazione.
Dopo un incontro sull’evangelizzazione ben riuscito è stato chiesto a Billy Graham se questo fosse il risveglio. Graham rispose: "No. Quando viene il risveglio mi aspetto di vedere due cose che non abbiamo ancora visto. In primo luogo, un nuovo senso della santità di Dio da parte dei cristiani, e in secondo luogo, un nuovo senso del peccato da parte dei cristiani ".
Ha ragione Bill Graham perché nel libro degli Atti e nella storia dei risvegli, una delle caratteristiche era la consapevolezza del peccato e della santità di Dio, e quindi della santificazione.
La santità è una cosa molto bella perché fa parte del carattere di Dio, ma fin da bambini abbiamo sentito che la santità era ed è una cosa malinconica e imbronciata, aspra e spiacevole.
Per molti oggi il peccato è diventato come la grazia un termine vuoto, questo è dovuto alla perdita della visione della santità di Dio. Come Dio è santo anche noi siamo chiamati a esserlo, la santificazione è una sfida per la nostra vita.
Un vero credente non è esente dalla tentazione, Gesù è stato tentato, ma il credente s’impegnerà a santificarsi per la gloria di Dio.
In questa predicazione vediamo che la santificazione riguarda tutta la nostra condotta e sia il modello che la motivazione per la nostra santificazione si trovano nella santità di Dio.
I LA SANTIFICAZIONE RIGUARDA TUTTA LA CONDOTTA.
v.15: “Ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta”.
A) La santificazione non deve essere doppia.
La santificazione deve essere il nostro stile di vita! La nostra santità deve coinvolgere tutta la nostra vita in tutto quello che facciamo all’interno di una società ostile a Dio. Robert B. Deffinbaugh a riguardo dice: “Noi dobbiamo essere santi in ogni aspetto della nostra condotta. La santità non sarà compartita in certe aree religiose della nostra vita. La santità è uno stile di vita che tocca tutto quello che noi facciamo ”.
Il cristiano corre il rischio di essere un camaleonte! Che cosa fa il camaleonte? Il camaleonte prende il colore dall’ambiente, dove si trova per autodifesa. Possiamo comportarci da credenti quando siamo con i credenti, ma quando siamo con i non credenti, ci comportiamo come non credenti! Non deve essere così! Siate santi in tutta la vostra condotta, ci dice Pietro!
“Siate santi” (genēthēte aoristo imperativo) indica che il credente deve diventare santo, o diventare più santo di quello che è, o che la santità deve essere una caratteristica del credente, del cristiano una volta per tutte.
B) La santificazione non deve essere differenziata.
(1) Non dobbiamo fare differenza di peccati.
Non possiamo prendere seriamente certi peccati e trascurarne altri, non possiamo fare la differenza tra peccati e peccatucci, o dire questo peccato lo posso fare, questo no perché è grave, il peccato davanti a Dio è peccato!
Il peccato è grave in tutti gli aspetti ed è distruttivo per la nostra vita spirituale, anche se la società dove viviamo minimizza o ignora il peccato. In Matteo 5:30 Gesù dice: “E se la tua mano destra ti fa cadere in peccato, tagliala e gettala via da te; poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che vada nella geenna tutto il tuo corpo”.
Un uomo disse a un altro uomo che non aveva una mano: “ Vedo che la sfortuna vi ha fatto perdere la mano”. L’uomo rispose: “meglio perdere la mano che morire, la perdita di questa mano mi ha salvato la vita, deve sapere che alcuni anni fa comprai un grande stabilimento di produzione e non conoscevo niente sui macchinari, nonostante gli avvertimenti del personale andavo sempre in posti pericolosi. Un giorno (non ho mai capito com’è accaduto) la mia mano è stata presa nella macchina e in un istante la macchina mi ha trascinato e da lì a poco avrebbe schiacciato il mio corpo come un pomodoro. Il capo reparto ha visto il mio pericolo; non poteva fermare la macchina, perché ci avrebbe messo molto tempo a bloccarsi ed io sarei morto; così senza esitazione egli ha afferrato una grande mannaia e, con un colpo preciso, ha staccato la mia mano dal mio braccio e io non sono morto, anche se ho perso la mano ”.
Gesù era molto radicale su quest’argomento! Perché mai Gesù ha parlato usando immagini così dure? Perché vuole che facciamo dei passi radicali, vuole che facciamo tutto ciò che è necessario per trattare nella maniera appropriata tutte le tentazioni. Non dobbiamo sottovalutare nessun peccato, perché per Gesù tutti i peccati sono peccato!
Con il peccato non possiamo scherzare, per Dio è grave tanto da condannare all’inferno, “mozzati la mano se ti fa cadere in peccato, così avrai salva la vita”. Gesù con questo vuole sottolineare come l’evitare una tentazione può comportare sacrifici drastici (tagliare la mano) i quali possono includere tagli netti a delle relazioni, o la rinuncia ad attività che amiamo, o mettersi in quelle circostanze che potrebbero farci peccare!
Romani 13:14 ci esorta a non avere cura della carne per soddisfarne i desideri. “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri” (Romani 13:13-14).
Quindi dobbiamo rivestirci di Gesù, cioè vestirci della presenza di Gesù e implica fede, ubbidienza e lealtà, vivere come lui ha vissuto, parlare come lui ha parlato, pensare come lui ha pensato. Si tratta di abbracciare Cristo in modo tale che la sua persona è mostrata in tutto quello che diciamo, facciamo e pensiamo!
E quindi non dobbiamo avere cura della carne per soddisfare i desideri, questo significa ignorare la natura peccaminosa che è in noi! “Cura” (Pronoia) significa previdenza, programmazione, pianificazione, quindi non dobbiamo pianificare il peccato, non dobbiamo pensarci proprio, non dargli attenzione.
John MacArthur scrive: “Molto spesso, i peccati che commettiamo si sviluppano da pensieri sbagliati e da desideri immorali, a cui abbiamo permesso di occupare la nostra mente (cfr. Giacomo 1:14-15). Più a lungo concediamo loro di rimanervi, più avremo cura della carne per portarli a compimento”.
“Cura” indica il pensare a qualcosa prima del tempo, con l'implicazione che si può quindi rispondere in modo appropriato.
(2)Non dobbiamo fare differenza dei comandamenti di Dio.
Possiamo essere santi in certi nostri comportamenti, mentre non lo siamo in altri, ci sentiamo forti e santi in certi comportamenti e ne trascuriamo altri, come facevano i farisei.
In Luca 11:42: “Ma guai a voi, farisei, perché pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erba, e trascurate la giustizia e l'amor di Dio! Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre”. Dio aveva ordinato di dare la decima, quindi stavano facendo una cosa giusta, ma trascuravano e tralasciavano di praticare la giustizia di Dio e l’amore di Dio. Siamo chiamati a osservare tutto ciò che Dio ci ordina di fare! Non possiamo dire che alcuni comandamenti sono meno importanti di altri! I comandamenti della Bibbia sono tutti importanti perché provengono da Dio!!! Non esistono quelli di prima categoria e quelli di seconda categoria, la legge divina è unica e tutti i punti sono importanti!!! Giacomo dice: “ Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i punti” (Giacomo 2:10).
Pertanto essere santi in tutta la condotta si riferisce al comportamento di tutti i giorni nella società, si riferisce alla santità espressa in tutta la vita e per tutti i comportamenti personali e sociali ovunque!
Ma in questo sermone vediamo ancora che:
II LA SANTIFICAZIONE HA UN MODELLO.
vv.15-16: “Ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: ‘Siate santi, perché io sono santo’”.
Oggi molti credenti hanno una santificazione culturale. In che cosa consiste questa santificazione culturale? Questi credenti si adeguano a un modello di santificazione che non è Dio, ma al carattere e al comportamento dei credenti attorno a loro. Pensate cosa succede se il livello di santificazione è bassa, anche la santificazione di coloro che si adeguano a questi sarà bassa!!
Ma Dio non ci ha chiamati a essere come coloro che sono attorno a noi, ma a essere santi come Lui! Ora noi possiamo parlare di Dio, pensare di conoscerlo tuttavia non esserne consapevoli, non capiamo veramente che cosa è la Sua Santità.
In primo luogo vediamo:
A) L’Entità della santità di Dio.
(1) La santità è il principale e il più glorioso attributo di Dio.
Non a caso non ci sono altri attributi che vengono menzionati per ben tre volte, non viene detto: “Fedele, fedele, fedele”, o: “Eterno, eterno, eterno”, ma: “Santo, santo, santo”. In Isaia 6:3 i serafini dicono: “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti”. Così anche in Apocalisse 4:8 leggiamo: “E le quattro creature viventi avevano ognuna sei ali, ed erano coperte di occhi tutt'intorno e di dentro, e non cessavano mai di ripetere giorno e notte: ‘Santo, santo, santo è il Signore, il Dio onnipotente, che era, che è, e che viene’”.
Il Salmo 30:4 dice di celebrare la sua santità o 1 Cronache 16:5 dice di celebrare il Suo santo nome! Inoltre vediamo che Dio dice nel Salmo 89:35: “Una cosa ho giurato per la mia santità, e non mentirò a Davide….”. (cfr. Amos 4:2). Dio non ha giurato per la Sua fedeltà o per il Suo amore, ma per la Sua santità, questo perché la Sua santità più di qualunque altra cosa è l’espressione, maggiore di Sé stesso, come ha detto John Hove: “È l’attributo degli attributi!”
(2) La santità di Dio riassume chi è Dio.
La santità è l’eccellenza stessa della natura di Dio. Salmi 111:9: “Egli ha mandato a liberare il suo popolo, ha stabilito il suo patto per sempre; santo e tremendo è il suo nome”. Il nome nella Bibbia esprime la natura di chi lo porta, ne rileva il carattere distintivo e particolare, perciò dire che il nome di Dio è santo equivale a dire che tutta la sua persona è santa.
Hughes Morgan dice: “La Sua santità penetra e colora ogni altro attributo, in questo senso la Sua giustizia è santa, il Suo amore è santo, la Sua verità è santa e così via”.
B) L’Essenza della santità di Dio.
(1) Santo indica che Dio è al di sopra di ciò che ha creato!
La santità di Dio è prima di tutto quella divina perfezione attraverso la quale Egli è assolutamente distinto da tutte le Sue creature ed esaltato al di sopra di loro in infinità Maestà, la potenza che va al di là della vita conosciuta.
Perciò la parola santo non è tanto un termine di descrizione, ma è un termine di distinzione. In Esodo 15:11:11: “Chi è pari a te fra gli dèi, o SIGNORE? Chi è pari a te, splendido nella tua santità, tremendo anche a chi ti loda, operatore di prodigi?”
Così anche in Isaia 40:25 leggiamo: “‘A chi dunque mi vorreste assomigliare, a chi sarei io uguale?’ Dice il Santo”.
Secondo gli esperti di lingue bibliche, la parola “santo” del greco (hagios) è l’equivalente santo dell’ebraico (qāḏôš) significa ciò che è separato dal profano, dal terreno. Per santità di Dio s’intende ciò che è veramente Dio nella Sua natura e non si confonde, o identifica, o accomuna con il creato, è distinto, separato, nessuno è come Lui, è incomparabile splendido nella Sua santità, è il Santo.
Dio è separato da ciò che è terreno, nessuno è grande come Lui, Lui è l’alto, l’eccelso, al di sopra di tutti nella sua natura, superiorità assoluta, è distinto dalla Sua creazione, come ha detto qualcuno è il Totalmente altro.
Inavvicinabile nella Sua diversità e perfezione, contrapposto a ciò che è creatura. Se noi siamo chiamati a essere santi come Lui, significa che dobbiamo distinguerci separarci dagli atteggiamenti e azioni che caratterizzarono ciò che è terreno, distinguerci dagli increduli.
Colossesi 3:5:5: “Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria”. Oswald Chambers: “La santificazione è una forte riduzione di tutti i nostri interessi terreni e una potente estensione degli interessi divini”.
(2) Santo indica l’assoluta perfezione morale e l’assenza assoluta del male e del peccato.
1 Giovanni 1:5: “Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunziamo: Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre”.
Il contrasto fra le tenebre e la luce è frequente negli scritti del Nuovo Testamento, specialmente in quelli di Giovanni (Giovanni 1:5; 3:19-21; Efesini 5:8-14; ecc.). In Giovanni troviamo altre espressioni simili riguardo l’essenza o la natura di Dio: Dio è spirito (Giovanni 4:24); Dio è amore (Giovanni 4:8). “ Luce” (phōs) enfatizza la natura di Dio, la luce ha vari significati, ma in questo contesto esprime la perfezione morale, infatti tenebre indicano il peccato, quindi in Lui non c’è ombra di peccato, Dio splende come il sole e come il sole è privo di tenebre.
In tutto ciò che è, in tutto ciò che fa, Dio è Santo: la sua natura è santa, ma anche le sue vie sono sante (Salmo 77:13). Dio è completamente perfetto e privo di ogni sorta di male e di peccato; non c'è niente in Lui qualcosa che oscuri o danneggi lo splendore puro del Suo carattere, non c’è la più piccola macchia di peccato splende come il sole. Se Dio è luce, noi come suoi figli dovremmo comportarci come figli di luce ( Efesini 5:6-12).
Quindi siamo chiamati a comportarci se siamo nella luce di Dio secondo questa condizione!
III LA SANTIFICAZIONE È MOTIVATA DALLA SANTITÀ DI DIO (v.16).
v.16: “Poiché sta scritto: ‘Siate santi, perché io sono santo’”.
Tozer:” La natura umana, così come la conosciamo, è in uno stato di formazione e di trasformazione all’immagine di ciò che ami’”. La nostra persona viene formata e trasformata all’immagine di ciò che amiamo! Se ami il mondo lo seguirai e sarai trasformato da esso, se ami Dio lo seguirai e sarai trasformato da Lui. Mark Dever scrive: “La tua vita è come una di quelle vecchie foto Polaroid: si sviluppa lentamente, ma inesorabilmente, fino a produrre l’immagine del tuo dio, della persona o della cosa che adori. È uno sviluppo che tu stesso puoi notare man mano che il carattere di quel dio è riprodotto nella tua esistenza ”.
Chi è il tuo Dio? Che cosa ami veramente? Lo puoi sapere nel vedere la tua persona cosa sviluppa e riproduce.
Dobbiamo santificarci:
A) Perché questa è la volontà di Dio per noi: è un comandamento.
“Poiché sta scritto:'Siate santi perché Io sono santo'”. Pietro rafforza questo comando di esser santi citando la Scrittura di Levitico 11:44-45; 19:2).
Quindi vediamo che dobbiamo santificarci perché è un comandamento.
Dobbiamo santificarci:
B) Perché Dio è santo e per questo non è indifferente verso il peccato.
(1) Dio si addolora per il peccato.
Genesi 6:5-6 dice: “Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo. Il SIGNORE si pentì d'aver fatto l'uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo”.
(2) Dio si disgusta per il peccato.
Salmo 95:10: “Quarant'anni ebbi in disgusto quella generazione, e dissi: ‘È un popolo dal cuore traviato; essi non conoscono le mie vie’”.
(3) Dio non approva il peccato, ma lo odia.
Proverbi 15:9: “La via dell'empio è in abominio al SIGNORE, ma egli ama chi segue la giustizia”.
(4) Dio non sopporta e tollera il peccato.
Abacuc 1:13 dice che Dio ha gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male e che non può tollerare lo spettacolo dell’iniquità.
(5) Dio ha comunione con il Suo popolo e non manifesta la sua potenza a causa del peccato.
Isaia 59:1-2: “Ecco, la mano del SIGNORE non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio troppo duro per udire; ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto”.
Nel Salmo 24:3-4 è scritto: “Chi salirà al monte del SIGNORE? Chi potrà stare nel suo luogo santo? L'uomo innocente di mani e puro di cuore, che non eleva l'animo a vanità e non giura con il proposito di ingannare”.
Peccare significa compromettere la comunione con Lui e privarsi delle benedizioni, quale può essere la Sua potenza in azione nella nostra vita!
Dobbiamo santificarci:
C) Perché Dio è santo e non può fare altro che punire il peccato.
(1) Dio non terrà il colpevole per innocente (Esodo 34:6-7).
Dio è santo e giusto perciò giudica il peccatore. Per questo motivo quando Isaia ebbe la visione di Dio si sente colpevole e peccatore, e si sente perduto (Isaia 6:5-6).
In Romani 1:18 leggiamo: “L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia”. L’ira di Dio è la conseguenza della Sua santità e della Sua giustizia. Per la Sua Santità s’indigna e consuma tutto ciò che suscita la Sua indignazione, cioè il peccato giudicandolo, Lui è un fuoco consumante (Deuteronomio 4:24; Ebrei 12:28).
Fuoco è simbolo sia della santità e del giudizio di Dio, infatti, si presentò sul Sinai in mezzo al fuoco (Esodo 3:2; 19:18).
Per un solo peccato Adamo ed Eva furono cacciati dall’Eden, per un solo peccato Mosè venne escluso dalla terra promessa, per un solo peccato Anania e Saffira morirono. Gli abitanti di Bet-Semes quando alcuni di loro guardarono dentro l’arca del Signore e ne morirono puniti dal Signore settanta. L’arca era una cassa che simboleggiava la presenza inaccessibile di Dio dove Dio incontrava solo il rappresentante del Suo popolo (Esodo 30:6; Numeri 7:89).
In 1 Samuele 6:19-20 è scritto: “Il SIGNORE colpì gli abitanti di Bet-Semes, perché avevano guardato dentro l'arca del SIGNORE; colpì settanta uomini fra i cinquantamila del popolo. Il popolo fece cordoglio, perché il SIGNORE l'aveva colpito con un grande flagello. Quelli di Bet-Semes dissero: ‘Chi può resistere in presenza del SIGNORE, di questo Dio santo? E dove andrà l'arca, partendo da noi?’”
(2) Dio non ha risparmiato il Figlio a causa del peccato (Romani 8:32).
La santità di Dio viene mostrata alla croce, l’espiazione dei peccati dimostra l’orrore che Dio ha per il peccato tanto da punirlo con la morte del Figlio!
A riguardo Stephen Charnock (1628-1680) disse: “Nemmeno tutti gli strali del giudizio che sono o saranno scagliati su questo mondo malvagio, né la fornace ardente di una coscienza di un peccatore, ne la sentenza inappellabile pronunciata contro i demoni ribelli, né i lamenti delle creature dannate, possono dare sufficiente dimostrazione dell’odio che Dio prova per il peccato, più di quanto lo faccia l’ira di Dio scatenata sul Suo Figlio ”.
Dobbiamo santificarci:
D) Perché i veri cristiani appartengono al Dio santo.
(1) Apparteniamo a Dio come suo popolo.
Nella Bibbia tutto quello che appartiene, che è consacrato o che viene a contatto con Dio o con il santuario è santo: il luogo (Esodo 3:5); la dimora di Dio (Esodo 15:13); le persone (Esodo 22:30), i vestiti (Esodo 28:2); ecc.
Il santo è Colui che Dio ha santificato affinché appartenesse a Lui per distinguersi dagli altri popoli. (Esodo 19:5 –6; Tito 2:14). 1 Pietro 2:9-10 leggiamo: “Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa; voi, che prima non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia”.
(2) Apparteniamo a Dio come suoi figli (Gioavanni 1:12-13; Romani 8:16).
Se siamo figli di Dio, da Lui rigenerati, cambiati, siamo chiamati a essere ubbidienti! ( 1 Pietro 1:3,23).
Gesù dice in Matteo 5:48: “Voi dunque siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro celeste”.
Siamo d’accordo con Gurnall quando dice: “Non dire di avere sangue reale nelle tue vene o di essere nato da Dio, se non puoi dimostrare la tua discendenza con un cammino santo”.
Noi siamo nati da Dio, Dio ci ha rigenerati per la Sua grazia, in noi c’è la Sua natura, pertanto lo dimostreremo con i fatti e ci compiaceremo nell’assomigliargli perché la Sua eccellenza morale è bella, desiderabile e la cosa più giusta.
CONCLUSIONE.
Se vogliamo crescere ed essere motivati nella santificazione personale dobbiamo guardare a Dio e non a noi stessi. Quando misuriamo tutto secondo la nostra felicità e il nostro piacere piuttosto che secondo la santità di Dio, il senso del nostro essere peccatori diventa secondario. Alessandro il Grande è stato uno dei più grandi generali e conquistatori che ci sia stato, ha conquistato quasi l'intero mondo con il suo grande esercito. Una notte durante una campagna militare, egli non riusciva a dormire e allora esce dalla sua tenda per camminare intorno al campo militare. Si accorge che un soldato che faceva la guardia si era addormentato, questo era una cosa grave: chi faceva la sentinella e si addormentava, la punizione era la morte. Il soldato si sveglia, dato che Alessandro si era avvicinato a lui. Riconoscendo colui, che era davanti a lui, il giovane soldato ha temuto per la sua vita. Alessandro in modo severo chiede al soldato: “Sai qual è la punizione di chi si addormenta mentre fa la guardia?” Con voce tremante il soldato risponde: “ Si Signore”.
Alessandro gli chiese ancora: “ Soldato come ti chiami”. Il soldato risponde: “Mi chiamo Alessandro Signore”. Il generale gli è lo chiede altre due volte e il soldato risponde sempre alla stessa maniera, così Alessandro il grande guarda dritto negli occhi il soldato e gli dice con una certa passione: “O cambi il tuo nome o cambi la tua condotta”.
Se ci diciamo che siamo figli di Dio, allora comportiamoci come tali!
SIATE SANTI PERCHÈ IO SONO SANTO!