Giacomo 3:9-12: L’avvertimento contro la doppiezza della lingua.
Un titolo nel sito del corriere della sera diceva: “Cinque giorni e quattro notti senza interruzione parla 124 ore di fila: è record”. Il primato stabilito a Perpignano(Francia) da Lluìs Colet: «Dedicato a chi difende la cultura catalana». Questo uomo parlando per cinque giorni e quattro notti consecutivamente senza mangiare e dormire, ha battuto il record precedente, fatto da un indiano che ha parlato per 48 ore consecutivamente. Di che cosa ha parlato? Della cultura catalana e di Salvator Dalì.
Non sempre dalla lingua escono parole di cultura, ma certamente lo scopo del nostro parlare è: glorificare Dio e servire gli altri a scopo di edificazione!
Giacomo in questo capitolo sta parlando della grandezza della lingua: ha parlato di non farsi in troppi da maestri e quindi nell’auto-esaltarsi attraverso la lingua, poi dell’avvertimento contro il potere incontrollabile della lingua, dell’avvertimento del potere distruttivo della lingua e quindi dai vv.9-12 l’avvertimento contro la doppiezza della lingua, in questo vediamo concretamente l’instabilità della lingua.
Per prima cosa notiamo:
I LA CONTRADDIZIONE NELL’USO DELLA LINGUA.
Nel v. 9 Giacomo dice: “ Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio. Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni”.
Quindi Giacomo ci dice qualcosa riguardo:
A) L’Uso Contraddittorio della lingua.
L’uso contraddittorio della lingua lo troviamo con Pietro in Matteo 16:16 dove riconosce Gesù come “il Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente”, ma dopo, mentre Gesù era sotto processo al sinedrio davanti al sommo sacerdote Caiafa, alla presenza degli scribi e degli anziani, Pietro fuori nel cortile lo rinnegava ed è scritto in Matteo 26:74 che cominciò a imprecare (katathematizō) che significa lanciare o invocare maledizioni. (Cfr. Paolo contro il sommo sacerdote Atti 23:3).
La lingua è caratterizzata da una subdola malvagità al compromesso. Subdola perché è intelligente e sottilmente ingannevole, ipocrita al fine di realizzare gli interessi di colui alla quale appartiene che ne è “il timoniere”, come abbiamo visto nel rinnegamento di Pietro.
Questo modo così perfido per un cristiano è contraddittorio!!! Dunque la contraddizione consiste nell’usare la lingua in due modi contrastanti: da una parte benediciamo Dio e dall’altra malediciamo gli uomini, possiamo dire che la usiamo sia in modo buono e sia in modo cattivo. “Benediciamo e malediciamo” indicano ripetute azioni attualmente presenti, perciò Giacomo ha in mente non un ipotetica situazione, ma un’azione concreta che era presente nella vita delle chiese a cui scrisse. (benediciamo – eulogoumen è un presente attivo indicativo e malediciamo- katarōmetha presente medio indicativo).
Le chiese a cui scrisse Giacomo erano ipocrite, vivevano una vita cristiana incoerente, infatti noi vediamo che Giacomo in questa lettera parla di doppiezza, quindi di ipocrisia, vacillavano tra la fede e il dubbio (1:8); tra la fede in Dio e il mondo (4:8), tra la fede in Cristo e nello stesso tempo il disprezzo per i poveri (2:1-13), dicevano di avere fede, ma non avevano le opere (2:14-26), ora parla della doppiezza della lingua: da un parte si benedice Dio e dall’altra si maledicono gli uomini.
Perciò i credenti di queste chiese avevano una doppia personalità instabile spiritualmente parlando: due persone diametralmente opposte che convivevano in loro. Ci sono credenti che hanno una doppia personalità come il dottor Henry Jekyll. Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde, 1886) è un celebre romanzo dello scrittore di Edimburgo Robert Louis Stevenson. Il dottor Henry Jekyll era uno scienziato che durante i suoi studi sulla psiche umana, riesce, miscelando particolari ingredienti chimici, a mettere a punto una pozione che può separare le due nature dell'animo umano, quella buona e quella malvagia. La sua personalità diventa così scissa in due parti che, alternativamente, bevendo la pozione o l'antidoto, prendono possesso del suo corpo, trasfigurandone anche l'aspetto. Ma le due identità sono contrapposte sia nel modo di apparire che in quello di essere: il dottor Jekyll infatti è rispettabile, educato e di principi morali, con le mani "pulite", alto; Hyde al contrario è malvagio, basso, con le braccia corte e le mani pelose e tozze ;ha tutte le sembianze di un uomo primitivo, ma soprattutto non si sente vincolato a nessuna regola civile. La storia si svolge a Londra nel diciannovesimo secolo.
Ma osserviamo da vicino:
B) L’Uso Corretto della Lingua.
Con la lingua “benediciamo il Signore e Padre” (v.9).
Questa è:
(1) La Normalità.
Benedire Dio è un atteggiamento normale per chi fa parte del popolo di Dio.
(a) In primo luogo vediamo la benedizione dei Giudei.
o Ogni volta che si pronunciava il nome di Dio, si rispondeva: "Benedetto sia lui!"
o Ogni giorno nella sinagoga ebrei devoti ripetevano una preghiera che si chiudeva con la benedizione a Dio.
o Tre volte al giorno gli Ebrei, compresi le donne, i bambini e gli schiavi dovevano ripetere la “Shemoneh Esreh” una preghiera principale di diciotto benedizioni ognuno dei quali inizia, "Benedetto sia tu, o Dio".
o La parola “benediciamo”(Eulogéō nei settanta) è usato spesso nell’Antico Testamento per Dio come persona a cui è diretta la benedizione. Per esempio uno dei tanti passi è Salmo 103:1-2 dove troviamo scritto: “Benedici, anima mia, il SIGNORE; e tutto quello ch'è in me, benedica il suo santo nome. Benedici, anima mia, il SIGNORE e non dimenticare nessuno dei suoi benefici”. (Salmi 16:7; 26:12; 31:21; 34:1,ecc.).
(b) In secondo luogo la benedizione dei Cristiani.
In Efesini 1:3 troviamo scritto: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo”.
L’apostolo Pietro dice: “ Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti…..” (1 Pietro 1:3).
(c) In terzo luogo vediamo che la benedizione era fatta in circostanze diverse.
La benedizione a Dio era usata in diversi momenti del culto e della vita quotidiana .
o C’era una benedizione cultuale, comunitaria.
I discepoli andavano sempre al tempio benedicendo Dio, quindi una benedizione cultuale, comunitaria (Luca 24:53) e così Paolo usa la parola per il culto comunitario in 1 Corinzi 14:16.
O C’era una benedizione individuale.
Zaccaria il padre del Battista, che fu muto per diversi mesi e poi dopo la nascita del figlio, qualche istante dopo che scrisse su una tavoletta come doveva essere chiamato il figlio, la sua bocca si aprì e la sua lingua si sciolse ed egli parlava benedicendo Dio e ripieno dello spirito Santo benedisse il Signore (Luca 1:63-79).
Così anche Simeone quell’uomo giusto e timorato di Dio mosso dallo Spirito Santo andò nel tempio dove c’era il bambino Gesù, lo prese in braccio e benedisse Dio perché vide il Messia (Luca 2:25-29).
Ma vediamo qual è:
(2) La Natura della benedizione.
Primariamente esaminiamo:
o Il Significato di benedire.
“Benediciamo” (eulogéō) significa ‘parlare bene di Dio’ ‘celebrare’, ‘lodare’, ‘ringraziare’.
Tutto ciò lo facciamo perché siamo convinti di quello che Lui è e che fa, per quello che ci da. In modo particolare la benedizione è la reazione che abbiamo davanti la gloria di Dio! In 1 Cronache 29:10-14 leggiamo: “Davide benedisse il SIGNORE in presenza di tutta l'assemblea, e disse: ‘Sii benedetto, SIGNORE, Dio del padre nostro Israele, di eternità in eternità! A te, SIGNORE, la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore, la maestà, poiché tutto quello che sta in cielo e sulla terra è tuo! A te, SIGNORE, il regno; a te, che t'innalzi come sovrano al di sopra di tutte le cose! Da te provengono la ricchezza e la gloria; tu signoreggi su tutto; in tua mano sono la forza e la potenza, e sta in tuo potere il far grande e il rendere forte ogni cosa. Perciò, o Dio nostro, noi ti ringraziamo, e celebriamo il tuo nome glorioso. Poiché chi sono io, e chi è il mio popolo, che siamo in grado di offrirti volenterosamente così tanto? Poiché tutto viene da te; e noi ti abbiamo dato quello che dalla tua mano abbiamo ricevuto”.
Quando il credente contempla o sperimenta la Sua grandezza , la Sua provvidenza e le Sue benedizioni spirituali, non può fare a meno di benedire il Signore, lo Spirito Santo ci spingerà a benedire Dio!
o Il Soggetto da benedire.
Con la lingua “benediciamo il Signore e Padre”.
Entrambi i termini “Signore e Padre”, si riferiscono a Dio. ( 1 Cronache 29:10; Isaia 63:16; Giacomo 1:27).
“Signore “ (kúrios) si riferisce all’autorità, al potere, padrone. (Malachia 1:6; Luca 6:46; Marco 12:9; Luca 12:43,ecc.).
J.A.Fitzmyer a riguardo dice: “Kúrios designa il padrone, il Signore, una persona che esercita il controllo su un’altra persona o su una cosa, con un potere decisionale”.
Mentre “Padre” (paté̄r) si riferisce a Dio come creatore, preservatore, governatore di tutti gli uomini e cose, ma soprattutto si riferisce che li guarda con amore paterno e cura. (Numeri 16:22; 27:16; Malachia 2:10; Ebrei 12:9; Giacomo 1:17; Efesini 3:14; Geremia 31:9;ecc.). Non a caso Giacomo usa questi due titoli per Dio: “Signore” ci sprona a ubbidirgli, quindi a non maledire gli uomini perché Dio vuole che li amiamo.
“Padre” indica che gli apparteniamo e quindi la dimostrazione sarà assomigliandogli nell’amare gli uomini come li ama Lui e si prende cura di loro! (Matteo 6:43-48).
La contraddizione è che come benediciamo Dio così malediciamo gli uomini, questo è:
C) L’Uso Cattivo della lingua.
Così noi benediciamo Dio con canti e preghiere, poi durante la settimana malediciamo gli uomini! ..…Ma come è possibile che coloro che adorano Dio nello stesso tempo maledicono gli uomini? Come può avvenire una cosa di questo genere? Non dovrebbe essere così!
Ma vediamo:
(1) Il Concetto di “maledizione”.
“Maledire” (Kataráomai) è il contrario di benedire, quindi dire delle brutte parole agli uomini, insultarle, offenderle, ma anche desiderando il male per quella persona augurandogli qualcosa di rovinoso, dannoso, di cattivo, come una malattia o problemi di vario genere, addirittura arrivare al punto di augurargli la sofferenza all’inferno! ( Marco 11:21). Si tratta di un atteggiamento e di un’espressione d’inimicizia che la Bibbia condanna!
Molti cristiani quando parlano di Dio o con Dio la loro lingua è tutta miele, ma quando parlano dei fratelli della chiesa, o dei parenti, o dei vicini di casa, o dei colleghi di lavoro la lingua a volte è amara come il veleno! Possiamo essere cortesi, pieni di amore e dolci con Dio e impazienti, irritabili con il nostro prossimo!
Parlare in modo devoto la domenica e maledire i colleghi di lavoro, o l’automobilista, o la propria moglie o marito, figli il lunedì! Questa è ipocrisia! Gesù ha condannato l’ipocrisia! Chi maledice gli uomini si mette sul piedistallo guardandoli con disprezzo! Questa è una situazione pietosa all’interno di una chiesa locale!
Ma vediamo qual è:
(2) La Chiamata del credente.
Siamo chiamati a benedire il nostro prossimo, anche i nemici! Non dobbiamo fare l’errore di Giacomo e Giovanni di Zebedeo come leggiamo in Luca 9:51-56: “Poi, mentre si avvicinava il tempo in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si mise risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme. Mandò davanti a sé dei messaggeri, i quali, partiti, entrarono in un villaggio dei Samaritani per preparargli un alloggio. Ma quelli non lo ricevettero perché era diretto verso Gerusalemme. Veduto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni dissero: ‘Signore, vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li consumi?’ Ma egli si voltò verso di loro e li sgridò. E disse: ‘Voi non sapete di quale spirito siete animati. Poiché il Figlio dell'uomo è venuto, non per perdere le anime degli uomini, ma per salvarle’. E se ne andarono in un altro villaggio".
Siamo chiamati a benedire il nostro prossimo, anche i nemici! Gesù disse: “Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano; benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi oltraggiano" (Luca 6:27-28). L’amore del cristiano si manifesta anche con le sue parole e lo farà anche verso coloro che lo malediranno, che lo offenderanno. Il credente farà l’opposto di quello che si sarebbero aspettati coloro che gli hanno fatto male e di quello che il mondo farebbe in queste circostanze!! Il credente benedirà e non maledirà, pregherà e non oltraggerà, amerà e non odierà! Romani 12:14: “Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite”.
Alcuni anni fa, un ragazzo fu assassinato nel negozio, dove lavorava da un tossicomane in cerca di soldi per comprarsi la droga. Pur essendo profondamente addolorato per la morte del figlio, il padre rifiutò di inacerbirsi e di odiare l’assassino di suo figlio, anzi il suo desiderio e la sua preghiera incessante erano: la salvezza di quell’uomo che aveva tolto la vita a suo figlio, andò perfino a trovarlo in prigione per portargli la più grande benedizione, il Vangelo. Questo è il tipo di amore cristiano che cerca di benedire anche coloro che gli hanno inflitto un dolore grande! Gesù mentre moriva pregava di perdonare i suoi assassini dicendo: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno.….” (Luca 23:34).
Stefano mentre veniva lapidato perdonava i suoi carnefici in Atti 7:60 leggiamo: “Poi, messosi in ginocchio, gridò ad alta voce: ‘Signore, non imputar loro questo peccato’”. E detto questo si addormentò. Quindi non dobbiamo maledire, non dobbiamo desiderare un danno di coloro che ci fanno del male, ma desiderare il loro bene. Ci possono essere delle persone che ci possono fare male in tante maniere: rubare, offendere,ecc. noi siamo chiamati a fargli e ad augurargli il bene!
(3) La Causa per cui non dobbiamo maledire nessuno.
Il motivo per cui non dobbiamo maledire nessuno è scritto al: v.9: “e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio”. Il motivo per cui non dobbiamo maledire le persone è perché sono fatti a somiglianza (homoíōsis) di Dio. Questo è ovviamente un riferimento a Genesi 1:26-27: “ Poi Dio disse: ‘Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra’. Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina’”.
Nel passaggio di Genesi sono utilizzate due parole: uno è "immagine" e l'altra è "somiglianza". Sia la parola ebraica per “immagine” (ṣě∙lěm) e la parola ebraica per “somiglianza” (demûṯ) si riferiscono a qualcosa che è simile a quello che essa rappresenta. (Genesi 5:3). Non è chiaro il motivo per cui Giacomo abbia scelto la seconda parola piuttosto che la prima. Ed è anche difficile capire il significato di Genesi, gli studiosi sono divisi riguardo il significato (ontologico, sociologico, morale o funzionale). Comunque sia il senso che ci vuole comunicare Giacomo è semplicemente che: maledire le persone significa maledire Dio perché gli uomini assomigliano a Dio, quel Dio che li ha creati!
Quindi è incoerente, contradditorio con la volontà di Dio che noi benediciamo Dio e malediciamo gli uomini che rappresentano in qualche modo Dio anche se l’uomo è completamente un peccatore, anche se non è più la stessa somiglianza prima della sua caduta, qualche traccia di Dio è ancora presente nell’uomo. “Sono fatti” (perfetto attivo participio) indica che la creazione a immagine di Dio è ancora vera oggi. C’è ancora un’indelebile nobiltà!
Se noi temiamo veramente Dio e lo amiamo non dovremmo insultare, offendere, ma anche desiderando il male per quella persona augurandogli le cose più brutte! (1 Pietro 1:17; 1 Giovanni 4:20-21).
Giacomo ci da’:
II L’ESORTAZIONE AL CORRETTO USO DELLA LINGUA.
Nel v.10 leggiamo: “Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni. Fratelli miei, non deve essere così”.
Come dire: “Questo non può essere!!”
In questa esortazione notiamo:
A) L’Interesse di Giacomo.
Giacomo li chiama “fratelli”( adelphos-vocativo).
“Fratelli”, è usato quindici volte in questa lettera, in ogni caso, lui lo sta usando per fare due cose:
(1) Per Richiamare all’attenzione.
Affinché i credenti prestassero particolare attenzione a ciò che viene detto in quanto è di estrema importanza.
(2) Per Riscaldare il loro cuore.
Affinché loro sapessero che li ama e che sono cari al suo cuore. Le esortazioni fanno fatte sempre per amore e con amore, e non per distruggere le persone! La verità fa sempre con la grazia come ha fatto Gesù con l’adultera! (Giovanni 8:1-11). Giacomo non ha offeso i credenti e nemmeno si è messo al di sopra di loro, ma ha sottolineato la verità ed ha confrontato i credenti con la Parola di Dio, ma con amore! Così dovremmo fare noi quando ci esortiamo gli uni e gli altri.
Ma in questo versetto c’è:
B) L’Indignazione di Giacomo.
Giacomo condanna questa contraddizione in modo appassionato. È una dichiarazione energica, infatti studiosi dicono che Giacomo si esprime nella maniera più forte possibile per condannare questa incoerenza: la benedizione e la maledizione che esce della stessa bocca. Il senso è come possiamo benedire Dio con la lingua e sempre con la stessa lingua maledire gli uomini?
Non deve essere così! Non può essere così! Non è giusto, non è coerente, non accettabile! Si tratta di una contraddizione impossibile da tollerare.
Questo deve essere:
C) L’Intento dei credenti.
L’intento di coloro che sono stati resi giusti da Gesù è di vivere secondo la sua volontà anche nel modo di parlare!
“Non deve (chrē- presente attivo indicativo) essere (ginestra-presente medio infinitivo) così ” indica lo scopo di ogni giorno. Il nostro scopo deve essere benedire Dio e non maledire gli uomini, anzi fargli del bene! Polo dice in Colossesi 4:6: “Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno”. Noi dobbiamo parlare sempre con grazia e con sale. Il senso è che chi ha sperimentato la grazia di Dio, la salvezza, la ripercussione sarà sul contenuto del suo parlare; comunicherà sempre ciò che è gradito a Dio per l’edificazione del prossimo, parlerà della grazia di Dio, del Vangelo, e non farà una conversazione vuota e impura.
Ma “grazia” implica il come parlare, vale a dire con umiltà, dolcezza, mai in modo offensivo e vendicativo. “Condito con sale” è la saggezza, è la parola giusta al momento giusto riguardo il Vangelo! In questo modo Dio è glorificato e il prossimo edificato.
Infine ecco:
D) L’inutilità della maledizione.
“Non deve” indica una cosa non necessaria o idonea, implica la mancanza di utilità nel maledire il prossimo. Infatti a che cosa ti serve se maledici il tuo prossimo? Che utilità hai? Ti cambia qualcosa? Se cambia è in senso peggiorativo, perché Dio non ti approva!
Per ultimo vediamo:
III LA MOTIVAZIONE AL CORRETTO USO DELLA LINGUA.
Nel v. 11 leggiamo: “La sorgente getta forse dalla medesima apertura il dolce e l'amaro? Può forse, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? Neppure una sorgente salata può dare acqua dolce”.
Quelle bocche che benedicono Dio, sono le stesse che maledicono gli uomini. C’è qualcosa d’innaturale in questo, contrario alla natura del vero credente, incompatibile con la nostra nuova nascita! Dio ci ha salvato e quando Dio ci ha salvati, Lui ci ha trasformati e quando Egli ci ha trasformati, ha dato a noi una nuova capacità di parlare e si aspetta di parlare in quel modo!! (2 Corinzi 5:17; Efesini 4:17-24; Colossesi 3:9-14).
La Bibbia non pone nessun valore sulla conoscenza che rimane puramente cerebrale o scritta su una confessione di fede. La conoscenza è inutile se non rimodella anche la vita. Giacomo dopo aver parlato della contraddizione, e dopo aver esortato che non possiamo benedire Dio e nello stesso tempo parlare male del prossimo da anche una motivazione: è contro la natura delle cose e quindi della natura di un cristiano.
Giacomo lo fa con tre illustrazioni.
(1) La prima illustrazione.
La prima illustrazione è che dalla stessa fonte esce acqua dolce e acqua amara, cioè che non si può bere. Da una sorgente può venire fuori acqua dolce e amara, salmastra? No! Giacomo si riferisce alle sorgenti naturali come la fontana di acqua dolce da bere, è buona, è potabile, non è amara (pikros), quindi salmastra, forte letteralmente “ciò che penetra nettamente i sensi”, del gusto amaro, acqua non potabile. È come chi viaggiava in medio oriente, in Israele assetato vede la sorgente comincia a bere, è buona, acqua potabile e all’improvviso dalla stessa fonte diventa salmastra! Giacomo non è un geologo, non spiega la composizione chimica dell’acqua, ma dice che dalla stessa fonte non può uscire l’acqua dolce e nello stesso tempo acqua amara, salmastra!
(2) La seconda illustrazione.
La seconda illustrazione un albero fa i frutti secondo la sua natura. V.12: “Può forse, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi?”. In questa illustrazione troviamo il naturale processo che un fico non può produrre olive né una vite fichi! Questa è la natura! Avete mai visto un albero di fichi che produce contemporaneamente olive? Io no! Una specie di albero produce la sua stessa specie! Ora il contadino se vuole le olive pianterà un albero di olive, se vuole i fichi pianterà alberi di fichi!
Dal tipo di frutto di comportamento si vedono i veri discepoli di Gesù! Parlando dei falsi profeti Gesù dice che si riconosceranno dai loro frutti! In Matteo 7:15-20 Gesù avverte: “Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l'albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni. Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Li riconoscerete dunque dai loro frutti”. (Cfr. Matteo 12:33). Se noi siamo di specie figli di Dio, ci comporteremo da tali! Se siamo buoni alberi, faremo frutti buoni! Il frutto che Dio ricerca non è maledire gli uomini, ma benedirli questo è il frutto di chi è radicato in Cristo!
Non è di usare la lingua per distruggere!
(3) La terza illustrazione.
La terza illustrazione una sorgente salata non può dare acqua dolce. v.12: “ Neppure una sorgente salata può dare acqua dolce”. In un paese caldo, queste sorgenti erano considerate come una maledizione perché le carovane non si potevano dissetare. (Esodo 15:23; 2Re 2:19-22). Mentre l'altopiano giudaico è ricco di sorgenti d'acqua dolce, lungo le rive del Mar Morto e del Giordano non sono rare le sorgenti d'acqua salata. La concentrazione di sale del Mar Morto è dieci volte superiore a quella di qualsiasi altro mare o di lago sulla terra. Ogni litro di acqua di mare contiene
la sua una media di 30 grammi di sali e altri minerali. Si tratta di una delle più grandi fonti di sale in tutto il mondo. Nessun animale o pianta può esistere qui, ci sono pochi pesci. A causa del suo elevato peso specifico, nessuno potrà mai affondare o affogare mentre fa il bagno lì.
Nessuno si è mai suicidato cercando di annegare in quel lago. Si dice che Vespasiano, comandante della legione Romana che poi distrusse Gerusalemme nel 70 d.C. abbia sentito parlare di questo fatto e abbia provato a far annegare degli schiavi in questo lago salato, con le mani e i piedi legati….……Gli schiavi galleggiavano!!!
A ogni modo ogni sorgente, dall'apertura della roccia da cui esce, non getta acqua dolce e acqua amara; mai le due alternativamente: o è dolce o e amara!
Giacomo sottolinea e ci esorta ad essere coerenti! La lingua deve conformarsi alla natura e produrre un singolo effetto! Benedizioni e maledizioni non possono venire dalla stessa fonte, perciò sono inconciliabili per i credenti. È contro la nostra natura in Cristo che malediciamo gli uomini! I cristiani sono stati trasformati dallo Spirito di Dio, perciò devono manifestare la pienezza, e la purezza del cuore nella coerenza e la purezza del discorso! Come può uno che è nato dall’alto e che fa parte della famiglia di Dio maledire il prossimo? Come può uno che dice di essere nato di nuovo e non vederlo dal modo di parlare?
CONCLUSIONE.
Nel Salmo 34:12-14 leggiamo: “Chi è l'uomo che desidera la vita e che brama lunghi giorni per poter gioire del bene? Trattieni la tua lingua dal male e le tue labbra da parole bugiarde. Allontànati dal male e fa'il bene; cerca la pace e adoperati per essa”.
Tu vuoi la vita (ḥay) nel senso fisico, vuoi vivere a lungo per gioire del bene? In altre parole vuoi sperimentare la felicità? Vuoi essere felice? Trattieni la tua lingua dal male! E Non dire bugie!
“Male”(ra˓) indica:
o Ciò che non è moralmente puro o che non ha uno standard adeguato, nel senso che non è in linea con la volontà di Dio. (Genesi 6:5; 8:21; Deuetronomio 30:15; Salmo 14:17; Isaia 5:20,14; Michea 7:3 10).
Ma anche:
o Ciò che è nocivo, dannoso, calamitoso, distruttivo, pregiudizievole. (Genesi 47:9; Esodo 5:19; Numeri 20:5; 2 Re 2:19; 4:41; Amos 6:3; Abacuc 2:9; Giobbe 2:10; Proverbi 21:10).
Qualsiasi lesione o danno provocato ad un altro, quindi che ha influito negativamente è il male.
1) Abbiamo visto la contraddizione, l’ipocrisia che può esserci in un credente.
Può adorare Dio la domenica e può insultare, attaccare gli uomini durante la settimana!
2) Abbiamo visto l’esortazione:non deve essere assolutamente così.
Come per Giacomo e quindi per il Signore è aberrante una cosa del genere così deve essere anche per noi.
….Hai la stessa reazione di Giacomo riguardo la contraddizione di usare la lingua per benedire Dio e maledire gli uomini? O pensi che sia una cosa da niente?
3) Abbiamo visto la motivazione del non maledire l’uomo è secondo la natura del cristiano.
La sorgente non produce due tipi di acqua, un albero non produce due tipi di frutto, c’è coerenza. Il modo di parlare del cristiano sarà coerente con il cuore rigenerato dallo Spirito Santo! Questo è il modo come devi usare la tua lingua se sei un vero credente, nato di nuovo!
Quali applicazioni finali possiamo fare?
1) Fai cordoglio pentendoti del tuo cattivo uso della lingua come ha fatto Isaia (Isaia 6:5).
2) Vigila sulla tua condotta per non peccare con le tue parole considerando il costo davanti a Dio, in quanto non è glorificato e davanti agli uomini, per il danno che gli puoi arrecare.
3) Riempi il tuo cuore della verità di Dio e dello Spirito Santo.
La bocca parla in base a quello che c’è nel cuore, è un cuore ripieno di Spirito Santo, è una fonte di benedizione per gli altri (Matteo 12:34; Galati 5:22).