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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Efesini 5:18-21. La pienezza dello Spirito Santo.

Efesini 5:18-21. La pienezza dello Spirito Santo.
Questo: “ma siate ricolmi di Spirito” è il terzo comando dopo “ma da saggi”; e“ma cercate di ben capire la volontà di Dio” . 
Il contesto stà parlando di saggezza, e di non sprecare il tempo, perciò se vogliamo essere saggi e recuperare tempo, dobbiamo essere ripieni di Spirito Santo (Cfr. Proverbi 20:1).
La pienezza dello Spirito Santo è necessaria per due motivi basilari.
Il primo motivo è perché l'opera dello Spirito Santo è fondamentale e indispensabile per vivere la vita cristiana. Lo Spirito Santo è essenziale per la nostra spiritualità, per la nostra maturità. 1 Corinzi 2:15-16 parla dell’uomo spirituale, cioè di colui, che ha lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo produce questa spiritualità insegnandoci le realtà spirituali (Giovanni 16:12-15), guidandoci secondo la volontà di Dio (Romani 8:13-15); guidandoci a pregare (Romani 8:26; Efesini 6:18); aiutandoci a vincere il peccato (Galati 5:16-17) e quindi ad avere un carattere come quello di Cristo (Galati 5:22).
Il secondo motivo è perché lo Spirito Santo ci potenzia nel servizio (1 Corinzi 12:4-11). Lo Spirito Santo dà i doni spirituali ai singoli credenti affinché potessero servirlo in modo efficace. Gli uomini che furono usati da Dio erano uomini ripieni di Spirito Santo, possiamo vedere vari esempi.
a) Esempi dell’Antico Testamento.
Mosè (Numeri 11:25); Giosuè (Numeri 27:18); Otniel (Giudici 3:10); Gedeone (Giudici 6:3-4-7:1-8:3); Iefte (Giudici 11:29); Sansone (Giudici 13:25; 14:6,19); i profeti (2 Pietro 1:21).
b) Esempi del Nuovo Testamento.
Giovanni Battista (Luca 1:15); Gesù (Luca 4:1,14; Giovanni 3:34; Atti 10:38); gli apostoli (Atti 1:8; 4:31).
Tutti questi servitori del Signore, sia nell’Antico Testamento che nel Nuovo Testamento, non potevano servirlo efficacemente senza la pienezza dello Spirito Santo, fecero cose straordinarie, perché erano sotto il controllo dello Spirito Santo.
Riepilogando, sembra che ci siano due sfaccettature riguardo la pienezza dello Spirito Santo. Uno riguarda la pienezza come un atto sovrano di Dio, per cui Egli possiede qualcuno per una speciale attività, questo è espresso dalla parola greca “plēthō” (Luca 1:15-Giovanni Battista; Luca 1:41-Elisabetta; Luca 1:67-Zaccaria; Atti 2:4-il gruppo nel giorno di Pentecoste; Atti 4:8 –Pietro; Atti 4:31-la chiesa; Atti 9:17; 13:9-Paolo).
Il secondo aspetto della pienezza dello Spirito Santo può essere descritto come la vasta influenza e il controllo dello Spirito nella vita di un credente. Produce un certo carattere di vita e sembra essere uno stretto sinonimo di spiritualità. Esso è indicato dalla parola greca “plēroō” (Efesini 5:18) e dalla parola greca “plērēs”  (Atti 4:1-Cristo; Atti 6:3,5- i primi diaconi; Atti 7:55- Stefano; Atti 11:24-Barnaba; Atti 13:52 i discepoli. Quest’aspetto dello Spirito Santo è possibile per tutti i cristiani (Atti 13:52), ma non è qualcosa che ogni credente sperimenta (Atti 6:3). 
Il carattere e la potenza dello Spirito Santo non sono cambiati, ed è disponibile anche per noi oggi nel servirlo in modo efficace per il progresso del regno di Dio. Lo Spirito Santo è la potenza della presenza di Cristo nella nostra vita.
I L’ESSENZA DELLA PIENEZZA DELLO SPIRITO SANTO.
Che cosa significa secondo Paolo essere ripieni di Spirito Santo? Ciò che Paolo vuole dire lo spiega con un esempio, con un’analogia, quindi:

A) La pienezza dello Spirito Santo ha un’analogia con l’ubriaco.

(1) L’ubriaco è controllato dal vino.
v.18: “Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza. Ma siate ricolmi di Spirito”
Chi si ubriaca non è saggio, è folle! (cfr. v.15). Da quando è nato il mondo, come la letteratura antica testimonia, l’uomo per cercare di sollevarsi dalle sue preoccupazioni e avere gioia, si è spesso rifugiato nell’alcool. L’ubriachezza è condannata dalla Bibbia (Proverbi 23:31), ma certamente non ci vieta di bere (Giovanni 2:1-12; 1 Timoteo 5:23), ma Paolo categoricamente sta dicendo di non ubriacarci!
Non ci sono prove se l’ubriachezza fosse un problema dei destinatari della lettera, se l’ubriachezza era legata al culto pagano di Dionisio, oppure a uno stile di vita passato (Efesini 4:17-19), o ancora a un problema nelle agapi come a Corinto (1 Corinzi 11:20-25). Forse Paolo fa un semplice contrasto tra la follia e la saggezza (Romani 13:12-13; 1 Tessalonicesi 5:6-8). Certo il tempo presente “non ubriacatevi” (methuskesthe oinō- presente passivo imperativo), implica il rinunciare a una cattiva abitudine.
L’ubriachezza era ed è un peccato comune. Non so se vi siete mai ubriacati, o se avete visto qualche volta un ubriaco, a volte c’è da ridere e altre volte da temere, o da piangere. Mi trovavo in una città un amico mi chiede di accompagnarlo a prendere un po’ di vino all’osteria. Andiamo, entriamo. Sono rimasto colpito di alcuni uomini che stavano, li persi proprio nella bottiglia di vino, qualcuno si era fatto la pipì addosso!
O quei due uomini in un altro posto che camminavano a braccetto e si tenevano in piedi (veramente) perché si appoggiavano, l’uno con l’altro. Ma so anche storie di ubriachi che sono violenti, o che non hanno più voglia di fare niente.
L’ubriaco comunque è sotto il controllo dell’effetto del vino, fa cose insensate, dice cose strane e senza freni, non riesce a controllare le sue azioni! (Proverbi 23:29-35).

(2) L’ubriaco ha conseguenze negative nella sua vita.
Gli effetti dell’ubriachezza sono distruttivi: “Il vino porta alla dissolutezza” dice l’apostolo Paolo. Un ubriacone non fa uso saggio del suo denaro, del suo tempo o del suo corpo quando è sotto il controllo dell’ alcool. L’ubriachezza priva la mente di controllo, di lucidità, di comprensione e impedisce un comportamento corretto, per l’allentarsi dei freni morali consueti.
La dissolutezza (asōtia) è una vita sregolata, disordinata, incontrollata, l'atto di uno che si è abbandonato a un comportamento depravato, immorale e imprudente, incorreggibile, un comportamento che mostra mancanza di preoccupazione o pensiero per le conseguenze di un'azione che porta alla dissolutezza. “Dissolutezza” descrive la diminuzione del senso di responsabilità che accompagna questo stile di vita, gli ubriaconi molto rapidamente gettano via ogni vincolo di pudore o di vergogna, e s’incamminano nella via dell’auto-distruzione!
Il termine “dissolutezza” richiama lo spreco del figliol prodigo come leggiamo in Luca 15:13: “Di lì a poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano, e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente”. ( cfr. Tito 1:6; 1 Pietro 4:4).
Come il vino controlla l’ubriaco, così lo Spirito Santo deve controllare noi e ci saranno degli effetti, non negativi, ma positivi come vedremo più avanti.
“Ricolmi” (plēroō) significa completo, pieno (Efesini 1:23; 3:19; 4:10), ma questo non significa che lo Spirito Santo sia una sorta di liquido con il quale uno deve essere riempito, lo Spirito Santo è una persona (Per esempio Atti 8:29; 13:2,4; 1 Corinzi 12:11,ecc.) e opera come un soggetto personale (2 Corinzi 3:18).
“Ricolmi” è usato anche nel Nuovo Testamento per ciò che motiva e caratterizza la vita. Il senso non è di riempire una cosa vuota, ma di controllo, di essere sotto l’influenza, il dominio dello Spirito Santo.           
Questo lo vediamo non solo dall’analogia che usa Paolo, un uomo che è pieno di vino è sotto l’influenza, il controllo del vino. Ma c’è anche un altro esempio in Atti 5:3 dove è scritto che Satana riempì il cuore di Anania tanto da farlo mentire allo Spirito Santo. La menzogna di Anania fu sotto l’influenza di Satana che ha riempito il suo cuore. Quindi la parola “ricolmo” in senso metaforico indica l’essere schiavo, influenzato, controllato.
Ora tutti cristiani nati di nuovo, hanno lo Spirito Santo, chi non ha lo Spirito Santo non appartiene a Gesù (Romani 8:9). Il credente, invece ha lo Spirito Santo (Efesini 1:13), è il tempio dello Spirito Santo (1 Corinzi 6:19), ma non è automatica la pienezza dello Spirito santo, cioè il controllo! Lo Spirito di Dio abita nella vita dei credenti, ma è anche vero che Efesini 4:30, suggerisce che il comportamento peccaminoso addolora lo Spirito e implicitamente ostacola la pienezza dello Spirito Santo.
Tutti i credenti hanno lo Spirito Santo, ma una cosa è averlo è l’altra è lasciarsi controllare! John MacArthur a riguardo dice: “Il problema non riguarda la presenza dello Spirito Santo, ma piuttosto la misura in cui la Sua potenza riempie le nostre vite che controlla ciò che diciamo, pensiamo e facciamo”.
Come un ubriaco fa cose insolite, così sotto controllo dello Spirito Santo possiamo fare cose che per noi non sono naturali e che portano gloria a Dio!         
Gli effetti della pienezza dello Spirito Santo nella nostra vita saranno positivi, fruttuosi, vantaggiosi, edificanti. A differenza di chi è ubriaco, il controllo dello Spirito Santo produce un’opinione chiara, una saggezza che va oltre le capacità umane e una condotta che giova a quelli che ne sono sotto il controllo e che portano gloria a Dio.

B) La pienezza dello Spirito Santo è un comando.
v.18: “Siate ricolmi di Spirito”.
Essere ripieni di Spirito Santo non è solo il desiderio di alcuni cristiani, ma è la volontà di Dio per noi come ci ordina Paolo in questo versetto.
Molti pensano che la pienezza dello Spirito Santo sia riservato per alcuni: ai missionari, ai pastori, e così via, ma non è così! è ordinato a tutti e quindi disponibile per tutti!
Il verbo “siate ricolmi” (plērousthe-presente passivo imperativo) è all’imperativo, perciò la pienezza dello Spirito Santo non è un optional, ma è un comandamento per tutti i credenti!
Quindi se siamo cristiani, è una nostra responsabilità essere ripieni di Spirito Santo! Il fatto che è comandato di esserne riempiti, indica che deve essere la normale esperienza della vita cristiana di tutti i cristiani.

C)La pienezza dello Spirito Santo deve essere continua.
Il verbo nel greco “siate ricolmi” (plērousthe-presente passivo imperativo) è al presente e vuol dire: “siate continuamente ripieni” o “continuate a essere ripieni.”
La pienezza dello Spirito Santo è qualcosa che deve essere costante! Questo non è una volta è per tutte, ma è un'esperienza che vuole dire: giorno dopo giorno.

D) La pienezza dello Spirito Santo è qualcosa che gli dobbiamo permettere di fare.
Il verbo “siate ricolmi” (plērousthe-presente passivo imperativo) è al passivo, “siate ricolmi di Spirito”  indica che noi non ci riempiamo da noi stessi, ma che  dobbiamo lasciarci riempire dallo Spirito Santo.
Questa frase implica che i credenti devono essere disponibili, sensibili e obbedienti allo Spirito Santo.I credenti non possono riempire sé stessi, ma devono permettere allo Spirito di avere la libertà (non lo devono ostacolare) e l'influenza. Gli sforzi umani non sono la chiave per vivere efficacemente la vita cristiana, ma è lo Spirito Santo (cfr Galati 3:1-3).
I cristiani devono volontariamente aprirsi alla Signoria e al controllo ricorrente dello Spirito Santo, devono lasciare la loro vita aperta a essere riempita costantemente dallo Spirito Santo. La pienezza è qualcosa che noi permettiamo a Dio di fare per noi. Quindi questo implica il non opporgli resistenza, ma il sottometterci alla sua presenza e opera nella nostra vita.
Non è una questione di capacità, noi non siamo in grado di riempirci di Spirito Santo, solo Dio può farlo, Dio dona il suo Spirito a tutti i credenti (Luca 11:13; 2 Corinzi 5:5; 1 Tessalonicesi 4:8), ma noi dobbiamo permetterglielo senza opporgli resistenza!

II IL RISULTATO DELLA PIENEZZA DELLO SPIRITO SANTO.
vv.19-21: “Parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore;  ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo;  sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo”.
Gli studiosi hanno interpretato questi versetti in quattro modi diversi. Nel greco troviamo cinque participi (parlandovi, cantando e salmeggiando, ringraziando e sottomettendovi), questi sono stati interpretati diversamente e quindi anche la pienezza dello Spirito Santo.

Noi troviamo:
1. L'interpretazione più comune è che i participi sono una conseguenza, o una condizione, o prova di coloro, che sono ripieni di Spirito Santo. Quindi la pienezza dello Spirito Santo ha come conseguenza il parlare con salmi, inni e cantici spirituali, cantare e salmeggiare con il cuore al Signore, ecc.

2. Un'altra interpretazione è che i participi hanno un senso imperativo. Quindi parlate con salmi, inni e cantici spirituali, cantate e salmeggiate…, ecc.

3.Altri interpretano i participi come azioni che si verificano in concomitanza con il verbo principale e quindi il senso sarebbe siate ripieni di Spirito Santo come voi parlate con salmi, inni e cantici spirituali, ecc.

4. Infine un’altra interpretazione è quella, di prendere i participi come, mezzi per essere ripieni di Spirito Santo, quindi siate ripieni di Spirito Santo per mezzo del parlare con salmi, inni e cantici spirituali, ecc.

Dal contesto sembra che l’interpretazione più adatta o giusta sia la prima. Quindi, il verbo nel greco (sono cinque presente participio) indica le manifestazioni, o la conseguenza,o la dimostrazione di chi è ripieno di Spirito Santo.
Quando una persona è ubriaca, gli effetti sono evidenti, così anche quando i cristiani sono ripieni di Spirito Santo, le loro azioni, che provengono dall’influenza dello Spirito Santo, sono evidenti. Ma mentre gli effetti dell’alcool, di chi si ubriaca, sono dissolutezza, gli effetti della pienezza dello Spirito Santo sono positivi. Paolo ne menziona alcuni nei vv.19-21.

Perciò un credente ripieno di Spirito Santo avrà queste caratteristiche.
A)Il cristiano ripieno di Spirito Santo comunica spiritualmente.
v.19: “Parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali”.
“Parlandovi” (lalountes) significa comunicare come Efesini 4:25 e 6:20. Significa reciprocamente: l’uno con l’altro!
Il canto di lode era praticato nel giudaismo come leggiamo in numerosi passi dell’Antico Testamento.
Salmi, inni e cantici spirituali nella Settanta traduce cantici religiosi di gioia per lodare Dio. Per chi vuole approfondire su queste parole (salmi inni, cantici spirituali), può leggere i passi elencati sotto.
(Salmi- psalmos nella Settanta appare nei titoli dei Salmi 3; 4, 100,ecc. Denota una canzone o un salmo cantato con l'accompagnamento di un arpa. Nel Nuovo Testamento in Luca 20:42;24:44; Atti 1:20; 13:33; 1 Corinzi 14:26; Efesini 5:19; Colossesi 3:16. Inni-humnsos- è materiale poetico cantato o recitato a memoria in onore della divinità nei settanta appare nei titoli del Salmi 6, 55, 61,ecc. è un canto di lode, denota un canto con contenuto religioso. Nel Nuovo Testamento in Matteo 26:30; Marco 14:26; Atti 16:25; Ebrei 2:12. Cantici spirituali -ode pnemautikos- nella Settanta appare in Esodo 15:1; Deuteronomio 31:19,21-22,30,ecc. Nel Nuovo Testamento in Efesini 5:19; Colossesi 3:16; Apocalisse 5:9; 14:3; 15:3. Denota un particolare modello melodico con un contenuto verbale. Nella letteratura cristiana questo si riferisce solo ai canti sacri, canti di lode a Dio).

I cristiani ripieni di Spirito Santo trovano gioia nel carattere di Dio e nel Suo piano, anche in privato, scoppiano di gioia, vi è mai capitato? Per esempio mentre siete in macchina o fate la doccia, cantare di gioia al Signore?
Alcuni missionari iniziarono un lavoro evangelistico in una tribù indiana nelle Ande dell'Ecuador. Questi missionari erano abbastanza frustrati per molti anni per la mancanza di risultati. Improvvisamente lo Spirito di Dio cominciò a muoversi e un gran numero d’indiani si convertirono in breve tempo. Oltre a una fame per la Parola di Dio, una delle prime testimonianze della loro nuova vita in Cristo era un grande desiderio di cantare le sue lodi.
C’è la testimonianza dello storico Plinio il giovane che scrivendo a Traiano dice che i cristiani cantano a Dio e a Gesù.
Nella chiesa primitiva si cantavano alcune porzioni del Nuovo Testamento come per esempio: Efesini 2:14-18; Filippesi 2:5-11; Colossesi 1:15-20 oppure ricorrevano ai Salmi dell’Antico Testamento o li componevano loro stessi.
Questo ci capire che il canto deve essere basato sulla Parola di Dio! All’epoca i canti erano impregnati di teologia!
Lo Spirito Santo suscita il canto, che certamente oltre a lodare Dio, i credenti saranno edificati, istruiti ed esortati l’uno con l’altro, se sono basati sulla Parola di Dio! Il canto ha un effetto benefico su chi lo ascolta. Ernest Best riguardo il canto praticato nella chiesa primitiva scrive: “Il canto era praticato altresì nel culto religioso del tempo. Vi era dunque a disposizione una gran quantità di materiale tradizionale, il cui uso doveva ovviamente servire a rafforzare la comunità”.
Un cristiano ripieno canta al Signore con gioia e gode la comunione fraterna nel comunicare la Parola di Dio anche espressa nei canti. C’è, quindi, una componente verticale verso Dio, e orizzontale verso la comunità. Non c’è vero culto senza la pienezza dello Spirito Santo! Ma la lode deve essere fatta con ordine (1 Corinzi 14:33,40).
Bisogna ammettere che la comunicazione spirituale tra cristiani a volte non c’è, perché si preferisce fare maldicenza, critiche e altre cose del genere come si può leggere in Efesini 4:3-5, questo significa che quando si parlerà in questo modo, non si è ripieni di Spirito Santo!

B) Il cristiano ripieno di Spirito Santo canta con il cuore al Signore.
v.19: “Cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore”.
“Cantando” (adontes) indica l'azione di pronunciare parole in uno schema melodico, mentre “salmeggiando” (psallontes) comporta il cantare con strumenti musicali.
Il canto, quindi la lode scaturisce dal cuore, dove dimora lo Spirito Santo (Romani 5:5; 2 Corinzi 1:22; 3:3; Galati 4:6). Il cuore, non indica il fervore puramente emozionale, ma è il nucleo più profondo della nostra natura, il centro di una persona, la sede religiosa, morale e della condotta.
Dio non ascolta solo la nostra voce, ma anche il nostro cuore, Gesù menzionando le parole del profeta Isaia (Isaia 29:13), in Matteo 15:8-9 dice che il culto è vano se il cuore è lontano da Dio. Labbra e cuore devono andare in un’unica direzione di onorare il Signore! Pertanto la lode deve scaturire da un cuore sincero e non ipocrita!
“Al Signore” si riferisce a Gesù, per mezzo del quale abbiamo le benedizioni (Efesini 1:3); si riferisce all’esercizio sovrannaturale della Sua autorità.

C) Il cristiano ripieno di Spirito Santo ringrazia continuamente Dio Padre.
v.20: “Ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo”.
Il ringraziamento ha sempre avuto un ruolo centrale nella lode, basta leggere i Salmi dell’antico Testamento e ce ne rendiamo conto.
Il verbo “ringraziando” (eucharistountes) significa essere grato, riconoscente per le benedizioni o i benefici che Dio ci ha dato e ci dona.
Non dovremmo essere riconoscenti forse al Signore? Ma non tutti lo sono! Vi ricordate quei dieci lebbrosi che il Signore Gesù guarì? Quanti ritornarono indietro a ringraziarlo? Solo uno! (Luca 17:11-19).
Una leggenda medievale racconta di due angeli mandati sulla terra dal Signore per raccogliere le preghiere dei cristiani: un angelo doveva raccogliere le richieste e l’altro i ringraziamenti. L'angelo responsabile delle richieste non è stato in grado di portare il carico in cielo, erano tantissime le suppliche, mentre l'angelo responsabile per i ringraziamenti portò le preghiere in una mano!
Questa leggenda ci parla della verità che la stragrande maggioranza dei cristiani non è molto riconoscente al Signore. Ma noi dovremmo sempre ringraziare il Signore, infatti, “continuamente” (pantote) indica sempre!
In 1 Tessalonicesi 5:18 leggiamo: “In ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi”.

Perché dobbiamo essere riconoscenti al Padre?
(1) Per tutte le benedizioni spirituali (Efesini 1:3).

(2) Per i doni materiali che ci dà (Giacomo 1:17).

(3) Perché è Sovrano e fedele, e per il fatto, che ci ama, che è saggio e farà cooperare tutto per il nostro e per la Sua gloria (Romani 8:28).
Lo Spirito Santo ci porta a essere riconoscenti al Signore anche per quelle circostanze avverse. Questo è più difficile per noi, ma chi è ripieno dello Spirito Santo lo farà!

Paolo dice: “ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome  del Signore nostro Gesù Cristo”.
“Padre” indica il tipo di relazione personale che abbiamo con Dio, come anche l’autore delle nostre benedizioni e doni.
Invece “nel nome del Signore Gesù Cristo” è perché tutta la nostra vita cristiana dipende da Gesù ed è il mediatore tra noi e Dio. I discepoli facevano miracoli nel nome di Gesù (Luca 10:17; Atti 16:18; ecc.). Gesù ci ha insegnato a pregare nel Suo nome (Giovanni 14:13-14; 15:16; 16:23-26). Paolo predicava nel nome di Gesù (Atti 9:27-28).

D) Il cristiano ripieno di Spirito Santo si sottomette agli altri.
v.21: “Sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo”.
Chi non è ripieno di Spirito Santo tende ad avere una vita individuale,indipendente ed egoistica, invece chi è ripieno di Spirito Santo si sottomette agli altri volontariamente con amore, questo è uno dei segreti dell’unità nella chiesa.
Siamo chiamati a sottometterci a tutti nei vari ambienti, ma soprattutto tra di noi cristiani! ( Luca 2:51; Romani 13:1; Efesini 5:22; Colossesi 3:18; 1 Pietro 2:18; 1 Timoteo 6:1-2; Filemone 16).

Noi vediamo:
(1) La reciprocità della sottomissione.
“Gli uni agli altri” (allēlōn) comporta l’idea di reciprocità paritaria (Efesini 4:2,25,32).Il concetto della reciprocità fra credenti è ricorrente nel Nuovo Testamento (Giovanni 13:34-35; Romani 12:10,16; 15;5,14; 1 Corinzi 12:25; Galati 5:13, ecc.)
Questo passaggio in Efesini sottolinea così il fatto che la nostra fede non è privatistica, ma è un’esperienza vissuta in comunità.

(2) La particolarità della sottomissione.
“Sottomissione” (hupotassomenoi presente passivo participio) indica stare sotto, subordinazione (cfr. Efesini 1:22); il verbo indica ogni giorno.
Nel greco era usato per descrivere la sottomissione di qualcuno a un superiore come il soldato all’ufficiale o lo schiavo al suo padrone (Tito 2:9; 1 Pietro 2:18).     
Questa esortazione indica la prontezza reciproca a cedere la propria volontà a un altro! È sottomettersi alle esigenze di un altro, a rinunziare al proprio tornaconto per ricercare il bene dell’altro. Si riferisce all’amore, alla donazione di sé stessi a un altro e all’umiltà questa dovrebbe caratterizzare la comunità cristiana. (Efesini 4:2-3; Filippesi 2:5-11; Giovanni 13:12-17)
Riguardo questo passaggio di Paolo Francis Foulkes scrive: “Sapeva per esperienza che il segreto per mantenere una comunione gioiosa era costituito dall’ordine e dalla disciplina frutto della sottomissione volontaria di una persona all’altra (cfr. Efesini 4:2-3). L’orgoglio per il proprio ruolo e lo spirito autoritario sono distruttivi per la comunione”.
Abbiamo quest’atteggiamento di amore e umiltà, di sottomissione reciproca, o regna in noi l’orgoglio?
La sottomissione è la vera grandezza per un discepolo di Gesù! (cfr. Marco 10:34-35).
La mancanza di sottomissione indica che non siamo ripieni di Spirito Santo! Solo quando siamo ripieni di Spirito Santo, ci sottomettiamo volontariamente a un altro e impariamo a non far valere e insistere sui propri diritti.

(3) La modalità della sottomissione.
“Nel timore di Cristo”.
La pienezza dello Spirito Santo suscita in noi il timore di Dio! La Parola “timore” (phobos) per i greci indicava paura, per esempio di incorrere in sanzioni penali. Essere in apprensione, la vicinanza di ciò che incombe e la grandezza del male costituiscono  timore (phobos), o anche per il futuro incerto, ecc.
Riferito agli dèi, è colui, che provoca paura, rispetto, soggezione. Molte volte è ripetuto nell’Antico Testamento (Proverbi 1:7,9-10; Sl.111:10; ecc.). Per il giudeo l’uomo si pone in rapporto con Dio con amore e timore perché è grande, potente e terribile (Esodo 15:11; 34.10; Deuteronomio 10:17-21; Salmo 66:3; Neemia 1:5),  per i Suoi atti terribili (Deuteronomio 4:34); per il Suo giorno di giudizio (Gioele 2:11). Anche per la sua maestà e la per santità di Colui che è al di sopra di tutti gli dèi (Salmo  96:4; Deuteronomio 10:17,61), quindi in questo senso anche il Suo essere minaccioso incute timore, infatti il Suo nome è glorioso e tremendo (Deuteronomio 28:58; Malachia 1:14; Sal. 99:3; 111:9), ma nello stesso tempo è misericordioso (Deuteronomio 6:5,13).
Il timore non è una questione solo dell’Antico Testamento, è anche ripetuto nel Nuovo Testamento, infatti, appare come motivo e aspetto di un retto atteggiamento cristiano (Luca 18:2,4; 2 Corinzi 5:11; 7:1; 1 Pietro 1:17; Apocalisse 11:18). L’ubbidienza è l’espressione del timore di Dio ed è connesso con l’attesa del Suo giudizio (2 Corinzi 5:11; Filippesi 2:12; Ebrei 10:27; 1 Pietro 1:17; 4:17).
Il timore di Dio non può essere separato dalla fede come atteggiamento fondamentale di colui che dipende totalmente e interamente da Dio. Per questo motivo pensare a una disapprovazione di Dio incute timore!
Nel timore di Cristo indica timore riverenziale per un’autorità (cfr. Efesini 6:5), ed è una caratteristica che dobbiamo avere (Isaia 8:12-13). La dove c’è il timore di Dio la chiesa cresce (Atti 9:31).
Chi è ripieno di Spirito Santo si sottomette nel timore di Cristo.         

CONCLUSIONE.
Il grande evangelista Moody aveva una campagna evangelistica in Inghilterra. Un pastore anziano non era contento di lui e protestò dicendo: “ Noi abbiamo bisogno di questo Signor  Moody? È senza istruzione, inesperto? Chi si crede di essere? Pensa che abbia lui solo il monopolio sullo Spirito Santo?”
Un più giovane pastore, più saggio rispose, “No, ma lo Spirito Santo ha un monopolio sul Signor Moody.”

Lo Spirito Santo controlla la tua vita? Ha un monopolio su di te?
1) Come fai a saperlo?
Il tuo parlare è pieno della Parola di Dio o di parole che non onorano il Signore?
Hai la lode nella tue labbra così anche nel cuore?
Sei riconoscente al sempre al Signore?
Sei sottomesso agli altri?

2) Come possiamo essere ripieni di Spirito?
Arrenditi completamente a Lui, muori a te stesso! Non gli opporre resistenza e sarai ripieno dello Spirito Santo.


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