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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Giacomo 4:11-12. L’arroganza di chi sparla.

Giacomo 4:11-12. L’arroganza di chi sparla.
Qualche tempo fa, il dottor Albert H. Cantril, professore alla Princeton University, condusse una serie di esperimenti per dimostrare quanto velocemente si sparge la voce. Chiamò sei studenti nel suo ufficio e con la massima riservatezza li informò che il Duca e la Duchessa di Windsor avrebbero partecipato a un ballo all’università. Entro una settimana, questa storia totalmente falsa aveva raggiunto quasi tutti gli studenti del campus. Funzionari della città telefonarono l'università, chiedendo perché non erano stati informati. Agenzie di stampa telefonarono freneticamente per avere  dettagli. Il Dottor Cantril osservò: “È stata una piacevole voce, una calunnia viaggia ancora più velocemente”. 
Che cosa può causare una calunnia, una maldicenza? Proverbi 16:28 dice che "il maldicente disunisce gli amici migliori!" O può distruggere una persona, Isaia 32:7 dice che: "le armi dell’impostore sono malvagie, egli forma criminosi disegni per distruggere l’indifeso con parole bugiarde e il bisognoso quando afferma ciò che è giusto" (cfr. Proverbi 11:9). 
“Nessun danno maggiore può essere inflitta agli uomini come il ferire la loro reputazione” disse il teologo riformatore Giovanni Calvino. 
La maldicenza è distruttiva quindi, è irresponsabile e dannosa.
Viviamo in una società che ama il gossip, cioè il pettegolezzo, lo vediamo nei programmi tv, nei giornali, nelle riviste, ma anche lo sentiamo nelle conversazioni quotidiane e questo sembra naturale o normale, Giacomo invece ci dice che questo non è una cosa giusta. 
Giacomo riprende quindi di nuovo il tema della lingua (Giacomo 1:19; 3:1-12), ma il riferimento  è anche alla sapienza terrena, animale e diabolica, quindi alle contese che vi erano all’interno della chiesa perché quando ci sono le contese di solito non si usa la lingua per benedire gli altri!!! 
In questi casi è facile che ci siano maldicenze, che si parli male del prossimo e quindi che ci siano giudizi!! 
In questi versetti Giacomo esorta contro la maldicenza e i giudizi. 
In questi versetti vediamo quindi i comandamenti che dobbiamo praticare e le considerazioni per praticare questo comandamento.
I I COMANDAMENTI CHE DOBBIAMO PRATICARE (v.11).
Il primo è:
A) Non Sparlate!
v.11:  "Non sparlate gli uni degli altri, fratelli... "
v.11: " Chi dice male del fratello..."
Giacomo sollecita i suoi lettori a non parlare gli uni contro gli altri. "Non sparlate” (Mē katalaleite- presente imperativo) si tratta di un comando di cessare ciò che stavano facendo e cioè parlare uno contro l’altro.
“Sparlate” (katalaleite) è letteralmente: parlare contro qualcuno, o parlare male di, (Settanta Numeri 21:5,7; Giobbbe 19:3; Salmo 80:19; Malachia 3:13) quindi parlare per danneggiare.
Questa parola esprime ostilità, qualsiasi cosa detta rudemente o duramente, per nuocere una persona e implica anche il parlare dietro le spalle di qualcuno quindi in sua assenza, in segreto con disprezzo e malizia, con commenti sprezzanti destinati a influenzare gli altri contro la persona di cui si parla male, quindi calunniare (Romani 1:30; Salmo 50:20; 101:5).
La calunnia è un racconto falso o una relazione maliziosamente pronunciata e tende a danneggiare la reputazione, che è la cosa più preziosa che una persona ha (Proverbi 22.1; Ecclesiaste 7:1), di un altro diminuendo la sua stima davanti, nel nostro caso, con i membri della chiesa.
Nell’Antico Testamento il popolo era chiamato a non calunniare per esempio: Levitico 19:16: "Non andrai qua e là facendo il diffamatore in mezzo al tuo popolo, né ti presenterai ad attestare il falso a danno della vita del tuo prossimo. Io sono il SIGNORE ". (Salmo 50:20; 101:5; Proverbi 20:13).
Così anche nel Nuovo Testamento leggiamo per esempio in 1 Pietro 2:1-2: " Sbarazzandovi di ogni cattiveria, di ogni frode, dell'ipocrisia, delle invidie e di ogni  maldicenza (Katalalia), come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché con esso cresciate per la salvezza". (Romani 1:30; 2 Corinzi 12:20; 1 Pietro 2:12; 3:16).
"Maldicenza" (Katalalia) è il peccato di coloro che s'incontrano negli angoli e si riuniscono in piccoli gruppi per comunicare informazioni riservate che distruggono il buon nome di una persona.
Ora noi dobbiamo pensare che la parola “diavolo” nel greco (diabolos) significa calunniatore, quindi chi calunnia sta facendo l’opera del diavolo!! Il diavolo vuole distruggere la chiesa, quindi chi calunnia finirà con distruggere la comunione della comunità cristiana.
J. C. Ryle: “Bugie e falsi rapporti sono tra le armi più preziose di Satana”.
Ma non solo, distrugge anche la comunione con Dio come dice il Salmo 15:1-3: "O SIGNORE, chi dimorerà nella tua tenda? Chi abiterà sul tuo santo monte?  Colui che è puro e agisce con giustizia, e dice la verità come l'ha nel cuore;  che non calunnia con la sua lingua, né fa male alcuno al suo vicino, né insulta il suo prossimo".

Il secondo comandamento è:
B) Non Giudicate!
Secondi alcuni studiosi “Sparlate” può avere anche il significato negativo di giudicare, fare un giudizio sfavorevole di qualcuno per il suo comportamento, carattere o motivazioni.
Noi leggiamo al v.11: "Chi dice male del fratello, o chi giudica il fratello". Siamo chiamati a non giudicare nessuno!

Un fabbro non credente, aveva l'abitudine, quando qualcuno entrava nella sua bottega di dire male di un fratello, o di un diacono, o un ministro aveva fatto e diceva con sarcasmo: “ E questo è uno di questi buoni cristiani che sentiamo dire così tanto bene!”  Un vecchio diacono cristiano, un giorno entrò nella sua bottega, l'infedele presto cominciò a parlare di quello che alcuni cristiani avevano fatto. Il diacono ascoltava e poi tranquillamente chiese al fabbro se avesse letto la storia della Bibbia circa l'uomo ricco e del povero Lazzaro. “Sì, molte volte” rispose il fabbro. Così il diacono disse: “Bene, vi ricordate dei cani, il modo in cui venivano a leccare le piaghe di Lazzaro? Lo sai, mi ricordi quei cani che erano contenti di andare a leccare le piaghe (i difetti) dei cristiani". Da quel giorno in poi, quel fabbro non ha avuto più niente da dire sulle mancanze dei cristiani.
Questo atteggiamento, purtroppo, non è limitato solo ai non credenti, ma forse è ancora più diffuso tra i cristiani!! “Giudica” (krinōn - presente attivo participio), si riferisce al fatto di criticare o trovare qualcosa da ridire e condannare in qualcuno. Il comando di non giudicare si trova altrove nel Nuovo Testamento per esempio in Matteo 7:1-5: "Non giudicate, affinché non siate giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi.  Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo? O, come potrai tu dire a tuo fratello: 'Lascia che io ti tolga dall'occhio la pagliuzza', mentre la trave è nell'occhio tuo? Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello". (Luca 6:37-42; Romani 2:1; 14:4, 1 Corinzi 4:5; 5:12).
Ma questo non significa che non siamo chiamati a denunciare il peccato quando vi è un peccato!! Giacomo non sta suggerendo che dobbiamo essere ingenui e permissivi, lasciando che le persone la facciano franca riguardo i loro peccati.
Giacomo lo fa per esempio in questa lettera (vv.1-8; 4:13-5:1-6) e così vediamo in altre parti del Nuovo Testamento che siamo chiamati a denunciare il peccato e disciplinare il credente che pecca (Matteo 18:15-17; Luca 12:57; Giovanni 7:24; Atti 13:10; 1 Corinzi 5:1-5; Tito 3:10).
Giacomo non vieta di denunciare il peccato con l'intento giusto, ma quando si mente, si hanno intenti malevoli e ci si fa da giudici, lo scopo di Giacomo nel denunciare il peccato è di edificare e non di distruggere gli altri.
La questione più importante è che nessun individuo nella comunità deve calunniare un altro credente, o è nella posizione di giudicare la condizione spirituale di un altro. Si tende a vedere subito e solo i difetti degli altri per giudicarli! Una volta che una persona acquista questo spirito di giudizio, è difficile per lui vedere qualcosa di buono nelle persone.
Dovremmo fare come quella signora che una mattina presto visita il suo un vicino di casa, e fu condotta in una stanza piuttosto disordinata per la quale la sua padrona di casa si scusò molto, ma la sua visitatrice sorridendo, rispose: "Ma che belle rose queste rose” indicando un vaso appunto piene di belle rose che occupava un posto di rilievo sul tavolo. Tendiamo a vedere solo i difetti degli altri e a condannarli, ma guardiamo anche i loro pregi!
Molte volte siamo invece come quell’uomo di una vecchia favola che per qualche crimine o ingiustizia fu maledetto con la capacità di vedere gli altri esseri umani, non nella loro bellezza di carne e sangue, ma come scheletri scarni e raccapriccianti. Molti hanno questa facoltà miserabile e vanno in giro cercando di trovare ed esporre qualche tratto brutto del carattere o del comportamento degli altri. 

II LE CONSIDERAZIONI CHE DEVONO MOTIVARCI (vv.11-12).
Giacomo ora dice la prima di una serie di motivazioni per cui non bisogna sparlare.

In primo luogo vediamo:
A) L’Abominazione:Parlare male del fratello o giudicarlo (v.11)
v.11: "Non sparlate gli uni degli altri, fratelli. Chi dice male del fratello, o chi giudica il fratello.
Giacomo sottolinea il fatto che sono fratelli, dopo averli chiamati peccatori e doppi di animo al v.8.
I due verbi “chi dice male” e “chi giudica” (presente participio) indicano le caratteristiche di coloro che Giacomo sta tentando di descrivere, si riferisce a chi è abituato a dire male e a giudicare.
Invece la triplice ripetizione “fratelli” ... “fratello” ... “fratello” ci ricorda il legame familiare che condividiamo con gli altri cristiani.Il parlare male contro il fratello  è il contrario di ciò che è previsto e accettabile in una famiglia, i cui membri sono chiamati ad amarsi, sostenersi e proteggersi a vicenda.
Con “fratelli” e “fratello” vuole sottolineare l’unità della fratellanza cristiana e a sua volta la crudeltà del peccato della maldicenza.
I credenti fanno parte della chiesa di Cristo che è il Suo corpo per il quale è morto, quindi vi è un unione spirituale, perciò diffamare, calunniare e malignare contro un membro della chiesa è cosa abominevole perché significa far male contro un membro del corpo di Cristo per il quale Cristo è morto!! (Efesini 1:22-23; 5:25), quel corpo di cui anche noi facciamo parte.
Tutti noi siamo la famiglia di Dio, pertanto, siamo chiamati ad amarci, curarci a vicenda e non a distruggerci a vicenda. Siamo chiamati a sostenerci, incoraggiarci e non ad abbatterci l'un l'altro!! Quando sparliamo contro un fratello o una sorella in Cristo, stiamo calunniando Gesù stesso.
Vi ricordate cosa disse Gesù quando si rivelò al persecutore Saulo che poi divenne il perseguitato Paolo? Atti 9:4: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" Ma Saulo non perseguitava Gesù, ma i Suoi discepoli, questo significa che perseguitare i cristiani significa perseguitare Gesù stesso, dire male del fratello significa dire male di Gesù!!
Se noi pensiamo veramente che i credenti sono quelli scelti da Dio prima della creazione del mondo, per il quale Cristo è morto, che sono amati e onorati da Dio, e con i quali passeremo l'eternità in cielo, cercheremo di non sparlare di loro e nemmeno di giudicarli.

Perché si parla male contro un fratello?
(1) Per Glorificazione o Auto-esaltazione.
Spesso si vuole affermare di essere meglio di colui che si sta denigrando. Sparlare è una sorta di auto-esaltazione. Calvino disse: “L’ipocrisia è sempre presuntuosa, e noi siamo per natura ipocriti, appassionatamente esaltiamo noi stessi calunniando gli altri”.
Quando si abbassa l’altro si ha l'illusione d'innalzarsi, cerchiamo di elevare la nostra reputazione, abbassando la loro promuovendo noi stessi. Oppure parliamo male perché si ha un'alta opinione di noi stessi, magari pensiamo di essere più spirituali.“Parlare male” (katalalōn) o “giudicare” (krinōn) non solo è una manifestazione di orgoglio che Dio resiste (4:6), ma deve essere evitato con l'umiltà davanti a Dio (4:10).

Parlare male o giudicare è spesso legato alla:
(2) Gelosia (zēlos 2 Corinzi 12:20; 1 Pietro 2:1) e all'egoismo (2 Corinzi 12:20).
Tutto ciò era anche il problema dei destinatari della lettera (3:13-16-4:3) una persona gelosa ed egoista non è difficile che non parli male degli altri membri della chiesa!

Parlare male o giudicare è spesso legato al:
(3) Godimento.
C'è una tendenza nella natura umana a godere quando si ascoltano e si condividono il piacere di ascoltare le cattive notizie e i difetti degli altri. Il pettegolezzo è un contagio dilettevole per l'animo perverso umano, penetra senza trovare resistenza fino a toccare i pensieri e le emozioni più profonde.
 In Proverbi 18:8 leggiamo:"Le parole del maldicente sono come ghiottonerie, e penetrano fino all'intimo delle viscere. "Ghiottonerie" (lāham) indica ciò che s'ingoia avidamente, qualcosa che è considerata molta appetitosa. Joseph Hall disse: “Non ci sarebbero così tante bocche aperte se non ci fossero così tante orecchie aperte”.

Parlare male o giudicare è spesso legato all’:
(4) Giustificazione.
Parliamo male o giudichiamo per giustificare le decisioni che abbiamo preso e le cose che abbiamo fatto nella nostra vita. Noi razionalizziamo le nostre decisioni e azioni, sottolineando il fallimento degli altri.

Parlare male o giudicare è spesso legato alla:
(5) Vendetta.
Pensiamo che parlando male di lei o di lui se lo merita per tutto il male che ci ha fatto,così ne parliamo male con gli altri.
Ora quindi siamo chiamati a capire perché tendiamo a sparlare di una persona, devi andare alla radice del problema (egoismo, vendetta, gelosia,ecc.) e non lo devi fare,ma anche non devi permettere a coloro che sparlano di una persona di ascoltarlo!Se godi nel farlo, le orecchie sono colpevoli quando la lingua in questo caso!! Se non vogliamo sparlare di qualcuno, dobbiamo esaminare regolarmente i nostri atteggiamenti e le azioni verso gli altri.
Vogliamo essere edificatori o distruttori di persone? Quando stai per danneggiare una persona con la tua lingua, ricordati della legge dell’amore di Dio!      

Vediamo la seconda considerazione:
B) La Trasgressione della legge (v.11).
v.11: "parla male della legge e giudica la legge".
Chi dice male del fratello o lo giudica, parla male e giudica la legge (nomou). Alcuni studiosi pensano che si tratti della stessa attività, che non sono alternative, cioè chi parla male del fratello è colpevole di esprimere un giudizio sul fratello o sta giudicando il fratello, quindi chi sparla sta emettendo un giudizio, e quindi sta superando i limiti leciti ai comuni mortali, sta usurpando Dio come giudice.
Altri invece sono convinti che sono due azioni distinte anche se collegate, altri ancora che parlare male e giudicare siano sinonimi. Comunque sia mentre nel parlare male si esprime l’odioso e il subdolo, nel giudicare si esprime la spietatezza e l’auto-sicurezza, non che anche l’arroganza. Chi si comporta così denigra e giudica la legge.Di quale legge sta parlando Giacomo? Alcuni pensano si riferisca a Levitico 19:16 che dice: "Non andrai qua e là facendo il diffamatore in mezzo al tuo popolo, né ti presenterai ad attestare il falso a danno della vita del tuo prossimo. Io sono il SIGNORE ".
Mentre altri dicono che Giacomo sta parlando del secondo comandamento dell’amore verso il prossimo come aveva già detto al capitolo 2:8-13 che si riferisce a Levitico 19:18: "Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso. Io sono il SIGNORE. (Matteo 7:12;22:37-40; Giovanni 13:34-35; Romani 13:8-10; 1 Giovanni 4:7-12).
Se sparliamo e giudichiamo qualcuno non li stiamo amando, quindi stiamo trasgredendo la legge dell’amore (Giac.2:8) che dichiara, invece che dobbiamo amarci. Quando noi parliamo male del fratello o lo giudichiamo parliamo male della legge e giudichiamo la legge, cosa significa questo?
Significa trasgredire la legge e mettere se stessi al di sopra della legge, farsi superiore a essa, quindi la sta giudicando e se la sta giudicando significa che si sta facendo giudice su di essa. L'implicazione è che, scegliendo di ignorare i vari comandi della legge, in particolare la legge dell'amare il prossimo, per la quale Giacomo ha una profonda preoccupazione, ci mettiamo nella posizione di decidere quale di essa dobbiamo davvero rispettare e permettere di modellare la nostra vita.
Trasgredendola ci mettiamo al di fuori o sopra di essa questo indica il parlare male della legge e giudicarla. È quasi come se si pensasse di poter dare una legge migliore di quella data da Dio...una simile arroganza è incredibile.
Mayor dice: “ Chiunque trasgredisce deliberatamente una legge e non se ne pente, in effetto ne parla male e la tratta come se fosse una cattiva legge, poiché è sostanza della legge esigere ubbidienza , e chi le rifiuta l’ubbidienza virtualmente dice che non dovrebbe essere legge”.
La legge funziona così: o ci mettiamo sotto di essa o sopra di essa, quando parliamo male e giudichiamo il fratello, stiamo dichiarando con questo comportamento che si tratta di una cattiva legge e che non è degna di essere obbedita e quindi la stiamo giudicando.
Franz Mussner: “Giudicare la legge significa emettere sentenze su di essa,cercando di correggerla e di fare eccezioni alla sua universale validità”. Ma il dovere di tutti non è quello di giudicare la legge, ma di obbedire a essa!!
L'uomo che infrange deliberatamente una legge in tal modo scredita la legge e la disprezza (2 Samuele 12:9).
Quindi chi sparla e giudica ha due imputazioni sulla testa:
In primo luogo, è uno che sparla parla contro la legge, nel senso che la trasgredisce in quanto non la mette in pratica.
I cristiani, invece, sono chiamati ad amare il prossimo come se stessi.
In secondo luogo, è uno che giudica la legge, si fa giudice della legge, sta dicendo che si tratta di una cattiva legge ed è degna di essere rimossa, invece Paolo in Romani 7:12 dice: "Così la legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono".
Dio chiama i cristiani a osservare la legge e non di giudicarla! Noi abbiamo il dovere di osservare la legge di Dio e se parliamo male del fratello o lo giudichiamo stiamo parlando male della legge e giudicando la legge perfetta del Dio santo e giusto!! Facendo così ci comportiamo come se avessimo la prerogativa divina di giudicare!! 
v.11:"Ora, se tu giudichi la legge, non sei uno che la mette in pratica, ma un giudice". Quando noi cessiamo di osservare la legge ne diventiamo giudici come Dio e solo Dio può esserlo! Ora noi dobbiamo pensare che come dice Curtis Vaughan  su Dio:“Egli può delegare le varie funzioni e responsabilità ai rappresentanti umani, ma   Egli non permette a nessuno di condividere il suo tribunale, o di annullare o modificare le sue leggi”.
Quindi giudicando la legge stiamo usurpando l’autorità di Dio, vediamo ancora l’arroganza come prima verso il fratello, la legge e infine Dio. Dio invece da noi vuole che la mettiamo in pratica com'è scritto anche in Giacomo 1:22. Dunque chi parla male del fratello o giudica il fratello, parla male della legge e giudica la legge perché presume di avere una conoscenza superiore e una posizione indipendente, come se egli stesso non fosse sotto la legge, mentre dovrebbe essere uno che la mette in pratica, quindi sottomesso a essa e non al di sopra o ribelle, facendosi così giudice.
Dal momento, che Giacomo contrappone il giudicare la legge con il metterla in pratica, egli pensa evidentemente che al mancato rispetto della legge implica una negazione dell'autorità della legge. Giacomo ci sta dicendo ancora una volta che il  vero cristianesimo è qualcosa di cui la realtà deve essere provata dall’obbedienza.

C) L’Usurpazione del diritto di Dio (v.12)
Cioè fare proprio indebitamente appropriarsi in modo prepotente o con l’inganno di un diritto o di una funzione altrui.
v.12: "Uno soltanto è legislatore e giudice, colui che può salvare e perdere; ma tu chi sei, che giudichi il tuo prossimo?"
"Uno soltanto è legislatore e giudice" sottolinea l’unicità di Dio, non ci sono altri che sono come Dio legislatori e contemporaneamente giudici. Legislatore e giudice divino non si possono separare.

Noi vediamo nella Bibbia che Dio è:
(1) Unico in Autorità.
La logica di Giacomo è che non possiamo parlare male della legge e giudicarla parlando male del fratello o giudicando il fratello perché uno solo è legislatore e giudice, colui che può salvare e perdere! Se lo facciamo, stiamo usurpando questo il ruolo e l’autorità di Dio.
L'accento è posto sul fatto che colui che è il legislatore è l'unico che può essere il giudice assoluto. Dio solo ha il diritto di giudicare!!
“Uno” (ehis) secondo alcuni studiosi in questa parola riecheggia la dichiarazione di fede nell'ebraismo come leggiamo in Deuteronomio 6:4:"Ascolta, Israele: Il SIGNORE, il nostro Dio, è l'unico SIGNORE .(Deuteronomio 32:39; 1 Samuele 2:6).  L'uso di “uno” elimina ogni motivo di scusa o pretesto di coloro che sparlano o giudicano gli altri.Molti si giustificano quando parlano male o giudicano un’altra persona! “Legislatore” (nomothetēs) si riferisce che Dio è il legislatore (Esodo 24:12; Salmo 24:8, 12; 26:11, 83:7; 118:53, 102, 104; Geremia 9:13; Ebrei 7:11; 8:6).
“Legislatore” indica che Dio è Colui che stabilisce la legge, ciò che è giusto,Colui che ha dato la legge, che è al di sopra della legge e solo Lui ha il diritto  di modificarla o annullarla.
Tutte le leggi umane hanno le loro radici in questa legge divina. Thomas Marshall, un tempo vice-presidente degli Stati Uniti, un avvocato eccezionale, ha espresso disgusto per le centinaia di migliaia di leggi sui libri di statuto e osservò: “Se fosse per me, vorrei cancellare tutti i libri e ricominciare tutto da capo con i Dieci Comandamenti”.
Dio è anche “Giudice” (kritēs). Dietro la legge c’è il Dio santo, noi dobbiamo considerare questo, affinché possiamo essere umili e sottomessi! Che il legislatore sia anche giudice è evidente nell’Antico Testamento, per esempio in Isaia 33:22: "Poiché il SIGNORE è il nostro giudice, il SIGNORE è il nostro legislatore, il SIGNORE è il nostro re, egli è colui che ci salva. (Genesi 18:25; Salmo 7:11;50:6; 75:7; 82:1,8; Romani 3:6; Ebrei 12:23; ecc.).
Dio non solo è Colui che diede la legge, ma anche che giudica in base a essa ed è il solo che lo può fare. Poiché noi esseri umani non siamo legislatori, come possiamo farci da giudici? Dal momento che non siamo l’uno (legislatore) non possiamo essere l’altro (giudice). Non abbiamo certamente aiutato Dio quando istituì le leggi morali e spirituali!! Perché allora siamo così ansiosi di aiutarlo ora nel giudicare i nostri fratelli? Siamo come l'uomo che ha detto che aveva paura che non sarebbe stato di alcuna utilità nel mondo, perché aveva un solo talento. “Oh, non ti devi scoraggiare, qual è il tuo talento?”, gli disse il suo pastore. “Il talento di giudicare e di criticare gli altri”. Il pastore rispose: “Beh, ti consiglio di fare ciò fece l'uomo che aveva un solo talento: …seppelliscilo!”
Si potrebbe pensare che parlare male del nostro prossimo non è un peccato molto grave, ma la Scrittura dice che è uno dei peggiori di tutti i peccati, perché infrange la legge regale ed è una violazione dei diritti di Dio. Giudicare gli altri è usurpare l’autorità che ha solo Dio, significa violare le prerogative che solo Dio ha! Il farlo è davvero spericolato, perché è una bestemmia!!              

Dio è:
(2) Unico in Capacità
v.12: " colui che può salvare e perdere".
Solo Dio ha la capacità di far rispettare le sue leggi e realizzare i suoi scopi.    
“Può” (dunamenos) indica colui che ha il potere, si riferisce alla potenza di Dio,al potere di Dio. Indica la capacità, la forza, l’abilità.
“Salvare” (sōsai) è salvare dal pericolo e dalla distruzione, salvare uno che soffre o dalla morte, guarirlo, ripristinare la salute. In questo contesto si riferisce a salvare o preservare dal pericolo dell’inferno, salvare o preservare dalla morte eterna (Matteo 18:11; Luca 19:10; Giovanni 12:47; 1 Timoteo 1:15; 2 Timoteo 4:18).
“Perdere” (apolesai) indica rovina, distruzione, ma non estinzione, ma perdere, perire e indica un'eterna rovina, quindi in riferimento alla morte eterna. (Matteo 10:28; Marco 1:24, Luca 4:34, 9:56). Questa morte eterna si chiama la morte seconda nello stagno di fuoco (Apocalisse 20:14).
In Luca 9:25 "rovina se stesso" significa sottomettersi alla morte eterna, che è l'opposto della vita eterna (Giovanni 3:16; 6:50, 51, 58).
Giacomo da, quindi una descrizione ulteriore di Dio che è il Legislatore e il Giudice, Dio è Colui che è in grado, capace di salvare e perdere, ad avere la forza e la competenza di scoprire, giudicare e punire tutti quelli che ignorano e trasgrediscono le Sue leggi con giustizia (1 Corinzi 4:4-5). Quanto inutile, è perciò, la pretesa di giudicare il prossimo!!
Giacomo aggiunge una descrizione definitiva di Dio come indicato dai verbi "salvare e perdere" (aoristo infinitivo). Giacomo qui sta pensando in termini di determinazione del destino ultimo spirituale degli individui, sta parlando di potere assoluto di Dio per determinare il destino eterno di una persona, sia la salvezza o la condanna.Solo Dio ha il diritto o il potere sulla vita e sulla morte (Genesi 18:25; Deuteronomio 32:39; 1 Samuele 2:6; 2 Re 5:7; Salmo 75:7; Isaia 33:22; Matteo 10:28; Ebrei 5,7; 2 Timoteo 4:8).
Il promemoria che Dio è l’unico legislatore e giudice che può salvare e perdere, richiama alla mente l'ammonimento di Gesù di Matteo 10:28 dove troviamo scritto:"E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire l'anima e il corpo nella geenna".
La Scrittura insegna che ognuno di noi dovrà comparire davanti a Dio nel giorno del giudizio e in quel momento dobbiamo rendere conto di ogni parola oziosa che abbiamo detto (Matteo 12:36). Dio ci ritiene responsabile per le stesse parole che diciamo e soprattutto le parole pronunciate contro il nostro prossimo. Pertanto facciamo attenzione a come parliamo degli altri!!

D) La Presunzione (v.12).
v.12: "ma tu chi sei, che giudichi il tuo prossimo?"
Questa domanda esprime disprezzo con qualche elemento di sarcasmo di Giacomo.Essa implica sarcasticamente la debolezza dell'uomo in contrasto con la potenza di Dio, la presunzione di un uomo nel giudicare il suo prossimo, “ma tu, chi sei?” L'uso della domanda al presente (giudichi- krinōn- presente attivo participio) implica che questo peccato si stava verificando attualmente all'interno della comunità.
Allora la domanda è questa: “chi sei tu che continuamente giudichi il tuo prossimo?” Il diritto di giudicare appartiene solo a Dio perché Lui è l’unico legislatore e   giudice, ma chi siamo noi per giudicare il prossimo? (Romani 14:4). Ma chi sei tu che giudichi il tuo prossimo? Questa domanda retorica ha la forza di una dichiarazione enfatica negativa con il senso che non ha alcun diritto di farlo!!! Il senso è: “Tu certamente non hai alcun diritto di ...!" Lo scopo di questa domanda è quello, di portare a vergognarsi coloro, che peccano esprimendo dei giudizi sul loro prossimo.

Oltre al fatto che noi non abbiamo, nessuna autorità e capacità di salvare e perdere ci sono almeno altri due motivi per cui non possiamo avere la presunzione di giudicare il prossimo, in primo luogo:
(1) La mancanza di informazioni perfette.
Un viaggiatore, una volta vide un uomo che zappava seduto su una sedia nel suo giardino, il viaggiatore si mise a ridere, ha pensato subito che si trattasse di pigrizia, di una pigrizia monumentale. Ma ben presto si accorse che più in là vi erano due stampelle che stavano per terra! Subito quello che sembrava ridicolo, in realtà era ammirevole perché nonostante la disabilità alle gambe quell’uomo stava zappando la terra!
Quando siamo tentati a giudicare, ricordiamoci che non abbiamo tutte le informazioni! Ci sono cose che noi non conosciamo! Dio, invece giudica in modo perfetto e imparziale perché è perfetto e conosce non solo le azioni di tutti, il passato come il presente, famiglie, storie, ma anche il cuore e le motivazioni degli uomini (1 Sam. 16:7;1 Re 8:39; Prov. 15:11). Noi invece no!

In secondo luogo non possiamo giudicare nessuno per:
(2)La nostra mancanza di integrità personale.
Nel giudicare gli altri stiamo condannando noi stessi perché anche "noi siamo nella stessa barca", anche noi siamo dei peccatori, anche noi facciamo le stesse cose!!!! In Romani 2:1 leggiamo: "Perciò, o uomo, chiunque tu sia che giudichi, sei inescusabile; perché nel giudicare gli altri condanni te stesso; infatti tu che giudichi, fai le stesse cose".
Giovanni ci racconta il fatto di quella donna colta in flagrante adulterio e condotta da Gesù e gli chiesero cosa ne pensasse è scritto in Giovanni 8:3-6: "Allora gli scribi e i farisei gli condussero un donna còlta in adulterio; e, fattala stare in mezzo, gli dissero: 'Maestro, questa donna è stata còlta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?' Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra".
Ora siccome Gesù non dava a loro retta e continuavano a interrogarlo, Gesù alzò il capo e disse loro in Giovanni 8:7: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". Sentendo questo e accusati dalla loro coscienza uscirono uno a uno, dai più vecchi fino agli ultimi nessuna ha condannato quella donna adultera. Non possiamo condannare nessuno perché siamo tutti mancanti!!

CONCLUSIONE
Ricordiamo: Chi parla male degli altri a noi parla male di noi agli altri!! Chi parla male del prossimo e giudica il prossimo  dimostra di essere arrogante: arrogante sul fratello, arrogante sulla legge, arrogante su Dio, invece dobbiamo amare il prossimo sottomettendoci così a Dio e alla Sua legge.

Quindi Giacomo ci esorta a non fare maldicenza e a non giudicare nessuno, per non fare ciò noi dobbiamo:
1) In primo luogo considerare l'altro: è il fratello (v.11).

2) In secondo luogo dobbiamo considerare la legge, il metterla in pratica.
La legge che ci dice di amare il prossimo e quando non lo facciamo stiamo dicendo che questa legge non è buona, giusta e perfetta e ci mettiamo al di sopra di essa.

3) In terzo luogo dobbiamo considerare che solo Dio è legislatore e giudice, l’unico in
grado che può salvare e perdere.  

4) In quarto luogo dobbiamo considerare noi stessi!!
Chi siamo noi per giudicare qualcuno? Noi non siamo Dio, non abbiamo informazioni perfette e anche noi siamo peccatori!

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