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"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Luca 1:14-17. Il messaggio della nascita di Giovanni Battista da parte dell'angelo.

                  Luca 1:14-17. Il messaggio della nascita di Giovanni Battista da parte dell'angelo.

Nella precedente predicazione abbiamo visto il momento della rivelazione della nascita di Giovanni Battista a Zaccaria, il momento della rivelazione è avvenuta quando Zaccaria si trovava a servire il Signore dentro il tempio, e l’angelo Gabriele gli appare e gli dice che la sua preghiera è stata esaudita e che la moglie avrebbe avuto un figlio, Giovanni.
Arrivati a questo punto, l’attenzione si sposta da Zaccaria a Giovanni; l’angelo rivela a Zaccaria qualcosa riguardo al figlio, quindi vediamo nei vv.14-17 il messaggio della rivelazione della nascita di Giovanni Battista con certe sue caratteristiche.
Giovanni Battista sarà:
I MOTIVAZIONE DI GIOIA ED ESULTANZA (V.14).
v.14: “Tu ne avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno per la sua nascita”.
Per (epi) la sua nascita ci sarà gioia ed esultanza dice l’angelo.
“Gioia” (chara) ed “Esultanza” (agalliasis) sono considerati sinonimi, usate per intensificare l’esperienza di gioia, per indicare: molto felice!
Gioia comunque è di contentezza, di letizia, di grande felicità come quando le donne videro che il sepolcro dove avevano messo Gesù era vuoto, e l’angelo disse loro che è risuscitato dai morti, le donne se ne andarono in fretta dal sepolcro con spavento e grande gioia il senso potrebbe essere un cuore che balla o che grida di felicità (Matteo 28:8; cfr. Luca 24:41,52).
Questa è anche la gioia della fine dei tempi (escatologica) portata con l'arrivo dell'era Messianica, con la nascita di Gesù dice Luca 2:10.
Quindi anche la gioia della salvezza, la gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede (Luca 15:7).
Così anche “esultanza” (agalliasis) è uno stato di gioia intensa e letizia, e spesso implica l'espressione e il movimento del corpo, ad esempio, saltare, ballare, quindi essere estremamente gioioso, gioire grandemente, estrema contentezza. (cfr. Luca 1:44).
Questa parola denota la gioia della salvezza, nonostante che va oltre la sofferenza che uno vive.
La gioia è legata a Dio “il Salvatore” o di "salvezza" (Salmo 20:5; 21:1; 51:12; 118:15).
La gioia che avevano gli Ebrei al primo esodo, la liberazione dall’Egitto (Salmo 105:43) e il secondo esodo dalla cattività Babilonia (Salmo 126:2; cfr. Isaia 51:11).
La gioia e l’esultanza è una caratteristica dominante nei racconti della nascita in Luca (cfr. Luca 1:28, 44, 46, 58; 2:10), ma va al di là della gioia del semplice parto, il riferimento segna l’avvento della salvezza messianica, di Gesù Cristo (avvento
escatologico e messianico; cfr. ad esempio: Isaia 12:6; 25:9; 29:19; 49:13).
“Rallegreranno” (charēsontai)indica gioia e felicità; il riferimento è sempre alla salvezza e all’opera di Dio (Luca 1:47, 58; 6:23; 10:20; 15:5,32; 19:37). La gioia nasce dall'esperienza dell'azione salvifica di Dio (Salmo 51:12; Giovanni  8:56).
Questi tre sinonimi di gioia segnano la nuova era di salvezza che inizia con GiovanniBattista che ha preceduto il Messia, preparandogli la strada.
Una delle caratteristiche che noi cristiani dovremmo avere è proprio la gioia della   salvezza per gli altri e per noi stessi! (cfr. Luca 15:7,10; Atti 15:3; Romani 14:17;   15:13; Galati 5:22; Filippesi 4:1; 1 Tessalonicesi 1:6; 1 Pietro 1:8-9; 1 Giovanni 1:4).

A) Per chi è la gioia?
L’angelo dice:
(1) Per il padre.
v.14: “Tu ne avrai gioia ed esultanza”.
Era normale per Zaccaria gioire per la nascita di un figlio tanto desiderato, ma aveva altri motivi per esserlo come per il carattere di questo figlio e la sua missione speciale.

In secondo luogo l’angelo dice:
(2) Per molti.
v.14: “…e molti si rallegreranno per la sua nascita”.
La nascita di Giovanni non interessava solo la sua famiglia, la sua nascita (gennēsei), cioè la sua venuta sulla scena e quindi il suo ruolo interesserà molti del popolo d’Israele  (Luca 1:16-17; 3:2-18; 7:24-28; Atti 13:24-25).    
  
B) Perché la gioia?
Zaccaria ed Elisabetta avranno questa grande gioia perché finalmente avranno, un figlio, ma si rallegreranno anche per il tipo di persona che sarà Giovanni. Nel v.15 leggiamo: “…Perché sarà grande davanti al Signore”.
“Sarà grande davanti al Signore”, badate bene dice “al Signore”. Non dice davanti le persone: famiglia, vicini di casa, insegnanti, datori di lavoro e così via, ma davanti al Signore!
“Davanti” (enōpion), comprende le idee di giudizio o parere, per il Signore, per la sua stima. Questo mi fa pensare che dovremmo sempre cercare di piacere a Dio e non agli uomini come ci ricorda anche l’apostolo Paolo (2 Corinzi 5:9; Galati 1:10; 1 Tessalonicesi 2:4).
“Grande” (megas) è in senso figurativo di rango e dignità, e questo per la sua consacrazione e poi per la sua missione nella storia di redenzione nel disegno che Dio ha voluto per lui, quindi la capacità che Dio gli ha dato (cfr. 2 Corinzi 3:5).
Giovanni era stato messo a parte dal Signore per servirlo in un modo speciale. Dio lo userà per i suoi scopi, Giovanni sarà importante per gli scopi di Dio.
Gesù dirà di lui in Luca 7:28: “Io vi dico: fra i nati di donna nessuno è più grande di Giovanni…”.
La grandezza di Giovanni consisteva nel suo privilegio di annunciare l'immediata venuta del Messia, di essere il Suo araldo, per il suo zelo e l'eloquenza con cui lo ha fatto (Giovanni 10:41).
Governanti e potenti, conquistatori e leader di eserciti, statisti e filosofi, artisti e autori, campioni sportivi, questi sono il genere di uomini che il mondo chiama “grande”, ma questa grandezza non è riconosciuta da Dio! Il metro che usa Dio, il valore per Dio è diverso da quello di questo mondo!
Non saremo grandi come Giovanni, ma daremo un grande piacere a Dio se gli saremo consacrati e lo serviremo!
      
Nel messaggio della rivelazione della nascita di Giovanni Battista troviamo:
II LA CONSACRAZIONE DI GIOVANNI BATTISTA (V.15).

Nella consacrazione vediamo:
A) L’astinenza di Giovanni.
Noi, infatti, leggiamo al v.15 questo: “Non berrà né vino né bevande alcoliche”.
Alcuni studiosi pensano che Giovanni era un Nazireo, cioè separato, consacrato per tutta la vita (Numeri 6:1-5; Giudici 13:4-5).
Il nazireo non doveva bere né vino e né alcolici, e doveva lasciarsi i capelli lunghi. Ma l’angelo non parla di capelli, quindi, non possiamo essere sicuri che Giovanni Battista fosse un Nazireo come per esempio Sansone (Giudici 13:4-5).
Anche i sacerdoti dovevano astenersi dalle bevande alcoliche è scritto in Levitico 10:9. Leon Morris scrive: “ Forse è meglio pensare alla posizione unica occupata da Giovanni, né Nazireo né sacerdote, ma con punti di contatto con entrambi”.
Tuttavia l’astensione sarà un segno della sua consacrazione a Dio, una speciale consacrazione al ministero profetico di Giovanni. Giovanni era una figura profetica (Luca 1:76; 3:1-2; 7:26).
A questo punto possiamo fare un’applicazione riguardo la consacrazione. Non siamo chiamati a servire il Signore come Giovanni Battista, lui ha avuto un ministero unico, ma tutti noi cristiani, siamo chiamati a essere consacrati a Dio. Ciò che Dio vuole sono uomini e donne consacrate a Lui.
Noi leggiamo in Romani 12:1: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio;questo è il vostro culto spirituale”.
“Dunque” (oun) raggruppa tutto il grande argomento dei capitoli 1-11, cioè l’insegnamento dottrinale e in modo particolare il capitolo 11 dove si parla della grazia di Dio. La consacrazione è la risposta a quanto Dio ha fatto per noi in Gesù!
Paolo esorta (parakalo), cioè implora, fa un appello ai credenti a consacrarsi a Dio, ad arrendersi completamente a Dio nel nome della misericordia di Dio. La consacrazione è una risposta di gratitudine per quello che Dio ha fatto per noi secondo la Sua misericordia!
Stephen Olford disse: “Qualsiasi persona che sia stata salvata, ma non ha mai ceduto la sua vita a Cristo, è una persona che non ha mai preso seriamente in considerazione l'amore di Dio, rivelato nel Signore Gesù”.
Siamo esortati a presentare a Dio il corpo in sacrificio vivente, cioè a consacrare tutto ciò che noi siamo a Dio in sacrificio vivente! Dio vuole tutto il corpo: Egli vuole il nostro cervello, i nostri occhi, le orecchie, la lingua, le mani e i piedi come suoi strumenti per la Sua gloria. Hai dato tutto a Dio di te stesso?

Ritornando al testo di Luca, nel messaggio dell’angelo vediamo:
B) La pienezza di Giovanni.
v.15: “e sarà pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre”.
I servi di Dio nell’Antico Testamento come nel Nuovo erano pieni di Spirito Santo (Mosè e gli anziani in Numeri 11:25-29; Sansone in Giudici 13:25, 14:6, 19, 15:14, Davide in 2 Samuele 23:2, Elia ed Eliseo in 2 Re 2:9-16; Ezechiele in Ezechiele 2:2; 3:12,14, 24; Gesù in Luca 4:1,14; Giovanni 3:34; Atti 10:38); gli apostoli in Atti 1:8; 2:8; 4:31,ecc.; i diaconi della chiesa di Gerusalemme in Atti 2:8; 6:3).
Noi troviamo lo stesso contrasto tra alcool e pienezza in Atti 2:15-17 dove è scritto: “ Questi non sono ubriachi, come voi supponete, perché è soltanto la terza ora del giorno; ma questo è quanto fu annunziato per mezzo del profeta Gioele:  ‘Avverrà negli ultimi giorni’, dice Dio, ‘che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei sogni’”.
Così anche in Efesini 5:18 è scritto: “Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza. Ma siate ricolmi di Spirito”. Senza l’influenza e il sostegno dello Spirito Santo, l’opera di Dio e quindi la missione del Battista non poteva essere compiuta efficacemente!
Ora a differenza di questo di Efesini 5:18, dove è comandato di essere ripieni di Spirito Santo, riguardo Giovanni Battista essere pieno di Spirito Santo fin dal grembo della madre, era una scelta e un atto sovrano di Dio affinché Dio lo possedesse per una missione speciale.
Nel Nuovo Testamento Giovanni è l’unica persona della quale si dica che doveva essere ripieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre, questo indica che fin dall’inizio era stato scelto da Dio, preparato e dotato delle capacità necessarie per compiere l’opera Sua (cfr. Geremia 1:5; Galati 1:15; Esodo 28:3; 31:3, 35:31, 35).
Fin da quando era in grembo della mamma (cfr. Giudici 13:3-5,7; 16:17; Isaia 44:2), Giovanni era sotto il piano di Dio, lo Spirito Santo era all’origine delle sue mosse e del suo comportamento.
Questo indica il suo ruolo profetico (cfr. Ezechiele 11:5), il punto è: un profeta è presente, anzi più di un profeta dirà Gesù per indicare il fatto che Giovanni fu il precursore del Messia (Isaia 40:3; Luca 7:26-28).

Possiamo fare due applicazioni:
• Dio ci chiama a testimoniare di Gesù Cristo.
Uno scopo per cui Dio ci ha dato lo Spirito Santo è di testimoniare di Gesù  Cristo.Ogni credente ha lo Spirito Santo. In Efesini 1:13 leggiamo: “In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso”.
Anche se il nostro servizio è diverso da quello del Battista, noi siamo chiamati a testimoniare di Gesù, a servirlo questo è uno degli scopi per cui abbiamo ricevuto lo Spirito Santo.
In Atti 1:8 è scritto: “Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra”.
Dio dona lo Spirito Santo ai Suoi figli con lo scopo che questi testimoniano di Lui.

La seconda applicazione è:
• Dio ci fortifica per testimoniare di Gesù Cristo.
Dio prepara, chiama, accompagna ed equipaggia i suoi servi per il compito ai quali li ha chiamati. Dio non ci dà un compito senza che ci dia la Sua capacità e sostegno per compierlo!!
Il ministero di Giovanni Battista è stato efficace secondo la volontà di Dio perché Dio lo ha preparato, chiamato, accompagnato ed equipaggiato! Pertanto possiamo dire con l’apostolo Paolo: “Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica” (Filippesi 4:13).
Come per le cose materiali abbiamo bisogno di potenza per vivere, così abbiamo bisogno della potenza dello Spirito Santo per vivere la vita cristiana e per servire Dio! Il progresso dell’uomo è stato la scoperta e l'uso della potenza: la potenza del fuoco, del vento, del vapore, del carbone, del gas e petrolio, dell’elettricità, del nucleare. Ma soltanto pochi, anche tra noi cristiani praticanti, hanno riconosciuto e utilizzato il potere spirituale di Dio.
Dio è onnipotente! Egli è la fonte di ogni potere. Gesù e gli apostoli pieni di Spirito Santo poterono servire Dio efficacemente!

Nel messaggio della rivelazione della nascita di Giovanni Battista c’è:
III LA MISSIONE DI GIOVANNI BATTISTA (VV.16-17).
Nella missione di Giovanni vediamo:
A) La Promessa (v.16).
v.16: “convertirà molti dei figli d'Israele al Signore, loro Dio”.
La missione di Giovanni Battista comporta il proclamare il messaggio di Dio, esortando al pentimento che si esprime in una vita cambiata, una dipendenza da Dio per un nuovo modo di vivere come leggiamo in Luca 3:1-14.
Il ministero del Battista sarebbe stato un po’ come quello dei profeti dell’Antico Testamento (Cfr. Luca 1:76; 7:26; 1 Cronache 15:1-4; 2 Re 17:13; 2 Cronache 36:14-16; Geremia 3:14; Ezechiele 3:19).
Israele anche nel passato si allontanava da Dio e i profeti li richiamavano per tornare a Dio e per vivere una vita di giustizia e per servirlo (Geremia 3:7,10; Ezechiele 3:19; Daniele 9:13).
“I figli di Israele” è un modo di dire per indicare il popolo d'Israele (Esodo 40:36; Levitico 1:2; Osea 3:4-5; cfr. Atti 5:21; 7:23, 37; 9:15; 10:36).
Vediamo che la missione di Giovanni Battista era ristretta solo al popolo d’Israele, con un effetto della conversione di molti (pollous) e non di tutti.
Non è detto quanti sono stati i convertiti con la sua predicazione, ma il numero è stato grande come confermato anche da Matteo 3:5-6; Marco 1:5 e Luca 3:7.
“Convertirà” (epistrepsei- futuro attivo indicativo) si riferisce a un cambiamento di orientamento o di direzione nella vita, una svolta dal peccato per rivolgersi a Dio e di vivere e servirlo in modo che Dio si aspetta. (cfr. Deuteronomio 30:2; 1 Samuele 7:3; Geremia 3:7,10,14; 18:8; Ezechiele 3:19; Daniele 9:13; Osea 3:5; 7:10; Atti 9:35; 15:19; 26:18; 1 Tessalonicesi 1:9-10; 1 Pietro 2:25).
Israele si era allontanato da Dio e aveva bisogno di un profeta per richiamarli alla giustizia, per richiamarli a Dio.
Giovanni è una figura profetica (Luca 1:76 a; 3:1-2; 7:26), il precursore del Signore (Luca 1:17; 1:76 b; 3:4; 7:27), che predica il pentimento e il perdono dei peccati per la salvezza ( Luca 1:77; 3:3, 6).
La conversione è cambiare credo o linea di condotta, con particolare attenzione alla cosa o alla persona a cui ci si rivolge, in questo caso a Dio. La conversione perciò deve mirare non a nostri interessi o vantaggi, ma per la gloria di Dio.
La conversione non deve essere fatta perché ho un qualche vantaggio da Dio, ma perché abbiamo offeso Dio con i nostri peccati e così ritornando a Lui facciamo la cosa che va fatta, che è giusta, che è la Sua volontà, che lo glorifica!

Noi siamo chiamati alla conversione radicale e anche se in modo diverso siamo chiamati a predicare il Vangelo affinché il peccatore si converta (Atti 14:15; 26:18; Giacomo 5:19-20), e siamo chiamati a esortare che si ravvedano e si convertano come è scritto in Atti 3:19: “Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati”. Senza ravvedimento non c’è perdono dei peccati! (Luca 24:47).

Nella missione di Giovanni vediamo che è:
B) Il Precursore di Gesù (v.17)
v.17: “ andrà davanti a lui con lo spirito e la potenza di Elia”.
Giovanni Battista sarebbe andato e così è stato davanti a Lui, cioè al Signore, al Messia, cioè a Gesù (Cfr. Luca 1:43,76; 2:11).
“Andrà davanti a lui” (proeleusetai enōpion autou) indica prima di Gesù nel tempo (Luca 22:47; Atti 20:5), esprime il pensiero di Giovanni come il precursore per preparare la via del Signore (Matteo 11:10; Marco 1:2; Luca 1:76; 7:27; Giovanni 3:28).
La sua missione è paragonata a quella di Elia (cfr. Marco 9:13), e richiama alla mente le profezie di Malachia 3:1 che dice: “Ecco, io vi mando il mio messaggero, che spianerà la via davanti a me e subito il Signore, che voi cercate, l'Angelo del patto, che voi desiderate, entrerà nel suo tempio. Ecco egli viene», dice il SIGNORE degli eserciti”.
E ancora Malachia 4:5-6: “Ecco, io vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno del SIGNORE, giorno grande e terribile. Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri, perché io non debba venire a colpire il paese di sterminio”.
Questo mette in risalto sia la grandezza di Giovanni, perché è paragonato a Elia e perché sarà il precursore di Gesù e anche la sua sottomissione al Signore.

In primo luogo:
(1) Giovanni Battista era un araldo del Signore.
Giovanni andrà prima di Gesù Cristo come un araldo precede un re. Nei tempi antichi, un araldo precedeva il re in viaggio assicurandosi che le strade fossero sicure e adatte al sovrano, doveva sgomberare le strade per renderle praticabili per il suo viaggio e annunciava nello stesso tempo il suo arrivo, o un suo messaggio. 
L’araldo non presentava sé stesso o una sua propria opinione, ma ciò che gli veniva comandato, era il portavoce del suo signore e osservava esattamente le istruzioni di chi lo mandava, e agivano con l’autorità di chi li mandava. Riguardo l’araldo G. Friedrich scrive: “Egli è soltanto un organo esecutivo. Poiché non dev’essere che la bocca del suo signore, l’araldo non deve falsare il messaggio affidatogli con aggiunte personali, ma è tenuto a riportarlo così come gli è stato comunicato…deve sempre attenersi alle parole e agli ordini del suo signore…Gli araldi fanno proprio il pensiero del committente e agiscono con l’autorità e con la pienezza di poteri dei loro signori. Che l’araldo intraprenda qualcosa per suo proprio impulso, senza un ordine espresso, è fuori dall’ordinario…”
Anche noi come cristiani siamo araldi del Signore nel senso che portiamo il Suo messaggio, che predichiamo la Sua Parola, Cristo, il regno di Dio (Atti 8:5; 9:20; 28:31; 1 Corinzi 1:17-25; 2 Timoteo 4:2).

A questo punto è importante fare due applicazioni.  
• La sottomissione al Signore.
Noi siamo chiamati a sottometterci a Dio. Come il Battista siamo chiamati a essere sottomessi a Dio. Non possiamo fare di testa nostra, seguire i nostri piani e progetti, dire le nostre idee, convinzioni, ma quelle di Dio.
Noi dobbiamo sempre attenerci alle parole e agli ordini di Dio! Non dobbiamo falsare il messaggio di Dio con aggiunte personali, ma siamo chiamati a riportare la verità del Suo messaggio così come ci è stato rivelato nella Sua Parola!

• La predicazione Cristocentrica.
Noi non dobbiamo parlare di noi stessi alla gente e convertirli a noi, o alla nostra denominazione, o religione, ma a Cristo! Per orgoglio e presunzione alcuni possono attirare l’attenzione su sé stessi, o la propria organizzazione, ma Giovanni c’insegna a indirizzare gli altri a Cristo.
Giovanni predicava Cristo! (Matteo 3:11-12;Giovanni 1:29,36; 3:29-30). Tante persone e opere e organizzazioni fanno esattamente l'opposto, mettono loro stessi al centro, per i loro interessi e non Gesù, parlano di Gesù, ma lo usano per i propri interessi. In questo modo, al posto di avvicinarle a Gesù, alla Sua Parola e insegnamenti li allontanalo!

In secondo luogo:
(2) Giovanni Battista ardeva per il Signore.
v.17: “ andrà davanti a lui con lo spirito e la potenza di Elia”.
Ci sono molti paralleli tra Elia e Giovanni: entrambi avevano lo spirito spartano, una vita vissuta nel deserto,vestiti alla stessa maniera  (2 Re 1:08, Matteo 3:4).Entrambi avevano la potenza di Dio nello scuotere la coscienza di una nazione, entrambi denunciavano il peccato, e affrontavano con coraggio i leader malvagi: Elia aveva Acab e Izebel (2 Re 19:2), Giovanni aveva Erode il tetrarca ed Erodiade (Matteo 14:1-12), entrambi hanno avuto momenti di perplessità, Elia sotto una ginestra (1 Re 19:3-4) e Giovanni in prigione (Matteo 11:2-3).
   
Ma a che cosa significa con lo spirito e la potenza di Elia?
Alcuni interpretano che questo si riferisca allo Spirito Santo e alla potenza di Dio, quindi sotto l’influenza divina. Luca associa spesso Spirito Santo e potenza (Luca 1:35; 4:14; Atti 1:8; 10:38).
Altri dicono che Giovanni avrà lo stesso spirito e la potenza per indicare che Giovanni andrà con lo spirito e la potenza come quella di Elia. La frase indica il carattere e la forza del ministero di Giovanni sono come al ministero di Elia.
Altri che Giovanni sia un predicatore di giudizio e di pentimento coraggioso come Elia che affrontò i profeti di Baal (1 Re 18:20-40).
Altri pensano una posizione forte e priva di compromessi in difesa della parola di Dio persino dinanzi monarchi spietati (1 Re 18:17-24; Marco 6:15).
Comunque sia quello che è importante sottolineare è: lo zelo per il Signore e la sua verità, la passione nel servirlo, per una riforma e una denuncia schietta del peccato, il fervore nel predicare il ravvedimento con franchezza, con coraggio e senza compromessi! Caratteristica che avevano gli apostoli e che devono avere tutti i credenti! (Atti 2:29; 4:13; 9:27; 13:46; 14:3; 18:25-26; 28:31; Ebrei 10:35; Romani 12:11).   

Nella missione di Giovanni osserviamo:
C) Il Proposito (v.17)
Noi troviamo due propositi della missione di Giovanni Battista.

Il primo è:
(1) La conversione.
a) La conversione dei padri ai figli
v.17: “per volgere i cuori dei padri ai figli”
“Volgere” (epistrepsai- aoristo attivo infinito) significa conversione (è la stessa parola del v.16).
Questo passaggio è stato interpretato in vari modi.
Alcuni pensano che si tratti di riconciliazione familiare secondo com’è scritto in Malachia 4:5, anche se Luca non menziona di Malachia: “il cuore dei figli verso i padri”.
Altri pensano i genitori giusti saranno riconciliati con i loro figli disobbedienti quando i figli diventano obbedienti.
Altri ancora, pensano ai padri disobbedienti che saranno convertiti al credo dei loro figli giusti.
I padri rappresentano la vecchia generazione con le loro tradizioni ifigli rappresentano la nuova generazione.
La vecchia generazione si converte agli ideali della nuova generazione che è secondo la volontà di Dio.    
Altri pensano che il popolo della generazione attuale disobbediente si convertirà in modo che i patriarchi ebrei, gli antenati (i padri), dall’altro mondo, osservandoli non ne sono dispiaciuti, ma li approvano.
Infine, i padri disobbedienti riceveranno i cuori dei figli e diventeranno giusti.
Qualunque possa essere l’interpretazione corretta, lo scopo del ministero di Giovanni è portare rinnovamento, riforma, cambiamento positivo secondo la volontà di Dio per un impegno verso il Signore.
Dunque l’enfasi è sul pentimento con specifiche pratiche come accadrà quando Giovanni battezzerà (cfr. Luca 3:3-14) e come confermato nella frase successiva, preparare il popolo al Messia.

Il secondo scopo è:
b) La conversione dei ribelli alla saggezza dei giusti.
v.17: “e i ribelli alla saggezza dei giusti”.
“Ribelli” (apeitheis) si riferisce ai disubbidienti che non vogliono ascoltare la legge di Dio (cfr. Isaia 30:9; Geremia 5:23).
“Alla” (en) indica il cambiamento di prospettiva dalla disobbedienza alla giustizia che è stata la potente predicazione di Giovanni che ha avuto effetto.
“Saggezza” (phronēsei) è la facoltà psicologica di pianificazione riflessiva, quindi essere saggio e previdente, si riferisce al modo di pensare, alla mentalità, in questo caso, è la conoscenza e l’amore santo per la volontà di Dio.
Questo è confermato dalla parola “giusti” (dikaiōn) che indica essere in conformità con gli standard di Dio (Matteo 1:19; Luca 1:6).
Dunque lo scopo della missione di Giovanni era di riportare coloro, che disobbedivano alla legge di Dio, ad avere una mentalità secondo coloro, che obbedivano a Dio, che si comportavano secondo la volontà di Dio.

In conclusione vediamo lo scopo finale:
(2) La preparazione del popolo.
v.17:  “per preparare al Signore un popolo ben disposto”.
Questa frase non si trova né nell’Antico Testamento e neanche nel Nuovo Testamento, ma è una combinazione di diversi passaggi dell’Antico Testamento dove si parla appunto del precursore del Messia (Malachia 3:1; Isaia 40:3; cfr. Marco 1:2-3).
“Preparare” (hetoimasai- aoristo attivo infinito) indica effettuare tutti i preparativi necessari affinché tutto sia pronto. Parola usata anche per preparare la via di un re, com’era usanza per i re orientali nei loro viaggi (Apocalisse 16:12); ma qui metaforicamente è per il Messia (Matteo 3:3; Marco 1:3; Luca 1:76; 3:4).
“Ben disposto” (kateskeuasmenon – perfetto passivo medio) si riferisce a essere pronto.
La parola (Kataskeuazō) era usata fra i greci in senso figurato per prepararsi interiormente a partecipare a riti religiosi. L’angelo dice a Zaccaria che la missione di Giovanni sarebbe stata quella di preparare spiritualmente e moralmente il popolo a ricevere il Signore.
Come precursore, Giovanni doveva preparare gli uomini per la venuta del Signore.L'obiettivo di Giovanni era di ripristinare la giustizia tra il popolo d’Israele, in modo che essi sarebbero stati pronti a ricevere il Signore, cioè, il loro Re, Gesù.
Certo Gesù è venuto su questa terra ed è lo Spirito Santo che convince le persone ad accogliere le persone, ma noi siamo chiamati come Giovanni a parlare alle persone e a prepararli in un certo senso ad accogliere Gesù nel loro cuore con la nostra buona testimonianza, aiutarli con la nostra vita e servizio più facile credere in Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore (2 Samuele 12:14; Romani 2:24).      

CONCLUSIONE.
Quale conclusioni possiamo trarre da questi versetti?
1) Dio fa conoscere la Sua volontà tramite la predicazione.
Come i profeti sotto l’Antico Patto ha parlato per rivelare la Sua volontà per richiamare il popolo  all’ubbidienza  e ad accoglierlo.
Dio si preoccupa di recuperare il peccatore, desidera avere comunione con lui e manda i suoi servi.
Questo è il messaggio che reca gioia ed esultanza! Hai questa gioia nel tuo cuore?

2) C’è una continuità storica nel piano di Dio. 
Giovanni è il frutto delle profezie che si sono realizzate nella sua persona (Malachia 3:1; 4:5-6). La parola di Dio è dinamica e produce effetto.
La Sua parola non ritorna indietro a vuoto senza aver compiuto ciò che Lui vuole (Isaia 55:10-11).

3) Giovanni è il prototipo dell’evangelista cristiano.
Nel prototipo vediamo:
• Siamo chiamati a piacere a Dio e non agli uomini.
• Siamo chiamati a essere consacrati a Dio e ad avere passione per Lui.
• Siamo chiamati a essere ripieni di Spirito Santo.
• Siamo chiamati a predicare Cristo.
• Siamo chiamati a predicare il ravvedimento per uno stile di vita di obbedienza.

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