Cani e porci (Matteo 7:6).
Qual è il motivo di questa parabola?
In precedenza nei vv.1-5, Gesù esorta i credenti a non giudicare gli altri, a non essere ipocriti guardando la pagliuzza dell’occhio degli altri mentre non ci si accorge della trave che è nel proprio occhio.
Gesù esorta a togliere prima la trave dal proprio occhio per essere in grado poi di togliere la pagliuzza dall’occhio degli altri.
Ora Gesù esorta a non dare ciò che è santo ai cani e le perle ai porci.
Alcuni studiosi pensano che tra questa parabola e il discorso precedente non ci sia nessun collegamento, si tratta di un nuovo tema.
Mentre altri pensano ci sia un collegamento di equilibrio: è vero che non dobbiamo giudicare nessuno, ma è anche vero che non dobbiamo essere permissivi nelle questioni sacre; il pensiero critico, nel senso di correzione deve comunque essere esercitato, per esempio riguardo i peccati, le eresie, ma va fatto con discernimento. Gesù con questa parabola dice i motivi.
Non dobbiamo andare in cerca dei difetti e giudicare gli altri, ma nemmeno dobbiamo ignorare i loro difetti, entrambi gli estremi sono da evitare.
Ma è inutile cercare di correggere gli altri (Matteo 7:1-5) se non sono disposti ad ascoltare, in questo dobbiamo esercitare il discernimento.
Quindi, se da una parte non dobbiamo giudicare, dall’altra Gesù ci dice di non mancare di discernimento nel riconoscere “pagliuzze e travi”, e anche di discernere il tipo di persone che è davanti a noi.
Dobbiamo saper riconoscere l’errore, ma senza condannare il prossimo, ma per aiutarlo a togliere la “pagliuzza” che ha nell’occhio, la persona deve essere pronta ad ascoltare, altrimenti è meglio non dire niente.
Noi vediamo:
I LA PROIBIZIONE DELLA PARABOLA.
A) Non date ciò che è santo ai cani.
“Non date ciò che è santo ai cani”, dice Gesù.
“Ciò che è santo” (to hagion) si riferisce al cibo consacrato che doveva essere mangiato solo dai sacerdoti e dalle loro famiglie (Esodo 29:33-34; Levitico 22:10-16; Numeri 18:8-19).
Il riferimento non è ai piccoli cani di compagnia, ma ai cani randagi, sporchi, selvaggi e ringhianti, che sono capaci di mordere la mano di chi li nutre.
I cani erano considerati animali impuri, i quali dovevano essere alimentati da cibi impuri (Esodo 22:31) e non quindi con il cibo consacrato a Dio.
Questi cani si vedevano quasi ovunque, aggirarsi per la spazzatura, erano spazzini selvatici (cfr. 1 Samuele 17:43; 24:14; 1 Re 14:11; 21:19; 2 Re 8:13; Giobbe 30:1; Proverbi 26:11; Ecclesiaste 9:4; Isaia 66:3; Matteo 15:27; Galati 5:15; Filippesi 3: 2; 2 Pietro 2:22; Apocalisse 22:15).
In secondo luogo troviamo:
B) Non gettate le vostre perle ai porci.
“Non gettate le vostre perle davanti ai porci”, dice ancora Gesù.
Le perle sono le pietre preziose che si trovano nei frutti di mare, soprattutto in India, nelle acque che circondano Ceylon.
Al fine di avere una perla di grande valore un commerciante era disposto a vendere tutti i suoi beni (Matteo 13:45-46; cfr. 1 Timoteo 2:9; Apocalisse 17: 4; 18:12, 16; 21:21) .
I porci erano considerati animali impuri (Levitico 11:7; Deuteronomio 14:4-20; Atti 10:12-14; cfr. Isaia 65:4; 66:3,17).
Erano animali selvatici che spesso erano nelle discariche ai margini della città; erano avidi, sporchi, cattivi e pericolosi.
Non era una cosa strana essere attaccati dai porci per essere un loro pasto.
I maiali erano considerati abominevoli e quando Antioco Epifane offrì sull'altare ebraico un maiale e costrinse i sacerdoti a mangiarlo, scatenò la rivolta dei Maccabei nel 168 a.C.
Passiamo ora al:
C) Significato simbolico delle parole.
Entrambi gli animali sono contrasti naturali a ciò che è santo e prezioso.
Pertanto, ciò che è santo e prezioso non dovrebbe essere dato ai cani e ai maiali!
Vediamo il significato simbolico delle parole cominciando con:
(1) Ciò che è santo e perle.
“Ciò che è santo” secondo alcuni studiosi, si riferisce al Vangelo, o alla verità spirituale, che non deve essere condiviso indiscriminatamente con coloro che non sono disposti ad accettarla, che la rigettano ostinatamente.
Altri studiosi pensano si tratti dei rimproveri dei vv.1-5.
In questo senso è inutile cercare di correggere qualcuno che non è disposto ad ascoltare, o a ricevere l’insegnamento di Dio (Proverbi 9:8; 23:9).
Secondo altri studiosi significa qualsiasi verità connessa con ammonimenti scritturali, precetti, o dottrina biblica.
“Perle” si riferisce, dunque, a qualcosa di prezioso.
A causa del loro elevato valore, è un buon simbolo di ciò che è molto importante nella vita.
Qui si parla figurativamente dei valori spirituali e morali che sono le cose più importanti nella vita.
Secondo alcuni studiosi si riferisce al Vangelo del regno di Gesù e le sue implicazioni (Matteo 4:17,23), infatti in Matteo 13:45-46 il regno dei cieli è paragonato a una perla di grande valore.
Secondo altri studiosi il simbolo potrebbe anche indicare ciò che è molto importante nella vita e riguardano i valori spirituali e morali come la Parola di Dio, la purezza, l'onestà, l'integrità, la virtù, e la fedeltà.
In questo testo ci viene detto come sprezzantemente alcune persone trattano queste perle.
Alcuni studiosi pensano che Gesù si riferisca alla Cena del Signore.
Ma è meglio vedere “ciò che è santo” e “perle” alla rivelazione e alla verità di Dio in generale: sia il Vangelo che tutte le dottrine con le loro implicazioni quindi l’insegnamento e la riprensione.
Passiamo, ora al significato simbolico di:
(2) Cani e porci.
L'apostolo Pietro fa riferimento a entrambi in 2 Pietro 2:22 riferendosi ai falsi dottori, ai falsi credenti la cui natura non è mai stata rigenerata e dopo aver conosciuto la via della giustizia, hanno girato le spalle al santo comandamento che era stato dato loro.
“Cani” e “porci” sono termini dispregiativi usati per i Gentili (cfr. Matteo 15:26-27), ma qui rappresentano tutte le persone che sono insensibili, antagonisti e rifiutano le verità spirituali di Dio.
“Cani e porci” rappresentano coloro che girano le spalle e rifiutano ostinatamente la verità, rappresentano coloro che sono viziosi, impuri, abominevoli, malvagi, spregevoli.
Sono irresponsabili e ingrati, sprezzanti verso Dio, che ridicolizzano il Vangelo, empi che disprezzano la Parola di Dio.
I “cani e i porci” sono considerati i miscredenti (2 Pietro 2:22; Apocalisse 22:15).
Matthew Henry a riguardo scriveva: "Tra la generazione dei malvagi, ci sono alcuni che sono arrivati a un tale punto di malvagità, che sono considerati come cani e porci, sono sfacciatamente e notoriamente vili".
A causa della loro natura del tutto malvagia, viziosa, e spregevole, possono essere paragonati ai cani e maiali.
Questo versetto mostra gli effetti devastanti del peccato sull’uomo.
Il peccato e il male influenzano l’uomo ad agire come un cane e un maiale rispetto alla verità di Dio, e cioè in contrasto con essa!
Paolo ci ricorda in Romani 8:7: “Ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo”.
(3) Noi possiamo vedere degli esempi riguardo il prendere le distanze dai “cani e i porci”.
Proverbi di Salomone.
In Proverbi 9:7-8 è scritto: “Chi corregge il beffardo si attira insulti, chi riprende l'empio riceve affronto. Non riprendere il beffardo, per evitare che ti odi; riprendi il saggio, e ti amerà”.
Il “beffardo” (lēṣ) è la persona che disprezza e ridicolizza (Salmo 1: 1; Proverbi 1:22; 3:34; 9: 7, 8, 13, 1; 14: 6; 15:12; 19:25, 29, 20: 1; 21:11, 24; 22:10; 24: 9; Isaia 29: 20).
Potrebbe anche essere chiamato “sciocco”, o “arrogante”, termini che indicano la mancanza di rispetto per il Signore e le sue leggi (Proverbi 1:22; 3:34), colui agisce con superbia (Proverbi 21:24), il popolo di Dio è avvertito a non associarsi con essi (Salmo 1:1).
Quindi chi corregge una persona che agisce arrogantemente, l’empio, si attira insulti!
Invece il saggio lo amerà!
Così in Proverbi 23:9 leggiamo: “Non rivolgere la parola allo stolto, perché disprezzerà il senno dei tuoi discorsi”.
Lo “stolto” (kesîl) è la persona stupida, che disprezza la sapienza; quindi sarebbe una perdita di tempo cercare di insegnargli qualcosa.
Lo stolto non solo respinge l’istruzione, ma anche chi cerca d’istruirlo.
I dodici apostoli.
Quando Gesù mandò dodici dei Suoi discepoli alle pecore perdute della casa d’Israele per guarire e predicare che il regno dei cieli è vicino, una delle Sue indicazioni era: “Se qualcuno non vi riceve né ascolta le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città, scotete la polvere dai vostri piedi” (Matteo 10:14).
Lo scuotere la polvere dai piedi era un gesto drammatico di ripudio, di disprezzo, un gesto molto comune dei Giudei nel lasciare le regioni straniere.
Un ebreo pio, quando lasciava il territorio Gentile, rimuoveva dai suoi piedi e dai suoi vestiti tutta la polvere della terra pagana, dissociandosi così dall'inquinamento di quelle terre e dal giudizio in serbo per loro.
Per i discepoli di Gesù fare questo tra le case e le città degli ebrei sarebbe un modo simbolico per dire che i discepoli del Messia ora vedono quei luoghi come pagani, inquinati, e sottoposto al giudizio di Dio (cfr. Atti 13:51; 18:6).
Paolo e Barnaba.
Quando gli ebrei si rivoltarono contro Paolo e Barnaba in Antiochia di Pisidia, dissero con franchezza: “Era necessario che a voi per primi si annunziasse la Parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi ritenete degni della vita eterna, ecco, ci rivolgiamo agli stranieri” (Atti 13:46).
A Corinto quando i Giudei si opposero e insultarono Paolo, l’apostolo scosse le sue vesti, e disse loro: “Il vostro sangue ricada sul vostro capo; io ne sono netto; da ora in poi andrò dai pagani” (Atti 18:6).
II LA MOTIVAZIONE DELLA PARABOLA.
Gesù dice: “Perché non le pestino con le zampe e rivolti contro di voi non vi sbranino”.
Un ebreo non avrebbe mai dato del cibo sacro ai cani, né si sarebbe mai sognato di gettare le perle ai porci!!
Se lo avessero fatto, questi animali si sarebbero rivoltati contro con rabbia perché una volta prese le perle, le avrebbero gettate per terra perché immangiabili, quindi calpestate, non avrebbero e non apprezzano la preziosità delle perle e avrebbero assalito il donatore.
Oppure è stato interpretato che i maiali calpestano le perle sotto i piedi (forse per la delusione che non è cibo commestibile), e i cani sono così disgustati con il cibo che non gli piace tanto da rivoltarsi contro il donatore.
Oppure si riferisce solo ai maiali.
A riguardo Giovanni Miegge scriveva: “ Le perle sono cose preziose per gli uomini, e ancor di più per le donne; ma i porci crederanno che siano cose da mangiare, e nella loro delusione si volteranno contro il malcapitato donatore, e ne faranno scempio”.
Quindi il primo motivo per non dare ciò che è santo ai cani e le perle davanti ai porci è perché possono:
A) Pestare la verità di Dio.
Ciò che è santo e di valore va dato a chi le apprezza!
Alcune persone si rifiutano di ricevere la verità cristiana, non hanno alcun rispetto per le cose più preziose della vita. Essi disprezzano le cose di Dio!
La rivelazione di Dio non deve essere esposta all’abuso e allo scherno!
I discepoli devono esercitare il discernimento.
Gesù sta dicendo che qualunque cosa sia in rapporto a Dio di conseguenza è molto preziosa e deve essere trattata con rispetto.
“ Pestino” (katapatēsōsin) è calpestare sotto i piedi, calcare pesantemente con i piedi, e indica trattare con disprezzo assoluto.
Non si possono dare cose di valore per chi non le sa apprezzare!
Gli uomini malvagi non danno alcun valore alle perle spirituali, non hanno alcun rispetto per le cose più preziose della vita, per le cose di Dio, non esitano a disprezzarle, anche Dio stesso è odioso per loro.
Pertanto è meglio non continuare a parlare con loro delle verità bibliche, è uno spreco, ma anche perché può essere occasione per loro di bestemmiare il nome di Dio, o di disprezzare la Sua Parola.
Il secondo motivo è che possiamo essere:
B) Perseguitati.
Gesù dice: “Perché non le pestino con le zampe e rivolti contro di voi non vi sbranino”.
“Cani e porci”, sono un pericolo per il popolo di Dio che fedelmente lo serve.
Quando non c'è rispetto per il dono, per la verità di Dio, non ci sarà nemmeno alcun rispetto per il donatore, per il cristiano che dispensa questo dono di Dio, della Sua verità.
Se Gesù è stato maltrattato noi Suoi discepoli non possiamo aspettarci di essere accolti braccia aperte, e avere un trattamento migliore!
La persecuzione per i servi di Dio, è vista normale nella Bibbia, Gesù avvertì i discepoli che sarebbero stati perseguitati. (Matteo 10:16-39; 13:28, 39; 23:34-35; 24:9; Giovanni 15:20).
“La persecuzione è uno dei segni più certi della genuinità del nostro cristianesimo” afferma Benjamin E. Fernando.
In Matteo 5:10-12 Gesù dice: “Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi”.
In Atti 14:21-22 è scritto: “E, dopo aver evangelizzato quella città e fatto molti discepoli, se ne tornarono a Listra, a Iconio e ad Antiochia, fortificando gli animi dei discepoli ed esortandoli a perseverare nella fede, dicendo loro che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni”.
“Tribolazioni” (thlípsis) si riferisce alle persecuzioni. (Matteo 24:21; Marco 4:17; Atti 20:23; 2 Tessalonicesi 1:4).
La missione di diffondere la parola di Dio comporta gravi pericoli!!
I discepoli devono rendersi conto che il messaggio del regno di Dio deve essere maneggiato con discernimento, perché ci sono malintenzionati che risponderanno al messaggio con violenza contro i messaggeri.
Il mondo ama ciò che è suo, per questo non ama Gesù e i Suoi discepoli (Giovanni 15:18-20).
Il genere umano odia la verità di Dio, preferisce le tenebre alla luce, ama stare nelle tenebre perché così le loro opere malvagie non sono scoperte (Giovanni 3:19-20).
La maggior parte delle dottrine bibliche sono totalmente inaccettabili, oppure offensive per la maggior parte degli uomini.
Come veri cristiani portando la Parola di Dio non ci aspettiamo di essere accolti a braccia aperte da tutte le persone!
“È innaturale per il cristianesimo di essere popolare” diceva Billy Graham.
III LA COMUNICAZIONE DELLA PARABOLA.
Cosa ci vuole comunicare questa parabola?
Certamente ad avere discernimento spirituale riguardo l’evangelizzazione e la riprensione.
A) Riguardo l’evangelizzazione.
Noi cristiani siamo chiamati diffondere la verità della Parola di Dio e del Vangelo a tutte le persone (cfr. Matteo 28:18-20), ma lo dobbiamo fare con discernimento.
Gesù ci vuole comunicare ad avere discernimento, consapevoli che ci sono persone che non vogliono ascoltare la Parola di Dio sia in forma di correzione, di riprensione e sia in forma di evangelizzazione.
Se noi una volta che abbiamo capito che la persona che ci sta davanti disprezza la parola di Dio, non dobbiamo continuare a parlare.
Non dobbiamo forzare ad ascoltare chi non vuole ascoltare!
Ci sono alcune persone con temperamenti violenti, con un carattere difficile, e irrazionale, caparbi, cocciuti che non vogliono sapere niente del Vangelo, è meglio lasciarli stare e pregare per loro, e aspettare un secondo momento.
Se insistiamo a parlare con queste persone, la Parola di Dio sarà calpestata, cioè disprezzata, ridicolizzata e quindi anche il Signore, e noi possiamo essere perseguitati.
Quindi non dobbiamo all'infinito continuare a portare la Parola di Dio a coloro che la disprezzano, certo dobbiamo avere pazienza, ma c'è un limite; arriva un momento in cui dobbiamo smettere.
È inutile continuare a presentare concetti sacri, la verità della Parola di Dio a coloro che non vogliono ascoltare, che continuamente e ostinatamente rifiutano ciò che hanno già sentito.
Ci saranno momenti in cui la Parola di Dio, o il Vangelo che presentiamo è rifiutato e deriso, in questo caso è meglio allontanarsi e non parlare più “scrollandoci di dosso la polvere dei nostri piedi” e predicare da qualche altra parte!!
B) Riguardo la riprensione.
Questa parabola si adatta anche a coloro che sbagliano: credenti e non, e hanno bisogno di essere corretti nel loro comportamento secondo la Parola di Dio.
Se queste persone si rifiutano di ascoltare perché sono convinti che loro non hanno sbagliato, e sono anche violenti, è meglio lasciarli stare.
Se non apprezzano le perle della Parola di Dio, ciò che è santo, è meglio lasciare stare.
Se queste persone non sono toccate, illuminate dallo Spirito Santo è tempo perso.
Una persona al tramonto si trovava ai bordi Grand Canyon ne ammirava la bellezza di quest’opera impressionante di Dio.
Notò che un turista cercava di fare foto con un piccolo flash nel canyon buio, ma il flash non poteva arrivare a penetrare chilometri di distesa, era necessario una luce più forte.
Così l'uomo, senza l'illuminazione dello Spirito di Dio non può capire le profondità di Dio.
Con quelle persone che restano indurite verso Dio, dobbiamo lasciarli al Signore, confidando che in qualche modo il Suo Spirito possa penetrare i loro cuori di pietra! Possiamo anche lasciarli al giusto giudizio di Dio.
CONCLUSIONE.
Ora come possiamo avere l’approccio giusto con le persone, come possiamo applicare la parabola nella nostra vita in relazione agli altri?
La prima cosa importante è:
1) Dobbiamo conoscere la verità.
Questo sembra una cosa scontata, ma in realtà non lo è.
Come possiamo trasmetterla se prima non l’abbiamo conosciuta, come facciamo a comunicarla se prima non l’abbiamo sperimentata?
Come facciamo a discernere la menzogna se non conosciamo la verità!
La seconda cosa importante è:
2) Dobbiamo discernere la personalità.
Dobbiamo capire com’è il nostro interlocutore e presentargli la verità in base alla sua persona.
L’apostolo Paolo si adattava alle persone che aveva davanti, aveva un approccio diverso con i Giudei rispetto ai pagani senza cambiare la verità ovviamente (1 Corinzi 9:19-23).
Il metodo di comunicare la verità deve essere adatta alla persona, quindi dobbiamo imparare a valutare le persone con l’aiuto dello Spirito Santo.
Dobbiamo capire quale aspetto della verità sia adatto alla circostanza dell’interlocutore e il modo come arrivarci.
Non possiamo parlare a tutte le persone allo stesso modo, Gesù e gli apostoli non facevano così: la verità è una, ma l’approccio alla persona è diverso.
E se queste persone non vogliono ascoltare la verità di Dio, non dobbiamo insistere, e se sono disponibili allora:
3) Dobbiamo presentare la verità con mansuetudine e rispetto.
Il servo del Signore deve istruire con mansuetudine dice Paolo a Timoteo (2 Timoteo 2:25-26).
Pietro ci dice di essere sempre pronti a rendere conto della speranza a quelli che ci chiedono spiegazioni, ma di farlo con mansuetudine e rispetto (1 Pietro 3:15-16).
Infine:
4) Dobbiamo testimoniare con la vita.
Dio usa il tempo e le prove di una vita cambiata che vive secondo la Sua Parola per lavorare le persone.
In Matteo 5:14-16 leggiamo: “ Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli”.