Gal.2:20 La nuova vita in Cristo.
Il primo secolo è stato caratterizzato dalla nascita e dall’espansione della chiesa.
Il Signore usò Paolo per fondare nuove chiese, dopo che le formava, le visitava e dove non poteva andare scriveva delle lettere per esortare, incoraggiare e riprendere.
Una di queste lettere è quella ai Galati.
Perché Paolo scrisse questa lettera?
La scrisse perché i credenti erano con un piede dentro l’eresia e l’altro lo stava seguendo, Paolo scrisse questa lettera per riportare i Galati al vero Vangelo.
L’eresia era: per salvarsi bisogna osservare la legge mosaica.
Paolo dice che la salvezza è per la sola grazia di Dio, per sola fede in Gesù.
I divulgatori di questa eresia erano Giudei, non riuscivano a capire che Gesù Cristo ha già fatto tutto il necessario per la nostra salvezza e noi uniti a Lui per fede siamo salvati per grazia senza le opere della legge.
Jerry Bridges scrive: “ Nella nostra società si è schiacciati dall’obbligo di essere performanti, produttivi e rampanti,ma vivere per grazia significa che Dio ti ha già dato il voto massimo, sebbene meritassi l’insufficienza; significa che ti ha già versato la paga del giorno intero, malgrado tu abbia lavorato soltanto un’ora. Di conseguenza non devi raggiungere certi livelli di disciplina spirituale per ottenere il favore di Dio. Gesù Cristo l’ha già ottenuto per te. Sei amato e accettato da Dio per i meriti di Gesù. Ciò che fai non può aumentare o diminuire il Suo amore. Egli ti ama esclusivamente per grazia in Cristo”.
Sebbene molti credono che la salvezza è per sola grazia e per sola fede però non la vivono, è difficile per loro lasciare dietro il loro legalismo.
Anche se inizialmente hanno ricevuto la grazia di Dio per la loro salvezza, continuano a cercare di mettere un supplemento a essa.
Essi credono che Dio li ama, ma dentro di loro sospettano che il Suo amore è condizionato, che dipende da quello che fanno nella vita cristiana, il loro cristianesimo è basato sulle loro opere, sulle loro prestazioni e non su Gesù Cristo.
C'è ancora qualcosa del vecchio legalista in noi!!
Anche se siamo stati salvati per grazia, non sempre sappiamo come vivere per grazia. Il Vangelo è qualcosa che abbiamo ricevuto in passato, ma non qualcosa che viviamo e respiriamo.
Paolo parla in termini personali dell’esperienza con Cristo, ma è il paradigma, il modello valido per tutti i veri credenti.
I LA CROCIFISSIONE.
“Sono stato crocifisso con Cristo”.
A) La certezza della crocifissione.
La certezza della crocifissione implica:
(1) La certezza storica di Gesù Cristo.
Paolo è sicuro della provenienza di Gesù, che è venuto nel mondo, quindi della Sua esistenza, della Sua morte sulla croce per i peccatori, è il tema centrale della sua predicazione e delle sue lettere.
Per esempio in 1 Timoteo 1:15 leggiamo: “Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo”.
“Certa” (pistos) indica qualcosa che è affidabile, credibile, vera.
“Pienamente” (pas) indica senza riserve, senza esitazione, senza il minimo dubbio, completamente e incondizionatamente.
“Accettata” (apodochēs) rende l’idea dell’approvazione e dell’accoglienza.
Indica la risposta adeguata alla convinzione che qualcosa è vera e mette una certa enfasi sulla fonte.
Quindi la frase: “Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori”, ci fa capire che Gesù è storicamente esistito, e questa dichiarazione è completamente accettata come autorevole, perché è affidabile, è credibile, non è una falsità, è una vera affermazione!
Quest’affermazione non è negoziabile, non ci viene chiesto semplicemente di pensarla, o di esaminarla, o di apprezzarla, ma di accoglierla integralmente!!
Inoltre Paolo non è solo certo che Gesù è venuto su questa terra, è esistito veramente ed è morto sulla croce, Paolo ha avuto un’esperienza personale con Cristo.
Quindi in questo versetto troviamo:
(2) La certezza dell’esperienza con Gesù Cristo.
“Sono stato crocifisso con Cristo” .
Molte persone sono disgustate dalla superficialità religiosa, sono stanche del formalismo religioso, cercano qualcosa di reale.
Il predicatore scozzese Duncan Campbell (1898 -1972), qualche anno fa, riportava le parole di uno studente che guidava il culto per lui in un convegno giovanile: “ La nostra gente non si lascia interessare da un imbroglio sentimentale, o da una diceria pia. Essi cercano una risposta all’importante problema umano, se c’è un Signore che può salvare dal peccato, e se in questo possiamo ottenere una certezza”.
Queste parole sono ancora oggi attuali.
Coloro che non conoscono Dio cercano la certezza di ciò che crediamo e la conferma attraverso l’esperienza cristiana.
Gesù è morto in croce per salvare i peccatori e quando salva, salva veramente!
A un giovane nel dubbio il dottor D.M. McIntyre pastore e scrittore (1859-1938) disse: “Lei è stato salvato attraverso una persona, non una tesi!”
La fede salvifica non è fondata su una religione, su speculazioni, ma sulla realtà di una persona e dell’opera che ha compiuto sulla croce, il credente ne è certo perché l’ha sperimentato e ne parla agli altri!
Paolo predicava Gesù Cristo anche a costo della morte perché lo aveva sperimentato personalmente.
Se Cristo e l’opera Sua non è reale, se ci manca questa certezza, se Cristo non è reale e se egli non è la forza motrice della nostra vita allora assomiglieremo a persone comuni che parlano di cose comuni in una piazza di mercato! (J.H. Jowett 1863-1923).
La morte di Gesù è stata unica, sola e irripetibile, attraverso di essa il cristiano può essere giustificato, liberato da ogni maledizione e dalla colpa della legge per vivere per Dio (Romani 5:8-11; 8:32-34; Galati 3:13) attraverso l’unione con Lui, attraverso l’identificazione con Lui per fede.
I credenti, in virtù della loro unione con Cristo sono stati inclusi nella Sua crocifissione.
Se Cristo rimane al di fuori di noi, se noi siamo separati da Lui, tutto quello che ha sofferto e fatto per la salvezza del mondo rimane inutile e di nessun valore per noi!
“Sono stato crocifisso” (sunestaurōmai perfetto passivo indicativo), il tempo del verbo perfetto nel greco sottolinea lo stato continuo del soggetto.
Indica un’azione verbale completata avvenuta nel passato, ma che ha prodotto uno stato di essere, o un risultato che esiste nel presente.
L'enfasi del perfetto non è l'azione passata così, tanto com’è avvenuta, ma l'attuale "stato delle cose", derivante dall’azione passata.
Nel suo uso narrativo e letterale, sono stati crocifissi fisicamente con Gesù due ladroni in croce (Matteo 27:44; Marco 15:43; Giovanni 19:32), ma certamente non ha lo stesso significato qui; i morti non scrivono lettere!!!
Nel suo uso teologico e spirituale troviamo la parola in Romani 6:6 dove è scritto: “Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato”.
Lo stato spirituale dei credenti è il prodotto della loro reale unione e identificazione spirituale con Cristo negli eventi salvifici della sua crocifissione, sepoltura e risurrezione (Romani 6:3-7; Colossesi 2:12).
Coloro che ripongono la loro fede in Cristo (cfr. Galati 2:16) sono uniti con Lui, uniti così strettamente che la Sua esperienza diventa ora loro: condividono la morte per crocifissione e la sua risurrezione di una nuova vita.
Questo, per Paolo, è il significato del battesimo (Romani 6:3-7; Galati 3:27).
B) Il collegamento della crocifissione.
A che cosa si riferisce “sono stato crocifisso con Cristo” ?
Innanzitutto questo passo segna una rottura completa con la vita precedente di Paolo, o con il vecchio ordine per uno nuovo, morire per una nuova vita (Romani 6:3-14).
Come la morte fisica segna la frattura con l’esistenza in questo mondo, così la morte spirituale di cui parla Paolo segna una frattura con la vita precedente la conversione.
Il credente ha finito con la legge, così come veramente un cadavere ha finito con la sua vita precedente!!
Sono stato crocifisso con Cristo indica che il cristiano è morto alla legge, morto alla legge per essere giustificato, salvato (Galati 2:14).
v.19: “Quanto a me, per mezzo della legge, sono morto alla legge affinché io viva per Dio”.
La legge si riferisce alla legge data a Mosè da Dio in generale (cfr. Galati 3:10; 4:4; 5:3).
“Morto alla legge” significa che quella persona cessa di avere relazione con la legge, in modo che la legge non ha alcuna pretesa, autorità, potere su questa persona riguardo la salvezza (Galati 2:16; Romani 3:23-28).
In che modo è morto alla legge?
(1) Tramite la legge stessa.
Una persona non può cercare di essere giustificata, salvata mediante le opere della legge, il motivo è perché la legge è stata data per farci vedere il peccato e quindi condannarci a morte(Romani 3:19-20; 7:7-9).
Quando, per esempio in uno stato, dove è in vigore la pena capitale, una persona è condannata con la morte e viene giustiziato, la legge una volta morto, non può vantare alcuna pretesa su di lui.
La legge rivela il fallimento dell’uomo (Filippesi 3:8).
La persona che vuole essere salvata per le opere della legge, è sotto maledizione, perché non è in grado di osservarla legge Gesù ci libera dalla maledizione (Galati 3:10-14; Romani 3:9-12,23; 1 Giovanni 1:8-10).
Paolo dal contesto sta spiegando a coloro che volevano ritornare alla legge per essere salvati, che non è possibile perché siamo salvati per fede e non per le opere della legge perché è morto alla legge per mezzo della legge, quindi è impossibile ritornare indietro, sarebbe anche un trasgressore (Galati 2:18) e se volessimo essere giustificati per mezzo della legge Cristo sarebbe morto inutilmente (Galati 2:21).
Quale senso avrebbe la croce, se la giustificazione, cioè la salvezza dovesse avvenire per la legge?
Lo scopo della legge è di condurci a Gesù Cristo, chi è in Cristo non è più sotto la legge (Galati 3:21-26).
Quindi per Paolo è anche per tutti i credenti è impossibile ritornare alla legge per ingraziarsi Dio!
(2) Tramite l’unione con Cristo (Romani 7:4-6; Galati 3:10-14).
Secondo alcuni studiosi nel testo greco questa espressione va insieme, completandola, con quella detta prima del v.19: “Quanto a me, per mezzo della legge, sono morto alla legge affinché io viva per Dio”.
Così il flusso della frase sarebbe: "Io sono morto alla legge in modo che io possa vivere per Dio essendo stato crocifisso con Cristo".
La metafora di Paolo è senza compromessi.
Il credente non è morto in parte alla legge, ma è una morte totale.
Il credente non è morto temporaneamente la legge, ma è una morte definitiva.
Il suo rapporto con la legge non ha subito qualche cambiamento sottile; è stato terminato del tutto grazie a Gesù!!
Attraverso l'opera di Cristo, Paolo è morto alla legge, e quindi alle opere umane, agli sforzi, ai propri meriti per essere salvato!
La sua esperienza con Cristo, la sua unione con la morte di Cristo l’ha portato a una nuova esistenza.
Con la sua morte, Cristo ha reso fine al regno, all’autorità della legge che lo aveva inchiodato, e la comunione di Paolo con Cristo lo ha liberato dalla legge.
Altrove, nelle sue lettere, Paolo esprime l'idea che la morte di Cristo ha portato alla fine il regno della legge per esempio in Romani 7:4-6: “Così, fratelli miei, anche voi siete stati messi a morte quanto alla legge mediante il corpo di Cristo, per appartenere a un altro, cioè a colui che è risuscitato dai morti, affinché portiamo frutto a Dio. Infatti, mentre eravamo nella carne, le passioni peccaminose, risvegliate dalla legge, agivano nelle nostre membra allo scopo di portare frutto alla morte; ma ora siamo stati sciolti dai legami della legge, essendo morti a quella che ci teneva soggetti, per servire nel nuovo regime dello Spirito e non in quello vecchio della lettera”. (Romani 10:4; Colossesi 2:14).
Il cristiano è morto quando Cristo è morto, e perché è unito a Cristo, condivide la Sua morte.
L'evento decisivo nella storia della salvezza è la morte di Cristo.
L'era della legge si è conclusa alla croce, e i credenti morirono al governo della legge su di loro quando sono morti con Cristo.
Quindi, il cristiano è libero dalla legge mediante e l’unione alla morte di Cristo (Romani 7:4-6; Colossesi 2:20)
“Gesù ci ha riscattati dalla maledizione della legge” dice Galati 3:13.
Vediamo:
II IL CAMBIAMENTO.
“Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
Paolo cerca di convincere i Galati a capire la svolta epocale che la croce di Cristo ha introdotto nella storia della salvezza.
Il cristiano è unito alla morte e alla resurrezione di Cristo, in virtù di quest’unione il credente è una nuova persona.
Una conoscenza reale di Gesù Cristo porta a uno sconvolgimento della persona, si diventa una nuova creatura, si parla, si pensa e si agisce in modo diverso, in modo nuovo.
“In me” (en emoi) indica uno stretto rapporto personale, una comunione intima.
Per Paolo la vita cristiana è una conformazione a Cristo, di essere "in Cristo", di "morire con Cristo" e quindi di essere risorti con Cristo.
L’esperienza di Paolo era Cristocentrica.
Non si può essere veri cristiani senza un’esperienza con Cristo.
Paolo spiega cosa significa: “Sono stato crocifisso con Cristo.”
Il primo significato è:
A) Il controllo.
“Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
In che senso egli non è più vivo?
Non significa non avere più una propria identità, ma è nel senso che il suo io non governa più, è morto! Gesù ha il controllo della nostra vita!
Come risultato della sua unione alla morte di Cristo sulla croce, Paolo ora spiega che la vita che vive ora non è vissuta dal suo "io" come prima quando cercava la salvezza attraverso le opere della legge, ma la vita è vissuta da Cristo risorto ed esaltato, che abita in lui. (cfr. Romani 8:10; 2 Corinzi 13:5; Colossesi 1:27; Efesini 3:17).
Il “ma” di “Cristo vive in me” è avversativo cioè contrasta la Signoria di Cristo nella vita di un credente a quella del proprio IO.
Paolo è morto, al suo “IO” non governa più, ora è Gesù Cristo che vive in Lui, che ha il controllo della sua vita!
Paolo è crocifisso con Cristo e non è più lui che vive!
In virtù della sua risurrezione, “Cristo vive in me”dice Paolo.
“Vive” (zō-presente attivo indicativo) è in enfasi, ed è al presente, quindi Gesù Cristo controlla ogni giorno la vita di Paolo, la cui esistenza nel presente è determinata dal Cristo interiore.
Gesù Cristo sostituisce l’IO di Paolo nel controllo della sua vita!
Chi è in controllo della tua vita? Gesù o il tuo io?
Quando una persona è crocifissa con Cristo, muore alla legge, al proprio io, e quindi al peccato (Galati 5:24), e al mondo (Galati 6:14).
Rinunciamo al nostro egoismo e orgoglio per Gesù!
Rinunci ogni giorno al tuo egoismo e al tuo orgoglio?
“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” dice Paolo in 2 Corinzi 5:17.
Una volta che siamo stati uniti a Cristo nella sua morte e resurrezione, la nostra vecchia vita è finita, abbiamo una nuova vita! (cfr. Romani 6:3-11).
In virtù del fatto che Cristo vive in noi credenti, abbiamo nuove inclinazioni, nuovi pensieri, nuovi desideri e nuove abitudini secondo il cuore di Dio che sono quelli di Gesù!
C’è un’identificazione con Dio, con il Suo carattere e volontà.
Gesù controlla ora la vita di Paolo (e quindi i credenti) e dipende da Gesù; Gesù è al centro della sua vita, si affida a Cristo e vive in una consapevole dipendenza da Lui!
Mettiamo tutto nelle Sue mani: passato, presente e futuro, lavoro, famiglia, scelte!
In questo senso muore l’ orgoglio mediante il quale si cerca di accumulare i meriti per essere salvato, e per vivere la vita cristiana, e quindi nell’alimentare lo stesso orgoglio!
“Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” significa che Paolo non è più lo stesso di prima quando ancora non conosceva Gesù Cristo, quando pensava di essere al centro dell’universo, che il mondo ruotava intorno a lui, per l’orgoglio che lo caratterizzava, come del resto caratterizza tutti noi: uomini e donne; quando tutto si concentra sull’ autostima, la fiducia in se stessi, l’auto- determinazione, e l’auto-esaltazione.
Pertanto non dobbiamo pensare al passato, al fatto che siamo stati crocifissi con Gesù Cristo, ma alla presenza di Cristo oggi in noi che vuole avere il controllo totale di noi!
B) La conseguenza.
Un giovane studente cinese qualche anno fa a un riunione Oxford disse: “Io ho scelto il cristianesimo, perché ho scoperto che la religione di Gesù è una religione di realtà e potenza”.
Se Cristo è presente in noi, se ha il controllo della nostra vita, la conseguenza sarà slancio, forza e potenza nel vivere una vita cristiana santa e nel servirlo potentemente come Dio vuole.
Gesù non è soltanto il nostro Salvatore dal peccato e dalla morte, è anche la sorgente della potenza spirituale.
La potenza per vincere la tentazione, per vivere una vita cristiana vittoriosa, per superare le difficoltà, per servirlo efficacemente.
Gesù è la potenza al posto della mia debolezza;
la saggezza al posto della mia stoltezza;
la guida al posto della mia confusione;
la grazia al posto della mia avidità;
l’amore al posto del mio egoismo;
l’umiltà al posto del mio orgoglio;
la pace al posto dei miei problemi;
la gioia al posto della mia tristezza;
la pienezza al posto della mia povertà.
Se vuoi vivere una vita luminosa, ardente ed esuberante…lascia vivere Cristo in te!
Il cristianesimo non è ciò che io posso fare per Cristo, ma quello che Cristo può fare per me e attraverso di me!
Molte persone che professano di essere cristiane sono frustrate e depresse perché non riescono a superare le sfide e i problemi della vita quotidiana, non riescono a vivere la vita cristiana nella vita di tutti i giorni.
Charles Price scrive: “Il punto centrale della vita cristiana è che soltanto Gesù Cristo può viverla. Non è una tecnica, o una disciplina, ma un rapporto in cui permetti a Gesù Cristo di vivere in te la vita che non riusciresti mai a vivere da solo”.
Noi dobbiamo ricordarci che soltanto Gesù Cristo è in grado di vivere la vita cristiana secondo come vuole Dio (Ebrei 4:15).
Tutto cambia quando permettiamo a Gesù Cristo di prendere pieno controllo della nostra vita che ci permette di operare con la Sua forza ed energia.
Non ci sarà mai alcun progresso spirituale significativo se noi non moriamo a noi stessi e lasciamo vivere Cristo in noi!
Se lasciamo operare Gesù, morendo a noi stessi riusciremo a vivere la vita cristiana come vuole Dio: ci saranno dei frutti (Giovanni 15:1-8).
Come non siamo salvati con i nostri sforzi, così non possiamo progredire spiritualmente con i nostri sforzi, o servirlo efficacemente con il nostro “IO”.
Se non permettiamo a Cristo di operare in noi lasciandogli il pieno controllo della nostra vita, non cresceremo spiritualmente e non vivremo la vita cristiana, o non serviremo Dio in modo efficace.
La vera vita cristiana non è tanto la vita di un credente a Cristo, ma la vita di Cristo attraverso il credente.
Infine vediamo:
III LA CONSACRAZIONE.
“La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio, il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me”.
Il risultato di morire alla legge e quindi dell’unione con Cristo è un nuovo tipo di vita, non una vita di licenza immorale, ma una vita per Dio (Galati 2:19; 5:13).
Questo nuovo tipo di vita non è egocentrica, ma incentrata su Cristo!
La forza della dichiarazione di Paolo di Galati 2:20 è scioccante e non deve essere attenuata, o spiritualizzata.
Paolo sinceramente credeva di essere una persona trasformata e lo sperimentava praticamente, era una nuova persona (cfr. 2 Corinzi 5:17).
Questa nuova vita di fede è motivata e guidato dall'amore sacrificale del Figlio di Dio, che l’ha amato e ha dato se stesso per lui.
Nella consacrazione vediamo:
A) Il presente.
“La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio”.
Nel suo nuovo stato il credente per l’unione a Cristo, alla Sua morte e resurrezione vive una nuova vita in Cristo nel presente, ogni giorno.
“Ora” (nun) è enfatico e si riferisce alla vita presente, come anche il verbo: “Vivo”.
“Ora” segna il passaggio dalla sua vecchia vita alla nuova, indica l'esistenza cristiana in contrasto con l'esistenza pre-cristiana, prima di essere crocifisso con Cristo per fede (cfr. Galati 3:3;4:9,29).
Da questo momento in poi, in virtù della sua unione con Cristo, in Paolo e quindi in tutti i credenti, Cristo è presente in modo attivo, vive, e il credente vive il suo presente, la vita terrena nella fede nel Figlio di Dio.
“Carne” (sarki), nella Bibbia ha vari significati, ma qua si riferisce alla semplice fisica la vita sulla terra (cfr. 2 Corinzi 10:3; 1 Timoteo 3:16).
In questa esistenza fisica sulla terra Paolo dice: “Vivo nella fede nel Figlio di Dio” (zō -presente attivo indicativo).
La vita cristiana inizia per fede, ma continua per fede (2 Corinzi 5:7; Efesini 3:17; Ebrei 11:6)
Paolo vive una vita Cristocentrica, infatti “nella fede” (en pistei) indica la sfera in cui vive la sua vita, e questo indica più del credere, dell’aver fiducia!!
Non solo siamo giustificati per la fede (Galati 2:16), ma viviamo anche nella fede nel Figlio di Dio; ciò significa che la fede non può essere ridotta a una decisione fatta una volta, o a un evento passato; si tratta di una vita, realtà dinamica che permea ogni aspetto della vita del credente.
Come disse Calvino: “È la sola fede che giustifica, ma la fede che giustifica non è solo.”
Paolo infatti poteva dire: “Per me il vivere è Cristo!” (Filippesi 1:21).
Puoi dire tu questo? Puoi dire che stai vivendo per Cristo?
Nella consacrazione vediamo:
B) La persona.
La sfera in cui vive la fede è nel Figlio di Dio: Gesù Cristo.
“Nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me”.
Questa frase è una ricca espressione che contiene in forma sintetica tutta la dottrina dell’ espiazione.
“Mi ha amato” e “ha dato” (aoristo attivo participio) indicano un’azione compiuta nel passato e sottolineano il fatto storico.
Paolo mette insieme l'amore di Cristo e il suo donarsi a noi e questo lo fa’ altre volte per esempio in Efesini 5:2 dove afferma: "E camminate nell'amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave" e in Efesini 5:25: “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei”.
Queste descrizioni aiutano a spiegare perché Paolo ora vive una vita così totalmente dedicata al Figlio di Dio, l’amore e il sacrificio di Gesù è il combustile per la fede!
Cristo è l'unico oggetto della fede e la vita cristiana si basa su questo e non sulle opere per essere salvati.
Tutta la vita cristiana è una risposta all'amore che Gesù ha manifestato in croce.
Noi ci consacriamo a Gesù Cristo come risposta al Suo amore, come risposta d’amore e di gratitudine per la salvezza e le benedizioni da Lui ricevute per la Sua grazia!
Paolo altrove nelle sue lettere ci fa capire che la motivazione alla consacrazione è: la misericordia, l’amore di Dio (Romani 12:1-2; 2 Corinzi 5:14-15).
Ciò che spinge una persona a non vivere più per se stessa, ma per il Signore è il Suo amore!
Quindi, nella persona troviamo:
(1) Figlio di Dio.
Perché Paolo dice Figlio di Dio?
“Figlio di Dio” comporta tre concetti fondamentali: 1) Indica il suo rapporto unico e speciale con Dio come il Padre; 2) La posizione del Figlio di Dio, nel senso messianico; 3) Figlio di Dio è una dichiarazione riguardante il soprannaturale, l’essenza divina e quindi la sua preesistenza.
Comunque sia “Figlio di Dio” ha la funzione di descrivere la grandezza dell'atto salvifico di Dio, che ha offerto quello più vicino a Lui.
Gesù:
(2) Ha amato.
“Il quale mi ha amato” dice Paolo.
Nessuna forza impersonale, o legge cosmica, o necessità esterna ha costretto Cristo a morire.
È stato solo il Suo amore, immeritato, incommensurabile, infinito, per cui è morto sulla croce!
Paolo dice: “Mi ha amato”.
Si appropria per se stesso, quell’amore che è per tutti gli altri credenti, quindi vediamo che l’amore di Gesù è per la chiesa come anche per il singolo credente.
L’amore e il sacrificio di Cristo è personale come se fosse morto per lui solo!!
Questo lo vediamo anche quando dice: “E ha dato se stesso per me”.
Puoi dire che Gesù è morto per te?
Charles Wesley di conversione, mentre studiava il commento di Lutero su Galati, dice che ha trovato una speciale benedizione nella conclusione del secondo capitolo, ha meditato, aspettato e pregato per sentire "che mi ha amato e ha dato se stesso per me".
Gesù:
(3) Ha dato la sua vita.
“E ha dato se stesso per me”.
“Ha dato” (paradantos) il donarsi, sacrificarsi, morire volontariamente.
Questo ricorda le parole di Gesù in Giovanni 10:17-18:" Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla."
E ancora Romani 8:32: “Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?” (Cfr. Romani 4:25).
“Per me” può indicare sia la sostituzione, quindi è morto al posto mio (cfr. Romani 5:8; Ebrei 9:28; 1 Pietro 2:24; 3:18).
Ma può anche indicare anche beneficio, vantaggio, in questo senso per indicare la salvezza (Romani 5:8-11).
CONCLUSIONE
Per Paolo Gesù Cristo non era una religione, né una filosofia, ma una persona reale, vivente.
Gesù è reale nella tua vita? Se si lo vedi nel tuo comportamento, di come agisci e reagisci di fronte le situazioni della vita!
I due pilastri del Vangelo sono la grazia di Dio e la morte di Cristo, e questi sono i due pilastri che, per sua stessa natura, distrugge il legalismo, cioè cercare l’approvazione di Dio con le opere della legge, con i nostri sforzi, aggiungendo, anche le nostre regole come facevano i Farisei.
La persona che insiste sul fatto che egli può guadagnare la salvezza con le proprie forze e può vivere la vita cristiana attraverso le proprie forze per piacere a Dio, mina il fondamento del cristianesimo e annulla la preziosa morte e resurrezione di Cristo per suo conto.
Gesù è la nostra salvezza, la nostra morte e vita! Solo attraverso di Lui possiamo essere salvati e vivere la vita cristiana!
Noi non dobbiamo essere ansiosi Lui è in grado di svolgere la vita cristiana, la Sua volontà in noi, le Sue risorse sono anche le nostre se vive in noi!
Muori a te stesso, crocifiggi il tuo IO e lascia vivere Cristo in te!
Guarda al Suo amore e alla Sua vita che ha donato per te, ti motiverà a non risparmiarti per Lui.