3 Giovanni 11: Non imitare il male, ma il bene!
“Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio”.
L’apostolo Giovanni esorta Gaio, il destinatario della sua lettera a non imitare il male, ma il bene. Nessuno dei figli di Dio dovrebbe imitare il male! “Imitare” (mimou –presente imperativo) è seguire un modello, comportarsi allo stesso modo (in senso positivo 2 Tessalonicesi 3:7,9; Ebrei 13:7), in questo caso è usare come modello il male.
Il “male” (kakon) è essere socialmente, o moralmente riprovevoli; nel contesto vediamo che un certo Diotrefe aspirava ad avere il primato nella chiesa e non era ospitale verso i fratelli missionari di passaggio, anzi sparlava di loro con parole maligne, e non soltanto faceva questo, ma quelli della chiesa che volevano ospitarli, gli impediva di farlo e li cacciava fuori dalla chiesa (vv.9-10).
Il “bene” (agathon) indica qualcosa che è di elevata qualità quindi che porta beneficio, che è utile. Indica che le azioni della persona sono benefiche per gli altri e di valore sociale.
In questa lettera Giovanni elogia due fratelli Gaio come esempio di ospitalità e lo incoraggia a continuare a farlo (vv.4-8), poi elogia Demetrio (vv.12). Quindi Giovanni ha in vista come male, le azioni di Diotrefe, a non imitare il suo modello. Ogni persona segue un modello, ma dobbiamo scegliere con cura quale modello seguire. Noi dobbiamo seguire i modelli di coloro che fanno il bene! Giovanni dà una spiegazione con una forte enfasi, perché è importante imitare le persone che fanno il bene.
“Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio” è un principio che vale per tutti, non solo per Gaio. L’origine di ogni comportamento buono viene da Dio. Quando noi facciamo del bene, dimostriamo il nostro rapporto con Dio e l'impegno a respingere modelli di vita malvagi e a ricercare il bene.
Chi imita il bene è nato da Dio (è da Dio - cfr. 1 Giovanni 4:4,6), mentre chi fa il male non ha visto Dio (cfr.1 Giovanni 3:6).
“Non ha visto” (ouch heōraken- perfetto attivo indicativo) indica che il vedere è accaduto in passato, ma i suoi effetti rimangono nel presente. Vedere Dio non significa vederlo in modo letterario (Giovanni 4:12), significa fare esperienza di Lui, appartenere a Dio, e avere una relazione per fede che coinvolge la comunione con Lui. Mentre chi fa il male è un figlio del diavolo (cfr. 1 Giovanni 3:6-10).
Il male è sempre un prodotto delle tenebre del cuore e della cecità spirituale di coloro che non hanno conosciuto Dio!
Il male prova che non si ha mai avuto un incontro spirituale vero con il Dio vivente e di conseguenza non ha mai sperimentato la Sua trasformazione.
Un incontro spirituale e reale con Dio produce un effettivo cambiamento di carattere che si manifesta con un nuovo modo di vivere.
Il comportamento è un'indicazione della condizione spirituale. La persona che fa il male non ha il giusto rapporto con Dio!