Matteo 11:28-30: Il riposo che dona Gesù.
Per molti la vita cristiana è un fardello, un peso da portare; la loro vita spirituale è arida, fallimentare, insoddisfacente.
Ma nella storia del cristianesimo molti credenti dallo scoraggiamento e dalla sconfitta sono entrati nella vittoria.
Qual è stato il loro segreto? Qual è il segreto di vivere la vita cristiana senza frustrazione, senza peso e in modo vittorioso?
Il segreto è Gesù Cristo!
Solo Gesù Cristo è stato in grado di vivere una vita che piace a Dio, dunque, solo con Lui noi saremo in grado di viverla.
In questi versetti vediamo che c’è una chiamata, due comandi e la conseguenza.
Prima di tutto vediamo che c’è:
I UNA CHIAMATA: “VENITE”. (v.28).
Sant’Agostino disse: "Ho letto in Platone e Cicerone parole sagge e molto belle; ma non ho mai letto in queste: ‘Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi’”.
Queste parole sono uniche e di grande conforto!
La principessa Elisabetta, figlia del re Carlo I d'Inghilterra, è sepolta a Newport Church, nell'Isola di Wight. Durante il periodo dei problemi di suo padre, che era un prigioniero nel castello di Carisbrook, si trovava nella stessa isola. Dopo un lungo periodo di malattia, è stata trovata un giorno morta nel suo letto con la sua Bibbia aperta e il suo dito appoggiato su queste parole: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo".
Un monumento a Newport, eretta dalla regina Vittoria, rappresenta la giovane principessa morta con la testa chinata, la sua mano appoggiata su un libro di marmo davanti a lei e il suo dito che punta alle parole.
A) La persona che chiama.
“Venite a me”.
Dal contesto è Gesù (vv.25-27).
Il “venite a me” (deute pros me) è un invito a credere in Gesù, ad avere fiducia in Lui (cfr. Giovanni 3:16; 6:35), a entrare in una relazione con Lui.
Notiamo una cosa interessante: Gesù non dice: “Andate da Dio”, ma: “Venite a me”; questo perché Gesù è l’unico rappresentante di Dio sulla terra, mandato da Lui.
Dio ha dato autorità a Gesù (Matteo 11:25; 28:18; Giovanni 3:35), è l’unico mediatore di tutta la conoscenza di Dio sulla terra.
Solo Gesù ha accesso al Padre e alle risorse del Padre, ha un’intimità unica con il Padre e quindi lo conosce in profondità.
Solo Gesù ci fa conoscere Dio (Giovanni 1:18; 14:6; 1 Timoteo 2:4-5).
Conoscere Dio e Gesù Cristo è avere la vita eterna (Giovanni 17:3), la salvezza dai peccati (Matteo 1:21; Luca 19:10; 1 Timoteo 1:15) e il perdono dei peccati (Atti 10:43).
B) Le persone a cui è rivolta la chiamata.
“Voi tutti che siete affaticati e oppressi”.
“Siete affaticati” (kopiōntes – presente attivo participio) suggerisce che sono diventati stanchi attraverso un lavoro pesante, o faticoso (Giovanni 4:38).
Porta l'idea di lavorare fino al punto di esaurimento totale, oppure di essere esausti per un viaggio (Giovanni 4:6).
Questo verbo dà l'idea di continua stanchezza e spossatezza, senza un minuto di sollievo.
“Oppressi” (pephortismenoi – perfetto passivo participio) indica essere sovraccaricati come le bestie da soma.
Questo verbo (perfetto) implica che le persone sono state completamente caricate fino a un certo momento nel passato, e il carico rimane perennemente su di loro.
Dunque le immagini che Gesù usa sono di estrema stanchezza e di estrema pressione, descrivono una persona esausta, senza forza che non ce l’ha fa’ più.
A chi si riferisce Gesù? Chi sono gli affaticati e gli oppressi?
Secondo alcuni studiosi questi non sono discepoli di Gesù.
La gente oggi, come allora è molto abbattuta dalle lotte della vita quotidiana.
Quanti affanni, quanta stanchezza in questa vita.
In Giobbe 14:1 leggiamo: “L'uomo, nato di donna, vive pochi giorni, ed è sazio d'affanni”.
Gesù invita coloro che sono stanchi e oppressi dalle afflizioni della vita: problemi riguardo il lavoro, problemi riguardo i vizi, problemi di salute, problemi economici, problemi interpersonali, responsabilità gravose e così via.
Gesù dà riposo a chiunque accetta il suo invito ad andare da Lui!
Ma ci sono affaticati e oppressi che riguardano le esigenze della religione.
Molto probabilmente Gesù si riferisce a tutti coloro che erano oppressi dal carico pesante di norme e regolamenti per piacere a Dio, messi sulle loro spalle dagli scribi e dai farisei.
Dunque, il riferimento è per coloro che sono affaticati e oppressi dalle richieste della religione.
In Matteo 23:4 parlando degli scribi e dei farisei Gesù dice: “ Infatti, legano dei fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito”. (cfr. Matteo 15:3-9; Atti 15:5-10).
Gesù stava chiaramente invitando ad abbandonare il legalismo farisaico e ad andare da Lui.
I farisei avevano un sistema minuzioso ed esigente di regole per ogni attività umana che pesava sulle spalle della gente!
Avevano dato 613 regole (248 positive e 365 negative) per impedire interpretazioni arbitrarie e per non fare trasgredire la legge, quindi queste regole erano una specie di recinto attorno alla legge.
Per esempio un sarto non doveva mettere l’ago nei suoi vestiti il venerdì nel timore che portandolo con sé, poteva trasgredire il riposo del sabato.
Gli affaticati e gli oppressi sono coloro che cercavano di osservare tutte le esigenze dei capi religiosi dell’epoca, è oggi sono coloro che cercano di piacere a Dio con i loro sforzi e quindi essere salvati dai loro peccati osservando regole e tradizioni umane!
Tante regole e quindi tanti pesi, tante paure e ansie (cfr. Romani 8:15) perché il risultato nella migliore delle ipotesi è incerto perché con i nostri sforzi non saremo mai in grado di piacere a Dio (Romani 3:19-20, Galati 3:10).
Ma queste persone erano aggravate ancora di più dal loro senso di colpa perché fallivano nel non osservare le regole dei farisei.
Dunque, il peso del loro peccato diventava più pesante, e non potevano più resistere sotto di esso.
La chiamata di Gesù per coloro che sono affaticati e oppressi è valido anche oggi!
Gesù chiama a sé tutti coloro che cercano di piacere a Dio e di essere salvati con le loro risorse, e a causa di questo sono appesantiti, senza forze.
“Affaticati e oppressi” si applica a tutti coloro che, per qualsiasi motivo, cercano tutto, o in parte di raggiungere la salvezza per mezzo dei loro mezzi, sforzi, opere, fatica e sono di conseguenza stanchi e schiacciati.
Quindi noi vediamo che Gesù chiama alla salvezza, ciò che bisogna fare è andare da Lui con pentimento e fede (Atti 20:21), così saremo perdonati e liberati dalla colpevolezza e dal potere del peccato! (Atti 10:43; 13:43).
Gesù ci libera dall’auto-sforzo, dalla propria fatica per essere salvati, perché Lui che ci salva per la sola Sua grazia prendendo su di sé i nostri peccati (Giovanni 4:42; Efesini 2:8-9; Isaia 53:5-6; 1 Pietro 2:22-24; 3:18).
Pertanto, in contrasto con questi scribi e farisei, ma anche con le religioni, Gesù non ci affatica con i pesi come gli scribi e i farisei, ma prende su di sé i nostri pesi, il fardello dei nostri peccati!
Gesù invita la folla a diventare suoi discepoli e trovare un riposo in lui, riposo che non può essere trovato nella religione.
La chiamata è per tutti, ma non tutti risponderanno a essa (Matteo 22:14).
In secondo luogo in questi versetti troviamo:
II I COMANDI (v.29).
Il primo comando è:
A) Prendete.
“ Prendete su di voi il mio giogo”.
“Prendete” (arate – aoristo attivo imperativo) su di voi il mio giogo indica dovere e responsabilità.
“Mio giogo” riflette l’autorità unica di Gesù.
Il “giogo” era una specie di cornice di legno che si metteva attorno al collo di due animali (per esempio buoi) per tirare carichi pesanti insieme come per esempio un aratro, o un carro, in questo modo i due animali si dividevano il peso, e tirando insieme nessuno dei due veniva sopraffatto dal peso.
Un giogo era un mezzo di servizio, onere, obbedienza, subordinazione.
“Giogo” (zugos) nell’Antico Testamento era a volte usato in senso peggiorativo come simbolo di oppressione (Genesi 27:40; Esodo 6:6-7; 1 Re 12:4-14; Isaia 9:3; 58:6; Geremia 27-28), altre volte in senso positivo per indicare il servizio reso a Dio (Geremia 2:20; Lamentazioni 3:27).
Più tardi negli scritti giudaici “giogo” venne usato per indicare l’obbedienza alla legge, il giogo della legge, così leggiamo anche in Galati 5:1.
Si diceva anche che uno studente era sotto il giogo del suo maestro, e un’antica testimonianza ebraica dice: " Metti il collo sotto il giogo e la tua anima riceve istruzione".
In questo contesto “su di voi il mio giogo” è una metafora per indicare essere discepoli di Gesù, quindi seguire il Suo esempio, il Suo modello (Matteo 10:24-25; Giovanni 13:13-15) e il Suo insegnamento come interpretazione definitiva della legge (Matteo 5:17-20; 28:8-20).
Quindi, il “giogo” è la fedeltà e l’obbedienza a Gesù Cristo, la sottomissione e il servizio (cfr. Romani 1:1; 1 Tessalonicesi 1:9) e implica un rapporto personale con Lui come discepolo che gli cede il suo controllo.
Gesù ci chiede di servirlo in sottomissione, sacrificio e con sudore in tutto quello che ci dice di fare!
Ma molti non vogliono avere il Suo giogo attorno al loro collo! Non sono disposti a cedere i loro diritti a Gesù, a sottomettere il proprio io a Gesù!
Il secondo comando è:
B) Imparate.
“E imparate da me”.
Alcuni studiosi pensano che Gesù si riferisca alla Sua persona, a imitarlo, a imparare dalla Sua persona, mentre altri pensano che si riferisca alla rivelazione, al suo insegnamento.
“Imparate” (Mathete – aoristo attivo imperativo) indica acquisire conoscenze, imparare facendo domande, oppure osservando (per esempio, Matteo 9:13; 24:32; Marco 13:28; Giovanni 7:15; Romani 16:17; 1 Corinzi 4:6; 14:35; Filippesi 4: 9; 2 Timoteo 3:14; Apocalisse 14:3).
Il verbo “imparate” (mathete) è legato alla parola discepolo, o studente (mathētēs), e rafforza la verità che chi prende il Suo giogo, deve a Lui essere sottomesso, obbediente e fedele ai Suoi insegnamenti, quindi troviamo qui un impegno personale con Gesù come suoi discepoli.
L'essenza del vero discepolato è: ascoltare, capire e praticare tutto ciò che Gesù insegna (cfr. Matteo 28:19-20).
Ora perché dobbiamo prendere il giogo di Gesù e imparare da Lui?
Due sono i motivi: perché è mansueto e umile di cuore.
Troviamo un contrasto tra il carattere dei farisei e quello di Gesù.
Gesù, a differenza degli scribi e dei farisei che annullavano la Parola di Dio con le loro tradizioni (per esempio Matteo 15:1-9;23), si sottomette alla legge di Dio (Matteo 5:17-19), è mansueto e umile.
Inoltre i farisei, e anche oggi erano maestri arroganti, duri, cattivi e crudeli, ma Gesù è mansueto e umile di cuore.
In contrasto con insegnanti religiosi indifferenti, vanagloriosi e orgogliosi (Matteo 6:1-18; 23: 4-7; 24,49), Gesù ha dato la sua vita per le pecore (Matteo 20: 25-28; Filippesi 2:6-8).
Quindi il primo motivo per cui dobbiamo prendere il giogo di Gesù e imparare da lui è:
(1) Perché Gesù è mansueto.
“Mansueto” (praus) indica gentilezza, dolcezza, grazia, clemenza, essere pacifico, mite, paziente, che ha autocontrollo.
Davanti una persona violenta, arrogante, dura ci chiudiamo, davanti una persona mansueta invece ci apriamo.
Jean Paul Richter disse: “ I cuori sono fiori; rimangono aperti alla rugiada che cade dolcemente, ma si chiudono nel violento acquazzone di pioggia”.
Possiamo andare da Gesù e camminare con Lui perché è dolce!
Ecco perché c’è riposo alla sua presenza e le folle lo cercavano!
Un insegnante legge nella sua classe il testo: “Il mio giogo è dolce”.
Chiese: “Chi può dirmi cosa è un giogo?”
Un ragazzo disse: "Un giogo è qualcosa che hanno messo sul collo degli animali”.
Poi l'insegnante chiese: "Qual è il giogo che Dio pone su di noi?"
Una bambina rispose: "È Dio, che mette le braccia al collo".
Gesù accoglieva anche i peggiori peccatori e non per consumarli, per usarli, ma per salvarli! Pensava al loro bene!
Gesù si preoccupa e si prende cura di noi!
Un altro motivo per prendere il giogo di Gesù e imparare da lui è:
(2) Perché Gesù è umile di cuore.
“Umile” (tapeinos) indica una posizione bassa, una posizione povera (Luca 1:52; Giacomo 1:9).
Gesù dice di cuore, dunque, una disposizione interiore, si riferisce al carattere, quindi una disposizione di servo in sottomissione a Dio e una posizione bassa in relazione agli altri (Giacomo 4:6; 1 Pietro 5:5), vale a dire senza pretese e senza auto-esaltazione.
Gesù si è fatto servo divenendo simile agli uomini e umiliò se stesso facendosi obbediente morendo in croce (Filippesi 2:6-8; Isaia 53).
Gesù era sottomesso di fronte a Dio, completamente dipendente da lui, dedicato a lui, e allo stesso tempo umile davanti agli uomini, è venuto per essere servo e per morire in sacrificio per loro (Luca 22:27; Marco 10:45; Matteo 20:28).
John MacArthur scrive: “Gesù fu l’esempio supremo di colui che guida per servire (cfr. Giovanni 13:13-15). Il “Re dei re e Signore dei signori” (Apocalisse 19:16) rinunciò alle proprie prerogative (Filippesi 2:5-8) e consegnò la propria vita come sacrificio di amore disinteressato, servendo gli uomini fino alla fine”.
Questo è un motivo più che valido per prendere il giogo di Gesù e imparare da lui!
Gesù è l’esempio per noi di mansuetudine e di umiltà nella relazione con Lui e con gli altri!
Ma come Gesù è mansueto e umile di cuore così lo dobbiamo essere noi con Lui nel prendere il giogo nel farci portare da lui.
Vediamo la:
III CONSEGUENZA.
La conseguenza è il:
A) Riposo.
v.28 dice: “E io vi darò riposo”.
v.29: “E voi troverete riposo alle anime vostre”.
Paradossalmente coloro che prendono il giogo di Cristo su di loro hanno riposo.
Gesù Cristo non è un aguzzino. Egli fornisce riposo ai Suoi servi si prende cura di loro.
Troviamo un contrasto tra l’affaticamento e l’oppressione dei farisei, con il riposo di Gesù.
“Riposo” (anapausin) è la cessazione dall'attività faticosa, sollievo e indica tranquillità interiore, sollievo dai guai e dall’ansia correlata, quindi un riposo spirituale.
Nel v.29 c’è un’allusione a Geremia 6:16: “Così dice il SIGNORE: ‘Fermatevi sulle vie e guardate, domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa; voi troverete riposo alle anime vostre!’ Ma quelli rispondono: ‘Non c'incammineremo per essa!’”
In Geremia 6 è descritta una situazione tragica, di giudizio, di Gerusalemme a causa della sua disobbedienza, così Dio per bocca del profeta invita a fermarsi, a guardare e a domandare sui quali siano i sentieri antichi, la strada buona e a percorrerla, in questo modo avrebbero trovato riposo.
Gesù vuole dare riposo all’umanità, ma molti non vogliono camminare nella Sua via!
Riferendosi al Nuovo Patto, quindi quello di Gesù, nel suo sangue (Luca 22:20; Geremia 31:31-33), in Geremia 31:25 leggiamo: “ Poiché io ristorerò l’anima stanca, sazierò ogni anima languente”.
Il riposo non è alla ricerca della verità attraverso la religione; non è il pensiero positivo, nei piaceri di questo mondo, ma è nel seguire Gesù Cristo.
Coloro che seguono Cristo troveranno riposo nel loro rinnovato rapporto con Lui, la libertà dal senso di colpa per il peccato, la liberazione dalla paura e dalla disperazione, e la promessa di un continuo aiuto e la guida dello Spirito Santo.
B) La natura del riposo.
Gesù darà il riposo in senso di sostegno, aiuto, assistenza.
Esodo 33:13-14: “’Or dunque, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, ti prego, fammi conoscere le tue vie, affinché io ti conosca e possa trovare grazia agli occhi tuoi. Considera che questa nazione è popolo tuo’. Il SIGNORE rispose: ‘La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo’”.
C’è riposo quando Dio è presente nella nostra vita!
Mosè è schiacciato dalla responsabilità di condurre il popolo di Dio nella terra promessa, è consapevole del fallimento se Dio non sarà con loro.
Il Signore lo rassicura dicendo: “La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo”.
Questo potrebbe significare sollievo, pace, sostegno, aiuto, quindi che il lavoro di Mosè sarebbe stato più facile perché Dio lo avrebbe assistito.
Così se noi andiamo da Gesù e prendiamo il suo giogo camminando insieme a Lui, troveremo il Suo riposo!
Prendere il giogo di Gesù su di noi con la conseguenza del riposo implica un sostegno, l’aiuto nel compito di portare il carico.
Gesù ci sostiene nella vita cristiana e ci aiuta a viverla secondo come piace a Dio!
Ciò che non riusciamo a fare con i nostri sforzi, con Gesù possiamo farcela.
Prendere il giogo di Gesù non significa non osservare più gli insegnamenti, o la legge di Dio, significa aderire insieme a Gesù ai Suoi comandamenti, ma anche ad avere la forza, l’aiuto, il sostegno per realizzarli (Giovanni 15:5; Filippesi 4:13).
Gesù ci dà il peso e l’aiuto per portarlo!
Gesù non solo ha portato il peso del nostro peccato, ma ci dona la capacità di obbedire a Dio.
Portare il suo giogo e trovare riposo ci parla del segreto del vivere la vita cristiana, ci parla contro il cristianesimo dell’auto-giustizia, dell’auto-miglioramento per vivere la vita cristiana secondo Dio.
Ci parla contro il ricercare la santificazione e il servizio con i solo nostri sforzi, gli sforzi della carne (natura umana peccaminosa), per piacere a Dio (che mai raggiungeremo- Galati 3:1-14).
Noi troviamo qui una buona notizia: quando ci sottomettiamo a Gesù, Egli dà tutto ciò che ha per noi per piacere a Dio.
Gesù è l’unico che sia in grado di vivere una vita perfetta che piace a Dio (Ebrei 4:15; Giovanni 8:29), ci permette di fare quello che non siamo in grado da fare da soli.
Quindi solo quando lasciamo operare e vivere Lui in noi, saremo in grado di vincere il peccato e di servire Dio in modo efficace.
Gesù ci aiuta nelle nostre lotte con il peccato, nelle nostre battaglie con la tentazione, e nella nostra sofferenza nelle prove.
Gesù Cristo è più che sufficiente per vivere la vita cristiana!
In altre parole, noi obbediamo a Dio, e possiamo farlo, non con le nostre forze, ma con la forza stessa di Cristo.
Hudson Taylor (21 Maggio 1832 – 3 Giugno 1905) il missionario famoso in Cina, trascorse i suoi primi quindici anni in Cina completamente frustrato, perché non riusciva a servire Dio in modo efficace. Ma quando diede la sua vita completamente a Cristo, Cristo aveva dato la Sua vita completamente a Lui, questo è quello che lui chiamò: “Lo scambio di vita”.
Da quel momento in poi non contava quello che lui poteva fare per Gesù Cristo, ma quello che Gesù Cristo poteva fare in lui e attraverso di lui!
Dobbiamo riconoscere che noi non saremo mai in grado di vivere la vita cristiana solo con i nostri sforzi!
Quando ci riconosciamo deboli e ci affidiamo a Cristo, Cristo opera in noi! (Cfr. 2 Corinzi 12:7-10).
C) Ragioni per cui Gesù ci darà riposo.
Nel v. 30 leggiamo: “Poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero”.
Le ragioni per prendere il giogo di Gesù su di noi è perché il Suo carico dolce e leggero.
Questo non significa che il suo livello di santità e giustizia è più basso di quello degli scribi e dei farisei!
Il giogo di Gesù non è meno rigoroso di quello dei farisei (per esempio Matteo 5:20-48; 7:13-14; 10:34-38).
Troviamo ancora un contrasto ancora dell’insegnamento dei capi religiosi e quello di Gesù, tra l'onere della sottomissione della legge di Dio in termini di regolamenti farisaici, che annullavano la legge di Dio (Matteo 15:1-9) e il sollievo di venire sotto la guida di Gesù secondo la Sua interpretazione della legge di Dio.
Ma dobbiamo pensare che il riposo di Gesù non è una sedia a sdraio in riva al mare con una bevanda fresca, il riposo che dà Gesù non è un rilassamento delle esigenze della giustizia come vediamo per esempio nel “Sermone sul monte” ( Matteo 5:20-48).
Non deve essere frainteso nel senso che il discepolato e la giustizia che Gesù ricerca siano facili e poco impegnativi.
Il discepolato richiede niente di meno che impegno e completa abnegazione (per esempio Luca 14:25-35).
Gesù non ci sta dicendo che i comandamenti del Signore sono cattivi (Matteo 5:17; Romani 7:12), ma significa entrare in un nuovo rapporto con Dio, che rende possibile soddisfare le Sue richieste!
Pertanto non è la rimozione di qualsiasi giogo, ma prendere un nuovo giogo che rende i pesi "leggeri".
John Piper scrive: “Quando Gesù osserva le religioni del mondo – compreso il giudaismo del suo tempo- vede delle persone che si danno un gran da fare schiacciate da grandi pesi, allo scopo di ottenere il favore della divinità in cui credono. Gesù non è venuto a rimpiazzare quel peso, finalizzato a soddisfare Dio, con un altro peso. È venuto per portare lui stesso quel peso e a chiamarci a lui affinché possiamo riposare…Non voglio che mi fraintendiate, c’è un giogo e un peso quando andiamo a Gesù (non ci sarebbero dei comandi se non fosse così), ma il giogo è dolce e il carico é leggero”.
Quindi la prima ragione per cui dobbiamo prendere il giogo di Gesù è:
(1) Perché il giogo di Gesù è dolce.
Questo non significa che essere in e servire Cristo sia tutto rose e fiori, che non ci siano problemi, o sofferenze, e così via.
John Butler scrive: “È molto meglio servire Cristo nelle peggiori situazioni che servire il diavolo nelle migliori delle situazioni”.
“Dolce” (chrēstos) indica buono, che non ha nulla di aspro o irritante, facile da portare, idoneo, che non provoca nessun disagio, comodo, piacevole.
Quindi qualcosa che non è difficile da sopportare.
La seconda ragione per cui prendere il giogo di Gesù è:
(2) Perché il carico di Gesù è leggero.
“Carico” (phortion) si verifica in Matteo 23:4 dove è scritto: “ Infatti, legano dei fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito”.
A differenza del carico pesante dei farisei quello di Gesù è leggero.
“Leggero” (elaphron) indica che ha poco peso.
È la stessa parola di 2 Corinzi 4:17 in riferimento alle afflizioni che sono leggere rispetto alla gloria che riceveremo in cielo.
CONCLUSIONE
Gesù invita coloro che sono affaticati e oppressi ad andare da Lui e ci ordina di prendere il suo giogo e a imparare da Lui così troveremo riposo!
Per avere il riposo di Gesù dobbiamo riconoscere il bisogno di Lui!
Tutti abbiamo bisogno di Gesù perché siamo tutti peccatori (Romani 3:11,23; 1 Giovanni 1:8-10).
Su un adesivo era scritto: "La vita è una seccatura, e poi muori!"
Nessuno ha una strada facile in questo mondo, ognuno ha il suo giogo pesante da portare e poi muore.
Gesù c’invita a portare il Suo giogo, certamente è molto impegnativo, ma Lui promette che ci darà riposo e una volta morti saremo alla Sua presenza per l’eternità (Giovanni 3:16,36; 14:1-6; 1 Tessalonicesi 4:17).