Tre implicazioni importanti riguardo il regno dei cieli (Matteo 13:44-52).
D. Martyn Lloyd-Jones disse: “La chiave per la storia del mondo è il regno di Dio”.
Non so a che cosa si riferisse di preciso il dottor Jones, ma possiamo dire che tutta la storia gira, oppure è proiettata o può essere capita in relazione al regno di Dio.
Idee diverse si intrecciano in queste raccolta di parabole.
Ognuna inizia con la frase: “Il regno dei cieli è simile. ...”
Questo non significa che il regno è come un uomo, o una perla, una rete o un padrone di casa, ma che il regno è simile a quello che traspare in queste storie.
Le idee principali di queste parabole sono: (1) Il regno ha un valore enorme (2) vale rinunciare a tutto ciò che una persona ha per esserne partecipi (vv. 44-46). (3) Ci sarà un giudizio finale: i malvagi saranno separati dai giusti e saranno gettati all’inferno (vv.47-50). (4) Infine, i discepoli hanno raggiunto una comprensione che li rende responsabili di insegnare agli altri le nuove verità del regno e le vecchie verità della legge (vv. 51-52).
Noi in questo versetti vediamo tre implicazioni riguardo il regno dei cieli: il valore del regno dei cieli, il verdetto del regno dei cieli e infine la vocazione per il regno dei cieli.
Partiamo con:
I IL VALORE DEL REGNO DEI CIELI (vv.44-45).
Le parabole del tesoro nascosto e della perla del gran valore sono molto simili tra loro sia nella struttura che nel significato, considerò in particolare la parabola del tesoro nascosto.
Il senso è che il regno di Dio è così prezioso che vale la pena sacrificare ogni cosa pur di averlo.
In questa parabola vediamo in primo luogo:
A) Il Ritrovamento del tesoro nascosto da parte di una persona.
Così leggiamo al v.44: "Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato…".
In una società dove non vi erano banche o cassette di sicurezza, era normale che oggetti di valore come gioielli, monete, oro e argento venivano spesso nascosti in vasi di terracotta e messi sottoterra (Matteo 25:25) al sicuro in tempi incerti e di guerra.
Lo storico ebreo Giuseppe, racconta, che dopo la conquista di Gerusalemme (70 d.C.), i romani trovarono oro, argento e altri oggetti preziosi sottoterra.
A volte accadeva che il proprietario moriva prima di poter recuperare il suo tesoro o lo dimenticava.
Ai tempi di Gesù le scoperte di questi tesori nascosti, erano uno degli argomenti favoriti dei racconti popolari.
Gli archeologi hanno trovato spesso vasi di monete d'oro o di gemme preziose e di perle anche sepolto in un campo.
Thomson nel suo libro “The Land and the Book”, che è stato pubblicato la prima volta nel 1876, narra di un caso di una scoperta di un tesoro a Sidone. C'era in quella città un viale famoso di alberi di acacia. Alcuni operai, scavando in un giardino su quel viale, scoprirono diverse pentole di rame piene di monete d'oro. Le monete erano tutte le monete di Alessandro Magno e di suo padre Filippo. Thomson dice che, quando Alessandro morì improvvisamente a Babilonia, giunse la notizia a Sidone, e qualche ufficiale o funzionario del governo macedone ha sepolto queste monete con l'intenzione di appropriarsene dopo, nel caos che era destinato a seguire dopo la morte di Alessandro. Thomson continua a raccontare come vi erano anche le persone che come lavoro, andavano alla ricerca di tesori nascosti, e che entravano in uno stato di eccitazione e svenivano quando scoprivano una singola moneta.
Alcuni studiosi pensano che come il tesoro nascosto, il regno dei cieli è anche nascosto, quindi non è conosciuto da tutti, questo è confermato dal contesto (Matteo 13:11,35).
Ma vediamo un’altra caratteristica e cioè:
B) Il Rallegramento della persona che ha trovato il tesoro.
Nel v.44 leggiamo: " …che un uomo dopo averlo trovato nasconde; e per la gioia che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo".
Ci si rallegra della scoperta del regno di Dio come chi ha trovato un tesoro che era nascosto.
Il regno dei cieli è un tesoro perché il credente rigenerato dallo Spirito Santo è riconciliato, in pace con Dio, ha la vita eterna e il Re è presente nel proprio cuore.
“La gioia è la bandiera che sventola dalla cittadella del cuore, quando il Re è in residenza” (Anonimo).
In Romani 14:17 è scritto: "Perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo". (Luca 2:10-11; Galati 5:22;1 Pietro 1:8).
Questa gioia quindi, non deve essere confusa con la frivolezza.
Vance Havner dice: “La gioia del Signore non deve essere confusa con la leggerezza religiosa che non ha radici o profondità”.
C’è da dire anche un’altra verità: purtroppo, a volte non viviamo questa gioia, o per il peccato, o forse perché siamo un po’ egoisti e vorremmo avere tutto a modo nostro, o forse perché ci siamo abituati alla meravigliosa posizione in cui ci troviamo in Cristo!
L’uomo, per la gioia che ha di quel tesoro, va e vende ciò che ha e compra quel campo, in questo vediamo:
C) La Risoluzione della persona che ha trovato il tesoro.
Nel v.44 leggiamo ancora: "Va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo".
Come il tesoro, il regno ha grande valore e colui che lo trova lo mette al primo posto, gli dà la priorità come la parabola del mercante delle perle (Matteo 13:46).
Gesù mette l'enfasi che l’uomo vende tutto quello che ha e compra quel campo indicando così il valore di quel tesoro sopra ogni cosa, sopra tutto quello che ha.
Il punto quindi è che il regno di Dio ha un valore assoluto, incalcolabile che supera tutto, che oltrepassa ogni altro bene al punto di cedere tutto per averlo! Non c’è niente di più importante del regno dei cieli.
Questo è un invito al discepolato radicale alla luce del valore schiacciante del regno.
Il regno dei cieli è un valore infinitamente superiore al costo del discepolato e coloro che ne sono consapevoli abbandonano con gioia tutto il resto per averlo! (Matteo 8:18-22; 10:39; Marco 8:34-38; Luca 14:25-33; Filippesi 3:7-11).
Il contrasto sarà tristemente visualizzato nel giovane ricco, che non abbandonerà tutto ciò che aveva per seguire Gesù (Matteo 19:16-22).
Come il mercante delle perle, l’uomo che trova il tesoro, è convinto di aver trovato una cosa di gran valore per cui vale la pena rinunciare a tutto.
Questa è la vera fede, la vera consacrazione.
Questa è l'impronta di un'autentica opera dello Spirito Santo.
Ma attenzione! Gesù non vuole dire che il regno di Dio si acquista, ed è quindi per le nostre opere, il regno di Dio è a nostra disposizione solo per grazia mediante la fede (Efesini 2:8-10); piuttosto il significato è che le questioni che riguardano il regno sono estremamente preziose e dovremmo essere disposti a sacrificare tutto pur di averlo.
Chi ha una vera fede metterà Gesù sopra ogni cosa sottomettendosi con gioia.
Il regno di Dio va prima di ogni cosa (Matteo 6:33), perciò il discepolo di Gesù risponde al regno con una dedizione totale senza riserve!
“La consacrazione è la risoluzione che non ha paura del sacrificio” (Anonimo). Quando si predica che basta semplicemente una preghiera per essere automaticamente salvati dall'inferno a prescindere dal fatto che si possa continuare a vivere veramente consacrati a Gesù, noi predichiamo un messaggio diverso da ciò che insegna la Bibbia.
II IL VERDETTO DEL REGNO DEI CIELI (vv. 47-50).
La parabola della rete ci parla ancora del giudizio universale o finale di Dio come nella parabola delle zizzanie (Matteo 13:36-43), in questo caso la metafora viene dall’agricoltura, mentre ora Gesù usa una metafora che viene dalla pesca.
Dunque il regno dei cieli è simile alla situazione di una pesca con la rete che raccoglie ogni genere di pesci, quando è piena, viene trascinata a riva, dove i pescatori fanno una cernita, raccogliendo i pesci buoni in vasi e quelli che non valgono nulla li buttano via.
Quindi noi vediamo:
A) La Cattura.
Nel v.47 è scritto: " Il regno dei cieli è anche simile a una rete che, gettata in mare, ha raccolto ogni genere di pesci".
“La rete” (sagēnē) è il largo strascico, che aveva una grande estensione e nel cui bordo inferiore erano fissati pezzi di piombo, o pietre così che andava a fondo, mentre i sugheri posti sul bordo superiore, le permettevano di galleggiare; in questo modo raccoglieva tutti i pesci che si trovavano nell’area coperta.
La rete era trascinata da due barche, o con delle corde dalla spiaggia.
Ci si muoveva verso la riva, o si tirava dalla riva, poi si raccoglieva la rete in un cerchio che diventava sempre più stretto.
Sulla riva i pescatori serravano l’estremità della rete e la traevano insieme con il suo contenuto sulla spiaggia.
Nel giorno del giudizio tutte le genti saranno raccolte davanti al trono per essere giudicate. (Ogni genere –genos di pesci).
Poi vediamo:
B) La Cernita.
Nei vv.48-49 leggiamo: "Quando è piena, i pescatori la traggono a riva, poi si mettono a sedere e raccolgono il buono in vasi, e buttano via quello che non vale nulla. Cosa avverrà alla fine dell'età presente. Verranno gli angeli, e separeranno i malvagi dai giusti …".
Nel lago di Gennesaret si sono contate oltre venti specie di pesci. La separazione avveniva in base a due criteri: 1) secondo i pesci commestibili, 2) secondo i pesci puri come diceva la legge mosaica (Levitico 11:9-12).
Quindi alla fine dell’età presente, della storia umana, gli angeli separeranno i malvagi dai giusti (Matteo 13:41; 2 Tessalonicesi 1:7-10).
In Matteo 25:31-46 il giudizio è descritto come una separazione di tutte le genti davanti al trono glorioso di Gesù.
Nessuna razza o categoria di persone di sfuggire al giudizio finale.
Tutti saranno ordinati in uno dei due gruppi, quelli che Dio accetta e coloro che Egli rifiuta.
“I malvagi” (ponēros) sono i malfattori, i maligni, i corrotti moralmente, gli immorali.
I “giusti” (dikaios) sono coloro che vivono secondo gli standard, la volontà di Dio (Matteo 1:19; 3:15; 5:6).
Quindi vediamo:
C) La Condanna.
Il v.50 dice: " E li getteranno nella fornace ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti”.
I malvagi saranno gettati nella fornace ardente.
La fornace ardente (kaminos pyros) è la finale destinazione dei peccatori, un posto di punizione, è l’inferno. (Matteo 5:22, 29, 30; 10:28; 13:50; 18:9; 23:15, 33; 25:41; Apocalisse 20:15).
“Pianto e stridor di denti” è come in Matteo 13:42 .
"Il pianto" (klauthmos) indica il dolore grande di coloro che vengono puniti, indica una forte emozione, lamento, sottolinea l'intensità del pianto.
All’inferno non si riderà! Nessuno verrà a raccontare barzellette, ci sarà un lutto costante.
Nessuna angoscia sarà maggiore di quello che si vive all’inferno, e non ci sarà alcuna riduzione della sofferenza.
"Stridor di denti" (brygmos) è digrignare i denti, potrebbe riferirsi al tormento per la sofferenza, o alla disperazione o rabbia intensa oppure tutte e tre.
Riflette il grande dolore che si prova all’ inferno.
Questa parabola vuole essere di avvertimento per coloro che non fanno parte del regno di Dio, un invito a rivedere la loro vita e a convertirsi a Cristo, pentendosi dei loro peccati pensando che un giorno ci sarà il giudizio con una condanna giusta e severa, mentre sarà di salvezza per coloro a cui ha perdonato i peccati.
In Ebrei 9:27-28 leggiamo: "Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio, così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a coloro che lo aspettano per la loro salvezza".
Thomas Brooks diceva: “Come la morte ci lascia, così il giudizio ci troverà”. Questa è una grande verità che faremo bene a ricordare!
Dio non paga settimanalmente e né mensilmente, paga alla fine!
Ognuno avrà quello che merita.
Gesù avverte del pericolo che incorre sugli increduli per le loro azioni malvagie e incoraggia i giusti a non seguire il loro esempio.
“Dio è in definitiva inevitabile” (Anonimo).
Oggi le persone pensano di vivere senza Dio (il che non è vero), ma un giorno ciò che oggi hanno evitato (Dio) lo incontreranno come giudice giusto per essere giudicati dal giusto Dio! (Esodo 34:6-7; Romani 2:1-10).
J. A. Motyer afferma: “La punizione del peccatore non è una vendetta arbitraria, ma il processo a causa della morale provvidenza.”
Dio darà al ribelle ciò che egli merita e ha scelto!
Coloro che amano le tenebre alla luce, avranno di conseguenza ciò che appartiene alle tenebre: l’inferno!! (Giovanni 3:18-21,36)
Abbiamo una scelta da fare: il paradiso o l’inferno!
Così ci ricorda Thomas V. Moore: “ Gli uomini devono scegliere tra un grande peso superiore ed eterno di gloria e di un peso molto grande ed eterno di ira”.
E anche John Mason dice: “Dobbiamo cadere nelle braccia di Cristo o nelle fiamme dell'inferno”.
Non ci sono altre possibilità! Tu cosa scegli?
Infine vediamo:
III LA VOCAZIONE PER IL REGNO DEI CIELI (vv.51-52).
Nei vv.51-52 leggiamo: "Avete capito tutte queste cose? Essi risposero: “Sì”. Allora disse loro: 'Per questo, ogni scriba che diventa un discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa il quale tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie'".
Vediamo prima di tutto:
A) La Spiegazione.
Gesù conclude questa serie di parabole sul regno con la domanda ai discepoli se avessero capito e conclude con un’altra parabola, quella del padrone di casa.
Ci sono varie interpretazioni riguardo il riferimento “scriba”, se si riferisce agli scribi giudaici che diventano discepoli del regno, oppure se si riferisce ai cristiani, o ai dodici discepoli di Gesù che diventano scribi del regno dei cieli.
Poco importa, ma molto probabilmente il riferimento è ai discepoli, ma che è applicato in un secondo luogo a tutti i credenti, infatti, Matteo, dopo aver detto che i discepoli risposero alla domanda di Gesù se avessero capito, dice al v.52: "Allora disse loro", quindi i discepoli hanno capito l’insegnamento di Gesù, ora sono chiamati a insegnarlo agli altri.
Alla luce di questa parabola finale:
(1) Il discepolo del regno dei cieli in primo luogo è come uno scriba addestrato sia per comprendere e sia per trasmettere le verità del regno dei cieli.
Gli scribi (grammateus) erano interpreti ufficiali della legge mosaica e insegnanti di essa, erano esperti della legge nel senso tecnico, erano insegnanti professionali della legge giudaica (Matteo 2:4; 5:20; 7:29; 8:19).
La persona che diventa discepolo di Gesù è chiamato a essere scriba del regno dei cieli.
“Diventa un discepolo” (mathēteutheis-passivo) può avere anche il significato di essere istruito, discepolato da Gesù (i discepoli sono stati istruiti Matteo 13:11-12,36-43) come anche che è stato fatto discepolo e comporta anche essere istruito.
Così i discepoli sono stati istruiti circa il regno dei cieli per essere scribi, insegnanti del regno dei cieli.
(2) Il discepolo del regno dei cieli in secondo luogo è come un padrone di casa.
Il discepolo è come un padrone di casa che tira dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie.
“Tesoro” (thēsauros) forse si riferisce al cuore, o all’intelligenza, o dove risiede l’insegnamento (Matteo 12:34-35), oppure si riferisce alla verità di Dio.
“Padrone di casa” (oikodespotēs) viene utilizzato da Gesù nelle parabole per riferirsi a Dio (Matteo 21:33), a Gesù stesso (Matteo 10:25; 13:27), ed è talvolta rappresentato come colui che distribuisce le sue ricchezze, i salari per i suoi operai (Matteo 20:1-16).
Gesù estende la metafora per indicare che il padrone di casa estrae dal suo tesoro entrambe le cose nuove e le cose vecchie.
“Cose nuove” indica i misteri del regno dei cieli, l’insegnamento di Gesù (Matteo 13:11-12) un insegnamento nuovo per la gente (Marco 1:27), ma che si basa sulle verità eterne di Dio.
R.T. France parlando dell’insegnamento di Gesù dice: “Era nuovo e rivoluzionario, ma la sua validità sta nel fatto di fondarsi sulle verità eterne di Dio, finalmente portate alla luce”.
Possiamo dire che le “cose nuove” si riferisce agli insegnamenti del Nuovo Patto, ma che ha radici nell’Antico Patto, cioè le “cose vecchie”, ma che Gesù ha adempiuto (Matteo 5:17-20).
Quindi il nuovo non sostituisce il vecchio, ma lo porta al compimento previsto.
Lo scriba cristiano, è pronto a insegnare agli altri, deve essere in grado di utilizzare il nuovo (il Nuovo Patto) e il vecchio (Antico Patto) e insieme portare chiarezza e comprensione del messaggio del regno nella sua applicazione al presente.
Le cose vecchie e cose nuove dello scriba cristiano sono entrambi indispensabili per la comprensione del piano di Dio.
Ogni cristiano deve tirare fuori dalla dispensa entrambe le cose che riguardano il Nuovo e l’Antico.
Le cose nuove e le cose vecchie rappresentano il cristianesimo che comprende entrambi i Testamenti.
In secondo luogo troviamo:
B) L’Esortazione.
Tutto questo comporta che i discepoli sono stimolati a insegnare l’insegnamento che hanno ricevuto da Gesù.
R.T. France a riguardo: “ Gesù non sta semplicemente descrivendoli, ma (come al solito nelle parabole) sta spronandoli ad adempiere una funzione; per mezzo della sua istruzione hanno ricevuto un tesoro; ora devono tirarlo fuori istruendo altri.”
Quindi possiamo dire che i discepoli e quindi anche oggi i cristiani:
1. Sono chiamati a proclamare le verità di Gesù (Matteo 10:27; Atti 1:8; 2 Timoteo 4:1-2).
2. Sono chiamati a fare altri discepoli secondo l’insegnamento di Gesù (Matteo 28:18-20; Atti 18:24-28; 2 Timoteo 2:1-2).
Presi e coinvolti dalla verità del regno dei cieli, ne insegneranno i contenuti alle genti senza compromessi e con franchezza per piacere a Dio e non agli uomini (Atti 4:13,29,31; Galati 1:10; 1 Tessalonicesi 2:5-9).
CONCLUSIONE
Da queste parabole impariamo:
1. Il Regno di Dio è velato, ma è di grande valore (v.44).
Il regno è nascosto in questo mondo, noto solo a coloro che ne fanno parte. Eppure è il bene più prezioso.
Cristo ha manifestato il regno di Dio, ma la stragrande maggioranza delle persone non lo riconosce e non lo accetta.
Chi riconosce il valore del regno di Dio, lo mette al primo posto, è disposto a rinunciare a tutto pur di averlo.
La seconda verità che impariamo è:
2. Il Regno di Dio comporta un giudizio finale, questo è certo (vv.47-50).
Ci sarà una finale separazione, i malvagi saranno separati dai giusti (Salmi 1:4-6) e andranno all’inferno.
Nessuno vi seduca con vane parole dicendovi che l’inferno non esiste.
Alla gente non piace, non ci crede, o non ci vuole credere!
Quando il Signore Gesù Cristo ritornerà, giudicherà il mondo, Egli punirà tutti coloro che non sono suoi discepoli con una punizione terribile!
Tutti coloro che non si sono ravveduti dai loro peccati davanti a Dio e sono stati increduli; tutti coloro che si sono attaccati al peccato; tutti coloro che hanno messo le loro affezioni su cose contrarie alla santità e giustizia di Dio; tutti coloro che sono senza Cristo, tutti questi andranno all’inferno! (Apocalisse 20:15).
La terza verità che impariamo è:
3. Il Regno di Dio va proclamato (vv.51-52).
I discepoli hanno raggiunto una comprensione che li rende responsabili di insegnare agli altri le nuove verità del regno dei cieli così come le antiche verità della legge mosaica per gli scribi.
I discepoli sono gli scribi nel Suo regno, coloro che conoscono il regno di Dio sono in dovere di farlo conoscere agli altri e di farlo con passione (Romani 1:14; 10:9-17; 12:11).
Il credente è chiamato a servire il Signore con zelo, a servirlo per il progresso del regno dei cieli.
Purtroppo la vergogna della chiesa di oggi è che c’è più zelo evidente nei partiti politici, nelle tifoserie o in altri culti.