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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

L’amico a mezzanotte (Luca 11:5-13).

L’amico a mezzanotte (Luca 11:5-13).
Il contesto immediato di questa parabola è costituito da una serie di episodi e di precetti sulla preghiera. Gesù dava priorità alla preghiera e come era solito fare, andò in disparte per pregare (v.1; cfr. Marco 1:35; Matteo 14:23; Luca 5:16; 6:12;9:18); egli aveva il piacere e sentiva il bisogno di avere comunione con il Padre!
Gesù era “Gesù”, eppure non trascurava la preghiera, perché conosceva l’importanza di questo prezioso strumento. 
Se Gesù il Figlio di Dio pregava tanto, noi lo dovremmo fare a maggior ragione?
Quando Gesù ebbe finito, un discepolo gli chiese di insegnare loro a pregare. 
Questa parabola, infatti, s’inserisce proprio tra il modello che Gesù dà della preghiera, cioè il Padre nostro, e la promessa dell’esaudimento alle richieste (vv.9-11). 
Questa parabola sottolinea la libertà e la persistenza nella preghiera, ed è quindi un incentivo a pregare, a chiedere.
Come Gesù, quindi, anche noi dobbiamo dare alla preghiera la priorità nella nostra vita e pertanto dedicare a essa il nostro tempo.
A conferma di ciò si possono elencare svariati motivi:

1) Prima di tutto perché Dio, come viene affermato in diverse parti nella Bibbia vuole che noi preghiamo! (1 Tessalonicesi 5:17; Luca 18:1).

2) In secondo luogo perché la preghiera è l’aspetto più importante della nostra vita cristiana, dal momento che tramite essa incontriamo e abbiamo comunione con l’Iddio vivente e vero, Creatore del cielo e della terra che si è rivelato a noi tramite Cristo!

3) E poi semplicemente perché ne abbiamo bisogno, noi abbiamo bisogno di Dio in tutti gli aspetti della nostra vita materiale e spirituale!
Le risposte a tutte le nostre necessità, tutte le cose buone e utili che ci servono quotidianamente, non si trovano in noi stessi, ma si trovano in Dio e nel Suo Figlio Gesù Cristo, nel quale il Padre ha affidato la pienezza delle Sue benedizioni (Deuteronomio 28-30; Efesini 1:3; Giacomo 1:17).
Giovanni Calvino diceva: “La preghiera è il principale esercizio della fede; per mezzo di essa riceviamo quotidianamente i benefici di Dio”.
Dio è dispensatore di tutti i beni! Perciò noi preghiamo per chiedere a Dio ciò di cui necessitiamo, sapendo che dipendiamo da Lui e che tutto dipende da Lui. 
Ci sono alcuni che s’illudono di essere dei super uomini, come “Superman”, ma dobbiamo ammettere che senza Dio non possiamo vivere, senza di Lui non possiamo avere, o fare nulla!
David Hubbard, a tal proposito, definiva la preghiera come “la nostra dichiarazione di dipendenza da Dio”. 
Con la preghiera noi confessiamo il nostro senso di bisogno nei confronti di Dio! (cfr. Salmi 40:17).

Ma attenzione a non cadere in certi facili errori:
1) Per prima cosa la preghiera non fa di Dio il nostro servo a cui richiedere tutto quello che pensiamo ci renda felici, Dio non è colui che porta il treno dei nostri desideri egoistici! Dio non è il nostro maggiordomo!

In secondo luogo:
2) Non dobbiamo mai dimenticare che lo scopo della nostra esistenza è quello di portare gloria a Dio e, pertanto, ciò significa che quando noi facciamo delle richieste a Dio, il beneficio che ne riceviamo deve essere in ogni caso quello di portare gloria a Dio (Isaia 43:7; 1 Corinzi 10:31; Efesini 1:6,12,14.)
Mi ricordo che tempo fa lessi un libro, scritto da un credente, nel quale riporta la preghiera di una credente affetta da una brutta malattia, che spesso si ritrovava a pregare Dio chiedendogli la guarigione, qualora essa l’avesse glorificato (Giovanni 14:13).
Quando noi preghiamo, dobbiamo avere in mente essenzialmente una cosa: la gloria di Dio! 
L’amore per la gloria di Dio deve essere più grande dell’amor proprio!

In terzo luogo:
3) Dobbiamo pensare che Dio ha una Sua volontà, un suo piano, un progetto decretato dall’eternità (Atti 15:18; Efesini 3:11), che è immutabile (Giobbe 23:13-14; Isaia 46:10; Geremia 15:1) e perfetto, perché Dio è perfetto (Deuteronomio 32:4; Matteo 5:48; Romani 12:2). 
La nostra preghiera non potrà, quindi, cambiare la volontà di Dio perché così come essa è, è la migliore possibile per noi! 
Lutero così asseriva: "La preghiera non è vincere la riluttanza di Dio, ma farci forti della Sua volontà".
La volontà di Dio non deve essere un peso, ma la nostra forza! 
Quindi la nostra preghiera sarà esaudita se è secondo la Sua volontà, come dice 1 Giovanni 5:14.
Ecco dunque quale deve essere il nostro atteggiamento: “Non la mia, ma la tua volontà sia fatta!”. 
La preghiera è andare alla presenza di Dio, dirgli quali sono i nostri bisogni, affidargli la nostra vita e poi lasciare che Egli agisca così come ritiene sia meglio.

In quarto luogo:
4) Dobbiamo ancora ricordare che innanzi tutto Dio è Sovrano, e questo significa che Egli governa e guida ogni cosa (1 Cronache 29:11–12; Daniele 4:34-39; Romani 8:28; Efesini 1:11).
Infatti noi quando preghiamo stiamo proprio riconoscendo che Dio è Sovrano, noi preghiamo perché crediamo che Dio può cambiare le circostanze, chiediamo di salvare le persone, preghiamo per le autorità, preghiamo che ci protegga e così via!
A sua volta, la sovranità di Dio indica che Egli ha il diritto di fare ciò che vuole, ciò che a Lui piace e che, pertanto, non deve dare conto a nessuno delle sue decisioni (Salmi 115:3; Daniele 4:35): in altre parole Egli può concederci così come può negarci l’esaudimento alla nostra preghiera, seguendo esclusivamente la sua volontà. 

A questo punto possiamo affrontare:
I LA STORIA DELLA PARABOLA (vv.5-8).
Innanzi tutto notiamo che Gesù esordisce con: “Se uno di voi” (v.5), e ha il preciso scopo di enfatizzare la condizione prettamente personale di ciascun membro dell’uditorio.
Gesù vuole responsabilizzare ciascun ascoltatore, invitandolo quasi a mettersi nei panni del protagonista della vicenda che sta per essere narrata e quindi a prendere una posizione, anzi una decisione personale, riguardo ai fatti esposti.
Gesù sottopone all’attenzione dei suoi ascoltatori l’ipotesi di un fatto possibile della vita ordinaria per poi trarne una verità spirituale.
La scena si svolge in un paesino dove non ci sono negozi, dove quindi anche il pane, così come altri alimenti, non era prontamente disponibile. 
In questo villaggio ogni famiglia provvedeva a farsi del pane periodicamente, secondo le necessità e mezzi di ciascuna, (ogni mattina, piuttosto che ogni tre giorni …). 
Nel racconto, in una di queste famiglie le provviste di pane erano finite, ma proprio allora sopraggiunge inaspettata la visita di un amico viaggiatore. 
Sapendo che, secondo la loro cultura, l’ospitalità era una cosa sacra (Genesi 18:1-8; Ebrei 13:2), tanto che se qualcuno avesse rifiutato di intrattenere un ospite, avrebbe portato disonore, non solo alla propria famiglia, ma all’intero villaggio.
La domanda nasce spontanea: dove potrà andare l’uomo per procurarsi del pane da offrire all’amico viaggiatore?
Come spesso ci succede quando abbiamo bisogno di qualcosa, andiamo dagli amici. 
Quindi, nonostante fosse mezzanotte, l’uomo va da un suo amico per chiedergli in prestito tre pani (sufficienti per un pasto dignitoso). 
Giunto alla porta dell’amico, l’uomo riceve però una risposta negativa: da dentro questi dice di non potersi alzare, in quanto la porta è già serrata e aprirla avrebbe comportato diverse problematiche: innanzitutto significava fare molto rumore, e poi, dato che normalmente la gente comune non si poteva permettere una casa con tante camere, in questa casa, come in tante altre, tutti i componenti della famiglia dormivano tutti insieme (e non ci sarebbe stato nulla di strano se ci fossero stati con loro anche gli animali!). 
Ogni movimento dunque avrebbe disturbato il sonno dei suoi bambini che dormivano nel letto con lui! Alzarsi e aprire la porta avrebbe significato dunque svegliare i bambini, i quali si sarebbero messi a piangere: e poi farli riaddormentare sarebbe stato difficile!!
Gesù continua il racconto dicendo che l’amico a un certo punto si alzerà, ma non tanto perché a far la richiesta era un amico, ma per via dell’importunità con la quale quest’ultimo stava bussando alla sua porta!

II IL SIGNIFICATO DI QUESTA PARABOLA (vv.9-13).
A) Il credente è chiamato a pregare Dio.
Nei vv.9-13 Gesù spiega la parabola, dicendo quale è la morale della storia, esortandoci e incoraggiandoci a pregare Dio, forti della consapevolezza che ci ascolterà. 
Anche se l’amico non si vuole alzare per dargli i pani, tuttavia egli si alzerà comunque per l’importunità dell’amico richiedente e non per l’amicizia!
Che cosa significa importunità (anaídeia)?
(1) Il credente è chiamato a pregare liberamente.
Questa parola dà l’idea della sfrontatezza, è riferita a colui che è sfrontato, sfacciato, spudorato, audace, coraggioso, senza vergogna… in effetti per andare così tardi di sera a svegliare un’intera famiglia, per chiedere del pane e, ancor di più, non arrendersi, nonostante il “non posso”, fino a quando l’amico non si arrende, bisogna essere proprio spudorati, coraggiosi e sfacciati!!
Ma d’altra parte, questa spudorata inopportunità ha senso se manifestata tra amici: solo nei confronti di un amico ci si può sentire così liberi di chiedere le cose.
A questo punto il discorso di Gesù ci fa pensare che, anche se Dio è Sovrano, Santo e Maestoso, Egli è comunque accessibile, e tutto questo solo perché è Gesù il nostro mediatore! 
Così come siamo noi (peccatori) non potremmo neanche pensare di presentarci al trono di Dio, per far ciò è necessaria la mediazione di Gesù! (Giovanni 14:6; Efesini 2:18; 1 Timoteo 2:4-5; Ebrei 10:19-22).
Grazie a Gesù, abbiamo la possibilità di metterci in contatto con Dio, di entrare nel luogo santissimo liberamente, come Suoi figli, tutte le volte che lo desideriamo e non come il sommo sacerdote sotto l’Antico patto che vi entrava una volta all’anno! (Ebrei 9:1-7).
Non c’è bisogno di un invito né di un appuntamento! Siamo chiamati a sentirci liberi di andare alla Sua presenza e di fare le nostre richieste, persino quelle che ci sembrano più audaci (Efesini 3:20-21). 
Per Dio niente è impossibile! 
Gesù rispose a un uomo che gli aveva chiesto di liberare il figlio da un demonio dicendogli: "'Se puoi fare qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci'" (Marco 9:22). 
Gesù gli rispose "Dici:- Se puoi!- Ogni cosa è possibile per chi crede’” (Marco 9:23).

Gesù lo liberò in risposta della sua fede! 
La preghiera è l’esercizio della fede! Infatti, noi preghiamo perché siamo certi che Dio esiste e che ricompensa quelli che lo cercano (Ebrei 11:6).

Ci sono delle cose che pesano sul tuo cuore? Il lavoro? La scuola? Problemi vari? Porta tutto a Gesù! Niente è difficile per Lui! (Filippesi 4:6-7).
(2) Il credente è chiamato a pregare in modo persistente.
La parola “importunità” (anaídeia) ha anche il significato di persistenza, tenace insistenza, senza riguardo per il tempo, per il luogo né per la persona. 
Questo concetto è illustrato anche nella parabola del giudice iniquo, il quale inizialmente non voleva fare giustizia alla vedova ma, in seguito all’insistenza della donna, alla fine dovette cedere (Luca 18:1-8). 
L’uomo continua a chiedere fino a quando l’amico a casa non si alzerà dal letto e gli darà i pani che cerca!
La lezione è chiara: dobbiamo pregare con persistenza anche quando non riceviamo immediatamente una risposta da Dio! (Cfr. Abacuc 2:3).
Purtroppo però, quando non vediamo subito la risposta, pensiamo che non sia nella volontà di Dio e così spesso non preghiamo più per quel soggetto di preghiera. 
Un padre chiese ai componenti della sua famiglia durante un culto di famiglia di pregare almeno per una persona. Uno dei figli pregò per il suo compagno di classe, un certo Eddie per aiutarlo a migliorare a scuola. La settimana successiva, di nuovo al culto di famiglia il padre chiese al figlio se volesse pregare di nuovo per Eddie, e il figlio rispose: “No, io ho pregato per Eddie la settimana scorsa e lui ancora non è migliorato, è come prima!”
Uno degli ostacoli alla preghiera è dunque lo scoraggiamento, spesso dovuto al fatto che non vediamo subito i risultati; ma se la nostra preghiera è secondo la Parola di Dio ed è sotto la guida dello Spirito Santo, dobbiamo pregare in modo persistente. 
Dio ha i suoi tempi! Ma quando arriva è sempre puntuale! 
La preghiera di Zaccaria ed Elisabetta è stata esaudita probabilmente dopo molto tempo, quando ormai erano in età avanzata! (Luca 1:13).

(3) Se poi focalizziamo a nostra attenzione sui verbi “chiedete”, “cercate” e “bussate” , essi ci incoraggiano a pregare Dio.
Uno dei personaggi principali della parabola è anche l’uomo in casa, come lui, anche Dio risponderà alla preghiera audace ed insistente.

a) Grammaticalmente, infatti, notiamo che questi tre verbi sono all’imperativo presente attivo (v.9), usato per indicare un ordine, e così infatti ogni giorno sei chiamato a portare le tue richieste a Dio, ad avere fiducia in Lui e in nessun altro!
Chiedere, cercare e bussare sono azioni abituali, continuative e persistenti, indicano che quando hai un bisogno, un peso nel cuore devi pregare!
La preghiera è condividere i propri pesi o desideri a Dio!

b) Ma quale è il significato di chiedere, cercare e bussare?
Il chiedere allude alla richiesta dei pani, il cercare allude a trovare la casa nel buio, mentre il bussare allude al bussare alla porta della casa dell’amico.
La parola “chiedete” (aitéo) di solito nel Nuovo Testamento è usata in relazione alla preghiera (Matteo 21:22; Giovanni 16:24; Efesini 3:20; Colossesi 1:9; Giacomo 1:5-6). 
“Cercate” (zeteo) si riferisce a cercare la faccia di Dio (Deuetronomio 4:29; 2 Samuele 21:1; Salmi 105:4; Geremia 29:13-14; Atti 17:27). 
“Bussate” (krouo) è l’immagine di un uomo che bussa a una porta chiusa per entrare (cfr. Luca 12:36; 13:25), ma si tratta di un bussare nella casa celeste di Dio, dove Egli aprirà la porta e riceverà favorevolmente noi e la richiesta di preghiera.
I tre termini sono sinonimi, ma ogni verbo è più intenso rispetto a quello che segue, un’intensità che cresce per far fronte ai diversi ostacoli incontrati man mano, quindi indica la perseveranza nella preghiera che diventa sempre più intensa nonostante i possibili impedimenti, quindi una preghiera costante.
Quando, perciò, non vediamo subito la risposta o vediamo degli ostacoli per il soggetto di preghiera, non dovremmo scoraggiarci e non pregare più ma, al contrario, dovremmo pregare più intensamente, quindi costantemente. 
Più di mezzo secolo fa, George Mueller, che è considerato il principe degli intercessori presso Dio, cominciò a pregare per un gruppo di cinque amici. Dopo cinque anni uno di loro è venuto a Cristo. Dopo dieci anni altri due si sono convertiti. Ha pregato per venticinque anni e il quarto amico è stato salvato. Per il quinto ha pregato fino al momento della sua morte, e questo amico è venuto a Cristo, pochi mesi dopo! Per questo amico quest'ultimo, Mueller ha pregato per quasi cinquantadue anni! 
Che esempio di passione e perseveranza! 
Noi stiamo pregando con tale passione, intensità e perseveranza? 
Noi non possiamo capire pienamente come Dio è Sovrano, eppure esaudisce le preghiere! 
Ma siamo chiamati comunque a pregare costantemente per i nostri soggetti di preghiera!

B) Dio esaudisce le preghiere dei credenti (vv.9-12).
Quando una preghiera è secondo la volontà di Dio, Dio ci esaudirà! 
Dio ascolta la preghiera di chi confida in Lui, è attento alla preghiera dei giusti, di coloro che gli appartengono e vivono confidando in Dio e camminando nelle sue vie (Salmi 34:4-8,15-17). 
Nel libro degli Atti (12:1-6), Luca racconta che Erode cominciò a maltrattare i credenti della chiesa, che fece uccidere Giacomo, fratello di Giovanni, e che fece imprigionare Pietro, ma fervide preghiere erano fatte dalla chiesa. 
Il giorno prima di comparire davanti ad Erode un angelo del Signore liberò Pietro dalla prigione! Questo grazie alla preghiera della chiesa! (Cfr. Esodo 17:11). 

Dio esaudisce le preghiere dei credenti! (v.10). 
La triplice immagine viene rafforzata dalla garanzia che Dio risponde a tutti coloro che chiedono, cercano e bussano. 
Per ogni azione corrisponde una reazione: “vi sarà dato”, “troverete” e “vi sarà aperto”. 
Ma questo è in riferimento ai doni buoni (v.13), quelli che sono appunto secondo la volontà di Dio, e ciò non significa che Egli ci darà tutto ciò che desideriamo! 
Così diceva Josè M. Martinez: “Molte volte abbiamo lodato Dio perché ha concesso quello che gli avevamo domandato. Un giorno lo benediremo per non aver accettato alcune delle nostre richieste, poiché il negarcele racchiudeva benedizioni maggiori”.
Quando Gesù pregò prima di morire chiese al Padre di evitargli la croce, ma soprattutto chiedeva che fosse fatta la volontà di Dio (Marco 14:36). 
Dio non lo esaudì, se lo avesse fatto non avrebbe salvato milioni e milioni di persone dal peccato! (1 Pietro 1:11).

Perciò, se Dio non ti esaudisce, o se ti esaudisce in modo diverso dalle tue aspettative, ricorda che Dio fa solo doni buoni, quindi sottomettiti alla Sua sovranità, alla Sua saggezza e alla Sua fedeltà!
Non lo biasimare! Dio sa il fatto suo! Ha il diritto di fare ciò che vuole, è Dio, ma non solo, è anche fedele e saggio, sa qual è la cosa migliore per noi!

C) Dio fa doni buoni. (vv.11-13).
I versetti 11-12 sono domande che si aspettano una risposta negativa, nel senso che nessuno di noi darebbe una pietra, un serpente, o uno scorpione (cose considerate pericolose o non salutari) a un figlio al posto del pane, del pesce o dell’uovo. 
Noi, che siamo malvagi sappiamo dare buoni doni ai nostri figli, quanto più lo farà Dio, il Padre celeste.

(1) La parola “malvagi” (Ponerós) indica esseri moralmente corrotti e cattivi per natura. 
In Genesi 6:5 è scritto che: “Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo”. (Cfr. Salmi 51:5; Geremia 17:9; Tito 3:3).
Questa non è una critica ad alcune particolari persone, piuttosto presume le limitazioni di tutti i padri terreni e quindi del genere umano! 
Questo umilia i suoi discepoli e anche noi, ricordandoci la gravità dei nostri peccati in contrasto con la purezza e la santità di Dio, il nostro Padre celeste perfetto!

(2) Nonostante la nostra malvagità, noi sappiamo dare doni buoni ai figli.
Con tutti i loro difetti, anche i nostri genitori hanno cercato di provvedere ai nostri bisogni e così noi come genitori verso i nostri figli facciamo il massimo per dar loro doni buoni! 
Dio, quindi, non è riluttante nel dare! Egli è sempre pronto a dispensare buoni doni ai Suoi che chiedono secondo i propri bisogni!
Dio risponderà generosamente e volentieri ai bisogni del Suo popolo. 
In Giacomo 1:16-17 è scritto: “Non v'ingannate, fratelli miei carissimi; ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c'è variazione né ombra di mutamento”. (Cfr. Luca 10:42; Romani 8:28; Efesini 4:29; Giacomo 3.17).
Cosa significa buoni doni? (v.13).
“Buono” (Gr.agathós) indica di alta qualità, eccellente, si riferisce a ciò che è utile, salutare, che dà beneficio, proprio come confermato da ciò che i genitori danno ai figli: cibi salutari come il pane, pesce, uova e non pietre, serpenti e scorpioni. 
I doni di Dio che portano beneficio non sono solo i doni materiali, ma anche spirituali, come il dono dello Spirito Santo.

(3) Dio è chiamato Padre celeste.
“Quanto più” (v.13) si riferisce ad un paragone tra il più piccolo e il più grande, se i padri terreni che sono malvagi sanno fare doni salutari ai propri figli, a maggior ragione lo farà Dio, il Padre celeste che è perfetto e buono, che è di un’altra natura, Egli è celeste, non appartiene alla terra. 
Il Salmo 103:13 dice: “Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso il SIGNORE verso quelli che lo temono”.
Sei ansioso per il tuo futuro? Dio si prenderà cura di te, è tuo Padre! (Matteo 6:25-34). 
Anche se è vero che l’appellativo “Padre” si riferisce al fatto che Dio è colui che ci ha creati (Isaia 29:16; 64:8; Atti 17:28), qui si riferisce a uno specifico rapporto di intimità, esclusivo e di cura che ha Dio solo con chi gli appartiene, e noi possiamo appartenere a Dio tramite Cristo (Giovanni 1:11-13; Galati 4:4-7).
Tu puoi pregare con fiducia perché Dio risponde alle preghiere, nonostante le possibili apparenti contrarietà, in quanto è tuo Padre, se hai Cristo.

(4) Dio dona lo Spirito Santo a chi glielo chiede.
Perché Gesù conclude con il dono dello Spirito Santo? Il primo motivo è perché lo Spirito Santo è il dono più importante dopo la salvezza, che ci aiuta a vivere la vita cristiana. 
Senza lo Spirito Santo non possiamo conoscere le profondità di Dio (Giovanni 16:12-15; 1 Corinzi 2:10-12).
Senza lo Spirito Santo non possiamo vincere il peccato (Romani 8:12-13; 2 Corinzi 3:18). 
Lo Spirito Santo ci guida e ci dà la sicurezza che siamo suoi figli (Romani 8:14-16,26-27).
Il secondo motivo consiste invece nella necessità di chiarire la verità riguardo lo Spirito Santo. 
La maggior parte delle persone ai tempi di Gesù credevano che lo Spirito Santo fosse partito; che fosse disponibile esclusivamente per le persone più sante e che appartenesse solo alla comunità del Mar Morto, agli Esseni. 
In realtà la cosa straordinaria, invece, è che tutti coloro che ascoltano il Vangelo e credono in Gesù, ricevono lo Spirito Santo diventandone il Tempio! (Efesini 1:13; 1 Corinzi 6:19).

CONCLUSIONE.
Giovanni Crisostomo, uno dei padri della chiesa e vescovo di Antiochia, vissuto tra il III e il IV secolo d.C., disse: “Non c’è nulla di più forte della preghiera; nulla può esserle paragonato”. 
La preghiera è la più grande risorsa che abbiamo e Dio ne tiene conto! 
È uno degli strumenti efficaci che Dio usa per realizzare i suoi progetti.
A volte nella Bibbia, dopo la preghiera, le circostanze cambiano! 
In Giacomo 5:16-18 leggiamo: “Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia. Elia era un uomo sottoposto alle nostre stesse passioni, e pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia, e la terra produsse il suo frutto”. (Cfr. Genesi 20:17; Esodo 32:9-14; 1 Samuele 1:10-27; 1 Re 18:36-46; 2 Cronache 7:14; Giovanni 16:24; Giacomo 4:2).
Se noi realmente siamo convinti che Dio opera attraverso la preghiera, provocando cambiamenti straordinari e influenzando la nostra vita e quella degli uomini, come la Bibbia ripetutamente insegna, noi pregheremmo molto più di quanto facciamo. 
Dio guida e cambia le circostanze! È l’Iddio della storia, l’Iddio della provvidenza! 
Forse a volte ti sei chiesto: “Un Dio grande come quello rivelato nella Bibbia si interesserà proprio a me?”.
“Come può Dio, che governa l’esistenza di migliaia di milioni di esseri, prestare attenzione proprio a me?” “Forse Dio ha cose più importanti a cui pensare, e non si può certo curare di me!”
Ma non è così! Dio nella sua Onniscienza, Onnipresenza, Onnipotenza, Fedeltà e Amore si prende cura anche di te e lo farà per sempre!

In Isaia 46:4 il Signore dice: “Fino alla vostra vecchiaia io sono, fino alla vostra canizie io vi porterò; io vi ho fatti, e io vi sosterrò; sì, vi porterò e vi salverò”.

Abbiamo visto che Gesù invita a chiedere, cercare e bussare. 
Di solito se chiediamo qualcosa a qualcuno è solo perché sappiamo che quella persona ne è in possesso e ce ne può fornire. 
Cosa vorresti chiedere a Dio che non hai? Chiediglielo, se è una cosa buona ti sarà dato! 

Un altro verbo è quello di cercare, di solito si cerca qualcosa che si perde. 
Cosa hai perso? La strada di Dio? Ti sei smarrito? Non sai qual è la volontà di Dio per il tuo futuro? Cerca in preghiera e Dio ti farà trovare!

Un altro verbo è bussare; bussare per entrare attraverso la porta, e accedere là dove è Dio e godere della comunione di salvezza con Lui.
Prega e confessa i tuoi peccati a Dio e godrai l’amicizia, la comunione con Lui; Dio ti farà entrare!

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