Matteo 26:39: Il modello di preghiera nella sofferenza.
“E, andato un po'più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: ‘Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi’”.
Il racconto dell’agonia di Gesù nel giardino del Getsemani ci fa capire la sua umanità, quale fosse il costo della sua missione e anche il rapporto intimo che aveva con il Padre. Gesù era triste e angosciato per la sua morte in croce che doveva patire (vv.36-38) e per questo prega con la faccia a terra, per portare la sua angoscia e la sua preoccupazione al Padre. “Padre mio” indica il rapporto intimo che Gesù aveva con Dio. Il soggetto di preghiera di Gesù era se era possibile che Dio allontanasse da lui questo calice.
“Calice” non si riferisce solo alla sofferenza e alla morte (Matteo 20:22-23; Giovanni 18:11), ma come spesso è scritto nell’Antico Testamento si riferisce anche all’ira di Dio (Salmo 11: 6; 75:7-8; Isaia 51:19, 22; Geremia 25:15-16,27-29; 49:12; 51:57; Lamentazioni 4:21; Ezechiele 23:31-34; Abacuc 2:16; Zaccaria 12:2), ira perché si caricava dei peccati dell’umanità (cfr. Isaia 53:3-10; Matteo 27:46; Galati 3:13; 1 Pietro 3:18). Gesù dice: “Se è possibile”, ora in un certo senso tutte le cose sono possibili con Dio (Matteo 19:26), perché allora Gesù prega così? Perché Gesù come uomo sa di dover affrontare sulla croce una sofferenza vicaria atroce sia in termini fisici, sia in termini morali e soprattutto spirituali: stava per diventare oggetto dell'ira di suo Padre! Gesù nella sua umanità chiede se c’è un altro modo per adempiere la Sua missione, che non sia il calice della sofferenza in croce. Dunque, la questione non era se Gesù volesse, o non volesse fare la volontà del Padre (Gesù non si è ribellato!), ma se ciò includesse necessariamente la via della croce, o se ci fosse un altro modo, e non c'era altro modo per adempiere il piano eterno salvifico di Dio (Giovanni 4:34; 6:38; 1 Pietro 1:18-20). Comunque nella preghiera di Gesù vediamo la Sua sottomissione al Padre quando dice: “Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi”. In questa crisi, peggiore della tentazione nel deserto (Matteo 4:1-11), Gesù chiede se ci fosse un'alternativa alla sofferenza atroce della croce per la realizzazione degli scopi salvifici del Padre. Ma è chiaro che Gesù intende rispettare pienamente la volontà del Padre. Così vediamo contemporaneamente sia il fatto che Gesù potesse essere tentato nella sua umanità e sia la sua completa obbedienza.
Per noi oggi Gesù è un modello su come affrontare la sofferenza e come dobbiamo pregare quando stiamo soffrendo. Sappiamo che nonostante la sofferenza porti a una crescita spirituale (per esempio 2 Corinzi 4:16-18; Ebrei 12:4-11; Giacomo 1:2-4; 1 Pietro 1:6-7) dobbiamo pregare che sia rimossa da noi? Dobbiamo pregare per un cambiamento delle circostanze, o solo che Dio ci dia la forza di sopportare la sofferenza? In Gesù troviamo l’equilibrio che dobbiamo avere: il desiderio onesto (Salmo 62:8) e la preghiera che Dio ci liberi dalla sofferenza e la sottomissione alla volontà di Dio. Dunque pregheremo che Dio ci liberi dalla sofferenza, ma dobbiamo anche avere l’atteggiamento di essere sottomessi a Dio accettando la sofferenza.