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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La parabola del gran convito. Le scuse ingiustificabili (Luca 14:15-24).

La parabola del gran convito.
Le scuse ingiustificabili (Luca 14:15-24).

Il contesto di questa parabola, ruota attorno al pasto, alla cena di Gesù con certi Farisei. 

Gesù è stato invitato a pranzo da uno dei principali Farisei (v.1), è l’occasione di parlare dell’umiltà, a non scegliere i primi posti al pranzo delle nozze e poi dice di invitare le persone che non possono contraccambiare: poveri, storpi zoppi e ciechi, il contraccambio sarà reso alla resurrezione dei morti e così sarà beato dice Gesù. 

Uno degli invitati, probabilmente un Fariseo, udite queste cose, riguardo la cena, dice beato chi mangerà pane nel regno di Dio futuro, quindi dopo la resurrezione (v.14). 

L'idea di benedizione alla risurrezione dei giusti porta uno degli invitati all’affermazione: "Beato chi mangerà pane nel regno di Dio!" (v.15).

L’uomo probabilmente credeva come la maggior parte dei suoi connazionali, che solo i Giudei sarebbero stati invitati al banchetto in cielo e certamente lui pensava di far parte di questa schiera.
Ma per partecipare a questo banchetto bisogna rispondere positivamente all’invito, dirà Gesù.

Gesù così racconta una parabola in risposta a questo invitato e dice che un uomo preparò una gran convito, e invitò molti e mandò il suo servo a dire agli invitati che la cena era pronta.


Il "pane" (ártos) è usato nella Bibbia come una parte importante del pasto (Matteo 6:11; Marco 6:8,36; Luca 11:3; 2 Corinzi 9:10; cfr. Esodo 16:4; 15 29; Isaia 58:7). 
Il significato è: gli Ebrei attendevano il regno del Messia che avrebbe inaugurato il suo regno con un banchetto.  

Mangiare il pane nel regno di Dio indica essere ammesso al regno di Dio e cenare con i santi in cielo (Luca 13:29) e quindi indica l'eterna felicità di salvezza. 

Comunque in Gesù il regno di Dio era presente (Matteo 12:28; Luca 17:21). 
Gesù opera la redenzione e la liberazione di Dio e domina come Re (Colossesi 1:13). 
Questo regno è venuto, viene e deve venire (Apocalisse 11:15; 2 Pietro 3:13; Filippesi 2:10-11).

Riferendosi a questo banchetto celeste, Gesù racconta una parabola di un uomo che preparò una gran cena e invitò molti e all’ora della cena inviò un servo a dire agli invitati che la cena era pronta. 

Era consuetudine tra gli ebrei dare un doppio invito, il primo invito serviva agli ospiti per informarli riguardo il giorno e il secondo invito era il giorno della cena quando tutto era pronto, il padrone di casa mandava così il servo a chiamare gli invitati (Cfr. Ester 5:8; 6:14).

Noi vediamo le scuse degli invitati nel declinare l’invito e questo indicava una mancanza di cortesia, quindi era un comportamento offensivo, era un forte messaggio sociale negativo sfidando l'autorità e l'onore di chi ospitava. (Ester 1:12, 16-20; Matteo 22:1-14; scuse- paraitéomai- distogliere qualcuno da una richiesta o implorazione, declinare, rifiutare un invito cfr. Esodo 19:16-17; 1 Re.20:6,28; 1 Timoteo 4:7; 5:11; 2 Timoteo 2:23; Tito 3:10).

Ma vediamo che sono scuse, senza senso per dimostrare che questi non ci volevano proprio andare.
"Tutti insieme", indica che sono stati unanimi nella decisione hanno rifiutato l’invito dando varie scuse.

1) La prima scusa: l’uomo aveva comprato il campo e lo doveva andare a vedere.
Sembrerebbe una bugia, perché come si fa a comprare un campo senza, prima, vederlo? Anche se l’avesse comprato, il campo, non scappava via, poteva vederlo anche dopo, questa era una scusa che non regge.

2) La seconda scusa: l’uomo che ha comprato cinque paia di buoi e voleva andarli a provare.
L'acquisto di cinque paia di buoi indica che era ricco, cinque paia di buoi erano abbastanza da lavorare 45 ettari di terreno, sicuramente un grande acquisto.

Anche in questo caso vale la stessa cosa del primo caso, poteva provarli un’altra volta, anche questa era una scusa perché l’invitato non voleva partecipare al banchetto.

3) La terza scusa: l’uomo che ha preso moglie e non poteva andare.
Secondo la legge, l’uomo che si doveva sposare, o appena sposato non doveva andare in guerra per un anno come per affari importanti, quale aver comprato casa, o una vigna (Deuteronomio 20:5-7; 24:5), ma non che era esente dal partecipare a un banchetto, quindi la circostanza è diversa, questa è ancora una scusa perché non voleva andare al banchetto.

Tutte queste scuse sono state deboli, l'invito è stato rifiutato da tutti gli invitati. 

Il servo ritorna dal suo padrone e gli riferì quello che era successo, allora il padrone di casa si adirò e disse al servo di andare per le piazze e per le vie della città e di condurre: poveri, storpi, ciechi e zoppi, stesse categorie che Gesù aveva detto, precedentemente, d'invitare (14:13).

Il servo ha fatto come il padrone aveva comandato e ritorna dicendo che c’è ancora posto, così il padrone chiede al servo di andare ancora per le strade e lungo le siepi, e costringere a entrare a casa gli altri invitati finché la casa fosse piena.

Vediamo il significato di questa parabola.
Innanzitutto:
I C’È UN INVITO DA PARTE DI DIO ALLA SALVEZZA.
A) Nella Bibbia sono menzionati diversi banchetti.
I banchetti venivano fatti con un sontuoso pasto in onore di qualche evento di rilievo, caratterizzavano la vita sociale e religiosa dei tempi biblici. 
I banchetti erano fatti in varie occasioni ed erano occasioni di gioia o di solennità.

Vi erano:
(1) Banchetti reali.
Dove si mostravano l’onore e la potenza del re (Ester 1:3-12; 5:4-6, 8, 12, 14, 6,14; 7:8; Daniele 5:1, 10; o quando veniva incoronato (1 Cronache 12:38-40, 1 Re 1:39-41), o per vittorie militari (Genesi 14:18-19; 2 Samuele 3:20; Salmi 23:5-6; Geremia 51:34-44; Apocalisse 19:9,17-18).   

(2) Banchetti per trattati di pace (Genesi 26:30; 31:54).

(3) Banchetti matrimoniali (Genesi 29:22; Giudici 14:10).
In senso simbolico si parla anche delle nozze tra Gesù e la chiesa (Luca 12:36; Matteo 22:4; 25:10; Apocalisse 19:9). 
  
(4) Banchetti di riconoscenza.
Banchetti, come segno di riconoscenza a Dio, per celebrare e rendere grazie a Dio. 
Per il raccolto (Giudici 9:27; Rut 3:1-3); per la tosatura delle pecore (1 Samuele 25:11; 2 Samuele 13:23-27); per la costruzione e il completamento del tempio (2 Cronache 7:8), o inaspettate benedizioni (1 Re 3:15; Luca 15; ecc.)

(5) Così per tanti altri motivi (Genesi 19:3; Genesi 21:8).
I banchetti in senso negativo, in senso immorale (Proverbi 9:13-18; 15:17; Giobbe 1:4-5; 1 Samuele 25: 36; Isaia 5:11-12; Amos 6:4-6), o che simboleggiano il giudizio (Geremia 51:39; Ezechiele 39:17-20; Apocalisse 19:17-18).

Ma nel complesso, i banchetti nella Bibbia implicano la benedizione, la prosperità, l'abbondanza, ricchezza, vittoria e di gioia, un’anticipazione delle benedizioni della gloria celeste.         

Infatti, come abbiamo già detto:
B) Il banchetto nel regno di Dio futuro.
Il regno di Dio futuro può essere visto come uno spazio, una casa nella quale si festeggia mangiando insieme; segno di comunione, di gioia, di grande festa, immagine della salvezza realizzata.
Vediamo:
(1) La profezia di Isaia.
Isaia dopo aver parlato nel capitolo 24 del giudizio del genere umano, e della promessa che il Signore regnerà sul monte Sion e Gerusalemme, ecco che loda il Signore perché ha fatto cose meravigliose e i suoi disegni concepiti da tempo sono stabili e fedeli. Poi dice che il popolo lo glorifica perché è stato un rifugio per i poveri e indifesi, poi dice profeticamente che inaugurerà il Suo regno dicendo queste parole (Isaia 25:6-12; 65:13; Salmi 22:26; Luca 22:14-20; cfr. Apocalisse 3:20; 19:9).

Ci sarà un gran convito con le migliori portate di cibi succulenti pieni e vini pregiati per tutti i popoli (dimensione universale) e si festeggerà perché Dio distruggerà la morte, la maledizione a causa del peccato e toglierà il velo e la coperta stesa su tutte le nazioni che può essere interpretato come il lutto (Geremia 14:3-4; Ester 6:12; cfr. 1 Corinzi 15:54; Apocalisse 21:4), o come la cecità  spirituale dell’umanità peccaminosa (2 Corinzi 3:15).

Toglierà la vergogna (schiavitù e miseria) del suo popolo che è stata assoggettata dai popoli stranieri come gli egiziani e i babilonesi.
Il Suo popolo che ha sperato in Lui, ha sperimentato la Sua salvezza, ora possono esultare e rallegrarsi nella salvezza del Signore, mentre i nemici saranno giudicati. 

Isaia parla del giudizio come chi pigia la paglia nel letamaio! Al banchetto si contrappone il letamaio! Perciò il banchetto nel regno futuro di Dio è un altro modo di descrivere che chi vi partecipa sarà salvato ed eredita la vita eterna.

Infatti:
(2) Gesù ne parla in Luca 13:28-29. 
"Là ci sarà pianto e stridor di denti, quando vedrete Abraamo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi ne sarete buttati fuori. E ne verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno, e staranno a tavola nel regno di Dio".

Se mentre per i non credenti il loro destino sarà la sofferenza, per i credenti provenienti da tutte le parti del mondo ci sarà il convito, ci sarà il banchetto con i santi dell’Antico Testamento, Abramo, Isacco, Giacobbe e gli altri profeti (Cfr. Luca 18:18,25-26).     

C) I due inviti a che cosa si riferiscono?
(1) L’uomo che fa gli inviti rappresenta Dio che manda il servo.         

Alcuni studiosi hanno pensato che:
(2) Nel primo invito Dio manda il servo che rappresentano i profeti, l’epoca prima della venuta di Gesù.
In Luca 13:34 leggiamo: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!" (2 Cronache 36:14-16; Isaia 53:1; 65:2).

(3) Nel secondo invito Dio ha mandato Gesù.
Nicodemo, uno dei capi religiosi, ha riconosciuto che Gesù veniva da Dio (Giovanni 3:2). 

Gesù stesso parlando con alcuni Giudei che non credevano in Lui, come leggiamo in Giovanni 5:36 disse: "Ma io ho una testimonianza maggiore di quella di Giovanni; perché le opere che il Padre mi ha date da compiere, quelle stesse opere che faccio, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato". (cfr. Giovanni 20:21; Atti 2:22; 10:36-38).

Ma oggi chi manda Dio? Manda i credenti, se sei un credente, hai il dovere di invitare le persone al banchetto celeste, hai il dovere di evangelizzarli! 

Dio ci ha dato la missione di evangelizzare, questo è un ordine, scritto diverse volte nel Nuovo Testamento (Matteo 28:18-20; Marco 16:15-16; Luca 24:44-47; Giovanni 20:21-23; Atti 1:8).

Se tu consideri Gesù come Signore agirai secondo questo comandamento, ma se lo consideri un osservatore occasionale allora questo comandamento non sarà importante.

Il secondo motivo per evangelizzare è l’amore verso il prossimo (Marco 12:31). 
Se sai che c’è una medicina importante che può salvare un tuo amico da una grave malattia, tu cosa farai? 
Gli è lo dici, e se ce l’hai gli è la dai se lo ami veramente. 
Noi non siamo la medicina, ma sappiamo che Gesù è la medicina. 

Andrea quando conobbe Gesù in modo naturale e spontaneo ne parlò a Simone e così Filippo con Natanaele (Giovanni 1:40-51). 

Se abbiamo conosciuto l’amore di Cristo,se abbiamo provato la grazia della salvezza dal peccato e dall’inferno, dovrebbe venire naturale e spontaneo parlare di Gesù (2 Corinzi 5:14).

II C’È UN RIFIUTO DEI PRIMI INVITATI.
A) Chi sono questi primi invitati.
Chi sono queste persone? A chi si riferisce Gesù? 

Alcuni studiosi pensano che Gesù si riferisca in senso generale a tutti gli uomini, altri studiosi pensano che siano la maggior parte dei giudei, ma non tutti (1 Re19:18; Isaia 14:32; 29:19; Luca 6:20; Romani 9:27; 11:5), come vediamo dal libro degli Atti, i Giudei rifiutavano la predicazione apostolica. (Atti 13:44-67; 18:5-6; 28:23-28). 

Altri studiosi pensano si tratti che Gesù si riferisse all’aristocrazia religiosa dei farisei che si credevano giusti. In Luca 11:52 è scritto: "Guai a voi, dottori della legge, perché avete portato via la chiave della scienza! Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito". 
Dal contesto può riferirsi sia ai Giudei che ai Farisei (cfr. v.1).

Anche oggi Dio invita tutti gli uomini alla salvezza.  In Marco 16:15-16 leggiamo: "E disse loro: Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura.  Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato". (cfr. Matteo 11:28-30; 22:14; Atti 17:30; Romani 2:4; 10:13). 

Sta chiamando anche te! È scritto nella Bibbia: "Oggi se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!" (Ebrei 4:7; Salmi 95:7-8).

Passiamo ora al:
B) Il rifiuto con delle scuse ingiustificabili.
A sorpresa vediamo che i primi invitati rifiutano l’invito! 

Le scuse sono destinate a colpire l'ascoltatore come ridicolo e di sottolineare l'assurdità di qualsiasi scusa per rifiutare la chiamata di Dio nel suo regno. 

Nessuna scusa è valida per accettare Gesù e la sua salvezza. 
Qual è una buona scusa per perdere la propria anima per l’eternità? (Luca 9:25).       
Davanti a una chiamata di Dio, le scuse non reggono! Dio conosce il nostro cuore e le nostre azioni! 

Le scuse di rifiutare l’invito di Dio sono ingiustificabili e talvolta ridicoli come quelle riportate sul Toronto Sun riguardo alcune giustificazioni che gli automobilisti hanno fatto alle loro compagnie di assicurazioni:
“Un pedone mi colpì e andò sotto la mia macchina”.
“Nel mio tentativo di uccidere una mosca, sono andato contro una cabina telefonica”.
“Il pedone non aveva idea di che direzione andare, e lo messo sotto”.
“Sono andato nella casa sbagliata ed ho sbattuto contro un albero che io non ho”.

Anche oggi la gente prende tante scuse per non convertirsi!  Quali sono le tue scuse?
"Sono troppo giovane…".
"Devo ancora studiare…".
"Sono troppo vecchio".
"La chiesa è piena di ipocriti…"
" Non ho tempo per Dio…"
" Prima devo risolvere i miei peccati…".
" Ho troppo problemi, non sono serena…".
" Gli altri mi prenderanno in giro…".
" Poi mi metteranno i piedi in faccia…".

Sappi che se rifiuti la salvezza in Cristo ti aspetta:
C) Il giudizio di Dio. (vv.21,24).
Il v.21 dice: "Il servo tornò e riferì queste cose al suo signore. Allora il padrone di casa si adirò e disse al suo servo: 'Va'presto per le piazze e per le vie della città, e conduci qua poveri, storpi, ciechi e zoppi'".

Nel v.24 è scritto: "Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati, assaggerà la mia cena". 

Lo scopo del commento di questa parabola del v.24 indica quello che Gesù vuole veramente che gli ascoltatori dovevano sapere e valutare, è un avvertimento verso coloro che lo rifiutavano. 
Colui, che ha fatto l’invito, quindi Dio, si è arrabbiato, perché ha visto il disprezzo, l’indifferenza e la falsità di quelle persone.

(1) Una delle caratteristiche di Dio è che è un Dio di ira (Naum 1:2-8; Romani 2:5; 2 Tessalonicesi 1:8-10).
Arthur W. Pink disse: "Uno studio della concordanza biblica rivelerà che nella Scrittura, vi sono più riferimenti alla collera, al furore e all’ira di Dio, che non al Suo amore e tenerezza".

Quindi un motivo c’è perché la Bibbia descrive di più l’ira di Dio.

(2) L’ira di Dio nel presente.
In Romani 1:18-21 leggiamo: "L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato".

a) L’ira di Dio si manifesta nel presente verso coloro, che non osservano i suoi comandamenti e quindi non riconoscono l’esistenza e la sua Sovranità.

b) Non ci possono essere scuse davanti la certezza dell’esistenza di Dio, guarda la creazione!

c) Più non glorifichi Dio, più ti allontani da Lui, più sarai nelle tenebre.

(3) L’ira di Dio futura.
In Romani 2:5-11 troviamo: "Tu, invece, con la tua ostinazione e con l'impenitenza del tuo cuore, ti accumuli un tesoro d'ira per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio. Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere: vita eterna a quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria, onore e immortalità; ma ira e indignazione a quelli che, per spirito di contesa, invece di ubbidire alla verità ubbidiscono all'ingiustizia. Tribolazione e angoscia sopra ogni uomo che fa il male; sul Giudeo prima e poi sul Greco; ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al Greco; perché davanti a Dio non c'è favoritismo".

C’è un'ira futura, nel giorno del giudizio, un'ira per coloro che si ostinano e non si pentono dei loro peccati.

Ma che cosa è l’ira di Dio? Vediamo ora:
(4) Il significato dell’ira di Dio.
L’ira di Dio è un termine che descrive un’azione punitiva con qualsiasi mezzo, nei confronti di coloro, che hanno sfidato Dio (Romani 1:18; 2:5; 5:9; 12:19; 1 Tessalonicesi 1:10; 2:16; 5:9; Apocalisse 6:16-17; 16:19; Luca 21:22-24). 

James I. Packer dice: “…L’ira di Dio nella Bibbia non è mai capricciosa, indulgente con se stessa, irritabile, moralmente ignobile, come è invece molto spesso la collera umana. L’ira di Dio è in realtà, una giusta e necessaria reazione a un oggettivo male morale. Dio si adira solo quando è necessario adirarsi”.

L’ira di Dio è la sua santa e giusta indignazione a causa del peccato e della ribellione dell’uomo!

Un Dio che si compiacesse sia del male e sia del bene sarebbe un buon Dio? 
Un Dio che non reagisse al male nel mondo sarebbe un Dio moralmente perfetto? Assolutamente no!

a) Quindi possiamo dire che l’ira di Dio è giudiziale, cioè che è l’ira del giudice che amministra la giustizia (Romani 2:5-6; Luca 12:47-49).

Ma è anche vero che:
b) L’ira di Dio è qualcosa che gli uomini si scelgono da soli, si attirano.
In Giovanni 3:18-19 è scritto: "Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.  Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie". 

Dio non salverà coloro che lo rifiutano e coloro che rifiutano la croce! (Romani 5:9).           

Chi rifiuta l’invito della salvezza di Dio in Cristo non andrà in paradiso, non si siederà a tavola con Gesù, ma andrà all’inferno!

Ma noi vediamo che:
III C’È UN RIMPIAZZAMENTO.
C'è:
A) Una seconda serie di invitati.
Nel v.21 leggiamo: "Il servo tornò e riferì queste cose al suo signore. Allora il padrone di casa si adirò e disse al suo servo: 'Va'presto per le piazze e per le vie della città, e conduci qua poveri, storpi, ciechi e zoppi'".

Il padrone dice al suo servo di andare per le piazze e per le vie della città e di condurre al banchetto, poveri, storpi, ciechi e sordi che si trovavano a mendicare in città. 

Il padrone gli disse di andare nella città e di chiamare le persone che erano emarginate, che non erano considerate, che erano bandite dal culto ebraico (Levitico 21:17-23). 

Non a caso Gesù usa questa espressione. 
C’è uno sfondo dell’Antico Testamento soprattutto in Isaia 35:5-6 e Isaia 29:18-19 per indicare i tempi messianici, l’opera del Messia (Matteo 11:1-4).

L’elenco ricorda il v.13: "Ma quando fai un convito, chiama poveri, storpi, zoppi, ciechi". 
Chi rappresentano i poveri, storpi, ciechi e zoppi. Chi sono? Gli emarginati? O i Gentili? 

Se "i primi invitati" si riferisce ai Giudei, i secondi sono i Gentili (Isaia 54:2-3; 60:1-3; Salmi 72:8; Romani 9:22-33; Efesini 2:14-18) se i primi invitati sono i Farisei, i secondi invitati sono gli emarginati, i pubblicani e i peccatori.

Ora queste categorie erano considerate dai Farisei impure, o indegne, e condannavano Gesù perché aveva contatti con questo tipo di categoria (Luca 5:29-30; 15:1; Matteo 9:10-11; 11:19; 21:31-32; Marco 2:15-16).

Questi hanno accettato e partecipano al banchetto, ed è valido sia per gli emarginati che per i Gentili (pagani).

C’è:
B) Una terza serie di invitati (v.23).
Il v.23 dice: "Il signore disse al servo: "Va'fuori per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, affinché la mia casa sia piena".

In primo luogo vediamo:
(1) Lo scopo di Dio.
La volontà da parte di Dio di avere la casa piena. 

Il servo dice che c’è ancora posto allora il padrone manda il servo a cercare coloro, che sono fuori dalla città per le strade (hodós) che vanno da una città all’altra e per le siepi (phragmós).
Le siepi servivano come recinti dei campi lungo le strade dove spesso si trovavano i mendicanti (Marco 12:1; Matteo 21:33).

Quindi vediamo una terza serie d'invitati che possiamo paragonare a gente da tutto il mondo, in riferimento a tutti i gentili (Luca 13:28-30; Romani 15:7-16; Apocalisse 7:9-10). 

Gesù mandò ai suoi discepoli nel mondo in missione come leggiamo in Atti 1:8: "Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra".

In questo senso si vuole sottolineare il continuo impegno dei discepoli perché la missione ancora è incompleta.

In secondo luogo vediamo:
(2) La sollecitazione.
"Costringerli" (anankason- aoristo imperativo attivo) significa fare pressione, un invito forte, sollecitarli ad andare! (Matteo 14:22; Marco 6:45). 

"Costringerli" è una potente forza e amore persuasivo, un’esortazione a partecipare e non una coercizione fisica, è un'insistenza persuasiva. 

In Oriente quando si rifiutava un invito, s'insisteva affinché venisse accettato. 
Una persona ricca invita un mendicante, penso che si chiederà il perché e sarà un po’ riluttante, avrà paura forse, si sentirà indegno, quindi era necessaria una pressione, un'insistenza. 

Questo rappresenta la generosità di Dio nel volere le persone salvate e che la sua casa sia piena di salvati (2 Pietro 3:9).

CONCLUSIONE.
Facciamo alcune considerazioni.
1) Il padrone di casa, Dio è nello stesso tempo severo e generoso, invita tutti nel Suo regno.
Se oggi non fai parte del regno di Dio, se non hai Cristo, non lo sarai dopo la morte. 
Per far parte del banchetto della tavola nel regno di Dio devi accettare l’invito del Vangelo oggi per partecipare al banchetto domani.

2) Le tue scuse nel rifiutare Dio, sono senza senso davanti a Dio.
Dio conosce le nostre azioni e conosce anche i nostri cuori (Salmi 139:1-12; Proverbi 15:3).

3) Nessuno è buono abbastanza da meritare le benedizioni del cielo.
I poveri, gli storpi, gli zoppi e i ciechi mostrano la grazia di Dio nel chiamare gli emarginati. 
La salvezza non è per i nostri meriti, ma per la Sua sola grazia (Romani 11:6; 1 Corinzi 1:26-31; Efesini 2:8).

4) Noi siamo i servi di Dio che devono invitare le genti ad accettare il Vangelo e siamo chiamati a farlo con una forte persuasione…

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