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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

1 Timoteo 1:15: Un’affermazione affidabile d’accogliere.

1 Timoteo 1:15: Un’affermazione affidabile d’accogliere.
Morgan, R. J. scrive: “Hugh Latimer (1485-1555 circa), il ‘Predicatore della Riforma inglese’, doveva molto al suo mentore, Thomas Bilney.
Bilney era un tranquillo studioso dell'università di Cambridge, ha acquisito un Nuovo Testamento greco dal famoso Erasmo. 
Mentre lo esaminava, un verso della Scrittura sembrava scritto con lettere di luce: ‘Cristo Gesù venne nel mondo per salvare i peccatori!’
‘Questa frase’, scrisse in seguito, ‘attraverso le istruzioni di Dio e il lavoro interiore, ha così esaltato il mio cuore, che prima era ferito dalla colpa dei miei peccati, e immediatamente ho trovato il meraviglioso conforto e tranquillità nella mia anima. Le mie ossa contuse sobbalzarono di gioia’.
Bilney voleva condividere la sua conversione con gli altri, ma questa era la verità della riforma e la riforma non aveva ancora raggiunto l'Inghilterra. 
Insegnanti come Lutero, e insegnamenti come la giustificazione per grazia attraverso la fede, venivano ferocemente attaccati da uomini di chiesa inglesi come Hugh Latimer.
Ma mentre Bilney ascoltava l’imprecazione del giovane Latimer contro la riforma, pregava questa insolita preghiera: ‘O Dio, io sono solo piccolo Bilney, e non farò mai grandi cose per Te. Ma dammi l'anima di quell'uomo, Hugh Latimer, e cosa si chiederà di fare nel tuo santissimo nome’.
Un giorno Bilney disse a Latimer: ‘Oh, signore, per l'amor di Dio, ascolta la mia confessione’. Latimer si sedette e ascoltò mentre Bilney parlava del Nuovo Testamento greco di Erasmo e condivideva ciò che gli era successo. Allungando il braccio, tirò fuori il prezioso libro, lo aprì e lesse un passaggio pesantemente sottolineato: 1 Timoteo 1:15.
Mentre Latimer leggeva quelle parole, egli stesso vedeva la pura e semplice verità del Vangelo, che Gesù Cristo venne nel mondo per salvare i peccatori. 
L'effetto su Latimer ricordava la conversione di Saulo di Tarso. 
Le lacrime gli scorrevano sulle guance e in quel momento anche lui rinacque.

Entrambi gli uomini morirono in seguito sul palo, ma le loro fiamme accesero una candela nel mondo di lingua inglese che non si è mai spenta”.

Ebrei 11:11-12: La fede di Sara.

Ebrei 11:11-12: La fede di Sara.
Diverse persone quando arriva il momento delle tenebre, la loro fede smette di brillare!

La fede va esercitata anche nelle situazioni più difficili, e scoraggianti, questo c’insegna la fede di Sara.

Altresì vediamo la potenza della fede, esercitata da una donna anziana e fragile, quindi una fede pratica nelle promesse di Dio.

Ci sono persone che parlano di fede, studiano la fede, ma non la praticano, la loro fede non è attiva.

Cominciamo a vedere:
I IL CONCEPIMENTO.
Dal momento che Sara, come moglie di Abraamo, ha avuto un ruolo essenziale per la realizzazione della promessa relativa alla discendenza, viene menzionata in questa lista di fede. 

Ma il concepimento di Sara è una:

Matteo 11:28: Il riposo di Gesù.

Matteo 11:28: Il riposo di Gesù.
“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo”.

Gesù da riposo agli abbattuti che si affidano a Lui. Il v.29 ripete questa verità ed è un’allusione a Geremia 6:16. In Geremia 6 è descritta una situazione di giudizio su Gerusalemme a causa della sua disobbedienza. Così Dio per bocca del profeta invita a fermarsi, a guardare e a domandare sui quali siano i sentieri antichi, la strada buona e a percorrerla, in questo modo chi lo fa, troverà riposo. Gesù vuole dare riposo all’umanità (Geremia 31:25-33; Luca 22:20), ma molti non vogliono camminare nella Sua via! Paradossalmente coloro che prendono il giogo di Cristo su di loro troveranno riposo. Troviamo un contrasto tra l’affaticamento e l’oppressione dei farisei, con il riposo di Gesù. “Riposo” è la cessazione dall'attività faticosa, è tranquillità interiore, sollievo dai guai e dall’ansia correlata, quindi un riposo spirituale. Il riposo non è la ricerca della verità attraverso la religione; non è il pensiero positivo nei piaceri di questo mondo, ma è nel seguire Gesù Cristo.

Matteo 11:28: Un invito di Gesù per gli abbattuti.

Matteo 11:28: Un invito di Gesù per gli abbattuti.
“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo”.

“Venite a me” è un invito di Gesù ad avere fiducia in Lui (vv.25-27; cfr. Giovanni 3:16; 6:35), a entrare in una relazione con Lui. A Gesù è stata data autorità dal Padre (Matteo 11:25; 28:18; Giovanni 3:35), è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, e Dio lo ha mandato per salvare il mondo. Solo Gesù ci fa conoscere Dio (Giovanni 1:18; 14:6; 1 Timoteo 2:4-5), questa è la vita eterna (Giovanni 17:3), il perdono (Atti 10:43)e la salvezza dai peccati (Matteo 1:21; Luca 19:10; 1 Timoteo 1:15). Le persone a cui è rivolta la chiamata sono gli abbattuti. “Siete affaticati” suggerisce che sono coloro che diventati stanchi attraverso un lavoro faticoso. Porta l'idea di lavorare fino al punto di esaurimento totale, oppure di essere esausti per un viaggio. Questo verbo dà l'idea di continua stanchezza e spossatezza, senza un minuto di sollievo.

Cause della preghiera inefficace (1) Motivazioni sbagliate: l’egoismo! (Giacomo 4:1-3).

Cause della preghiera inefficace (1)
Motivazioni sbagliate: l’egoismo! (Giacomo 4:1-3).
Tozer scrisse: “La preghiera è generalmente raccomandata come la panacea per tutti i mali e la chiave per aprire ogni porta della prigione, e sarebbe davvero difficile esagerare i vantaggi e il privilegio della preghiera ispirata dallo Spirito. Ma non dobbiamo dimenticare che se non siamo saggi e vigili, la preghiera può diventare una fonte di autoinganno”.

Quando i nostri motivi non sono giusti nella preghiera, le nostre preghiere non hanno efficacia!

Uno degli ostacoli alla preghiera efficace è quando è motivata dal nostro egoismo!

Quando le nostre preghiere sono motivate dal nostro egoismo, quando chiediamo a Dio ciò che vogliamo piuttosto che ciò che Egli vuole (cfr. Luca 22:42; 1 Giovanni 5:14), le nostre preghiere saranno inefficaci. 

Giacomo dopo aver parlato della grandezza della lingua e del suo potere incontrollabile, distruttivo e dell’uso doppio che se ne fa, che benediciamo Dio e nello stesso tempo malediciamo il nostro prossimo, parla di due tipi di saggezza: quella che viene dall’alto e quella che viene dal basso.

Poi Giacomo dice che il frutto di giustizia si semina nella pace per coloro che si adoperano per la pace. 

Aggeo 1:3-4: La correzione di Dio al popolo.

Aggeo 1:3-4: La correzione di Dio al popolo.
La ripetizione della formula della parola profetica: “Per questo la parola del SIGNORE fu rivolta loro per mezzo del profeta Aggeo”, sottolinea l'importanza e la fonte divina del messaggio e l'urgenza dell'ora.

La domanda retorica non è per ottenere informazioni, ma per stimolare le persone a considerare la loro situazione.

Con questa domanda, il Signore voleva mettere in evidenza la mancanza di maturità spirituale del popolo, l’indifferenza e la mancanza di zelo nel servizio del Signore. 

Nel v. 4 c’è un contrasto: i Giudei abitavano nelle loro case ben rivestite, mentre la casa del Signore è trascurata.
Il popolo aveva perso di vista la priorità giusta nella loro vita; aveva un problema di priorità! 
Le loro priorità erano invertite!

È un problema di molti come ci ricorda l’apostolo Paolo: “Poiché tutti guardano ai propri interessi, non a quelli di Gesù Cristo” (Filippesi 2:21).

Il Signore per bocca di Aggeo vuole correggere la loro priorità sbagliata.

Aggeo vuole che il popolo inverta il loro comportamento e porti così piacere e gloria a Dio.

Aggeo 1:2-3: Il compiacimento del popolo.

Aggeo 1:2-3: Il compiacimento del popolo.
Nel v. 1 troviamo il contesto del messaggio di Aggeo e a chi è rivolto con lo scopo principalmente di  risvegliare il popolo.

Nei vv.2-3 vediamo il motivo per cui il Signore rivolge il Suo messaggio al popolo tramite il profeta Aggeo: il popolo era compiaciuto, si accontentava della sua letargia spirituale; da sedici anni aveva interrotto la ricostruzione del tempio e si giustificava. 

Dai vv.2-4 vediamo che Aggeo cita un commento diffuso secondo il quale non era ancora giunto il momento di ricostruire il tempio, e quindi vediamo la motivazione per cui la parola del Signore di ammonimento ed esortazione è rivolta a loro.

In questi versetti vediamo prima di tutto:

Aggeo 1:1-3: La chiamata alle guide per un risveglio.

Aggeo 1:1-3: La chiamata alle guide per un risveglio.
Molto spesso, questo capitolo è citato solo in quei momenti della vita ecclesiale, quando devono essere fatti dei lavori nel locale di culto.

Ma questo capitolo non deve essere pensato solo per motivare la costruzione, o per ristrutturare un locale di culto.

Ai tempi di Aggeo, la casa del Signore era in rovina, il problema di questa trascuratezza era che avevano messo i propri interessi prima di quelli di Dio!

"Ricostruire la casa di Dio" va pensata, anche come metafora più ampia di mettere Dio e la Sua opera al primo posto, e di servirlo nelle varie forme, non solo per il locale di culto!

Vediamo brevemente il contesto.
Grazie all’editto di Ciro di Persia (cfr. Esdra 1:1-4) nel 538 a.C., il popolo giudeo - circa 50.000 persone - potè fare ritorno nella propria terra, sotto l’autorità del governatore Zorobabel e del sommo sacerdote Giosuè (Esdra 3:2).

Nel 536 a.C. il popolo iniziò con grande entusiasmo a costruire il tempio (cfr. Esdra 3:1-4:5), ma a causa dell’opposizione dei popoli confinanti e per l’indifferenza degli stessi giudei, il lavoro fu abbandonato per sedici anni (Esdra 4:1-24).

2 Corinzi 5:21: La morte di Gesù per la nostra giustificazione.

2 Corinzi 5:21: La morte di Gesù per la nostra giustificazione.
Nel 1347 un'armata mongola mentre assediava una postazione commerciale genovese di Caffa in Crimea, l'Ucraina moderna, catapultò i corpi delle vittime della peste bubbonica sulle mura della città. I difensori terrorizzati fuggirono  in Italia, portando con sé i micidiali batteri della peste. Nei tre anni successivi, la peste si diffuse in tutta Europa nella massiccia epidemia conosciuta come “la Morte Nera”. Si stima che in Europa, che contava tra 70-80 milioni di persone, tra i 20 e i 25 milioni di persone morirono!
I secoli a venire avrebbero visto ricorrenti focolai della peste bubbonica, che sarebbe rimasta pericolosa e incontrollata fino allo sviluppo degli antibiotici nel XX secolo.

Anche se la peste nera è l'epidemia più terribile della storia, non è stata l'unica. 

L'epidemia di influenza del 1918-19, chiamata “Spagnola”, o “Grande influenza”, o “Epidemia spagnola” uccise dai 30 ai 50 milioni di persone, e diversi milioni di altri morirono all'incirca nello stesso periodo in un focolaio di tifo nell'Europa orientale. 

Altre 210 malattie infettive, come la malaria, la febbre gialla e, in tempi più recenti, l'AIDS, hanno anche causato milioni di vittime.

Ma c'è una piaga che è più diffusa e mortale di tutte le altre combinate  insieme, che lo scrittore puritano Ralph Venning definì la “piaga delle piaghe”. 

1 Corinzi 11:1: L’esempio da seguire.

1 Corinzi 11:1: L’esempio da seguire.
“Siate miei imitatori, come anch'io lo sono di Cristo”.

Questo versetto serve a concludere l'argomentazione di Paolo per questa sezione. Paolo ha appena dato il suo principio di azione al v.33 del capitolo 10, egli ora esorta a seguire il suo esempio (cfr. 1 Tessalonicesi 1:6; 2 Tessalonicesi 3:7,9). “Siate miei imitatori, come anch'io lo sono di Cristo” indica sia l’autorità che aveva Paolo e sia il modello di rinunciare al proprio diritto di libertà per il bene degli altri. Allora l’esortazione di Paolo ai credenti è di seguire il suo esempio come lui segue quello di Cristo! “Siate” è un imperativo presente e indica “diventate” piuttosto che “essere”, inoltre indica lo sforzo morale. Quale punto di somiglianza ha in mente Paolo?

LE RISPOSTE ALLE PREGHIERE (3). Le risposte che non sono come vogliamo.

LE RISPOSTE ALLE PREGHIERE (3).
Le risposte che non sono come vogliamo.
Ruth Bell Graham, la moglie dell’evangelista Bill Graham disse: “Dio non ha sempre risposto alle mie preghiere. Se lo avesse fatto, avrei sposato l'uomo sbagliato, diverse volte!”

Possiamo essere scoraggiati, frustrati, tristi quando Dio non risponde alle nostre preghiere come vogliamo, ma non deve essere così! Dio sa il fatto suo!

William Culbertson diceva: “Continua a pregare, ma sii grato che le risposte di Dio sono più sagge delle tue preghiere!”.

Abbiamo visto fino ad ora le risposte dirette alle preghiere, le risposte ritardate, ora vediamo le risposte che non arrivano, le risposte differenti,  le risposte negative.

1 Corinzi 10:33: Compiacere a tutti!

1 Corinzi 10:33: Compiacere a tutti!
“Così come anch'io compiaccio a tutti in ogni cosa, cercando non l'utile mio ma quello dei molti, perché siano salvati”. 

Paolo c’insegna a compiacere a tutti. Nel compiacere a tutti troviamo:
(1) Il servizio.
“Così come” introduce un paragone spiegando il modo e il motivo per cui non essere motivo di scandalo. “Compiaccio” indica accogliere, dare piacere, soddisfazione, felicità, indurre qualcuno a sentirsi bene, quindi essere premurosi, rispettosi verso tutti. Ha l’idea di servizio nell’interesse degli altri, il cercare il benessere degli altri. Il verbo, tra i greci era usato spesso in contesti di schiavitù: l'obiettivo dello schiavo era di compiacere il padrone. Ora Paolo non ci vuole dire di cercare di guadagnarsi il favore degli uomini a discredito della verità del Vangelo e quindi della gloria di Dio. Paolo non cambiava il messaggio del Vangelo, secondo le persone che aveva davanti per renderle felici, o per cercare la loro approvazione!! Non cercava l’approvazione degli uomini, di piacere a loro, ma a Dio (Galati 1:10). Era caparbiamente  attaccato alla verità del Vangelo e non se ne vergognava (Romani 1:16), a tal punto di essere disposto a soffrire per questo (2 Corinzi 11:23-28). Non scese mai a compromessi!! Paolo non predicava un messaggio che gli altri volevano sentire secondo la sapienza del mondo a discapito della verità! Il senso di “compiacere” è di essere servo per guadagnare a Cristo molte persone (1 Corinzi 9:19). 
Nel compiacere a tutti troviamo:
(2) Il sacrificio per uno scopo.
“Cercando non l'utile mio ma quello dei molti, perché siano salvati”. La nostra libertà cristiana è data a noi non per il nostro bene, ma per il bene degli altri. La preoccupazione di Paolo non è che lui stesso sia gradito alle persone, ma che il suo comportamento sia tale che egli non possa ostacolare la loro salvezza. “Così come anch'io compiaccio a tutti in ogni cosa, cercando non l'utile mio ma quello dei molti, perché siano salvati” significa farsi servo di tutti senza discriminazione, in ogni cosa in un modo da conquistare le persone a Dio (1 Corinzi 9:3-4, 19-25). Ciò che Paolo voleva sacrificare non era la verità del Vangelo, ma se stesso per salvare le anime. Non si trattava di modificare il Vangelo per adattarlo al mondo, ma di comportarsi in modo tale da non essere un ostacolo all’ascolto e alla comprensione del Vangelo per le persone (1 Corinzi 9:19-23). Paolo non cercava il proprio tornaconto personale, ma il bene dei molti (Isaia 53:11; Marco 10:45; Romani 5:15-19); cercava il loro beneficio, cioè  la loro salvezza. Il verbo “siano salvati” è in forma passiva, e ha Dio come agente. È la salvezza dal peccato e dalla perdizione eterna, dall’inferno (Matteo 1:21; 18:11; Luca 19:10; Atti 2:40; Romani 5:9; Giovanni 3:16-17; Giacomo 5:20).  I servi di Dio, non sono gli autori della salvezza di una persona, ma strumenti nelle mani di Dio che proclamano il Vangelo, che spiegano la via della salvezza, e Dio si aspetta che questi siano fedeli alla Sua Parola (1 Corinzi 4:1-2). Attraverso il sacrificio espiatorio di Gesù Cristo e l'azione dello Spirito Santo, Dio concede la salvezza al Suo popolo. Il cristiano deve solo predicare il Vangelo così com’è ed essere disposto a sacrificare se stesso per questa missione!

1 Corinzi 6:12: Uno slogan da rivedere.

1 Corinzi 6:12: Uno slogan da rivedere.
“ Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla”.

La nostra società è piena di slogan, uno slogan per esempio è: “Se ti fa sentire bene, fallo!”; un altro: “Importante è l’amore”;   ecc. Che cos'è uno slogan? È una frase piena di concetti e sintetica, orecchiabile e coinvolgente, destinata a rimanere impressa nella mente e a convincere l'ascoltatore. Ora la dichiarazione: “Ogni cosa è lecita”, probabilmente a Corinto era uno slogan e Paolo lo usa per presentare una verità importante per tutti. Oppure i cristiani avevano frainteso l’insegnamento di Paolo riguardo la libertà che si ha in Gesù Cristo confondendola con la libertà di peccare. Ma nessuna azione può essere legittima se è contraria alla rivelazione di Dio: la Bibbia. Come molte persone oggi, i cristiani di Corinto razionalizzavano i loro peccati, erano abili a dare buone ragioni quando facevano azioni sbagliate.

1 Corinzi 10:31: Fate tutto alla gloria di Dio!

1 Corinzi 10:31: Fate tutto alla gloria di Dio!
“Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio”.

Dio ci tiene alla Sua gloria (Isaia 48:11). Dio ha creato ogni cosa principalmente per glorificare se stesso! Questo è il suo scopo! Dio è la sorgente, il sostenitore e lo scopo finale della creazione! (Isaia 43:6-7; 60:21; 61:3; Romani 11:36; Colossesi 1:16-17; 1 Pietro 4:11). Dio salva i peccatori per innalzare se stesso (Efesini 1:6,12,14). Ora, “fate tutto alla gloria di Dio” si riferisce agire in modo tale che Dio, il Suo carattere e le sue azioni siano innalzate, onorate! La gloria di Dio è la Sua suprema preoccupazione e dovrebbe essere la nostra suprema preoccupazione.

Le risposte alle preghiere (2). Le risposte ritardate. La resurrezione di Lazzaro (Giovanni 11:1-44).

Le risposte alle preghiere (2). Le risposte ritardate.
 La resurrezione di Lazzaro (Giovanni 11:1-44).
La storia della resurrezione di Lazzaro è l’ultimo e forse il più grande miracolo raccontato nel Vangelo di Giovanni.

Costituisce il momento culminante dell’opera di Gesù  e  segna anche un punto di transizione, da li in poi, la notizia sul ritorno alla vita di Lazzaro significò per Gesù una maggiore ostilità dei capi Giudaici che decisero di eliminarlo perché la Sua popolarità divenne più grande (Giovanni 11:45-53,57; Giovanni 12:10-11).

Maria e Marta supplicarono Gesù perché ritornasse e guarisse il loro fratello, ma Gesù aspettò finché Lazzaro non morì per poi risuscitarlo. 

Noi in questi versetti vediamo la richiesta delle sorelle di Lazzaro, la risoluzione e la resurrezione.

LE RISPOSTE ALLE PREGHIERE (1) LE RISPOSTE DIRETTE.

LE RISPOSTE ALLE PREGHIERE (1)
LE RISPOSTE DIRETTE.
Un bambino di quattro anni vide una volta un'immagine che rappresentava Cristo mentre pregava e chiese cosa stesse facendo Gesù in quella foto. Quando gli fu detto che Gesù stava pregando, il bambino rispose chiedendo a chi stava pregando Gesù. Dopo aver saputo che Gesù stava pregando Dio, il bambino rispose: “Ma Gesù è Dio!”.
A riguardo Cipriano disse: "Se pregava chi era senza peccato, quanto più il peccatore deve pregare".

Dio è un Dio che ascolta la preghiera del Suo popolo (per esempio Genesi 17:20; 19:19-21; 1 Samuele 1:27; 1 Re 3:9,12; Salmo 6:8-9; 116:1-2; Atti 4:27-31; 16:25-26; 28:8).

Oggi parliamo di risposte dirette alla preghiera, vediamo due aspetti: la preghiera d’invocazione, o supplicazione e la preghiera d’intercessione.

Cominicamo con:
I LA PREGHIERA DI INVOCAZIONE.
Quante volte abbiamo supplicato e Dio ha esaudito le nostre preghiere.
Questo ci fa capire che Dio si prende cura di noi! (1 Pietro 5:6-7).

Nel Salmo 34:4-6 è scritto: “Ho cercato il SIGNORE, ed egli m'ha risposto; m'ha liberato da tutto ciò che m'incuteva terrore. Quelli che lo guardano sono illuminati, nei loro volti non c'è delusione. Quest'afflitto ha gridato, e il SIGNORE l'ha esaudito; l'ha salvato da tutte le sue disgrazie”. 

Il Salmo 34 è una testimonianza in forma di canto di  ringraziamento sviluppato in una modalità di insegnamento che insegna l’invocazione di aiuto e la lode riconoscente per l'aiuto. 

In questi versetti Davide dice che ha cercato il Signore e il Signore ha risposto alle sue preghiere liberandolo da tutto ciò che gli incuteva terrore, dimostrando così che Dio è più potente di qualsiasi cosa e di qualsiasi altro potere; dimostrando che Dio è Sovrano e un Dio di grazia.

Atti 12:5: La preghiera efficace d’intercessione.

Atti 12:5: La preghiera efficace d’intercessione.
“Pietro dunque era custodito nella prigione; ma fervide preghiere a Dio erano fatte per lui dalla chiesa”.  

Dai vv.1-4 apprendiamo che il re Erode perseguitava la chiesa, fece uccidere Giacomo, fratello di Giovanni e ritenne opportuno ritardare l'esecuzione di Pietro mettendolo in prigione, e facendolo custodire a turno da quattro gruppi di quattro soldati ciascuno che si alternavano ogni tre ore, in 4 turni, secondo l’uso romano. Ma grazie alla preghiera della chiesa, fu liberato da un angelo del Signore dalle sue catene, la notte prima di essere giudicato e probabilmente condannato a morte (vv.6-17).
Consideriamo:
A) La certezza della preghiera: Dio è sovrano.
La chiesa sapeva che la vita di Pietro dipendeva solo da Dio! La chiesa riconosceva che Dio è l’Iddio della storia (cfr. Atti 4:27-31). La preghiera è il rimedio assoluto, più importante che ha il credente! Dio deve essere il nostro punto di riferimento, perché la nostra vita dipende da Lui, perché è l’unico sovrano che guida e controlla la storia degli uomini secondo i Suoi piani! (1 Cronache 29:11-12; Salmo 47:2,8-9; Isaia 14:27; 46:10; Geremia 10:23; Giovanni 5:17; Efesini 1:11).

Le applicazioni della parabola dell’amministratore disonesto (Luca 16:9-13).

Le applicazioni della parabola dell’amministratore disonesto (Luca 16:9-13).
Qualcuno ha detto: “Il denaro è come l'acqua di mare; più un uomo la beve, più diventa assetato”.

Più si hanno soldi e più se ne vuole avere ancora!

Ronald Dunn dice:”Nella battaglia della fede, di solito il denaro è l'ultima roccaforte a cadere”.

Il denaro ha una forza incredibile, potente difficile da vincere, ma non impossibile!

“E io vi dico”, è enfatico e indica che Gesù ora dà le applicazioni della parabola.

La parabola si riferiva ai beni materiali e ora Gesù parla dell'uso corretto di questi. 

Questi versetti ci parlano di come applicare con saggezza i nostri beni materiali, o soldi.

Il padrone della parabola ha elogiato l'amministratore perché è stato saggio, ora Gesù in modo enfatico ci dice di essere saggi con i soldi.

Lo scopo della parabola è a essere saggi nell’uso del denaro!

I cristiani spesso mancano di saggezza nell’uso di ciò che hanno, in contrasto con la saggezza delle persone del mondo che sanno usare i beni per i loro scopi.

Luca 16:9-13: Le applicazioni della parabola dell’amministratore disonesto.

Luca 16:9-13: Le applicazioni della parabola dell’amministratore disonesto.
Qualcuno ha detto: “Il denaro è come l'acqua di mare; più un uomo la beve, più diventa assetato”.

Più si hanno soldi e più se ne vuole avere ancora!

Ronald Dunn dice:”Nella battaglia della fede, di solito il denaro è l'ultima roccaforte a cadere”.

Il denaro ha una forza incredibile, potente difficile da vincere, ma non impossibile!

“E io vi dico”, è enfatico e indica che Gesù ora dà le applicazioni della parabola.

La parabola si riferiva ai beni materiali e ora Gesù parla dell'uso corretto di questi. 

Questi versetti ci parlano di come applicare con saggezza i nostri beni materiali, o soldi.
Il padrone della parabola ha elogiato l'amministratore perché è stato saggio, ora Gesù in modo enfatico ci dice di essere saggi con i soldi.

Lo scopo della parabola è a essere saggi nell’uso del denaro!

I cristiani spesso mancano di saggezza nell’uso di ciò che hanno, in contrasto con la saggezza delle persone del mondo che sanno usare i beni per i loro scopi.

Filippesi 4:4: L’esortazione a gioire.

Filippesi 4:4: L’esortazione a gioire.
“Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi”. 

Dio si aspetta che noi siamo gioiosi e che ricerchiamo la gioia! Il tema della gioia è particolarmente evidente in Filippesi (Filippesi 1:4, 18, 25; 2:2, 17, 18, 28, 29, 3:1; 4:1, 4, 10). “Rallegratevi”, nel greco, è un imperativo attivo presente, e insieme all’avverbio “sempre”, significa che dobbiamo continuamente essere gioiosi nel Signore, quindi Paolo esorta la chiesa di Filippi a rallegrarsi sempre (cfr. 1 Tessalonicesi 5:16). Eppure la chiesa di Filippi si trovava nel dubbio, nella paura e nella sofferenza (Filippesi 1:28-29), in mezzo a una generazione storta e perversa (Filippesi 2:15). Così è stato anche per Paolo, quando fu imprigionato a Filippi (Filippesi 1:30; cfr. Atti 16:25), e lo è ancora nel presente, infatti, si trovava in prigione a Roma mentre scriveva queste parole (Filippesi 1:7,13-14).

La parabola dell’amministratore disonesto (Luca 16:1-8).

La parabola dell’amministratore disonesto (Luca 16:1-8).
Con una lettura superficiale, Gesù sembra incoraggiare la ricerca avida di guadagno egoistico e la pratica non etica degli affari, ma non è così. 

Questa parabola ci fa capire che possiamo avere un buon esempio da una persona disonesta.

È singolare che il protagonista, un uomo disonesto, sia lodato e sia un modello a cui assomigliare.

Questa parabola non era rivolta agli scribi e ai farisei, come era stato nelle tre precedenti parabole (Luca 15), sebbene fossero ancora presenti e ascoltavano (Luca 16:14).

La parola “discepoli” indica probabilmente la più ampia cerchia di seguaci, più che semplicemente i Dodici (Luca 6:13; 10:1).

Isaia 66:2: Il Dio infinito dimora negli umili.

Isaia 66:2: Il Dio infinito dimora negli umili.
“Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola”.

Nei vv.1-2 leggiamo: “Così parla il SIGNORE: ‘Il cielo è il mio trono e la terra è lo sgabello dei miei piedi; quale casa potreste costruirmi? Quale potrebbe essere il luogo del mio riposo? Tutte queste cose le ha fatte la mia mano, e così sono tutte venute all'esistenza’, dice il SIGNORE”.
Questo passo di Isaia ci fa capire quanto grande e infinito è il Signore, troneggia dal cielo e la terra è lo sgabello dei Suoi piedi, quindi, un tempio non lo può contenere (cfr. 1 Re 8:27). Dio ha creato ogni cosa, anche il materiale per la costruzione, tutto è Suo, e gli uomini non possono costruire con tali materiali un edificio degno della sua grandezza. Eppure, il Dio infinito, trascendente e sovrano, il creatore, è accessibile all’umanità! Il santuario di Dio è il nostro corpo! (1 Corinzi 6:19).

Luca 16:1-8: La parabola dell’amministratore disonesto.

Luca 16:1-8: La parabola dell’amministratore disonesto.
Con una lettura superficiale, Gesù sembra incoraggiare la ricerca avida di guadagno egoistico e la pratica non etica degli affari, ma non è così. 

Questa parabola ci fa capire che possiamo avere un buon esempio da una persona disonesta.

È singolare che il protagonista, un uomo disonesto, sia lodato e sia un modello a cui assomigliare.

Questa parabola non era rivolta agli scribi e ai farisei, come era stato nelle tre precedenti parabole (Luca 15), sebbene fossero ancora presenti e ascoltavano (Luca 16:14).

La parola “discepoli” indica probabilmente la più ampia cerchia di seguaci, più che semplicemente i Dodici (Luca 6:13; 10:1).

1 Corinzi 15:3-9: La sostanza del Vangelo.

1 Corinzi 15:3-9: La sostanza del Vangelo.
Visto che alcuni della chiesa di Corinto non credevano alla resurrezione dei morti, Paolo si trova costretto a parlare della sostanza del Vangelo: morte, sepoltura e resurrezione di Cristo!

Nel capitolo 15, l’apostolo tratterà in modo particolare la resurrezione. 

Il primo aspetto del Vangelo è:
I LA MORTE.
“Poiché” (gar) è collegato a ciò che Paolo aveva detto prima nei vv.1-2.

Indica una relazione esplicativa, serve a spiegare ciò che Paolo aveva predicato loro, che ora gli ricorderà.

Paolo inizia a spiegare il Vangelo con la morte di Gesù, quindi vediamo:
A) La Rilevanza.
Paolo dice: “Prima di tutto” (prōtois), indica la priorità, e può essere inteso sia come tempo, o primo per importanza, o entrambe le cose, ed è in riferimento alla morte di Gesù.

1 Corinzi 15:1-2: Il dono più prezioso.

1 Corinzi 15:1-2: Il dono più prezioso.
Dio ci ha dato e ci dà doni preziosi, ma ce ne uno che più prezioso di tutti!!

È un dono che è più prezioso dell’oro, dell’argento, e di qualsiasi altra cosa!

È un dono impagabile, eppure è gratuito!

È riservato non solo per Natale, ed è per tutti: giovani e anziani, maschi e femmine, di tutte le nazionalità.

È un dono che non invecchia mai, è sempre attuale. 

Questo dono prezioso è il Vangelo di Dio che riguarda Gesù Cristo!

Tutte le dottrine della Bibbia sono importanti, ma il Vangelo è più prezioso di ogni dottrina, perché chi lo riceve è salvato dai suoi peccati!

Paul D. Washer scrive: “Viviamo in un mondo che ci offre possibilità praticamente illimitate, e le opzioni che gareggiano per afferrare la nostra attenzione, sono innumerevoli. Si potrebbe affermare la stessa cosa riguardo il cristianesimo e all’ampia gamma di tematiche teologiche che è a disposizione di ogni studente. Si può trascorrere  una vita intera ad analizzare un numero pressoché infinito di verità bibliche, ma un unico argomento si eleva al di sopra di tutto il resto ed è basilare per la comprensione di ogni altra verità: il Vangelo di Gesù Cristo. Attraverso questo messaggio, la potenza di Dio si rivela principalmente nella chiesa e nella vita dei singoli credenti”.

1 Corinzi 15:2: Un Vangelo che salva da ritenere.

1 Corinzi 15:2: Un Vangelo che salva da ritenere.
“Mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l'ho annunziato; a meno che non abbiate creduto invano”.

Chi riceve il Vangelo, chi crede, cioè alla morte per i propri peccati, al seppellimento e alla resurrezione di Gesù, è salvato (v.3). Ma Paolo dice che lo si deve ritenere così come lo lui lo ha annunziato. “Siete salvati” (sōzesthe – presente indicativo passivo), indica che Dio ha salvato i credenti, attraverso Gesù Cristo, questa salvezza è efficace e progressiva, nel senso che in passato, i cristiani di Corinto, hanno ricevuto il Vangelo e su di esso hanno preso posizione e continuano a farlo. La salvezza nel presente è in atto fino a quando non sarà completata nel futuro, al ritorno di Gesù Cristo (Romani 5:9-10; 8:24). Ma la condizione è quella di ritenere il Vangelo come Paolo lo aveva  predicato!

1 Corinzi 15:1: Un Vangelo nel quale stare saldi.

1 Corinzi 15:1: Un Vangelo nel quale stare saldi.
“Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato, che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi”.

Il Vangelo va annunziato, ricordato, ricevuto e anche ritenuto. Tramite il Vangelo possiamo avere un rapporto con Dio e la nostra vita cristiana può crescere ed essere forgiata. La ricezione del Vangelo fa parte del passato di un cristiano, ma è anche una realtà che ha un'importanza attuale in corso (1 Corinzi 15:1,2,11; Romani 5:2),  ed è un potere che avrà un significato futuro nella vita di un credente (Romani 5:1,6-10). Come i Corinzi, anche noi oggi, dobbiamo tenere forte il Vangelo, aggrapparci ad esso (1 Corinzi 15:2). “State saldi” è stare fermi, essere posizionati saldamente, essere stabili, continuare con fermezza.

1 Corinzi 15:1: Un Vangelo da ricevere.

1 Corinzi 15:1: Un Vangelo da ricevere.
“Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato, che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi”.

“Ricevuto”, indica accogliere, accettare e approvare, qualcosa che è trasmessa, in questo caso il Vangelo che Paolo ha predicato, che gli era stato trasmesso dal Cristo risorto e da nessun altro (Galati 1:9,12; cfr. Atti 9:3-6). Così “ricevere” significa qualcosa di più attivo del semplice sentirlo predicare, è accogliere nel cuore e quindi diventare cristiani. Ora ricevere il Vangelo implica una serie di cose.
1) Implica morire a se stessi.
Nei Vangeli vediamo più volte che quando Gesù chiama, chiama a rinunciare  a se stessi e a seguirlo (Matteo 16:24-25; 8:34-35; Luca 8:26). Significa rinunciare al nostro egoismo, egocentrismo, orgoglio, autonomia, autodeterminazione, per diventare servi di Gesù Cristo (Romani 1:1; 12:11; 1 Tessalonicesi 1:9).

1 Corinzi 15:1: Un Vangelo da proclamare e ricordare.

1 Corinzi 15:1: Un Vangelo da proclamare e ricordare.
“Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato”.

Il Vangelo è il messaggio centrale del cristianesimo. Il Vangelo è una notizia che deve essere comunicata perché è qualcosa che abbiamo ricevuto (v. 3) e creduto (2 Corinzi 4:13). L’apostolo Paolo era un predicatore e si sentiva obbligato a predicare il Vangelo (Romani 1:14; 1 Corinzi 9:16), era stato prescelto e chiamato da Dio per proclamare Suo Figlio (Atti 9:15; Galati 1:15-16; 2:7-8; Efesini 3:1-13). Come per il profeta Geremia, la Parola di Dio, quindi il Vangelo, ardeva nel cuore dell’apostolo, come un fuoco impossibile da reprimere (Geremia 20:9). Questo versetto ci dice che Paolo aveva predicato il  Vangelo alla chiesa di Corinto (Atti 18:1-18), era il loro padre spirituale (1 Corinzi 4:15), e ora riteneva necessario ricordarglielo ancora.

Ebrei 11:8-10: La fede di Abraamo.

Ebrei 11:8-10: La fede di Abraamo.
Ci sono solo due modi per vivere: c’è il modo più comune, quello empirico, dell’esperienza, cioè vivere in base a ciò che vediamo.

L'altro modo, molto meno comune, è vivere per fede, basare la tua vita principalmente e in definitiva su ciò che non puoi vedere. 

Abraamo ha vissuto secondo questo modo, e cioè per fede!

Lo scrittore della lettera agli Ebrei, dedica più spazio ad Abraamo come esempio di fede che a qualsiasi altra figura dell’Antico Testamento (vv 8-12, 17-19).

Abramo occupa naturalmente un posto importante nella tradizione ebraica come padre della razza, ma viene anche presentato nell'insegnamento del Nuovo Testamento come padre di tutti coloro che hanno fede.

Quando Dio fece la promessa ad Abraamo della discendenza, il patriarca credette e ciò gli contò come giustizia (Genesi 15:6; Romani 4:3-5; Galati 3:6; Giacomo 2:23).

Gesù è la discendenza di Abraamo (Galati 3:16), e chi è in Cristo è discendenza di Abraamo (Galati 3:29).

Geremia 13:23: Possiamo cambiare la nostra natura umana?

Geremia 13:23: Possiamo cambiare la nostra natura umana?
“Può un Cusita cambiare la sua pelle o un leopardo le sue macchie? Solo allora anche voi, abituati come siete a fare il male, potrete fare il bene”.

Le persone possono vivere come se il peccato non avesse conseguenze, ma quelle gravi conseguenze arriveranno! (Romani 6:23). Il contesto di questo versetto è: il popolo di Giuda è avvertito del giudizio di Dio a causa dei suoi peccati. Ora questo versetto ci dice che un Cusita, non può cambiare il colore della sua pelle nera, e nemmeno un leopardo può cambiare le sue macchie. A queste due impossibilità corrisponde una terza: Giuda non è in grado di cambiare il suo comportamento peccaminoso. Il popolo di Giuda era arrivato a un punto in cui non poteva separarsi dal suo peccato, non aveva le forze per cambiare le sue abitudini malvagie.

Proverbi 22:8:Ciò che semini, mieterai!

Proverbi 22:8:Ciò che semini, mieterai!
“ Chi semina iniquità miete sciagura”.

Noi in questa frase troviamo l’immagine agricola di semina e raccolta. Il senso della frase è: ogni atto ha le sue conseguenze (cfr. Giobbe 4:8; Osea 8: 7; 10:12-13; Galati 6:7). Seminare l’iniquità (ʿawlāh) è deviare dalla retta via, si riferisce a un’azione che non è moralmente ed eticamente retta, quindi sbagliata, cattiva, è andare avanti in modo contrario alla legge di Dio. L'inevitabile conseguenza di tale semina è il raccogliere sciagura (ʾāwen), cioè guai, problemi, sofferenza, quindi anche giudizio di Dio. Non solo, allora vivere senza Dio significa avere una vita di guai (Proverbi 12:21), ma dobbiamo tener presente che dopo la morte ci sarà il giudizio di Dio, come ci ricorda Ebrei 9:27:

Proverbi 27:1: Il futuro non è nelle nostre mani.

Proverbi 27:1: Il futuro non è nelle nostre mani.
“ Non ti vantare del domani, poiché non sai quel che un giorno possa produrre”.
Per "domani" si intendono i piani per qualsiasi data futura. La parola "vantare" (hālal) significa lodare, elogiare.  Il quadro è di uno che si elogia per le azioni future immaginate. Ma l’esortazione è chiara: non lo dobbiamo fare! L'incertezza del futuro, su cui noi non abbiamo alcun controllo, è alla base di questa ammonizione. Una cosa è certa: non possiamo sapere ciò che accadrà, questa è una sfera che appartiene solo a Dio; il futuro è nelle mani di Dio (Proverbi 16:1,9). Il senso è: "Non vantarti di quello che farai domani perché non sai cosa succederà allora". Questo versetto c’incoraggia a non essere arroganti, ma umili, a non essere stolti, ma saggi. Non dobbiamo parlare e né progettare come se fossimo padroni del nostro destino, del nostro futuro. Gesù raccontò la parabola del “Ricco stolto” (Luca 12:13-21) per guardarsi dall’avarizia.

Luca 6:45: L’importanza di un cambiamento interiore.

Luca 6:45: L’importanza di un cambiamento interiore.
“L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene; e l'uomo malvagio, dal malvagio tesoro tira fuori il male; perché dall'abbondanza del cuore parla la sua bocca”. 

Le nostre scelte, azioni, parole dipendono da ciò che abbiamo nel cuore! Il cuore si riferisce a una persona com’è nell'essere interiore più profondo. Gesù dice che dal magazzino della propria persona interiore arriva o il bene, o il male. Ciò che facciamo, o diciamo, non sono casuali, ma rispecchiano il nostro carattere interiore! Ora Dio vuole che cambiano il nostro cuore! La rivoluzione che Dio vuole e opera, è di carattere, che procede cambiando le persone dall'interno con la nuova nascita per la potenza dello Spirito Santo (Giovanni 3:3-7; Tito 3:4-6), e li fa crescere attraverso una relazione personale continua con Lui in Cristo (per esempio Romani 8:12-16; Galati 5:16-22).

Salmo 42:1: La sete di Dio.

Salmo 42:1: La sete di Dio.
“Come la cerva desidera i corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio”.
Molti cristiani soffrono di depressione spirituale, come lo sono stati anche molti fedeli nella storia. Il salmista, descrive la situazione, probabilmente la sua, con una similitudine tratta dalla natura, per trasmettere con forza la sua sete di Dio. Il salmista si paragona a un cervo assetato in un posto arido che desidera i corsi d’acqua. Come un animale  assetato in un luogo arido, il salmista, il desiderio di stare alla presenza di Dio nel tempio, da cui è lontano (vv.3-4,6). È il lamento di un fedele che si trova nel nord d’Israele, che desidera tornare alla casa di Dio, manifestando il suo desiderio con una fede risoluta e speranza in Dio stesso.

Galati 4:19: Cristo formato in voi!

Galati 4:19: Cristo formato in voi!
“Figli miei, per i quali sono di nuovo in doglie, finché Cristo sia formato in voi”.

Molte persone che si dicono cristiane, la loro crescita spirituale può essere paragonata a stare seduti su un cavallo a dondolo che non va da nessuna parte: si muove, ma non fa passi avanti! Paolo soffriva per la condizione spirituale dei cristiani della Galazia, come una donna in doglie. La sua sofferenza era che Cristo non era ancora formato in loro. Il verbo “sia formato”, era una parola che si riferiva al processo mediante il quale l’embrione di un bambino si sviluppa nell'utero della madre. “Cristo sia formato in voi” indica che Gesù deve crescere in un vero cristiano, e questo si riferisce al carattere di Gesù Cristo (cfr. 2 Corinzi 3:18; Efesini 4:21-24; Colossei 3:9-11).

Luca 9:62: Seguire Gesù è impegno e concentrazione.

Luca 9:62: Seguire Gesù è impegno e concentrazione.
"Ma Gesù gli disse: 'Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio'". 

Gesù ha pronunciato queste parole per mettere in guardia una persona, che aveva interesse a seguirlo, ma che voleva andare a salutare prima i suoi familiari. Gesù mette in chiaro che nel regno di Dio non c’è posto per chi guarda indietro, ma è chiamato a guardare a quello che sta facendo. Se il contadino vuole tracciare un solco dritto e fare così un lavoro buono e completo, non può permettersi di guardare indietro, deve essere concentrato nel solco che sta facendo e guardare avanti senza distrazioni se non vuole fare mezzo lavoro. Chi arava e guardava indietro lasciava un solco a zig zag e una parte del terreno non arato!

Colossesi 3:10: Rivestiti del nuovo!!

Colossesi 3:10: Rivestiti del nuovo!!
“E vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha creato”.

È solito dire spesso: “Nessuno è perfetto”, questo perché conosciamo i nostri difetti e di tante altre persone, anche dei migliori credenti, che abbiamo incontrato sulla nostra via. Ma ciò che dobbiamo anche ricordare, oltre ai nostri difetti e a quelli degli altri, è: ciò che possiamo diventare con l’aiuto di Dio! (Romani 8:28-29; 2 Corinzi 3:18; 1 Tessalonicesi 5:23). Paolo aveva parlato precedentemente, che il cristiano si è spogliato dell’uomo vecchio (Colossesi 3:9). L’uomo vecchio è la personalità di un individuo governata dal peccato, questa è stata crocifissa insieme a Cristo se sei un figlio di Dio (Romani 6:6). Come nuove creature in Cristo, dunque dobbiamo far morire ogni giorno, con l’aiuto indispensabile dello Spirito Santo ciò che in noi è terreno, peccaminoso (Cfr. Romani 8:12-13; Efesini 4:22).

Matteo 6:13: La lode finale del Padre nostro.

Matteo 6:13: La lode finale del Padre nostro. 
“Perché a te appartengono il regno, la potenza e la gloria in eterno, amen”.

Josè M. Martinez riguardo queste parole scrive: “Suonano come un’esplosione di giubilo trionfale. In mezzo e sopra tutti i mali, pericoli e prove, sta il nostro Padre celeste come Signore supremo, onnipotente, eternamente sovrano”.

Dopo i soggetti di preghiera che riguardano i nostri bisogni, problemi e limitazioni, si ritorna alla verità della grandezza di Dio e alla Sua completa sufficienza. 

Ogni preghiera dovrebbe finire per come va cominciata e cioè innalzando Dio con l’adorazione e la lode, questa è la misura della nostra spiritualità. 

Questa parte finale della preghiera si concentra sulla grandezza e sulla la gloria del nostro Dio. 

Il Padre nostro  inizia con la lode di Dio e si chiude con la lode di Dio.

1 Giovanni 3:3: La speranza si traduce in concretezza!

1 Giovanni 3:3: La speranza si traduce in concretezza!
“E chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com'egli è puro”.

L’apostolo Giovanni stava parlando di speranza, a che cosa si riferisce? Stava parlando del ritorno di Gesù Cristo (1 Giovanni 2:28). Ora, quando Gesù ritornerà, ci porterà con se e saremo con Lui per sempre (Giovanni 14:3; 2 Corinzi 5:8; Filippesi 1:23; Colossesi 3:4; 1 Tessalonicesi 4:17); e trasformerà i nostri corpi simili al Suo corpo glorioso (1 Corinzi 15:42-49; Filippesi 3:20-21). Il verbo “ha” (echōn – presente attivo participio) descrive l'individuo come possessore attivo e fa tesoro di questa speranza come sicuro possesso; infatti la speranza (elpida) non è incerta, ma sicura, perché è basata sull’opera di Gesù Cristo (1 Giovanni 1:7-10-2:1-2; 4:10) e  sulle promesse di Dio, Lui non può mentire, perché è giusto e fedele (Numeri 23:19; Ebrei 10:23; 1 Giovanni 1:18-10).

Colossesi 3:1-4: L’unione spirituale con Gesù Cristo.

Colossesi 3:1-4: L’unione spirituale con Gesù Cristo.
"Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra;poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria". 

Questi versetti ci parlano dell’unione spirituale che vi è tra il credente e Cristo, un’unione alla sua morte e resurrezione, illustrata molto bene con il battesimo in acqua (Romani 6:3-11; Colossesi 2:12). In virtù di quest’unione spirituale i credenti sono morti con Cristo al peccato, quindi ne sono liberi per vivere una vita nuova, una vita consacrata a Dio con un nuovo comportamento come strumenti di giustizia nelle mani di Dio (Romani 6:12-13).

Matteo 6:13: Non ci mettere nelle condizioni di essere tentati.

Matteo 6:13: Non ci mettere nelle condizioni di essere tentati.
Questo, o questi soggetti di preghiera ci portano nel regno della guerra spirituale quotidiana.

Gesù dirà ai tre discepoli che lo accompagneranno nel Giardino del Getsemani poco prima del Suo arresto e morte: “Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Matteo 26:41). 

Quindi Gesù per non peccare c’incoraggia a pregare.

Matteo 6:12: Chi è stato perdonato da Dio perdona gli altri!

Matteo 6:12: Chi è stato perdonato da Dio perdona gli altri!
Nulla nella vita cristiana è più importante del perdono!

Probabilmente, di tutti i soggetti di preghiera del “Padre nostro”, questo è il più difficile da mettere in pratica.

Josè M. Martinez riguardo questo soggetto di preghiera scrive: “La richiesta di cui ci occupiamo ora mette allo scoperto la nostra miseria morale, quella miseria che ci sforziamo di nascondere, dissimulare o anche giustificare. Ci costa moltissimo dire: ‘Perdono!’ Tale esclamazione implica umiliazione per chi la pronuncia e non c’è nulla di più difficile che scendere al punto in cui l’orgoglio e l’amor proprio sono feriti dolorosamente”.

Non solo è difficile chiedere perdono agli altri, ma lo è anche il darlo a chi ci ha ferito, a causa del nostro orgoglio, del nostro rancore, o della delusione, o della frustrazione, o della rabbia, o della paura.
In questa richiesta di preghiera, il primo aspetto che vediamo è quello del:

Introduzione alla Bibbia: Necessità

Introduzione alla Bibbia
Necessità
La Bibbia è ancora attuale oggi?
La Bibbia oggi è attuale perché è la Parola di Dio e come tale non passerà mai come dice Gesù: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Matteo 24:35). Ancora nel Salmo 119:89 troviamo scritto: “Per sempre, SIGNORE, la tua parola è stabile nei cieli”. Infine 1 Pietro 1:24-25 dice: “Infatti, ‘ogni carne è come l'erba, e ogni sua gloria come il fiore dell'erba. L'erba diventa secca e il fiore cade; ma la parola del Signore rimane in eterno’. E questa è la parola che vi è stata annunziata”.
Secondo questi versetti la Bibbia è attuale e non passa mai di moda, è importante per l’uomo e il mondo moderno. La Bibbia è l’unica fonte obiettiva della rivelazione che Dio ci ha dato su Se stesso e sul Suo piano per l’umanità. 
La Bibbia fa conoscere Dio e la sua volontà, il Suo piano di salvezza per l’uomo attraverso il sacrificio di Suo Figlio, Gesù Cristo, sulla croce e ci aiuta a maturare spiritualmente.
La Parola di Dio non passerà mai di moda, né verrà soppiantata o migliorata. Cambiano le culture, cambiano le leggi, le generazioni vanno e vengono, ma la Parola di Dio è attuale oggi così come lo era quando fu scritta per la prima volta. 

Introduzione alla Bibbia:Chiarezza

Introduzione alla Bibbia.
Chiarezza

Alcune persone si lamentano che la Bibbia non sia chiara, anche se credono che la Bibbia sia vera e autorevole, sono convinti che sia un libro difficile da capire.
Siamo consapevoli che nella Bibbia ci sono alcune parti che non sono facili da capire, anche Pietro lo dice: “E considerate che la pazienza del nostro Signore è per la vostra salvezza, come anche il nostro caro fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; e questo egli fa in tutte le sue lettere, in cui tratta di questi argomenti. In esse ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture” (2 Pietro 3:15-16). 
Dobbiamo ammettere quindi che non tutte le parti della Scrittura sono facili da capire, ma non significa che siano impossibili da comprendere!!
Riguardo la chiarezza della Bibbia possiamo affermare che la Bibbia è stata scritta in modo tale che tutte le cose necessarie per la nostra salvezza, per la nostra vita e crescita spirituale sono dette in modo chiaro e facile da capire. 
La chiarezza della Scrittura significa che la Bibbia è scritta in modo tale che i suoi insegnamenti sono in grado di essere comprese da tutti coloro che la leggono con l’aiuto di Dio e sono disposti a seguirla. 
Certamente per comprendere la Bibbia è necessario un prerequisito fondamentale: i suoi lettori o ascoltatori devono possedere semplicemente una normale capacità di comprensione. 
Comprendere la Bibbia non dipende dal genere (uomini e donne possono capire), dall’ età (giovani e meno giovani sono in grado di capire), dall’istruzione (persone semplici come quelle più dotte), non dipende dalla lingua (la Bibbia può essere tradotta in tutte le lingue) o dalla cultura (persone provenienti da ogni continente e nazione può capirla). Tuttavia, il livello di comprensione della Scrittura dipende e varia da persona a persona.
Una volta che abbiamo detto questo, però, dobbiamo anche riconoscere che molte persone, anche tra il popolo di Dio fraintendono ciò che è scritto nella Bibbia. Questo può essere dovuto perché da un lato, queste persone forse stanno cercando di fare affermazioni in cui la Scrittura stessa non dice nulla, oppure commettono degli errori nell’ interpretarla. 
Un altro aspetto su cui dobbiamo riflettere è: perché i cristiani non sono sempre d'accordo su ciò che dice la Bibbia? 

Introduzione alla Bibbia:Autorità

Introduzione alla Bibbia.
Autorità
 “Ogni autorità definitiva è fondata su Dio. Come creatore e sostenitore dell’universo Egli ha potere assoluto su tutti gli esseri creati ed un’autorità che abbraccia ogni cosa nel cielo e sulla terra. Questa autorità finale e suprema gli conferisce la prerogativa illimitata di comandare ed esigere obbedienza, di possedere in maniera incondizionata e di governare assolutamente tutte le cose in ogni momento in tutti i luoghi dell’universo” (J.Norval Geldenhuys).  
Per autorità allora s’intende il potere assoluto che ha Dio su tutta la creazione nel fare ciò che vuole, nel governare su tutte le cose e nell’ esigere obbedienza dalle Sue creature. Se c’è un essere superiore che ci ha creato, ha tutto il diritto di determinare cosa credere e come vivere. Dio è fonte di autorità, l’universo intero è sottomesso a Dio, il Creatore è Re in eterno (Salmi 10:16; 1 Timoteo 1:17). Dio poteva esercitare la Sua autorità direttamente, farsi vedere, ma ha voluto esercitare l’autorità attraverso la Bibbia, di cui l’Antico Testamento ne fa parte.
La Bibbia autentica se stessa come autorità di Dio.

Introduzione alla Bibbia: Ispirazione

Introduzione alla Bibbia.
Ispirazione

La parola ispirazione biblicamente è diversa dal modo come si intende oggi. Oggi viene usata per esempio che un pittore vede un tramonto e fa un quadro, o che il poeta vede una bella ragazza e fa una poesia, nel senso biblico è diverso. Il significato, quindi, non è che Dio soffiò negli scrittori, né che egli in qualche modo respirava negli scritti da dare loro un carattere speciale, ma che ciò che è stato scritto dagli autori umani è stato espirato da Dio. Egli ha parlato attraverso di loro. Erano i suoi portavoce. 
Per ispirazione si intende l'influenza esercitata di Dio su gli scrittori della Bibbia, permettendo loro di trasmettere la rivelazione di se stesso in forma scritta. Nella redazione dei manoscritti originali, lo Spirito Santo ha guidato gli autori sia nei concetti e sia nelle parole senza per questo annientare o sostituire la loro personalità e la loro cultura. 
Nelle Scritture troviamo il divino e l’umano come in Gesù! La Bibbia è al 100% umana e al 100% divina!

L’ispirazione della Bibbia è totale e verbale

Per ispirazione totale si intende all’estensione di tutta la Scrittura, in ogni sua parte senza limiti. Come vale per l’autorità, cioè dell’autenticazione di Gesù sulla Scrittura, come vedremo più avanti in questo studio, vale anche per l’ispirazione, la testimonianza di Gesù sia sull’Antico che sul Nuovo. In Matteo 5:17-18 è scritto: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto”. Sempre Gesù disse in Giovanni 10:35: “…. la Scrittura non può essere annullata”. 
“La dottrina dell’ispirazione totale afferma che il testo biblico originale è stato redatto da uomini che, pur conservando l’esercizio delle loro facoltà e il loro talento letterario, hanno scritto sotto il controllo e le direttive dello Spirito Santo; ne risulta che ogni parola dei documenti originali, ci trasmette in modo perfetto e senza errore il messaggio esatto che Dio desiderava comunicare all’uomo”.  
L'ispirazione verbale afferma che lo Spirito Santo ha interagito con gli scrittori umani per scrivere la Bibbia. Per ispirazione verbale si intende che l'ispirazione di Dio si estende alle parole nel senso che lo Spirito Santo ha guidato il processo in modo tale che le parole che hanno scelto gli scrittori accuratamente, erano le parole che portavano il significato che Dio voleva.
Quindi gli scrittori avevano libertà di scrivere secondo la loro personalità con stili diversi, ma allo stesso tempo, lo Spirito Santo ha guidato il processo così che rispecchiasse fedelmente il Suo messaggio. Perciò nella stesura della Bibbia vi è l’elemento umano, ma lo Spirito Santo è l’autore finale.
Quando parliamo di ispirazione vediamo che alcuni uomini furono usati dallo Spirito di Dio nell’esporre e scrivere la rivelazione di Dio, pertanto gli scritti originali sono infallibili e regola di fede in quanto sono rivestiti di autorità divina e assoluta.
Ogni parola della Bibbia è la voce autentica di Dio! In questo processo Dio usò la personalità e le capacità naturali degli autori, ma erano persone semplici; alcuni di loro erano pescatori, altri esattori di tasse, mandriani, un medico, re, ecc., questi uomini scrissero la Sua volontà, il Suo pensiero, sotto la sovrintendenza dello Spirito Santo.
Ci sono elementi molto importanti che fanno parte di una definizione corretta di inspirazione: (1) L’elemento divino: lo Spirito Santo che sovrintende sugli scrittori, assicurando l’accuratezza della scrittura; (2) L’ elemento umano che scrissero secondo i loro stili individuali e la loro personalità; (3) Il risultato di questi due autori divino e umano, con la registrazione della verità di Dio senza errore; (4) L’ispirazione si riferisce ai manoscritti originali.

Definizione di ispirazione

Sono state date diverse definizioni sull’ispirazione.

“L’ispirazione è l’influenza determinante esercitata dallo Spirito Santo sugli autori dell’Antico e del Nuovo Testamento, che fa sì che essi annunzino e redigano in maniera esatta e con autorità il messaggio ricevuto da Dio. Questa influenza si è estesa fino all’uso delle parole per preservarle da qualsiasi errore ed omissione”.  

 “I libri della Bibbia sono detti ispirati, perché sono il prodotto divino realizzato mediante uomini ispirati; gli scrittori della Bibbia sono chiamati ispirati nel senso che lo Spirito Santo ha soffiato in loro, cosicché il prodotto della loro opera trascende la loro capacità ed è rivestito di autorità divina. Per questo, generalmente, l’ispirazione è definita come un’influenza soprannaturale esercitata sugli scrittori sacri dallo Spirito di Dio, in virtù della quale ai loro scritti è comunicata una divina attendibilità”.  

“La sovrintendenza di Dio sugli autori umani così che, usando la loro propria individuale personalità, loro composero e registrarono senza errore la Sua rivelazione in parole gli scritti originali”.  

“Essa è normalmente e giustamente definita come un’influenza sovrannaturale dello Spirito di Dio sugli autori biblici, fatto che assicurava che essi scrivessero esattamente ciò che Dio voleva che scrivessero per comunicare la Sua verità, e quindi le loro opere possono essere ben definite ispirate in greco theopneustos, letteralmente soffiate da Dio 2 Timoteo 3:16 ”  (J.I Packer).


Rispondi a ogni domanda leggendo e trovando le risposte nei versetti.

1. Da chi è ispirata la Bibbia? Chi è la causa dell’ispirazione?

a) 2 Timoteo 3:16


b) 1 Corinzi 2:13; 2 Pietro 1:20-21


2. Chi ha usato Dio per trasmettere il suo messaggio?

a) Esodo 4:10–16; 17:14


b) Deuteronomio 18:15-19
 

c) Geremia 1:9,17; 23:28; 26:2


d) Ebrei 1:1-2


e) Giovanni 15:26; Atti 2:42; 6:4; Efesini 2:20; 3.2-5; Ebrei 2:3; 2 Pietro 3:1-2


3. Perché Dio ci ha dato la Bibbia? Quali sono i benefici?

a) Deuteronomio 32:47; 1 Timoteo 4:16


b) Deuteronomio 8:3; Matteo 4:4


c) Salmo 19:7-8


d) 2 Timoteo 3:17


4. Qual è la durata della Bibbia?

a) Matteo 24:35


b) Isaia 40:8



5. Che tipo di rapporto noi abbiamo con la Bibbia? 

a) 1 Tessalonicesi 2:13


b) Salmo 1:2; 119:16, 97


c) Esdra 7:10; Giosuè 1:8-9


d) Salmo 119:11; Colossesi 3:16


e) Apocalisse 22:18-19


Applicazione

1. La Bibbia è la Parola ispirata di Dio, Dio ci parla attraverso di essa, che cosa implica per noi?

 
2. Come puoi dimostrare che ami e ti diletti nella Parola di Dio?


Bibliografia.
Benjamin B.Warfield, Rivelazione e Ispirazione, edizione Alfa & Omega, 2001. Caltanisetta.

Bill T. Arnold and Bryan E. Beyer, Encountering the Old Testament, A Christian Survey; 1999,Grand Rapids, Michigan.

David Horton, The Portable Seminary, Database,  WORDsearch Corp., 2009.

D.Guthrie e J.A.Motyer, Commentario Biblico, vol. 1; a cura di, edizione Voce della Bibbia, 1973 Modena.

Elwell, W. A., & Beitzel, B. J., Baker, Baker Encyclopedia of the Bible, Book House Baker, 1988, Grand Rapids, Michigan.Geisler, N. L., & Nix, W. E.  A general introduction to the Bible, Moody Press Chicago, 1996, c1986.

Enns, P. P. (1989). The Moody handbook of theology. Chicago, IL: Moody Press.

John Blanchard, Complete Gathered Gold, Evangelical Press,  WORDsearch, 2006.

Renè Pache, L’ispirazione e l’autorità della Bibbia, René Pache, Unione Cristiana Edizioni Bibliche;1978, Roma.

Ryrie, C. C., A survey of Bible doctrine. Chicago: Moody Press. 1995, c1972.

William Sanford La Sor, David Allan Hubbard, Frederic William Bush, Old Testament Survey The Message, Form, and Background of the Old Testament, B.Eerdmans Publishing Company; 1982,1996 Grand Rapids Michigan.

Wood, D. R. W., & Marshall, I. H., New Bible dictionary (3rd ed.) InterVarsity Press, Leicester, England; Downers Grove, 1996

Introduzione alla Bibbia: Rivelazione

Introduzione alla Bibbia.
Rivelazione
Tutto quello che noi conosciamo del cristianesimo è stato rivelato a noi da Dio. 
Il termine rivelazione deriva dal latino "revelatio" che significa scoprimento. 
La parola ebraica per rivelare è "galah", invece una parola greca comune per "rivelare" è "apokalypto".  Rivelare esprime sia l'idea della scoperta e anche quello che era nascosto. 
Così rivelazione indica svelare qualcosa di nascosto, in modo che possa essere visto e conosciuto per quello che è; vuol dire svelare rimuovendo un velo da qualcosa che era celato. L’idea, dunque è di rendere le cose oscure chiare, portare alla luce cose nascoste, affinché la persona a cui è rivolto il messaggio possa vedere, sentire, percepire, capire e conoscere.
Per quanto riguarda Dio, indica che svela se stesso, si fa conoscere. 
Giorgio Girardert scriveva: “Tutto il messaggio biblico è fondato sul presupposto che Dio esiste, ma è inaccessibile, cosicché l’uomo non può conoscerlo se non in quanto egli stesso si rivela, cioè ' rimuove il velo ' che lo nasconde. Rivelazione è dunque l’atto con cui Dio si fa conoscere agli uomini”. 
Secondo la Bibbia la conoscenza di Dio non è perciò frutto di una conoscenza, o di un’intuizione umana, né la legge morale, o il frutto di un istinto o di una spontanea evoluzione. 
La rivelazione è l’auto-manifestazione di Dio, mediante la quale Dio fa conoscere se stesso e i suoi decreti.

Introduzione alla dottrina della Bibbia

Introduzione alla dottrina della Bibbia

Che cosa è la Bibbia? 
La Bibbia non è semplicemente un libro, è il libro dei libri per l’importanza dei suoi soggetti, per la grandezza del suo rango, per la maestà del suo Autore. La Bibbia si trova in alto come il cielo al di sopra della terra.  La parola “Bibbia” deriva da una parola greca “biblion” che significa libro o rotolo. Il nome deriva dalla parola greca “Byblos”, che indicava la corteccia interna del papiro che cresceva nelle paludi o negli argini dei fiumi, soprattutto lungo il Nilo. Il materiale che si usava per scrivere, appunto era fatto dalla pianta del papiro. La forma plurale “biblia”, libri, quindi Bibbia, cominciò a essere usata dai cristiani di lingua latina per indicare tutti i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento. La Bibbia è composta da sessantasei libri. Sono inclusi libri contenenti leggi, come il Levitico e Deuteronomio; libri storici, come Esdra e Atti; libri poetici, come i Salmi e l’Ecclesiaste; libri di profezia, come Isaia e Apocalisse; biografie come Matteo e Giovanni; ed epistole (lettere formali) come Tito e Ebrei.

Matteo 6:11: Dacci il nostro pane quotidiano.

Matteo 6:11: Dacci il nostro pane quotidiano. 
Dopo i tre soggetti di preghiera incentrati su Dio, che ci indicano che va messo sopra ogni cosa non dimenticando la Sua gloria, Gesù nel suo insegnamento sulla preghiera, passa al soggetto dei nostri bisogni primari. 

Andiamo, dunque a Dio portando i nostri bisogni, ma lo facciamo dopo aver considerato Dio, così non saremo arroganti, disperati e nemmeno ansiosi. 

Nella società moderna dei paesi ricchi, dove il cibo è pianificato e assicurato anticipatamente, la dipendenza quotidiana da Dio è lontana dalla nostra esperienza, ma in molte altre parti del mondo oggi, come nel contesto dove visse Gesù, non era così. 

Lo stile di vita di molti lavoratori era precario, vivevano alla giornata, venivano pagati un giorno alla volta e saltare un giorno di lavoro, significava avere seri problemi. 

Anche per Gesù e per i suoi discepoli durante la loro missione itinerante, la fornitura quotidiana dei bisogni materiali non era scontata (cfr. Matteo 8:20; 10:9-14,40-42). 

Ora il fatto che dobbiamo chiedere a Dio il nostro pane quotidiano non significa che non siamo responsabili di andare a lavorare, presuppone non solo che i discepoli di Gesù vivono un giorno alla volta (cfr. v. 34), ma che tutto le cose buone, anche la nostra capacità di lavorare e guadagnare il nostro cibo, vengono dalla mano di Dio (cfr. Deuteronomio 8:18; 1 Corinzi 4:7; Giacomo 1:17). 

Questa è una verità che facilmente dimentichiamo quando c’è benessere e assoluta autosufficienza.

Matteo 6:10: Sia fatta la volontà di Dio.

Matteo 6:10: Sia fatta la volontà di Dio.
Questo soggetto di preghiera è molto abusato, ma se molte persone la capissero realmente, avrebbero difficoltà a recitarla! 

Josè M.Martinez a proposito questa richiesta di preghiera scrive: “In chi la medita nel modo dovuto, genera pensieri al tempo stesso inquietanti e salutari. Inquietanti perché producono una scossa fortissima nella nostra volontà, che è la parte più rilevante della nostra personalità. Salutari perché aprono la strada alla meta suprema dell’essere umano: vivere conformemente ai sublimi piani che Dio ha per lui”.

Matteo 6:10: Venga il Regno di Dio.

Matteo 6:10: Venga il Regno di Dio.
Qualcuno ha detto: “L'unico regno che prevarrà in questo mondo è il regno che non è di questo mondo”.

Questo ovviamente si riferisce al regno di Dio!
Il regno di Dio sopravvive alla dissoluzione di tutti i regni e di questo mondo.

Così, la cosa più importante da dire sul regno di Dio è che è il regno di Dio. 

Il regno di Dio è esaltato al di sopra dei regni degli uomini e del regno spirituale ed è infinitamente superiore a loro.

Secondo la testimonianza dei primi tre Vangeli, la proclamazione del regno di Dio era il messaggio centrale di Gesù (Matteo 4:23).

Questo è il secondo soggetto di preghiera del Padre nostro. 

La preghiera “venga il tuo regno” ha due significati.

Matteo 6:9: Sia santificato il nome di Dio.

Matteo 6:9: Sia santificato il nome di Dio.
“Sia santificato il tuo nome”.
Questo è il primo soggetto di preghiera del “Padre nostro”. 

Molte persone pensano che il proprio io, sia più importante di tutti e di tutto.
Pur di soddisfare i propri desideri sono disposti a tutto, e ostacolano ciò che impedisce la loro individualità, o usano coloro che in qualche modo possono essere strumenti per raggiungere i loro desideri, progetti, interessi… vedono gli altri come risorse.

Queste persone sono egocentriche, si credono al centro del mondo, cioè hanno come l’unico punto di riferimento se stesse, e cercano di riportare tutto a sé, a interessarsi alle persone e alle cose nella misura in cui ne possono trarre vantaggio.

Quindi sono anche egoiste, hanno un attaccamento eccessivo a se stessi tanto da ricercare esclusivamente il proprio piacere e interesse personale.

Purtroppo si può essere egocentrici ed egoisti anche con Dio quando lo cerchiamo per soddisfare i nostri interessi, i nostri desideri, i nostri piaceri.

Ora “sia santificato il tuo nome”, ci fa capire che non deve essere così.

Matteo 6:9: Ciò che dobbiamo ricordare!

Matteo 6:9: Ciò che dobbiamo ricordare!
Il volto del presidente turco Cemal Gursel (1895-1966) era raggiante, orgoglioso, mentre si allontanava, con un autista al volante, dal palazzo del parlamento di Ankara, con la prima auto prodotta in Turchia. Ma cento metri più avanti, il presidente smise di sorridere, mentre il motore tossiva e si spegneva; il motivo: avevano dimenticato di mettere la benzina!! 

Ci sono aspetti riguardo Dio molto importanti che non dobbiamo mai dimenticare, che dobbiamo sempre ricordare, sia per la preghiera e sia per la vita cristiana.
Uno di questi aspetti lo troviamo in questa invocazione del “Padre nostro”.

Gesù dice: “Voi dunque pregate così: ‘Padre nostro che sei nei cieli’”.

Martyn Lloyd Jones scriveva: “La preghiera, senza alcun dubbio, è l’attività più sublime dell’animo umano. L’uomo tocca l’apice quando, in ginocchio, sta faccia a faccia con Dio”.

Gesù nel “Padre nostro” insegna ai Suoi discepoli come pregare. 
Ora, questa preghiera, è un modello piuttosto che una preghiera fissa, o meccanica.

Questa preghiera descrive tutti gli elementi fondamentali, o una specie di schema, o di linea guida di quello che deve essere la nostra preghiera.

Abacuc 3:16-19: La fede di Abacuc

Abacuc 3:16-19: La fede di Abacuc
Questi ultimi versi di Abacuc contengono alcune delle parole più belle e profonde mai state scritte. 

James Montgomery Boice ha scritto: “Che cosa rende questo capitolo, e in particolare i versi finali, così forte? Secondo me è il modo coraggioso in cui Abacuc abbraccia tutte le calamità che può immaginare e tuttavia trionfa su di loro nella conoscenza e nell'amore del suo Salvatore”. 

Nella parte finale del suo salmo di preghiera, Abacuc esprime nuovamente i propri pensieri e sentimenti come aveva fatto all'inizio del capitolo (Abacuc 3:2). 

In questi versetti vediamo come il profeta ha reagito alla rivelazione di Dio su quello che accadrà attorno a lui. 

Il suo non è un atteggiamento di rassegnazione, né è un tentativo di nascondersi da ciò che accade intorno a lui. 

Non cerca di raccogliere da sé le risorse morali, o psicologiche necessarie per far fronte a una situazione drammatica. 
Abacuc si concentra su chi è Dio in una situazione davvero difficile, e reagisce con fede!

Nei momenti difficili non dobbiamo concentrarci sul problema, ma sul Signore!

Al terrore subentra la fiducia nel Signore della Sua salvezza! (Abacuc 3:16-19).

I cristiani devono confidare nel Signore, colui che è il Dio della salvezza.
Devono confidare nella Sua cura e protezione!!

Anche nel mezzo del giudizio, anche nel mezzo di prove e sofferenze, possiamo essere certi che Dio ci aiuterà. 

Dio ha promesso di portarci attraverso ogni prova e di usare ogni prova per rafforzarci e purificarci (Salmo 27:1-5; 46; Isaia 43:1-3; Romani 8:28-29; Ebrei 12:4-11; Giacomo 1:1-4; 1 Pietro 1:6-7).

La parabola del figliol prodigo (Luca 15:11-32).

La parabola del figliol prodigo (Luca 15:11-32).
Un uomo si era perduto nel deserto e si trascinava da due giorni sulla sabbia infuocata. Era ormai giunto allo stremo delle forze, improvvisamente vide davanti a sé uno che dava cravatte, ma il povero uomo aveva bisogno di acqua. Così quell'uomo cercò di dare una cravatta all’assetato, ma questi rifiutò. Verso sera, il viaggiatore assetato, strisciando sulla sabbia, alzò la testa e rimase allibito: era nel piazzale di un lussuoso ristorante, con il parcheggio pieno di macchine lussuose. L’uomo barcollando va vicino alla porta cercando di entrare, chiedendo acqua, ma il portiere rispose: “ Desolato signore qui non si può entrare senza cravatta”.

Molte persone sono perdute, lontane da Dio, vagano nel deserto, Dio da loro una soluzione per la loro salvezza dai peccati, ma da alcuni non è presa in considerazione perché sembra una soluzione strana, assurda o troppo semplice.

In questa parabola vediamo che il padre rappresenta Dio e il figlio ovviamente il peccatore perduto; vediamo l’amore di Dio verso il peccatore perduto che è stato accolto, e com'è stato accolto, ma vediamo anche la natura del vero pentimento.
La parabola mette a confronto le reazioni del padre che rappresenta l’amore di Dio nel ricevere il figlio che ritorna a casa, con quella del fratello maggiore, che rappresenta i Farisei e gli scribi che criticavano Gesù perché accoglieva i peccatori.
Lo scopo principale della parabola comunque non sono tanto i due figli, ma il Padre, quindi il titolo più appropriato è “La parabola dell’amore paterno” oppure “La parabola del padre che attende”.

Introduzione alla Bibbia: L’autorità.

Introduzione alla Bibbia: L’autorità.
L'autorità è strettamente legata ai costumi e alle tradizioni, è una resa consapevole della propria libertà a un altro individuo, o a un ente governativo, o religioso. 

Le persone sono riluttanti a forme dittatoriali, o all’esercizio arbitrario dell'autorità, di conseguenza gli negano il riconoscimento e l'obbedienza. 

Perciò autorità è una parola scomoda, anche se si tratta di Dio, molti non riconoscono l’autorità di Dio giustificandosi che Dio non esiste! 

Credere all’esistenza di Dio implica dargli conto, implica riconoscere la Sua autorità, e quindi la sottomissione. 

Non possiamo cominciare una predicazione sull’autorità della Bibbia senza parlare di cosa significhi autorità.

“Ogni autorità definitiva è fondata su Dio. Come creatore e sostenitore dell’universo Egli ha potere assoluto su tutti gli esseri creati e un’autorità che abbraccia ogni cosa nel cielo e sulla terra. Questa autorità finale e suprema gli conferisce la prerogativa illimitata di comandare ed esigere obbedienza, di possedere in maniera incondizionata e di governare assolutamente tutte le cose in ogni momento in tutti i luoghi dell’universo” (J.Norval Geldenhuys).

Giacomo 5:19: Il peccatore è colui che si svia dalla verità.

Giacomo 5:19: Il peccatore è colui che si svia dalla verità.
“Fratelli miei, se qualcuno tra di voi si svia dalla verità”. 

Chi si svia si allontana dalla verità, fa fuori strada. A che cosa si riferisce verità e errore della sua via? (v.20). Si riferisce a qualcosa di teorico, o di pratico? È la dottrina, o il comportamento? Alcuni pensano che la parola “verità” si riferisca alla pienezza del Vangelo che dà una rinascita spirituale (cfr. Efesini 1:13; Giacomo 1:18; 1 Pietro 1:22-23), che salva (1 Corinzi 15:1-3), che libera dal peccato (Giovanni 8:31-32). Altri pensano che si riferisca alla Parola di Dio in generale, altri alla via giusta da seguire, oppure a tutta la conoscenza e ai precetti cristiani, oppure è in senso morale, riferendosi alla volontà rivelata di Dio. 

Giacomo 5:19: Perché una persona si svia dalla verità?

Giacomo 5:19: Perché una persona si svia dalla verità?
“Fratelli miei, se qualcuno tra di voi si svia dalla verità”.

“Si svia” si riferisce a vagare lontano, allontanarsi, andare fuori strada, errare. "Sviarsi dalla verità" suggerisce la metafora familiare di una pecora che si perde, che va fuori strada, una pecora errante (Ezechiele 34:4, Matteo 18:12; 1 Pietro 2:25). Ora chi “si svia” secondo alcuni, è una persona che si allontana dalla verità perché è ingannata da falsi insegnanti (Atti 20:29-30; 2 Timoteo 3:1-13; Ebrei 6:4-6; 2 Giovanni 7-8; Giuda 3-4); infatti circolavano falsi insegnanti impostori (Cfr. Matteo 12:22-37, 24:4-5,11; Marco 12:24,27; 13:5-6; Efesini 4:14; 2 Timoteo 3:13; 2 Pietro 2:11-19; 1 Giovanni 2:26; 4:6; Apocalisse 2:20). Si può essere ingannati dal diavolo, il padre della menzogna (Giovanni 8:44; Marco 4:4,15; 2 Corinzi 4:4; 2 Tessalonicesi 3:5) è il leone ruggente e va in giro cercando chi possa divorare (1 Pietro 5:8). Si può essere ingannati anche dalla propria concupiscenza (Giacomo 1:14-15), dal proprio orgoglio (Apocalisse 3:17), e dal peccato (Ebrei 3:13). Chi si svia, comunque lo fa in modo consapevole, è convinto.

Giacomo 5:19: La persona che si svia dalla verità.

Giacomo 5:19: La persona che si svia dalla verità.
“Fratelli miei, se qualcuno tra di voi si svia”.


Giacomo incoraggia la chiesa a prendersi cura di coloro che si allontanano dalla verità per cercare di recuperarli per la loro salvezza spirituale. Qualcuno che frequenta la chiesa si può sviare dalla verità prendendo una strada sbagliata. Chi sono queste persone che ipoteticamente si possono sviare?  All’interno delle chiese a cui scrisse Giacomo vi erano doppi d’animo (Giacomo 1:8; 4:8), alcuni non avevano un comportamento che un cristiano dovrebbe avere, professavano la fede, ma non avevano i frutti della fede, le loro opere dimostravano il contrario. Si può frequentare una chiesa, aver fatto professione di fede, essere anche state battezzate, ma in realtà non essere veri credenti!! La fede è morta! (Giacomo 2). 

Ebrei 11:7: La fede di Noè.

Ebrei 11:7: La fede di Noè.
Un giornalista sportivo, qualche tempo fa, intervistò un giocatore professionista prima del Super Bowl, la finale del campionato della National Football League. Il giornalista chiese quante probabilità ci fossero di vincere per la sua squadra. Il giocatore rispose: “Crediamo che se facciamo solo quello che dice l'allenatore, vinceremo”. Il giocatore e la squadra avevano assoluta fiducia nella saggezza del proprio allenatore. Ma i giocatori sapevano anche che la vittoria dipendeva anche dal fatto che dovevano fare ciò che l’allenatore diceva.

Così se noi ci atteniamo con fede a ciò che ci dice il nostro “Sommo Allenatore”, saremo sicuramente vittoriosi come lo è stato Noè, che per fede fu obbediente a Dio e si salvò dal giudizio del diluvio, mentre tutti coloro che furono ribelli a Dio perirono a causa del diluvio (cfr. Genesi 6-8; 1 Pietro 3:19-20).

La parabola della moneta perduta (Luca 15:8-10).

La parabola della moneta perduta (Luca 15:8-10).
Tutti noi perdiamo le cose di tanto in tanto, e a volte si fanno cose assurde quando non le troviamo come quel giovane negli Stati Uniti di Waukesha, nel Wisconsin che scrisse queste parole quando perse la patente e poi si è sparato un colpo di pistola alla testa. Le parole riportate erano: “Senza una patente di guida non ho la mia auto, lavoro, o vita sociale. Quindi penso che sia meglio finire tutto adesso”.  

In questa seconda parabola, una donna ha perso una delle sue dieci monete. 

Il contesto della parabola è: Gesù è criticato dai farisei e dagli scribi perché accoglie i pubblicani e i peccatori.
Con questa parabola della moneta perduta, come quella della pecora perduta, Gesù vuole descrivere la premura, l’amore di Dio per il peccatore perduto e la gioia nel ritrovarlo. 

Ora, se i farisei e gli scribi si potevano sentire insultati perché Gesù chiedeva loro di pensare come un pastore della precedenza parabola, invitarli a immaginare se stessi come una donna era un insulto ancora più grande. 

Infatti, i pastori erano considerati impuri, e in quella cultura dominata dagli uomini e maschilista, le donne erano considerate insignificanti e non degne di rispetto. 
Così mentre i farisei e gli scribi potevano essere risentiti per un paragone con un pastore e una donna, Dio stesso non lo fece e non lo fa!

Luca 15:8-10: La parabola della moneta perduta.

Luca 15:8-10: La parabola della moneta perduta.
Tutti noi perdiamo le cose di tanto in tanto, e a volte si fanno cose assurde quando non le troviamo come quel giovane negli Stati Uniti di Waukesha, nel Wisconsin che scrisse queste parole quando perse la patente e poi si è sparato un colpo di pistola alla testa. Le parole riportate erano: “Senza una patente di guida non ho la mia auto, lavoro, o vita sociale. Quindi penso che sia meglio finire tutto adesso”.  

In questa seconda parabola, una donna ha perso una delle sue dieci monete. 

Il contesto della parabola è: Gesù è criticato dai farisei e dagli scribi perché accoglie i pubblicani e i peccatori.
Con questa parabola della moneta perduta, come quella della pecora perduta, Gesù vuole descrivere la premura, l’amore di Dio per il peccatore perduto e la gioia nel ritrovarlo. 

Ora, se i farisei e gli scribi si potevano sentire insultati perché Gesù chiedeva loro di pensare come un pastore della precedenza parabola, invitarli a immaginare se stessi come una donna era un insulto ancora più grande. 

Infatti, i pastori erano considerati impuri, e in quella cultura dominata dagli uomini e maschilista, le donne erano considerate insignificanti e non degne di rispetto. 
Così mentre i farisei e gli scribi potevano essere risentiti per un paragone con un pastore e una donna, Dio stesso non lo fece e non lo fa!

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