La predicazione per un risveglio (Atti 2:14-41).
John Piper scrive: “Il risveglio spirituale è certamente un’opera sovrana di Dio. Egli si serve però di strumenti, e usa specialmente la predicazione”. (1 Corinzi 1:21; Giacomo 1:18).
Dio usò la predicazione di Pietro per salvare circa tremila persone!
Perché questa predicazione è stata così efficace?
Vediamo alcune caratteristiche della predicazione di Pietro.
Prima di tutto nella predicazione per un risveglio vediamo:
I LA PREDICAZIONE SCRITTURALE (Atti 2:16-21; 2:25-28; 2:34-35).
Pietro nella sua predicazione fa un uso abbondante delle citazioni dall’Antico Testamento, allora gli ebrei, avevano solo questa parte della Bibbia.
Pietro medita sulla relazione tra profezie e Gesù Cristo, e lo predica.
Pietro cita la profezia di Gioele 2 (Atti 2:16-21) come realizzazione di quello che stava accadendo; del Salmo 16 (Atti 2:25-28); e del Salmo 110 (Atti 2:34-35).
2 Pietro 1:19 dice: “Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori”.
Pietro aveva detto che Gesù non è una favola, ma è storia, gli apostoli (Pietro; Giovanni e Giacomo sono stati Suoi testimoni oculari della Sua maestà al momento della trasfigurazione, 2 Pietro 1:16).
Ma oltre a questo, c’è la testimonianza profetica più salda, cioè tutto l’Antico Testamento.
In questo modo Pietro voleva dimostrare che la venuta di Gesù è stata:
A) Calcolata da Dio.
Edward Donnelly scrive: “Perché Pietro cita così spesso le Scritture ebraiche? Perché vuole dimostrare come Dio avesse programmato e predetto l’opera salvifica di Cristo molto prima che tutto questo si realizzasse. Si trattava dunque di una forte argomentazione per i suoi ascoltatori Giudei, attaccati com’erano all’Antico Testamento in quanto oracolo di Dio. Il messaggio del vangelo non appariva così una dubbia rivelazione da parte di una fonte estranea: era lì, elementare da capire, contenuto nei rotoli della sinagoga”.
La venuta e l’opera di Gesù è stata progettata prima della creazione (Giovanni 3:16; Atti 2:23; 1 Pietro 1:18-20).
L’Antico Testamento parlava della venuta di Gesù Cristo (Luca 24:46-47; Atti 3:18; 26:22-23; 1 Pietro 1:10-13).
Inoltre, possiamo affermare che menzionando i passi profetici, vi è una:
B) Continuità con l’Antico Testamento.
Quindi non possiamo trascurare l’Antico Testamento, benché abbiamo il Nuovo che ci parla più chiaramente di Gesù e della Sua salvezza.
Vediamo allora la funzione dell’Antico Testamento.
(1) In primo luogo vediamo che l’Antico Testamento è il terreno su cui nasce il Nuovo Testamento.
Sia Gesù che gli apostoli facevano sempre riferimento all’Antico Testamento riconoscendone l’ispirazione e quindi l’autorità divina (per esempio Matteo 5:17; Giovanni 10:35; 2 Timoteo 3:16; 2 Pietro 1:19-21).
Gli scrittori del Nuovo Testamento sono consapevoli della loro continuità con l’Antico Testamento.
(2) In secondo luogo l’Antico Testamento ci fa capire il Nuovo.
La Bibbia è una rivelazione progressiva; se si tralascia l’Antico Testamento avremo difficoltà a comprendere il Nuovo.
Il Nuovo Testamento si comprende completamente solo quando è visto come l’adempimento degli eventi, dei personaggi, delle leggi, del sistema di sacrifici, dei patti e delle promesse dell’Antico Testamento.
Senza l’Antico Testamento, non capiremmo le usanze dei Giudei, che sono menzionate nel Nuovo Testamento.
L’Antico Testamento, come il Nuovo, è Parola di Dio, e quindi è degno di essere studiato con lo scopo di conoscere meglio Dio al fine supremo di portargli gloria e di predicarlo in un modo più completo!
(3) In terzo luogo l’Antico Testamento è un tempo preparatorio per la venuta del Messia.
La storia biblica non è una serie di cicli che si ripetono, ma è come la freccia scagliata da un arco verso il suo bersaglio: Gesù!
L’apice della rivelazione è Gesù, in Gesù la rivelazione è definitiva, ma prima che arrivasse Gesù, Dio ha parlato tramite numerosi profeti (Deuteronomio 18:15,18,20; Ebrei 1:1-3).
La rivelazione Biblica è una rivelazione di redenzione di Dio in Gesù, rivela la storia del piano di Dio per la salvezza dei peccatori e il modo come si è realizzato questo piano.
La rivelazione è progressiva, le grandi verità di redenzione appaiono prima fiocamente nell’Antico Testamento, ma gradualmente aumentano in chiarezza e finalmente nel Nuovo Testamento in tutta la loro pienezza, enfasi e bellezza (Giovanni 17:17; 2 Timoteo 3:15-17; 1 Pietro 1:23, ecc.).
Gesù è il compimento della promessa dell’Antico Testamento! (Matteo 5:17-18).
Perciò lo scopo della rivelazione è quello di conoscere Dio, il Figlio e la Sua salvezza (Giovanni 17:3; 20:23).
Quindi l’Antico Testamento pone il fondamento e prepara il popolo di Dio Israele per la venuta del Messia che si è sacrificato per i peccati di tutto il mondo (Marco 15:43; Luca 2:25-38; 1 Giovanni 2:2).
Gesù è la svolta, il centro della Scrittura, e l’Antico Testamento è animato dall’attesa intensa di Cristo.
Sempre Edward Donnelly scrive: “Sarebbe così persuasivo mostrare ai nostri uditori l’accuratezza con la quale le sofferenze di Gesù erano state predette secoli prima della Sua venuta! Se spieghiamo loro la stupenda minuziosità delle profezie, la loro fede si sveglierà e capiranno che questo messaggio non può che venire da Dio. I sacrifici, le cerimonie e gli esempi registrati nei libri di Mosè! L’Agnello immacolato, il luogo santissimo, lo spargimento del sangue: tutto parla intensamente della salvezza. Le nostre predicazioni sono scialbe? La gente recepisce ciò che diciamo? Questi supporti visivi sono dotati di un colore e un’immediatezza che raggiungeranno i molti rimasti indifferenti davanti ai concetti e alle astrazioni. Il racconto di Dio che salva il Suo popolo dai nemici in Egitto, in Canaan e a Babilonia è così emozionante! E com’è avvincente la descrizione della grande liberazione dal potere di Satana! Dobbiamo allora trascurare l’Antico Testamento perché abbiamo il Nuovo? È l’esatto contrario! È proprio perché Gesù e la sua salvezza sono state rivelate che dovremmo a maggior ragione predicare partendo dall’Antico Testamento: solo ora esso può essere propriamente compreso”.
In entrambi i Testamenti, troviamo tutto ciò che occorre per essere salvati e per essere uomini e donne di Dio (2 Timoteo 3:15-17).
Perciò possiamo dire che: la Bibbia è un complesso organico unitario orientato a Cristo (Luca 24:27- 32, 44; Giovanni 5:39; 1 Pietro 1:10-12).
In entrambi i Testamenti, Dio rivela come possiamo andare a Lui, o meglio come Lui è venuto a noi, attraverso Gesù Cristo.
C’è una relazione tra l’Antico e il Nuovo Testamento, ed entrambi sono importanti e necessari per avere una giusta relazione con Dio, e conoscere la via della salvezza dai nostri peccati.
Così la nostra predicazione deve essere fondata sulla Scrittura e deve essere predicata tutta fedelmente (2 Tessalonicesi 2:3-4; 2 Timoteo 2:15), e non dobbiamo fare l’errore di predicare solo il Nuovo Testamento.
In questo sermone di Pietro, vediamo:
II LA PREDICAZIONE STORICA (Atti 2:22-23,24,30-32).
Noi vediamo che al centro della predicazione di Pietro, c’era Gesù, questo perché aveva:
A) La persuasione storica della vita e dell’opera di Gesù.
Pietro ha predicato che Gesù era un uomo di Nazaret, che Dio ha designato e le prove di questo, sono le opere potenti, prodigi e segni che Dio fece per mezzo di Lui (Atti 2:22).
Pietro dà per certa la veridicità dei miracoli di Gesù!
L’apostolo continua la sua evangelizzazione predicando la morte in croce preparata e voluta da Dio, ma realizzata dagli Israeliti (Atti 2:22-23)
Così Pietro continua parlando che Dio lo risuscitò (Atti 2:24-32), e lo esaltò alla Sua destra (Atti 2:33-35), e non poteva essere diversamente!
Gesù è unico! Il re Davide morì e fu sepolto, Gesù morì, risuscitò ed è alla destra di Dio!
Pietro ci fa capire che Gesù non è una teoria, non è una credenza popolare infondata, ma la Sua esistenza e ciò che ha fatto, sono storici, sono fatti realmente accaduti!
Quindi il Gesù della fede non deve essere separato dal Gesù storico!
Alcuni pensano che sono due aspetti separati: credere in Gesù nel senso spirituale è solo una questione di fede e non di storia, perché non possiamo sapere con certezza nulla della Sua esistenza!
Ma Pietro afferma che non è così!
Pietro predica che Gesù è veramente esistito ed è degno di fede, non divide il Gesù storico da quello di fede, non c’è separazione tra storia e fede: Gesù visse veramente, fece veramente miracoli, fu veramente crocifisso e morì, e fu realmente risuscitato!
Questa è storia! Questo è il Vangelo (1 Corinzi 15:1-9); questo è ciò che dobbiamo affermare e predicare con franchezza!
Di chi era e di ciò che ha fatto Gesù, ci sono testimoni è scritto in Atti 2:22,32 (Atti 10:39-41; 1 Giovanni 1:1-3).
2 Pietro 1:16 dice: "Infatti vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole abilmente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà".
Ci sono molte prove riguardo l’esistenza di Gesù.
Alister E.McGrath scrive: “ Se si nega l’esistenza di Gesù malgrado tutte le evidenze in nostro possesso comprovanti l’opposto, ad essere coerenti si dovrebbe negare anche l’esistenza di un preoccupante numero di personaggi storici riguardo ai quali le prove dell’esistenza sono assai più scarse di quelle relative a Gesù”.
Ci sono molte testimonianze del Nuovo Testamento.
Il Nuovo Testamento contiene 27 libri che sono stati scritti nel primo secolo, in gran parte da testimoni oculari, che hanno avuto un’esperienza diretta di ciò che avevano visto e udito (Luca 1:1-3; 1 Giovanni 1:1).
Complessivamente, attualmente, ci sono circa 25.000 frammenti di manoscritti del Nuovo Testamento in greco e in altre lingue.
Questo è molto importante perché nessun altro documento dell’antichità si avvicina lontanamente a tali cifre!
L’Iliade di Omero, per esempio, è seconda con 343 manoscritti.
Noi, possiamo essere sicuri che il Nuovo Testamento è degno di fede!
John Warwick Montgomery, professore di legge, afferma che: “ Essere scettici sul testo risultante il Nuovo Testamento significa scivolare nell’oscurità, dato che nessun documento del periodo antico è tanto attestato bibliograficamente quanto il Nuovo Testamento”.
W.F. Albright, archeologo e studioso, parlando della documentazione unica del Nuovo Testamento afferma: “Nessun’altra opera dell’antichità greco-romana è così bene attestata da una tradizione di manoscritti antichi del Nuovo Testamento. Ci sono molti più manoscritti antichi del Nuovo Testamento che di qualunque altra opera di altri autori classici, e le parti più lunghe che ne restano risalgono a solo due secoli dopo la loro composizione originaria”.
A questo si aggiungono i numerosi scritti dei primi cristiani: commentari, lettere, sermoni.
Gli studiosi concordano sul fatto che se tutti i manoscritti del Nuovo Testamento fossero stati persi, sarebbe stato possibile ricostruire il tutto dalle citazioni di questi scritti e di altri primi cristiani!!
In riferimento a questo J. Harold Greenlee afferma: “ Queste citazioni sono così estese che il Nuovo Testamento potrebbe praticamente essere ricostruito da essi, senza l’uso dei manoscritti”.
A queste prove riguardo il Nuovo Testamento si aggiungono le testimonianze extrabibliche.
Per esempio lo storico romano, Tacito vissuto tra il I e il II secolo d.C., è considerato una fonte attendibile.
Gli Annali sono l’ultima opera di Tacito (scritto fra 115-117 d.C.) e sono considerati come l’opera migliore di Tacito e in genere sono riconosciuti dagli storici moderni come la migliore fonte d’informazione su questo periodo.
I capitoli 38 al 45 del libro XV, descrivono il grande incendio di Roma avvenuto nel 64 d.C. e il tentativo di Nerone di attribuirne la colpa ai cristiani, che egli definisce una sorta di persone detestate per i loro vizi e da un breve resoconto delle loro origini, Tacito dice: “Essi prendevano nome da Cristo, che aveva subito il supplizio per ordine del procuratore Ponzio Pilato sotto l’impero di Tiberio; quella funesta superstizione, repressa per breve tempo, ora riprendeva forza non solo in Giudea, dove quel male era nato, ma anche a Roma, in cui tutte le cose vergognose e atroci confluiscono e si affermano.” (Annali XV, 44).
Quindi Tacito afferma, testimoniandone la Sua storicità, due cose: Cristo è esistito storicamente e subì un supplizio sotto Ponzio Pilato come dicono anche i Vangeli!
Lo storico Ebreo Giuseppe Flavio (37-circa 100 d.C.) scrisse la “Guerra giudaica” tra il 75 e l’80 d.C. e le “Antichità giudaiche” scritto agli inizi degli 90 del I secolo.
Nel libro XVIII delle sue Antichità, Giuseppe Flavio narra varie difficoltà che il popolo giudaico ha dovuto affrontare durante il governo di Ponzio Pilato (26-36 d.C.).
Giuseppe, scrive riguardo a Gesù dicendo: “Ora, all’incirca nello stesso periodo, sorse una fonte di ulteriori disordini in un Gesù, un uomo saggio, che compì opere eclatanti e fu maestro di persone che accoglievano con piacere cose strane. Egli convinse a seguirlo molti Ebrei, e molti Gentili. Egli era il cosiddetto Cristo. Quando Pilato, sulla base delle informazioni fornitegli dai principali nostri uomini, lo condannò alla croce, coloro che si erano uniti a lui all’inizio non cessarono di provocare disordini. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti cristiani” (Antiquitates XVIII, 63-64).
Queste testimonianze Bibliche ed extrabibliche sono più che sufficienti per dimostrare che Gesù è veramente esistito!
Chi non crede all’esistenza di Gesù si sbaglia!
Sempre Alister E. McGrath scrive: “La non esistenza di Gesù è un presupposto dogmatico assolutamente inaccettabile allo storico imparziale, e non un’ovvia, o persino plausibile conclusione di un circostanziato studio dell’evidenza. Vi sono sempre state, e quasi certamente continueranno a esservi persone decise a sostenere la non-esistenza di Gesù e senza dubbio altrettante pronte a fornire fuscelli e pagliuzze a cui possano aggrapparsi altri, anch’essi ben decisi a rifiutare il cristianesimo, ma rimane il fatto che queste persone non saranno mai prese sul serio da un’erudizione storica disinteressata e imparziale”.
Ecco perché dobbiamo predicare Gesù e lo dobbiamo fare, convinti che è realmente esistito, ed era e ha fatto ciò che dice la Bibbia!
Gesù Cristo non è una favola, non è un’invenzione umana!
Consideriamo ora:
B) Il peso storico della vita e dell’opera di Gesù.
Ciò che è Gesù e ciò che ha fatto hanno un’importanza eterna per la nostra vita!
Nei vv.38-40 leggiamo: “E Pietro a loro: ‘Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Perché per voi è la promessa, per i vostri figli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore, nostro Dio, ne chiamerà’. E con molte altre parole li scongiurava e li esortava, dicendo: ‘Salvatevi da questa perversa generazione’”.
In Gesù c’è il perdono dei peccati e la salvezza! Ecco perché è importante predicarlo e ravvedersi e credere!
In 1 Timoteo 1:15 è scritto: “Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo”.
L’affermazione che Gesù è venuto nel mondo, quindi (Gesù esisteva prima della sua nascita terrena, Giovanni 3:13,16; Giovanni 17:5) per salvare i peccatori è certa e degna di essere pienamente accettata.
“Certa” (pistos) indica qualcosa che è affidabile, credibile, vera.
“Pienamente” (pas) indica senza riserve, senza esitazione e senza il minimo dubbio, completamente e incondizionatamente.
“Accettata” (apodochēs) rende l’idea dell’approvazione e dell’accoglienza.
Indica la risposta adeguata alla convinzione che qualcosa è vera e mette una certa enfasi sulla fonte.
Quindi la frase: “Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori”, ci fa capire che Gesù è storicamente esistito, ed è venuto nel mondo per salvare i peccatori.
Questa dichiarazione è completamente accettata come autorevole, perché è affidabile, è credibile, non è una falsità, è una vera affermazione!
Quest’affermazione non è negoziabile, non ci viene chiesto semplicemente di pensarla, o di esaminarla, o solo di apprezzarla, ma di accoglierla integralmente!
Allora ciò che Gesù ha fatto: miracoli, crocifissione, morte, resurrezione e ascensione è degno di fiducia, è storia, è verità, ma è anche importante oggi per noi, perché venuto nel mondo per salvare i peccatori!
La vita e l’opera di Gesù non sono solo aspetti del passato da studiare solo sui libri di storia, ciò che Gesù ha fatto riguardano la nostra vita, il nostro destino eterno! (Giovanni 3:16; Romani 5:9-11).
Il Gesù Signore e Salvatore predicato, non deve riguardare semplicemente la fede dei cristiani, ma tutti, perché è lo stesso Gesù che è nato in un momento e luogo specifico della storia, che ha vissuto una vita umana, che ha pronunciato determinate parole, fatto determinate cose e sofferto dolori specifici per la salvezza dei peccatori!
Molti dubitano dell’esistenza storica di Gesù, altri credono nell’esistenza storica, ma non credono che sia il Signore e il Salvatore del mondo, questo perché comporterebbe un cambiamento radicale nella loro vita!
Accettare che Napoleone sia esistito, non richiede alcun impegno da parte nostra; ma accettare l’esistenza di Cristo e di quello che è e ha fatto come dice la Bibbia, implica la necessità di prendere una decisione in relazione al rapporto da stabilire con Lui!
Nella predicazione di Pietro vediamo:
III LA PREDICAZIONE DOTTRINALE (Atti 2:29-32,33,36).
Notiamo:
A) L’insegnamento dottrinale riguardo Gesù Cristo.
Benché Pietro non fu un teologo profondo come Paolo, fu un grande predicatore di Gesù Cristo per grazia di Dio e perché era ripieno di Spirito Santo.
Herman Ridderbos ci ricorda: “Pietro è certamente il migliore predicatore. Altri si uniranno a lui e le loro parole riprenderanno quelle di Pietro, ma non lo supereranno mai nella magnificenza della testimonianza che egli diede di Gesù Cristo”.
Pietro, in questo sermone, presenta Gesù come il Messia (Atti 2:31,36); come Signore (Atti 2:34,36), e implicitamente anche come Salvatore (Atti 2:21,23,38).
Così Pietro c’insegna a predicare Gesù Cristo!
Una predicazione di risveglio, è una predicazione Cristocentrica!!
Quando Pietro si alzò a predicare lo fece con un messaggio teologico potente, lo fece riportando l’uditorio a considerare le profondità di Gesù Cristo!
Edward Donnelly scrive: “Com’è diversa oggi la maggior parte dell’evangelizzazione! Il consiglio di predicare la teologia sarebbe accolto con vero orrore, sarebbe considerato una ricetta per il fallimento della predicazione, un modo sicuro per confondere e allontanare coloro che vogliono invece raggiungere. L’evangelizzazione moderna mira invece a intrattenere. Raffinati pezzi musicali si alternano alle testimonianze di qualcuno famoso o di coloro che hanno fatto esperienze sensazionali. L’intero programma è molto movimentato e la predicazione si serve di aneddoti, è breve e ravvivata da battute spiritose. Cristo è certamente annunciato, ma spesso nel modo più superficiale! Gesù è un amico, uno strumento per colmare i bisogni, un eccitante modello di comportamento. Il ritratto che ne risulta è indescrivibilmente vago e questa debole figura non ispira alcuna meraviglia, alcun timore, alcuna intensa e sovrabbondante gratitudine, alcun amore. I peccatori non sono portati a meravigliarsi della Sua maestà e viene perso il senso della stupenda grazia di Dio Padre nel sacrificare un tale glorioso Figlio a una pena così terribile, per creature così indegne di tutto ciò”.
Se vogliamo predicare Gesù in modo profondo e teologico, dobbiamo conoscere la persona e l’opera Sua!
A questo si aggiunge, se vogliamo che la nostra evangelizzazione abbia un effetto potente, il fatto che dobbiamo predicare Gesù così com’è rivelato nella Bibbia senza distorsioni! (2 Timoteo 2:15).
Tutta la rivelazione di Dio, quindi anche tutto ciò che riguarda Gesù Cristo, è degno di fiducia, pertanto non dobbiamo aver paura e vergognarci di predicarla così com’è! (Cfr. Romani 1:16-17).
Non dobbiamo sminuire, o diluire, o nascondere il Vangelo di Dio che riguarda Gesù Cristo, dobbiamo predicarlo nella sua pienezza e verità!
Dobbiamo ricordare che Gesù, oggi non è inferiore, non è cambiato rispetto a quello che predicava Pietro!
Gesù è lo stesso ieri, oggi e in eterno (Ebrei 13:8).
Quindi vediamo:
B) L’importanza della dottrina.
Prima di tutto consideriamo:
(1) La sostanza della dottrina.
La dottrina è un insegnamento, possiamo dire che per dottrina s’intende gli insegnamenti espressi come una formulazione e un riepilogo (1 Timoteo 1:10; 4:6,16; 6:3; Tito 1:9).
La Bibbia parla di due tipi di dottrina quella sana, o buona, quindi vera, cioè che proviene da Dio che è stata rivelata tramite i profeti, Gesù e gli apostoli.
In questo senso la dottrina, è l'insegnamento scritturale sulle verità teologiche (2 Tessalonicesi 2:13; 2 Timoteo 3:16-17; Ebrei 1:1-3; 2 Pietro 1:16-21; Giuda 1:3).
La Bibbia parla anche di falsa dottrina, che può essere di origine umana (Isaia 29:13; Colossesi 2:8, 20-23; Matteo 15:8-9, 1 Timoteo 1:3; 6:3), o di origine demoniaca (1 Timoteo 4:1-5; 1 Giovanni 4:2-3; Apocalisse 2:24), questi sono insegnamenti diversi alla dottrina che proviene da Dio.
Quindi la questione non è se la dottrina piaccia, o non piaccia, se sia bella o brutta, ma se è vera o falsa!
Vediamo ora:
(2) Lo scopo della dottrina.
La dottrina ha una brutta fama.
Per molti la dottrina è considerata una speculazione oziosa e inutile, è solo una perdita di tempo, d’interesse solo per i teologi e gli addetti ai lavori.
Molti non amano studiare per conoscere la sana dottrina, si è molto pigri nel farlo.
Ma conoscere, credere e predicare la sana dottrina è importante!
Se mentre la vera dottrina è destinata a salvare e modellare il popolo di Dio, ed è necessaria per mantenere l’integrità della chiesa, per la maturità cristiana e per un servizio efficace (Salmo 19:7-8; Efesini 4:11-14; 1 Timoteo 4:16; 2 Timoteo 2:25; 3:16-17; Ebrei 5:13-14), quindi porta benedizione (Deuteronomio 32:1-4; Salmo 19:7-11; 119: 97-104; Isaia 55: 10-13; Ezechiele 3:1-3); la falsa dottrina è l’insegnamento che distorce, o contraddice la verità rivelata di Dio, causando divisione, confusione e distrazione nella chiesa (Atti 15:24; Romani 16:17-18; Galati 1:7; Efesini 4:14; 1 Timoteo 1:3-4; 1:18-20; 2 Timoteo 2:16-18; Tito 1:10-11, 13-14; Ebre 13:9; 2 Pietro 3:17), portando le persone lontane dalla verità e per questo deve essere affrontata dalla chiesa (Apocalisse 2:12-29).
Il Nuovo Testamento sottolinea ripetutamente il valore e l'importanza della sana dottrina e per questo va difesa, custodita, insegnata, trasmessa (Atti 2:42; Galati 1:8; 1 Timoteo 4:6; 6:3; 2 Timoteo 1:13-14; 2:2; 1 Giovanni 2:7, 24, 26; 3:11; Giuda 3).
Nella formulazione della dottrina la chiesa non prende in considerazione altre autorità che la Bibbia stessa!
La Bibbia è l'autorità per la sana dottrina, è l'autorità di controllo ultimo e definitivo per tutte le questioni della fede e della pratica cristiana (Atti 17:11).
Infine nella predicazione dottrinale e quindi nel considerare ancora l’importanza della dottrina, vediamo:
C) La parentela tra la dottrina e le azioni.
(1) Ilo comportamento è legato a ciò che crediamo.
Michel de Montaigne diceva: “Il comportamento della nostra vita è il vero specchio della nostra dottrina”.
La dottrina ha la sua importanza per il comportamento: il nostro modo di pensare determina le nostre azioni. (vedi l’esempio delle chiese di Pergamo e Tiatiri (Apocalisse 2:12-29).
La dottrina esprime non soltanto le nostre esperienze e convinzioni, ma determina altresì il nostro indirizzo, il nostro comportamento, plasma la nostra vita.
(2) La spiritualità è legata alla dottrina.
Il cristianesimo è uno stile di vita fondato sulla dottrina.
Alcuni disprezzano la dottrina a favore della vita spirituale, ma non c’è una vita spirituale secondo la volontà di Dio senza sana dottrina!
Colui che cerca di sottolineare la vita spirituale, disprezzando la dottrina cristiana, sta facendo un grave errore, perché trascura il fatto importante che la vita spirituale cristiana è radicata nella dottrina cristiana!!!
La crescita spirituale in Cristo dipende dall’unione con Gesù Cristo e dalla fedeltà alla sana dottrina (Colossesi 2:6-7).
(3) L’esperienza è legata alla dottrina.
Ci sono persone che disprezzano la dottrina a favore dell’esperienza.
La dottrina è rifiutata, sconsigliata, ma fare questo non è possibile, perché non può essere possibile!
In 2 Timoteo 3:16-17 è scritto: “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona”. (cfr. 1 Timoteo 4:16).
Quindi insegnamento ed esperienza; dottrina e pratica; teologia e azioni non sono disgiunte!
Così J.C. Ryle diceva: “Puoi parlare quanto vuoi dell’esperienza cristiana, ma senza radici dottrinali, è come avere fiori recisi conficcati nel terreno – avvizziranno e moriranno”.
Trascurare la sana dottrina conduce al declino della vita spirituale! A un comportamento non in linea con la volontà di Dio!
Ecco perché è importante per un risveglio, predicare la dottrina, predicare la teologia che riguarda Gesù Cristo secondo come è rivelato nella Bibbia!
Infine troviamo:
IV LA PREDICAZIONE DIRETTA (Atti 2:38-41).
Leggendo questo sermone, ci accorgiamo che Pietro è diretto, è franco! Esorta il suo uditorio a prendere una posizione.
Come vediamo al v.37, Pietro nella potenza e nella grazia dello Spirito Santo, ha predicato in modo tale che le persone toccate dicono che cosa devono fare, e Pietro dice loro cosa devono fare.
Nei vv.38-41 è scritto: “E Pietro a loro: ‘Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Perché per voi è la promessa, per i vostri figli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore, nostro Dio, ne chiamerà’. E con molte altre parole li scongiurava e li esortava, dicendo: ‘Salvatevi da questa perversa generazione’. Quelli che accettarono la sua parola furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone”.
Noi vediamo allora che:
A) Pietro predicava con schiettezza.
Al v.29 Pietro dice: “Si può ben dire liberamente”, questo letteralmente è francamente (parrhēsias).
Nel greco antico, la parola “franchezza” si riferiva alla libertà di espressione che il cittadino aveva il diritto di esercitare in un paese democratico.
“Franchezza” indica dire tutto, parlare apertamente senza paura con coraggio.
Per esempio Pietro ha detto apertamente che tra il pubblico vi erano coloro che hanno crocifisso Gesù (cfr. Atti 2:22-23,36).
Un predicatore, anche davanti persone ostili, o intellettuali, o arroganti, non ha paura di predicare la rivelazione di Dio se crede che questa sia la verità!
Charles Hodge diceva: “Quando un uomo in una chiesa è convinto che il vangelo viene da Dio, che è indescrivibilmente glorioso, adatto a tutti e necessario per essere salvati, allora egli predicherà la Parola apertamente e senza restrizioni”.
Un predicatore, preso dalla verità che vuole predicare, dirà ai suoi ascoltatori tutto quello che devono sapere: Gesù Cristo, il ravvedimento, il battesimo (Cfr. Atti 3:17-26).
Non ha paura di esortare i suoi ascoltatori a salvarsi dalla loro generazione perversa.
Non ha paura di offendere le persone dicendo loro che devono ravvedersi dai loro peccati, che il loro modo di vivere è sbagliato davanti a Dio.
Martyn Lloyd Jones diceva: “Siamo tutti talmente diplomatici, talmente preoccupati di apparire dignitosi, di essere cattedratici e cercare di non offendere nessuno; abbiamo tutti così paura di risultare fanatici! Paura di essere estremisti, troppo enfatici!...Infinite riserve, da parte nostra , rendono il messaggio vago e impreciso…Spesso succede che ritiriamo quello che abbiamo detto all’inizio della predicazione e non sappiamo più di cosa stiamo parlando…(Paolo dice) Pregate che io possa avere la forza di predicare senza riserve, senza paura. Che sia tolto da me ogni desiderio di essere ritenuto un uomo istruito. Pregate affinché io predichi il vangelo con franchezza, non con eleganza, che io predichi in verità, non in un modo che soddisfi i gusti di chi ascolta. E che io non mi adegui a dire ciò che gli uomini vogliono sentirsi dire né che io non tema il loro disprezzo e i loro insulti”.
Un predicatore deve predicare per piacere a Dio e non agli uomini (Tessalonicesi 2:2,4).
B) Pietro predicava per una svolta, per una decisione.
Pietro predicava il ravvedimento e il battesimo, e scongiurava ed esortava le persone a salvarsi dalla loro perversa generazione.
Pietro parlava della grazia di Dio, del perdono dei peccati e quindi della salvezza in Gesù Cristo (Atti 2:38-40; cfr. Atti 4:12; 10:43), ma non aveva paura di parlare di peccato; non temeva di avere una brutta reputazione come predicatore predicando che le persone erano peccatrici e colpevoli davanti a Dio!
Pietro predicava il ravvedimento!
Il ravvedimento (metanoeō) indica il cambiamento di direzione nella vita di una persona, indica non solo un cambiamento mentale e sentimentale, ma anche comportamentale, significa volgere le spalle da uno stile di vita peccaminoso a Dio!
Il ravvedimento va con la fede (Marco 1:15; Atti 20:21); secondo Calvino: “Il ravvedimento non solo segue la fede, ma è prodotto dalla fede”.
Così il battesimo, non è che salva, è simbolo della purificazione della salvezza di Gesù Cristo e della nuova vita (Romani 6:1-11); è un’espressione della fede e del ravvedimento, un’espressione di fede e d’impegno verso Gesù il Signore (1 Pietro 3:21).
Allora fede (cfr. Giovanni 1:12, 3:16, Atti 10:43; 13:38-39; 16:31, Romani 3: 21-30; 4:5, 10: 9-10, Filippesi 3:9; Galati 2:16) e ravvedimento sono precondizioni per il perdono dei peccati! (cfr. Atti 3:19-20; 5:31; 26:20).
Nella schiettezza e nella predicazione di svolta, Pietro dice: “Salvatevi da questa perversa generazione”, “perversa generazione” indica il popolo ribelle a Dio (Cfr. Deuteronomio 32:5; Filippesi 2:15).
Così anche noi oggi, come Pietro, non dobbiamo aver paura di predicare che Gesù ci salva dai nostri peccati, in Lui c’è la grazia di Dio (Matteo 1:21).
Gesù salverà tutti coloro che si pentono dei loro peccati davanti a Dio e credono in Gesù Cristo (Atti 3:19; 10:43; 16:31; 20:21).
Pietro c’insegna non solo a predicare la verità, ma anche che dobbiamo aiutare l’uditorio a prendere subito una decisione, quella del ravvedimento davanti a Dio e della fede in Gesù Cristo; lo devono fare urgentemente, immediatamente, non devono perdere tempo! Non devono aspettare un secondo di più!
La predicazione di Pietro era strettamente personale, si rivolge a ogni individuo in modo urgente!
Pietro parla da cuore a cuore, con amore e mansuetudine, in modo personale, urgente, dicendo i passi che devono fare gli ascoltatori per essere salvati!
Pietro ha predicato non solo alla testa delle persone, ma anche alla loro coscienza, non solo alla mente, ma anche ai sentimenti e alla loro volontà; questa è la predicazione di risveglio!
CONCLUSIONE.
Una predicazione che porta risveglio è scritturale, storica, dottrinale - Cristologica e diretta!
Preghiamo che le nostre predicazioni lo possano essere e preghiamo che Dio susciti per la Sua grazia e potenza, un risveglio!