Luca 15:8-10: La parabola della moneta perduta.
Tutti noi perdiamo le cose di tanto in tanto, e a volte si fanno cose assurde quando non le troviamo come quel giovane negli Stati Uniti di Waukesha, nel Wisconsin che scrisse queste parole quando perse la patente e poi si è sparato un colpo di pistola alla testa. Le parole riportate erano: “Senza una patente di guida non ho la mia auto, lavoro, o vita sociale. Quindi penso che sia meglio finire tutto adesso”.
In questa seconda parabola, una donna ha perso una delle sue dieci monete.
Il contesto della parabola è: Gesù è criticato dai farisei e dagli scribi perché accoglie i pubblicani e i peccatori.
Con questa parabola della moneta perduta, come quella della pecora perduta, Gesù vuole descrivere la premura, l’amore di Dio per il peccatore perduto e la gioia nel ritrovarlo.
Ora, se i farisei e gli scribi si potevano sentire insultati perché Gesù chiedeva loro di pensare come un pastore della precedenza parabola, invitarli a immaginare se stessi come una donna era un insulto ancora più grande.
Infatti, i pastori erano considerati impuri, e in quella cultura dominata dagli uomini e maschilista, le donne erano considerate insignificanti e non degne di rispetto.
Così mentre i farisei e gli scribi potevano essere risentiti per un paragone con un pastore e una donna, Dio stesso non lo fece e non lo fa!
Cominciamo a vedere:
I LA PERDITA DI UNA MONETA (Luca 15:8-9).
Prima di tutto consideriamo:
A) La consistenza della perdita.
Nel v. 8 leggiamo: “Oppure, qual è la donna che se ha dieci dramme e ne perde una, non accende un lume e non spazza la casa e non cerca con cura finché non la ritrova?”
Una dramma, o dracma (drachmē) era una moneta d’argento greca, ed era equivalente all’incirca a un denaro, la moneta romana, quindi a una giornata di paga giornaliera per un lavoratore non qualificato.
“Perdere” (apollumi) indica qui, ciò che si aveva e non si ha più, non avere più ciò che si aveva in precedenza.
Nel senso spirituale si riferisce a chi è lontano da Dio, estraneo a Lui, quindi chi non è salvato e che Gesù è venuto a salvare dalla perdizione eterna.
In Matteo 18:11 è scritto: “Poiché il Figlio dell'uomo è venuto a salvare ciò che era perduto”. (Luca 19:10; Giovanni 3:15-16; 1 Corinzi 1:18; 2 Corinzi 2:15; 4:3; 2 Tessalonicesi 2:10).
Tantissime persone rifiutano Gesù Cristo e la Sua salvezza, amano le tenebre, questo mondo. (Giovanni 3:16-21)
Si racconta di una certa tribù in Africa che elegge un nuovo re ogni sette anni, ma invariabilmente uccide il suo vecchio re. Per sette anni il membro della tribù che gode di questo alto onore ha ogni tipo di lusso noto in quei contesti. Durante questi anni la sua autorità è assoluta, ha anche il potere della vita e della morte. Per sette anni governa, è onorato e ha dei beni in eccesso, ma alla fine muore.
Ogni membro della tribù ne è consapevole, perché è un'abitudine di vecchia data; ma non manca mai un candidato per il posto. Per sette anni di lusso e potere gli uomini sono disposti a sacrificare il resto delle aspettative della vita.
Così, anche per questioni spirituali in tutto il mondo, milioni e milioni di persone, sono disposte a essere in bancarotta spirituale per l'eternità per i piaceri terreni che passano via!
La moneta è andata persa cadendo proprio come l'uomo si è perso a causa della caduta di Adamo ed Eva.
Dio ha fatto l’uomo per uno scopo: per la Sua stessa gloria (Isaia 43:7; 1 Corinzi 10:31); lo fece a Sua immagine (Genesi 1:26); per avere comunione con lui (Genesi 3:8).
Ma quando l'uomo peccò, divenne un'anima persa, il suo peccato lo separò dalla presenza di Dio (Genesi 3:23; Isaia 59:2).
Tutti gli uomini sono perduti e hanno bisogno della salvezza di Gesù Cristo (Giovanni 3:16; 2 Tessalonicesi 1:8-10) perché tutti siamo peccatori!
In Romani 3:23-26 leggiamo: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio- ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù”.
La salvezza è per la sola grazia di Dio, per la sola fede in Gesù Cristo!
Vediamo ora:
B) Le circostanze della perdita.
Il modo in cui la donna ha perso la moneta non è rilevante per la storia, ma ciò che il v. 8 ci fa capire è che la moneta è stata persa a casa: “Oppure, qual è la donna che se ha dieci dramme e ne perde una, non accende un lume e non spazza la casa e non cerca con cura finché non la ritrova?”
“Oppure” (ē) introduce e mostra che è una parabola parallela alla precedente.
La forma della domanda implica anche una risposta affermativa.
Nella vita ordinaria, cerchiamo ciò che è perduto e Gesù non dovrebbe essere criticato per aver fatto la stessa cosa per le persone che sono perdute nel peccato!!
La moneta è stata persa in casa, a differenza della pecora smarrita della precedente parabola, che si è persa all’esterno in una vasta area selvaggia, o in una zona montuosa insidiosa.
No so se Gesù avesse in mente che ci sono persone irreligiose che si perdono senza frequentare una chiesa, e persone che si perdono anche frequentandole, non è importante identificarle, comunque, queste due ambientazioni diverse, ci fanno capire che ci sono persone che si perdono da diversi ambienti.
Gli uomini perduti sono ovunque, come le monete: si trovano monete per strada, in automobile, sotto il divano, in chiesa, in aereo, al cinema, in lavatrice, e così via.
Lo stesso vale per gli uomini perduti, possono essere trovati ovunque, anche nella casa del Signore!
C’è gente che frequenta una chiesa con il corpo, ma è perduto nell’anima!
C) La ragione della perdita.
È la donna che perde la moneta come leggiamo sia al v.8 e il v. 9.
Perdere una moneta era ed è molto comune, la donna si condanna per aver perso la moneta.
Gesù non spiega come questo è avvenuto, non è importante per la storia sottolineare il come.
Certamente, Dio non è distratto, Dio non è negligente, non possiamo capire la mente di Dio (Isaia 55:8-10) del perché permette di perdere una persona per poi ritrovarla.
Passiamo ora a considerare:
II LA RICERCA DELLA MONETA (Luca 15:8).
Al v.8 è scritto: “Non accende un lume e non spazza la casa e non cerca con cura finché non la ritrova?”
Quando questa moneta si perde, questa donna si mette al lavoro per trovarla, decide di fare tutto il necessario per trovare la sua moneta perduta, e non si ferma finché non la ritrova!
Prima di tutto vediamo:
A) La motivazione della ricerca.
La motivazione è per trovarla perché è preziosa, ha un valore enorme; questa donna ha solo dieci dramme (v. 8).
(1) Poteva essere una questione di pura necessità.
Era solo una moneta, ma era il valore di una giornata intera per un lavoratore in Palestina.
La donna era povera e pertanto è preoccupata perché se non avesse trovato la moneta, la sua situazione economia già fragile ne avrebbe risentito.
Le dieci dramme, potevano essere i risparmi di una donna povera, potevano essere un fondo di emergenza, da utilizzare quando era necessario.
(2) Poteva esserci una ragione romantica.
Le dieci monete erano legate insieme come un ornamento, una specie di collana, un regalo di nozze del padre.
Oppure era il segno di una donna sposata, era un copricapo fatto di dieci monete d'argento legate insieme da una catena d'argento, quindi era equivalente alla fede nuziale.
Comunque, è un particolare insignificante per la storia, in entrambi i casi per la donna era una cosa seria, per lei importante.
Riguardo la condizione economica della donna Arland J.Hultgren scrive: “ La stima del valore dei beni della donna è presuntiva. Ella vive in una ‘casa’: da sola e in edificio di sua proprietà (che ne indicherebbe l’agiatezza)? Qualcuno provvede per lei? Condivide la casa con altri o ha solo la disponibilità di alcune stanze? Possiede altri beni? È vedova? Tutti questi interrogativi travalicano il contenuto di un buon racconto. Neanche giova interpretare la parabola supponendo che le dieci monete costituissero la dote della donna e che lei le portasse in un copricapo che avrebbe potuto indossare anche durante il sonno. Le monete, bucate a tal fine, avrebbero avuto poco valore e la dracma era talmente sottile che non sarebbe stata adatta allo scopo. Di certo il valore di dieci dracme – non era molto elevato; la donna dovrebbe essere considerata piuttosto povera e ciò spiega la sua ricerca accurata”.
Quando questa donna si rende conto che una moneta è andata perduta, la comincia a cercare, perché per lei è preziosa.
Viviamo in una società che attribuisce poco valore all'individuo, siamo solo un numero per gli altri, ma dal punto di vista di Dio non è così!
Per il Dio buono e misericordioso, un’anima perduta è preziosa (Ezechiele 18:23,32; 33:11; Tito 3:4-5).
Quindi in questa donna che cerca la moneta, troviamo l’immagine di Dio in Gesù Cristo che va a cercare i peccatori, i perduti per salvarli dal loro peccato! Ecco perché Gesù stava con i pubblicani e i peccatori, ma questo i farisei e gli scribi non lo capivano!
Dio come questa donna fa tutto ciò che è necessario per la salvezza delle persone perdute; li ama di un amore eterno (Romani 5:8; Geremia 31:3); fornisce loro una salvezza perfetta (Atti 16:31; Ebrei 7:25); ha dato Suo Figlio per pagare il prezzo di riscatto (1 Pietro 1:18-19; Apocalisse 1:5; Giovanni 3:16); attira le persone a Gesù Cristo per la loro salvezza (Giovanni 6:44); e li salva completamente ed eternamente (Giovanni 10:28; Filippesi 1:6).
Ha un piano perfetto per salvare le persone perse! (Efesini 1:3-14).
Vediamo:
B) La dedizione nella ricerca.
La donna era molto dedita a cercare la moneta.
Nella dedizione vediamo tre azioni che illustrano la diligenza dei suoi sforzi: accende il lume, spazza la casa e cerca la moneta con cura finché la ritrova.
Non sarebbe stato difficile perdere una moneta in una casa rurale dell’epoca e poteva volerci una lunga ricerca per trovarlo.
La donna spazzò il pavimento nella speranza che lei potesse vedere la moneta luccicare, o sentirla tintinnare mentre si muoveva.
L’illuminazione era necessaria perché le case erano molto buie, non avevano finestre in alcuni casi, o perché avevano solo una piccola finestra circolare di circa 45 centimetri, o piccole finestre.
Spazzare il pavimento era necessario perché aveva un pavimento sporco di terra battuta coperta di canne e giunchi secchi, di ramoscelli di palma, e cercare una moneta su un pavimento del genere era come cercare un ago in un pagliaio, e quindi la luce della lampada nella casa buia non era sufficiente per trovarla.
Così ha usato una scopa fatta da una manciata di paglia, o steli per spazzare ogni angolo buio del pavimento nella speranza di trovare la moneta.
Cercare “con cura” (epimelōs) è, attentamente, diligentemente, è completamente, in ogni angolo.
Questa parola trasmette l’idea di una ricerca minuziosa.
Troviamo allora gli sforzi decisivi e pazienti della donna, che metafora di Dio che ricerca ciò che si è perso con estrema cura!
Troviamo altrove nella Bibbia, immagini per Dio con figure femminili (Isaia 42:13-14; 66:13).
Dio ama il peccatore perduto, pertanto lo ricerca attentamente e pazientemente finché non lo ritrova!
Lo studioso William Barclay scriveva: “Nessun fariseo aveva mai sognato un Dio così. Un grande studioso ebreo ha ammesso che questa è l'unica cosa assolutamente nuova che Gesù ha insegnato su Dio: che in realtà ci ha cercato. Un ebreo avrebbe potuto essere d'accordo sul fatto che quelli che venivano a gattonare a Dio nell'umiltà e pregavano per pietà che lo potessero trovare; ma non avrebbe mai concepito un Dio che andò a cercare i peccatori. Crediamo nell'amorevole ricerca di Dio, perché vediamo che l'amore si è incarnato in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto”.
Infine la parabola ci parla del:
III RITROVAMENTO DELLA MONETA (Luca 15:9, 10).
Leggiamo i vv.9-10: “Quando l'ha trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: ‘Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta’. Così, vi dico, v'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede”.
A) La conseguenza del ritrovamento (Luca 15:9).
La grande gioia conclude questa parabola come ha fatto con la parabola della pecora perduta e ritrovata.
Nel momento in cui trova la moneta, la donna gioisce per il suo ritrovamento.
Così anche Dio, come questa donna e il pastore che ha ritrovato la pecora perduta, gioisce!!
Dio, allora, non è come pensano in molti senza emozioni, senza gioia, un tiranno austero e crudele!
Dio è misericordioso, paziente, buono che va alla ricerca dei peccatori e quando li ritrova, gioisce!
Dio è un Dio di gioia! È gioisce per il Suo popolo! (Deuteronomio 30:9; 1 Cronache 16:27; Neemia 8:10; Isaia 62:5; Geremia 32:37-41; Sofonia 3:14-17).
In questa parabola troviamo:
B) La compartecipazione della gioia (Luca 15:9).
Nel v.9 è scritto: “Quando l'ha trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: ‘Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta’.
Quando, la donna trova la moneta, condivide la sua gioia con le amiche e i vicini come aveva fatto il pastore che ha trovato la pecora perduta.
Quando un'anima perduta viene salvata, porta gioia a molti, il ritrovamento causa una gioia straripante.
Infine c’è:
C) Il confronto della gioia (Luca 15:10).
Al v. 10 leggiamo: “Così, vi dico, v'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede”.
Gesù Cristo paragona la gioia per la moneta perduta alla gioia che si verifica in cielo quando un'anima perduta viene salvata.
Questo il punto della parabola.
“Gioia davanti agli angeli di Dio” si riferisce a Dio che gioisce in presenza dei suoi angeli e implica anche che gli angeli si rallegrano.
C'è gioia in paradiso per un solo peccatore che si ravvede.
Se un peccatore addolora Dio, un peccatore che si ravvede gli dà gioia!!
I capi religiosi al tempo di Gesù Cristo non pensavano molto ai peccatori che si pentivano, ma Gesù, Dio e gli angeli, si!
Le persone in un piccolo villaggio condividevano le sofferenze e le gioie reciproche, quindi è normale che la donna celebra la gioia insieme alle amiche ai vicini.
Le anime dei peccatori valgono meno?
Questo è quello che vuole sottolineare Gesù ai farisei e agli scribi che lo criticavano perché accoglieva i pubblicani e i peccatori!
Come potevano i farisei e gli scribi, capire la gioia di una donna umile in un villaggio per una cosa materiale, e fallire completamente nel comprendere la gioia di Dio in cielo per la salvezza eterna di un peccatore?
Dio ha un profondo interesse per i peccatori ed è contento per la loro salvezza (Isaia 62:5; Geremia 7:13; 32:41; Ezechiele 18:23,32; 33:11; Osea 11:8; Sofonia 3:17; Giovanni 3:16; Romani 5:6-11; 8:32; 2 Pietro 3:9).
Così anche gli angeli di Dio hanno un profondo interesse per la nostra salvezza (Matteo 18:10; 25:31; Luca 2:10-14; 1 Corinzi 13:1; 1 Pietro 1:12; Apocalisse 3:5; 5:11; 14:10).
La gioia di Dio, di Gesù e di tutti gli angeli, quando un peccatore si ravvede, è come la gioia di una donna che ritrova la sua preziosa moneta che aveva perso!
Gesù sta parlando della gioia che c’è in cielo della salvezza dei peccatori, della gioia del perdono dei peccati.
Allora, l'enfasi della parabola è sulla gioia celeste per il pentimento di un peccatore, per questo Gesù accoglie i peccatori mangiando con loro, espressione della celebrazione divina per il peccatore che si ravvede.
Se tra i farisei gli scribi si lamentano quando Gesù mangia con i peccatori e i pubblicani, tutto il paradiso gioisce quando uno di loro si pente!
Gesù sta difendendo la Sua missione di Salvatore: quella di strappare i peccatori al peccato e al diavolo, di ricondurre a casa i perduti!
Il paradiso si emoziona quando è ritrovato un peccatore!
Perché? Perché qualcosa di valore è stato riportato al suo posto giusto e Dio è glorificato.
È un giorno glorioso in cui una persona perduta viene salvata dalla grazia del Signore Dio!
Niente lo onora come un'anima che viene salvata!
CONCLUSIONE.
Sempre Arland J.Hultgren scrive: “La parabola è piuttosto sorprendente, poiché presenta una donna quale metafora per Dio e ciò non avviene in alcun’altra parabola. Ancora, in questo caso, in aggiunta a tale peculiarità, Luca unisce due parabole i cui protagonisti – prima un pastore, ora una donna – potevano suscitare nei detrattori farisei unicamente sentimenti negativi”.
La donna che rappresenta Dio in Cristo ricerca il peccatore perduto nello sporco mondo peccaminoso.
Gesù è venuto dal cielo sulla terra per cercare il peccatore perduto in ogni angolo oscuro di questo mondo, così la chiesa oggi deve andare alla ricerca dei peccatori perduti predicando il Salvatore Gesù Cristo, la luce che illumina gli uomini (Giovanni 8:12; 2 Corinzi 4: 5-6).
Il recupero dei peccatori perduti ha richiesto un costo elevato: la morte di Gesù Cristo, che ha preso su di sé il loro peccato (Isaia 53; 1 Pietro 2:23-25), e l’ira di Dio (Romani 5:1-11).
Nessuno delle false divinità delle religioni del mondo è come il vero Dio vivente, che cerca e salva peccatori, e gioisce nel ritrovarli!
Avendo trovato il peccatore perduto, Gesù, Dio e gli angeli, e quindi la chiesa, gioiscono, perché il peccatore è strappato dalla schiavitù del peccato e del diavolo (Giovanni 8:34; Atti 26:18), dando loro la salvezza e la vita eterna (Giovanni 3:16; Efesini 2:8-10).
L'espressione primaria della preoccupazione di Dio per il peccatore si trova in Gesù stesso e continua nei discepoli mostrando la stessa preoccupazione di Dio per le persone.
I lettori di Luca, come noi oggi, dobbiamo imparare da Gesù e seguire il Suo esempio, di cercare i peccatori e indicare loro la via a Dio.
I discepoli sono alla ricerca delle “monete perdute”, dei peccatori e festeggiano quando le trovano!