Abacuc 3:16-19: La fede di Abacuc
Questi ultimi versi di Abacuc contengono alcune delle parole più belle e profonde mai state scritte.
James Montgomery Boice ha scritto: “Che cosa rende questo capitolo, e in particolare i versi finali, così forte? Secondo me è il modo coraggioso in cui Abacuc abbraccia tutte le calamità che può immaginare e tuttavia trionfa su di loro nella conoscenza e nell'amore del suo Salvatore”.
Nella parte finale del suo salmo di preghiera, Abacuc esprime nuovamente i propri pensieri e sentimenti come aveva fatto all'inizio del capitolo (Abacuc 3:2).
In questi versetti vediamo come il profeta ha reagito alla rivelazione di Dio su quello che accadrà attorno a lui.
Il suo non è un atteggiamento di rassegnazione, né è un tentativo di nascondersi da ciò che accade intorno a lui.
Non cerca di raccogliere da sé le risorse morali, o psicologiche necessarie per far fronte a una situazione drammatica.
Abacuc si concentra su chi è Dio in una situazione davvero difficile, e reagisce con fede!
Nei momenti difficili non dobbiamo concentrarci sul problema, ma sul Signore!
Al terrore subentra la fiducia nel Signore della Sua salvezza! (Abacuc 3:16-19).
I cristiani devono confidare nel Signore, colui che è il Dio della salvezza.
Devono confidare nella Sua cura e protezione!!
Anche nel mezzo del giudizio, anche nel mezzo di prove e sofferenze, possiamo essere certi che Dio ci aiuterà.
Dio ha promesso di portarci attraverso ogni prova e di usare ogni prova per rafforzarci e purificarci (Salmo 27:1-5; 46; Isaia 43:1-3; Romani 8:28-29; Ebrei 12:4-11; Giacomo 1:1-4; 1 Pietro 1:6-7).
In questi versetti vediamo:
I LA CIRCOSTANZA (V.16-17)
Prima di tutto vediamo che:
A) Il profeta è scosso (v.16)
Nel v.16 leggiamo: “Ho udito e le mie viscere fremono, le mie labbra tremano a quel rumore; un tarlo mi entra nelle ossa, io tremo a ogni passo”.
Il v.16 ci racconta come il profeta è sconvolto, turbato alla rivelazione di Dio.
“Ho udito”, si riferisce al fatto che Abacuc ha ascoltato e capito ciò che Dio gli aveva detto riguardo la devastazione che i Babilonesi porteranno come descritto nei capitoli 1-2; oppure al capitolo 3:3-15, dove viene descritto la manifestazione del giudizio e della potenza irresistibile di Dio sulle nazioni, e la salvezza del Suo popolo, o potrebbe riferirsi a tutti questi eventi.
Comunque sia Abacuc è profondamente sconvolto.
Le reazioni fisiche di Abacuc, riflettono la paura che ha sperimentato nel realizzare la rivelazione di Dio riguardo il Suo potere.
Tuttavia, come vedremo nei vv.18-19, Abacuc, non rimane rannicchiato, ma ha fede nel Signore.
Quindi lo sconvolgimento del profeta si ripercuote in ogni parte del suo corpo: viscere, labbra, ossa e gambe, che può essere più di un modo di dire poetico, può descrivere, invece, una vera esperienza fisica che ha subito mentre Dio rivelava ciò che avrebbe fatto.
Questo è del tutto diverso all’atteggiamento che aveva avuto in precedenza nei riguardi di Dio, infatti il profeta era perplesso e si era lamentato contro di Lui, non accettando i Suoi piani di giudizio per il popolo giudaico attraverso i Babilonesi (Abacuc 2:1; 1:2-4,12-17).
Questa volta il profeta è senza parole, il suo discorso è paralizzato!
Più si è consapevoli di chi è Dio e di ciò che fa, e anche del Suo giudizio, più si ha timore per Lui!
Ricevere una rivelazione divina, o essere davanti la sua presenza maestosa, è un'esperienza così intensa da lasciare una persona fisicamente ed emotivamente sconvolta (cfr. Isaia 6:5-7; 66:2; Ezechiele 1:28; Daniele 7:28; 8:27; 10:8,15-17; Luca 5:8; Apocalisse 1:17), specialmente quando il messaggio è di giudizio (Deuteronomio 2:25; Isaia 21: 3-4; Geremia 4:19).
Abacuc ha sperimentato una così vivida anticipazione di ciò che stava per accadere al suo popolo e ai nemici di Dio da sconvolgerlo!!
Nello sconvolgimento del profeta c’è uno:
(1) Sconvolgimento emotivo
Nel v.16 leggiamo: “Le mie viscere fremono”.
“Viscere” (bě·ṭěn) può avere diversi significati come utero, pancia, cuore.
“Viscere” si riferisce per gli ebrei metaforicamente alla sede delle emozioni (cfr. Genesi 25:23-24; Numeri 5:21-22,27; Giudici 3:21-22; Giobbe 15:35; 32:18; Proverbi 18:8; 20:27,30; 22:18; 26:22; Osea 12:3).
“Fremono” (rgz) è “tremito intenso”, “essere sconvolto, agitato” (cfr. Abacuc 3:7).
Questa parola viene utilizzata più spesso nella Bibbia per esprimere l'idea del movimento fisico, o dello scuotimento di qualcuno, o qualcosa come la terra (1 Samuele 14:15; Amos 8:8); montagne (Salmo 18:7; Isaia 5:25); i cieli (2 Samuele 22: 8); i regni (Isaia 23:11); e anche tutta la terra (Gioele 2:10) che viene scossa con la rabbia del Signore.
Questa parola nella Bibbia, a volte descrive le persone, siano esse gruppi, o individui, che sono scosse da emozioni profonde in risposta a circostanze specifiche: tremano per la paura (Esodo 15:14; Deuteronomio 2:25; Isaia 64:2; Gioele 2:1; Michea 7:17); o vanno in collera (Proverbi 29:9); o si addolorano (2 Samuele 18:33).
Altre volte questa parola indica il turbamento, o il risveglio di qualcuno (1 Samuele 28:15, 2 Samuele 7:10; 1 Cronache 17:9).
In questo contesto è chiaro che lo sconvolgimento è di natura psicologica, uno sconvolgimento interiore dovuta alla natura della rivelazione e all’ira di Dio che giudica il Suo popolo con l’esercito nemico Babilonese (cfr. Abacuc 1:5-17; 3:2,16).
Vi è anche uno:
(2) Sconvolgimento fisico
Prima di tutto vediamo che:
(a) Le labbra tremano
Ancora troviamo scritto nel v.16: “Le mie labbra tremano a quel rumore”.
“Tremano” (ṣll) significa “formicolare”, “far tremare”.
Indica un sentimento sensibile nelle orecchie, o nelle labbra di una persona con una corrispondente reazione tremolante.
Nel contesto è stato il risultato di aver sentito parlare di un atto terrificante che il Signore avrebbe fatto (1 Samuele 3:11; 2 Re 21:12; Geremia 19:3).
Le labbra del profeta tremavano di paura, tremavano per il rumore.
Sembrerebbe che il profeta non solo abbia avuto una visione dell'intervento del Signore, ma abbia anche sperimentato effetti sonori completi.
Il “rumore” (qôl) si riferisce alla voce di Dio, al messaggio sentito da Dio del giudizio che si avvicina (cfr. Michea 6:9).
Il Salmo 29 descrive la voce di Dio che tuona, è potente, piena di maestà, rompe i cedri, fa saltellare i monti come vitelli e il Libano e l’Ermon come giovani bufali, fa guizzare i fulmini, tremare il deserto, fa partorire le cerve e taglia le foreste (Salmo 29:3-9).
Quindi il profeta tremava per la presenza di Dio e per il Suo messaggio di giudizio!
Questa reazione ritorna al suo punto di partenza del v.2 e mostra la reazione di paura del profeta.
(b) Il corpo è paralizzato
Leggiamo ancora al v.16: “Un tarlo mi entra nelle ossa”.
“Tarlo” (rāqāḇ) si riferisce al marcio, al decadimento.
Indica il processo, o il risultato del decadimento e della decomposizione.
Se le ossa sono marce, il corpo non ha supporto e perde la sua forma, e come se le ossa si trasformassero in gelatina, quindi diventano molli, deboli, così incapaci di agire, di far fronte a una situazione.
L'effetto è paralizzante; tutta la capacità di agire è persa.
Il profeta vide e sentì che Dio stava per muoversi in giudizio, e sapeva che sarebbe stato un momento difficile! (cfr. Ebrei 10:31; Apocalisse 6:16-17).
Infine nello sconvolgimento del profeta vediamo che:
(c) Le gambe tremano
Così il v.16 dice: “Io tremo a ogni passo”.
Una persona in stato di shock ha difficoltà di locomozione.
Passi intermittenti e generale mancanza di coordinazione a causa di un calo della pressione sanguigna, possono portare a svenire completamente.
B) Il profeta aspetta (vv.16-17)
In primo luogo vediamo:
(1) Cosa aspetta
Sempre nel v.16 leggiamo: “Aspetto in silenzio il giorno dell'angoscia, quando il nemico marcerà contro il popolo per assalirlo”.
Il giorno dell'angoscia sarà quando il nemico marcerà contro il popolo giudaico per assalirlo.
Abacuc sapeva che la sua patria doveva essere invasa dal popolo terribile e spaventoso Babilonese; Dio gli è lo aveva rivelato, e sarebbe stata un’invasione e una conquista terribile. (Abacuc 1:6-11; Deuteronomio 28:49-52; 32:15-43; 2 Re 24:2; 2 Cronache 36:6,17; Isaia 5:26-27; 23:13; 39:6-7; Geremia 1:15-16; 4:6-7; 5:15; 6:22-23; 21:4; 25:9).
Il popolo Babilonese sarebbe stato lo strumento punitivo di Dio sul Suo popolo, un giorno di angoscia!! (cfr. Geremia 30:7; Abacuc 1:12).
Dunque l'angoscia del profeta è interamente causata dal terrore del Signore che userà un popolo violento per realizzare la Sua punizione su Israele.
Per volontà di Dio, il popolo Babilonese porterà devastazione e carestia.
Al v.17 leggiamo: “Infatti il fico non fiorirà, non ci sarà più frutto nelle vigne; il prodotto dell'ulivo verrà meno, i campi non daranno più cibo, le greggi verranno a mancare negli ovili, e non ci saranno più buoi nelle stalle”.
Il profeta descrive i disastri che colpiranno la nazione a causa dell'incursione dei Babilonesi (Cfr. Geremia 5:15-17).
I beni basilari dell'agricoltura e della pastorizia, i prodotti essenziali per la sopravvivenza umana, verranno a mancare.
La fame di quel periodo è raccontata da Geremia in lamentazioni (Lamentazioni 2:12,20; 4:4,9-10; 5:17-18).
Il Signore nella Sua punizione al popolo giudaico, non ha fatto altro che mettere in atto le sanzioni del patto con cui era legato al Suo popolo.
La prosperità del popolo dipendeva dalla benedizione di Dio in conseguenza alla sua obbedienza (Levitico 26:3-5, 10; Deuteronomio 28:1-14).
Così le maledizioni per il castigo di Dio per disastri naturali e militari, e quindi la mancanza di prosperità, erano conseguenze della disobbedienza al patto da parte del popolo (Levitico 26: 14-33; Deuteronomio 28:16-17,22-24,30-31, 38-42; 49-51. Cfr. Deuteronomio 11:16-17; Isaia 7:23-25; Osea 2:12; Gioele 1:7-12; Amos 4:6-9; Michea 6:15; Aggeo 1:6-11; 2:16-19).
Dunque, il giudizio di Dio è cosa giusta secondo il patto che aveva con il Suo popolo.
In questa visione di un'economia devastata, Abacuc riconobbe, l’infedeltà della sua nazione e l'inevitabilità del giusto giudizio di Dio (Abacuc 1:2-4,12; 3:2,16).
In secondo luogo troviamo:
(2) Come aspetta
Nel v. 16 è scritto: “Aspetto in silenzio”.
Aspettare in silenzio, implica avere fede ed essere sottomessi a Dio (cfr. Abacuc 1:12; 2:2-4; 3:18-19).
“Silenzio” (nuach) è “aspettare pazientemente o tranquillamente”, o “riposare”, significa sistemarsi in un luogo, o essere a riposo.
Il profeta improvvisamente esprime la sua fiducia nel Signore anche in mezzo a una brutta situazione, in mezzo ai guai, nel giorno dell’angoscia (Cfr. Giobbe 2:10; Lamentazioni 3:20-24).
Il punto è che nel mezzo del conflitto e dell'angoscia, il profeta riposa in modo sicuro nella conoscenza dei propositi di Dio.
È un riposo dello spirito (cfr. Isaia 28:12) in piena fiducia nel Dio salvatore.
Quindi, Abacuc sarà a riposo con Dio, avrà fede in Dio, mentre il giorno dell'afflizione fa il suo corso.
L'implicazione è che il popolo di Dio non ha bisogno di preoccuparsi della situazione politica, per quanto possa sembrare brutto, perché Dio ha tutto sotto controllo e alla fine lo salverà.
Ci sarà la vittoria finale!
Alla fine Dio trionferà sul male!
Il giusto sarà salvato per fede (Abacuc 2:4), e Abacuc ha fede!
Quando tutto sembra che stia andando male, dobbiamo avere fede!
Passiamo ora a considerare:
II IL COMPORTAMENTO (V.18)
La fede dimostrata nel v.16 raggiunge la piena espressione nei vv.18-19.
Il profeta riflette sulle sue esperienze e le sue reazioni alla rivelazione che ha ricevuto, e le vede alla luce di chi è Dio, e si fida di Lui.
La fede dipende dalla consapevolezza che abbiamo di Dio!
Nel comportamento vediamo la fede di Abacuc che si manifesta nella gioia e nell’esultanza nel Signore.
Anche se la devastazione sarà totale a causa dei Babilonesi, Abacuc era profondamente angosciato, ma si fida del Signore, della Sua salvezza e lo loda.
Abacuc era consapevole che il Signore avrebbe infine schiacciato il nemico, la liberazione era certa, ma sarebbe arrivata solo dopo il Suo giudizio.
Quindi nel comportamento vediamo che:
A) Il profeta si rallegrerà
Nel v. 18 leggiamo: “Ma io mi rallegrerò nel Signore”.
“Rallegrerò” (ʿālaz) è “essere giubilanti”, cioè stare in uno stato di gioia e felicità (2 Samuele 1:20; Salmo 28:7; 60:6; 68:4; 94:3; 96:12; 108:7; 149:5; Proverbi 23:16; Isaia 23:12; Geremia 11:15; 15:17; 50:11; 51:39; Abacuc 3:18; Sofonia 3:14).
“Signore” (Yahweh) è il nome glorioso e terrificante di Dio (Deuteronomio 28:58).
Questo nome richiama alla redenzione, al patto con cui Dio è legato al Suo popolo.
Con questo nome, Dio si è presentato a Mosè per liberare, salvare il Suo popolo dalla schiavitù. (Esodo 3:12, 14; 6:2-8; 15:1-13; 20:2-3).
Questo nome, indica l’esistenza, l’immediatezza, la presenza di Dio attiva ed efficace tra la Sua gente, pronto ad aiutare e ad agire, che subentra in scena, evidenzia la Sua sovranità e salvezza.
Dio è il Signore e fuori di Lui non c’è salvatore dice Isaia 43:10-11.
In netto contrasto con lo spirito lamentevole e incredulo manifestato da Israele nel deserto, Abacuc, nonostante la difficile situazione, gioirà nel Signore.
Nonostante la nazione affronterà i peggiori disastri economici, il profeta promette per fede di gioire nel Signore.
Chi ha una vera fede, anche se Dio lo priva di tutti i benefici materiali, gioirà sempre nel Signore!
La vera fede si estende oltre la perdita materiale!!
In un mondo dove vediamo quasi tutto in termini economici, i credenti devono considerare la profondità della fede di Abacuc nel Signore in mezzo a una crisi economica.
Ora, la transizione del profeta dal lamento che vediamo nel capitolo 1, alla gioia, è dovuta alla rivelazione e alla grazia di Dio!
Non possiamo gioire in una difficile situazione se Dio non ci fa la grazia di farlo!
Anche se tutti i comfort materiali sono rimossi, una persona può gioire per fede nel Signore, per la grazia di Dio, anche di fronte alle calamità!
La cosa ancora più interessante è che Abacuc non ha dichiarato che avrebbe semplicemente sopportato il giorno dell’angoscia, ha dichiarato che si sarebbe rallegrato nel Signore nel giorno dell’angoscia!
Dunque, la gioia di Abacuc, è nella persona di Dio, anche quando ci sarebbero stati problemi seri di sopravvivenza fisica!
John MacArthur scrive: “Se tutto ciò in cui il profeta riponeva la sua fiducia fosse venuta meno, egli avrebbe ugualmente gioito. L’osservanza del patto era un requisito fondamentale per poter godere di prosperità agricola e pastorale (Deuteronomio 28:1-14). Sebbene la disubbidienza al patto avesse generato maledizioni (Deuteronomio 28:31-34,49-51), il profeta confermò la sua consacrazione al Signore: era la persona stessa di Dio che Egli bramava e in lui riponeva con gioia le sue aspirazioni”.
Possa il Signore stesso oggi, farci la grazia di gioire nonostante viviamo i problemi di vario genere, di continuare ad avere fiducia in Lui.
Molte persone se tutto va bene sono gioiosi, ma la gioia deve essere nel Signore, e questa ci sarà anche se tutto ci va male!
B) Il profeta esulterà
Il v.18 dice ancora: “Esulterò nel Dio della mia salvezza”.
“Esulterò” (gîl) significa “gridare di gioia”, “saltare di gioia”.
Come in questo caso, questa parola si riferisce molto spesso alla gioia per le opere, come per esempio per l'opera di Dio in generale (Salmo 118:24); per la restaurazione del Suo popolo (Isaia 49:13); per la liberazione dai nemici (Salmo 9:14); per la protezione dai nemici (Salmo 31:7-8); per la gloria e il giudizio di Dio (Salmo 97:8); per il regno di Dio (1 Cronache 16:31).
Abacuc per fede esulterà nel Dio della sua salvezza (Salmo 18:2, 46; 25:5; 27:9; Isaia 17:10; Michea 7:7).
Abacuc, nonostante le tenebrose circostanze, con la sua fede, esulta nel Dio della salvezza.
Il profeta esprime la sua fiducia che il Signore alla fine compirà la liberazione per lui dai nemici e quindi ci sarà anche prosperità.
Dio è una fonte inesauribile di gioia, perché è il Dio della salvezza, portando il giudizio sulle nazioni e la liberazione al Suo popolo (Abacuc 3:13).
Si può allora esultare nel Signore nonostante le brutte circostanze!
È buono e opportuno nei periodi di prosperità e abbondanza, benedire il Signore per le benedizioni che ha elargito, e ancora di più quando la fede deve lottare contro le apparenze esteriori e afferrare ciò che non è ancora visto (Giobbe 1:21; Salmo 27:1-6; 73:23-26; 2 Corinzi 4:16-18; Ebrei 11:13).
Qui c'è una fede che è sicuramente attaccata a Dio stesso, e non solo ai doni che Egli dà!
Infine troviamo:
III LA CERTEZZA (V.19)
Abacuc non ha dubbi che il Signore, il Dio del patto con Israele, regna sulle nazioni e su tutto ciò che fanno (Michea 1:2; Sofonia 1:7).
A) Dio è la forza del profeta
Il profeta dice al v.19: “Dio, il Signore, è la mia forza”.
Il v. 19 esprime ancora la fede di Abacuc in Dio, il Signore.
“Forza” (ḥayil) indica oltre alla forza, che è l’idea di base, può indicare “esercito”, infatti questa parola è usata anche nell’Antico Testamento per gli uomini che sono forti per la guerra (Deuteronomio 3:18; 2 Re 24:16; Geremia 48:14), o proprio come esercito (Esodo 14:9; 2 Cronache 14:8-9; Isaia 43:17).
Se fosse questo il significato, il Signore allora è l’esercito vittorioso che combatte per Abacuc!
L’immagine del Dio guerriero che combatte per il Suo popolo è un’immagine che troviamo altrove nell’ Antico Testamento (Esodo 15:3; 17:15-16).
Ma può essere inteso che Dio sia la fonte della forza di Abacuc (cfr. Salmo 18:1; 27:1; 46:1), o che il Signore lo rende forte! (Cfr. 2 Samuele 22:3; Salmo 18:32-33; Filippesi 4:13).
Un’altra interpretazione è: Abacuc qui, tuttavia, usa "forza" anche per "ricchezza" (Giobbe 31:25; Salmo 49:6; Michea 4:13, Sofonia 1:13; Zaccaria 14:14).
Potrebbe esserci una devastazione fisica ed economica nella terra, ma Dio fornisce ad Abacuc risorse di qualsiasi tipo.
Questo potente Dio della creazione, soddisfa i bisogni materiali della vita.
Questa forza è ancora disponibile per coloro che hanno fede nel Dio della Bibbia, anche per noi oggi!
Abbi fede, e poi continua ancora ad avere fede nel Signore!
Il Signore è la tua forza!
B) Dio aiuterà il profeta ad affrontare le difficoltà
(1) Dio renderà i piedi del profeta come quelle delle cerve
Nel v.19 leggiamo: “Egli renderà i miei piedi come quelli delle cerve”.
Le cerve possono correre velocemente e arrampicarsi in luoghi ripidi e rocciosi, dove ci sono precipizi, in modo sicuro senza scivolare.
Il passo delle cerve è sicuro, così anche il loro equilibrio e stabilità anche nei luoghi più difficili.
Quindi il punto del paragone può essere sia di rapidità nonostante le difficoltà, che di passo sicuro, di agilità in luoghi impervi.
Per fede, il profeta, con l’aiuto di Dio, supera le sue avversità!
Così anche per noi oggi, nelle difficoltà, nelle prove, nella sofferenza, il Signore ci darà l’abilità di camminarci in mezzo o sopra in sicurezza!
(2) Dio farà camminare il profeta sulle alture
Il v.19 dice ancora: “E mi farà camminare sulle alture”.
Ababcuc per fede è certo che il Signore lo farà camminare sulle altezze difficili e rocciose senza inciampare, dove nessun nemico può arrivare, sulle montagne della sicurezza.
“Il giusto per la sua fede vivrà” aveva detto prima Abacuc (Abacuc 2:4).
Il linguaggio poetico di questo versetto è comune in altri passaggi dell’Antico Testamento (per esempio 2 Samuele 22:34; Salmi 18:33; Deuteronomio 32:13; 33:29).
Il Signore ci aiuta a camminare sui “luoghi alti” conquistando un ostacolo dopo l'altro.
Sicuri e agili, il popolo del Signore può aspettarsi di salire sulle vette della vittoria, nonostante i numerosi e gravi ostacoli.
CONCLUSIONE
Il v.19 si conclude con l’indirizzo: “Al direttore del coro. Per strumenti a corda”; questo indica l’aspetto comunitario di questa preghiera, che probabilmente veniva recitata durante il culto.
Ciò che impariamo allora è:
(1) Abacuc c’insegna ad accettare con fede la sofferenza dovuta al giusto giudizio di Dio (vv.16-17; cfr. Romani 2:5).
Quando Abacuc udì l'avvertimento del giudizio di Dio, lo colpì il terrore, tuttavia, reagì con fiducia e sottomissione nel Signore (cfr. Salmo 44:9-21).
(2) Abacuc c’insegna a gioire ed esultare nel Signore, nostro salvatore, nonostante la sofferenza
Tutto il popolo di Dio, tutti coloro che lo conoscono, coloro che hanno fiducia in Lui, hanno la gioia della Sua salvezza anche quando i tempi sono difficili, quando affrontano la sofferenza e le difficoltà di vario genere.
Quando arriveranno i momenti di dubbio e di scoraggiamento, dobbiamo guardare a chi è Dio e andare da Lui con fede in preghiera condividendo le nostre preoccupazioni.
Anche se accadono le cose peggiori della vita, i credenti hanno bisogno di una fede che dipende dal Dio dell'universo e lo adorano come il vero Signore della vita.
Nulla potrà strapparci dalle mani sicure e protettive di Dio, nulla potrà separaci dall’amore di Dio (Romani 8:28-39).
Charles Haddon Spurgeon in un sermone su questo passaggio diceva: “... Siamo stati rassicurati da persone che pensano di sapere molto sul futuro che i tempi terribili stanno arrivando. Sia così, non c'è bisogno di allarmarci, perché il Signore regna. Rimani nel Signore ... e puoi rallegrarti nel suo nome. Se il peggio arriva al peggio, il nostro rifugio è in Dio; se i cieli cadranno, il Dio del cielo starà in piedi; quando Dio non può prendersi cura del Suo popolo sotto il cielo, Egli lo porterà sopra i cieli, e là dimorerà con Lui. Pertanto, per quanto ti riguarda, riposati, poiché starai in piedi ... alla fine dei giorni”.
Non solo abbiamo e avremo il sostegno di Dio fino alla fine dei nostri giorni (Isaia 46:4), ma come Abacuc, possiamo gioire anche per la salvezza di Dio, la salvezza spirituale, quella dai peccati e dal Suo giudizio definitivo dell’inferno grazie al sacrificio e intercessione di Gesù Cristo (Matteo 1:21; 25:46; Romani 5:1-11; 2 Tessalonicesi 1:5-10).
(3) Abacuc c’insegna a conoscere e a guardare al Signore, affinché la nostra fede sia rafforzata
Nel libro di Abacuc vediamo che il profeta dalla lamentela, dai dubbi, dal terrore e dalla privazione, è passato alla soddisfazione, gioia e fiducia.
All'inizio della sua profezia Abacuc fu profondamente turbato da tutto ciò che aveva visto intorno a lui nella società giudaica.
Ma ora, dopo aver sperimentato il Signore e dopo aver focalizzato chi è, confida in Lui con determinazione.
La fede deve essere nutrita dalla conoscenza di Dio!
Il predicatore britannico G. Campbell Morgan disse: "La nostra gioia è proporzionale alla nostra fiducia. La nostra fiducia è proporzionale alla nostra conoscenza di Dio".
(4) Abacuc c’insegna che possiamo affrontare qualsiasi sofferenza per il sostegno e l’aiuto del Signore
Possiamo anche camminare sui luoghi impervi quando riponiamo la nostra fiducia nella sovranità del nostro Dio che regna su tutte le nazioni della terra.
Quando il Signore è la nostra forza, possiamo affrontare e superare tutti i tipi di problemi e la sofferenza!
Dio è la nostra forza e la nostra gioia!
Dio non ha promesso che non avremmo avuto problemi, o che non avremmo sofferto in questa vita, ma ci ha promesso il Suo sostegno!
La fede trionfa nella vita nonostante molte sofferenze.
Allora abbi fede nel Signore!