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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La parabola del figliol prodigo (Luca 15:11-32).

La parabola del figliol prodigo (Luca 15:11-32).
Un uomo si era perduto nel deserto e si trascinava da due giorni sulla sabbia infuocata. Era ormai giunto allo stremo delle forze, improvvisamente vide davanti a sé uno che dava cravatte, ma il povero uomo aveva bisogno di acqua. Così quell'uomo cercò di dare una cravatta all’assetato, ma questi rifiutò. Verso sera, il viaggiatore assetato, strisciando sulla sabbia, alzò la testa e rimase allibito: era nel piazzale di un lussuoso ristorante, con il parcheggio pieno di macchine lussuose. L’uomo barcollando va vicino alla porta cercando di entrare, chiedendo acqua, ma il portiere rispose: “ Desolato signore qui non si può entrare senza cravatta”.

Molte persone sono perdute, lontane da Dio, vagano nel deserto, Dio da loro una soluzione per la loro salvezza dai peccati, ma da alcuni non è presa in considerazione perché sembra una soluzione strana, assurda o troppo semplice.

In questa parabola vediamo che il padre rappresenta Dio e il figlio ovviamente il peccatore perduto; vediamo l’amore di Dio verso il peccatore perduto che è stato accolto, e com'è stato accolto, ma vediamo anche la natura del vero pentimento.
La parabola mette a confronto le reazioni del padre che rappresenta l’amore di Dio nel ricevere il figlio che ritorna a casa, con quella del fratello maggiore, che rappresenta i Farisei e gli scribi che criticavano Gesù perché accoglieva i peccatori.
Lo scopo principale della parabola comunque non sono tanto i due figli, ma il Padre, quindi il titolo più appropriato è “La parabola dell’amore paterno” oppure “La parabola del padre che attende”.


Noi in questa parabola vediamo:
I L’AZIONE DEL FIGLIO MINORE.
Che cosa, abbiamo tutti in comune, poveri e ricchi, francesi o italiani, giovani o vecchi, uomini e donne? In comune abbiamo, il fatto che tutti siamo peccatori. 

Ora il figlio rappresenta i peccatori, quindi tutti quanti noi, nessuno escluso, oppure pensi di non esserlo? 
Per non esserlo devi amare Dio sopra ogni cosa con tutto te stesso e il prossimo tuo come te stesso! 
In altre parole devi essere come Gesù! Sei come Gesù? Sei perfetto come Gesù? 
Allora anche tu sei un peccatore!

Vediamo che il figlio ha peccato, voleva essere:
A) Autonomo dal padre (v.12).
Il v.12 dice: "Il più giovane di loro disse al padre: 'Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta'. Ed egli divise fra loro i beni".

(1) Il figlio minore chiede l’eredità che gli spetta al padre.
Nel mondo antico sia in quello Romano e Giudaico (Numeri 27:8-11; 36:7-9; Deuteronomio 21:15-17), i beni di un individuo erano di norma trasmessi agli eredi solo al momento della morte del possessore. 

Perciò la richiesta del figlio al padre di avere la parte dei beni che gli spettava, era sfacciata e arrogante!

Inoltre lasciando il padre si liberava dell’obbligo di accudirlo nella vecchiaia e veniva meno al dovere come figlio, trasgredendo ciò che dice la legge di Mosè di onorare i genitori (Esodo 20:12; Deuteronomio 5:16), compito che ricadeva solo sul figlio maggiore.

Il padre divide l’eredità dei figli, e il figlio minore prende ciò che gli spetta e fa le valigie e parte.

(2) Il figlio minore parte per un paese lontano.
Il figlio minore recandosi in un paese lontano indica non solo una distanza geografica, ma anche psicologica dal padre, dal fratello e dall’intera comunità. 
Quindi, prende le distanze da loro! Il figlio voleva l’autonomia, voleva essere libero, indipendente dal padre.

L’uomo vuole essere padrone di se stesso! 
Non ci piace avere un Dio a cui dobbiamo ubbidire, a cui essere sottomessi! 
L’uomo fin dai tempi di Adamo ed Eva ha sempre cercato di disporre la propria vita a proprio piacere e di seguire la propria strada. 
In Isaia 53:6 è scritto che ogni uomo vuole essere autonomo da Dio: "Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti". (cfr. Romani 3:10-12). 

Seguire la propria strada significa peccare e quindi allontanarsi da Dio. 
Allontanarsi da Dio è il peccato maggiore e la radice di tutti gli altri peccati!

Chi è lontano da Dio non ha freni nel commettere altri peccati.

(3) Il figlio minore ha sperperato la sua eredità vivendo nella dissolutezza (v.13).
Nel v.13 leggiamo: "Di lì a poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano, e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente".

"Sperperò" (dieskorpisen) vuole dire cospargere, o disperdere, sprecare o dissipare. 
L’immagine è di lanciare i beni al vento. 
In che modo, il giovane ha gettato al vento la sua eredità? Vivendo dissolutamente (asōtōs).
“Dissolutezza” significa vivere temerariamente, selvaggiamente, nella depravazione, nella dissipazione (Efesini 5:18; 1 Pietro 4:4).  

Significa libertinaggio, una vita di vizi e piaceri, senza freni e regole, una vita immorale che conduce a sperperare in modo sconsiderato quello che si possiede. 
Al v. 30 il figlio maggiore dice con le prostitute.

L’allontanamento da Dio non è un liberarsi da una schiavitù, ma è liberarsi di un giogo leggero quello di Dio per uno più pesante quello del peccato. 
Non ci sono altre condizioni: o sei servo di Dio o sei schiavo del peccato! (Romani 6:16-20).

Gesù nel Vangelo di Giovanni (8:34) dice che chi commette il peccato è schiavo del peccato. 

Il verbo "commette" (presente attivo participio) indicherebbe un’abitudine continua a peccare piuttosto che una caduta occasionale. 

Il peccato ci rende schiavi perché ogni atto di disubbidienza a Dio crea un'atmosfera di estraneità e una tendenza ulteriore inevitabile alla disubbidienza. 

Una volta che si pecca, il peccato difficilmente lo lascia, lo prende per non lasciare più il peccatore!
I rabbini giudei dicevano sul peccato:
“ All’inizio è il filo di una tela di ragno, ma alla fine sarà come una fune di una nave” (Akiba 135 d.C.).

"All’inizio è come un ospite, più tardi diventerà governatore della casa, colui che detta legge nella casa" (Jicchaq 300 d.C.).
“ All’inizio è debole come una donna, più tardi sarà forte come un uomo” (Schemuel 325 d.C.).

Quando ti allontani da Dio, darai spazio al peccato, sarà difficile poi liberarsene! 
Quel giovane pensava di trovare la libertà e l’appagamento, ma ha trovato la schiavitù crudele e rovinosa del peccato.

Chi vive senza Cristo pensa di essere libero, in realtà è schiavo del peccato! 
Il peccato domina tutti coloro, che non appartengono a Cristo! Tu devi scegliere chi vuoi servire: Dio o il peccato!

B) La conseguenza dell’autonomia (peccato) del figlio minore: la miseria. (vv.14-16).
Nei vv.14-16 troviamo scritto: "Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava".

A causa di una carestia, egli cominciò a trovarsi nel bisogno e cosa fece?  Andò a pascolare i porci che, per gli Ebrei, era una cosa brutta e patì la fame. 

Nutrire i maiali era la peggiore degradazione perché per la legge mosaica, i maiali erano considerati impuri (Levitico 11:7; Deuteronomio 14:8; Isaia 65:4; 66:17). 

Così, ovviamente, anche per la tradizione Giudaica, infatti, a nessuno era consentito pascolare i porci e chi lo faceva era maledetto. 
Perciò il figlio minore era proprio in una situazione disperata tanto da fare un lavoro degradante e non solo, la fame era tanta che lui desiderava sfamarsi con le carrube che mangiavano i porci, ma nessuno gliene dava.

Chi è lontano da Dio è in una situazione disperata e degradante spiritualmente parlando.
Infatti, l’uomo senza Dio è: nella miseria spirituale (vv.24,32).

Proverbi 13:6 dice: "La giustizia protegge chi cammina nell'integrità, ma l'empietà abbatte il peccatore". 
La persona che cammina con Dio, che è sottomessa alle leggi di Dio, è preservata dal male sia inteso come peccato che dalle conseguenze tragiche del peccato, in altre parole è benedetto dal Signore in questa vita e in quell'avvenire. 

Ma la persona che decide di camminare per la propria strada di peccato, nella disubbidienza e nella durezza del proprio cuore, Dio l'abbandona a se stessa, così che questi seguono la propria volontà, il proprio comportamento peccaminoso con le conseguenze negative che comporta com'è accaduto al figlio minore.  (Proverbi 22:12; Salmi 81:12-13; Romani 1).

Quindi, il tipo di comportamento integro o peccaminoso determina il nostro destino! 
Se tu vivi senza Dio, ne pagherai le conseguenze!  Senza Dio la vita non ha senso, c’è un vuoto esistenziale! 
Non si sa che fare, si passa da un piacere all’altro per riempire l’anima! 
Si spendono, un sacco di soldi per appagare l’anima, ma l’anima rimane sempre insoddisfatta, perché cerchiamo di saziarla con cose che non saziano. 
In Isaia 55:2 leggiamo: "Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, gusterete cibi succulenti!"

Alcuni, come questo giovane, pensano che seguire la propria strada, o i propri piaceri, o avere tutto, portino alla soddisfazione interiore, invece non è così! 

In Proverbi 14:12 è scritto: "C'è una via che all'uomo sembra diritta, ma essa conduce alla morte". 
Alcuni riconoscono che la vita senza Dio porta al precipizio, eppure ignorano questa verità. 
Il filosofo francese Blaise Pascale vissuto nel 1600 disse queste parole valide anche oggi: “Corriamo senza cura al precipizio, dopo che abbiamo messo qualcosa davanti a noi per impedirci di vederlo”. 

Non vogliamo credere alla realtà che la vita senza Dio conduce alla morte, alla rovina!        

D) Il figlio minore si ravvede. (vv.17-20).
Nei vv.17-20 leggiamo: "Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi".  Egli dunque si alzò e tornò da suo padre...".

Gesù predicava il ravvedimento ad alcune persone disse: "Se non vi ravvedete perirete" (Luca 13:3). 

In che cosa consiste il ravvedimento? Il ravvedimento è un ritornare indietro (ebraico shub, greco metanoeō), quindi un ritornare al Signore (dall’idolatria Deuteronomio 4:29-30; 1 Samuele 7:3; 2 Cronache 7.14,19,ecc), o dal peccato (Deuteronomio 30:2,10; 1 Re 8:33, 35,42; 2 Cronache 6:24,26, 37,ecc) .

Non dobbiamo rimanere nel porcile! 
Non dobbiamo continuare a vivere come peccatori. Dio vuole che ritorniamo a casa, nella sua casa!

Nel ravvedimento:
(1) C’è una riflessione.
Il figlio riconobbe la sua situazione per quello che era! È rientrato in se stesso, ha riflettuto sulla sua condizione: pensò che a casa del padre si stava meglio da dove si trovava! 
Si rese conto che le sue colpe lo avevano portato sulla sua condizione disperata. 
Rifletti sulla tua condotta davanti a Dio…che cosa vedi? 
Il profeta ci dice: "Esaminiamo la nostra condotta, valutiamola, e torniamo al SIGNORE!" (Lamentazioni 3:40).
Sei a posto davanti a Dio?

Nel ravvedimento:
(2) C’è un cambiamento di opinione.
Il giovane riconosce il peccato v.18 e v.21: "Padre ho peccato contro il cielo e contro di te" (Cfr. Esodo 10:16; Salmo 51:6).

"Contro il cielo" è un modo di dire contro Dio, ma il peccato era anche contro il padre.
Il giovane aveva violato il comandamento di non aver onorato il padre andando via di casa, sperperando l’eredità del padre e ignorando l’obbligo morale verso il padre.        

Il ravvedimento è riconoscere che siamo peccatori davanti a Dio! 
Siamo peccatori perché non osserviamo tutta la legge di Dio! (Romani 3:23; 1 Giovanni 3:4).
Nel ravvedimento:
(3) C’è un cambiamento di sentimenti.
Il ravvedimento avviene nel profondo del nostro cuore (Salmo 51:10,17). 
La vera svolta accade nella profondità del nostro cuore. 
Nei vv.18-19 leggiamo: "Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi".

Il giovane ha ammesso di aver rovinato il suo rapporto con il padre. 
Noi vediamo in questo l’umiltà del giovane (cfr. Matteo 5:3) perché vuole essere trattato come un servo, quindi non aveva pretese.

Noi non dobbiamo pretendere da Dio, come fanno alcuni: posizione sociale, o guarigioni e così via, noi non meritiamo niente da Dio perché siamo peccatori!    noi non meritiamo nulla da Dio.      

Il ravvedimento implica anche il dispiacere e il dolore per il peccato, che deriva dal capire che il proprio peccato ci ha allontanati dal Dio Santo e Buono (cfr. Romani 5:1,9-11).
Hai avuto questo cambiamento di sentimenti? 
Ti rendi conto della bassezza del tuo peccato di fronte a Dio? 
Sei addolorato perché hai violato la Sua legge e lo hai offeso?

Nel ravvedimento:
(4) C’è un cambiamento di volontà.
Nel v.20 è scritto: " Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò".

Molti cristiani pensano che ravvedersi sia semplicemente credere a Dio e continuare a vivere come hanno sempre fatto!! 

Non pensare che questo sia il vero cristianesimo, se lo vedi negli altri che frequentano la chiesa da tanto tempo, tanto da esserne deluso, ricorda: non è così!

Il vero ravvedimento è una rottura decisa con il modo di vivere del passato e implica un nuovo orientamento. 

Indica un tagliare i ponti con lo stile di vita peccaminoso! 

Il vero ravvedimento è cambiare, volgersi, prendere una nuova direzione, fare dietro -front: rinunciare al peccato per volgersi verso Dio.      

Isaia 55:6-7 dice: "Cercate il SIGNORE, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino. Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al SIGNORE che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare". 
Perciò in un vero ravvedimento c’è un rinnovamento morale.

Nel ravvedimento:
(5) C’è una confessione del peccato.
Nel v.21 leggiamo: "E il figlio gli disse: 'Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio '".

Il figlio minore ha confessato il suo peccato, la sua colpevolezza! 
Confessa i tuoi peccati e Dio ti perdonerà! 
1 Giovanni 1:8-10 è scritto: " Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.  Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi ".

Il ravvedimento è legato solo al nome di Gesù come vediamo in Luca 24:46-47: "Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme".        

Non c’è perdono senza ravvedimento e senza Gesù! Ma perché solo in Gesù c’è il perdono? 
Perché Dio non può perdonare nessuno se la Sua giustizia non è soddisfatta ed è solo Gesù che ha soddisfatto la giustizia di Dio con la Sua vita irreprensibile e con la Sua morte vicaria in croce!    

Consideriamo ora:
II LA REAZIONE DEL PADRE.                                                            
A) Il padre ha compassione del figlio minore (v.20).
Il v.20 dice: "Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò".
Dio ha compassione verso la sua creatura. 
La "compassione" (splagehnizomai) è qualcosa che viene proprio da dentro, è commuoversi nelle viscere, la parte più intima di sè stessi. 

È un sentimento di comprensione, la capacità di mettersi nei panni di chi soffre e muoversi verso di lui per aiutarlo in modo specifico e adatto alla sofferenza che vive. 

Dio conosce i nostri problemi e ci viene incontro per aiutarci!

Abbiamo un problema serio: il peccato, Dio si è messo nei nostri panni e ha mandato Gesù per salvarci.

Su un avviso nella posta era scritto:
“Se la nostra esigenza principale fosse stata l’informazione, Dio ci avrebbe mandato un insegnante.
Se la nostra esigenza principale fosse stata la tecnologia, Dio ci avrebbe mandato uno scienziato.
Se la nostra esigenza principale fosse stata il denaro, Dio ci avrebbe mandato un economista.
Ma poiché la nostra esigenza principale era il perdono, Dio ci ha mandato un Salvatore”.

Dio ha mandato Gesù per i peccatori. 
L’amore di Dio è mostrato in modo molto chiaro sulla croce, facendo morire il Figlio Suo, per il mondo! (Romani 5:8; 1 Giovanni 4:9-10).

Vediamo che:
B) Il padre accoglie il figlio minore (v.20).
Nel v.20 leggiamo: "Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò".

Dio accoglie i peccatori che si pentono dei loro peccati. 
Quando abbiamo offeso qualcuno, abbiamo paura di andare e chiedere perdono, perché abbiamo paura del rifiuto, o della ramanzina, ma con Dio non è così: il padre corse gli si gettò al collo e lo baciò … 

Il fatto che il padre corre verso il figlio è un comportamento insolito, per l’epoca, era poco dignitoso, infatti per correre doveva tirare su la veste e mostrare le gambe che per la cultura giudaica era una cosa disonorevole.

Il padre non vedeva l’ora che il figlio ritornasse per accoglierlo a braccia aperte, non ha mai cessato di amarlo. 
In Luca 5:32 Gesù dice: "Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento". 

Il Suo amore è incondizionato! Egli gioisce per il ritorno dei peccatori, aspetta i peccatori a braccia aperte!

Il figliol minore ha toccato il fondo ed è ritornato al padre. 
Alcune persone se non toccano il fondo non cercano Dio. 
Se sei tra queste, grida a Dio e ravvediti per la tua salvezza. 
Se non sei nel fondo, non aspettare di esserci, ma grida ora al Padre, chiedigli di salvarti, ravvediti e credi in Gesù!

Forse paragonandoti a questo giovane non ti senti peccatore. 
Ma il paragone non deve essere con quelli che stanno peggio di te, ma deve essere con la Santità e la Giustizia di Dio e in questo siamo tutti mancanti! 
Romani 3:23 dice: "tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio". 
Quindi anche tu hai bisogno di salvezza!

Esopo (filosofo vissuto tra il VII e VI a.C.) disse: “Quando si tratta di salvare la pelle, chi non è stupido non bada a spese”. 

Ci tieni alla tua pelle? Senza Gesù dopo la morte c’è l’inferno per sempre! Ci tieni alla tua vita? Allora credi in Gesù e ravvediti davanti a Dio.

Questo significa che:
C) Il padre perdona il figlio minore (v.20).
Nel v.20 è scritto: "Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò".

Dio perdona i peccatori che si ravvedono. 
"Baciare" indica che il padre ha perdonato il figlio e quindi che il rapporto interrotto è stato ripristinato (Cfr. 2 Samuele 14:33). 
Il suo perdono è totale e immediato. 
Dio, perdona e non si stanca di perdonare! (Neemia 9:17). Di quali peccati Dio ci perdona? Di tutti! (Colossesi 2:13; Salmi 103:3).

Perdonare è: Dio non compie il giudizio che meritiamo per i peccati, ma copre e toglie i peccati, riconciliandoci con Lui. 
A causa dei peccati siamo nemici, grazie al perdono in Cristo Gesù, ma Dio ci riconcilia per mezzo di Gesù (Salmi 32:1-5; Isaia 43:25; Atti 10:43). 
Dio ci perdona se ci ravvediamo e crediamo in Cristo! (Atti 20:21).

D) Il padre rinnova il figlio minore (vv.22).
Nel v.22 è scritto: " Ma il padre disse ai suoi servi: 'Presto, portate qui la veste più bella, e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi'".

Perciò Dio ci rinnova e lo vediamo da una serie di elementi.                                                
(1) La veste più bella.
Sicuramente il giovane puzzava, aveva un abito tutto sporco e stracciato, ma il padre non si cura di tutto questo e gli da una nuova veste più bella e pulita.
In oriente la veste di festa significa un’alta distinzione.  

Nella Bibbia la veste è simbolo di salvezza. 
Dio da al peccatore che si ravvede una veste pulita (Zaccaria 3:3-4). 
Quindi le vesti bianche sono simbolo di salvezza, di purezza e della giustizia di Dio che viene data al credente. Dio giustifica e santifica, i credenti (1 Corinzi 6:9-11).

(2) L’anello al dito (Genesi 41:42; Ester 3:10; 8:2).
È simbolo di una persona di rango, autorità e di onore. 
Il credente riceve una nuova identità di alto rango, perché Dio gli da' il privilegio di diventare Suo figlio, di diventare un Suo ambasciatore (Giovanni 1:12-13; 2 Corinzi 5:20).

(3) I calzari ai piedi.
Il figlio era andato via con i calzari ed è ritornato scalzo. I calzari erano una prerogativa degli uomini liberi, gli schiavi non avevano calzari.
Perciò il rinnovamento che Dio ci fa è quello di liberarci dalla schiavitù del peccato e del diavolo (Giovanni 8:31-34; Romani 6:6; Galati 4:6-7; Atti 26:18; Colossesi 1:13).
     
E) Il padre fa festa per il figlio minore che è ritornato a casa (vv.23-25).
Leggiamo nei vv.23-25: "'portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto, ed è stato ritrovato'. E si misero a fare gran festa. Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come fu vicino a casa, udì la musica e le danze'".

Il figlio era moralmente morto e perduto a causa della sua vita immorale. 
"Morto" ( v.32 - nekrós) indica una morte morale e spirituale, senza vita, descrive chi  è nelle tenebre, non salvato, separato da Dio (Efesini 2:1,5; Colossesi 2:13). 

"In vita" (anezēsen) è ritornare alla vita nel senso morale e spirituale, salvato. 

"Morto" e "vita" indicano la condizione in cui si trova una persona prima e dopo il ravvedimento. 
"Era perduto" (apolōlōs) e "ritrovato" (ehurethē) indicherebbe la stessa cosa e cioè la condizione prima e dopo la conversione.

Senza Cristo siamo morti, perduti nei peccati lontano da Dio con una fine terribile!! (Geremia 27:6; Ezechiele 34:4,16; Salmi 119:176; Luca 21:18; Atti 27:34; Matteo 5:29-30; Giovanni 6:12; Matteo 10:6; 15:24; Luca 15:4,6). 

Una morte senza speranza e senza Dio per l’eternità, quindi l’eterna rovina, una via del non ritorno, sprofondare per sempre all’inferno, una via del non ritorno! 

Mentre vita eterna, per coloro, che credono in Gesù, indica la beatitudine per sempre, una vita piena con Dio! (Giovanni 3:15-16; 10:28).      

Quindi una persona può respirare, può anche essere più saggia del figliol prodigo, ma lontana da Dio è morta e perduta! (Luca 19:10). 

Ecco perché Dio è contento e fa festa per i peccatori che si ravvedono!
Dio è felice quando un peccatore è salvato. 
Il vitello fatto ingrassare indica un’occasione speciale, si metteva un vitello da parte e si faceva ingrassare per le occasioni speciali (1 Samuele 28:24-25).

Gesù in precedenza aveva parlato di un banchetto che è simbolo dell’entrata nel Regno di Dio (Luca 13:29; 14:15-24). 

Perciò possiamo dire che questa festa è una festa per coloro, che entrano a far parte del Regno di Dio, questi un giorno andranno alla presenza di Dio per l’eternità!
Tu ci sarai? Ci vorrai essere?

L’unico che non partecipa alla festa, anzi si arrabbia, è il fratello maggiore che rappresenta i capi religiosi all’epoca di Gesù che disprezzavano i peccatori e criticavano Gesù perché li accoglieva.
Questa parabola è per loro!

CONCLUSIONE.
Un uomo ha raccontato questa storia.
“Non dimenticherò mai il volto di quell'uomo quel pomeriggio di giugno, seduto lì su quei posti rigidi nello stadio di football della scuola. Il sole caldo lo faceva sudare e dava al viso una bella tonalità di rosa, ma lui non si curava di tutto ciò, perché era molto interessato a qualcuno lì nel campo, così gli chiesi: 'Che cosa c’è?' lui sussurrò: 'Sono in attesa di mio figlio, presto attraverserà il palco e riceverà il suo diploma e poi l’università con una borsa di studio, noi siamo orgogliosi di lui'. Due anni più tardi incontrai lo stesso uomo. Mi chiamò per andare con lui. Andammo in silenzio alla città universitaria. Incontrammo un avvocato e poi ci dirigemmo verso la prigione della contea. 'Che cosa c’è?' Chiesi. 'Sono in attesa di mio figlio ' sospirò cercando di trattenere le lacrime. 'La polizia l'ha preso per furto, ma temo che ci siano anche problemi di droga'. Dopo un certo periodo incontrai il mio amico ancora una volta. Questa volta ero seduto in una bella chiesetta. L'uomo stava osservando, di fronte la navata vicino, suo figlio. Se avessi potuto dirgli di nuovo: 'Che cosa c’è?' avrebbe sussurrato: 'Sono in attesa... mio figlio si sta per sposare con una bella e vivace ragazza che attraverserà il corridoio fra pochi minuti. Sono così contento, ho aspettato dieci anni, ma finalmente l’attesa è finita: droghe, alcol e carcere sono ormai dietro le spalle, egli è ritornato in chiesa e sta pensando di entrare nel ministero, sono molto eccitato'”.
Questo padre può capire bene questa parabola, lui sa cosa vuol dire aspettare il figlio perduto, si può identificare bene con questa storia, conosce la tristezza e la gioia, la tristezza verso il figlio perduto e la gioia che lo ha ritrovato, anzi che si era convertito e voleva servire il Signore.

Noi possiamo fare alcune applicazioni finali:
1) Dio sta lavorando affinché dei peccatori si pentono dei loro peccati.
Forse non sei un peccatore come questi due figli, ma lo sei comunque! 
Non importa che tipo di peccatore sei, anche se non rubi, o ammazzi lo sei sempre perché non sei in grado di praticare completamente la legge di Dio! 

Non importa quanto lo sei, lo sei punto e basta! Come peccatore o peccatrice sei lontano dal Padre celeste, vai a Lui, ritorna a casa!

L’amore di Dio ripristina i peccatori che si pentono mettendoli nella giusta relazione con Lui. 

Ravvediti dei tuoi peccati davanti a Dio e credi nel Signore Gesù e sarai salvato e in cielo oggi faranno festa per te! Il paradiso è popolato e lo sarà da peccatori perduti che si sono pentiti riconoscendo il sacrificio di Gesù.

2) I credenti devono gioire con Dio e gli angeli nel cielo per la conversione di un peccatore e non fare l’errore dei farisei che disprezzavano i peccatori e Gesù che li accoglieva.
Non ti innalzare su quelle persone che sono peggio di te, non li giudicare come facevano alcuni farisei.

3) Come Gesù dobbiamo condividere il Vangelo anche con gli emarginati, con la feccia della società senza aver paura di sporcarci.

4) Riposa nell’amore di Dio.
Dio è buono, clemente, misericordioso, traboccante di amore. 
L'amore di Dio è eterno e non finirà mai! É infinito perché Dio è infinito, quindi non ha limiti!

Dio ti ama, i tuoi peccati sono perdonati. Ti senti in colpa per qualche peccato? 
Confessa il tuo peccato a Gesù e sarai perdonato!
Dio ti ama puoi essere sicuro nelle sue mani in questo mondo insicuro!
Dio ti ama ed è compassionevole, quando ti sentirai solo o incompreso ricordati che Lui ti conosce bene ed è con te! 

Lamentazioni 3:21-23 dice: "Ecco ciò che voglio richiamare alla mente, ciò che mi fa sperare: è una grazia del SIGNORE che non siamo stati completamente distrutti; le sue compassioni infatti non sono esaurite; si rinnovano ogni mattina. Grande è la tua fedeltà!"

Dio ti ama, gli altri, anche se gli altri non ti accetteranno, ricordati che Dio ti accetta così come sei grazie a Gesù.

Dio ti ama, ed è interessato a te, anche per le cose insignificanti. 

In Matteo 10:29-31 Gesù dice: "Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi valete più di molti passeri".

Dio ti ama ricordati che sarà sempre con te e non c’è niente di difficile che tu e Lui non possiate affrontare insieme (Filippesi 4:13).

5) Il perdono di Dio è il nostro modello per perdonare gli altri (Matteo 18:23-35; Efesini 4:31).

Quante volte qualcuno ti ha fatto del male, ti ha ferito prendendoti in giro, oppure ha spifferato una tua confidenza, ebbene siamo chiamati a perdonare coloro che ci hanno fatto del male.                

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