Matteo 19:24: La similitudine del cammello e della cruna di un ago.
Per il suo primo sermone in una lezione di predicazione elementare, uno studente africano, scelse un testo che descrive le gioie che condivideranno i veri cristiani quando Cristo ritornerà e l’introdurrà nella casa celeste.
“Sono negli Stati Uniti da diversi mesi ormai. Ho visto la grande ricchezza che c'è qui: le belle case, le macchine e i vestiti. Ho ascoltato anche molti sermoni nelle chiese. Ma devo ancora ascoltare un sermone sul paradiso. Perché tutti hanno così tanto in questo paese che nessuno predica sul paradiso. Le persone qui non sembrano averne bisogno. Nel mio paese la maggior parte della gente ha pochissimo, quindi predichiamo sempre il paradiso. Sappiamo quanto ne abbiamo bisogno”.
Indubbiamente non essere ricchi e ricordarsi del paradiso significa anelare a stare nella felicità eterna, in paradiso piuttosto che nella sofferenza su questa terra.
Invece la persona che ha tanto, che è benestante, o ricca, non avrà tanto il desiderio di andare in paradiso.
La similitudine del cammello e della cruna di un ago, ci avverte che la ricchezza rende molto difficile a una persona seguire Gesù Cristo e quindi andare in paradiso.
La via per il paradiso non è una strada facile per chiunque, ma soprattutto per i ricchi, la strada per la vita eterna è davvero difficile.
I LA SITUAZIONE DELLA PARABOLA
Ciò che ha spinto Gesù Cristo a parlare di questa similitudine è stata la reazione di un giovane uomo ricco che non ha voluto rinunciare alle sue ricchezze per seguire Cristo.
Questo tale è andato da Gesù e gli aveva domandato che cosa doveva fare di buono per avere la vita eterna e Gesù gli rispose di osservare i comandamenti.
Il giovane disse a Gesù che già li osservava, così Gesù gli disse che doveva vendere tutto ciò che aveva e di darlo ai poveri e di seguirlo.
Ma il giovane non prese bene questo, rattristato se ne andò.
Ed ecco che a questo punto, Gesù dice questa similitudine del cammello e della cruna di un ago.
Ma andiamo con ordine.
Prima di tutto vediamo:
A)Il soggetto della domanda
Al v.16 leggiamo: “Un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: ‘Maestro, che devo fare di buono per avere la vita eterna?’”
Il sociologo Zygmunt Bauman, morto nel 2017 disse: “Il vero problema dell'attuale stato della nostra civiltà è che abbiamo smesso di farci delle domande”.
Le domande ci aiutano a capire meglio le cose, ma il problema come in questa storia del Vangelo, è che a volte non ci piacciono le risposte!
Il soggetto, l’argomento della domanda è su come ottenere la vita eterna, e questa non era una rara domanda che si rivolgeva a un insegnante religioso.
Questo giovane con questa domanda dimostra grande rispetto per Gesù come confermato anche da Marco, che riporta l’espressione: “Maestro buono” (Marco 10:17).
L'uomo vuole sapere come rendere certa la sua eternità con Dio e quali buone opere erano necessarie.
La “vita eterna” (zōēn aiōnion) si riferisce a una vita approvata da Dio ed equivale a entrare nel regno dei cieli, nel regno di Dio (vv.23-24; Marco 10:23-25,30).
È la vita dell'età a venire, l'eredità futura della benedizione dopo la morte, la beatitudine eterna, che attende il popolo di Dio (cfr. Matteo 25:46; Giovanni 3:16).
La vita eterna, allora si riferisce a una vita senza fine, ma si riferisce anche alla qualità, quindi alla felicità eterna.
La vita eterna non è un'estensione della vita terrena, indica qualcosa di diverso come qualità, una vita completamente diversa da quella che stiamo vivendo adesso, infatti, non ci saranno più sofferenze, litigi; stress di vario genere e abiteremo per sempre con Dio! (Apocalisse 21:3-4).
La vita eterna è opposto al perire, alla morte eterna, al perire come c’indica Giovanni 3:16.
La parola “perire” (apollymai) è sprecare la vita, andare in rovina, essere perduti per sempre.
Non è un semplice spegnersi dell’esistenza fisica, ma un eterno sprofondare all’inferno, nell’eterna sofferenza, una via del non ritorno! (cfr. Matteo 25:46; 2 Tessalonicesi 1:6-10, Apocalisse 21:8).
La domanda: ”Che devo fare di buono per avere la vita eterna?”, indica che questa persona aveva in mente qualche specifica grande, o spettacolare azione, per guadagnarsi il favore di Dio, e quindi la vita eterna.
Questo giovane pensava che la vita eterna veniva come una ricompensa per qualche grande atto.
Evidentemente pensava che esistessero condizioni da soddisfare oltre quelle stabilite nella legge ebraica, e credeva che ci fosse qualcosa di sconosciuto che Gesù poteva rivelargli e che lui potesse fare così da guadagnarsi il favore di Dio e la vita eterna.
La vita eterna è l'argomento più importante che gli uomini possano pensare e desiderare, eppure molti non ci pensano.
Tommaso da Kempis disse: “Per una vita piccola, gli uomini corrono alla grande; per la vita eterna, molti difficilmente muoveranno un solo piede da terra”.
Mentre quest'uomo mostrava qualche preoccupazione per la vita eterna, molte persone oggi sono interessate solo a questa vita temporale.
Sono interessate agli affari, a divertirsi, allo sport, alla ricerca del piacere terreno e non certamente a dove passeranno l’eternità!
Poi quando saranno all’inferno, sarà troppo tardi!
John Tillotson (1630 – 1694) disse: “Chi provvede a questa vita, ma non si prende cura dell'eternità, è saggio per un momento, ma uno sciocco per sempre”.
B)La sorgente della domanda
La prima caratteristica che vediamo da chi ha fatto la domanda a Gesù è:
(1)La responsabilità
Luca 18:18 ci dice che era: “Uno dei capi”.
“Capo” (archōn) è una parola con un significato molto ampio e descrive qualsiasi genere di funzionario, romano o giudeo.
Non sappiamo di preciso quali fossero le sue funzioni.
Dai Vangeli vediamo che potrebbe significare un dirigente in senso civile (per esempio Matteo 20:25; Luca 12:58; Giovanni 3:1), o senso in religioso (Matteo 9:18,23; Luca 23:13; 24:20).
Secondo alcuni studiosi non poteva essere un membro del Sinedrio, o un capo di una sinagoga locale, perché era giovane ci dice Matteo 19:22.
Secondo altri studiosi era uno dei leader laici degli ebrei, o aveva una posizione governativa, o era un membro del consiglio locale, o era un uomo influente, forse un leader civico.
Secondo altri la parola è usata in senso generale per descrivere un membro di un gruppo influente che aveva una sorta di funzione dominante.
Comunque questa persona era importante, aveva una posizione elevata tra il suo popolo.
La seconda caratteristica che vediamo è:
(2)Risoluto
Da Marco 10:17 sappiamo che questa persona mentre Gesù era per la via, accorse.
“Accorse” (prosdramōn – aoristo participio attivo) indica correre verso qualcuno, quindi verso Gesù.
Questo indica entusiasmo,l’interesse, l'urgenza della sua richiesta.
Questa persona non vedeva l’ora di andare da Gesù e fargli una domanda importante su come avere la vita eterna.
La terza caratteristica che troviamo in questa persona è:
(3)Rispettoso
Sempre da Marco 10:17 sappiamo che questo tale s’inginocchiò davanti a Gesù.
Quindi la sua postura inginocchiata, il fatto che chiamò Gesù: “Maestro buono”, è la domanda impegnativa riguardo la vita eterna, suggeriscono un profondo rispetto per Gesù e la serietà da parte dell'uomo stesso.
La quarta caratteristica che troviamo in questa persona è:
(4)Religioso
Nel v.20 notiamo che all’esortazione di Gesù di osservare i comandamenti di Dio (vv.18-19), questa persona disse, molto probabilmente con sincerità, che li aveva osservati, ma non era sicuro che avesse fatto tutto in modo adeguato, forse la sua osservanza era solo esteriore, o gli mancava qualcosa come l’amore per il prossimo, infatti dice: “Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?”
Questa domanda può essere vista come la massima fiducia in se stessi, o come un’esagerazione giovanile di autosufficienza, oppure riflette un certo grado di apprensione, ha paura che alla fine, al giudizio universale, le sue buone opere si rivelino inadeguate per ottenere l'approvazione di Dio ed ereditare la vita eterna.
Oppure vuole credere e fa credere che tutto va bene, e nello stesso tempo è turbato perché forse gli manca ancora qualcosa.
Questo giovane uomo non è sicuro di aver fatto abbastanza ed è turbato, così spera che Gesù sarà in grado di dargli ulteriori informazioni e suggerimenti.
Gesù gli mostrerà presto l'errore della sua affermazione: non è poi così vero che ama il prossimo come se stesso, visto che non sarà disposto ad aiutare i poveri!
L'uomo credeva sinceramente di non aver infranto alcun comandamento, eppure sentiva che mancava qualcosa, per questo era turbato.
Questo turbamento è tipico di chi vuole essere approvato da Dio secondo le sue opere!
Mounce dice: “Il disagio dell'uomo rivela un'istintiva consapevolezza umana che il legalismo non è all'altezza delle intenzioni di Dio”.
Ciò che impariamo è: una persona che si affida alle sue buone opere, che si affida alle sue opere, avrà sempre la mancanza della certezza della salvezza.
Questa persona era religiosa, ma questo non significa avere la vita eterna.
La quinta caratteristica che troviamo in questa persona è:
(5) Ricco.
Nonostante fosse giovane (neaniskos), alcuni pensano tra un’età compresa tra
i circa venti e i quaranta, o tra i ventiquattro e i quaranta, o tra i ventuno e i ventotto anni, era ricco.
Questo giovane aveva molti beni dice il v.22 (cfr.Marco 10:22); Luca dice che: “Era molto ricco” (Luca 18:23).
Ma nonostante la sua grande ricchezza, quest'uomo non aveva tutto, gli mancava la cosa più importante di tutte: la vita eterna!!
L'autore Stephen King è stato definito l'uomo più spaventevole d'America e uno dei più ricchi. Il 19 giugno 1999, stava camminando lungo una strada quando fu investito da un furgone, e scagliato in un fossato. Vicino alla morte, fu ricoverato in ospedale per settimane, e soffrì ancora per diversi anni. Si avvicinò lentamente al leggio per parlare a una cerimonia al Vassar College il 20 maggio 2001 e disse: “Un paio di anni fa ho scoperto cosa significa ‘non puoi portarlo con te’. L'ho scoperto mentre ero sdraiato nel fossato sul lato di una strada di campagna, coperto di fango e sangue…. Avevo una Master Card nel mio portafoglio, ma quando giaci in un fossato con vetri rotti tra i capelli, nessuno accetta MasterCard.
I soldi non sono tutto!
Ci sono cose che non puoi comprare anche se sei ricco, una di questi è la vita eterna!
Consideriamo ora:
C)La separazione della domanda
Matteo 19:20-22 dice: “E il giovane a lui: ‘Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?’ Gesù gli disse: ‘Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi’. Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni’”.
Gesù non rimprovera il giovane e la sua pretesa di aver osservato tutti i comandamenti, ma va direttamente a ciò che era il cuore del problema dell'uomo in risposta alla sua domanda sincera: “Che mi manca ancora?”
Dopo questo, in Marco 10:21 è scritto che Gesù, guardandolo, lo amò, questo indica che non solo lo ha apprezzato per il suo comportamento, ma deve anche averlo compatito a causa della lotta interiore che stava vivendo (cfr. Matteo 9:36–38; 11:28).
Gesù sapeva anche che c'era qualcosa di terribilmente sbagliato in questo giovane ricco.
I suoi beni materiali lo schiavizzavano (Matteo 19:21; Marco 10:22-23; Luca 18:22-23), così Gesù gli ordina di vendere ciò che aveva e di darlo ai poveri e poi seguirlo, così sarebbe stato perfetto, e come dice Luca 18:22, avrebbe avuto un tesoro in cielo.
Ma il giovane ricco amava i suoi beni e se ne andò rattristato perché ne aveva molti.
Quindi noi vediamo:
(1)La maturità.
Al v.21 Gesù dice al giovane ricco: “Se vuoi essere perfetto”.
“Perfetto” (teleios)è nel senso di non mancare di alcuna qualità morale.
È avere un livello di maturità spirituale, o sviluppo spirituale, e avere un totale impegno nel regno di Dio.
Descrive l'obbedienza sincera e la lealtà integra a Dio espressa in assoluta arrendevolezza a Gesù che è valido per tutti i tipi di persone che vorrebbero entrare nel regno di Dio (vv. 23–26; cfr. Matteo 10:38–39; 16:24–26).
Quindi noi qui vediamo:
(2) L’Autorità
Ovviamente è l’autorità di Gesù.
Il v.21 dice: “Va', vendi ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi”.
“Va” (hupage); “vendi” (pōlēson); “dallo” (dos); e “seguimi” (akolouthei) sono verbi all’imperativo, quindi un comando.
Gesù mette alla prova la verità dell'affermazione dell'uomo del v.20 dicendogli di vendere i suoi beni e dare i soldi ai poveri.
Il giovane aveva detto di amare il prossimo come se stesso, ma Gesù gli fa capire che comunque non lo fa, o non lo fa abbastanza come Dio vuole, infatti Gesù gli dice di vendere tutto e di darlo ai poveri e poi di seguirlo!
Invece di aggiungere un altro comandamento da osservare, il giovane doveva amare il prossimo e sottomettersi umilmente alla signoria di Cristo.
Avere la vita eterna, far parte del regno dei cieli, quindi essere discepoli di Gesù, richiede obbedienza ai comandamenti di Dio, un impegno assoluto, la resa totale e radicale a Gesù (cfr. Matteo 8:22; 10:38–39; 16:24–26, Luca 14:26-27).
La condizione che Gesù impone non solo rivela l'attaccamento del giovane ricco al dio denaro, e mostra che tutta la sua formale conformità alla legge è priva di valore perché pensa erroneamente che salvarsi è una questione di sforzi umani e perché non rinuncia radicalmente a se stesso per seguire Gesù!
Ciò di cui l'uomo ha bisogno è la consapevolezza della grazia di Dio, perché nessuno può essere e sarà salvato secondo le proprie opere! (Romani 3:19-20; Galati 2:16; Efesini 2:8-9).
Solo Dio può salvare!! (v.26).
Il giovane ricco aveva molti beni (v.22, Marco 10:22), e questa sua ricchezza terrena ha spinto l'uomo a lasciare Cristo.
Il giovane confidava nelle sue ricchezze dice Marco 10:24, invece che seguire Gesù Cristo!
Il problema, dunque, non è che questa persona era ricca, non è il fatto che avesse dei beni che impedisce a una persona di essere spirituale, ma è il sentimento di sicurezza che uno cerca e ha nelle ricchezze, o in ciò che possiede!!
Quindi consideriamo ora:
(3)La priorità
Leggiamo ancora il v.22: “Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni’”.
“Aveva” (echōn presente attivo participio) indica che i suoi beni erano una forza in corso che controllavano la sua vita.
Gesù Cristo aveva detto all'uomo di liberarsi delle sue ricchezze terrene e darle ai poveri e avrebbe avuto un tesoro in cielo (Marco 10:21), ma quest'uomo aveva la sua priorità sulla ricchezza terrena.
Questo giovane ricco aveva priorità sbagliate: la sua priorità erano le ricchezze e non Gesù Cristo.
Il rifiuto del giovane all'invito di Gesù ricorda la frase di Gesù: “Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6:21).
Quindi Gesù si rivolge al problema principale nella vita dell'uomo.
I suoi beni sono chiaramente diventati il suo idolo e hanno così sostituito il Dio Creatore nella sua vita.
Così è con la maggior parte delle persone anche oggi: le cose che amano e apprezzano sono in questo mondo, non in paradiso, non Dio.
Per queste persone sarà una davvero tragedia la morte perché andranno all’inferno.
Oggi si seguono tanti idoli oltre i soldi, ci sono tante altre cose: tutto ciò che prende il posto di Dio, o si mette a fianco a Dio è un idolo!
Qualunque cosa una persona cerchi, onori, o esalti, o in cui confida e ama più di Dio, o come Dio, questa è idolatria.
C’è qualcosa nella tua vita che ha preso il posto di Dio tanto da metterlo al primo posto?
Qualsiasi cosa per cui viviamo e ci doniamo al posto di Dio è idolatria!
David Martyn Lloyd-Jones diceva: “Il dio di un uomo è quello per cui vive, per il quale è pronto a dare il suo tempo, la sua energia, i suoi soldi, ciò che lo stimola e lo risveglia, lo eccita e lo entusiasma”.
Infine troviamo:
(4)L’infelicità
Al v.22 leggiamo: “Ma il giovane, udita
Questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni”.
Il giovane era triste perché doveva separarsi da ciò che amava di più e gli dava sicurezza: le ricchezze.
Gesù lo lasciò partire, non lo corteggiò per essere Suo discepolo perché era un uomo ricco e un capo.
Come sono diverse oggi molte chiese, che fanno di tutto per avere dei ricchi anche a discapito della verità!
Ora una cosa che bisogna sottolineare è: una persona ricca non deve necessariamente diventare povera per andare in cielo.
La ricchezza non è incompatibile con la fede, perché la Bibbia parla di ricchi che avevano la fede come per esempio Abraamo (Genesi 13:2); Lot (Genesi 13:5-6); Isacco (Genesi 26:13-14); Giacobbe (Genesi 32:5,10); Giuseppe (Genesi 45:8,13); Davide (1 Cronache 29:28 ) Giuseppe di Arimatea (Matteo 27:57); Zaccheo (Luca 19:2).
Dio fa arricchire e impoverire (1 Samuele 2:7-8; 1 Cronache 29:12), essere ricchi è un dono di Dio dice l’Ecclesiaste 5:19.
Per la nostra salvezza, in primo luogo, dobbiamo riconoscere la nostra peccaminosità e sapere che siamo condannati dalla legge di Dio piuttosto che siamo giustificati da essa (Romani 3:19-20).
In secondo luogo, dobbiamo ripudiare qualsiasi cosa c’impedisca di seguire Gesù.
Per alcuni, come questo giovane ricco sono soldi, per altri potrebbe essere qualcos'altro.
Per esempio Abraamo lasciò il suo paese natale al comando di Dio (Ebrei 11:8).
Mosè rinunciò ai raffinati piaceri della vita di corte (Ebrei 11:23-27).
Cosa devi rinunciare per seguire Gesù Cristo?
Passiamo ora a considerare:
II IL SENSO DELLA PARABOLA
La circostanza del ricco portò Gesù a parlare ai Suoi discepoli del pericolo delle ricchezze.
Prima di tutto vediamo:
A)L’affermazione
Leggiamo i vv.23-24: “E Gesù disse ai suoi discepoli: ‘Io vi dico in verità che difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. E ripeto: è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio’”.
Il giovane, la cui grande ricchezza era indicata nel v.22, è ora identificato come ricco (plousios).
Gesù afferma “in verità che difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli”.
“Difficilmente” (duskolōs) è in enfasi, e indica l'enorme potere della ricchezza che aveva su questo giovane, com’è stato evidente nel versetto 22 che andò via rattristato.
“Io vi dico in verità” era un modo di dire ebraico usato per introdurre un insegnamento di grande importanza.
Portava l'idea di: “Presta particolare attenzione a ciò che sto per dire”.
“In verità” (amēn) serve per enfatizzare e richiamare l’attenzione dei suoi discepoli, indica un'importante e solenne verità che i Suoi discepoli dovrebbero ascoltare attentamente.
L'enfasi di entrare nel regno dei cieli, è frequente in Matteo e indica sperimentare la salvezza (Matteo 5:20; 7:21; 18:3,9; 19:17), questo è confermato anche dal v. 25, dove leggiamo che i discepoli si chiedono chi può essere salvato.
Gesù si serve di un’illustrazione umoristica.
Gesù sta usando un iperbole, esagera con un’illustrazione per enfatizzare e attirare l’interesse, così per questo motivo ripete il concetto due volte sottolineandolo con “e ripeto” (de palin v.24), dando una certa enfasi alle parole della similitudine del cammello e della cruna di un ago.
Consideriamo ora:
B)La comunicazione
Il cammello era l'animale più grande in quella regione e la cruna di un ago era la più piccola apertura in uso.
Dicendo una cosa già impossibile, cioè che per un cammello è più facile entrare nella cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio, indica che è difficile per una persona ricca la salvezza.
Gesù usa deliberatamente un'iperbole forte, per chiarire la difficile situazione dei ricchi.
Ma non deve essere preso come riferimento all'impossibilità letterale dei ricchi che entrano nel regno, ma come un modo per sottolineare l'eccezionale difficoltà di questo avvenimento.
Gesù non sta dicendo che tutti i poveri entreranno nel regno di Dio, e nemmeno che nessuno dei ricchi entrerà nel regno di Dio!
Mounce scrive: “Ciò che Gesù sta dicendo è che il richiamo dei beni è così forte che una persona ricca non è in grado con la propria forza di rompere la presa”.
Il messaggio quindi è un grande avvertimento sul pericolo delle ricchezze terrene.
"Le ricchezze sono un grande ostacolo per molti nella via del paradiso" (Matthew Henry).
I ricchi sono generalmente tenuti prigionieri dalla loro ricchezza.
In che cosa consiste questo grande ostacolo, o difficoltà?
(1) Le ricchezze incoraggiano una falsa indipendenza e sicurezza.
Matthew Henry scriveva: “È molto raro per un uomo essere ricco e non imporre il proprio cuore sulle sue ricchezze ed è assolutamente impossibile per un uomo che impone il proprio cuore sulle sue ricchezze, arrivare in paradiso".
Le persone ricche, sono molto propense a pensare di poter far fronte con successo a qualsiasi situazione che gli capiti.
Un esempio di questo orgoglio era Laodicea.
Laodicea era la città più ricca dell'Asia Minore. Fu devastata da un terremoto nel 60 d.C. Il governo romano offrì aiuti e una grossa somma di denaro per riparare i suoi edifici rovinati. La popolazione rifiutò, dicendo che erano in grado di gestire da sola la situazione, e così fu.
L’orgoglio caratterizzava anche la chiesa di Laodicea, infatti in Apocalisse 3:17 è scritto: “Poiché tu dici: Io sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla e non sai invece di essere disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo”.
Le persone che sono ricche, confidano nelle loro ricchezze, e credono di poter fare a meno di Dio e pensano erroneamente che sono in grado di gestire da soli la loro vita.
Ma in 1 Timoteo 6:17-19 leggiamo: “Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d'animo orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo; di far del bene, d'arricchirsi di opere buone, di essere generosi nel donare, pronti a dare, così da mettersi da parte un tesoro ben fondato per l'avvenire, per ottenere la vera vita”.
Un altro effetto negativo delle ricchezze può essere:
(2) Le ricchezze incatenano le persone a questa terra.
Gesù in Matteo 6:21 afferma: “Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore”.
Dov’è il nostro tesoro li ci sarà la nostra attenzione, impegno, e interesse!
Il nostro cuore è orientato verso il nostro tesoro!
Gesù è come se ci chiedesse quale ricchezza governa la nostra vita, se quella terrena, o quella celeste di Dio!!
Una persona che non crede in Dio, e pensa che nell’aldilà non c’è niente, desidererà solo questo mondo; i suoi interessi saranno su questa terra, non pensa mai a un altro mondo e a un futuro oltre questa vita, un futuro in paradiso.
Il suo tesoro è qui su questa terra e quindi anche il suo cuore.
Dopo una visita a un certo castello di proprietà di ricchi e sfarzosi, il grande letterato Samuel Johnson nel XVIII secolo, osservò cupamente: “Queste sono le cose che rendono difficile la morte”.
Quando si è legati alle cose terrene, le cose celesti non sono e non vogliono essere considerate!
Un altro effetto negativo può essere che:
(3) Le ricchezze tendono a rendere le persone egoiste.
Ci può essere la tentazione che quando uno ha, vuole avere sempre di più, come quel ricco stolto che voleva demolire i suoi granai per costruirne altri più grandi per avere una tranquillità economica per molti anni, e quindi vivere di rendita, riposarsi, mangiare e bere, e divertirsi, cioè vivere per il piacere egoistico.
Dio lo riprende per la sua stoltezza, perché non ha considerato che la sua vita dipende da Lui, l’uomo pensava che era padrone della sua vita, così Dio lo riprende per il suo egoismo: chi accumula tesori per sé non è ricco davanti a Dio (Luca 12:16-21).
Inoltre una volta che le persone hanno gustato tutte le comodità e i lussi, che hanno un alto tenore di vita, tendono sempre a temere il giorno in cui potrebbero perderle.
Così la vita diventa una lotta faticosa e preoccupata per conservare le cose che hanno.
Quando le persone diventano ricche, invece di avere l'impulso di dare via le cose, molto spesso hanno l'impulso di aggrapparsi a loro.
Il loro istinto è quello di accumulare sempre di più per il conforto e sicurezza.
Infine vediamo:
III LO STUPORE DELLA PARABOLA
Vediamo lo stupore dei discepoli.
Nello stupore troviamo:
A)L’impopolarità
Nel v.25 leggiamo: “I suoi discepoli, udito questo, furono sbigottiti e dicevano: ‘Chi dunque può essere salvato?’”
“Sbigottiti” è sbalorditi, scioccati estremamente, o grandemente (exeplēssonto sphodra).
I discepoli presumevano, come molti dei loro contemporanei, che la ricchezza fosse un'indicazione del favore di Dio, una prova della Sua benedizione.
Il senso è: se quelli su cui era manifestata la benedizione di Dio hanno difficoltà a entrare nel regno di Dio, quale sarebbe la condizione di coloro che non lo sono?
Se i ricchi sono benedetti da Dio e non saranno salvati, chi può esserlo allora?
Gesù fa capire ai discepoli che devono disimparare da questo principio e credere che è Dio Colui che salva!
“Salvato” (sōthēnai) significa essere salvati da un pericolo, nel contesto equivale a entrare nel regno dei cieli (v.24), avere la vita eterna (v.16).
È usato in parallelo con avere un tesoro nei cieli (v.21).
Certamente i discepoli non sono i soli a essere sorpresi dall'avvertimento di Gesù Cristo sulle ricchezze.
Anche oggi molte persone sono scioccate da certi insegnamenti di Gesù come questo.
Lo vediamo dalla popolarità delle lotterie, dei “gratta e vinci”, dell’enalotto, degli stipendi alti di atleti, e così via.
Poche persone, oggi, considerano le ricchezze come un pericolo, anche alcuni cristiani, giudicano una persona in relazione alle loro ricchezze: se sono ricchi vuol dire che sono benedetti da Dio.
Ma l'insegnamento di Gesù Cristo non c’ incoraggia a pensare questo.
Le ricchezze di per sé, non sono immorali, ma possono essere una grande difficoltà nell’affidarsi a Dio!
L’amore per il denaro è radice di ogni sorta di mali, fino anche a sviarsi dalla fede, ecco perché dobbiamo essere contenti della nostra condizione di avere ciò che ci serve per vivere dice Paolo in 1 Timoteo 6:9.
Ma c’è la:
B)Possibilità
Nel v.26 leggiamo: “Gesù fissò lo sguardo su di loro e disse: ‘Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile’”.
Gesù non disse che era impossibile per i ricchi entrare nel regno dei cieli.
Gesù non condanna le ricchezze, ma l’idolatria delle ricchezze (Matteo 6:24; cfr. 27:57; Atti 5: 1–4; 1 Timoteo 6:10).
Solo per grazia sovrana di Dio si può superare tale idolatria.
Solo per grazia di Dio possiamo essere salvati!
Per Dio non è impossibile salvare i ricchi!
Zaccheo era uno degli uomini più ricchi di Gerico, eppure inaspettatamente fu salvato (Luca 19:9).
Giuseppe d'Arimatea era un uomo ricco (Matteo 27:57).
Nicodemo doveva essere stato molto ricco, poiché portava spezie per ungere il cadavere di Gesù, che valeva molto denaro (Giovanni 19:39).
La situazione può essere senza speranza, perché tutti amiamo qualcosa, o qualcun altro più di Dio e dal punto di vista umano, la situazione è difficile, ma a Dio ogni cosa è possibile!
Dio è in grado di cambiare i cuori peccaminosi e idolatri!
Noi non siamo in grado di salvarci, ma Dio sì!
Gesù dichiarò che tutte le opere che possiamo fare, non sono in grado di cambiare la nostra condizione!
Così Geremia 13:23 aveva scritto centinaia di anni prima: “Può un Cusita cambiare la sua pelle o un leopardo le sue macchie? Solo allora, anche voi, abituati come siete a fare il male, potrete fare il bene”.
Ogni essere umano dopo la caduta, è per natura abituato a fare il male ed è quindi incapace di fare il bene secondo come vuole Dio.
Nessuno può salvarsi più di quanto possa cambiare il colore della sua pelle, o di quanto un leopardo possa cambiare le sue macchie!
Ma non per Dio!
Qualsiasi persona, anche ricca può essere salvata da Dio!
Questo versetto riecheggia il pensiero di Genesi 18:14 dove troviamo scritto: ”Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per il SIGNORE? Al tempo fissato, l'anno prossimo, tornerò e Sara avrà un figlio”.
Il Dio che ha fornito un figlio ad Abraamo e Sara può operare nei cuori e nelle menti dei peccatori per portarli al pentimento.
Dio può liberare i peccatori dal loro peccato e dalla loro dipendenza dagli idoli e venire a Cristo. (Giobbe 42:2; Geremia 32:17; Luca 1:37).
La salvezza è l’opera di Dio e non la nostra! (Giona 2:9; Apocalisse 7:10).
Noi non possiamo salvarci con le ricchezze, o con le nostre opere, come il giovane ricco poteva pensare, se fosse così è impossibile essere salvati, ma Dio ci salva per la Sua sola grazia per fede attraverso Gesù Cristo! (Romani 3:19-26; Galati 3:16; Efesini 2:8).
CONCLUSIONE
1) Possiamo essere risoluti, sinceri, interessati alla verità di Dio, ma questo non ci salva.
Dobbiamo rinunciare a noi stessi e seguire Gesù Cristo.
Il problema di questo giovane era che metteva la fiducia in se stesso e nelle sue ricchezze e non in Cristo!
2) Non saranno le nostre opere a salvarci, ma la grazia di Dio in Cristo!
Questa è la nostra unica speranza di salvezza.
Tutti coloro che vogliono avere una rapporto con Dio e la vita eterna prima di tutto devono riconoscere l'impossibilità degli sforzi umani.
Dio pianifica la salvezza (cfr. Giovanni 6:44; Romani 8:29-30; Efesini 1:3-14; 2 Timoteo 2:24-26) e la realizza per la potenza del sacrificio di Gesù (Romani 3:23-25; Ebrei 2:14-17; 9:13-14; 10:10-14) e per l’opera rigenerante dello Spirito Santo (Tito 3:6-7); non siamo salvati per le opere, ma per fede (Efesini 2:8-9).
3)Desidera e chiedi al Signore che ti liberi da ciò che t’impedisce di avere una relazione con Lui.
Chiedi al Signore che ti liberi dagli idoli che legano il tuo cuore a questa terra.
4)Facciamo attenzione a non desiderare di diventare ricchi, o a dipendere dai beni che abbiamo.
Non possiamo servire due padroni (Matteo 6:24).
Il Signore vuole l’esclusività (Esodo 20:3)