Aggeo 2:15-19: Un appello alla riflessione
Aggeo 2:10–19 è il terzo discorso profetico nel libro, ed è indirizzato ai sacerdoti (v.11).
Nei versetti 15-19, benché gli inviti alla riflessione sono tre, vediamo in definitiva due appelli alla riflessione: una riguarda il passato e l’altra il futuro.
Il punto di queste riflessioni riguarda la maledizione che si trasforma in benedizione quando ritorniamo di nuovo a Dio.
I IL PRIMO APPELLO ALLA RIFLESSIONE: IL PASSATO (vv.15-17)
Il v.15 dice: “Ora riflettete bene su ciò che è avvenuto fino a questo giorno, prima che si cominciasse a mettere pietra su pietra nel tempio del Signore!”.
La Nuova Diodati traduce:”Ora considerate bene da questo giorno in avanti, prima che si mettesse pietra su pietra nel tempio dell'Eterno”.
“Ora”, in realtà è: “Ma ora” (weʿattâ- congiunzione avversativa) indica una connessione con il discorso precedente dell’impurità del popolo.
Può avere anche un senso conclusivo di quanto è stato detto precedentemente e porta con sé anche l'urgenza per il momento presente e allo stesso tempo introduce un nuovo pensiero in relazione a ciò che aveva detto prima nei vv.10-14.
Come abbiamo visto dalle traduzioni: “Fino a questo giorno” può avere il significato “fino a questo momento”, oppure “da ora in poi”, ma possono avere entrambi i significati contemporaneamente.
Il profeta trae la sua conclusione dall'insegnamento e dall'applicazione precedente, esortando alla riflessione su ciò che hanno vissuto a causa della loro impurità e allo stesso tempo introduce il nuovo pensiero su ciò che il futuro avrà in serbo per loro come dirà più avanti.
Così il senso della frase potrebbe essere anche quello di pensare alle benedizioni future, ovviamente se loro fossero obbedienti secondo il Patto Mosaico.
Fino a quel momento Dio li ha giudicati, ma da ora in poi, o come traduce la Nuova Diodati: “Da questo giorno in avanti”, Dio li benedirà com’è scritto nei vv.18-19.
Così si passa da un passato maledetto a un futuro benedetto.
Ai sacerdoti (v.11-12), viene ricordato ciò che il popolo ha vissuto in passato, a causa della loro impurità, prima che una pietra fosse posta su un'altra nel tempio del Signore, cioè prima che cominciassero a ricostruire il tempio.
Data la descrizione dello stesso giorno nel v. 18 come “il giorno in cui sono state messe le fondamenta del tempio”, e “fino a questo giorno” del v.15, molto probabilmente si riferisce al ventiquattresimo giorno del nono mese, piuttosto che l'inizio dei lavori del ventiquattresimo giorno del sesto mese (cfr. Aggeo 1:14–15).
L'espressione che “si cominciasse a mettere pietra su pietra” (cfr. v.18), si riferisce al momento in cui i lavori al tempio, delle sue fondamenta, effettivamente e ufficialmente sono iniziati.
L'inizio dei lavori precedentemente menzionati in Aggeo 1:14, con molto probabilità comportava la bonifica del sito di costruzione, e la preparazione, quindi il trasporto del materiale, prima che iniziassero i lavori in pietra e delle fondamenta del tempio di tre mesi dopo come troviamo scritto al v.18.
Comunque la frase: “Prima che si cominciasse a mettere pietra su pietra nel tempio del Signore!” ha lo scopo non tanto di fornire informazioni precise sulle attività di costruzione, ma di segnare il punto di svolta nelle esperienze delle persone.
I sacerdoti, considerando le azioni impure del popolo e le conseguenze disastrose della loro economia (vv.16-17), sono chiamati a riflettere in vista della benedizione futura, visto che si sono dati di nuovo al Signore praticamente, ricominciando i lavori del secondo tempio facendone le fondamenta (v.18; Zaccaria 4:9).
La promessa di future benedizioni si contrappone alle esperienze passate di malessere materiale.
Le persone sono incoraggiate a considerare le nuove cose che avverranno da questo giorno in poi.
Ora che è iniziata la ricostruzione del tempio, è iniziato un nuovo periodo di benedizione e l'attenzione della gente deve essere indirizzata a questi giorni.
“Riflettete” (šîmû-nā’ lĕbabkem) è lo stesso di Aggeo 1:5,7, significa “prendere a cuore”, o “impostare il proprio cuore su”, “metti il tuo cuore”.
Il senso è di “prestare attenzione”, o “considerare”, o “pensare attentamente”, “fare una profonda riflessione”.
Il verbo è all’imperativo, quindi è un'ingiunzione che richiede il massimo grado di riflessione e attenzione.
“Aggeo fa un appello alle persone affinché individuino la causa delle loro difficili circostanze e adeguino il loro stile di vita alla luce dei recenti avvenimenti che li hanno colpiti. Se vogliono imparare dalla loro storia, devono ‘pensarci con attenzione da oggi in poi(vv.15-18)’” (Taylor, R. A., & Clendenen, E. R.).
I sacerdoti dovevano considerare la relazione tra la loro condotta e le loro esperienze come descritte nel v.14, e anche ciò che saranno i tempi futuri.
Prima di menzionare ciò che le persone sperimenteranno da questo giorno in poi, Aggeo ricorda loro le circostanze passate, così vediamo:
A)La punizione divina (vv.16-17) Dio li ha puniti nella loro economia.
Nei vv.16-17 leggiamo: “Durante tutto quel tempo, quando uno andava a un mucchio stimato venti misure, non ce n'erano che dieci; quando uno andava al tino per prelevarne cinquanta misure, non ce n'erano che venti. Io vi ho colpiti con il carbonchio, con la ruggine, con la grandine in tutta l'opera delle vostre mani”.
Il profeta riprende di nuovo, come nel primo capitolo (Aggeo 1:6,9–11), le maledizioni del patto tra Dio e il popolo d’Israele.
Nel v. 16 Aggeo riporta il popolo alle condizioni economiche difficili prima che iniziassero i lavori del tempio, cioè prima degli eventi di Aggeo 1:15.
Le conseguenze economiche della mano del giudizio del Signore erano evidenti ovunque.
Il senso è: come andavano le vostre cose prima di cominciare i lavori del tempio?
In quale stato vi trovavate?
Qual era la vostra situazione?
Nel v. 16, le aspettative agricole erano dimezzate, o inferiori.
Aggeo descrive vividamente i brutti tempi che avevano vissuti.
Il prodotto nazionale era insufficiente e ciò che era stato prodotto non era secondo le loro aspettative, questo è ciò che vuole sottolineare Aggeo.
Aggeo parla di:
(1)Produzione
Nella produzione troviamo la parola:
(a)Mucchio
Nel v.16 è scritto: “Quando uno andava a un mucchio stimato venti misure, non ce n'erano che dieci”.
L'ebraico non dice in cosa consistesse il “mucchio” ('ărēmâ), ma il contesto ci fa capire che si tratti di cibo, di solito si riferisce al grano (cfr. Rut 3:7; Neemia 13:15), sebbene possa riferirsi anche a una produzione più in generale (per esempio 2 Cronache 31:6,8–9).
Comunque vediamo che c’è una produzione dimezzata rispetto alle loro aspettative.
Così anche:
(b) Il vino
Sempre al v.16 leggiamo: “Quando uno andava al tino per prelevarne cinquanta misure, non ce n'erano che venti”.
La resa del vino era solo il 40% delle loro aspettative.
Una mancanza di grano e vino è stata precedentemente menzionata in Aggeo 1:6,11.
Le ragioni di questa scoraggiante esperienza sono riportate nel verso seguente.
Aggeo da una:
(2)Spiegazione
Nel v. 17 spiega i motivi per cui hanno avuto dei raccolti più bassi rispetto alle loro aspettative.
“Io vi ho colpiti con il carbonchio, con la ruggine, con la grandine in tutta l'opera delle vostre mani; ma voi non siete tornati a me", dice il SIGNORE”.
Aggeo menziona tre delle cause dei recenti fallimenti delle colture, e sono dovute al giudizio di Dio.
Il risultato promesso della fedeltà al patto Mosaico era la benedizione del Signore, e il risultato dell'infedeltà del patto era la benedizione del Signore.
Il verbo: “Colpire” (nākhāh è tipico delle maledizioni del Patto Mosaico (cfr. Levitico 26:24; Deuteronomio 28:22, 27, 28, 35; Michea 6:13).
Per esempio in Deuteronomio 28:22 troviamo la maledizione che il popolo subirà per la sua disobbedienza.
“Il SIGNORE ti colpirà di deperimento, di febbre, di infiammazione, di arsura, di aridità, di carbonchio e di ruggine, che ti perseguiteranno finché tu sia perito”.
Questa maledizione si trova anche in Amos 4:9, prima dell'esilio, come un avvertimento in modo che il popolo del Signore potesse tornare da lui.
“’Vi ho colpito con ruggine e carbonchio; le locuste hanno divorato i vostri numerosi giardini, le vostre vigne, i vostri fichi, i vostri ulivi; ma voi non siete tornati a me’, dice il SIGNORE”. (Vedi anche 2 Cronache 6:28).
Queste maledizioni potevano essere tolte per la grazia di Dio attraverso il pentimento e la preghiera (1 Re 8:37).
Prima di tutto si parla di:
(a)Carbonchio
Il “carbonchio” (šiddāp̱ôn) significa “bruciare”, deriva dalla radice di un verbo (shādhaph) che indica “asciugare”, “bruciare”, "bruciare dal vento” (Genesi 41:6,23,27; Osea 13:15).
Quindi “carbonchio” si riferisce al “calore torrido” che distrugge le colture.
Indica che la pianta viene bruciata, appassita, rovinata dagli effetti brucianti del caldo vento orientale del deserto che si abbatteva su Israele.
In condizioni prolungate di aridità, la vegetazione aveva poche possibilità di sopravvivenza.
Poi troviamo:
(b)La ruggine
La “ruggine” (yērāqôn) descrive una malattia causata da un fungo che attacca e cresce su una pianta (i cereali) che ne impedisce la corretta maturazione, formando una ruggine, o una muffa e la distrugge.
Ciò sarebbe associate, o al risultato dei venti più umidi, provenienti dal Mar Mediterraneo.
Così la prima parola descrive i risultati del calore; la seconda descrive i risultati da condizioni eccessivamente umide: il calore fa appassire, l’umidità fa marcire.
I venti che provengono dal deserto e dal Mediterraneo erano allora venti che non soffiavano nulla di buono!
Erano venti di giudizio che portavano malattie!
Da qualunque direzione proveniva il vento, provocava distruzione alle colture.
Così il senso della frase è come se Dio stesse dicendo: “Ho inviato venti caldi e secchi per appassire il grano e venti umidi per farlo marcire”.
Quindi il carbonchio e la ruggine, non si verificano entrambe nella stessa stagione, allora si dovrebbe presumere che Aggeo stesse parlando di una serie di fallimenti del raccolto in periodi diversi che in una sola volta.
Questi opposti indicano che il Signore ha un completo arsenale di castighi a Sua disposizione che facciamo bene a considerare!
A questi si aggiunge:
(c)La grandine
Sia la ruggine che il carbonchio potevano distruggere i raccolti, come anche la grandine (baraḏ).
La grandine era una delle piaghe di Dio per gli Egiziani (Esodo 9:13–32; cfr. Isaia 28:2; 30:3).
Era una piaga particolarmente minacciosa per le viti (Esodo 9:25; Salmo 78:47- 48; 105:32-33).
La grandine può anche essere associato a un vento che soffia da nord (cfr. Proverbi 25:23).
Se la grandine è pesante e accompagnata da un forte vento, può danneggiare le colture e persino ferire persone e animali (cfr. Esodo 9:25-35; Giosuè 10:11).
Certo oggi un agronomo, o un metereologo, potrebbero dire che si sia trattato di alcuni eventi naturali, come mera coincidenza, ma noi vediamo qui che è il giudizio di Dio.
Il Signore si prende il merito di tutti questi problemi.
ll Signore non era stato un osservatore passivo alla loro passività!
Com’è scritto in Aggeo 1:11, queste maledizioni vengono per mano del Signore, infatti è scritto al v.17: “Io vi ho colpito”
Il carbonchio, la ruggine e la grandine sono gli strumenti dei giudizi di Dio sul Suo popolo.
Il Signore ha colpito tutta l’opera delle loro mani, che nel contesto suggerisce tutte le loro fatiche agricole, si riferisce a tutto ciò che il popolo ha provato a far crescere.
Quindi, l'agricoltore, l'economista e il proprietario dell'azienda, l’agronomo potevano discutere su come affrontare la crisi.
Ma secondo quello che dice Aggeo il problema era spirituale!
Il fattore mancante non era l'efficienza, la competenza, o l’esperienza, ma la mancanza della benedizione di Dio per la loro mancanza di consacrazione.
A riguardo, Thomas Edward McComiskey scrive: “L'insuccesso delle colture e l'insuccesso della devozione si uniscono. Il cuore del loro problema era che si comportavano come se la vita potesse essere gestita senza riferimento a Dio e come se la grazia fosse su di loro anche se trascuravano i mezzi della grazia”.
Lo scopo del Signore è sensibilizzare il popolo, attraverso Aggeo, a pentirsi e quindi ritornare a Lui!
Nel ricordare il passato, Aggeo chiede al popolo di pentirsi in questo momento.
I giudizi descritti nel v.17 rivelano sia la causa della frustrazione dovuta ai raccolti non proprio benedetti, cioè il giudizio del Signore (v.16), e sia lo scopo di riportare la comunità a Dio nelle relazioni e nell'obbedienza.
Invece troviamo:
B)La passività (v.17)
Sempre nel v.17 continuiamo a leggere: “’Ma voi non siete tornati a me’, dice il SIGNORE”.
Thomas Edward McComiskey scrive: “A questo punto s’incontrano la freddezza del cuore umano e la ferita nel cuore divino”.
Nonostante il giudizio di Dio, il popolo non è tornato a Lui!
Il senso di: “Non siete tornati a me”, indica il pentimento implicito nel considerare le loro vie (Aggeo 1:5,7; 2:15,18).
“Tornare a Dio”, indica essere dalla Sua parte, schierarsi con Lui (cfr. 2 Re 6:11; Geremia 15:1; Ezechiele 36:9), quindi si riferisce alla devozione a Dio, alla fedeltà a Dio.
Il popolo non era consacrato a Dio!
Il v.17 termina con le parole: ”Dice il Signore”, e questo enfatizza ancora il fatto che le parole del profeta erano in realtà il messaggio del Signore.
II IL SECONDO APPELLO ALLA RIFLESSIONE: IL FUTURO (vv.18-19)
Nei vv.18-19 leggiamo: ”Riflettete bene su ciò che è avvenuto fino a questo giorno, fino al ventiquattro del nono mese, giorno in cui sono state messe le fondamenta del tempio del SIGNORE; riflettete bene! C'è forse ancora del grano nel granaio? La stessa vigna, il fico, il melograno, l'ulivo, nulla producono! Ma da questo giorno, io vi benedirò”.
Baldwin scrive: “Dopo aver guardato indietro, Aggeo ora guarda avanti da questo giorno in poi. Fa una dichiarazione solenne, datata con la precisione di un documento legale, che i semi appena seminati produrranno abbondantemente. Dal giorno in cui sono state poste le fondamenta ... Ancora una volta Aggeo vede la ricostruzione del tempio come un evento di importanza cruciale”.
I cattivi raccolti fanno parte del passato.
Da questo giorno in poi, cioè da quando aveva pronunciato questo messaggio (v.18), le benedizioni di Dio arriveranno di certo (benedirò abarek- imperfetto).
Dopo che le persone avevano lavorato per tre mesi, da ottobre a dicembre(cfr. Aggeo 1:15; 2:10,18), dovevano essere nuovamente scoraggiate.
Così Aggeo rivolse loro con un nuovo messaggio d’incoraggiamento.
Quindi noi vediamo tre aspetti: la stagione, la severità e la svolta.
Iniziamo con la stagione:
A)La stagione (v.18)
Il v.18 dice: ”Riflettete bene su ciò che è avvenuto fino a questo giorno, fino al ventiquattro del nono mese, giorno in cui sono state messe le fondamenta del tempio del SIGNORE; riflettete bene!”
Stiamo parlando del giorno ventiquattro del nono mese, dopo tre mesi l’inizio dei lavori preparatori del tempio (Aggeo 1:15).
Ancora una volta c’è l’esortazione alla riflessione.
La ripetizione sottolinea l'urgenza di allinearsi con la volontà di Dio.
Aggeo usa ancora: “Su ciò che è avvenuto fino a questo giorno”, ed è sempre in relazione al giudizio di Dio e con la certezza della benedizione dal giorno in cui parlava, come vediamo nel v.19.
“Fino a questo giorno, fino al ventiquattro del nono mese”, cioè il diciotto di dicembre secondo il nostro calendario, si riferisce a come sono andate le cose negli ultimi sedici anni.
Il Signore esorta il popolo a considerare la situazione precedente alla ripresa dei lavori del tempio.
In quei giorni raccoglievano meno di quanto sperato (Cfr. Aggeo 1:6,9-11; 2:16).
Il progetto della ricostruzione del tempio era cominciato, ma abbandonato per sedici anni e ora ripreso, quindi Aggeo richiama l'attenzione sulla marcata differenza nella produttività della terra e sulla benedizione generale di Dio sugli sforzi della popolazione.
Da questo punto in poi, dall’inizio della ricostruzione del tempio, le cose sarebbero cambiate.
La data vuole attirare l’attenzione ed è la stessa data del v.10 e del v.20. Questa data è una svolta e sembra avere un grande significato.
Indicano i lavori veri e propri sulla ricostruzione del tempio.
Sembra ci sia una contraddizione con Esdra 3:10–13 che fa riferimento alle fondamenta del tempio che venivano poste celebrando e lodando il Signore con gioia, circa sedici anni prima nel 538 a.C., poi interrotte, e riprese sotto Aggeo.
Perché in Aggeo 2:18 si parla di nuovo di fondamenta? Quante ce ne furono?
“Fondare” (yāsaḏ) può avere il senso di “gettare le basi” per una costruzione (cfr. Ezechiele 13:14; Michea 1:6).
In senso lato si riferisce all'atto di iniziare un lavoro di restauro, o per come pensa qualche studioso era comune che vi fosse più di un rituale di fondazione nella costruzione di templi.
Così è probabile che ci fosse una posa di fondamenta a livello sotterraneo principale, quello descritto da Esdra, e poi doveva essere fatto un secondo livello su questa base.
Il restauratore di un edificio in rovina cercava prima la fondazione originale (pietra) e quindi fornisce la propria pietra di base da posare sopra, o accanto.
Pertanto, “sono state messe le fondamenta del tempio del Signore” si riferisce alla ripresa del lavoro, come il v.15 dice: “Pietra su pietra”, e quindi le fondamenta a cui si riferisce Aggeo non erano la collocazione della prima pietra, la posa originale, o primaria, ma un atto formale che inaugurava ufficialmente l'opera di ricostruzione, di restauro.
Oppure, secondo Baldwin questa è una dichiarazione solenne, datata con la precisione di un documento legale.
Quindi come una sorta di cerimonia iniziale non per nuova fondamenta, o inizio dei lavori, ma un giorno cerimoniale in cui il sito fu ritualmente purificato e divenne di nuovo spazio funzionale santo.
Questa poteva essere una giornata speciale che indicava che il popolo si schierava dalla parte del Signore.
Questa cerimonia è un segnale ufficiale delle persone che porteranno avanti nel progetto di costruzione.
Dopo di ciò sarebbe cessata l'azione punitiva di Dio: del carbonchio, della ruggine e della grandine.
Oppure vi fu fatta un altro fondamento dopo sedici anni, perché quello che era stato fatto con Esdra, rimase abbandonato per sedici anni a causa dei nemici (Esdra 4), e quindi era in rovina a causa delle condizioni meteorologiche, comprese le piogge invernali.
Ma il vero punto in questione è la ricostruzione del tempio, come evento di importanza cruciale per le persone nella loro relazione con il Signore.
“Sono state messe le fondamenta del tempio del Signore” segna semplicemente l'inizio effettivo e ufficiale dell'opera, e questo costituisce la base dell'iniziativa di Dio di benedire il suo popolo.
Riguardo l’edificazione del nostro corpo come tempio del Signore (1 Corinzi 6:19) cosa ne stiamo facendo?
Lo stiamo trattando come merita?
Lo stiamo mantenendo pulito?
Dopo la stagione consideriamo:
B)La severità (v.19)
Nel v.19 leggiamo: “C'è forse ancora del grano nel granaio? La stessa vigna, il fico, il melograno, l'ulivo, nulla producono!”.
Simili linguaggi agricoli appaiono in Gioele (Gioele 1:10; 2:19,24).
Questo linguaggio indica la completezza della crisi.
Nella severità vediamo:
(1)La domanda.
“C'è forse ancora del grano nel granaio?
La risposta implicita è: “No!”
Nel granaio non c’è più niente!
Visto che i raccolti erano stati scarsi (vv.16-17), e, o, che vi era stata la semina a metà dicembre, ci rimaneva poco, o niente per sopravvivere fino al prossimo raccolto che era tra maggio e giugno.
La raccolta del grano estivo doveva fornire abbastanza grano sia per il consumo che per la semina autunnale.
Ora, le estati erano calde e senza pioggia, in ottobre e novembre erano attese le prime piogge che ammorbidivano il terreno, e permetteva che venisse arato e piantato con semi di grano per il raccolto dell'anno successivo.
Probabilmente già le piogge vi erano state nel periodo di questo messaggio profetico, e quindi potevano prendere questo come un segno d’incoraggiamento dopo il disastro economico in cui si trovavano!
Un segno di riabilitazione e ripresa dopo il giudizio di Dio a causa del loro disinteresse per Lui!
I campi erano stati arati, il seme era stato seminato; ora tutto ciò che potevano fare era pregare, aspettare e sperare, fino a quando non comparivano segni di crescita nei campi.
Durante i mesi invernali di dicembre, gennaio e febbraio, il clima diventava più freddo, la pioggia a intervalli, e anche qualche nevicata.
Gli agricoltori speravano in una maggiore pioggia a marzo, o aprile per aiutare le colture di cereali in crescita a maturare bene prima del raccolto con il primo caldo estivo.
Ma noi troviamo anche:
(2)La dichiarazione
“La stessa vigna, il fico, il melograno, l'ulivo, nulla producono!”.
“Vite”, “fico”, “melograno” e “olivo” sono tutti alberi e arbusti domestici in Israele, ed erano le basi agricole di questa società, avevano un grande valore economico.
Il loro frutto è associato alla pace, alla prosperità e alla benedizione (per esempio Numeri 13:23; Deuteronomio 8:7-8; 1 Re 4:25).
Invece, in questo periodo storico, non avevano prodotto i raccolti essenziali da cui la gente dipendeva ogni anno.
Senza una raccolta soddisfacente di questi prodotti, ci sarebbero state gravi conseguenze nella vita di tutti i giorni.
Il frutto della vite, del fico, e del melograno, erano tra agosto e settembre, mentre gli ulivi tra settembre e dicembre.
Ora il profeta dichiara che questi alberi “nulla producono”.
Ed ecco:
C)La svolta (v.19)
Aggeo 2:19 dice: “C'è forse ancora del grano nel granaio? La stessa vigna, il fico, il melograno, l'ulivo, nulla producono! Ma da questo giorno, io vi benedirò”.
Queste parole conclusive sono l’apice del terzo messaggio (vv.10-19), e indicano la svolta.
Fin qui le cose non sono andate bene!
Ma da ora in avanti le cose cambieranno!
La maledizione del Signore sui loro raccolti, giustamente, era su di loro, ma “da questo giorno”, cioè il ventiquattro del nono mese, giorno in cui sono state messe le fondamenta del tempio del Signore” (v.18), non sarebbe stato più così!
Il Signore afferma: “Io vi benedirò”.
Proviamo a immaginare quanto devono essere suonate meravigliose queste parole!
Immaginiamoci le facce di coloro che hanno ascoltato queste parole in mezzo alla loro crisi!
E ora immagina che il Signore ti dica, in un momento difficile della tua vita: “Non sarà più così”, le cose cambieranno!
La produzione agricola è stata scadente, e quindi soffrivano, le persone erano ansiose, sconfitte e logorate; non avevano né le necessità della vita né i lussi della vita.
“Benedirò” (abarek – imperfetto attivo) in questo contesto si riferisce principalmente al successo agricolo ed equivale a fornire un raccolto abbondante.
In questa benedizione, il popolo sperimenterà di nuovo il piacere e la gentilezza amorevole del Signore (cfr. Aggeo 1:8; Esodo 34:6; Michea 7:18-19).
Michael Bentley scrive: “Nonostante la tua lentezza, nonostante la tua mancanza di fede, nonostante la tua stanchezza nel lavoro, nonostante la tua testardaggine nel fidarti di me, nonostante la tua spensieratezza, io, il Signore Onnipotente, ti benedirò abbondantemente”.
La maledizione sarà presto sostituita dalla benedizione: non ci saranno più granai vuoti, e alberi che non producono frutti da quando vi siete rivolti al Signore e avete ricominciato il tempio!
Dai vv.10-19, Aggeo voleva dimostrare che a causa della disobbedienza, Dio ha ritirato la Sua benedizione, e in virtù della loro obbedienza, Dio le avrebbe di nuovo dispensate, questo, ovviamente secondo il patto.
L'atteggiamento morale e religioso delle persone è fondato sul patto di Mosè (Deuteronomio 27-29), dove decreti e ordinanze del Signore sono la norma per stabilire una relazione corretta tra Lui e il Suo popolo.
Le benedizioni promesse da Dio presuppongono il pentimento e l'obbedienza, questa è la spinta generale dei vv.10-19.
Dove c’è l’obbedienza, c’è la benedizione di Dio (cfr. Deuteronomio 30:2; Malachia 3:7-12; Atti 3:19).
Prima cerchiamo Dio, poi tutte le altre cose che ci servono, seguiranno (Matteo 6:33).
Quando la consacrazione al Signore era assente, (v.17), non andava bene niente, ma quando è stata rinnovata, quando iniziarono la ricostruzione del tempio, dichiarando così che il Signore per loro era importante, quando ritornarono a uno stile di vita incentrato su Dio, il Signore risponde segnando la data sul Suo calendario come l'inizio della benedizione.
Secondo alcuni studiosi anche se l'enfasi è posta sulle benedizioni materiali, le benedizioni materiali erano di per sé la prova della relazione restaurata con Dio e un simbolo e un'anticipazione del rinnovamento escatologico di tutte le cose (Pieter A. Verhoef).
Queste benedizioni materiali si fondano con la beatitudine finale in Cristo.
Pieter A. Verhoef scrive: “La promessa di benedizioni materiali si fonde con la prospettiva della beatitudine finale, con le sue svariate applicazioni a livello centrale nel primo e infine nel secondo avvento di Cristo”.
Così in questo senso, secondo il messaggio di questa profezia, c’è una correlazione tra pentimento e obbedienza da un lato e la promessa della salvezza in Cristo della fine dei tempi.
Questa salvezza è in Cristo! Per fede e ravvedimento (Per esempio Efesini 2:8-9; Atti 3:19-20).
Perché i maledetti siano benedetti, qualcuno doveva prendere la nostra maledizione, e questo è stato Gesù Cristo.
Galati 3:13-14 dice: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: ‘Maledetto chiunque è appeso al legno’), affinché la benedizione di Abraamo venisse sugli stranieri in Cristo Gesù, e ricevessimo, per mezzo della fede, lo Spirito promesso”.
La pena per il nostro peccato di egocentrismo e i nostri tentativi di orgoglio, dovevano essere pagati, e in Gesù, Dio stesso ha pagato tutto!
In Cristo siamo benedetti!
In Efesini 1:13 è scritto: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo”.
Poiché Cristo è venuto e ha sopportato l'ira e la maledizione del nostro peccato per noi, ha definitivamente cambiato il nostro status davanti a Dio, per esempio uno status che diventiamo Suoi figli (per esempio Giovanni 1:12-13)
Quindi come si può trasformare oggi la maledizione in benedizione?
Non è perché frequentiamo una chiesa, non è perché siamo di famiglia cristiana, o perché facciamo qualcosa di speciale, il motivo è perché Gesù Cristo e morto, risorto e intercede per noi alla presenza di Dio (per esempio Romani 5:1-2,9-10; 8:31-34).
In Gesù Cristo diventiamo nuove creature con nuovo stile di vita, con un nuovo modo di pensare, con nuovi desideri, con nuove motivazioni! (2 Corinzi 5:17).
Sei una nuova creatura?
CONCLUSIONE
Voglio ancora ricordare tre cose.
La prima è:
1)Chi è in Cristo non è sotto maledizione, ma sotto la benedizione di Dio.
Come membri di chiesa celebriamo regolarmente la nostra benedizione spirituale di salvezza attraverso la Cena del Signore.
Grazie alla morte e alla risurrezione di Gesù Cristo, la maledizione di Dio si è allontanata da noi.
Hai riconosciuto Gesù come Signore e Salvatore della tua vita?
Hai confessato per fede i tuoi peccati a Lui?
Ti sei veramente pentito dei tuoi peccati?
Il pentimento va oltre la consapevolezza che le cose non sono come dovrebbero essere e che c'è qualcosa che non va.
È la consapevolezza che il peccato che abbiamo commesso è grave davanti al Dio santo e che la Sua benedizione e la cosa più importante per la nostra vita, mentre la Sua maledizione la cosa peggiore!
Il pentimento è essere addolorati per i nostri peccati, è ritornare a Dio a cui abbiamo girato le nostre spalle come il figliol prodigo riconoscendo i propri peccati!
Se sei lontano da Dio, se hai girato le spalle a Lui seguendo il tuo peccato, pentiti ritorna a Lui!
Considera la Sua santità, la Sua giustizia, la Sua ira, il Suo amore!
Ritorna Dio! e Lui ti accoglierà!
Una seconda cosa che voglio ricordare è:
(2)L’obbedienza trasforma la maledizione in benedizione.
Per il Signore, l'obbedienza è più importante del sacrificio (1 Samuele 15:22; Salmo 40:6–8; Isaia 1:10–20; Geremia 7:22–23; Osea 6:6; Michea 6:6–8).
Mentre la popolazione metteva se stessa al primo posto, soffrivano per il giudizio di Dio che non benediceva il suo raccolto.
Ma una volta che la popolazione ha cominciato a mettere il Signore al primo posto, iniziava a godere della Sua benedizione.
Una terza cosa da ricordare è:
(3)La sofferenza è uno strumento che Dio usa per portarci a Lui.
Molte persone non ascoltano Dio fino a quando non le tocca con la sofferenza!
Dio sussurra nelle gioie, ma grida nel dolore per richiamarci a Sé!
C.S. Lewis diceva: “Dio sussurra nelle nostre gioie, parla nella nostra coscienza; ma quando siamo nel dolore egli ci chiama a gran voce; il dolore è come il megafono per svegliare un mondo ormai sordo”.
La sofferenza è un richiamo di Dio, un modo che sceglie per ricordare alle persone la Sua sovranità su di loro.
La nostra reazione al Suo giudizio, come ho detto prima deve essere il pentimento e anche la fede.
Ma è meglio non aspettare di soffrire, meglio andare oggi a Lui nel nome di Gesù Cristo!