Salmo 14:5-7: L’immanenza di Dio.
In questi versetti vediamo l’immanenza di Dio.
Tradizionalmente, nella teologia cristiana, l'immanenza di Dio indica l'essere, o l'agire di Dio all'interno dell'umanità, o nel mondo, in contrasto con la trascendenza di Dio, che denota il Suo essere al di là, o al di sopra dell'umanità, o del mondo.
Ma l’uno non contraddice l’altro perché Dio è nello stesso tempo trascendente e immanente.
Martin Robinson dice: “Dio non è solo al di sopra della creazione, è anche potente in essa”.
I DIO È PRESENTE IN MEZZO AL SUO POPOLO (v.5)
Prima di tutto c’è un:
A) Cambiamento
Nel v.5 leggiamo: “Ma ecco, son presi da grande spavento quando Dio appare in mezzo ai giusti”.
“Ma ecco” (šām -avverbio di luogo) è usato per indicare il posto, la posizione (cfr. Esodo 24:12), ed è per questo che la Nuova Diodati traduce: “Là saranno presi da una grande paura, perché DIO è con la gente giusta”.
Ma nello stesso tempo è utilizzato per attirare l'attenzione di qualcuno, o richiamare l'attenzione su qualcuno, o qualcosa.
Altri hanno interpretato come avverbio di tempo, cioè nello stesso tempo (cfr. Salmo 36:12) con il significato di un indicatore per attirare l’attenzione: “Guarda come!”
“Là” si riferisce a “mentre quello che stanno facendo”, cioè mentre divorano il popolo di Dio!
Sono sopraffatti dalla paura "là", nel mezzo dei loro atti di oppressione.
Infatti al v.4 il salmista scriveva: “Son dunque senza conoscenza tutti questi malvagi, che divorano il mio popolo come se fosse pane e non invocano il SIGNORE?”
Il senso potrebbe essere nel momento in cui questi ingiusti divorano il popolo di Dio, dove stanno sono presi da grande spavento.
Oppure in senso di meraviglia: “Guarda come sono presi da grande spavento!!”
Quindi, vediamo che c’è un cambiamento di circostanza, infatti ci troviamo davanti una scena diversa: i malvagi, che sono gli stolti, che negano l’esistenza di Dio con il cuore e con il loro comportamento perseguitano il popolo di Dio, ora sono terrorizzati dalla presenza di Dio!
Quindi c’è una nuova condizione: dall’arroganza e audacia, allo spavento.
“Ma ecco, son presi da grande spavento”, è un'affermazione enfatica letteralmente è: “Là hanno tremato per il terrore”, oppure “là sono stati terrorizzati da un grande terrore”.
Questa frase ci parla dell’intensità del loro terrore.
“Presi da spavento” allora è: “Hanno tremato” (poḥădû - qal perfetto attivo terza persona plurale) indica un’azione nel suo insieme completa e dinamica.
“Presi da spavento”, o “hanno tremato” (poḥădû) è “tremare di paura”, “essere terrorizzati”, “angosciati per un pericolo, o per un problema imminente”, concentrandosi sul fatto che può essere così intenso da causare tremore e tremore fisici (Deuteronomio 28:66, 67; Giobbe 3:25; 23:15; Salmo 14:5; 27:1; 53:5; 78:53; Proverbi 3:24; Isaia 12:2; 19:16, 17; 33:14; 44: 8, 11; Geremia 36:16,24).
“Terrore”, o “paura” (pǎ·ḥǎḏ - nome assoluto singolare) è lo stesso significato, è affine di “spavento”, quindi rafforza la natura del terrore, che lo è di qualcuno, o qualcosa, di solito causato dal Signore (Esodo 15:16; Deuteronomio 2:25; 11:25; 28:67; 1 Samuele 11: 7; Giobbe 13:11; Isaia 2:10, 19, 21; Isaia 24:17; Geremia 48: 43; Geremia 48:44; 49:5; Salmo 14:5; 53: 6; Giobbe 3:25; 15:21; 22:10).
Anche in questo caso, il terrore potrebbe causare tremore (Giobbe 13:11; Salmo 119:120).
In Genesi 31:42, Dio è chiamato il Terrore d’Isacco, per indicare che Isacco aveva il timore reverenziale del vero Dio.
Suggerisce che Isacco aveva una sottomissione così riverente al Signore che il Signore, per lui, era l'incarnazione della paura.
Dunque per dirla con John Goldingay: “Il terrore s’impadronisce delle persone che sono così rilassate nei loro atti di oppressione e sono fiduciose che staranno bene, perché pensano di poter tranquillamente lasciare fuori Dio”.
Questi malvagi oppressori non tengono conto di Dio nella loro oppressione dei giusti!
Sono quelli che non credevano nell’esistenza di Dio dei vv.1-3, e si comportano di conseguenza senza nessun timore di Dio!
Ma nel momento in cui Dio si manifesterà la Sua ira, allora saranno presi da terrore (cfr. Ebrei 10:30-31; Apocalisse 6:12-17).
“Gli uomini non possono, con uno sforzo di volontà, sbarazzarsi delle prove dell'esistenza di un Dio. Di fronte a tutti i loro tentativi di convincersi di ciò, la dimostrazione della sua esistenza li incalzerà e spesso riempirà le loro menti di terrore” (Albert Barnes).
B) La causa
La causa, o la ragione del terrore è la presenza del Signore tra i giusti.
“Son presi da grande spavento” è una descrizione del terrore improvviso quando gli oppressori dei giusti scopriranno di essere stati stolti, perché hanno fatto male al popolo di Dio, ma sarà troppo tardi.
Il v.6 dice: “Ma ecco, son presi da grande spavento quando Dio appare in mezzo ai giusti”.
“Quando” è una congiunzione (kî) che può essere intesa come temporale per come traduce la Nuova Riveduta, o causale per come traduce la San Paolo: “Ed ecco li ha presi un grande spavento, poiché Dio sta con la generazione dei Giusti”, e la Nuova Diodati: “Là saranno presi da una grande paura, perché DIO è con la gente giusta”.
“In mezzo” (b – preposizione) può essere inteso oltre che “in mezzo”, anche “con” la generazione dei giusti, o “sopra”.
Indica la presenza di Dio in mezzo al Suo popolo.
Dio è onnipresente, trascende tutti i limiti dello spazio ed è presente in ogni luogo (per esempio 1 Re 8:27; Salmi 139,7–12; Geremia 23:23–24).
Ma è presente in modo particolare in mezzo al Suo popolo.
Questo ricorda “Dio con noi” di Isaia 7:14, e la formula del patto: “Io abiterò in mezzo a loro”, in riferimento al santuario (Esodo 25:8).
Dio è presente in mezzo al Suo popolo, anche per proteggerli e salvarli.
La parola usata per “spavento” (pǎ·ḥǎḏ) sottolinea che è la paura, il terrore che si manifesta all'improvviso e inaspettatamente per i malvagi che non hanno timore di Dio (cfr. Salmo 36:1), e sono sopraffatti dal terrore che proviene da Dio quando scoppia all'improvviso, quando il Signore mostra la sua presenza tra i giusti!
Quando Dio si manifesta in mezzo al Suo popolo, i malvagi iniziano a farsi prendere dal panico!
Così riconosceranno anche che il Signore è solo in mezzo ai giusti!
Più volte Dio promette la Sua presenza nella Bibbia (per esempio Genesi 28:15; 31:3; Esodo 29:45; 33:14; Levitico 26:12; Deuteronomio 20:1; 31:8; Isaia 43:2; Matteo 28:20; Giosuè 1:9).
Ma non è solo una promessa e anche un dato di fatto, per esempio in Sofonia 3:17 è scritto: “Il SIGNORE, il tuo Dio, è in mezzo a te, come un potente che salva; egli si rallegrerà con gran gioia per causa tua; si acqueterà nel suo amore, esulterà, per causa tua, con grida di gioia”.
È interessante la parola “potente” (gibbôr) indica “potente eroe”, usato più frequentemente per le attività militari per descrivere uno che si è già distinto compiendo azioni eroiche, quindi è un guerriero.
Un guerriero molto capace di difendere, o attaccare (1 Samuele 2:4; Salmo 33:16), quindi che porta la salvezza: Dio è un guerriero che porta la salvezza al Suo popolo che marcia contro i suoi nemici (Isaia 42:13).
Dio allora è un Guerriero di Israele (Esodo 14:13-14; 15:3; Deuteronomio 1:30; 3:22; 20:4; Salmo 24:7-10; Isaia 42:13; Sofonia 3:17) il Guerriero che combatte per il Suo popolo che non deve temere i nemici (Esodo 14:14; Salmo 18:7-16; 35:1-3; 47:2-3;76:7-12; Deuteronomio 1:29-30; 20:1-4; 2 Cronache 32:7-8).
Il Signore aveva combattuto contro l'Egitto sul Mar Rosso (Esodo 15) e contro Sicon e Og nella Transgiordania (Numeri 21:23-26, 33-35), così anche aveva condotto sempre Israele in Canaan pronto a dare la vittoria al suo popolo se gli fosse stato fedele.
Dio è il Signore degli eserciti (per esempio Isaia 31:15; 37:16-37) la vittoria dipende da Lui ed è per quello che il Suo popolo confida in Lui (Salmo 20:7-8), la vittoria appartiene al Signore (1 Samuele 17:47; Proverbi 21:31), come è accaduto per esempio sui Moabiti, ammoniti ed Edomiti (2 Cronache 20:1-22), è un Guerriero con un esercito vittorioso (cfr. Salmo 68:12-31).
Anni fa un giovane missionario dovette fuggire dalla Cina occidentale.
Una folla inferocita lo inseguì accanitamente, riuscì a scappare su una barca fluviale, e mentre fuggiva quei cinesi gli lanciarono addosso lance. Miracolosamente, scappò illeso.
Quando in seguito raccontò questa vicenda a un amico, questo gli chiese: “Quale versetto della Bibbia ti è venuto in mente mentre scappavi sulla barca per sfuggire alle lance della folla?"
"Versetto?" chiese con stupore: “Il Signore stesso era con me!”
Dio è fedele e non abbandona il Suo popolo! (Numeri 23:19; Deuteronomio 7:9; 1 Corinzi 1:9;1 Tessalonicesi 5:24).
Nonostante l'infedeltà di Israele (Deuteronomio 32:20; Cfr. Romani 3:3), Dio rimane fedele (2 Timoteo 2:13).
La fedeltà di Dio è grande (Lamentazioni 3:23), ed è anche per sempre (Salmo 119:90).
Egli è fedele al patto con il Suo popolo e gli manifesterà sempre il Suo amore incrollabile (Salmo 136; Isaia 54:8; Geremia 31:3).
Nel v.6 leggiamo che Dio è in mezzo alla generazione dei giusti come traduce giustamente la San Paolo.
“Generazione” (dôr) si riferisce a un gruppo particolare, razza, o classe di persone, qui indica una classe di uomini distinti per un certo carattere morale, o spirituale in senso positivo, ma è usata anche nel senso per indicare una generazione, razza storta e perversa, o una razza di gente che maledice il padre, e non benedice la madre (cfr. Deuteronomio 32:5; Proverbi 30:11-12).
“I giusti” sono coloro che fanno parte del popolo di Dio (v.4), il popolo del Patto (Esodo 19:5-6; Levitico 26:12; Deuteronomio 7:6; 14:2; Geremia 13:11) i divorati perseguitati dai malvagi, è il misero (v.6), cioè l’indifeso.
Il giusto è il contrario dell’empio (per esempio Genesi 18:23,24,25,26,28; Salmo 1:5-6; Malachia 3:18), in questo salmo anche di malvagi (v.4), e stolti (v.1)
“I giusti” (ṣaddîq) lo sono nel carattere e nel comportamento, vivono in conformità alla volontà di Dio, seguono un certo tipo di standard morale, le loro vite sono conformi allo standard di Dio, come fece per esempio Asa che fece ciò che è giusto agli occhi del Signore (1 Re 15:11; cfr.2 Cronache 31:20, cfr. Atti 4:19).
O, prima di lui, Noè era un uomo giusto, camminava con Dio (Genesi 6:9; 7:1; cfr. Genesi 18:23,24,25,26,28; 20:4; Abacuc 2:4; Malachia 3:18), mentre il resto dell’umanità era corrotta (Genesi 6:12).
“Essere giusto”, significa avere cura di mettere in pratica tutti i comandamenti del Signore (per esempio Deuteronomio 6:17-18,25).
Dio richiede la giustizia al Suo popolo (per esempio Isaia 56:1; 1:16-17; Sofonia 2:3; Amos 5:24; Matteo 5:6; 6:33; 1 Timoteo 6:11; 2 Timoteo 2:22).
Le Sacre Scritture ci educano alla giustizia (2 Timoteo 3:15-16).
Come per Noè, vediamo che Dio agisce in favore dei giusti, lo benedirà, lo proteggerà, lo salverà (per esempio Salmo 1:5-6; 5:12; 7:10; Proverbi 3:33; 12:28; Matteo 13:43); Dio ama chi segue la giustizia (Salmo 146:8; Proverbi 15:9; Giacomo 1:20).
Dio è attento ai bisogni e alle preghiere dei giusti (Salmo 34:15; 55:22; 112:4).
I giusti possono soffrire per la loro fede (Salmo 94:21; Amos 2:6; 5:12; Matteo 5:10; 1 Pietro 3:14; cfr. Atti 14:22; 2 Timoteo 3:12), ma come vediamo nel v.6:
II DIO È IL RIFUGIO DEL SUO POPOLO (v.6)
Nel v.6 il salmista fa una dichiarazione autorevole.
La Nuova Riveduta dice: “Voi cercate di confondere le speranze del misero, perché il SIGNORE è il suo rifugio”.
La Cei traduce:
“Voi volete umiliare le speranze del povero, ma il Signore è il suo rifugio”.
La San Paolo traduce:
“Voi confondete il piano dell'afflitto, ma il Signore è il suo rifugio”.
La Nuova Diodati:
“Voi cercate di frustrare i piani del misero, perché l'Eterno è il suo rifugio”.
I malvagi oppressori del popolo di Dio, non credono, o non sanno che sono gli oggetti della cura speciale di Dio.
A) Il proposito dei malvagi
“Voi cercate di confondere le speranze del misero”.
“Voi cercate di confondere” (tābîšû – hifil imperfetto attivo plurale).
Il verbo imperfetto indica che l’azione non è compiuta, non è ultimata, è ancora in corso.
La forma del verbo (hifil) con la voce attiva indica una causa attiva.
“Confondere” (bôš) è umiliare come traduce la CEI, “portare”, o “causare vergogna, o confusione” (Salmo 119:31,116), “causare disonore”, con un significato associativo di causare frustrazione, come traduce la Nuova Diodati, e perdita di speranza per l'oggetto che subisce la vergogna (Genesi 2:25; 2 Samuele 19:6).
Il proposito dei malvagi è ostacolare le speranze del misero.
Le speranze del misero è in enfasi.
“Le speranze” (ʿăṣat – nome femminile singolare) si riferisce allo schema, scopo, piano, progetto da realizzare, una serie di passaggi da eseguire o obiettivi da raggiungere (2 Re 18:20; 1 Cronache 12:20; Esdra 4:5; Neemia 4:9;Salmo 14:6; 20:5; Giobbe 5:13; 10:3; 18:7; 22:18; Proverbi 19:21; 20:5; Isaia 5:19; 8:10; 14:26; 19:3, 17; 25:1; 29:15; 30:1; 36:5; 44:26; 46:11; Geremia 18:23; 19:7; 32:19; 49:20,30; 50:45; Ezechiele 11:2; Michea 4:12).
“Il misero” (ʿānî-aggettivo maschile singolare) indica “l’afflitto”, “l’oppresso”, “il debole”, cioè appartenente a essere uno stato umile e bisognoso, come una classe di persone di basso rango in una società, di solito di persone in povertà economica, che implica una mancanza di risorse (per esempio Esodo 22:25).
Il povero è una persona che è stata vittima di dolore, di ferita o danno, sia fisicamente che mentalmente; spesso associato a trattamenti, o eventi ricorrenti (Giobbe 34:28; 36:6,15; Salmo 9:13, 19; 10:2,9,12; 12:6; 14: 6; 22:25; 35:10; 37:14; 68:11; 72: 2, 4, 12; 74:19, 21; 82:3; 102:1; 140:13; Proverbi 3:34; 15:15; 16:19; 22:22; 30:14; 31:9,20; Isaia 14:32; 26:6; 32:7; 41:17; 49:13; 51:21; 54:11; Geremia 22:16; Ezechiele 16:49; 18:12, 17; 22:29; Abacuc 3:14; Zaccaria 11:7,11).
La parola a volte sottolinea l'umiltà che deriva da una risposta adeguata all'afflizione.
L'umile è in contrasto con l'altero (2 Samuele 22:28; Salmo 18:27), l'orgoglioso (Proverbi 16:19) e lo schernitore (Proverbi 3:34).
È una caratteristica sorprendente del Messia (Zaccaria 9:9).
Il misero è anche il devoto che grida a Dio per essere liberato (Salmi 9:13; 10:12; 12:5; 25:16; 34:6; 69:29; 70:5; 86:1)
Dio ha pietà di loro (Isaia 49:13), li salva (Salmo 34:6); li libera (Salmo 35:10); provvede (Salmo 68:10) garantirà loro il diritto (Salmo 72:2,4); lo difenderà (Salmo 140: 12).
Dal contesto vediamo che il misero è il popolo di Dio (vv.4,7), sono i giusti (v.5), sono quelli che confidano in Dio (v.6).
Questo passo ci parla di persecuzione al popolo di Dio, che hanno spesse volte avuto; per esempio ai tempi di Ester (Ester 3:5-7); Daniele (Daniele 3:1-30; 6:1-28); Giovanni Battista (Marco 6:14–29; Matteo 14:1–12; Luca 9:9; Giovanni 3:24); i primi cristiani (Matteo 5:12; Giovanni 15:21; Atti 5:41; Galati 1:13 1 Tessalonicesi 2:13–16).
Il popolo del Signore è sempre stato, e sarà sempre perseguitato da coloro che non cercano il Signore, l'unico vero Dio (v. 4).
La persecuzione del popolo di Dio continuerà, e persino peggiorerà, fino a quando il Signore Gesù Cristo ritornerà e alla fine conquisterà tutti i nostri nemici.
La persecuzione dei discepoli di Gesù Cristo è inevitabile (per esempio Marco 13:9–13; Atti 14:22; 2 Timoteo 3:11–12), e ci sarà anche dopo sotto i Romani: Nerone, Domiziano, e anche oggi c’è la persecuzione in certe nazioni, come per esempio in Eritrea.
Il 9 settembre del 2020, il governo eritreo ha rilasciato su cauzione 20 cristiani dopo anni di reclusione.
L’Eritrea è al 6° posto della World Watch List, il rapporto annuale di Porte Aperte sulla persecuzione dei cristiani nel mondo.
In Eritrea migliaia di cristiani sono stati imprigionati per aver infranto una legge del 2002 che vieta ogni forma di culto al di fuori dell’islam sunnita e del cristianesimo ortodosso, cattolico e luterano.
Un cristiano locale, è stato arrestato insieme a una quarantina di altri cristiani durante un incontro segreto e ha trascorso più di 10 anni in 3 diverse carceri, esposto al caldo torrido, alla mancanza di igiene, e con un pasto di una fetta di pane al giorno e una tazza di tè, e a regolari pressioni per rinunciare alla fede e quindi così da poter dare una fine alle sue sofferenze. Ma egli si è rifiutato di cedere.
Alla fine, inaspettatamente e senza alcuna spiegazione, è stato rilasciato e rimandato a casa dalla sua famiglia.
Alla persecuzione fisica possiamo aggiungere quella morale, o stigmatica, o di emarginazione che è anche nei paesi occidentali.
Se il proposito dei malvagi è confondere il misero, cioè il devoto, il giusto, in questo passo troviamo:
B) La protezione di Dio
Sempre nel v.6 leggiamo: “Voi cercate di confondere le speranze del misero, perché il SIGNORE è il suo rifugio”.
Lo stolto, l’ateo, il malvagio, ha tentato di fare del male ai giusti, ma ha scoperto che i giusti godono della presenza di Dio come rifugio.
“Perché” (kî - congiunzione) può avere un senso avversativo (cfr. 2 Re 17:39), di contrasto: “Ma” come traduce la San Paolo e la CEI.
La San Paolo traduce:
“Voi confondete il piano dell'afflitto, ma il Signore è il suo rifugio”.
La Cei traduce:
“Voi volete umiliare le speranze del povero, ma il Signore è il suo rifugio”.
Oppure causale: “Perché” come traduce la Nuova Riveduta e la Nuova Diodati (cfr. Genesi 3:14).
“Voi cercate di confondere le speranze del misero, perché il SIGNORE è il suo rifugio”.
“Voi cercate di frustrare i piani del misero, perché l'Eterno è il suo rifugio”.
In questo senso la ragione della persecuzione è perché il misero ha Dio come rifugio.
Oppure di enfasi e rafforzamento di una dichiarazione, fare un’affermazione; il senso potrebbe anzi, sicuramente, veramente (cfr. 1 Samuele 21:5)
“Voi cercate di confondere le speranze del misero, sicuramente il SIGNORE è il suo rifugio”.
“Signore” (Yahweh) è il nome con cui si è presentato a Mosè in Esodo 3:14-15, significa “Colui che è”!
Esprime la qualità di Dio di auto-esistente, essere assoluto come l'Eterno, immutabile, presenza dinamica.
“Signore” è considerato il nome del Patto, perché è il nome con cui Dio si è rivelato agli Israeliti per mezzo di Mosè quando entrò in alleanza con loro (Esodo 3:14-15; 6:2- 3; 15:1-13; 33:19; 34:6-7).
“Signore” implica essere una realtà dinamica, attiva, presente ed efficace, che subentra in scena, infatti, si è presentato a Mosè per intervenire nella vita del Suo popolo per liberarli dalla schiavitù in Egitto.
Questo nome indica la certezza che il Dio di Israele, il Dio dei padri, ha ascoltato le loro grida e li salverà (Esodo 3:7-9)
Allora l’accento principale di questo nome è posto sul messaggio di liberazione, di salvezza.
Il Signore è il rifugio del misero, cioè del giusto!
Il rifugio era un luogo in cui uomini e animali potevano ripararsi dagli attacchi, o dalle intemperie (Salmo 61:3; 104:18).
È una parola che viene spesso usata nei salmi per trasmettere l'idea della protezione di Dio nei confronti del suo popolo (vedere Salmi 46: 1; 62: 7–8).
“Suo rifugio” (maḥsēhû) è “il luogo di rifugio”, esprime possesso.
“Rifugio” indica l’assistenza, la sicurezza, la protezione che è il Signore, dove si trova dove si trova la salvezza dal pericolo (Salmo 14:6; 46:1; 61:4; 62:7-8; 71:7; 73:28; 91:2,9; 94:22; 104:18; 142:6; Proverbi 14:26; Isaia 28:15,17; Geremia 17:17; Gioele 4:16).
Gli atei, i malvagi (v.4) perseguitano il popolo di Dio, cercano di ostacolare, umiliare, confondere i piani dei giusti, ma il Signore è il loro rifugio e quindi i loro attacchi sono vani.
Oppure gli atei, i malvagi (v.4) perseguitano il popolo di Dio, che cercano di ostacolare, umiliare, confondere i piani dei poveri, sicuramente il Signore è il loro rifugio.
Infine vediamo:
III DIO È LA SALVEZZA DEL SUO POPOLO (v.7)
Nel v.7 leggiamo: “Oh, chi darà da Sion la salvezza a Israele? Quando il SIGNORE farà ritornare gli esuli del suo popolo, Giacobbe esulterà, Israele si rallegrerà”.
Se la Nuova Riveduta traduce con un interrogativo: “Oh, chi darà da Sion la salvezza a Israele?”, così anche la CEI.
La San Paolo traduce con un’esclamazione: “Oh, venga da Sion la salvezza d'Israele!
Così anche e la Nuova Diodati.
Comunque sia interrogative, o esclamativo, noi troviamo:
A) Il desiderio di salvezza
Il giusto brama l'arrivo del grande giorno della liberazione.
“Darà” (yittēn – qal imperfetto attivo) indica “avere”, non è ancora un’azione completata, ed esprime un desiderio di salvezza.
“Da Sion” (mi ṣiyyôn) indica la fonte (mi – cfr. Genesi 26:16), oppure il mezzo (cfr. Genesi 9:11).
Se il popolo si trova esiliato in Babilonia, allora il desiderio è di qualcuno che venga da Sion per liberarlo.
“Sion” (ṣiyyôn) molto probabilmente significhi “fortezza”.
La parola nell’Antico Testamento per Sion è usata per riferirsi:
(1) Alla città di Gerusalemme, la città di Davide, la capitale, il fulcro del regno di Dio (2 Samuele 5:7; 1 Re 8:1; 1 Cronache 11:5; 2 Cronache 5:2; Salmo 51:18; Isaia 40:9).
(2) “Sion” si riferisce a Giuda, o ai villaggi di Giuda (Salmo 74:2; 78:68; 97:8).
(3) “Sion” si riferisce al monte del tempio, o al tempio, la dimora di Dio da dove regna, la sede della Sua autorità, il luogo in cui Dio è in mezzo al Suo popolo (Salmo 9:11; 65:2; 74:2; 99:1-2; 110:2; 132:13; 135:21; Isaia 8:18; 24:23; cfr. Deuteronomio 12:5-14; 1 Re 8:10; 2 Cronache 5:13,14).
“Sion” indica, allora, la posizione della dimora del Signore e simboleggia un luogo di sicurezza, di rifugio (Salmo 46:4-7; 76:2-3), di salvezza (Salmo 14:7; 20:2; 53:6), o di benedizione (128:5; 133:3; 134:3).
Il Signore ama Sion (Salmo 87:2), l'ha scelta per sé (Salmo 78:68; 132:13).
Il salmista credeva che il Signore fosse veramente in mezzo al Suo popolo, ma desiderava ardentemente che quella presenza si manifestasse liberandolo dalla presenza oppressiva dei malvagi.
Ciò che si desidera, allora, è la salvezza.
La salvezza è il tema principale dell'intera Bibbia.
La “salvezza” (yešûʿāh – nome femminile singolare) indica “liberazione”, “aiuto”, “soccorso”, “vittoria”, “prosperità”, “sicurezza” (1 Samuele 14:45; 2 Samuele 10:11; Giobbe 30:15; Isaia 26:1).
Il significato principale è salvare dall'angoscia, o dal pericolo, dai guai, specialmente dai nemici ed è quello che fa Dio, il Salvatore (Deuteronomio 32:15; Salmo 42:5,11; 43:5; 68:19; 89:26)
La salvezza appartiene a Dio (Salmo 3:3,8; Giona 2:10; Apocalisse 7:10).
Nessuno, solo Dio può salvare (Isaia 43:14; Osea 1:7).
“Salvezza” è per esempio è usata per la liberazione da parte di Dio, del popolo d’Israele dall’Egitto (Esodo 14:13; cfr. 2 Cronache 20:17; Esodo 15:2; 1 Samuele 2:1; 2 Samuele 22:51; Salmo 20:6; 42:5 116:13-14).
Ed è la stessa cosa che avviene nel senso spirituale, Dio ha provveduto la salvezza eterna dal peccato attraverso Gesù Cristo (Matteo 1:21; Luca 19:10; Giovanni 3:16; Atti 4:10-12; Romani 5:1-11; 1 Timoteo 1:15), è per la sola grazia di Dio, per la sola fede e non per opere (Efesini 2:8-9), chi si pente e confessa i propri peccati sarà salvato (Atti 3:19; 1 Giovanni 1:8-10) questa è una salvezza certa, eterna (Giovanni 5:24; 10:27-30; Romani 8:29-37; Filippesi 1:6)
Quindi vediamo:
B) L’azione del Signore o divina azione
Il v.7 ci dice ancora: “Quando il SIGNORE farà ritornare gli esuli del suo popolo, Giacobbe esulterà, Israele si rallegrerà”.
Il salmista desidera ardentemente che Dio agisca per liberare e restaurare.
Dio muterà il destino del Suo popolo benchè il futuro possa essere incerto, trasformerà il dolore in esultanza e gioia.
Vediamo una nuova circostanza che descrive un’azione divina ed è descritta con enfasi.
Chi può far ritornare gli esuli è il Signore! (cfr. Salmo 126).
Questo passo descrive il popolo d’Israele che si trova fuori dalla loro terra, molto probabilmente si riferisce all’esilio in Babilonia, quando questo avverrà ci sarà esultanza e gioia!
“Quando ritornerà” (b-preposizione - šûb-qal infinitivo costrutto) ha una funzione temporale.
Questo passo è stato interpretato in due modi e si vede anche dalle traduzioni diverse.
Una prima interpretazione la possiamo vedere dalle traduzioni della Nuova riveduta e della Nuova Diodati.
La Nuova Riveduta dice: ” Quando il SIGNORE farà ritornare gli esuli del suo popolo, Giacobbe esulterà, Israele si rallegrerà.
Così anche la Nuova Diodati: “Oh! Venga pure da Sion la salvezza, d'Israele! Quando l'Eterno ricondurrà dalla cattività il suo popolo, Giacobbe esulterà, Israele si rallegrerà”.
Storicamente questo è avvenuto: Dio ha punito il Suo popolo con l’esilio in Babilonia (Deuteronomio 32:15, 19–20, 22–26; Isaia 3:14–15; 5:24; Geremia 11:11–12; 25:28–29; 52:3; Ezechiele 7:2–9; 9:9–10; 16:59; 18:20–28,30–32; 20:23–26; 24:13–14; 39:21–24; Osea 5:1, 4–6, 14–15; Amos 4:1–3, 6–12; Michea 6:9–16; Malachia 3:5), e poi li ha riportati di nuovo nella loro terra (Salmo 14:7; 69:35–36; 95:6–9; 147:12–14; 147:19–20; Isaia 41:13–14; 42:6; 46:3–4; Geremia 30:3,18–22; Ezechiele 34:11–30; 36:8–12; Amos 9:13–15; Zaccaria 8:12; Malachia 3:10–12; cfr. anche Deuteronomio 30:3; Salmo 53:7; 85:2; 126:1; Geremia 29:14; 31:23; 32:44; 33:7, 26; 126:4; Lamentazioni 2:14; Ezechiele 39:25; Osea 6:11; Gioele 4:1; Sofonia 2:7; 3:20).
Come già li aveva salvati dalla schiavitù dall’Egitto, così ha fatto anche da quella Babilonese (Genesi 15:13–14; Esodo 3:21; 12:35–36; 14:4; Deuteronomio 5:15; Neemia 9:9–11; Salmo 77:14–20; 105:23–38; 136:10–15; Isaia 63:11–14; Atti 7:30–31, 34–36).
Una seconda interpretazione può essere intesa anche che il Signore ristabilirà la sorte, le fortune, i possedimenti le proprietà del Suo popolo quando lo farà ritornare dall’esilio come traducono la Cei: “Quando il Signore ristabilirà la sorte del suo popolo, esulterà Giacobbe e gioirà Israele”.
E la San Paolo: “Quando il Signore restaurerà la sorte del suo popolo, esulti Giacobbe, s'allieti Israele”.
Questo avviene perché la parola tradotta con “esuli”(šeḇûṯ) dalla Nuova Riveduta, può avere anche il significato non solo di esiliati , quindi di essere stati catturati, con l’implicazione di controllo e oppressione, e spesso che risiedono in un altro luogo come una prigione o un altro paese (Geremia 29:14; 30:3; 31:23; 33:7; Lamentazioni 2:14; Ezechiele 29:14; 39:25; Amos 9:14-15).
Ma può avere anche il significato di fortune, attività, ossia, principalmente beni, materiali e proprietà, e quindi un ritorno alla prosperità (per esempio Giobbe 42:10; Amos 9:14; Osea 6:11).
Oppure può avere il senso di ripristinare, riportare all'esistenza all’uso, alla funzione, o posizione originale (per esempio Genesi 14:16; 40:21; 41:13; Geremia 15:19; 16:15; 32:44; 33:7, 11).
Il desiderio comunque è che ci sia una svolta nella vita del popolo, una svolta di eventi che fornisce una benedizione e così il popolo esulterà e si rallegrerà.
C) La reazione del popolo
Sempre nel v.7 leggiamo: ”Quando il SIGNORE farà ritornare gli esuli del suo popolo, Giacobbe esulterà, Israele si rallegrerà”.
La gioia è l'opposto della confusione.
“Giacobbe” (Numeri 23:7; Deuteronomio 33:10; Isaia 14:1) indica il nome del popolo di Dio come “Israele”, qui serve per rafforzare.
“Esulterà (āygēl -qal imperfetto attivo) è un’espressione di grande gioia come al tempo della mietitura, oppure quando spartisce il bottino (Isaia 9:2).
L'idea centrale di questo verbo è gioire in risposta a Dio e alle Sue azioni come in questo caso della Sua salvezza (Salmo 13:5; 35:9; Isaia 25:9; 61:10), quindi della restaurazione di Israele, del suo ritorno dall’esilio.
È un’esultanza che deve essere accompagnata dal timore e tremore (Salmi 2:11).
Quando penso a questa parola mi vengono in mente l’esultanza di migliaia e migliaia di persone a Time Square a New York, o a Londra nel 1945 alla notizia della fine della seconda guerra mondiale con la sconfitta dei tedeschi.
Per rafforzare ancora la reazione gioiosa, il salmista dice che Israele “si rallegrerà”.
“Si rallegrerà (yiśmaḥ - qal imperfetto attivo) è “abbiate un sentimento di gioia e felicità” come per la pioggia che Dio darà nella giusta misura all’inizio della semina tra ottobre-dicembre e prima del raccolto tra marzo e maggio affinché i raccolti fossero ricchi e abbondanti (Gioele 2:23), o per l'occasione di un matrimonio (Geremia 7:34; Cantico dei Cantici 3: 11); per la vendemmia (Isaia 9:2; 16:10), l’accoglienza di un vincitore (1 Samuele 18:6).
Si riferisce alla gioia espressa spontaneamente accompagnata dai salti (Geremia 50:11), con il battere delle mani (Isaia 55:12; cfr. Ezechiele 25:6), danza, musica, e grida di gioia (ad esempio, 1 Samuele 18:6; 2 Samuele 6:12, 14; 1 Re 1:40, 45; Neemia 12:27).
Ovviamente qui si riferisce per celebrare la liberazione e la restaurazione d’Israele (cfr. Salmo 126:3; Isaia 9:2; 25:9; 35:10; 51:3, 11; 65:14-19; Zaccaria 2:10).
C’è un altro tipo di restaurazione, quella spirituale e morale, infatti la parola ebraica(yešûʿāh) è la radice del nome Gesù, ed è stato chiamato così perché avrebbe salvato il Suo popolo dai suoi peccati (Matteo 1:21).
Così la certezza della salvezza è motivo di gioia, ai discepoli viene comandato di rallegrarsi non perché gli spiriti gli sono sottoposti, ma perché i loro nomi sono scritti nei cieli (Luca 10:20).
Il cristiano può essere più che sicuro che alla fine il Signore vincerà come vediamo nel libro dell’Apocalisse!
CONCLUSIONE
Se questi versetti sono di avvertimento, di giudizio per gli atei, per coloro che perseguitano il popolo di Dio, chi fa parte del popolo di Dio (i giusti), deve continuare ad avere fede in Lui e quindi ad avere grande conforto perché:
Dio è presente nella vita del Suo popolo;
Dio è il suo rifugio;
Dio li salverà.
Quando Gesù ritornerà ci sarà la liberazione definitiva per vivere nei nuovi cieli e nella nuova terra (Apocalisse 20:11-22:21).
In questi versetti vediamo una parola di speranza per i credenti, che insegna che coloro che respingono le vie di Dio non alla fine trionferanno.
Questo salmo è come una specie di dichiarazione di fede che incoraggia le persone a credere che alla fine il Signore salverà il Suo popolo dai malvagi.
La manifestazione di Dio terrorizza i malvagi, ma è di meravigliosa gioia e conforto per il Suo popolo.
Perciò se fai parte del popolo di Dio rallegrati in Lui, nel tuo Salvatore per la tua salvezza!