Deuteronomio 4:39-40: La sollecitazione della manifestazione di Dio
Tozer diceva: “È impossibile mantenere salde le nostre pratiche morali e i nostri atteggiamenti interiori retti mentre la nostra idea di Dio è errata, o inadeguata. Se vogliamo riportare il potere spirituale nella nostra vita, dobbiamo iniziare a pensare a Dio più da vicino a come Egli è."
Nelle predicazioni precedenti di Deuteronomio 4, abbiamo visto la singolarità della manifestazione di Dio (vv.32-34); abbiamo poi visto gli scopi della manifestazione di Dio (vv.35-38), ora nei vv.39-40 noi vediamo la sollecitazione della manifestazione di Dio.
I vv.39-40 concludono il discorso fatto fino in questo momento: sapendo chi è il Signore, che è l’unico Dio, nessuno è come Lui in tutto l’universo, e sapendo cosa ha fatto, Israele deve sapere e riconoscere che è il solo Dio e a Lui devi obbedire.
Non farlo significa rifiutare la felicità e la lunga vita che Egli offre.
Nella sollecitazione della manifestazione di Dio c’è:
I LA CREDENZA (v.39)
Mosè fa appello al credo monoteista: c’è un solo Dio, e questo è il Signore, Yahweh.
v.39 dice: ”Sappi dunque oggi e ritieni bene nel tuo cuore che il SIGNORE è Dio lassù nei cieli, e quaggiù sulla terra; e che non ve n'è alcun altro”.
Mosè riprende ciò che aveva detto precedentemente nel v.35 e cioè che il Signore è Dio, e che oltre a lui non ve n’è nessun altro.
Oltre al fatto oggettivo che Dio il Signore è l’unico Dio, soggettivamente, per il fatto stesso che il Signore li aveva liberati dalla schiavitù d’Egitto era una motivazione a non a non avere altre divinità.
Il primo comandamento dice: “Non avere altri dèi oltre a me” (Esodo 20:3; Deuteronomio 5:7), e questo stabilisce per il resto degli altri nove comandamenti, un'attesa di priorità assoluta, un primo e fondamentale dovere per coloro che desiderano entrare nel rapporto di alleanza con il Signore, con Yahweh.
“Non avere altri dèi oltre a me” indica un divieto enfatico, un'affermazione categorica delle pretese esclusive del Signore, riflette una forte aspettativa di obbedienza che il popolo doveva avere!
Violare questo comandamento è ripudiare e tradire l'intera relazione di alleanza, di patto con Dio.
Dio ha il diritto di essere adorato solo Lui, obbedito e servito.
Il Signore vuole la priorità e l’assoluta lealtà!
Walter Brueggemann riguardo il primo comandamento afferma: "Il comando richiede a Israele di mobilitare tutta la sua vita, in ogni sfera, attorno a una sola lealtà."
Dio deve avere la priorità e la lealtà, semplicemente perché è l’unico Dio (Deuteronomio 6:4-5; 45:18), e anche l’unico Salvatore che ha liberato Israele dalla schiavitù Egiziana (Esodo 20:2; Deuteronomio 5:6).
L’esodo di Israele dall'Egitto ha dimostrato che il Signore ha il potere supremo e con questa liberazione ha portato il popolo dall'autorità di un sovrano, dal faraone, a Se Stesso, quindi l'atto di liberazione del Signore stabilisce la Sua sovranità su Israele.
I dieci comandamenti sono semplicemente le esigenze del nuovo sovrano d'Israele.
Il Signore è Colui che ha liberato Israeliti dall'Egitto, e questo significa che gli non devono avere altri dèi all'infuori di Lui.
Nella credenza vediamo:
A) L’urgenza della sollecitazione
”Sappi dunque oggi” dice Mosè.
Con “oggi”, noi vediamo una forte enfasi e un’urgenza per il popolo a prendere una decisione.
Tutto il Deuteronomio è segnato da questa parola:”Oggi”, in questo modo Israele è ripetutamente chiamato a prendere la decisione giusta. (Deuteronomio 4:8, 26, 38, 39, 40; 5:1, 3; 6:6; 7:11; 8:1, 11, 18, 19; 9:1, 3; 10:13; 11:2, 8, 13, 26, 27, 28, 32; 13:18; 15:5, 15; 19:9; 26:16, 17, 18; 27:1, 4, 9, 10; 28:1, 13, 14, 15; 29:9, 11, 12, 14, 17; 30:2, 8, 11, 15, 16, 18, 19; 32:46).
Quando Dio ci esorta a prendere una decisione, o ad agire non dobbiamo temporeggiare, la dobbiamo fare subito, e quando obbediamo al Signore non è mai sbagliato, è sempre la cosa giusta!
Una delle caratteristiche del libro di Deuteronomio è che è pieno di esortazioni, affinché il popolo desse la giusta risposta.
Il Signore fa appello ed esorta il popolo ad agire, richiama la volontà per logica a tutto il discorso precedente (sappi - yadaʿăttā – qal perfetto attivo) sulla base della Sua fedeltà al Patto, e chiede di prendere una decisione su base razionale (Deuteronomio 4:39; 7:9; 8:5; 9:3, 6; 31:13) e non emotiva (cfr. Luca 14:28-32), le scelte emotive hanno breve durata come ci ricorda la parabola dei quattro terreni con il seme caduto nei luoghi rocciosi che non aveva buone radici e si seccato, che rappresenta quelle persone che ricevono la Parola di Dio con gioia, ma alle prime difficoltà si sviano(cfr. Matteo 13:20-21).
Quindi la conclusione logica della manifestazione unica e potente di Dio è:il riconoscerlo e ritenere nel cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra e che non ce n’è alcun altro.
Nell’urgenza della sollecitazione vediamo due aspetti.
Il primo aspetto è il:
(1) Riconoscere Dio
R. C. Sproul disse: “Gli uomini e le donne che rifiutano di riconoscere l'esistenza di Dio lo fanno, in ultima analisi, perché è contrario al loro modo di vivere. Non vogliono piegarsi alle pretese morali di un Dio santo sulla loro vita”.
Mosè ha esortato e ci esorta a riconoscere Dio dicendo: ”Sappi” (v.39).
Dopo aver parlato della manifestazione di Dio, con un tono imperativo, il popolo deve sapere, cioè deve riconoscere (Genesi 28:16; Deuteronomio 4:35; 7:9; 33:9; Giosuè 22:31; Giudici 13:16; 2 Samuele 19:6, Salmo 100:3; Proverbi 3:6), o credere (Genesi 15: 8; 2 Samuele 5: 12; 1 Re 18: 37; 2 Re 4:9; 5:8,15) nel Signore e ciò che riguarda il Signore.
Non prendiamo scuse per non credere!
Molti vogliono continuare a vivere come gli pare a loro, non vogliono sottomettersi a Dio, ed è per questo che lo rifiutano, non lo riconoscono come Dio.
Il secondo aspetto è il:
(2) Meditare su Dio
“E ritieni bene nel tuo cuore” (v.39).
Ciò che ci fa capire Mosè quando dice: “Ritieni bene nel tuo cuore”, che non è un caso, non è accidentale, ma è una reazione in base al ragionamento precedente riguardo la manifestazione di Dio, una deduzione logica.
“Ritieni bene nel tuo cuore” (hifil perfetto attivo) ha il senso di meditare, o considerare attentamente, quindi ritornarci sempre sopra con il ragionamento, ricordare (Deuteronomio 30:1; Isaia 46:8; Lamentazioni 3:21) chi è il Signore.
Giovanni della Croce pregava: “Il mio spirito è diventato arido perché dimentica di nutrirsi di te”.
Qualcuno ha detto: “La meditazione ha un potere digerente e trasforma la verità speciale in nutrimento”.
Possiamo nutrirci di Dio con la meditazione di quello che Lui è, e questo dipende dal rapporto che abbiamo con Dio con la preghiera e la lettura, la meditazione, lo studio della Bibbia, e il frequentare regolarmente una chiesa locale!
Quindi qualsiasi cosa distoglie la nostra attenzione dal meditare su Dio danneggia il nostro spirito, o la nostra vita interiore, la priva di nutrimento.
Molte persone, tra queste anche cristiani, sono in grado di leggere e di scrivere la parola “meditazione”, ma non sanno cosa sia nella loro vita spirituale!
Per la buona salute del nostro spirito, per rafforzare la nostra fede e comportarci come Dio vuole, per la nostra crescita spirituale, dobbiamo meditare sempre su chi è Dio, ma dobbiamo ricordare che nonostante sia gratuita, è però molto impegnativa, è una disciplina.
Tozer disse: “Tra i cristiani di tutte le epoche e di diverse sfumature di enfasi dottrinale c'è stato un accordo abbastanza totale su una cosa: tutti credevano che fosse importante che il cristiano con serie aspirazioni spirituali imparasse a meditare a lungo e spesso su Dio. Lasciate che un cristiano insista nell'elevarsi al di sopra della povera media dell'attuale esperienza religiosa e presto si scontrerà con la necessità di conoscere Dio stesso come fine ultimo di tutta la dottrina cristiana. Lasciatelo cercare di esplorare le sacre meraviglie della Trinità divina e scoprirà che una meditazione sostenuta e intelligentemente diretta sulla Persona di Dio è imperativa. Per conoscere bene Dio deve pensare a Lui incessantemente. Niente di ciò che l'uomo ha scoperto su se stesso, o su Dio ha rivelato una scorciatoia per la pura spiritualità. Essa è ancora gratuita, ma tremendamente costosa”.
Possiamo meditare sempre, anche durante la notte mentre dormiamo, qualcuno ne è convinto.
Leslie Flynn diceva: ‘Gli psicologi ci dicono che il subconscio funziona mentre dormiamo’.
Dawson Trotman, fondatore dei Navigators, credeva che l'ultimo pensiero prevalente nella mente cosciente prima di andare a dormire dovesse essere una parte della Parola di Dio. I compagni con i quali viaggiava dicevano che alla fine del giorno, con le luci spente e la conversazione finita, qualcuno avrebbe citato un versetto, o un breve passo della Bibbia. La teoria era che quest'ultima idea dominante si sarebbe ‘fatta cuocere a fuoco lento’ nel subconscio e diventare il primo pensiero al risveglio.”
Consideriamo ora:
B) L’essenza della sollecitazione
Sempre nel v.39 leggiamo: “Che il SIGNORE è Dio lassù nei cieli, e quaggiù sulla terra; e che non ve n'è alcun altro”.
Il Signore è Dio sia in cielo e sia in terra, sia nel mondo spirituale come nel mondo materiale, è il Signore in modo universale!
Il Signore è Dio universale, domina su tutto! Egli è Dio dappertutto!
Non c’è un angolo dell’universo dove il Signore non sia Dio, cioè l'essere soprannaturale da cui ha avuto origine l’universo e lo governa come gli piace senza essere ostacolato e a cui apparteniamo (cfr. Salmo 100:3).
Il Signore è l’unico non ce n’è nessun altro, nessun altro Dio esiste! (cfr. Deuteronomio 6:4-5; 32:39; 33:26; 1 Re 8:60; Salmo 83:18; 86:10; Isaia 43:10-11; 44:6-8; 45:18; 46:9; 1 Corinzi 8:4-6; Efesini 4:6; 1 Timoteo 2:5).
C'è un solo Signore! Nessun altro è Dio.
In armonia con questa verità Gesù disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giovanni 14:6).
Paolo afferma: “…C’è un solo Dio e anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato sé stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo” (1 Timoteo 2:5-6).
Noi ci troviamo davanti un monoteismo rigido, radicale e insuperabile!
Solo il Signore è Dio, non ce n'è nessun altro, solo a Lui dobbiamo obbedirgli!
Solo Gesù è l’unico modo per essere salvati, l’unico mediatore tra Dio e gli uomini!
Certo ai nostri giorni questo tipo di monoteismo radicale è sotto costante attacco perché viviamo in una società sempre più pluralistica e relativista dove ognuno ha la sua verità, e questo viene costantemente ripetuto.
Ma le parole di Deuteronomio 4:39 erano di grande incoraggiamento per il popolo che si apprestava a conquistare un territorio con popoli più potenti d’Israele! (v.38).
Il Signore è supremo in cielo, ed è presente con il Suo popolo sulla terra in tutta la Sua potenza, questo il popolo doveva ricordare e meditare!
Ma il sapere e ritenere bene nel cuore che il SIGNORE è Dio lassù nei cieli, e quaggiù sulla terra; e che non ve n'è alcun altro, serve anche a mettere in guardia Israele dai pericoli di servire altri dèi (cfr. per esempio Deuteronomio 4:28; 5:7; 6:14; 7:4,16,25; 11:16,28).
Quindi il fatto di considerare che il Signore è l’unico Dio serve per trarre le giuste conclusioni, e cioè un comportamento appropriato, cioè secondo come vuole Dio.
Qual è oggi la tua decisione davanti il Signore?
Lo riconosci come Dio di tutto l’universo e quindi anche della tua vita?
Infatti troviamo anche:
II L’OSSERVANZA (v.40)
Gli Israeliti dovevano riconoscere e prendere a cuore l'unicità del Signore, di Yahweh e comportarsi di conseguenza.
Il v. 40 dice:“Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandamenti che oggi ti do, affinché siate felici tu e i tuoi figli dopo di te, e affinché tu prolunghi per sempre i tuoi giorni nel paese che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà”.
Altre volte il libro di Deuteronomio ci ricorda che ciò che Dio ha fatto nella storia è una motivazione all'obbedienza (per esempio Deuteronomio 1:4-8; 3:1-7; 4:9-14).
“Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandamenti” è conformare la propria azione alle leggi e ai comandamenti di Dio, quindi obbedirgli (Deuteronomio 4:2, 6; 5:1, 10, 12, 29, 32; 6:2–3, 17, 25; 7:8–9, 11–12; 8:1–2, 6, 11; 10:13; 11:1, 8, 22, 32–12:1, 28; 13:1, 5, 19; 15:5; 16:1, 12; 17:10, 19; 19:9; 23:24; 24:8; 26:16–18; 27:1; 28:1, 9, 13, 15, 45, 58; 29:8; 30:10, 16; 31:12; 32:46; 33:9).
A) L’obbedienza è una reazione logica a ciò che è il Signore
“Osserva” (šāmartā – qal perfetto attivo) è una reazione logica del fatto che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra, e che non ce n’è nessun altro.
Se il Signore è l'unico Dio, allora Israele deve osservare i Suoi statuti e i Suoi comandamenti.
L’obbedienza è un aspetto importante della vita di fede biblica, è la giusta risposta delle persone ai comandi di Dio, ed è quello che Dio richiede al Suo popolo (Levitico 25:18; Deuteronomio 32:46; 1 Samuele 15:22; Romani 6:16-18; 1 Pietro 1:14-16).
Per esempio in Deuteronomio 26:16 leggiamo:” Oggi, il SIGNORE, il tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste prescrizioni; osservale dunque, mettile in pratica con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua”.
Commentando il v.16 Daniel Block scrive: “Con questo finale Mosè ricorda al suo uditorio che un rapporto soddisfacente con Yahweh non è espresso semplicemente da confessioni di credo, o da conformità esterna alle leggi; richiede impegno a fare la volontà del loro Signore dell'alleanza”.
Il rapporto con Dio è un rapporto di obbedienza, un’obbedienza che deve essere fatta con tutto noi stessi, non è coinvolto solo il corpo, ma anche tutto il nostro essere interiore!
Non dobbiamo solo riempire la mente con la dottrina, ma dobbiamo impegnarci a mettere in pratica ciò che vuole il Signore senza ipocrisia, perché nulla è più sgradevole a Dio dell'ipocrisia! (cfr. Matteo 23:13-36).
Non dobbiamo solo ascoltare la Parola di Dio, ma metterla anche in pratica se non vogliamo ingannare noi stessi come ci ricorda Giacomo (Giacomo 1:22).
B) L’obbedienza è donarsi a Dio per fare la Sua volontà
La vera obbedienza non rimanda, nemmeno chiede il perché deve fare le cose, le fa senza esitare punto e basta, perché è Dio che lo chiede!
Quindi dobbiamo obbedire a Dio indipendentemente dalle circostanze, dal risultato se lo conosciamo, o non lo conosciamo, dai nostri interessi, o benefici in relazione a quella circostanza.
Il nostro atteggiamento deve essere sempre come quello del giovane Samuele che diceva: “Parla, Signore, poiché il tuo servo ascolta” (1 Samuele 3:9).
Anche Gesù ci dà l’esempio di obbedienza al Padre (Matteo 26:39 Giovanni 14:31; 17:4; Romani 5:19; Filippesi 2:8; Ebrei 5:8).
In Giovanni 4:34 Gesù disse: “Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera sua”.
Sempre Gesù in Giovanni 6:38 affermava: “Perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”.
Nonostante la sofferenza che doveva patire, comunque non si è tirato indietro, in Matteo 26:42 leggiamo che Gesù pregava: “Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”.
In Isaia 50:5-6 è scritto: Il Signore, DIO, mi ha aperto l'orecchio e io non sono stato ribelle, non mi sono tirato indietro. Io ho presentato il mio dorso a chi mi percoteva, e le mie guance a chi mi strappava la barba; io non ho nascosto il mio volto agli insulti e agli sputi.”
L’obbedienza è donarsi a dio senza esitazione nel fare la Sua volontà, anche se ci costa!
C) L’obbedienza è una prova che si è figli di Dio
“La vita cristiana inizia con l'obbedienza, dipende dall'obbedienza e si traduce in obbedienza” (Charles Colson).
Una prova che una persona è figlia di Dio è la continua obbedienza ai Suoi comandamenti (1 Giovanni 2:3-5), ed è prendere le distanze dalle vecchie passioni prima della conversione (1 Pietro 1:14).
1 Giovanni 2:3-6 dice: “Da questo sappiamo che l'abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: ‘Io l'ho conosciuto’, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente completo. Da questo conosciamo che siamo in lui: chi dice di rimanere in lui, deve camminare com'egli camminò”.
Pietro invece ci ricorda: “Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell'ignoranza; ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: ‘Siate santi, perché io sono santo’ (1 Pietro 1:14-16).
D) L’obbedienza è legata all’amore
L’obbedienza è legata all’amore, infatti Gesù disse che chi lo ama osserva i Suoi comandamenti (Giovanni 14:15; cfr. 1 Giovanni 5:3).
Nessun uomo obbedirà a Dio, ma solo chi lo ama!
“L'obbedienza a Dio è la prova più infallibile di amore sincero e supremo per Lui” (Nathanael Emmons).
E) L’obbedienza è legata alla fede (Matteo 7:21; Romani 1:5).
A.W. Tozer disse: “La Bibbia non riconosce alcuna fede che non porti all'obbedienza, né riconosce alcuna obbedienza che non scaturisca dalla fede. Entrambe sono facce opposte della stessa medaglia”.
La fede senza le opere è morta dice Giacomo (Giacomo 2:14-26).
L’obbedienza è un passo di fede, perché nell’obbedire ci fidiamo di fare ciò che Dio vuole come fece Abraamo come leggiamo in Ebrei 11:8: “Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava”.
Abraamo obbedì a Dio senza sapere dove lo avrebbe guidato, ma lo fece perché si fidava ciecamente di Dio!
Un cadetto dell'aviazione su un volo di scuola pratica è stato improvvisamente colpito dalla cecità. Freneticamente, ha contattato la torre di controllo. Il suo ufficiale comandante rispose via radio: ‘Non aver paura, fai quello che ti dico!’ Dopo che gli fu consigliato di continuare a girare il campo fino a quando tutto era pronto per un atterraggio, il pilota senza vista gli è stato detto di iniziare a perdere quota. Mentre l'aereo si avvicinava alla pista, la voce dell'ufficiale gridò incoraggiante: ‘Stai arrivando proprio sul bersaglio!’ Il cadetto, obbedendo totalmente al suo comandante, portò l'aereo giù sano e salvo.
Non possiamo obbedire al Signore e fidarci ciecamente di Lui se non crediamo nella Sua esistenza e ci fidiamo delle Sue parole!
Secondo questo passo di Deuteronomio per il popolo di Israele:
F) L’obbedienza aveva due scopi
Mosè ci dice che due sono gli scopi collegati con l’obbedienza: la felicità (yā·ṭǎḇ), cioè le circostanze, o situazioni piacevoli che vanno bene per una persona, quindi il benessere materiale, i benefici, le benedizioni (Deuteronomio 5:16; 6:3, 18; 12:25, 28; 22:7) dei padri e dei figli, e longevità (cfr. Deuteronomio 11:9).
In Deuteronomio l’obbedienza è legata alle benedizioni (Deuteronomio 27-28).
Solo Dio sovrano e misericordioso, poteva fare tali promesse perché solo Lui poteva realizzarle.
Ma il popolo d’Israele, come vediamo nell’Antico Testamento più volte ha fallito.
CONCLUSIONE
Il Signore è l’unico Dio oltre a lui non ve n'è nessun altro!
Il punto di Mosè è: se siamo consapevoli che il Signore è il Dio unico, allora non solo dobbiamo credere in questo, ma dobbiamo anche obbedire!
Credere in un solo Dio è una verità che è stata messa in evidenza, al primo posto nei grandi credi della chiesa cristiana.
È un'affermazione fatta da tantissimi cristiani ogni settimana mentre si riuniscono e dichiarano ciò in cui credono.
Eppure l'affermazione di questa verità, di questo credo, per quanto centrale e ortodossa possa essere, non significa niente! Ripeto non significa niente!!
Credere senza obbedire è sintomo di non appartenere a Dio.
Anche i demoni credono che c’è un solo Dio e tremano dice Giacomo 2:19.
Se sei tentato di vantarti perché credi nella verità che c’è un solo Dio, ricordati che anche i demoni credono in questa giusta dottrina, e questo non dovrebbe sorprenderci perché sono esseri celesti che conoscono bene chi è Dio!
Quindi affermare e credere a questa giusta dottrina dell’esistenza di un unico Dio significa niente perché come dice Sam Allberry riferendosi al fatto che i demoni credono in Dio: “L'inferno è pieno di buona teologia”.
Dunque la sola professione di fede non è indice che siamo salvati dai nostri peccati e dall’ira di Dio.
Giacomo vuole dimostrare che l’assenso mentale, o alzare la mano in una riunione evangelistica come segno di salvezza o consacrazione, non significa niente se non è supportata dai frutti della fede, cioè dalle opere e quindi dall’obbedienza a Dio!
Giacomo sta dicendo che i demoni che sono all’inferno non sono atei!
I demoni credono che Dio ha creato ogni cosa, che è Sovrano su ogni cosa che Cristo è morto e risuscitato, ma non sono salvati!
Il punto di Giacomo è che quando si dice ad alta voce che c'è un solo Dio e si accetta mentalmente questa verità, questo non è sufficiente per fornire la prova della fede salvifica; anche i demoni credono mentalmente alla verità che c'è un solo Dio, ma chiaramente questo non significa che hanno una fede salvifica.
Giacomo elogia forse in modo ironico l’oppositore che crede in modo intellettuale, ma non ha quella personale fiducia che implica l’obbedienza e la sottomissione, è semplicemente la convinzione che esiste un solo Dio come i demoni che tremano davanti a Dio per la sua santità e per il giudizio che avranno!
La convinzione intellettuale di per sé non è sufficiente.
Affermare che Dio è uno, senza che influenza la nostra vita e la nostra condotta è semplicemente insufficiente e irreale, significa che la nostra fede è falsa!
Sono le nostre azioni di obbedienza a Dio che dimostrano che la fede è vera!
Quindi quando vengono fatte certe statistiche sulla fede in Dio, o pensare che il mondo occidentale sia cristiano, quindi che ci sono milioni e milioni di persone che credono in Dio e persino in Gesù Cristo, dobbiamo prenderle con cautela.
La vera fede non è solo sentimentale e intellettuale, che a che fare con il credo, la vera fede implica obbedienza a Dio!
La fede solo sentimentale e intellettuale che non si manifesta in obbedienza è falsa.
La vera fede deve essere abbracciata e praticata, se non ci sono opere, se non c’è obbedienza nella tua vita, l'autenticità della tua fede deve essere messa in dubbio.