1 Pietro 5:10-11: Il conforto nella sofferenza
“Ora il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente. A lui sia la potenza, nei secoli dei secoli. Amen.”
Cosa ci può essere di più confortante nella sofferenza per un vero cristiano sapere che un giorno finirà, questa è la promessa di Dio in questi versetti! Pietro conclude la sua lettera con una forte dichiarazione di speranza (1 Pietro 5:10-11) che riecheggia l'apertura della lettera (1 Pietro 1:1-7). Nei vv.10-11, ci troviamo di fronte un nuovo tema, quello della grazia di Dio nella vita di chi ha chiamato alla Sua salvezza e che opera nella loro vita. Dio permette che chi ha chiamato alla gloria eterna soffra, ma la sofferenza non è per sempre, è per breve tempo, dopo di che Dio li perfezionerà, li renderà fermi, li fortificherà, li stabilirà. Pietro ha parole di lode e non di lamentela contro Dio in questi versetti.
“Ora” (de – congiunzione avversativa), indica un contrasto con quanto detto prima, il contrasto è che la sofferenza non durerà a lungo come dirà più avanti, oppure il contrasto è tra la gloria eterna con la sofferenza temporanea.
Noi in questi versetti vediamo la caratteristica, il contesto e il conforto dei destinatari.
Cominciamo a vedere la caratteristica dei destinatari.
Pietro scrive: “Che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù”.
“Chiamati” (kalesas – aoristo attivo participio) non è semplicemente un invito che una persona può accettare, o rifiutare a suo piacimento, è una convocazione divina, quindi autorevole che il destinatario deve obbedire e non può ignorare, e non lo farà. La parola "chiamati" (kalesas) si è verificata in precedenza in Pietro (1 Pietro 1:15; 2:9, 21; 3:9). Questa chiamata si riferisce alla salvezza (cfr. 1 Pietro 5:1,4; Romani 8:30). Come indicato dalle parole “alla sua gloria eterna” (Romani 8:18; 2 Corinzi 4:16-18), si riferisce all'opera efficace di Dio che chiama gli eletti (cfr. 1 Pietro 1:1) a una relazione salvifica con se stesso. Questa chiamata è la conseguenza dell'elezione, con la quale Dio sceglie, santifica e chiama all'obbedienza (1 Pietro 1:2). Dio li ha scelti in Cristo "prima della creazione del mondo" (Efesini 1:4) e li ha chiamati in Cristo su questa terra (Romani 8:30), e parteciperanno alla gloria eterna di Dio.
"In Cristo" indica che la chiamata salvifica di Dio è efficace per mezzo di Lui, o in Lui, nella Sua persona e continua in Lui. Non c’è salvezza senza Gesù Cristo! (cfr. Atti 4:12). Il tema della chiamata alla Sua gloria eterna, ricorda ai lettori che la salvezza della fine dei tempi è sicura, poiché Dio stesso è colui che ha iniziato e assicurato la loro salvezza. Come dimostrerà il resto del versetto, Dio completerà certamente ciò che ha iniziato (cfr. Filippesi 1:6); la chiamata alla gloria eterna non è discutibile, non è incerta, ma è sicura.
Consideriamo ora il contesto dei destinatari.
“Dopo che avrete sofferto per breve tempo”.
Sebbene Pietro riconosca l'inevitabilità della sofferenza cristiana secondo la volontà di Dio (1 Pietro 1:6; 2:21; 3:9,14,17; 4:12), ne afferma anche la brevità: la sofferenza non è per sempre per un cristiano! Che grande consolazione!
“Breve tempo” (oligon) è in contrasto con “eterna”, proprio come “sofferto” è in contrasto con “gloria”. “Breve tempo” è usato per la brevità della vita paragonata al vapore che appare per un istante e poi svanisce (Giacomo 4:14; cfr. Marco 6:31; 1 Pietro 1:6). La sofferenza cristiana si oscura in confronto alla gloria eterna, è poca cosa, perché è per breve tempo anche se può essere dura, intensa e forte rispetto alla gloria eterna! Pietro specifica che dopo la sofferenza, che è per un breve periodo, ci sarà la gloria eterna. Così quando soffriamo ricordando che la sofferenza è per breve tempo, l’affronteremo con più serenità. Concentriamoci allora sul fatto che la sofferenza non è per sempre! Altrimenti diventa più amara, più difficile da sopportare.
Infine vediamo il conforto dei destinatari: “Il Dio di ogni grazia vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente”.
“Grazia" è una parola preferita di Pietro (1 Pietro 1:2,13; 2:19-20; 3:7; 4:10; 5:5,12), e qui significa che Dio è il possessore e datore di ogni grazia. Le sofferenze dei credenti sono intense e forti, ma la grazia di Dio è ancora più intensa e forte. Questa grazia si esprime in particolare nella chiamata di Dio dei credenti alla gloria eterna. “Grazia" (charitos) indica l’applicazione pratica di benevolenza, benevolenza che trova espressione nella generosità, amore che guida l'azione, è il favore, la buona volontà liberamente data, è dono assolutamente gratuito che viene dato indipendentemente dal vantaggio di chi lo dà. Pietro vuol sapere ai suoi lettori che sono in mezzo la sofferenza, che Dio è il Dio di ogni grazia, cioè la Sua grazia è svariata (cfr. 1 Pietro 4:10) raggiunge tutte le circostanze, tutti gli aspetti della vita, indica Dio come fonte di ogni conforto spirituale e aiuto per ogni occasione. “Dopo che avrete sofferto per breve tempo” non prima, o durante, ma dopo la sofferenza, Dio li perfezionerà Egli stesso, li renderà fermi, li fortificherà stabilmente, i verbi sono al futuro, ma è necessario prima soffrire! Ma la sofferenza precede la gloria! La sofferenza fa parte della vita cristiana ha un suo scopo nei piani di Dio (cfr. per esempio Atti 14:22; Romani 5:3; 8:17; Giacomo 1:2-4; 1 Pietro 1:6-7). “Egli stesso” è enfatico, come in molte delle benedizioni di Paolo (1 Tessalonicesi 3:11; 5:23; 2 Tessalonicesi 2:16; 3:16), sottolinea che Dio stesso e nessun altro lo farà, e sottolinea intimità e tenerezza da parte di Dio.
“Egli stesso” mantiene il centro dell'attenzione su Dio e sulla chiamata di Dio, mentre i quattro verbi paralleli: “vi perfezionerà, vi renderà fermi, vi fortificherà, vi stabilirà saldamente” spiegano come questa chiamata arriva alla piena realizzazione. Nella sofferenza dobbiamo essere concentrati sulla grazia di Dio se non vogliamo essere schiacciati dalla sofferenza e cadere nell’amarezza! Quando la nostra sofferenza diventa il parametro della nostra vita diventerà ancora più difficile sopportarla e non ci farà vedere più il bene che Dio ci ha fatto. Le quattro azioni che Dio stesso farà dopo la sofferenza, sono predizioni, o promesse che mostrano un fermo e incrollabile impegno di Dio per il Suo popolo: “Vi perfezionerà, vi renderà fermi, vi fortificherà, vi stabilirà saldamente” come traduce la Diodati. Ciò che Pietro ha fatto è accumulare un certo numero di parole strettamente correlate che insieme, rafforzandosi a vicenda, ha sottolineato il bene multiplo che Dio farà loro dopo la sofferenza. Tutti e quattro i verbi sono destinati a rafforzare, potenziare e rassicurare i lettori di Pietro mentre continuano ad affrontare la sofferenza. Le risorse per vivere la vita oggi si trovano nella conoscenza del fine ultimo! Ciò che Dio farà nella nostra vita in futuro, secondo alcuni studiosi si riferisce alla gloria eterna, ci è di grande incoraggiamento mentre soffriamo! Ciò in cui crediamo sul nostro futuro plasma il modo in cui viviamo oggi!
Infine Pietro conclude con una dossologia, con una lode: “A lui sia la potenza, nei secoli dei secoli. Amen.”
L'effetto è quello di garantire ancora di più la certezza della liberazione promessa nei vv. 6 e 10. Nel momento in cui Pietro scrisse queste parole, i credenti stavano subendo la persecuzione.
“Potenza” (kratos) denota la capacità di Dio di dominare, di avere tutto nell'universo sotto il Suo sovrano e inattaccabile controllo (cfr. Esodo 15:11-12; Giobbe 38:1-41: 34; Salmo 8:3; 66:7; 89:13; 102:25; 103:19; 136:12; Isaia 48:13; Geremia 23:24; Matteo 19:26; Romani 9:21). La potenza eterna di Dio costituisce il Suo dominio eterno, poiché nessun altro potere può vincere, o contrastare i Suoi piani! Il dominio appartiene a Dio per sempre! La Sua mano potente liberatrice e sovrana (1 Pietro 5:6) è in favore del Suo popolo, in grado di portare ogni peso e preoccupazione, quindi i credenti dovrebbero essere pieni di conforto e speranza! La dossologia, come è tipico, si conclude con ”amen", questo a significare il riconoscimento del potere di Dio e il desiderio di Pietro che il dominio di Dio sia evidente a tutti!