La parabola delle dieci vergini (Matteo 25:1-13)
Questa parabola è stata raccontata da Gesù ai Suoi discepoli negli ultimi giorni prima della Sua crocifissione; con il Suo insegnamento Gesù avvertì i discepoli riguardo la fine dei tempi.
La mancanza di un'adeguata preparazione al Suo ritorno è eternamente disastrosa!!
Questa parabola sottolinea la necessità di preparazione di fronte a un ritardo inaspettatamente lungo del ritorno di Gesù Cristo.
In questa parabola troviamo tre figure: lo sposo che è Gesù Cristo (Matteo 9:15; cfr. Giovanni 3:29; Efesini 5:27; Apocalisse 19:7), che nell’Antico Testamento è Dio (Isaia 54:4–6; 62:5; Geremia 31:32; Osea 2:16,19).
Le cinque vergini sagge sono i cristiani fedeli, o vigilanti e le cinque vergini stolte sono i credenti infedeli, o incuranti; e il rifiuto da parte dello sposo di lasciare le stolte fuori dal banchetto nuziale chiudendo loro la porta, è il giudizio finale, alla venuta del Figlio dell'uomo di cui si parla nel passaggio immediatamente precedente (Matteo 24:42-51).
Non si parla di una sposa, la sua menzione non è essenziale per il messaggio che vuole comunicare Gesù, l'enfasi è sulla preparazione delle vergini mentre aspettano l'arrivo dello sposo.
Se guardiamo questa parabola con occhi occidentali, può sembrare una storia innaturale e inventata; ma, in realtà, racconta una storia di una processione nuziale che poteva accadere in qualsiasi momento in un villaggio Israeliano ai tempi di Gesù.
Dunque, Gesù paragona il regno dei cieli che si manifesterà in futuro, a dieci vergini, di cui cinque sono ammesse al banchetto nuziale e le altre cinque no, perché non sono state pronte; quando arriverà improvvisamente il Figlio dell'uomo, alcuni saranno pronti e altri no.
Il senso di “Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini” è: "Quando il Figlio dell'uomo viene come Signore, accadrà come nella seguente storia".
Oppure: "In quel giorno in cui Dio verrà a stabilire il Suo regno, la situazione sarà simile a quella descritta nella seguente storia delle dieci vergini".
Cominciamo con:
I IL RITARDO DELLO SPOSO (vv.1-5)
Prima di tutto vediamo:
A) La pratica di un matrimonio (v.1)
Nel v.1 leggiamo: “Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo.”
In Israele, così come nella maggior parte delle altre parti del Medio Oriente antico, un matrimonio era l'evento sociale più celebrato; praticamente tutti in un villaggio, o in una comunità di quartiere di una città erano coinvolti come partecipanti, o come ospiti. Era un momento di grande felicità e festa.
La pratica del matrimonio consisteva in due momenti principali.
Il primo momento consisteva in una promessa di matrimonio, quando i genitori della coppia dei futuri sposi stipulavano il contratto nuziale, o davano il proprio consenso, anche se vi erano matrimoni in cui era lo sposo che prendeva accordi.
La promessa di matrimonio era più di un semplice fidanzamento per come lo intendiamo noi ai nostri tempi, infatti la promessa di matrimonio era un contratto matrimoniale in cui la donna era consacrata al marito e ne diventava legalmente la moglie da quel momento in poi; il vincolo si poteva sciogliere soltanto con il divorzio (cfr. Matteo 1:19), o in caso di morte di uno dei coniugi, l’altro era considerato vedovo, o vedova.
Il secondo momento del matrimonio consisteva nella celebrazione delle nozze e di norma avveniva un anno dopo, seguita dal banchetto nuziale; solo dopo la cerimonia nuziale e durante i giorni di festa, la coppia iniziava la convivenza.
Al momento delle nozze gli sposi erano generalmente giovani, dodici – tredici anni per la sposa, diciotto anni per lo sposo.
La celebrazione delle nozze era preceduta da processioni festose, di solito la sera, e quindi erano necessarie le lampade, la cerimonia nuziale si svolgeva solitamente a casa dei genitori dello sposo e poi vi era il banchetto che durava sette giorni.
La residenza dello sposo era di solito la casa dei suoi genitori, che per un certo periodo dopo il banchetto sarebbe diventata la residenza della nuova coppia.
Questa parabola descrive la processione dello sposo per le strade che si reca alle nozze, o a casa dei suoi genitori, dove lo aspetta la sposa e le amiche, le dieci vergini, oppure in maniera eccezionale, ha lasciato la sua casa per andare a casa della sposa, dove c'era la cerimonia nuziale e il banchetto, oppure andava a casa della sposa a prenderla e poi insieme andavano a casa sua di notte.
B) I partecipanti al matrimonio (vv.1-5).
In primo luogo viene riportato:
(1) L’azione delle vergini
Nel v.1 leggiamo ancora: “Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo” (Matteo 25:1).
La parola “vergini” (parthenois – dativo plurale femminile) descrive giovani ragazze che non avevano mai avuto un rapporto sessuale (cfr. Matteo 1:23); non è chiaro se fossero come una specie di damigelle.
Erano invitate a far parte della cerimonia di nozze, era un grande onore, erano parenti, o amiche non sposate della sposa in età da marito.
Queste giovani ragazze aiutavano a vestire la sposa e agivano come le sue assistenti.
Oppure potevano essere domestiche in casa dello sposo, o forse anche vicine di casa.
Queste giovani vergini, andavano incontro allo sposo e in processione lo conducevano alla sposa e con le loro lampade illuminavano la processione nuziale.
La luce delle lampadi era per fare un arrivo di grande scena: lo sposo era illuminato per essere al centro dell’attenzione; questo era il suo momento.
Come dicevo prima, le processioni nuziali avvenivano normalmente di notte e quindi richiedevano luce, erano accompagnate da canti e balli.
Le lampade (lampadas) nei matrimoni antichi non erano le piccole lampade portatili in metallo, o in argilla provviste di stoppini usate in circostanze normali che potevano ardere per ore, ma le torce, quindi bastoni avvolti con stracci imbevuti con olio di oliva nella parte superiore che bruciavano per breve tempo, alcuni studiosi dicono non oltre 15 minuti.
In secondo luogo è descritta:
(2) La condizione delle vergini
Nei vv.2-4 leggiamo: “Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute; le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell'olio; mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell'olio nei vasi”.
Tutti e dieci le vergini avevano delle lampade, ma solo cinque, quelle sagge avevano olio di scorta.
La netta distinzione tra i due gruppi ricorda la parabola con cui Gesù chiuse “il Sermone sul monte” (Matteo 7:24-27), il saggio edificò la sua casa sulla roccia e lo stolto edificò la sua casa sulla sabbia, il saggio è colui che ascolta le parole di Gesù e le mette in pratica e nel giorno del giudizio reggerà, mentre lo stolto che non ascolta le parole di Gesù e non le mette in pratica non reggerà al giudizio di Dio.
Sia il primo che l'ultimo dei cinque discorsi in Matteo terminano con la stessa enfasi.
La parola “avvedute” (phronimoi) è prudente, sagge, giudiziose, accorte; mentre “stolte” (mōrai) sciocche, stupide.
La saggezza consiste nell'essere preparati, la stoltezza è la mancanza di preparazione per circostanze inaspettate che possono sorgere.
La stoltezza delle cinque vergini consisteva nell'assenza di preparazione personale, non avevano portato olio di riserva!
Avevano le lampade, ma non l’olio di scorta.
Erano negligenti, imprudenti, non lungimiranti.
Mentre le vergini avvedute, al contrario, avevano portato con sé una bella scorta di olio, erano preparate.
Dunque, tutte e dieci le vergini erano uguali in diversi aspetti: uscirono incontro allo sposo, tutti avevano una lampada, tutti aspettavano lo sposo, tutti avevano olio nella torcia, ma avevano un'unica differenza le avvedute avevano una scorta di olio, le stolte no!
Le stolte non si erano preparate per una lunga attesa! Vivevano solo per il momento e si davano poco pensiero per eventuali problemi.
Era da stolti pensare che la quantità di olio per una lampada potesse essere sufficiente.
Le vergini sagge erano preparate e pronte per il ritardo dello sposo, per una lunga attesa, avevano pronto un contenitore di olio, pensavano alla possibilità del ritardo dello sposo, in questo era la loro saggezza, mentre le vergini stolte non ci hanno pensato.
Al centro della parabola allora c'è la semplice questione della preparazione contro l'impreparazione.
In terzo luogo in questa parabola vediamo:
(3) La sonnolenza delle vergini
"Siccome lo sposo tardava, tutte divennero assonnate e si addormentarono" (Matteo 25:5).
Tutte le vergini sarebbero state pronte per lo sposo se fosse arrivato quando se lo aspettavano, ma i ritardi degli sposi erano abbastanza comuni e avrebbero dovuto prevederlo.
Il dottor J. Alexander Findlay, preside del Didsbury Methodist College di Manchester, racconta ciò che egli stesso vide in Palestina. “Quando ci avvicinavamo alle porte di una città Galilea, scrive, vidi dieci fanciulle allegramente vestite e che suonavano qualche tipo di strumento musicale, mentre danzavano lungo la strada davanti alla nostra macchina; quando chiesi cosa stessero facendo, l’interprete mi disse che avrebbero tenuto compagnia alla sposa fino all'arrivo del suo sposo. Gli ho chiesto se c'era qualche possibilità di vedere il matrimonio, ma lui scosse la testa, dicendo in effetti: ‘Potrebbe essere stasera, o domani sera, o tra due settimane, nessuno lo sa mai con certezza’”.
In questa parabola non viene data alcuna motivazione particolare per cui lo sposo non viene prima, perché ritarda.
Nessuno sapeva quando lo sposo sarebbe arrivato, così ci fornisce un chiaro avvertimento che il ritorno di Gesù può ritardare, e questa parabola è detta in modo particolare per i primi discepoli che si aspettavano la manifestazione del regno dei cieli come qualcosa di imminente.
"Siccome lo sposo tardava, tutte divennero assonnate e si addormentarono", e questo non è sorprendente perché era tardi e a quell’ora, a mezzanotte la maggior parte delle persone dormiva.
II L’ARRIVO DELLO SPOSO (vv.6-10)
Con l’arrivo dello sposo in ritardo c’è un problema, quindi vediamo:
A) L’evento del problema (v.6).
Nell’evento del problema c’è:
(1) L’esclamazione
“Verso mezzanotte si levò un grido: ‘Ecco lo sposo" (v.6).
“Ecco” (idou) serve ad attirare l’attenzione delle dieci vergini, e insieme a “lo sposo” sottolinea l’arrivo improvviso e inaspettato appunto dello sposo.
Nell’evento del problema troviamo:
(2) L’esortazione
“Uscitegli incontro!’" (v.6).
Non viene detto chi ha fatto l’annuncio, ma solo l’annuncio, un grido forte chiaro, distinto (kraugē).
“Uscitegli (exerchesthe – presente medio imperativo) è un comando!
“Incontro” (apantēsin) è l'atto di essere presente all'arrivo di qualcuno, in questo caso dello sposo.
Era una parola utilizzata spesso per l'accoglienza ufficiale di un dignitario, o visitatori importanti fuori città e scortarli nella distanza rimanente, oppure era usata per incontrare qualcuno e formare la sua scorta in un luogo dove sarebbe stato onorato.
La stessa parola è usata per il ritorno di Cristo e il rapimento della chiesa in 1 Tessalonicesi 4:17, i credenti incontreranno il Signore nell’aria.
Questo è un evento reale che per i credenti significa passare alla condizione dell'eterna beatitudine.
B) L’entità della crisi (vv.7-8).
Prima di tutto vediamo:
(1) La preparazione
“Allora tutte quelle vergini si svegliarono e prepararono le loro lampade” (v.7).
“Allora” (tote) sottolinea l'immediatezza della risposta delle vergini al grido.
Il grido svegliò le dieci vergini e prepararono le loro lampade per andare incontro allo sposo.
“Prepararono” (ekosmēsan – aoristo attivo indicativo) è “misero in ordine” sostituendo gli stracci bruciati con nuovi stracci imbevuti di olio alle torce.
“Le loro lampade” (le lampade loro - tas lampadas ahutōn) sottolinea che ogni vergine era responsabile della preparazione della propria lampada.
Il punto è semplicemente che la saggezza pensa al futuro e si prepara.
Possiamo quindi dire da quello che sappiamo dal resto del Nuovo Testamento, che dobbiamo prepararci adeguatamente al ritorno di Cristo con il pentimento con i suoi frutti, con la fede in Cristo che conduce al servizio fedele e alla vita giusta.
Ecco che viene fuori:
(2) Il problema
In quel momento le vergini stolte si resero conto della loro situazione: non avevano olio, forse pensavano che lo sposo arrivava presto e che l’olio che avevano nella lampada bastasse, o forse pensavano che lo potevano prendere in prestito.
Non viene fornita alcuna motivazione.
Nel problema vediamo:
(a) La richiesta
“E le stolte dissero alle avvedute: ‘Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono’” (v.8).
Per non fare una brutta figura, le vergini stolte chiedono dell’olio alle vergini avvedute (phronimos è in enfasi).
“Dateci” (dote – aoristo attivo imperativo) esprime urgenza.
Il motivo della richiesta urgente è perché le loro lampade si spengono (presente passivo indicativo).
Nel v.8 inizia a comparire la differenza tra le vergini: il gruppo delle stolte senza olio di scorta si trovano in imbarazzo e nel panico, e il gruppo delle sagge con l’olio di scorta sono serene.
(b) La risposta
Nel v.9 leggiamo: “Ma le avvedute risposero: ‘No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene!’"
La risposta negativa delle avvedute per alcuni è considerata egoista, ma Gesù non vuole insegnare sull’egoismo, ciò che vuole insegnare è l'importanza della determinazione nell'essere preparati con le lampade accese per l'incontro dello sposo e il successivo ingresso al banchetto nuziale, questo è il senso di questa storia.
La risposta di andare dai venditori a comprare dell’olio è stata interpretata come una risposta ironica, oppure come sincera nel senso di andare proprio dai rivenditori a comprare dell’olio, e in un piccolo villaggio dove tutti erano coinvolti nel matrimonio si poteva facilmente trovare un rivenditore aperto, o sveglio anche a quell’ora.
La risposta: “No, perché non basterebbe per noi e per voi” esprime una negazione enfatica: “Sicuramente non basterebbe ne per noi e ne per voi.”
Ecco ancora la saggezza delle vergini!
Non ci sarà abbastanza olio per tutti e dieci, e quindi nessuno dei due gruppi farà la processione fino alla sala delle nozze, e in questo caso, la sposa e lo sposo non saranno onorati.
Questo dunque, non era egoismo, ma piuttosto la consapevolezza che se avessero condiviso la loro parte di olio, allora non ci sarebbe stata abbastanza luce per il corteo nuziale! E il matrimonio sarebbe stato un fallimento!
La lungimiranza e la preparazione delle vergini sagge non possono giovare alle vergini stolte, di questo erano certe!
III LE NOZZE DELLO SPOSO LA CHIUSURA (vv.10-12)
Arrivato a un certo punto mentre quelle andavano a comprare l’olio arriva lo sposo.
Cosa accade da quel momento in poi?
Prima di tutto:
A) Le vergini sagge entrarono (v.10).
“Ma, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa (v.10).
Solo le vergini sagge furono pronte per la processione e il banchetto nuziale (cfr. Matteo 22:1-14), per le vergini stolte è stato un dramma perché erano impreparate.
Anche precedentemente Gesù (Matteo 24:44) aveva esortato i discepoli a vegliare per il Suo ritorno perché non conoscevano in quale giorno il Signore ritornerà.
Alla luce della natura improvvisa e inaspettata del ritorno di Cristo, i credenti devono essere preparati in ogni momento; questa è anche la spinta principale di questa parabola.
Il ritardo delle vergini stolte è stato fatale, non sono ritornate rapidamente alla processione.
Gesù omette tutto ciò che seguì fino a quando non andarono nel luogo in cui si sarebbe tenuta la festa.
Gesù non dice nulla su quello che è successo quando è arrivato lo sposo, né sulla processione per la quale erano necessarie le torce; i suoi ascoltatori erano abbastanza esperti in quello che succedeva ai matrimoni per capirlo da soli.
La porta della sala delle nozze che fu chiusa è qualcosa di tragico; in un certo senso non si adatta a un'atmosfera nuziale del villaggio, ma Gesù spesso lo fa nelle sue parabole e questo per far riflettere, scioccare il Suo uditorio che si aspettava qualcosa di diverso.
Le cinque vergini stolte manifestarono una mancanza di rispetto per la sposa e lo sposo trascurando la loro responsabilità di venire preparati; hanno dimostrato la loro indegnità dell'onore di partecipare alla festa nuziale.
Il privilegio dell'occasione rende opportuno che lo sposo sia l'ultimo partecipante al banchetto ad arrivare, una volta arrivato, la porta è chiusa; sarebbe stato un insulto per l'occasione permettere ad altri ospiti di arrivare dopo di lui.
La porta chiusa indica che in questa festa di nozze c'era un tempo per unirsi ai festeggiamenti e coloro che non erano lì in tempo erano totalmente esclusi.
Quindi la porta chiusa indica il momento in cui è troppo tardi per partecipare al banchetto nuziale, quindi per la salvezza (cfr. Isaia 22:22; Luca 13:25; Apocalisse 3:7).
Quindi la porta è chiusa e rimarrà chiusa!
Una volta che Cristo è venuto, o quando morirai, non ci saranno più opportunità di salvezza.
Se non sei salvato in questa vita non lo sarai nella vita a venire dopo la morte.
I non credenti non entreranno in cielo! Perché non si sono preparati per tutta la loro vita, non hanno avuto nessun rispetto per Gesù Cristo!
Isaia 55:6 ci esorta dicendo: “Cercate il SIGNORE, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino.”
Certamente quel ladro sulla croce (Luca 23:39-43) c’insegna che siamo sempre in tempo per essere salvati anche all’ultimo momento della nostra vita per pentirci e credere in Gesù Cristo come nostro personale Signore e Salvatore!
Nella vita non è mai troppo tardi per la salvezza, ma se siamo saggi è meglio non aspettare, perché possiamo morire da un giorno all’altro impreparati, o Gesù può tornare da un momento all’altro e di te cosa sarà?
B) Le vergini stolte non entrarono (vv.11-12).
Prima di tutto consideriamo:
(1) La richiesta
“Più tardi vennero anche le altre vergini, dicendo: ‘Signore, Signore, aprici!’" (v.11).
Una volta arrivate alla casa del banchetto nuziale, le cinque vergini stolte invocarono lo sposo affinché aprisse la porta per entrare anche loro.
La ripetizione dell'indirizzo “Signore, Signore” intensifica la richiesta.
Certamente è una forma rispettosa di indirizzo, ma è un titolo anche per indicare la divinità di Gesù Cristo.
Il doppio uso ci riporta in Matteo 7:21-23 dove Gesù afferma: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: ‘Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?’ Allora dichiarerò loro: ‘Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!’”
“Aprici” (anoixon-aoristo attivo imperativo) esprime l’urgenza.
Ma nessuno appello, preghiera, invocazione cambierà quella realtà, una volta che Gesù ritornerà; oggi in questa vita è tempo di credere! (cfr. 2 Corinzi 6:2).
Secondariamente consideriamo:
(2) La risposta
“Ma egli rispose: ‘Io vi dico in verità: Non vi conosco’" (v.12).
La risposta è stata di rifiuto.
Arland J. Hultgren a proposito scrive: “Il rifiuto a lasciarle entrare non è determinato che siano o no in possesso dell’olio o abbiano o no le lucerne accese, bensì dall’aver mancato il momento cruciale dell’arrivo dello sposo”.
In primo luogo:
(a) Il rifiuto è stato enfatico
"In verità." (v.12).
La parola “verità” (amḗn) la troviamo molte volte nel Nuovo Testamento e spesso in doppia forma per indicare dichiarazioni solenne e molto importanti.
È una parola di enfasi, significa "certamente”, “sicuramente”, “così sia".
Quando lo sposo disse "in verità" nella sua risposta alla richiesta di aprire la porta, indicò che il suo rifiuto era enfatico; non c'era speranza che la porta si aprisse per le cinque vergini stolte.
In secondo luogo:
(b) Il rifiuto è stato applicato
“Non vi conosco" (v.12).
Noi dobbiamo pensare che all’epoca i matrimoni erano davvero molto sentiti, considerati molto importanti.
I rabbini concordarono che un uomo avrebbe anche potuto abbandonare lo studio della legge per partecipare alla gioia di una festa di nozze.
Quindi il matrimonio era davvero importante e quindi una violazione dell'etichetta era grave.
Così le vergini stolte sono state escluse perché avevano insultato con il loro comportamento la sposa e lo sposo così come tutti i loro parenti!
Se ci ragioniamo un po', nessun sposo direbbe che non conosceva quelle cinque giovani vergini stolte, ma Gesù non racconta una storia su qualcosa che è realmente accaduto, semplicemente sta mettendo in guardia le persone dal terribile destino di coloro che sanno che dovrebbero guardare alla Sua venuta e devono prepararsi a questo, ma non lo fanno.
Gesù il Salvatore non può riconoscerli tra i salvati.
Gesù, il Signore ha l’autorità di chiudere la porta del regno e di impedire l’ingresso.
Cosa significa “Non vi conosco?” è una formula più di dissociazione che una dichiarazione letterale di non conoscenza!
Lo abbiamo già letto in Matteo 7:23.
Significa che lo sposo non li riconosce come invitati, quindi che Gesù non li riconosce come Suoi!
Non sono mai stati salvati da Gesù!
Non fanno parte del popolo scelto di Dio (cfr. Genesi 18:19; Geremia 1:5; Osea 13:5; Amos 3:2; Galati 4:8–9; 2 Timoteo 2:19).
Questo trattamento di esclusione è simile a quello vissuto dall'uomo senza abiti da sposa in Matteo 22:11-14.
Non tutti coloro che leggono la Bibbia, frequentano e addirittura appartengono a una chiesa, cantano i canti cristiani, rendono pubblica la professione di fede, e persino predicano nel nome di Cristo, condivideranno le benedizioni del ritorno di Cristo! Saranno salvati solo coloro che Gesù ha veramente conosciuti, cioè scelti, salvati!
CONCLUSIONE
Il ritorno del Signore sarà improvviso e inaspettato (per esempio Matteo 24:36, 44; 1 Tessalonicesi 5:2-3).
I discepoli di Gesù non dovrebbero perdersi d'animo se Gesù non è ancora ritornato e quindi essere impreparati al Suo ritorno.
Arland J. Hulgren scrive: “ I discepoli di Gesù devono essere saggi come lo furono, in un certo senso, le cinque fanciulle; ovvero, per quanto lui Gesù, lo Sposo, possa tardare, vi è la certezza che verrà. Nessuno può conoscere il momento della sua venuta, che potrebbe essere procrastinata più di quanto ci si aspetti. I discepoli di Gesù dovrebbero essere perciò pronti a una lunga attesa”.
In questa parabola, il problema non è che le vergini si addormentarono, il problema è che alcune sono state superficiali, negligenti, non erano pronte, preparate all’apparizione dello sposo, non avendo portato scorte a sufficienza di olio per le torce.
Questa parabola è un avvertimento!
R.T. France riguardo questa parabola scriveva: “La storia, vividamente dettagliata com'è, è essenzialmente un avvertimento a non farsi cogliere impreparati, un avvertimento che può essere applicato a diversi gruppi in momenti diversi. È un avvertimento rivolto specificamente a coloro all'interno della chiesa professante che non devono presumere che il loro futuro sia assicurato incondizionatamente; tutti e dieci si aspettano di essere alla festa, e fino a quando non verrà il momento non c'è nessuna differenza apparente tra loro: è la crisi che dividerà i pronti da quelli che non lo sono.”
Questa parabola descrive la necessità di essere pronti per il regno dei cieli e spiega che alcuni vi entreranno mentre altri no.
Il punto principale della parabola è ovvio e semplice: dobbiamo essere pronti, preparati, prestare attenzione questo è il significato di “vegliate” (grēgoreite - presente attivo imperativo) per l'arrivo del Signore Gesù Cristo, perché dopo sarà troppo tardi e non c’è niente di più tragico che essere al di fuori del regno dei cieli, perché ha conseguenze eterne disastrose: l’inferno (cfr. per esempio Matteo 5:22,29-30; 13:47-50; Luca 16:19-31; Giuda 7; Apocalisse 14:10; 20:14).
Il Signore verrà senza preavviso ecco perché al v.13 Gesù conclude dicendo: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora” (cfr. Matteo 24:44).
Gesù verrà senza preavviso non solo alla fine dei tempi, ma anche nel giorno della tua morte!
"La venuta del Salvatore è certa. Il momento preciso in cui verrà non è certo" (Barnes).
Dobbiamo essere sempre pronti per il ritorno di Cristo perché non sappiamo quando verrà.
Il non conoscere il tempo della seconda venuta non è una scusa per la negligenza, ma una ragione di prontezza!
Noi allora in questa parabola vediamo tre aspetti:
(1) Come lo sposo, Gesù la sua venuta può ritardare e andare oltre il tempo di quanto i cristiani si aspettano.
(2) Come le vergini sagge, i cristiani devono essere preparati per un tale ritardo.
(3) Come le vergini stolte, coloro che non si preparano adeguatamente scopriranno che quando verrà la fine sarà troppo tardi per recuperare la loro negligenza.
Questa parabola è un monito per la chiesa mista fatta di veri e falsi credenti!
Vuole incoraggiare i veri credenti che già stanno vigilando e ammonire i falsi credenti che pensano di esserlo, mentre in realtà non lo sono.
Non tutti quelli che invocano Gesù dicendo: “Signore, Signore saranno salvati!
Ci saranno quattro sorprese, come spesso accade nelle parabole.
(1) La prima sorpresa è: Gesù non riconoscerà certe persone che pensano di esseri credenti
Le ragazze sembravano tutte uguali, ma non lo erano; solo la metà di loro era pronta per la festa e andò a godersi i festeggiamenti con gli sposi.
La porta chiusa definitivamente è un avvertimento!
È possibile andare in chiesa tuttavia essere estranei allo Spirito Santo.
È possibile avere una lampada che sembra buona, ma non avere olio in essa.
È certo che in quel giorno ai falsi credenti, Gesù dirà: "Io non vi ho mai conosciuti” (Matteo 7:23; v.12).
Tutto ciò è una grande sorpresa per i frequentatori della chiesa ai tempi di Matteo e anche ai nostri tempi.
(2) La seconda sorpresa è: scoprire che ci sono alcune cose che non puoi prendere in prestito
Così come una persona non può trasferire parte della sua vita fisica a un'altra persona, né può condividere la vita spirituale che è indivisibile e unica per ogni persona.
Non possiamo prendere in prestito una relazione con Dio, dobbiamo possederla per noi stessi e non la puoi dare ad altri!
La fede, o la santificazione, il carattere morale sono personali e non puoi trasferirli su altri!
Non c'è grazia collettiva, non c'è fede trasferibile, non c'è giustizia ereditata!!
C’è una grazia, una fede e una giustizia personale!
Molte persone si illudono pensando che nel giorno del giudizio di Cristo potranno appellarsi all'opera di Dio nella vita di qualcuno a loro vicino.
La fede di tua madre non ti salverà!
La fede di tua moglie non ti salverà.
La fede di tua figlia, o di tuo figlio non ti salverà!
La domanda è: a che punto sei?
Sei pronto al ritorno di Gesù Cristo?
O se muori dove andrai?
Non dobbiamo fare affidamento su nessun altro, ma dobbiamo essere preparati al ritorno di Gesù Cristo anticipatamente!
Ognuno di noi è responsabile di se stesso davanti al Signore; non possiamo dipendere dagli altri per la nostra spiritualità, anche se lo volessimo è impossibile!
(3) La terza sorpresa è: ci sono momenti in cui è troppo tardi
Questa parabola ci avverte che ci sono alcune cose che non possono essere ottenute all'ultimo minuto.
Per coloro che non sono pronti una volta che Gesù ritorna sarà troppo tardi! Non ci sarà una seconda possibilità!
Sarà troppo tardi quando la porta per il regno dei cieli sarà chiusa definitivamente!
Oggi è il tempo di credere, di prepararsi al ritorno di Cristo per la tua salvezza, di prepararsi per il banchetto nuziale!
Assicurati di non perdere questa festa!
Preparati per questa festa con una fede in Gesù Cristo e un ravvedimento sincero davanti a Dio! (cfr. Atti 20:21).
C.S. Lewis ci ha ricordato: "Ci sono solo due tipi di persone alla fine: quelli che dicono a Dio, 'Sia fatta la tua volontà', e quelli a cui Dio dice, alla fine, 'Sia fatta la tua volontà'.
Le opportunità perse non possono essere riconquistate!!
Come per le donne stolte, una volta che andarono a comprare l’olio e lo sposo arrivò, era troppo tardi!
Perciò non dire: “C’è ancora tempo, mi rivolgerò a Cristo più tardi. Mi pentirò dopo aver goduto ancora un po' di tempo di peccato.”
Ma tu non sai che oggi può essere il tuo ultimo giorno su questa terra e la tua anima dove andrà?
(4) La quarta sorpresa è pensare che accettando l’invito alla festa nuziale ne garantisce la partecipazione senza la necessità della preparazione
Gesù non sta dicendo che dobbiamo essere perfetti, ma che dobbiamo essere preparati!
Questo significa essere delle nuove creature in Cristo (2 Corinzi 5:17), quindi avere il perdono dei peccati (per esempio Efesini 1:7); significa mettere Gesù Cristo al primo posto e avere una fede obbediente! (cfr. Matteo 7:21-23; Luca 14:26).
Coloro che frequentano le chiese, anche regolarmente, che conoscono bene tutte le dottrine, ma non vivono in obbedienza a Dio, devono essere consapevoli che stanno giocando pericolosamente con il loro destino eterno!
La vita cristiana autentica non è solo l'emozione gioiosa iniziale di una conversione, né l’emozione nella della lode la domenica mattina con dei bei canti; la vita cristiana è dare la priorità a Gesù Cristo, è obbedienza che proviene da una fede sincera!
Gesù in questa parabola ci dice di essere pronti, di preparaci al ritorno di Gesù Cristo, o a morire preparati per andare a Lui alla Sua presenza, le giovani vergini stolte non erano sufficientemente preparate, avevano una falsa sicurezza!
Ci sono persone che pensano di essere salvate, che servono il Signore, ma in realtà non sono veri credenti, questa parabola è per loro! Gesù dirà loro: “Io non vi ho mai conosciuti!”
Quando Gesù ritornerà la differenza sarà evidente tra chi è vero credente e chi non lo è!
Il ritorno del Signore si tradurrà in una divisione definitiva tra due gruppi di persone: tra i veri cristiani e quelli che non lo sono!