La natura dell’inferno. L'inferno è la rovina per gli increduli (2)
La sera del 1808, un giovane di nome Adoniram Judson alloggiava in una locanda, mentre nella stanza accanto un uomo stava lottando contro la morte.
Judson era un brillante studente al Providence College, dove era rimasto affascinato dalle idee dell'illuminismo provenienti dall'Europa.
Su sollecitazione di un certo Jacob Eames, aveva adottato il deismo e la sua idea di un Dio assente.
Nel giorno del suo ventesimo compleanno, Judson disse ai suoi genitori sconvolti che aveva abbandonato la fede cristiana e si stava trasferendo a New York per perseguire uno stile di vita mondano.
Poco dopo, Judson ascoltò la terribile angoscia nella stanza accanto e si chiese cosa stesse pensando l'uomo morente.
I gemiti passavano attraverso le pareti e poteva sentire l'irrequieta lotta straziante dell'uomo.
Cosa direbbe il suo amico libero pensatore Eames su come liberare l’uomo dall'ansia e dall’inquietudini riguardo l'eternità?
Quest'uomo, come Judson, aveva rifiutato il vangelo per un sofisticato credo mondano?
La sua angoscia suggeriva una paura del giudizio oltre la morte?
Judson s’interrogò sul proprio destino dopo la morte, cercando di ricordare le risposte intelligenti del deista Eames per placare le sue ansie e paure.
All'alba i gemiti della lotta del suo vicino di stanza si placarono, e poco dopo Judson raccolse le sue cose per lasciare la locanda.
All'uscita, passò davanti all'oste e chiese dell'uomo della porta accanto. "Se n'è andato, povero ragazzo!" fu la risposta. "Il dottore ha detto che probabilmente non avrebbe superato la notte". "Sai chi era?" Judson chiese. "Oh sì. Un giovane del collegio di Providence", rispose l’oste. "Il nome era Eames, Jacob Eames". Judson rimase scioccato, e per ore un solo pensiero occupò la sua mente: "Morto! Perduto! Perso!"
In quella locanda, l’Ades si era aperto e aveva divorato l’amico deista che aveva influenzato Judson.
Sebbene non si convertì immediatamente, questa esperienza e la riflessione sulla morte e sul giudizio di Dio lo condusse a trovare il perdono in Gesù Cristo.
Divenne poi uno dei più grandi missionari battisti, sopportando grandi dolori per salvare le persone dal loro peccato e dal giudizio di Dio.
"Morto! Perduto! Perso!" Questo è il destino degli increduli! Una vita rovinata per l’eternità ed è quello che vedremo con questa predicazione.
Cominciamo con:
I L’INFERNO È UNA ROVINA IRREPARABILE
In Matteo 7:13 leggiamo: “Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa”.
A) Il comando di entrare per la porta stretta
“Entrate per la porta stretta” (v.13).
L'accento dei vv.13-14 è posto sul fatto che ci sono due, e solo due porte e strade nella vita e le persone devono scegliere l'una, o l'altra.
Noi in questa frase vediamo l’esortazione a fare:
(1) Una scelta radicale
“Entrate” (Eiselthete - aoristo attivo imperativo) indica un evento istantaneo, specifico e decisivo (tempo aoristo) nel fare una scelta.
“Entrate” indica più di un semplice invito, è un imperativo, un comando, quindi indica l’urgenza e l’immediatezza, il senso è: “Entrate adesso, subito!”
Gesù invita ed esorta ora, subito a entrare nella porta stretta!
“Porta” (pulēs) indica un ingresso principale di qualcosa come per esempio una città (Luca 7:12), o un tempio (Atti 3:10); o una prigione (Atti 12:10).
Ma in questo contesto, indica un ingresso significativo, l’inizio e l’impegno a seguire Cristo, la scelta iniziale di diventare un discepolo di Gesù.
Gesù ci esorta a diventare Suoi discepoli, cittadini del regno di Dio, o dei cieli (Cfr. Matteo 5:3,10,20; 6:33; 7:21; 18:1-3; 19:23-30), quindi entrare nel regno dei cieli, o di Dio (cfr. Matteo 19:24; Marco 10:15; Giovanni 3:5) e a ereditare in dono la vita eterna (cfr. Matteo 19:29; Romani 6:23).
La porta stretta è un’immagine che indica la necessità di fare una scelta che non è ovvia e popolare, infatti, la maggior parte delle persone entra per la porta larga.
La porta stretta (stenēs) indica una rottura decisiva, non si può essere sia nella porta stretta e contemporaneamente nella porta larga, o l’una o l’altra!
Ci sono persone che vogliono entrare in entrambe le parti e camminare in entrambe le vie, quella spaziosa e quella angusta, ma questo non è possibile!
Dunque, il comando riguardo a entrare per la porta stretta non è d’ammirare, o per riflettere, o avere un atteggiamento di distacco, ma di entrarvi urgentemente, facendo la scelta decisiva di essere un discepolo di Gesù Cristo.
Molte persone sono affascinate da Gesù, ma non prendono mai la decisione di seguirlo come Signore e Salvatore della loro vita.
Sappiamo benissimo che le nostre vite sono piene di decisioni a volte banali: cosa indossare, cosa mangiare, dove andare, cosa fare, cosa dire, cosa comprare, il canale televisivo da vedere.
Altre sono decisioni importanti come chi sposare, quale carriera da seguire, dove vivere e così via.
Ma la decisione più importante della nostra vita è ricevere e seguire Gesù Cristo.
Questa scelta determina il nostro destino eterno!
Nella Bibbia leggiamo molte volte che il popolo di Dio è stato chiamato a fare delle scelte importanti, per esempio in Deuteronomio 30:19-20 mentre il popolo era nel deserto leggiamo: “Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza” (vedi anche Giosuè 24:15; 1 Re 18:21; Geremia 21:8).
Entrate per la porta stretta è:
(2) È scelta personale
“Stretta” (stenēs) trasmette l’idea di uno spazio così stretto che il passaggio deve essere fatto una persona alla volta come un cancelletto a tornello che permette il passaggio di una persona alla volta.
Non si entra in questa porta in gruppo, non possiamo portare nessun altro e nient'altro con noi, è una scelta personale!
Gesù non si riferisce a una conversione di massa per razza, o nazionalità come pensavano gli Ebrei (cfr. Giovanni 1:11-13; Romani 9:6-13).
La chiamata al discepolato è una chiamata personale, indica una risposta personale consapevole.
Ognuno deve fare la sua scelta personale, i genitori non la possono fare per i figli, né i figli per i genitori, così il marito non la può fare per la moglie e la moglie per il marito.
Entrate per la porta stretta è:
(3) È una scelta difficile
Un certo Don Wyman dovette fare una scelta difficile, forse la più difficile della sua vita.
Il 20 luglio del 1993, mentre stava abbattendo querce in un bosco della Pennsylvania, Don Wyman rimase con la gamba bloccata sotto un albero appena caduto. Nessuno poteva sentire le sue grida di aiuto. Aveva scavato per più di un'ora per cercare di liberare la sua gamba… se non avesse fatto qualcosa di drastico sarebbe morto dissanguato!
Wyman prese la sua decisione drastica e difficile, prese una chiave e la cordicella dalla sua motosega come un laccio emostatico, tagliò il flusso di sangue al suo stinco.
In qualche modo ha avuto la forza di fare la scelta di amputare la sua gamba sotto il ginocchio con il coltello in tasca.
Si trascinò al suo veicolo e corse a casa di un contadino che lo aiutò salvandogli la vita.
Come Don Wyman, le persone che vogliono seguire Cristo devono affrontare una scelta difficile perché va controtendenza rispetto alla maggioranza e richiede il morire a se stessi ed essere pronti alla persecuzione per Gesù (cfr. Matteo 16:24-26; Giovanni 15:18-20), e a rinunciare al mondo (Galati 6:14; 1 Giovanni 2:15-17).
La parola “stretta” (stenēs) dà l'idea anche di qualcosa che è sotto pressione perché è troppo piccolo.
L'ingresso comporterà grande difficoltà, indica la difficoltà di un discepolato radicale in mezzo a una generazione stolta e perversa di questo mondo.
Seguire Gesù non è facile! Le pressioni esterne sono molteplici.
I veri discepoli di Gesù devono lavorare sodo, con l’aiuto dello Spirito Santo e l’amore di Dio, per allineare il loro comportamento alle richieste di Gesù Cristo, questo li distinguerà dal resto della società (Matteo 5:17-7:12).
Inoltre, la porta è così stretta che non possiamo portare niente con noi, “nessun bagaglio”, dobbiamo liberarci da diverse cose, dobbiamo lasciarle indietro cose per esempio, oltre la mondanità, i familiari, il nostro io, il peccato, l’approvazione degli altri, e qualsiasi altro idolo!
B) La causa per entrare per la porta stretta
“Poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa” (v.13).
Il motivo per cui dobbiamo entrare per la porta stretta è perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione.
Nella causa noi troviamo:
(1) La particolarità della porta larga
In primo luogo la porta larga:
(a) È facile
È facile da raggiungere non ci sono ostacoli, difficoltà, la porta è larga e la via facile da percorrere.
Puoi portare tutti “i bagagli che vuoi”, tutti i peccati e gli idoli, non ci sono limiti!
Puoi portare tutto quello che vuoi, è popolare, comoda e accessibile perché non richiede autodisciplina!
Ognuno può fare, e credere quello che vuole!
È il percorso dell’egocentrismo, dell’auto-indulgenza, della tolleranza e del permissivismo.
È la via del mondo, che accetta qualsiasi modello di vita.
Non ci sono richieste significative da rispettare, nessuna disciplina d’acquisire per passare attraverso questa porta e percorrere questa strada.
Si può tranquillamente vivere come si vuole e credere tutti i tipi d’insegnamenti che si vuole.
Tutto è relativo, non ci sono assoluti, ognuno può credere quello che vuole, “tutte le strade portano a Dio” dicono, e “tutte le persone vanno in paradiso” pensano i molti che entrano nella porta larga per incamminarsi nella strada spaziosa.
In secondo luogo la porta è:
(b) È ingannevole
La porta “larga” (plateia), indica una grande estensione, ampia.
Se si confrontano sia le due porte, quella stretta e quella larga, che le due vie quell’angusta e quella spaziosa, la strada larga è la più attraente, popolare, affollata da persone incuranti accecati avidi dei piaceri del peccato e del mondo.
La porta larga e la via più spaziosa, offre una più piacevole camminata e sembra che eviti il pericolo.
La porta larga e la via spaziosa, è la via del peccato, del mondo anche se è popolare e attraente, è ingannevole perché dietro al piacere che offre il peccato ci sono conseguenze negative, il peccato produce la morte (Giacomo 1:13-15).
Nella causa c’è:
(2) Il posto dove conduce la via spaziosa
“Poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa” (v.13).
Gesù dice che spaziosa è la via. Questa è la via degli empi.
Via “spaziosa” (euruchōros) indica avere un ampio spazio, capiente.
Implica che è in grado in grado di ospitare grandi folle, è la più facile e la più utilizzata, non comporta sforzo, o impegno.
Il v.14 ci dice che la porta stretta e la via angusta, è la via che conduce alla vita, alla vita eterna, la via del discepolato, di essere discepoli di Gesù Cristo.
Dunque la via spaziosa conduce alla perdizione.
“Perdizione” (apōleian) indica distruzione eterna, eterna rovina, eterna miseria, consiste nella perdita della vita eterna, è l'equivalente d’inferno.
La perdizione non fa riferimento a un’estinzione, o a un annientamento, ma a un danno, a una e perdita totale, a una rovina irreparabile, senza nessun rimedio, senza nessuna speranza!!!
L’inferno è l’assenza della speranza!
Non è la perdita completa dell'essere, ma la completa perdita del benessere e della vita piacevole, è la perdita della gioia, della pace e della speranza per sempre…. una prospettiva terrificante!!
Si riferisce, come altrove nel Nuovo Testamento alla rovina finale determinata dal giudizio finale di Dio.
È la perdizione eterna (Daniele 12:2; Matteo 3:12; 18:8; 25:41; 46; Marco 9:43; Luca 3:17; 2 Tessalonicesi 1:9; Giuda 6-7; Apocalisse 14:9-11; 19:3; 20:10).
Non è quindi solo, estinzione dell’esistenza fisica, ma anche un tuffo eterno nell’inferno e un destino senza speranza dopo la morte, e senza la speranza di morire (cfr. Marco 8:36; Matteo 25:34, 46; Giovanni 17:12; Romani 9:22; Filippesi 1:28; 3:19; 1 Timoteo 6:9; Ebrei 10:39; 2 Pietro 2:1,3; 3:16; Apocalisse 17:8,11).
Ma “i molti” non credono questo, Proverbi 14:12 dà un avvertimento: “C'è una via che all'uomo sembra diritta, ma essa conduce alla morte”.
La porta larga e la via spaziosa sembrano le migliori, ma conducono alla perdizione!
L’immagine potrebbe essere questa: si può facilmente entrare nella porta larga e la via che si percorre dopo è senza problemi, facile, piacevole, ma all'improvviso, come se un ponte crollasse rovinosamente, si cade all’inferno!!
Capite perché è importante la scelta di entrare per la porta stretta?
Capite perché è importante separarsi dalle masse che seguono la via più facile, ma che porta alla perdizione invece di entrare nella porta stretta nella via che conduce alla vita eterna?
La porta larga, dove molti entrano per essa (v.13) e la via spaziosa conducono alla perdizione, è la destinazione di tutti coloro che non hanno creduto in Gesù come Signore e Salvatore pentendosi dei propri peccati!
La maggioranza non è sinonimo di guadagno e che fanno la cosa giusta, non determina la verità e la giustizia nel regno di Dio.
La verità non deve essere ricercata facendo appello all’opinione della maggioranza (Esodo 23:2), né può essere trovata da ognuno facendo ciò che è giusto ai propri occhi (Proverbi 14:12; Cfr. Giudici 21:25).
Ciò che è popolare e vero in questa società non significa che lo sia davanti a Dio!
La verità non è soggettiva, ma si trova in Dio (Romani 3:4), e la conosciamo per rivelazione per la sola Sua grazia (Matteo 11:25; Galati 4:9; Efesini 2:1-7).
Ora, nei “molti” sono inclusi non solo i pagani, gli atei, ma anche i cristiani nominali, le persone religiose, persone di tutte le nazioni, di qualsiasi età, di ceto sociale, di qualsiasi tipo di convinzione, che non credono in Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore, che non si sono ravvedute davanti a Dio dei loro peccati (cfr. per esempio Atti 3:19-20; 20: 21).
La maggioranza delle persone andranno in perdizione, e la minoranza avranno la vita eterna!
Gesù ci avverte, non possiamo ignorare i Suoi avvertimenti!
Mentre al contrario, da come leggiamo in Matteo 7:14, la porta stretta e la via angusta, la via del discepolato, il seguire Gesù in obbedienza e quindi la persecuzione e la sofferenza a causa Sua conducono alla vita (zōēn), cioè alla vita eterna (cfr. Matteo 19:16-29; 25:46), e pochi la trovano (v.14).
II L’INFERNO È UNA ROVINA INUTILIZZABILE
In 2 Tessalonicesi 1:9-10 leggiamo: “Essi saranno puniti di eterna rovina, respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza, quando verrà per essere in quel giorno glorificato nei suoi santi e ammirato in tutti quelli che hanno creduto, perché la nostra testimonianza in mezzo a voi è stata creduta”.
Coloro che non conoscono Dio e non obbediscono al vangelo del nostro Signore Gesù Cristo (v.8) saranno puniti di eterna rovina a causa dei loro peccati quando Gesù ritornerà.
Prima di tutto vediamo:
A) Ciò che non significa “eterna rovina”
Secondo alcuni l’inferno non esiste, o esiste solo per un breve periodo.
“Eterna rovina”, secondo alcuni, si riferisce al fatto che gli empi, gli ingiusti saranno annientati, saranno distrutti, cesseranno di esistere.
Questo potrebbe accadere alla morte fisica, o subito dopo il giudizio, o dopo un periodo finito di punizione all'inferno.
Quindi una persona è rovinata per sempre nel senso che non esisterà più, questa è la rovina eterna.
Solo i giusti continueranno a esistere dopo la morte alla presenza di Dio.
Ma questa interpretazione non è corretta perché non vi è alcuna prova in Paolo, o nel resto del Nuovo Testamento che parli del concetto di annientamento finale degli empi, degli ingiusti!
Anzi il linguaggio biblico è diverso, infatti si parla per esempio di "fuoco eterno" (Matteo 25:41), ”il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli“ (Apocalisse 14:11), e ”non hanno riposo, giorno o notte" (Apocalisse 14:11), questi versetti rivelano tormento senza fine, piuttosto che la cessazione. Non avere riposo indica l'autocoscienza.
Possiamo ancora dire che la vita eterna e la punizione eterna sono paralleli: come i giusti andranno a vita eterna, parallelamente gli ingiusti andranno a punizione eterna (Matteo 25:46).
Come la vita eterna per il credente è senza fine, così lo sarà anche la punizione eterna per il non credente.
Inoltre poiché il peccato è un'offesa infinita contro un Dio infinitamente santo e giusto, richiede così una punizione infinita; il peccato è una questione eterna che non può essere superata da una pena temporanea!
Vediamo ora:
B) Ciò che significa “eterna rovina”
“Eterna rovina”, in realtà è “rovina eterna” (olethron aiōnion).
La frase va vista in contrasto con il destino del credente, cioè la vita eterna (zōē aiōnion), con “eterno” che indica qualcosa che esiste senza fine. (cfr. Giovanni 3:16; Romani 2:7; 5:21; 6:22-23; Galati 6:8).
“Rovina” (ólethros) è una parola che significa distruzione, ed è per questo che molti hanno interpretato annichilimento, distruzione totale, cessazione di esistere.
Ma questa parola (ólethros) come traduce la Nuova Riveduta, significa anche rovina, una parola che era usata per rovina monetaria, per distruzione di proprietà; per la rovina di coloro che erano in debito.
Comunque, sebbene possa avere il significato di distruzione, il concetto del Nuovo Testamento del destino degli empi, degli ingiusti, o impenitenti non è quello della distruzione totale, dell’annientamento, ma della punizione eterna tanto quanto la vita eterna per i giusti (cfr. Matteo 25:46).
Vediamo l’interpretazione:
(1) Come distruzione
Se si interpreta “rovina eterna” come distruzione, il senso è qualcosa che è stata danneggiata e non può essere più riparata.
Come distruzione eterna si riferisce alla situazione di una persona, o di qualcosa che ha perso l'essenza della sua natura o funzione, e cessano di essere utili, o di esistere nel loro stato originario e previsto come una terra arida, desolata che non produce frutto (cfr. Ezechiele 6:14; 14:16), oppure come per esempio uno smartphone che ti cade per strada, un camion ci passa sopra e lo distrugge, c’è ancora, ma non funziona, non è più utile ha perso la sua natura e funzione originaria e prevista.
Oppure il tornado ha distrutto una casa; le parti componenti di quella casa non cessano di esistere, ma l'entità “casa”, una struttura che fornisce riparo agli esseri umani, cessa di esistere.
Cercando di trovare la vita in se stessi e nel peccato, le persone che vanno all’inferno hanno perso la vera vita, rimangono solo rovine.
Vediamo l’interpretazione:
(2) Come eterna rovina
“Eterna rovina” può avere il senso come una vita sprecata, una perdita, una vita rovinata totalmente e definitivamente.
“Eterna rovina” può avere il senso della perdita di tutto ciò che dà valore all'esistenza.
John MacArthur scrive: “Non significa la cessazione dell'esistenza, ma piuttosto la perdita di tutto ciò che rende l'esistenza degna (cfr. 1 Timoteo 6:9). I perduti non cesseranno di esistere, ma sperimenteranno per sempre una vita di inutilità, disperazione, vuoto e mancanza di significato, senza alcun valore, valore, realizzazione, scopo, obiettivo o speranza. Saranno rovinati per sempre”.
La rovina si riferisce anche al fatto che si perde la possibilità di essere alla presenza di Dio e quindi nella felicità eterna, ma all’inferno, nella sofferenza eterna.
“Essi saranno puniti di eterna rovina, respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza” che senso avrebbe se cessiamo di esistere?
Ha poco senso descrivere le persone che sono state completamente annientate come separate dalla presenza di Dio!
Che senso ha parlare di separazione dal Signore e dalla gloria della Sua potenza, se non si esiste più!?
Paolo allora sta descrivendo una rovina, di un danno gravissimo e irreparabile di sofferenza eterna, o anche una distruzione, ma che si continua a esistere in qualche forma, ma che ha perso l'essenza della sua natura o funzione, utilità, e come leggiamo da altre parti di sofferenza eterna (Matteo 16:49-50; Luca 16:23-24; Apocalisse 14:11).
Se mentre il Vangelo porta la promessa di una consolazione eterna (2 Tessalonicesi 2:16) per coloro che conoscono Dio e obbediscono al Vangelo del Signore Gesù Cristo, al contrario coloro che non conoscono Dio e non obbediscono al vangelo del Signore Gesù Cristo andranno alla rovina eterna!
Non ci sarà nessuna speranza per una seconda opportunità di fuga, o di distruzione totale, di annientamento, o di ottenere la salvezza; il verdetto, come la sua esecuzione, sarà definitivo, per sempre!
E questo c’introduce al fatto che:
III L’INFERNO È UNA ROVINA INTERMINABILE
Già lo abbiamo visto con eterna rovina di 2 Tessalonicesi 1:9.
Un’altra parola per indicare la rovina spirituale definitiva è “perire” (apollymai Giovanni 3:16; 10:28; 17:12a; Romani 2:12; 1 Corinzi 15:17-18; 2 Tessalonicesi 2:10), simile a “perdizione” (apōleian) che abbiamo visto prima come opposta alla salvezza e alla vita eterna.
Il passo più famoso della Bibbia insieme al Salmo 23 è Giovanni 3:16.
In Giovanni 3:16 leggiamo: “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”.
In questo versetto vediamo:
A) La proclamazione dell’amore di Dio
“Perché Dio ha tanto amato il mondo”
Giovanni qui proclama l’amore di Dio, un amore inaspettato.
È un amore inaspettato perché Dio ama tutte le razze e non solo i Giudei, ma anche i non-Giudei, i Gentili, ma è inaspettato per un altro motivo.
Questo versetto di solito viene messo in evidenza la portata universale dell’amore di Dio per tutte le persone, ma poco il fatto che “mondo” (kósmos) si riferisce al genere umano (Giudei e Gentili) decaduto nel peccato e dominato da Satana (Giovanni 7:7; 14:30; 1 Giovanni 5:19; 1 Corinzi 2:12; Galati 4:3; 6:14; 1 Giovanni 2:15-17).
“Mondo” si riferisce al genere umano malvagio, all’ordine morale che giace in una ribellione ostinata e colpevole a Dio, che è alienato da Dio.
D.A. Carson afferma: "In Giovanni 3:16, l’amore di Dio, nel donarci il Signore Gesù, deve essere ammirato non perché si estende a una realtà così grande, ma perché si rivolge a una realtà così cattiva, non perché così si estende a così tanta gente, ma a gente molto malvagia".
Quindi qui si vuole sottolineare quanto è forte o intenso l’amore di Dio per l’umanità così malvagia da essere necessario un genere di amore particolare per riuscire ad amarlo.
L’amore di Dio è auto-generato, spontaneo e incondizionato.
Dio non ama perché il peccatore è degno di essere amato, ma Dio sceglie di amare ed è libero da qualsiasi costrizione, ama nonostante la ribellione e il peccato dell’uomo.
La causa dell’amore di Dio per noi, non è da ricercare in noi stessi, ma in Dio stesso!
L’amore di Dio nasce dalla volontà di amare e non dall’amabilità del peccatore lo riceve.
Consideriamo ora:
B) La prova dell’amore di Dio
“Che ha dato il suo unigenito Figlio”.
Gesù è:
(1) Il costo dell’amore di Dio
Dio ha pagato un prezzo per salvare i credenti!
Dio ha così amato il mondo a tal punto da dare Suo Figlio in sacrificio!
L'amore di Dio non galleggia nell'astrazione, ma è concreto!
“Ha dato” (dídōmi) richiama l'attenzione sul sacrificio, sulla morte come un’offerta per il peccato.
Matteo 20:28 dice: "Appunto come il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti". (Marco 10:45; 1 Timoteo 2:6; Galati 1:4; Tito 2:14. Vedi anche Giovanni 15:13; 1 Giovanni 3:16; 4:10).
Dio colma di sua iniziativa l’abisso che c’è tra Lui e gli uomini a causa del peccato e non lo ha fatto con oro e con argento, ma con il sangue, la vita di Gesù (1 Pietro 1:18-19).
Dio non risparmiato il Figlio, ma lo ha dato in sacrificio sostitutivo come dice Romani 8:32: "Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?".
“Proprio Figlio” sottolinea il prezzo più caro e più alto che Dio ha pagato nel sacrificare il Figlio per il bene dei credenti.
Se Dio ha dato il Suo diletto Figlio, i credenti possono essere certi che ci donerà ciò di cui necessitiamo in questa vita.
Inoltre vediamo:
(2) La chiarezza dell’amore di Dio
John Stott diceva: “Dio avrebbe potuto abbandonarci giustamente al nostro destino, avrebbe potuto lasciarci soli a raccogliere il frutto della nostra trasgressione e a perire nei nostri peccati. È quello che meritavamo, ma non lo fece; poiché ci amava, ci venne a cercare in Cristo. Ci seguì fino all’angoscia desolata della croce, dove portò il nostro peccato, la colpa, il giudizio e la morte. Ci vuole un cuore duro come una pietra per rimanere indifferenti di fronte un amore come questo”.
Se qualcuno di noi ha dei dubbi riguardo l’amore di Dio, ebbene, guardi alla croce di Gesù davanti la quale non possiamo rimanere indifferenti!
Sulla croce di Gesù si manifesta in un modo chiaro e inequivocabile l’amore di Dio!
Un amore che non è sentimentalismo, ma l’amore santo di Dio che fa ricadere sul Figlio i peccati dei molti! (Matteo 26:28; Romani 5:19; Efesini 5:25).
Vediamo ora:
C) Il proposito dell’amore di Dio
“Affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”.
Nel proposito dell’amore di Dio vediamo due aspetti.
Il primo aspetto è:
(1) La protezione
“Affinché chiunque crede in lui non perisca”.
Se come santo e giusto, Dio ci condanna per i peccati, come amore ci salva per fede nella persona di Gesù Cristo!
Chi crede non perisce!
La fede è la condizione indispensabile per non perire, per essere salvati (cfr. per esempio Efesini 2:8-9; Ebrei 11:6).
La parola “perire” (apollymai) è sprecare la vita, andare in rovina, essere perduti per sempre.
Non è un semplice spegnersi dell’esistenza fisica, non indica l'annientamento come la fine dell'esistenza fisica, ma un eterno sprofondare all’inferno, nell’eterna sofferenza, una via del non ritorno!
È peggio di un crack finanziario, di una malattia inguaribile, o cose del genere, è una via del non ritorno non si avrà una seconda possibilità di salvezza, è una rovina, un danno irreparabile, interminabile, in contrasto con la vita eterna.
È la separazione eterna da Dio, l’essere eternamente rifiutato ed esiliato da Dio!
Dunque vediamo:
(2) La provvidenza
“Ma abbia vita eterna”.
Avere la vita eterna" implica la salvezza (cfr. Giovanni 3:17).
(1) La vita eterna si riferisce al tempo della vita
Per “vita” (zōēn) “eterna” (aiōnion) s’intende un’esistenza senza fine.
Indica un’esistenza continua che non è toccata dalle limitazioni del tempo.
Non esiste la fine, non esistono giorni, mesi ed anni!
È un tempo illimitato! Anzi non esiste il tempo!
La vita eterna comincia nel momento in cui una persona crede, nel momento della conversione (Giovanni 5:24).
Anche se la morte segna una discontinuità tra questa vita e la prossima, in realtà la vita eterna ci garantisce una continuità; non finisce tutto con la morte, ma vivremo in modo diverso.
Ma non indica solo la durata:
(2) La vita eterna si riferisce al tipo di vita
Alcune persone hanno una certa repulsione all'idea della vita eterna, perché la loro vita nel presente è misera, piena di dolore, di fame, di povertà, di delusione o di problemi.
La vita eterna non è un'estensione della vita terrena di una persona, la vita eterna non è solo che è eterna in durata, ma indica anche qualcosa di diverso dalla vita dell’uomo come qualità, una vita completamente diversa da quella che stiamo vivendo adesso, infatti, non ci saranno più sofferenze, litigi; stress di vario genere, la morte, e abiteremo per sempre con Dio! (cfr. Apocalisse 21:3-4).
CONCLUSIONE
“L'inferno è la verità vista troppo tardi, il dovere trascurato nella sua stagione” (Tryon Edwards).
All’inferno si scoprirà la sua verità, ma ormai sarà troppo tardi!
Si capirà il dovere che si è trascurato mentre si stava su questa terra, ma sarà troppo tardi!
“L'angoscia dell'inferno è l'angoscia di sapere eternamente che avresti potuto scegliere diversamente, ma non l'hai fatto” (John White).
Che cosa scegli di fare oggi per la tua vita che ha un valore eterno?
Tutte le persone devono credere e ricordare che esiste l’inferno!
Questo perché possiamo ringraziare Dio per Gesù Cristo che salva chi crede in Lui come il Salvatore e il Signore della propria vita, e coloro che ancora non hanno preso nessuna decisione possono così affidarsi a Gesù Cristo per la loro salvezza.
Ma l’inferno è anche un monito per vivere una vita consacrata e santa, perché se Dio manda le persone all’inferno vuol dire che per Lui il nostro comportamento è una cosa seria!
Allora santificati! Allora consacrati al Signore! (Ebrei 12:14; 2 Pietro 1:3-11; 3:11-15).