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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Matteo 26:31: Il detto delle pecore disperse

Matteo 26:31: Il detto delle pecore disperse

Quando pensiamo agli apostoli li pensiamo come modello di fede e di eroismo, che hanno sopportato instancabilmente ogni difficoltà e persecuzione per il loro Signore, ma questo dopo la Pentecoste, dopo che lo Spirito Santo scese su di loro.

Infatti prima, nell'ultima notte della vita terrena libera di Gesù, contrariamente alle loro sicure affermazioni di lealtà e coraggio, dimostrarono tutt'altro che fede ed eroismo, scoprirono tutti di essere timorosi, codardi e impotenti, scoprirono la loro fragilità.

Il v.31 è un detto, una citazione dall’Antico Testamento.

Cominciamo a vedere:

I IL CONTESTO DEL DETTO (v.30) 

Nel v.30 leggiamo: “Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi”.

Dopo la cena Pasquale, quindi l’isituzione della “Cena del Signore”, e dopo aver cantato l’inno, com’era di usanza, dai Salmi 115-118, Gesù e i Suoi discepoli uscirono per andare al monte degli Ulivi.

Consideriamo:

A) Il posto 

Questa è la terza volta che Gesù e i Suoi discepoli sono sul monte degli Ulivi (Matteo 21:1; 24:3).

Questo monte era a est di Gerusalemme, da qualche parte sulle sue pendici si trovava il villaggio di Betfage (Matteo 21:1; Marco 11:1; Luca 19:29). 

Anche se nessuno dei Vangeli ci dice specificamente il motivo per cui Gesù e Suoi i discepoli andarono al monte degli Ulivi, era una regola per le persone che venivano a Gerusalemme per la festa di Pasqua per quella settimana, rimanere entro i limiti della città per tutta quella notte, e Betfage era considerata il limite più esterno di Gerusalemme. 

Il monte degli Ulivi era un luogo di preghiera preferito da Gesù (cfr. Luca 6:12; 9:28; 21:37; 22:39), dove andava regolarmente con i Suoi discepoli come anche in questo caso, dove in disparte con Pietro e i fratelli Zebedeo pregherà (Matteo 26:36-46), e dove più tardi quella notte sarà arrestato per poi essere crocifisso il giorno successivo (Matteo 26:47-56).

Qualcuno nell’andare al monte degli Ulivi, vede un'allusione a 2 Samuele 15:30–31, quando Davide fuggì sul monte degli Ulivi, piangendo e pregando dopo aver appreso che Aitofel, il suo fidato consigliere, si era unito al complotto di suo figlio Absolam in ribellione contro il suo regno. 

Aitofel voleva attaccare Davide di notte (2 Samuele 17:1-2) e, come Giuda, si è impiccato quando il suo complotto non ha funzionato (2 Samuele 17:23). 

Ma il tradimento di Giuda invece funzionò perché questa era la volontà di Dio: Gesù doveva essere arrestato e giudicato, e quindi morire per i peccatori (cfr. per esempio Matteo 26:54; Atti 2:23; 4:27-28; 1 Timoteo 1:15).

Ma c’è un aspetto interessante che notiamo di Gesù:

B) La passione

“Coloro che nel tempo passato hanno fatto grandi cose per Dio hanno posseduto un'energia santificata totalmente priva di pigrizia” (James R. Graham).

In questo chi ha fatto cose grandi per Dio, seguirono l’esempio di zelo di Gesù!

Gesù nel suo zelo per il Padre, non perdeva mai un momento nell’ammaestrare i discepoli.

Anche in questo contesto, dopo aver lasciato il posto dove hanno consumato la cena pasquale, dove fra l’altro ha pronunciato il discorso d'addio (Giovanni 13-17), e dirigendosi verso il monte degli Ulivi, Cristo ha continuato a insegnare ai discepoli.

Gesù sfruttava bene il Suo tempo che poteva essere in preghiera (cfr. per esempio Marco 1:35; 6:46; Luca 5:16; 6:12; 9:18,28; 11:1), o nell’insegnare, infatti in qualsiasi momento era pronto, anche mentre camminava (cfr. per esempio Luca 9:57-62) come in questo caso sulla via per il monte degli Ulivi, o mentre stava seduto ad ammaestrare i discepoli (cfr. per esempio Matteo 5-7; 13:1-34).

Molti si giustificano che non hanno il tempo di pregare, o leggere e studiare la Bibbia, e nemmeno di evangelizzare, ma se osservassero come Gesù ha usato il Suo tempo, scoprirebbero che hanno il tempo per queste cose. 

Dobbiamo imparare a gestire meglio il nostro tempo per la gloria di Dio seguendo l’esempio di Gesù e a ricercare il Suo stesso zelo per Dio!

Ma la vergogna della chiesa oggi è che c’è più zelo evidente tra gli aderenti di altre religioni, dei tifosi di calcio, dei no-vax, e così via che tra i cristiani.

Vediamo:

II LA CONVINZIONE DEL DETTO (vv.31-33)

Prima di tutto c’è:

A) La previsione

Al v.31 leggiamo: “Allora Gesù disse loro: ‘Questa notte voi tutti avrete in me un'occasione di caduta; perché è scritto: "Io percoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse’.

In modo simile gli omicidi di leader come Che Guevara in Bolivia, Chico Mendes in Brasile e Martin Luther King Jr. negli Stati Uniti hanno avuto l'effetto di disperdere i loro seguaci.

Gesù sapeva che tutti i discepoli lo avrebbero abbandonato quella notte, e allora li vuole preparare, profetizzando ciò che avrebbe avuto luogo quella stessa notte, su ciò che gli accadrà, ma soprattutto l’effetto che questo avrà sui Suoi discepoli.

R. T. France scriveva:” Questo breve dialogo sulla strada per il Monte degli Ulivi illustra la notevole preoccupazione di Gesù per il gruppo dei suoi seguaci prescelti. Anche di fronte alla propria imminente sofferenza, è consapevole che il calvario imminente sarà troppo per loro, e così continua a dedicare tempo ad avvertire, a spiegare, a preparare loro”. 

Quindi Gesù ha voluto avvertire e preparare i Suoi discepoli sulla Sua morte.

Cosa previde Gesù?

Gesù previde:

(1) La caduta

“Questa notte voi tutti avrete in me un'occasione di caduta” (v.31).

Gesù si riferisce a tutti i discepoli, nessuno escluso!

“Avrete occasione di caduta” (skandalisthēsesthe – futuro passivo indicativo) indica inciampare, cadere nel peccato (cfr. Matteo 5:29, 30; 18:6, 8, 9), o essere scandalizzati, offesi da qualcuno (Marco 6:3; 14:27; Matteo 11:6; 13:57; Luca 7:23) in modo da respingerlo e abbandonarlo (Matteo 26:31, 33, 56), e allontanarsi dalla propria fede (Matteo 13:20-21; 24:10). 

Il contesto suggerisce che la caduta comporta l'abbandono e la negazione di Gesù.

“In me” indica che la ragione della caduta si trova in Gesù Cristo.

La caduta a causa di Gesù Cristo ha il senso di abbandonarlo, o dimenticarlo, o rinnegarlo (cfr. vv.34-35), e quindi peccare.

Significa che cadranno in peccato, in un grave fallimento spirituale, o che inciamperanno nella loro fede, quindi si allontaneranno dalla fede, si svieranno, infatti la stessa parola è usata per coloro che si sviano a causa della tribolazione e persecuzione in riferimento al seme caduto in luoghi rocciosi nella parabola del seminatore in Matteo 13:20-21 (Marco 4:16-17), del discorso profetico di Gesù e in Matteo 24:10 dice: “Allora molti si svieranno, si tradiranno e si odieranno a vicenda” (cfr. Giovanni 16:1).

In questo sviamento, i discepoli abbandoneranno Gesù temendo per la loro vita, quindi stavano proteggendo loro stessi.

Saranno intrappolati dal peccato e sopraffatti da ciò che accadrà a Gesù e si allontaneranno da Gesù e fuggiranno via (cfr. Matteo 26:56).

Gesù spiega:

(2) La causa

“Perché è scritto: ‘Io percoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse’” (v.31).

Questa è una citazione, una profezia del profeta Zaccaria 13:7 che dice: “’Insorgi, o spada, contro il mio pastore, contro l'uomo che mi è compagno!’ dice il SIGNORE degli eserciti. ‘Colpisci il pastore e siano disperse le pecore! Io volgerò la mia mano sui piccoli’”.

Avvertendo i Suoi discepoli su ciò che stava per accadere, Gesù mira a prepararli allo shock non solo per il Suo arresto ed esecuzione, ma anche metterli davanti la verità della loro incapacità di stargli accanto quando arriva la prova.

Ma citando la profezia dell'Antico Testamento, senza comunque giustificarli, Gesù assicurò i discepoli che il loro abbandono, così come il tradimento di Giuda, faceva parte del disegno eterno di Dio.

È evidente che era la volontà di Dio la morte di Gesù come documentata nelle Sacre Scritture (cfr. Per esempio Matteo 26:24,54; Luca 24:44-46).

Il sacrificio di Gesù era un piano che è stato preparato prima la creazione del mondo (cfr. Atti 2:23-24; 4:27-28; 1 Pietro 1:18-20).

Così anche la dispersione dei discepoli come dichiarato da Zaccaria, era qualcosa che doveva avvenire perché già era prevista da Dio attraverso il Suo profeta e Gesù stesso.

Dunque, Dio ha pianificato tutto questo in anticipo ed era in controllo sovrano anche sul loro fallimento. 

John MacArthur scrive: “Mentre Gesù affrontava la croce con coraggio e valore chiaramente divini, i discepoli fuggivano con timore e codardia tipicamente umani. Anche se affrontava il peccato, la morte e Satana per loro, non avrebbero rischiato nulla per lui. Era come se Gesù fosse seduto alla cabina di controllo di uno studio televisivo, monitorando gli eventi preregistrati su un grande banco di schermi davanti a Lui e determinando quale sarebbe andato in onda in un dato momento. Ogni evento di quella notte, proprio come ogni evento della Sua intera vita, era sotto la diretta autorità divina di Dio. Nessun atto era accidentale e nessuna parola era accidentale. Non solo sapeva esattamente cosa avrebbe fatto Lui stesso, ma cosa avrebbero fatto i discepoli, i capi religiosi e politici, i soldati e le moltitudini. Poteva vedere ogni movimento come se fosse già trapelato e sentire ogni parola come se fosse già stata detta. Nella rappresentazione di Matteo, Gesù non perde nulla della sua maestà e dignità anche se, agli occhi del mondo, ha affrontato l'imminente sconfitta e l'ignominia. Il suo piano sovrano si stava svolgendo e la presunta vittima era in realtà il predestinato Vincitore”.

“Perché è scritto: ‘Io percoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse”. 

“Io” è Dio (cfr. Isaia 53:4-6; Giovanni 3:16; Romani 8:32; 1 Giovanni 4:9-10) che ha usato gli uomini a colpire Gesù, che lo ha dato alla morte (cfr. Atti 4:27-28).

“Percoterò” (Pataxō – futuro attivo indicativo) è sferrare un colpo secco con violenza per ferire, o uccidere (Matteo 26:51; Luca 22:50; Atti 7:24; Apocalisse 19:15).

Le pecore del gregge sono il popolo di Dio (cfr. Ezechiele 34), sono i discepoli di Gesù, il nucleo del nuovo popolo di Dio sotto la guida del Messia, quindi il pastore delle pecore è Gesù! (cfr. per esempio Giovanni 10:11-18).

Gesù ha più volte predetto la Sua morte e risurrezione, ma i Suoi discepoli non capivano, come in questo caso, non capivano come questo potesse accadere al Messia in cui hanno confidato, hanno messo le loro speranze (cfr. Matteo 16:21-23; 17:22-23).

È chiaro che quando un gregge non ha la guida del pastore, le pecore si disperdono, così avviene anche per i discepoli di Gesù.

La predizione della dispersione dei discepoli si adempirà quella notte stessa come leggiamo nel v. 56 dopo l’arresto di Gesù: “Allora tutti i discepoli l'abbandonarono e fuggirono”.

I discepoli abbandonarono Gesù perché si aspettavano che avrebbe combattuto contro i Romani e sono rimasti delusi, ma avevano anche paura e non capivano lo scopo delle Sue sofferenze.

R. T. France riguardo il fallimento dei discepoli scriveva: “Il loro fallimento sarebbe stato causato non solamente dalla paura per la loro sicurezza personale, ma per l’incapacità di afferrare lo scopo delle sofferenze di Gesù”. 

La mancanza di conoscenza dei piani di Dio e l’amore per se stessi, l’egoismo, sono cause dei nostri fallimenti nel servirlo!

Ma questo ci mostra anche come i discepoli, e anche prima di loro Israele e i cristiani dopo di loro, anche noi siamo tutti dolorosamente fragili. 

La dispersione anche se grave, non è stata definitiva, poiché Gesù promette di incontrare i discepoli in Galilea dopo essere risorto come leggiamo al v.32: " Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea". 

Questa Parola che Gesù promette ai discepoli è un incoraggiamento non solo perché Lui risusciterà, ma anche perché sta dicendo loro che non moriranno negli eventi prima, durante e dopo la Sua crocifissione.

Diversi studiosi hanno visto nel verbo “precederò” (proaxō) una continuazione dell’immagine del pastore che va davanti e guida il gregge (cfr. Matteo 2:9), anche se significa andare avanti da arrivare prima degli altri (per esempio Matteo 14:22; 21:31).

Gesù anche se parlava della Sua apparente sconfitta parlava anche della Sua vittoria sulla morte (cfr. Matteo 16:21; 17:22-23; 20:18-19).

Quando i discepoli andranno in Galilea, invece di lasciarsi a Gerusalemme un cadavere, troveranno il Cristo risorto!

Ancora una volta Gesù dice ai Suoi discepoli della Sua resurrezione!

Questo è stato un grande incoraggiamento!

Matthew Henry scriveva a riguardo: “Anche se tu mi abbandonerai, io non ti abbandonerò; anche se cadrai, farò in modo che tu non cada definitivamente: ci incontreremo di nuovo in Galilea”.

E così è stato! (cfr. Matteo 28:7;10,16-20; Giovanni 21:1-23).

Questa è l'unica volta che una persona viva prende un appuntamento con altri per incontrarli dopo che sarebbe morto ed è stato di parola!

“Gesù ha messo in prospettiva la notizia devastante della sua sofferenza e della dispersione dei discepoli. Avrebbe sofferto l'umiliazione e la morte in croce. Tuttavia, assicurò loro che sarebbe risorto dai morti e che sarebbe tornato in Galilea. Lì li avrebbe incontrati e avrebbe rinnovato la loro relazione, non nella tristezza di questo momento, ma immerso nella loro felicità di essere di nuovo vivo. A quel tempo, avrebbero saputo che non era semplicemente un altro profeta o rabbino, ma che era davvero il Figlio di Dio, il vincitore risorto” (Practical Christianity Foundation).

Questa è una promessa di restaurazione, l’offerta di perdono anticipato, Gesù inverte il loro rinnegamento e abbandono, va oltre il fallimento dei discepoli.

In Galilea troveranno perdono e riabilitazione!!

Il loro allontanarsi sarà certamente un peccato terribile; ma a differenza di Giuda non periranno, loro cadranno per risorgere, per servire Gesù Cristo per il grande mandato, per la missione di fargli discepoli sostenuti dalla Sua presenza in modo soprannaturale (Matteo 28:10,18-20).

Il ritorno in Galilea simboleggia un nuovo inizio!!

Come dicono Davies e Allison: “Non a Gerusalemme, ma nella ‘Galilea dei Gentili’, dove per prima cosa riunì la sua comunità, Gesù ricostituirà il gregge che è stato disperso e poi inaugurerà la missione mondiale”.

Ma troviamo:

B) La protesta (vv.33-35)

Prima di tutto vediamo:

(1) La persona della protesta (vv.33-35)

Nei vv.33-35 è scritto: “Pietro, rispondendo, gli disse: ‘Quand'anche tu fossi per tutti un'occasione di caduta, non lo sarai mai per me’. Gesù gli disse: ‘In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte’. E Pietro a lui: ‘Quand'anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò’. E lo stesso dissero pure tutti i discepoli”.

Pietro ha capito bene il detto, la citazione di Gesù e pensava che per lui non sarebbe mai caduto, ma gli altri si!

Pietro afferma con molta enfasi, seguito anche dagli altri discepoli, che non avrebbe mai rinnegato Gesù.

Pietro mostra ancora una volta la sua tipica spavalderia (Matteo 14:28–31; 16:22, 23; 17:4; 19:27), e impulsivamente dichiara un'assoluta fiducia in se stesso che non si unirà mai agli altri nel rinnegamento; c'è un'eccezione alla previsione di Gesù, ed è proprio lui!

Pietro era stato rimproverato precendemente da Gesù che non aveva il senso delle cose di Dio che riguardava la necessità divina della sofferenza del Suo sacrificio in croce per i peccatori (Matteo 16:21-28), forse aveva imparato qualcosa in più, ma aveva ancora una visione distorta della sofferenza legata all'eroismo di uomini combattenti per una guerra materiale e temporale (Matteo 26:51), e non spirituale con armi spirituali (cfr. 2 Corinzi 10:3-4; Efesini 6:10-19), e quindi della necessità divina che Gesù morisse in croce per i peccatori.

“Rinnegherò” (aparnēsomai – futuro medio indicativo) è rifiutare di riconoscere, dichiarare che non si conosce, che non si ha nessuna conoscenza, dichiarare che non si ha nessuna relazione, che è in alcun modo correlato a una persona. 

Quella notte, invece di vegliare con Gesù e pregare, Pietro e i fratelli Zebedeo si addormentarono e lo lasciarono da solo e lasciarono che la tentazione li vincesse (Matteo 26:36-46,56).

Pietro, il più schietto dei dodici discepoli, fu colui che protestò contro ciò che ha detto Gesù.

Pietro pensava che nell'ora della tentazione ne sarebbe uscito meglio di tutti loro, ma Gesù gli disse che ne sarebbe uscito peggio, infatti lo rinnegherà tre volte! (Matteo 26:69-75).

In secondo luogo vediamo:

(2) Il peccato della protesta 

Indubbiamente, Pietro era devoto a Gesù, era al centro della sua vita, ha lasciato tutto per Gesù; il suo impegno era profondo, ma peccava in almeno due modi.

In primo luogo:

(a) Pietro non ha creduto alla Parola di Dio che Cristo aveva poco prima pronunciata

Pietro ha trattato con incredulità la parola di Gesù, ha messo in dubbio la veridicità della citazione dell’Antico Testamento, quindi della Parola di Dio e di Gesù che l’aveva ricordata, e non è stata la prima volta che lo aveva contraddetto.

Come possiamo essere volubili!

Pietro aveva confessato che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente e subito dopo lo aveva rimproverato per aver predetto la Sua sofferenza e morte (Matteo 16:16,22). 

In secondo luogo:

(b) Pietro ha mostrato uno spirito orgoglioso

A causa del suo orgoglio, Pietro ha avuto difficoltà nell'accettare e nel sottomettersi alla Parola di Dio.

Inoltre Pietro, nel suo orgoglio si sentiva superiore agli altri discepoli, pensava di essere migliore degli altri in quanto non avrebbe rinnegato Cristo nonostante tutti gli altri lo avrebbero fatto. 

Pietro pensava di essere pronto per qualsiasi opposizione e sofferenza gli fosse capitata davanti.

Nel suo orgoglio Pietro, poneva fiducia in se stesso, s’innalzava sugli altri discepoli pensando che loro sarebbero caduti, ma lui no!

Pietro aveva un'opinione esagerata di se stesso, era colpevole di eccessiva presunzione.

Pietro non stava prendendo a cuore la lezione di altri orgogliosi nella storia Biblica: come Golia (1 Samuele 17:44,51); Ben- Adad (1 Re 20:11, 20-21), Sennacherib (2 Cronache 32:14,19-21); Aman (Ester 5:11-12; 7:10) e Nabucodonosor (Daniele 4:30–33), e né applicava a se stesso il consiglio che si trova in passi così preziosi come Proverbi 16:18; 26:12.

“La superbia precede la rovina e lo spirito altero precede la caduta” (Proverbi 16:18).

“Prima della rovina, il cuore dell'uomo s'innalza, ma l'umiltà precede la gloria” (Proverbi 18:12).

Ancora, Pietro stava ignorando la costante enfasi di Cristo sulla necessità dell'umiltà (per esempio Matteo 18:1-6; cfr. Luca 14:7-12; 18:9-14; Giacomo 4:6).

Pietro e gli altri discepoli non conoscevano la profondità di cui erano capaci e consideravano impensabile che avrebbero rinnegato Gesù!

Ma faremo bene a essere umili e a fare attenzione a non cadere confidando nelle nostre capacità seguendo l’esempio negativo di Pietro e degli altri discepoli! (cfr. 1 Corinzi 10:12).

Quando confidiamo nelle nostre forze, il nostro sforzo non sarà vincente, è in Dio che dobbiamo confidare per la vittoria! (Salmo 27:1-3; Isaia 12:2; 26:3-4).

"Proprio la persona che si vanta di essere pronta a morire non è pronta" (Schniewind).

Infine c’è:

(3) La propensione (v.35)

Nel v.35 è scritto: “E Pietro a lui: ‘Quand'anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò’. E lo stesso dissero pure tutti i discepoli”.

Pietro fu veemente nella sua affermazione che non avrebbe mai rinnegato Gesù, e così anche gli altri discepoli lo seguirono come sottolineato da Matteo; erano convinti che non avrebbero rinegato Gesù!

Matteo porta alla luce i fatti che i discepoli di Gesù hanno fatto tutti dichiarazioni di fedeltà, ma quando è arrivato il momento della prova tutti sono stati trovati carenti! 

I discepoli non solo ignoravano ciò che disse Gesù riguardo la citazione di Zaccaria 13:7, ma anche si fidavano del loro discernimento, della loro comprensione delle cose, ignoravano pure la propria debolezza e la forza di Satana, ignoravano anche la forza della paura che avrebbe presto avuto il sopravvento su di loro. 

Non solo Pietro e gli apostoli, ma nella storia ci sono stati molti credenti che con orgoglio pensavano che non sarebbero mai caduti, che non avrebbero mai fallito, che contavano nelle forze, nelle proprie capacità.

C'è una propensione negli “uomini a essere troppo sicuri della propria forza e stabilità. Siamo pronti a crederci capaci di affrontare le tentazioni più forti, di affrontare gli impegni più duri e rischiosi, e di sopportare le più grandi afflizioni per Cristo; ma è perché non conosciamo noi stessi. Coloro che sono più sicuri di sé stessi spesso cadono più presto e più male. Coloro che sono più sicuri sono meno sicuri. Satana è più attivo per sedurli; sono più vulnerabili e Dio li lascia a se stessi per umiliarli" (Matthew Henry).

Infine vediamo:

III LA COMUNICAZIONE DEL DETTO

Che cosa ci comunica questo detto?

Questo detto ci parla di:

A) Salvezza

Questo detto si riferisce principalmente alla morte di Cristo sulla croce e alla salvezza che ne scaturisce per il Suo popolo (cfr. Matteo 1:21). 

Cristo deve morire, il pastore deve e sarà colpito questa è la volontà del Padre. 

Non c'è salvezza dai peccati (Romani 3:19-23) e dall’ira di Dio (Romani 5:1-11) senza la morte di Gesù Cristo sulla croce (Matteo 20:28; Giovanni 4:42; Atti 4:12; Galati 1:3-4; 3:10-13; 1 Pietro 2:24; 3:18; Ebrei 10:10).

Come abbiamo detto prima, la crocifissione di Gesù Cristo avvenne “per il determinato consiglio e la prescienza di Dio” (Atti 2:23). 

Questo detto: "Mette in evidenza in modo straordinario l'azione divina nella morte di Cristo" (Bickersteth).

Questo detto ci parla di:

B) Sacre Scritture

Gesù fa una citazione dell’Antico Testamento di Zaccaria, è l'adempimento della profezia di Zaccaria 13:7.

Le profezie della Bibbia descritte in modo chiaro e dettagliate, si sono compiute al cento per cento, alla lettera!

Questo dimostra che è veramente la Parola di Dio, lo strumento che Dio ha usato per rivelarci i Suoi decreti, ciò che buono e ciò che è vero! 

Pertanto facciamo bene a prestare attenzione alla Bibbia, e come molti altri insegnamenti di Gesù Cristo, conferma la veridicità e, quindi, l'attendibilità della Bibbia (Matteo 5:17-19; Giovanni 10:35), e sarà per sempre come ci dice Isaia 40:8: “L'erba si secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro Dio dura per sempre”.

 “La Bibbia non invecchia mai”  diceva Edith Deen.

Riponi la tua fiducia nella Parola di Dio più che nella parola di chiunque altro e farne il tuo cibo quotidiano!!

Qualcuno ha detto: “La Bibbia è destinata a essere pane per il nostro uso quotidiano, non solo torta per le occasioni speciali”.

La Bibbia deve essere sempre il nostro punto di riferimento, dobbiamo leggerla e meditarla costantemente, dobbiamo cibarci ogni giorno di essa! (Giosuè 1:8; Salmo 1:1-2).

Questo detto ci parla di:

C) Sbandamento

Gesù dice: “Le pecore del gregge saranno disperse” (v.31).

A riguardo possiamo fare tre applicazioni che riguardano Cristo, la chiesa e i cristiani.

Riguardo:

(1) Cristo

È stato lasciato solo, i discepoli lo abbandonarono e fuggirono (Matteo 26:56).

Gesù affrontò la croce abbandonato da tutti perfino anche dal Padre (Isaia 53:3; Matteo 27:46).

Quindi, Gesù simpatizza (cfr. Ebrei 4:14-16) con te quando starai solo, abbandonato da tutti anche dalle persone più care (cfr. Salmo 88:14,18).

La solitudine negativa è sopportabile solo con la presenza di Gesù Cristo nella tua vita!

Vediamo l’applicazione riguardo la:

(2) Chiesa

Questo detto può essere applicato anche ai responsabili e alle loro chiese. 

Quando un pastore, un anziano, un missionario devoto viene attaccato e cacciato via, la chiesa ne soffrirà. 

Molte chiese hanno visto molti membri disperdersi a causa di attacchi contro il loro responsabile da altri membri dissidenti strumenti di Satana. 

John Butler scrive: “Una chiesa non prospererà mai quando il pastore del gregge viene colpito dai suoi stessi membri. Qualsiasi chiesa fiorente sarà quella che onora il proprio pastore”.

1 Tessalonicesi 5:12-13 ci esorta dicendo: “Fratelli, vi preghiamo di aver riguardo per coloro che faticano in mezzo a voi, che vi sono preposti nel Signore e vi istruiscono, e di tenerli in grande stima e di amarli a motivo della loro opera. Vivete in pace tra di voi” (cfr. 1 Timoteo 5:17; Ebrei 13:7,17).

(3) I cristiani

È facile affermare come Pietro e gli altri discepoli che non rinnegheremo mai il Signore quando tutto va bene, ma lo dobbiamo dimostrare anche quando la nostra fede viene provata con la persecuzione o la sofferenza, quando tutto gira male, nel momento della prova e della tentazione!

Quanto è forte la tua fede? 

È abbastanza forte da resistere a una prova intensa?

Fortificala! 

Cibati la tua fede e fortificala con la Parola di Dio, con la preghiera, con la comunione fraterna e con il servizio per il Signore.

Impara da Pietro e dagli altri discepoli a non fare promesse, o affermazioni impulsive!! Sii umile e confida in Dio!

Non possiamo dire come Pietro e gli altri discepoli che non lo rinnegheremo mai!

Non dobbiamo sottovalutare il fatto che possiamo rinnegare Gesù se contiamo sulle nostre forze.

Da soli siamo molto più deboli di quanto pensiamo, anche se pensiamo di essere forti nella nostra devozione al Signore.

Se confidiamo nelle nostre forze, il nostro sforzo sarebbe perdente; ma è la forza di Dio in noi che ci rende forti nella vita cristiana (Per esempio Filippesi 4:13; 2 Timoteo 1:7).

Dobbiamo vigilare con la preghiera per non cadere in tentazione (Matteo 26:41).

Le autoaffermazioni dei discepoli erano basate su falsi sentimenti di forza personale e consacrazione. 

I discepoli pensavano che la loro devozione a Cristo e la loro capacità fossero più grandi della tentazione.

Mentre si preparava a morire per i peccati del mondo, Gesù voleva insegnare ai discepoli la necessità di morire continuamente a se stessi (cfr. Matteo 16:24-25; 1 Corinzi 15:3,31; 2 Corinzi 5:15) e di non confidare in se stessi, ma in Dio (cfr. 2 Corinzi 1:9).

Oltre alla certezza della risurrezione di Gesù e al potenziamento dello Spirito Santo in loro, forse la cosa più importante di cui i discepoli avevano bisogno era un'onesta consapevolezza della propria debolezza in modo tale da confidare in Dio! 

I discepoli avevano disperatamente bisogno di essere poveri in spirito, cioè umili (cfr. Matteo 5:3) senza la quale nessuna persona può venire a Cristo e senza la quale nessun credente può essere efficacemente utilizzato da Cristo. 

Il primo passo verso la forza spirituale è il sincero, umile riconoscimento della propria debolezza spirituale (cfr. 2 Corinzi 12:9–10).

Inoltre dobbiamo rinnegare noi stessi nel senso di non cercare i nostri interessi e di essere pronti a morire per Gesù come Suoi discepoli.

Gesù aveva esortato i discepoli a rinnegare se stessi, a prendere ogni giorno la propria croce e a seguirlo per vivere consacrati a Dio (Matteo 16:24; Marco 8:34). 

Quindi di ricercare gli interessi di Dio e non i nostri! 

Vivere per Lui e non per noi stessi!!

William Mounce a riguardo scrive: “Questa è una chiamata all'impegno disinteressato e totale verso il Signore. In realtà, siamo di fronte a una doppia scelta: scegliere di mettere al primo posto i nostri interessi e noi stessi e quindi rinnegare il Signore Gesù, oppure rinnegare noi stessi e al posto di ciò scegliere di vivere per Dio”.

Arrendersi completamente al Signore è un atto corrispondente all'atteggiamento interiore dell'umiltà.

Se l'umiltà è la principale virtù della vita cristiana, l’arrendersi completamente al Signore è il suo principale modo di espressione.

Sia l'atto di arrendersi completamente al Signore che l'atteggiamento di umiltà, nascono spontaneamente dalla consapevolezza che c’è una distinzione qualitativa infinita tra Dio e l'umanità, il vedersi nulla davanti la grandezza di Dio (cfr. per esempio Genesi 18:27; Luca 5:8).

Senza l’umiltà non ci può essere una relazione che piace a Dio (cfr. per esempio Luca 18:9-14; Giacomo 4:6).

Ma l’arresa totale al Signore, quindi alla Sua volontà, è una questione di amore, l’amore totale, radicale ed esclusivo dei discepoli al Signore (Matteo 22:37), una reazione al Suo amore. 

L'arresa totale al Signore implica la rinuncia alla volontà di sé ed è la risposta ubbidiente all'amore travolgente di Cristo (cfr. per esempio 2 Corinzi 5:14-15).

 CONCLUSIONE 

Questo ci passo c’incoraggia a essere umili, a non fare affermazioni basate su falsi sentimenti di forza personale e consacrazione, ma a rinunciare a noi stessi e a contare sulla forza di Dio!

Ora anche se hai fallito, se stai fallendo in questo, Gesù ti dà un’altra possibilità come ha fatto con gli undici che lo abbandonarono dopo la Sua resurrezione!

La fedeltà di Dio verso questi discepoli è rimasta incrollabile proprio come il suo perdono e la sua restaurazione sono disponibili per ogni discepolo di Gesù oggi.

Confessa la tua pochezza, la tua fragilità, i tuoi peccati a Gesù ed Egli ti perdonerà! (cfr. 1 Giovanni 1:8-10).




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