Giovanni 2:13-16: Gesù nel tempio (1)
La purificazione e la rivelazione
Prima di Pasqua spesso si sente parlare di "pulizie pasquali" o "pulizie primaverili".
"Pulizie di Pasqua" prende origine dalla Pasqua ebraica, durante la quale, secondo l'usanza, gli Ebrei dovevano togliere dalla loro casa ogni traccia di lievito, e quindi di polvere; era un rito di purificazione della casa, quindi anche del corpo e dell’anima.
Così nella stagione primaverile, le pulizie pasquali si riferiscono in maniera più approfondita alla pulizia della propria casa, una pulizia generale e minuziosa, da cima a fondo.
Anche Gesù nel periodo di Pasqua purificò il tempio, la casa del Padre dalla contaminazione.
Il capitolo due di Giovanni 2 inizia la storia del ministero terreno di Gesù con un segno miracoloso che ci parla del Suo carattere e della Sua missione: la trasformazione dell’acqua in vino a un matrimonio (Giovanni 2:1-11).
Ma anche la purificazione del tempio di Gerusalemme ci parla in un certo senso di un altro segno, che non è un miracolo, ma un segno dell’autorità di Gesù come Figlio di Dio e Messia.
Iniziamo a vedere:
I LA PURIFICAZIONE (vv.13-15)
Al v.13 leggiamo: “La Pasqua dei Giudei era vicina e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio quelli che vendevano buoi, pecore, colombi, e i cambiavalute seduti”.
La Pasqua dei Giudei era una festa che commemorava la liberazione degli Ebrei dall'Egitto celebrata il 14 del mese di Nisan (alla fine di marzo, o all'inizio di aprile), e continuava fino alle prime ore del 15.
Era una festa per celebrare il passaggio dell'angelo della morte nel tempo della schiavitù degli Ebrei in Egitto (Esodo 12:1-27; Deuteronomio 16:1-8).
Oltre ad altre feste, Giovanni menziona tre Pasque (Giovanni 2:13; 6:4; 11:55), forse una quarta (Giovanni 5:1).
Questa festa menzionata si svolge secondo alcuni studiosi il 28 d.C. o il 30 d.C.
La Pasqua è stata una delle tre feste annuali (Pentecoste e Capanne) a cui tutti gli uomini Ebrei erano chiamati a partecipare (per esempio Deuteronomio 16:16).
In obbedienza a questo requisito, Gesù va a Gerusalemme per partecipare alla festa di Pasqua, mostrando così il Suo interesse per le feste volute da Dio.
Gesù si reca nel tempio come facevano un gran numero di fedeli provenienti dalle province d’Israele (Luca 2:41-42) e dalla diaspora (Atti 2:5).
Il tempio di Gerusalemme era un simbolo dell'identità nazionale e religiosa d’Israele.
Il tempio di Salomone fu distrutto dai Babilonesi e in seguito ricostruito da Zorobabele, e poi fu ristrutturato da Erode poco prima della venuta di Gesù.
Consideriamo:
A) La contaminazione del tempio (v.14)
Nel v.14 leggiamo: “Trovò nel tempio quelli che vendevano buoi, pecore, colombi, e i cambiavalute seduti”.
Gesù si reca nel tempio e trova un mercato.
La parte del tempio (hierón) è il cortile dei Gentili, dove potevano stare anche i Gentili, è il cortile più esterno al santuario, al luogo santo (naos – cfr. Giovanni 2:20) dove potevano entrare solo i Giudei, quindi era escluso ai Gentili.
Era separato con una barriera dal cortile delle donne e dal cortile d’Israele accessibili solo ai Giudei che non potevano entrare nel luogo santissimo accessibile solo ai sacerdoti.
Sono state trovate due tavolette antiche con un'iscrizione greca, una completa nel 1871 (Clermont-Ganneau) e un frammento nel 1935 (Iliffe).
In quella completa è scritto: "Nessuno straniero deve entrare nel cortile e nella balaustra del santuario. Chiunque venga sorpreso avrà la colpa della sua successiva morte".
Negli Atti degli Apostoli, Paolo fu accusato di aver portato un Gentile, Trofimo un uomo di Efeso, nel tempio, perché pensavano che passarono dal cortile dei Gentili al luogo santo dove potevano andare solo i Giudei (Atti 21:28-29).
Giovanni evidenzia il fatto che nel tempio Gesù trovò quelli che vendevano buoi, pecore, colombi e i cambiavalute seduti.
Vediamo:
(1) La motivazione della presenza degli animali
A causa delle migliaia di persone che arrivavano a Gerusalemme, la Pasqua significava grandi affari per i mercanti di animali con sede a Gerusalemme.
“Buoi, pecore e colombi” erano lì per essere venduti a persone che venivano a offrire sacrifici a Dio.
Immaginatevi la sporcizia, la puzza, il baccano e la confusione che ci poteva essere a causa degli animali e delle contrattazioni con centinaia e centinaia di persone!
Le moltitudini di persone che venivano fuori da Gerusalemme, da lontano per adorare, non portavano con sé gli animali da sacrificare perché non era molto pratico, li acquistavano sul posto, a prezzi anche molto gonfiati; così i sacerdoti avevano provveduto alla vendita di questi animali proprio nel cortile esterno del tempio.
Certamente la vendita di animali per il sacrificio rendeva un servizio prezioso a coloro che venivano alla festa di Pasqua da lontano, consentendo loro di acquistare gli animali sul posto piuttosto che doverli portarli, o trasportare per lunghe distanze.
Il numero di animali necessari era impressionante.
Per una festa come la Pasqua, quando la normale popolazione di Gerusalemme da 50.000 a 70.000 aumentava a 250.000, o anche di più, alcuni pensano che durante la Pasqua si potevano trovare a Gerusalemme fino a più di 2.000.000 di persone, e quindi era necessario un numero incredibile di animali.
Tradizionalmente, il luogo dove vendevano gli animali e i cambiavalute erano situati nelle vicinanze nella Valle di Chidron, o sulle pendici del Monte degli Ulivi.
Le prove nella Mishnah, uno dei testi fondamentali dell’Ebraismo, suggeriscono che fu il sommo sacerdote Caiafa stesso a permettere ai mercanti di stare dentro il tempio, e il suocero Anna prima di lui ne era il responsabile (cfr. Luca 3:1-2; Giovanni 18:12-14; Atti 4:5-6), infatti da commentatori sarcastici in quei giorni il tempio fu soprannominato il "Bazar di Anna", perché sapevano che vendeva i posti di vendita ai mercanti e ai cambiavalute.
I mercanti dovevano pagare un affitto considerevole per i loro spazi nel tempio alle autorità del tempio.
Bob Deffinbaugh dice: “Quello che poteva essere iniziato come un servizio essenziale divenne un affare altamente redditizio, e infine un racket corrotto, di proprietà nientemeno che di Anna, l'ex Sommo Sacerdote e gestito da alcuni sacerdoti corrotti. Quando Gesù si scagliò contro i mali presenti nel Tempio, si oppose non meno che alla gerarchia della religione giudaica”.
Esaminiamo:
(2) La motivazione della presenza dei cambiavalute
Anche i cambiavalute erano autorizzati dai sacerdoti a fare questo tipo di servizio; il denaro era necessario per pagare i sacrifici quotidiani, le offerte e le spese per il tempio.
La gente arrivava al tempio da luoghi diversi dell’impero Romano e portava soldi che non potevano essere usati nel tempio.
I cambiavalute avrebbero cambiato le loro valute estere in monete accettabili per l'uso nel tempio.
Dunque, i cambiavalute erano lì per cambiare le monete Romane in monete appropriate, poiché non era permesso usare monete recanti simboli pagani, o le immagini degli imperatori Romani per pagare la tassa del tempio (cfr. Esodo 30:13-14; Matteo 17:24–27).
Poiché questi cambiavalute avevano il monopolio sul mercato facevano pagare una tassa esorbitante per i loro servizi, quindi avevano abbondanti opportunità d’inganno e di abuso.
Ciò che era iniziato come un servizio per gli adoratori che venivano nel tempio, sotto il dominio corrotto delle autorità sacerdotali che ne traevano grande profitto, era degenerato in sfruttamento e usura.
Il culto a Dio era diventato esteriore e materialista; il tempio di Dio era diventato un covo di ladri (cfr. Geremia 7:11; Matteo 21:13).
Ecco:
B) L’azione di Gesù (v.15)
Nel v.15 leggiamo: “Fatta una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio, pecore e buoi; sparpagliò il denaro dei cambiavalute, rovesciò le tavole”.
Gesù era adirato per le pratiche disoneste avide dei mercanti e dei cambiavalute e non gradiva particolarmente la loro presenza nell’area del tempio.
Siamo sorpresi nel leggere che Gesù “l’Agnello” (per esempio Giovanni 1:29,36); mansueto e umile di cuore” (per esempio Matteo 11:28-29) ora è arrabbiato e caccia via tutti!
Ci sarà anche un giorno che le persone si nasconderanno “dall’ira dell'Agnello” dice Apocalisse 6:16.
Ma Gesù era indignato perché la casa del Padre era stata contaminata e profanata!
Wesley L. Gerig a riguardo dice: “La sua santa indignazione non era né debolezza né peccato. Tale rabbia è una risposta appropriata all'iniquità e all'ingiustizia, specialmente quando sono apparentemente impunite”.
Nessuno faceva niente a questa situazione inappropriata nel tempio!
Nel tempio, Gesù non vedeva un'atmosfera di adorazione, ma un mercato religioso e per giunta disonesto!
John MacArthur scrive: “Mentre scrutava il terreno sacro del tempio ora trasformato in un bazar, Gesù fu inorridito e indignato. L'atmosfera adorante che si addiceva al tempio, come simbolo della presenza di Dio, era completamente assente. Quello che avrebbe dovuto essere un luogo di sacra riverenza e adorazione era diventato un luogo di commercio abusivo ed eccessivo sovrapprezzo. Il suono di sentite lodi e fervide preghiere era stato soffocato dal lamento dei buoi, dal belare delle pecore, dal tubare delle colombe e dal rumoroso contrattare dei venditori e dei loro clienti”.
L'ingiustizia radicata non viene affrontata passivamente da Gesù!
Il tempio deve essere purificato se si vuole ripristinare la solenne, vera e santa adorazione di Dio!
Così anche D. A. Carson scrive: “Invece della dignità solenne e del mormorio della preghiera, c'è il muggito del bestiame e il belare delle pecore. Invece della rottura e della contrizione, della santa adorazione e della petizione prolungata, c'è commercio rumoroso”.
Così Gesù si fa una frusta e scacciò tutti fuori dal tempio.
“Una sferza” (phragéllion) indica, appunto, una frusta flessibile “di cordicelle” (schoiniōn) composta da una, o più con corde fibrose di giunchi e scacciò (exebalen – aoristo attivo indicativo), cioè Gesù costrinse ad andarsene in modo decisivo, vigoroso, tutti fuori dal tempio e sparpagliò il denaro dei cambiavalute per terra e rovesciò completamente le tavole.
La frusta è un segno di autorità e forza.
A chi, o a cosa si riferisce la parola “tutti”?
“Tutti” è con enfasi e si riferisce sia ai venditori e ai cambiavalute (cfr. Matteo 21:12), compresi i buoi e gli ovini, oppure solo agli animali, non si scacciano via facilmente il bestiame senza una frusta.
L’azione vigorosa di Gesù, la Sua disapprovazione non è stata impulsiva, esprimeva rabbia, perché era zelante per l’onore del Padre (Giovanni 2:17) e con quest’azione rabbiosa voleva far riflettere le persone che quella situazione era irriverente nei riguardi di Dio!
Questo ci fa capire che quando il peccato richiedeva rabbia, Gesù esercitava la risposta appropriata per il tempio contaminato.
L'ira di Gesù è provocata dall'irriverente religiosità commerciale che vi era nel tempio!
I sacerdoti e la popolazione avevano scambiato il tempio per un mercato e una banca!
Gesù fa capire loro che il tempio non è né un mercato e né una banca.
Gesù non ce l’ha con il sistema sacrificale, con il commercio e le banche, ma contro il fatto che questa avveniva dentro il tempio e per giunta in modo disonesto come ci fa capire Matteo 21:13.
Ma qui, in Giovanni 2:14-16, l'attenzione non è sui loro prezzi esorbitanti, sugli affari loschi, sulla disonestà, sulla corruzione che aveva trasformato il sistema sacrificale in un commercio, l’attenzione è sul luogo dove fanno affari: il tempio!
Gesù è interessato alla purezza del tempio e non alla sua abolizione!
Come hanno osato trasformare il tempio in un mercato?
Per Gesù era intollerabile che il luogo di accesso alla santa dimora di Dio, al luogo di preghiera (cfr. Isaia 56:7; Marco 11:17) è stata trasformata in un luogo commerciale, non era questo lo scopo del tempio!
Il tempio era un luogo sacro, o luogo di culto non in sé e per sé, ma a causa della sua relazione con il Dio di Israele come “casa” di Dio, il luogo dove Dio dimora.
Analizziamo ora:
II LA RIVELAZIONE (v.16)
Ovviamente è la rivelazione di Gesù.
In questa rivelazione c’è:
A) L’esortazione (v.16)
Nel v.16 è scritto: “E a quelli che vendevano i colombi disse: ‘Portate via di qui queste cose; smettete di fare della casa del Padre mio una casa di mercato’”.
Le parole di Gesù devono essere lette come più, o meno simultanee alle sue azioni, mentre agiva parlava e al v.16 leggiamo che le colombe, evidentemente, essendo in gabbia, non potevano essere cacciate direttamente, Gesù ordinò di portarle via.
C'è un forte contrasto tra “la casa del Padre mio” e “una casa di mercato".
Che profanazione, dunque usare la casa del Padre come una sede commerciale, di guadagno, anche se serviva per il culto, addirittura approfittando dei pellegrini!!
Gli animali sacrificali che vendevano i mercanti ai pellegrini erano troppo cari! Venivano pagati oltre il loro valore!
I cortili del tempio dovevano essere un luogo dove venivano lette le Sacre Scritture e dove la gente veniva a pregare, un luogo di raccoglimento, meditazione e adorazione.
Mentre gli occhi di Gesù vedevano pecore, buoi, colombi, banchi di soldi e contrattazioni rumorose!
Gesù non vedeva un culto riverente a Dio che era lo scopo per cui esisteva il tempio e allora ha cercato di riformarlo!
James Montgomery Boice scriveva: “Gesù non cercò di eliminare l'adorazione nel tempio. Ha cercato di riformarlo. In altre parole, all'interno della sfera della sua influenza ha lavorato per trasformare il tempio in ciò che avrebbe sempre dovuto essere”.
Anzi forse è meglio parlare di una vera e propria rivoluzione, come alluderà nei vv.18-21, dove parla del tempio del Suo corpo che morirà e risusciterà, quindi diventerà il nuovo tempio di Dio dove s’incontrerà con l’uomo (cfr. Giovanni 14:6; Efesini 2:21-22; 3:12; 1 Timoteo 2:5; Ebrei 7:25).
Ma Gesù è stato rifiutato dal Suo popolo (cfr. Giovanni 1:9-11).
Gesù si opponeva non ai sacrifici degli animali prescritti, o al pagamento della tassa del tempio, ma a ciò che ostacolava l'autentica adorazione dei Gentili, la principale preoccupazione di Gesù erano i venditori che vendevano nel tempio, non gli acquirenti che acquistavano.
Colin Kruse scrive: “L'unico luogo, quindi, dove i Gentili potevano venire a pregare nel tempio era il cortile esterno, e questo veniva usato come mercato”.
L’ira di Gesù era suscitata allora dal fatto che il luogo predisposto per la preghiera delle persone di altre nazioni, era stata trasformata in un mercato puzzolente e rumoroso che impediva ai Gentili, con la complicità delle autorità giudaiche del tempio di pregare in questo cortile, e quindi di portare gloria a Dio, questa sarebbe la ragione della veemente azione di Gesù.
Infatti oltre a esortare di portare via i colombi, Gesù con un altro comando esorta dicendo: “Smettete di fare della casa del Padre mio una casa di mercato”.
Gesù era consapevole perfettamente della santità e dell'autorità di Dio.
“Smettete” (poieite – presente attivo imperativo) indica che l'azione si stava verificando e che doveva essere fermata subito!
È un comando per riportare il tempio all'uso previsto: contemplazione, adorazione, preghiera, istruzione, meditazione e giusto sacrificio.
Tutto quello che avveniva nel tempio, quella contaminazione era un'offesa a Dio, alla Sua santità e questa non poteva essere tollerata!
Noi nel v.16 troviamo:
B) La rivendicazione (v.16)
Gesù rivendica la Sua divinità e autorità.
Lensky a riguardo scriveva: “Questa non è la voce di uno zelota che rivendica la santità del tempio, né di un profeta che parla nel nome, o nel Dio di Israele; questa è la voce del Figlio di Dio stesso per il quale il tempio era "la casa di mio Padre".
Gesù parla “della casa del Padre mio” e “non della casa del Padre nostro”.
“Gesù non unisce mai le persone a sé in modo tale da indicare che la loro relazione con il Padre è simile alla sua (cfr. 20:17)” scriveva Leon Morris.
La relazione di Gesù con il Padre è unica e speciale, ecco perché dice “Mio Padre”, non è come un figlio di Dio per nuova nascita spirituale come per l’umanità, ma una relazione unica ed eterna come “Il Figlio di Dio” e non come “Un figlio di Dio”.
Le parole di Gesù “Padre mio” equivalgono a una pretesa di divinità ed è per questo come leggiamo in Giovanni 5:17-18 i Giudei lo vogliono uccidere e Gesù continuerà a dire in tutto il Vangelo (Giovanni 5:43; 6:32,40; 8:19,49,54; 10:18,25,29,37; 14:2,7,20-21,23; 15:1,8,10,15,23-24; 20:17).
Secondo questa relazione intima e unica, Gesù sta sottolineando la Sua autorità, come confermato anche dalla reazione dei Giudei nel v.18, per proteggere la casa di Dio da un’adorazione che non lo onora!
Gesù è interessato all’onore di Dio ecco perché si è arrabbiato nel tempio!
Gesù viene per ripristinare l'onore di Dio: "Sia santificato il tuo nome" dirà di pregare così ai discepoli (Matteo 6:9).
In Gesù vediamo l’identificazione con Dio, si vedeva un tutto uno con il Padre, e mostrava la Sua fedeltà!
Il tempio, è descritto da Gesù come la casa (oikos) di Dio, un luogo santo adatto per il culto del Dio santo come viene chiamato spesso nell'Antico Testamento (cfr. per esempio Esdra 1:5; 2:68; 2 Cronache 5:14; 6:7-10,18; 7:1,3; Ezechiele 43:4-5; 44:4; Apocalisse 15:8).
Quello che viene messo in evidenza, al centro dell’attenzione è il luogo, non l'attività, è la casa.
La casa di Dio non può essere trasformata in una casa di mercato un luogo dove si fanno affari, anche se i sacrifici e i cambiavalute erano importanti per l’opera di Dio!
Per Gesù l'onore e la gloria di Dio sono in gioco!
Secondo Gesù, il tempio non è semplicemente un edificio dove le persone si riuniscono degenerato in un mercato è “la casa di mio Padre”.
Non dobbiamo trasformare, o usare il locale di culto in qualcosa che Gesù disapprova, anche se lo scopo è giusto, non è detto che lo siano anche i mezzi!
La frase “una casa di mercato” secondo alcuni studiosi potrebbe alludere a Zaccaria 14:21 dove troviamo scritto: “Ogni pentola a Gerusalemme e in Giuda sarà consacrata al SIGNORE degli eserciti; tutti quelli che offriranno sacrifici ne verranno a prendere per cuocervi le carni; e in quel giorno non ci saranno più Cananei nella casa del SIGNORE degli eserciti”.
Poiché i “Cananei” (kenaʿaniy) erano conosciuti come commercianti, o mercanti in tutto il mondo mediterraneo, questa parola finì anche per significare un commerciante (Proverbi 31:24), e in Zaccaria ha questo significato.
Sempre alcuni studiosi pensano che ci sia anche un’allusione a Malachia 3:1-3: “‘Ecco, io vi mando il mio messaggero, che spianerà la via davanti a me e subito il Signore, che voi cercate, l'Angelo del patto, che voi desiderate, entrerà nel suo tempio. Ecco egli viene’, dice il SIGNORE degli eserciti. Chi potrà resistere nel giorno della sua venuta? Chi potrà rimanere in piedi quando egli apparirà? Egli infatti è come il fuoco del fonditore, come la potassa dei lavatori di panni. Egli si metterà seduto, come chi raffina e purifica l'argento, e purificherà i figli di Levi e li raffinerà come si fa dell'oro e dell'argento; ed essi offriranno al SIGNORE offerte giuste”.
In questi versetti c’è una denuncia profetica del culto che non era puro, ci sarebbe stato una purificazione dei sacerdoti e quindi si sarebbero offerti sacrifici giusti.
CONCLUSIONE
In questi versetti abbiamo visto alcuni aspetti importanti che non dobbiamo trascurare.
Prima di tutto:
1) L’importanza di un’adorazione santa
Il modo e il motivo come adoriamo, rivela ciò che pensiamo di Dio!
Se siamo superficiali nell’adorare Dio come non vuole, se siamo motivati da ciò che non porta gloria a Lui esclusivamente, pensiamo che Dio non merita la vera adorazione, o pensiamo che sia assente!
Gesù ci fa capire com’è importante per Dio l’adorazione e questa deve essere santa, senza contaminazione, non deve essere mischiata con elementi commerciali come lo era in quel momento quando Gesù s’indignò, questa, anche se ignorata era eclatante e può avvenire anche oggi.
Ma c’è un’adorazione più sottile, l’adorazione narcisistica ed egoistica per stare meglio noi emotivamente e anche materialmente, quindi l’adorazione dove in realtà al centro viene messa la persona che adora e non Dio che si adora.
In questo senso si adora Dio per sentirci meglio!
La vera adorazione deve essere motivata da Dio e per Dio, mette al centro Dio e non usiamo Dio per noi stessi!
Nell’adorazione non dobbiamo pensare a noi stessi, al profitto di qualsiasi tipo che ne possiamo avere.
L’adorazione deve essere santa come Dio vuole motivata, concentrata e che ha come scopo solo Dio!
Se vai in chiesa ad adorare Dio ogni settimana e pensi solo a te stesso su come puoi trarre profitto dalla religione, su cosa vuoi o non vuoi, su cosa ti piace o non ti piace, e cosa ti infastidisce o ti soddisfa umanamente, e non pensi alla gloria di Dio, allora non stai cercando veramente di adorare Dio come vuole Lui!
Tutto questo non deve avere un’importanza secondaria!
Bruce Milne afferma accuratamente: "Per Gesù, l'adorazione è una questione della massima importanza e come Re messianico rivendica la signoria su di essa. Una parte significativa della Bibbia è dedicata alla regolamentazione del culto e siamo tristemente fuorviati se immaginiamo che la qualità di ciò che offriamo nei servizi di culto, o la devozione con cui partecipiamo, siano questioni di importanza periferica.”
Se ogni domenica la tua è un'attività narcisistica ed egoistica di auto-adorazione, allora stai camminando sulle orme dei mercanti del tempio.
Giovanni Calvino diceva: “La maestà di Dio che abita nella chiesa dovrebbe sempre essere posta davanti ai nostri occhi, affinché non sia contaminata da alcuna impurità. Ma la sua santità rimarrà sana solo se non vi sarà ammesso nulla di estraneo alla Parola di Dio”.
Se non abbiamo il senso della maestà e della santità di Dio, non avremo il timore di Dio che è alla base insieme all’amore per Dio del giusto spirito di adorazione!
In secondo luogo vediamo:
2) L’importanza di un tempio santo
Nel Nuovo Testamento è scritto che i credenti e la chiesa sono il tempio di Dio (1 Corinzi 3:16; 6:19-20; Efesini 2:21-22; 1 Pietro 2:4-5).
Come tempio di Dio, i veri cristiani sono santi (1 Corinzi 3:16-17; 6:19), cioè appartati da Dio per Lui e vuole che siano santi nel loro carattere e comportamento (per esempio 1 Corinzi 6:20; 2 Corinzi 6:14-7:1; 1 Pietro 1:15-16).
Sapendo tutto questo come possiamo accettare e adottare qualsiasi idea di passività, o indifferenza, o parzialità, rispetto alla via della santità?
C’è qualcosa nella tua vita che ti contamina e che sta contaminando l’adorazione a Dio?
Esamina la tua vita!
Esamina il tuo carattere, esamina i tuoi pensieri, i tuoi desideri, le tue motivazioni, il tuo comportamento!
Da che cosa ti stai facendo contaminare?
Martyn Lloyd Jones diceva: “Devo essere santo perché Dio è santo. Devo essere santo perché, se sono santo, manifesterò così la gloria di Dio in un modo che gli sarà gradito”.
In terzo luogo vediamo:
3) L’identificazione con Dio
Gesù s’identifica con Dio Padre!
Anche se non siamo figli come lo era Gesù, siamo comunque figli di Dio!
Gesù c’insegna a identificarci con Dio, ad avere zelo per l’onore di Dio e l’indignazione per una falsa, ipocrita adorazione!
Come ti senti quando Dio non è onorato? O quando Dio non è onorato secondo la Sua volontà?
Gesù era zelante per la casa del Padre e s’indignò!
Come anche lo era il salmista quando diceva: “Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi, perché la tua legge non è osservata” (Salmo 119:136).
Così anche Paolo s’identificava con Dio come troviamo scritto in Atti 17:16: “Mentre Paolo li aspettava ad Atene, lo spirito gli s'inacerbiva dentro nel vedere la città piena di idoli”.
Mentre Paolo aspettava Sila e Timoteo ad Atene vedendo la città piena di idoli s’inacerbiva.
Purtroppo siamo talmente influenzati dalla società dove viviamo che non abbiamo una santa indignazione quando Dio non è onorato!
Purtroppo il punto è come diceva Ruskin parlando della sua epoca la metà del 1800: “Il coronamento della malvagità di questa età è che hanno affamato e raffreddato la nostra facoltà di indignazione".
Queste parole sono verità anche per noi oggi, infatti siamo bombardati ancora di più del 1800 attraverso certi film, o programmi televisivi, attraverso i social, attraverso internet e così via!
Che Dio abbia pietà di noi! Che ci dia un cuore puro e consacrato per Lui!