Giovanni 2:17-22: Gesù nel tempio (2)
La reazione a Gesù
Le affermazioni di Gesù venivano presentate a un uomo d'affari di New York. La sua reazione è stata piuttosto scioccante. Disse: "Diventerei cristiano se non avessi così tanti falsi cristiani nel mio ufficio". Continuò dicendo: "Fino a quando non vedo un cristiano che è puntuale, gentile, onesto e ordinato, non sono pronto a cambiare il mio modo di vivere".
Anche verso Gesù le persone ebbero direttamente delle reazioni.
Gesù va nel tempio e trova una situazione di mercato, caccia via tutti, sparpagliò il denaro dei cambiavalute e rovesciò le tavole (Giovanni 2:13-16).
A quest’azione di Gesù, vediamo due reazioni diverse: quella dei Suoi discepoli e quella dei Giudei.
Esaminiamo:
I LA REAZIONE DEI DISCEPOLI (v.17)
Nel v.17 leggiamo: “E i suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: ‘Lo zelo per la tua casa mi consuma’”.
Quello che all'inizio poteva sembrare uno sfogo impetuoso di rabbia incontrollata, era la scarica dello zelo spirituale santo e genuino di Gesù per la casa del Padre.
Nella reazione dei discepoli c’è:
A) La rievocazione
I discepoli di Gesù ricordarono il passo del Salmo 69:9: “Poiché mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti oltraggia sono caduti su di me”.
Non è chiaro se i discepoli ricordarono questo testo in quel momento, o dopo la risurrezione di Gesù dai morti.
Comunque, questo ci fa capire come sia importante conoscere le Sacre Scritture, i discepoli si ricordarono nel momento giusto un passo dell’Antico Testamento per dare la giusta interpretazione profetica a ciò che era accaduto nel tempio.
I discepoli di Gesù lo riconoscevano come “il Messia” (Giovanni 1:41); come “il Figlio di Dio” (Giovanni 1:49; cfr. 2 Samuele 7:14; Salmo 2:7; 89:26-29), come “il Re di Israele” (Giovanni 1:49; cfr. Giovanni 12:13) e quindi guidati dallo Spirito Santo hanno associato Gesù alle parole di Davide del Salmo 69:9.
Quindi, in termini scritturali, o profetici Gesù è collegato con il giusto sofferente del Salmo di Davide ed è considerato da alcuni un salmo messianico.
I Giudei si aspettavano che il Messia avrebbe purificato e riformato il tempio, e l’azione di Gesù mostra che Gesù è il Messia.
L'ira di Gesù nella purificazione del tempio, non solo dimostrò il Suo impegno verso il Padre, ma dimostrò anche che egli era il Messia promesso, inviato da Dio.
Come afferma Hoskyns: “L'azione non è solo quella di un riformatore ebreo: è un segno dell'avvento del Messia”.
Vediamo:
B) L’interpretazione
Il salmo 69 presenta il salmista come colui che ha ricevuti gli insulti e la vergogna per amore di Dio (Salmo 69:7).
Ai suoi numerosi nemici (Salmo 69:4) si aggiungono l’estraneità dei suoi fratelli (Salmo 69:8).
La natura precisa dello zelo di Davide per la “casa” di Dio non è detta, ma è molto probabile che sia per l’impegno di Davide per la costruzione del tempio, i suoi nemici non comprendevano questa sua devozione.
Davide era zelante per il tempio di Dio, nel senso che gli voleva costruire una casa, progetto preparato da lui (1 Cronache 28-29), ma che ha realizzato il figlio Salomone (2 Cronache 3-7).
Davide nel Salmo 69, gridava a Dio a causa dei nemici della sua comunità che gli si opponevano e agivano contro di lui, i quali non riuscivano a capire il suo zelo per costruire il tempio di Dio (Salmo 69:4,11-12).
Il salmista grida a Dio a causa dell'implacabile opposizione dei suoi nemici.
Ecco perché dice: “Lo zelo per la tua casa mi consuma”.
La parola ebraica “zelo” (qinʾāh) indica “un forte fervore”, “intensa passione”, “gelosia” per la casa di Dio.
Questo è lo stesso significato della parola greca per “zelo” (zḗlos), quindi una profonda preoccupazione, o devozione per la casa di Dio.
Lo zelo religioso era una parte importante della devozione Ebraica; per esempio Dio ha stabilito un patto sacerdotale perenne con il sacerdote Fineas perché era zelante per l'onore di Dio (Numeri 25:12-13), e Dio stesso era zelante per il Suo santo nome (per esempio Isaia 59:17; Ezechiele 39:25; cfr. Esodo 34:14).
“Mi divora” (ʾăkālotĕnî – qal perfetto attivo) è “consumare”, l'immagine è quella di “una fiamma divorante” che distrugge.
Così anche il Messia promesso, figlio di Davide, sarà come lui consumato dallo zelo per il tempio di Dio.
Anche “consumare” nel greco (katesthíō) indica figurativamente “lo zelo che ti divora”, “lo zelo che ti distrugge”, o “lo zelo che ti consuma completamente” come un fuoco (cfr. per esempio Apocalisse 11:5) con ciò che è infiammabile.
Ora il testo è stato interpretato in modi diversi e questo dipende da come può essere tradotto il verbo “consumare”.
Il verbo è stato interpretato al presente “mi consuma” (katephagen – aoristo attivo indicativo) o “mi consumerà” (kataphagetai – futuro medio indicativo) in senso profetico, questo perché nel greco ci sono due versioni diverse.
Così la frase è stata interpretata in diversi modi.
1) Si riferisce al fatto che lo zelo di Gesù è così forte che susciterà opposizione e si tradurrà nella Sua uccisione.
Questa interpretazione si riferisce al fatto che lo zelo di Gesù per la casa di Suo Padre susciterà nei suoi nemici il desiderio di ucciderlo.
Oppure:
2) Si riferisce al fatto che lo zelo di Gesù è così forte che susciterà opposizione e provocherà la sua sofferenza, ma i discepoli non immaginavano necessariamente la Sua morte.
Infine:
3) Si riferisce al fatto che lo zelo di Gesù è molto forte, lo zelo della tua casa brucia in me come un fuoco.
Questa interpretazione indica il presente (aoristo gnomico) e si riferisce alla passione che consumava Gesù internamente e costantemente.
Secondo questa interpretazione, il senso del tempo greco (aoristo gnomico) è: "Il mio intenso desiderio per la santità del tempio e la purezza del culto brucia in me come un fuoco, mi consuma sempre, ogni giorno”.
La purificazione del tempio da parte di Gesù testimonia proprio questo zelo che Gesù aveva per la casa del Padre!
Gesù desiderava purificare il tempio e renderlo un luogo di vera e pura adorazione che in quel momento non c’era!
Il fuoco della passione di Gesù per Dio lo divorava ogni giorno, occupava in ogni momento tutta la Sua attenzione di Gesù
Lo zelo per la casa del Padre ha assorbito, o impegnato tutta l’attenzione, l’energia, il coraggio e l’affetto di Gesù ogni giorno in modo che non aveva altra priorità nel Suo cuore che la casa del Padre.
In Gesù lo zelo per l’onore di Dio era dominante nella Sua vita e lo è stato fino alla morte ed è quello che dovrebbe avere ogni cristiano!
Come Gesù, noi cristiani dovremmo essere consumati dallo zelo Dio e i Suoi interessi, per la pura e vera adorazione, per la salvaguardia dell’onore e gloria di Dio anche fino alla morte!
Gesù iniziò e terminò il Suo ministero la Sua missione con zelo, e questo è un esempio per noi da seguire.
Passiamo ora a considerare:
II LA REAZIONE DEI GIUDEI (vv.18-22)
Prova a immaginare se qualcuno entrasse una domenica mattina e mettesse sotto sopra la chiesa, la storia finirebbe su tutti i giornali, social, youtube e telegiornali e con l'incarcerazione, o il ricovero in ospedale.
Gesù non fu incarcerato, ma Giudei reagirono in un certo modo a ciò che fece nel tempio.
Consideriamo:
A) La richiesta dei Giudei (v.18)
Nel v.18 è scritto: “I Giudei allora presero a dirgli: ‘Quale segno miracoloso ci mostri per fare queste cose?’”
Vediamo:
(1) Coloro che hanno fatto la richiesta
“I Giudei allora presero a dirgli”.
Chi sono i Giudei che fecero la domanda a Gesù?
“Giudei” si riferisce alle autorità Ebraiche, ai capi sacerdoti, scribi e anziani (cfr. Marco 11:27), o alle autorità del tempio che erano responsabili del mantenimento dell’ordine del tempio, o i rappresentanti del Sinedrio e forse anche con le guardie (cfr. Giovanni 7:32,45-46; 18:3,12,18, 22; 19:6; Atti 5:21-22,26).
Dunque, non erano Giudei comuni.
Troviamo:
(2) La causa della richiesta
“Quale segno miracoloso ci mostri per fare queste cose?”
“Segno miracoloso” è in enfasi, come anche: ”queste cose” , cioè il fatto che Gesù aveva appena scacciato via tutti dal tempio: animali e commercianti, ha sparpagliato il denaro dei cambiavalute e rovesciato le tavole.
La domanda era legittima, come autorità, questi Giudei avevano il diritto di sapere chi fosse veramente Gesù.
Ciò che aveva fatto Gesù è stato scioccante, aveva agito con una certa autorità, allora questi Giudei gli chiedono un segno miracoloso visibile per confermare la Sua autorità.
La loro richiesta è chiara: “Noi siamo le autorità, e quindi ti chiediamo con quale autorità superiore rivendichi il diritto di agire come hai appena agito?"
Oppure: “Ma tu chi sei? Mostraci un segno miracoloso per giustificare ciò che hai appena fatto”.
I Giudei avevano tutto il diritto di mettere in discussione le credenziali di qualcuno che aveva intrapreso un'azione così audace all’interno del tempio!
Questi Giudei non hanno messo in discussione la legalità dell'azione di Gesù, non lo hanno arrestato, apparentemente, sembra che accettassero l’azione di Gesù come giusta, ciò che mettono in discussione è la Sua autorità.
La domanda posta a Gesù si basa sul presupposto che Egli una persona sconosciuta e semplice visitatore non aveva l'autorità ufficiale per riformare quella situazione di mercato nel tempio di Gerusalemme.
Sembra che quei Giudei abbiano capito l'azione di Gesù come una pretesa di status messianico.
Dunque, la richiesta dei Giudei è comprensibile se pensiamo anche al fatto che vi erano stati molti falsi profeti e impostori che affermavano di essere il Messia.
I Giudei si aspettavano il Messia un discendente di Davide (cfr. Giovanni 4:25; 7:41-42) che avrebbe dato dei segni della sua presenza (cfr. Giovanni 7:31), un rivelatore (cfr. Giovanni 4:25); un liberatore (cfr. Luca 24:21), un governatore (Geremia 23:5-6; Michea 5:1-3) che avrebbe portato pace e sicurezza in Israele (per esempio 2 Samuele 7:10–11; Salmo 89:22–26).
William Barclay scriveva: “Chiesero che diritto avesse Gesù di agire in questo modo e gli chiesero di provare subito le sue credenziali con qualche segno. Il punto è questo. Riconobbero che l'atto di Gesù era quello di colui che in tal modo sosteneva di essere il Messia. Ci si aspettava sempre che quando il Messia sarebbe venuto avrebbe confermato le sue affermazioni facendo cose incredibili. In effetti sorsero falsi Messia e promisero di dividere in due le acque del Giordano, o di far crollare le mura della città con una parola. L'idea popolare del Messia era collegata alle meraviglie. Perciò i Giudei dissero: ‘Con questo tuo atto hai pubblicamente affermato di essere il Messia. Ora mostraci qualche meraviglia che dimostrerà la tua richiesta’”.
Gesù si era assunto la responsabilità e l’autorità di agire in qualità di riformatore messianico, ora lo doveva dimostrare di averne il diritto di agire con un segno miracoloso.
Gesù doveva mostrare (deiknúō), cioè doveva far conoscere concretamente la Sua autorità con un qualche segno miracoloso.
“Segno” (sēmeion) ricorre diverse volte nel vangelo di Giovanni (Giovanni 2:11,18,23; 3:2; 4:48,54; 6:2,11,26,30; 7:31; 9:16; 10:41; 11:47; 12:18, 37; 20:30), in particolare vengono sottolineati dagli studiosi sei segni (Giovanni 2:1-11; 4:46–54; 5:1–15; 6:1–15; 9:1–41; 11:1–57).
“Segno miracoloso” (sēmeion) è un evento che è considerato avere un significato speciale, un simbolo ricco di significato riguardo le realtà eterne.
Il segno consiste in un prodigio, o miracolo, un evento insolito, un evento contrario al normale corso della natura; mostra Dio all'opera ed è significativo.
Ma va oltre questo, nel senso che il segno indica anche una realtà con un significato ancora maggiore, o più profondo, in questo senso il miracolo che chiedono le autorità Giudaiche doveva indicare la provenienza divina di Gesù, una prova che veniva da Dio, chiedevano un miracolo di legittimazione affinché potessero credergli.
D.A. Carson scrive: “I miracoli di Gesù non sono mai semplicemente nude dimostrazioni di potere, e ancor meno trucchi di magia per impressionare le masse, ma segni, significative dimostrazioni di potere che puntano oltre se stesse alle realtà più profonde che potrebbero essere percepite con gli occhi della fede”.
Chiedere i segni miracolosi era una caratteristica dei Giudei (cfr. per esempio Matteo 12:38-39; 16:1; Giovanni 4:48; 6:30) e il motivo di chiederli a Gesù era affinché provasse che fosse il Messia.
Ma Gesù non ha mai esaudito questo tipo di richieste (per esempio Matteo 12:38-39; 16:1).
Coloro che non vogliono credere non saranno convinti dai segni miracolosi!
In Giovanni 12:37 è scritto: “Sebbene avesse fatto tanti segni miracolosi in loro presenza, non credevano in lui” (cfr. Luca 16:31).
I segni miracolosi sono opere di Gesù, non semplici parole!
I segni miracolosi non sono semplici espressioni, sono eventi che indicano la gloria di Dio mostrata in Gesù, rivelando così Gesù come autentico rappresentante di Dio (cfr. Giovanni 1:14; 2:11; 5:17-47; 6:25-59; 7:14-24; 9:3–5,35-41; 11:4,25-27,40).
I segni miracolosi sono parte integrante della missione messianica di Gesù e non devono essere separati da essa e hanno lo scopo di aiutare le persone a credere che Gesù è il Cristo, cioè il Messia, il Figlio di Dio (Giovanni 20:30-31).
“Cristo” si riferisce al re (cfr. per esempio 1 Samuele 2:10; 24:6; 26:16; 2 Samuele 1:14,16;23:2) alle aspettative messianiche Ebraiche.
Anche “Figlio di Dio” ha connotazioni messianiche (cfr. per esempio 2 Samuele 7:5–16; Salmo 2; 89:5,30,37; Atti 4:25-26; 13:33; Ebrei 1:5; 5:5), ma al di là di questo accentua più intensamente il rapporto unico che Gesù ha con Dio Padre.
Ora vediamo:
(3) Le carenze della richiesta
Anche se la richiesta di un segno dei Giudei era formale, seria e non ostile, sembrano sinceramente aperti alla possibilità che Gesù potesse difendere la Sua azione audace, ma ci sono almeno tre carenze.
(a) La prima carenza è la riflessione
Le autorità Giudaiche non hanno mostrato veramente nessuna riflessione, o autoesame sulle loro responsabilità riguardo la contaminazione nell’adorazione, cioè il mercato all’interno del tempio.
Un’altra mancanza di riflessione era sui testi delle Sacre Scritture, se solo avessero riflettuto meglio come hanno fatto i discepoli di Gesù, non avrebbero avuto bisogno di fare una richiesta del genere riguardo il perché Gesù ha voluto purificare il tempio.
(b) La seconda carenza è la convinzione
Quei Giudei stavano mettendo in discussione lo status di Gesù.
Se le autorità Giudaiche erano convinte che Gesù era solo uno che cercava guai, o che era emotivamente instabile, potevano agire diversamente, per esempio lo potevano arrestare.
Questi Giudei richiedendo un segno miracoloso dimostravano di avere il sospetto che avevano a che fare almeno con un profeta inviato dal cielo (cfr. Giovanni 6:14).
Così un segno miracoloso, una esibizione miracolosa li avrebbe soddisfatti.
Quei Giudei non hanno trattato Gesù come un piccolo criminale, percepivano che Gesù non era un uomo qualsiasi, ma non erano convinti che fosse veramente il Messia, e quindi volevano la prova che lo fosse attraverso un miracolo messianico.
(c) La terza carenza è l’onestà
La richiesta di un segno è stata una richiesta malvagia perché quei Giudei erano malvagi.
John MacArthur scrive: “Il fatto che le autorità del tempio richiedessero un segno smascherava anche la malvagità dei loro cuori. Sapevano che la loro avida e corrotta commercializzazione dell'adorazione nel tempio era sbagliata, anche se si rifiutavano ostinatamente di ammetterla”.
Era il risultato della riluttanza ad ammettere la colpa.
Le autorità avrebbero dovuto vergognarsi di quello che accadeva all’interno del tempio e molto probabilmente del fatto che avevano degli interessi personali.
Invece di chiedere a Gesù con quale diritto avesse purificato il tempio, avrebbero dovuto confessare i loro peccati e ringraziarlo.
Come dice Bruce Milne: “Piuttosto che una ‘prova’ in termini di congruenza morale fondamentale dell'azione di Gesù con il carattere santo di Dio, essi chiedono un'attestazione soprannaturale tangibile in un miracolo. È una richiesta del visibile a spese dell'etico”.
Comunque la purificazione del tempio era già un segno che avrebbe dovuto far riflettere quei Giudei, ma così non è stato.
Chiedevano un segno come legittimazione divina, ma Gesù lo aveva appena dato con la purificazione, affermando così la sua autorità messianica, ma i Giudei nel tempio non lo aveva capito!
Esaminiamo ora:
B) La risposta di Gesù (v.19)
Nel v.19 leggiamo: “Gesù rispose loro: ‘Distruggete questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere!’”.
Senza esitazione, Gesù afferma direttamente la prova della Sua autorità rispondendo loro in modo enigmatico, con un segno non molto comprensibile che alludeva figurativamente alla Sua morte e resurrezione.
Questo è il segno miracoloso di Gesù per eccellenza che anticipa il Suo sacrificio sulla croce e la Sua resurrezione (cfr. Matteo 12:39-40), quindi stava parlando del tempio del Suo corpo (v.21), e della sostituzione del culto dal tempio Ebraico, e non, come sarà poi accusato di voler distruggere il tempio di Erode (cfr. Matteo 26:61; Marco 14:58).
Gesù stava parlando del tempio del Suo corpo!
Gesù era vero Dio e vero uomo dove la gloria di Dio era presente (cfr. Giovanni 1:14; 1 Timoteo 3:16); così come la gloria della presenza di Dio era nelle precedenti manifestazioni nel tabernacolo e nel tempio (cfr. Esodo 40:34-35; 1 Re 8:10-11; 2 Cronache 5:13-14; 7:1-2; Aggeo 2:7; Ezechiele 10:4; 43:5; 44:4).
Gesù come nuovo tempio manifesta la gloria di Dio e questa è mostrata sia nell'incarnazione di Gesù come anche nei Suoi segni (cfr. per esempio 2:11; 9:3-4; 11:4,40), così come la Sua morte sulla croce (cfr. Giovanni 12:23,28; 13:31-32; 17:1,4-5).
Gesù è il nuovo tempio dove Dio e l'umanità, Creatore e creatura, si incontreranno!
Infatti tempio, cioè “naos” nel greco, non è la stessa parola del v.14, dove la parola per tempio è un’altra, cioè “hieron”.
La parola tempio, “naos” del v.19,20,21 è il santuario vero è proprio, il luogo santo e il luogo santissimo dove Dio si manifesta.
Allora così dicendo, Gesù stava comunicando che Lui stesso era la dimora di Dio, in contrasto con “hieron” l’area di tutto il tempio con i suoi cortili e strutture, o la parte esterna del tempio.
In Gesù, l’Agnello di Dio (Giovanni 1:29), ci sarà il vero culto a Dio in spirito e verità (cfr. Giovanni 4:21-24).
Sulla base della Sua morte sacrificale non ci saranno più bisogno di offrire in sacrificio animali perché il Suo sacrificio perfetto è stato fatto una volta e per sempre (Ebrei 7:25-27; 9:11-14, 23-28; 10:10-14).
Gli schernitori, quando Gesù sarà sulla croce, useranno queste parole esortandolo a salvarsi se è veramente Figlio di Dio (Matteo 27:40; Marco 15:29).
“Distruggete” (Lusate- aoristo attivo imperativo) è un comando usato ironicamente.
Gesù li invita a continuare il loro comportamento abituale che si concluderà con la distruzione del tempio, Lui lo avrebbe ricostruito!
Ma l'accento non è sulla distruzione del tempio, ma sulla dichiarazione profetica che lo ricostruirà, cioè risorgerà.
È interessante che “dopo tre giorni”, o "il terzo giorno", indica nella tradizione Ebraica il tempo in cui Dio può essere contato per liberare il Suo popolo dalle loro difficoltà.
Secondo questa tradizione il Santo, non lascia mai i giusti in difficoltà per più di tre giorni.
I Giudei compiranno la morte, evidentemente questo era il piano di Dio (Atti 4:27-28; 1 Pietro 1:19-20), Gesù ne era consapevole, si dirigeva verso l'ora della croce (cfr. Giovanni 12:27,32–33); invece Gesù compirà la resurrezione (Giovanni 10:17-18).
Il Signore risorto è il "luogo" dove si rivela la gloria di Dio, dove si sperimenta il Suo perdono (cfr. per esempio Efesini 1:7); riconciliazione (2 Corinzi 5:18-19); rigenerazione (per esempio 2 Corinzi 5:17), e dove la comunione con Dio è fondata e mantenuta per sempre (cfr. Giovanni 14:6; Romani 8:31-39; 1 Timoteo 2:5; Ebrei 7:20-25), quindi non ci sarà più di bisogno di un particolare luogo religioso, o santuario: Gesù Cristo è Colui mediante il quale possiamo avere accesso a Dio!
I vv.20-21 ci parlano che i Giudei non hanno capito che Gesù parlasse del tempio del Suo corpo, quindi vediamo:
(1) L’oscurazione dei Giudei (vv.20-21)
Nei vv.20-21 è scritto: “Allora i Giudei dissero: ‘Quarantasei anni è durata la costruzione di questo tempio e tu lo faresti risorgere in tre giorni?’ Ma egli parlava del tempio del suo corpo”.
Gesù usava le parabole (cfr. Matteo 13:10-11; Luca 8:10), e in questo modo non rivelava i misteri del regno dei Cieli come giudizio a chi non ha fede, la loro cecità spirituale era il risultato della propria incredulità e ribellione contro Dio.
La cecità spirituale dei non credenti è un tema ricorrente del Vangelo di Giovanni (per esempio Giovanni 3:3-4; 4:14-15; 6:32-35, 51-52; 7:34-36; 8:51-53,56-57; 10:1-6).
I Giudei, cioè le autorità giudaiche hanno preso le parole di Gesù in modo letterale, pensavano che Gesù si riferisse al tempio di Erode dove stavano, che per la costruzione ci vollero quarantasei anni (enfatizzati), quindi non credevano che in tre giorni Gesù potesse ricostruire il tempio.
La costruzione del tempio era ancora in corso, infatti fu completata nel 63 d.C. e il fatto che non fosse ancora completata aumentava lo stupore che Gesù lo ricostruiva in soli in soli tre giorni.
Il pronome “tu” è enfatico e denota un atteggiamento di derisione, sfida e mancanza di rispetto.
Le autorità Giudaiche hanno trovato assurdo l’affermazione di Gesù, ma Gesù stava parlando del Suo corpo, della Sua resurrezione.
Il corpo di Gesù era il tempio di Dio, poiché Dio si rivelò in Gesù e le persone incontrarono e adorarono Dio attraverso il loro contatto con Lui.
Possiamo dire che nelle azioni di purificazione e nelle parole di Gesù nel tempio troviamo tre significati:
(a) In primo luogo, il Signore compie un atto con il quale condanna i metodi e il modo del culto ebraico esistente.
(b) In secondo luogo, questo atto, come descrive Giovanni, è un segno della distruzione del vecchio ordine di culto, quello dell’Antico Patto, e la sua sostituzione con un nuovo culto, quello della chiesa cristiana, quello del Nuovo Patto.
L’azione di Gesù di purificare il tempio, non era quella semplicemente di un riformatore Ebreo, era un segno dell'avvento del Messia, non semplicemente una protesta contro l'irriverenza e la corruzione del culto nel tempio che Gesù ha condannato, ma anche un segno che la fine del sacrificio animale era vicina!
(c) In terzo luogo, tra l’Antico e il Nuovo Patto, con la Sua morte e resurrezione è reso possibile la sostituzione del vecchio tempio e l'inaugurazione del nuovo tempio.
Le parole sulla ricostruzione si riferiranno in tal caso alla loro sostituzione con il tempio spirituale e il nuovo patto effettuato attraverso l’opera di Gesù Cristo.
Se mentre i quei Giudei erano nell’oscurità vediamo:
(2) L’illuminazione dei discepoli (v.22)
Nel v.22 leggiamo: “Quando dunque fu risorto dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo; e credettero alla Scrittura e alla parola che Gesù aveva detta”.
Prima di tutto vediamo:
(a) Il ricordo
“Quando dunque fu risorto dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo”.
I discepoli quando Gesù fu risorto dai morti, ovviamente illuminati dallo Spirito Santo (cfr. Giovanni 14:26; 16:14) si ricordarono che Gesù aveva parlato della Sua resurrezione.
“Fu risorto” (ēgerthē - aoristo passivo indicativo) è stato interpretato che Dio è stato l’agente, l’autore della resurrezione come menzionato altrove (Atti 3:15; Romani 10:9; 1 Pietro 1:21), o che Gesù stesso è risorto dai morti (cfr. Giovanni 10:17-28), in questo caso Gesù è risorto con la stessa potenza di Dio poiché la potenza di Dio è anche la potenza di Gesù (cfr. Giovanni 5:17-19).
L’adempimento della resurrezione di Gesù dimostra la Sua identità di Messia e la veracità delle Scritture (cfr. Romani 1:4).
“L'adempimento del segno predetto della sua risurrezione confermò anche le sue pretese di essere il Messia (Matteo 12:40; 16:21; 17:9; 20:19; Giovanni 2:19,21). Le pretese di autorità di Gesù per se stesso non stanno da sole e non sono auto-autenticanti più di quelle dei fondatori di altre religioni. Come le affermazioni dei profeti e degli apostoli di Dio, devono essere confermate dall'avvento dei suoi segni” (Lewis, G. R., & Demarest, B. A.).
Come dicevo prima, ci sono altri segni descritti in questo vangelo, ma la resurrezione di Gesù è il segno dei segni, la prova finale e conclusiva dell'identità e dell'autorità di Gesù (cfr. Romani 1:4).
Quando gli sarà chiesto di dare ancora un segno; Gesù indicherà ancora il segno della Sua resurrezione come Sua credenziale unica e sufficiente, illustrandola con la storia di Giona nel ventre del pesce per tre giorni (cfr. Matteo 12:38-40).
La risurrezione ha dimostrato che Gesù Cristo è chi ha affermato di essere e che ha compiuto lo scopo per cui è venuto sulla terra come aveva predetto diverse volte.
Infine ecco:
(b) Il risultato
Sempre nel v.22 è scritto: “E credettero alla Scrittura e alla parola che Gesù aveva detta”.
Il risultato del ricordo di ciò che aveva detto Gesù riguardo la Sua resurrezione è stato che i discepoli hanno creduto.
“Credettero” (episteusan – aoristo attivo indicativo) indica avere fede alla Scrittura (graphḗ - nome singolare femminile), cioè all’Antico Testamento in generale, oppure in particolare alle profezie che parlano della Sua sofferenza, morte e in modo specifico della Sua resurrezione (per esempio Salmo 16:10; Isaia 53:12; Osea 6:2), oppure a un singolo passo dell’Antico Testamento (cfr. per esempio Giovanni 10:35; 13:18; 17:12; 19:24, 28, 36, 37), anche se non siamo certi può riferirsi al Salmo 69:9 quello citato nel v.17; oppure al Salmo 16:10 che dice: “Poiché tu non abbandonerai l'anima mia in potere della morte, né permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione”.
I discepoli hanno anche creduto alla parola che Gesù aveva detta, cioè “Distruggete questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere!” (v.19).
Quindi vediamo la fede dei discepoli che è in netto contrasto con l'incredulità dei Giudei che avevano udito quella stessa parola e l'avevano derisa (v.20), ma questo per i discepoli avvenne dopo la resurrezione di Gesù.
CONCLUSIONE
Ciò che vediamo in modo particolare in questo testo è lo zelo di Gesù e la reazione dei Giudei e dei discepoli.
Gesù c’insegna ad avere zelo per Dio! A seguire il Suo esempio di zelo per Dio!
Il predicatore inglese John Wesley (1703-1791) ha tenuto una media di tre sermoni al giorno per cinquantaquattro anni, predicando in tutto più di 44.000 volte. Nel fare questo ha viaggiato a cavallo e in carrozza per più di 321.868 chilometri, o circa 8046 chilometri all'anno.
Le sue parole pubblicate includono un commento in quattro volumi sull'intera Bibbia, un dizionario della lingua inglese, un'opera in cinque volumi sulla filosofia naturale, un'opera in quattro volumi sulla storia della chiesa; storie d'Inghilterra e di Roma; grammatiche sulle lingue ebraico, latino, greco, francese e inglese; tre opere di medicina, sei volumi di musica sacra; sette volumi di sermoni e documenti controversi. Ha anche curato una biblioteca di cinquanta volumi conosciuta come "The Christian Library".
Era molto dedito al lavoro pastorale e curava molte chiese.
Si alzava alle 4 del mattino e lavorava infaticabilmente fino alle 22:00, concedendo brevi pause per i pasti.
All'età di 83 anni s’irritò perché capì che non poteva più scrivere 15 ore al giorno senza avere problemi agli occhi, e all'età di 86 anni si vergognava di ammettere che non poteva predicare più di due volte al giorno.
Nel suo 86° anno predicò in quasi tutte le contee dell'Inghilterra e del Galles, e spesso percorse dai circa 50 a 80 chilometri al giorno.
Che zelo aveva John Wesley per Dio, per la chiesa e i perduti!
Una volta gli è stato chiesto come faceva ad attirare le persone ad andare ad ascoltarlo, Egli rispose metaforicamente: "Mi dò fuoco e la gente viene a vedermi bruciare".
Evidentemente si riferiva al fuoco della passione, dello zelo per Dio!
Troviamo, invece una differenza rispetto a Wesley del filosofo ateo Bertrand Russell (1872-1976).
Nel primo volume della sua autobiografia Bertrand Russell parla delle sue passioni che hanno governato la sua lunga vita. Scrisse: "Tre passioni, semplici ma prepotentemente forti, hanno governato la mia vita: il desiderio d'amore, la ricerca della conoscenza e l'insopportabile pietà per le sofferenze dell'umanità. Queste passioni, come grandi venti, mi hanno spinto qua e là, in una rotta tortuosa, su un profondo oceano di angoscia, arrivando fino all'orlo della disperazione".
Quali sono le tue vere passioni? Quali sono le tue priorità?
Quali sono le tue passioni, o la tua passione che sta governando la tua vita?
Dove ti stanno portando?
Come reagisci a Gesù Cristo? Alla Sua natura, al Suo amore, al Suo sacrificio?
In Romani 12:11 leggiamo: “Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore”.
Sei zelante per Dio? Lo stai servendo?
Ancora Paolo diceva: “Per me il vivere è Cristo! (Filippesi 1:21).
Come Gesù con il Padre, Paolo con Gesù era completamente identificato con, o unito a Cristo.
Paolo era così occupato con Cristo che la vita per lui era sinonimo di Cristo!
Tutta la vita, l'energia e il tempo di Paolo, come lo sono stati per Gesù per il Padre, erano e sarebbero stati spesi per Gesù Cristo!
La sua vita è interamente dedicata a Cristo.
La tua vita è interamente dedicata a Gesù Cristo?
Consacrati oggi a Lui!