Filippesi 1:21: La vita per Paolo
La vita è fatta di slogan, come per esempio quelli pubblicitari.
Eccone qualcuno famoso del passato:
“Dal carciofo ‘Cynar’ contro il logorio della vita moderna”.
“Dove c'è Barilla c'è casa”.
“’Falqui’. Basta la parola”.
“’Denim’, per l'uomo che non deve chiedere mai”.
“È ‘Lavazza!’ Più lo mandi giù, più ti tira su”.
“Locatelli fa le cose per bene”.
“Duracell dura di più”.
“Che mondo sarebbe senza Nutella?”
Oppure ci sono frasi che sanno di slogan scritti sui muri.
Per esempio una scritta su un muro diceva: “Io non porto rancore, ma solo odio di qualità”.
Ora vediamo in Filippesi 1:21 lo slogan che era di Paolo e dovrebbe esserlo per tutti i veri cristiani e riguarda l’atteggiamento sulla vita e la morte che anche noi dovremmo avere: “Per me il vivere è Cristo e il morire è guadagno”.
Paolo si trova in carcere a Roma a causa della predicazione del vangelo.
La sua prigionia è servita per il progresso del vangelo, le guardie Romane e altri hanno capito che era in arresto a causa del suo impegno per Cristo (vv. 12-13).
Le sue catene, hanno incoraggiato i fratelli locali a predicare la parola di Dio senza paura.
Ci sono fratelli che predicano il vangelo di buon animo, ma Paolo è così appassionato per il vangelo, che anche se ci sono coloro che predicano con spirito di rivalità, non sinceramente, non è un problema, perché l’importante è che Cristo sia annunciato! (vv.14-19).
Grazie alle preghiere dei credenti di Filippi e all’assistenza dello Spirito di Gesù Cristo, secondo la viva attesa e la speranza di non vergognarsi di nulla (v.20), ma che con ogni franchezza, ora come per sempre, Cristo sarà glorificato nel corpo sia con la vita che con la morte.
Paolo si riferisce alla morte per il vangelo, la sua attuale prigionia potrebbe finire nella sua esecuzione, tuttavia è fiducioso, che ciò che gli è accaduto si rivelerà per la sua salvezza (v.19).
Al v.21, Paolo spiega la ragione, con una dichiarazione del perché Cristo sarà glorificato (v.20): “Per me il vivere è Cristo e il morire è guadagno”, in entrambi le situazioni, Gesù Cristo è al centro perché il vivere è Cristo e il morire è stare con Cristo dirà al v.23.
Paolo qui accenna a un aspetto importante della sua escatologia, vale a dire, che i credenti, alla morte, staranno con Cristo; quindi la vita e la morte di Paolo sono incentrate su Cristo!
Oppure il v.21, potrebbe indicare i motivi di un commento implicito, non mi importa se vivo, o se muoio perché per me vivere è Cristo e morire è guadagno.
Vivere per Cristo è vivere in questo corpo, in questa vita servendolo, cioè per il progresso e la gioia dei credenti (vv.25-26) con il suo ministero, e il portare frutto (v.22).
Paolo ha questa fiducia che sarà loro restituito.
Paolo è convinto che sarà liberato dalla sua prigionia Romana, e potrà tornare a Filippi per continuare la sua opera tra di loro, per il loro progresso e la gioia nella fede.
Così Paolo ha un bel dilemma, non sa cosa preferire, è stretto da due lati: da una parte ha il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio, dall’altra è consapevole che rimanendo nel corpo, è necessario per i credenti.
Possiamo dividere questo passo in due parti che ci fanno vedere l’atteggiamento che Paolo aveva per la vita e per la morte.
Oggi vedremo: “Il vivere è Cristo”, ciò che era la vita per Paolo.
Nella vita consideriamo prima di tutto:
I LA PERSONA DI PAOLO
Non è facile sintetizzare chi era Paolo.
Vediamo chi era brevemente:
A) Dalla nascita alla conversione
Paolo nasce a Tarso di Cilicia, sulla costa meridionale dell'odierna Turchia, ma cresce a Gerusalemme, ed è educato sotto il fariseo Gamaliele nella rigida osservanza della legge dei patriarchi Ebrei, della legge Mosaica (Atti 5:34; 26:4-5).
Paolo era un costruttore di tende (Atti 18:1-3), fariseo molto severo e zelante per Dio, perseguitava i cristiani (Atti 9:1-2; 22:1–5; 26:10, 11; 1 Corinzi 15:9; Galati 1:13-14; Galati 1:14; Filippesi 3:5-6), acconsentì alla morte di Stefano (Atti 7:58; Atti 8:1; Atti 22:20)
Giudeo cittadino di Tarso (Atti 21:39), Ebreo Beniamita (Filippesi 3:5), era anche un cittadino Romano (Atti 22:25–28),
Chiamato Saulo fino a quando non è cambiato in Paolo alla conversione (Atti 9:11; Atti 13:9).
Apparentemente non sposato, o vedovo (1 Corinzi 9:5)
Vediamo:
B) La sua conversione
La sua conversione avvenne sulla strada per Damasco (Atti 9:1–19), a mezzogiorno (Atti 26:13) quando Gesù gli apparve e fu accecato dalla luce soprannaturale che proveniva dal cielo (Atti 9:3,8).
Gesù gli darà l’incarico di portare il Suo nome davanti i popoli (Atti 9:6,10-18; Efesini 3:1-8).
Istruito e battezzato da Anania (Atti 9:6,10–18), testimoniava della sua conversione (Atti 22:1–16; 26:1–20).
Faceva spesso riferimento, con umiltà che era un apostolo e alla sua missione (1 Corinzi 9:1, 16; 15:8–10; Galati 1:12–16; Efesini 3:1-8).
Fece tre viaggi missionari in quello che oggi è la Siria, la Turchia e la Grecia, e anche agli arresti predicò a Roma (Atti 20:30-31).
Non si vergognava di predicare Cristo (Atti 9:19-22; Romani 1:16; 2 Timoteo 1:8–12), anzi reputava tutto ciò che considerava prima importante, spazzatura rispetto a Cristo (Filippesi 3:4–10).
Paolo riconosceva che prima della sua conversione era un bestemmiatore, un persecutore e un violento, ma dà gloria a Dio dicendo che il suo cambiamento era dovuto alla grazia di Dio (1 Timoteo 1:12-16; 1 Corinzi 15:10).
Da persecutore fu poi a sua volta perseguitato (Atti 9:23–25; 2 Corinzi 11:24-32, 33; Galati 1:17).
Nel Nuovo Testamento ci sono diverse sue epistole, tredici dei ventisette libri che lo compongono, sono una notevole risorsa teologica per la chiesa di oggi come del passato.
Paolo è una figura molto importante del Nuovo Testamento.
D.A. Carson e Douglas Moo a riguardo scrivono: “Paolo è una figura così significativa nel Nuovo Testamento e nella storia della chiesa che è stato chiamato il secondo fondatore del cristianesimo. Questo, ovviamente, non è vero, perché ignora la continuità tra Gesù e Paolo, e diminuisce ingiustamente i contributi di uomini come Pietro, Giovanni e Luca. Ma non c'è dubbio che Paolo abbia svolto un ruolo vitale nella crescita e nell'istituzione della chiesa, nell'interpretazione e applicazione della grazia di Dio in Cristo. Paolo continua a servirci oggi attraverso le sue tredici epistole che sono entrate a far parte del canone del Nuovo Testamento. Queste epistole costituiscono quasi un quarto del Nuovo Testamento, mettendo Paolo appena dietro Luca nella percentuale del Nuovo Testamento scritta da un singolo individuo. E se si aggiungono i sedici capitoli di Atti (13-28) che sono quasi interamente dedicati a Paolo, Paolo figura in quasi un terzo del Nuovo Testamento”.
Paolo riguardo la sua chiamata disse che Dio l’aveva prescelto prima della sua nascita e chiamato per la Sua grazia perché annunziasse Cristo fra i Gentili (Galati 1:15).
Dunque, la sua, è stata una salvezza e una chiamata che Dio aveva prestabilito prima della creazione e non è stata per opere, ma per la grazia in Cristo Gesù (2 Timoteo 1:9).
Paolo non era un missionario ordinario; era un missionario apostolico che aveva ricevuto un incarico e una chiamata unici per fondare chiese.
Paolo era un missionario instancabile che ha segnato un’epoca e come affermava Terrot Reaveley: “Un uomo eccezionale, artefice di un'epoca”.
Lo Spirito di Dio lo usò grandemente e dove andava lui, c’erano sommosse, o risvegli!
Orin Philip Gifford diceva: ”La predicazione di Paolo di solito finiva con una sommossa, o con un risveglio”.
La predicazione di Paolo era così potente che metteva sotto sopra l’ambiente dove predicava!
Dunque Paolo è stato usato potentemente da Dio.
Vediamo:
II LA PRIORITÀ DI PAOLO
“Per me il vivere è Cristo”.
Il cristianesimo nella sua essenza è Cristo!
Gesù Cristo è il fondamento su cui si fonda il cristianesimo!
John Stott scriveva: “Se si toglie la figura di Cristo, il cristianesimo è svuotato; praticamente non resta niente di niente. Cristo è il centro del cristianesimo; tutto il resto è marginale”.
Non solo Gesù Cristo è il fondamento per il cristianesimo, ma anche la sostanza del nostro cristianesimo e quindi la priorità!
Se diciamo di essere cristiani, Cristo deve essere e sarà la priorità della nostra vita!
Se tu dici di essere un cristiano, ma Cristo non è la priorità della tua vita, stai svuotando il cristianesimo della sua essenza, puoi dire di essere cristiano, ma tradisci la natura del vero cristianesimo che è Cristo!
“Per me” è in enfasi, quindi Paolo sta enfatizzando ciò che è importante per lui.
Ma questa era in relazione alla sua chiamata e missione che gli aveva affidato Gesù Cristo!
Le sue convinzioni fondamentali sono espresse sotto forma di esclamazioni vigorose e lapidarie.
Paolo mette “me” (emoi) volutamente nella posizione enfatica per attirare un'attenzione speciale sulla sua personale comprensione della vita e della morte, indica la sua testimonianza personale nel mezzo di una vera sfida tra la vita e la morte.
Walter Hansen riguardo queste parole scrive: “I battiti del cuore di Paolo si sentono nel ritmo di queste parole”.
Così anche l’assenza nel greco del verbo “è”, quindi “per me vivere Cristo”, rende quest’affermazione ancora più fortemente enfatica.
“Per me”, allora indica la ferma determinazione e la fede incrollabile di Paolo, e quindi la priorità indipendentemente dalle circostanze.
Nessuna decisione avversa del tribunale, o dei suoi nemici, o le preoccupazioni dei suoi amici, alteravano, o avrebbero potuto alterare la sua ferma convinzione sul suo presente, o sul suo futuro.
Per Paolo Gesù Cristo era la priorità!
Tutto il resto nella vita era secondario.
Michael Hyatt dice: "Avere delle priorità è essenziale. Così è averli nel giusto ordine".
Riconoscere la priorità è difficile.
Ci sono alcune persone che non conoscono quali siano le priorità.
Per esempio su Twitter, Ale_noise36 dice: “Le priorità, io ancora non ho capito cosa siano e la gente non è che mi aiuti tanto a far chiarezza!”
Le priorità dipendono dal senso, dal significato e dallo scopo della nostra vita, perché se non sappiamo questo è facile riempire le nostre giornate con cose che sembrano importanti, o produttive, ma alla fine non glorificano Dio e quindi non sono di beneficio per noi.
La priorità è qualcosa, o qualcuno che metti prima, o al di sopra di tutto e tutti per merito, importanza, urgenza.
Tutti noi abbiamo, o ricerchiamo quelle cose che pensiamo siano più importanti di altre a cui dedichiamo la nostra attenzione, le nostre energie, o in cui investiamo più di ogni altra cosa.
Le priorità modellano le nostre scelte e di conseguenza le nostre azioni!
La Bibbia è chiara su chi deve essere la nostra priorità: Gesù Cristo!
Una delle caratteristiche dell’essere un discepolo di Gesù lo troviamo in Luca 14:26: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo”.
Il linguaggio è molto forte!
"Odiare" (miséō) è il contrario di "amare" (agapáō).
Ma il senso dell’odio non è “odio”, il voler male, ma è un modo di dire ebraico per indicare che Gesù deve essere amato più di qualsiasi persona a noi cara: padre, madre, moglie, fratelli, sorelle e anche la propria vita, significa subordinare l’affetto dei familiari e se stessi, la propria vita, a quello di Cristo.
Il senso è amare di meno (Cfr. Genesi 29:30-31; Deuteronomio 21:15; Matteo 10:37).
Gesù stava parlando che Lui, deve essere amato così tanto, che in paragone con qualsiasi altra persona a noi molto cara, sarà considerata secondaria!
Chi amiamo di più, in paragone ad amare Gesù, dovrebbe apparire odiata!
Nessuna persona può essere un vero discepolo di Cristo se non è più importante di ciò che per noi è più caro, importante nel mondo, e non solo.
Infatti, l'amore per Gesù non solo deve essere un amore al di sopra, delle persone care, ma anche della nostra vita stessa! (Cfr. Luca 12:20-24).
Questo significa essere pronti a morire per Gesù, e non come Pietro che per paura della persecuzione e della morte non s'identificò con Gesù, ma lo rinnegò (Luca 22:54-62).
Quindi “odiare le persone care” non si riferisce che non dobbiamo amarle, o che non dobbiamo amarci, ma si riferisce al nostro atteggiamento e comportamento: quando si tratta di scelte che interessano Gesù, Lui deve avere la priorità sopra ogni cosa! (Luca 16:13).
La devozione per Gesù deve essere prioritaria, sopra gli affetti più cari!
Così Cristo deve determinare le nostre priorità!
Chi era Gesù? E perché Paolo lo metteva al primo posto?
Ognuno dirà le proprie motivazioni, ma Gesù deve avere la priorità semplicemente perché è il Signore, mediante il quale Dio ci ha creati, infatti in 1 Corinzi 8:6 è scritto: “Tuttavia per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose e mediante il quale anche noi siamo”.
Inoltre il cristiano è stato acquistato da Dio a caro prezzo, mediante Gesù Cristo.
1 Corinzi 6:19-20 dice: Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo”.
E così anche 1 Pietro 1:18-19 afferma: “Sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vostro vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia”.
Dunque, la realtà che Gesù è il Signore e il Salvatore, sono due motivi più che sufficienti affinché abbia la priorità nella nostra vita!
Per Paolo, il timore e l’amore di Cristo lo costringeva a vivere per Lui (cfr. 2 Corinzi 5:11-15), ad assumere il duro compito di predicare il vangelo (Filippesi 1,7,12,16,27; 2:16; 4:3), e di conseguenza, la sua vita fu segnata da prigionia (Filippesi 1:7,13,17), afflizioni (Filippesi 1:17; 4:14), sofferenze (Filippesi 1:29; 3:10), lotte (Filippesi 1:30), percosse, lapidazioni, stanchezze, dolori, privazioni e pericoli di ogni sorta (2 Corinzi 11:23-27) pur di portare avanti la missione che Gesù gli ha affidato!
La vita di Paolo era così occupata da e con Cristo, così totalmente dedita a Cristo da fare la volontà di Cristo, e comportava la persecuzione e quindi grandi sofferenze!
Tutto ciò che era e ha fatto l’apostolo Paolo prima della conversione a Gesù Cristo che considerava importante, ora lo considerava un danno a causa di Cristo, un danno di fronte l’eccellenza di Cristo Gesù, il Signore per il quale ha rinunciato a tutto considerandolo spazzatura al fine di guadagnare Cristo (Filippesi 3:4-8).
Paolo desiderava ardentemente conoscere Cristo e la potenza della sua risurrezione e la comunione delle sue sofferenze, per giungere in qualche modo alla resurrezione dei morti (Filippesi 3:10-11).
Paolo asserisce che vivere non ha significato al di fuori di Cristo: è l'oggetto, il motivo, l'ispirazione e il fine di tutto ciò che fa.
Quello che conta veramente nella vita è Gesù Cristo e il vivere per Lui!
Questo era per Paolo, ma lo deve essere anche per noi oggi!
Gesù Cristo ha il primo posto nella tua vita? Lo ami? Lo temi?
Gesù è relegato al secondo, o al terzo, o al quarto posto, oppure non c’è proprio nel tuo cuore?
Ora se Gesù Cristo è la tua priorità, devi rendere questa priorità ogni giorno la tua priorità in tutto ciò che fai!
Non devi fare una lista gerarchica, organizzare i vari aspetti della tua vita per livello di importanza, anche se questo non è sbagliato, perché Gesù è il Signore della tua vita!
Se lo metti prima di tutto e tutti lo sarà anche il tuo comportamento in tutto ciò che farai, quindi essendo Gesù Cristo la tua priorità, qualunque cosa tu faccia cercherai di glorificarlo!
Questo deve essere e sarà la cosa più importante per un vero cristiano che cercherà di fare!
Avendo questo in mente, l’onoreremo con il nostro comportamento al lavoro, a casa, nel tempo libero, nella società, in chiesa!
Si può dire molto sulle persone da ciò che mettono al primo posto nella loro vita.
Riguardo la tua vita, cosa potrebbero dire le persone sulle tue priorità?
Una squadra di calcio?
Uno giocatore sportivo?
Un partito politico?
Un gruppo musicale?
Un attore?
Il lavoro?
La famiglia?
Chi, o che cosa è la tua priorità?
Ci sono persone, anche cristiane che hanno il proposito di dedicarsi al Signore appena il loro programma secolare si alleggerirà, dicono: "Appena finirò questo lavoro, mi dedicherò alla preghiera, alla lettura della Bibbia, andrò in chiesa, mi prenderò cura dei poveri”.
È un po' come ai tempi del profeta Aggeo, che la popolazione trascurava la ricostruzione del tempio e dicevano che ancora non era il momento di ricostruire la casa del Signore (Aggeo 1:2).
Tuttavia, Dio li rimproverò per quell'atteggiamento, la loro priorità era sbagliata, infatti stavano mettendo Dio alla fine dei loro impegni, piuttosto che onorarlo come il Signore delle loro vite.
L'abbandono del tempio era essenzialmente un abbandono di Dio!
Dunque se stai mettendo i tuoi impegni prima del Signore, o se non stai onorando il Signore in tutto ciò che fai, dovresti rivedere le tue priorità.
Se la tua vita spirituale sta scivolando lontano dal Signore, o se è proprio lontana dal Signore, forse è il momento di mettere le cose nel loro giusto ordine, cioè rimetti Gesù Cristo al centro dei tuoi impegni, mettilo al primo posto!
Una persona che è nata di nuovo spiritualmente, che è stata rigenerata dallo Spirito Santo è una nuova persona, le cose vecchie sono passate, sono diventate nuove (2 Corinzi 5:17) con nuovi desideri, nuovi valori, nuove priorità, nuove speranze, nuovi atteggiamenti, nuove inclinazioni, nuovi pensieri, nuovi desideri e nuove abitudini secondo il cuore di Dio che sono quelli di Gesù!
Per me vivere è Cristo indica anche:
III LA PASSIONE DI PAOLO
Sir Joshua Reynolds (Plympton, 16 luglio 1723 – Londra, 23 febbraio 1792) è stato un pittore inglese, uno dei più importanti e influenti pittori del XVIII secolo in Gran Bretagna e uno dei fondatori della Royal Academy of Arts.
Alla domanda come è riuscito a raggiungere la sua eccellenza, rispose: “Osservando una semplice regola, cioè cercare di rendere ogni dipinto il migliore".
Questo pittore illustre dava il meglio di se stesso in ogni dipinto!
Per ogni dipinto metteva la sua passione, il suo zelo!
Ed è quello che devono avere tutti i cristiani: lo zelo per il Signore (Romani 12:11)
Siamo d’accordo con Timothy G. Alford quando dice: “Non tutti i cristiani hanno grandi capacità mentali, o sono personalità estroverse, ma tutti dovrebbero essere zelanti”.
Ora, dicendo “il vivere è Cristo”, non è tanto che Paolo intendesse che Cristo fosse la fonte della sua esistenza fisica (cfr. Atti 17:28), o della sua vita spirituale (cfr. Romani 8:2-11; 2 Corinzi 5:17), o che fosse la sua vita, nel senso che Cristo viveva in lui (Galati 2:20), o che starà con Cristo (cfr. Filippesi 1:23).
Senza rifiutare queste idee, ma includendole e abbracciandole nel suo pensiero, Paolo pone l'accento su qualcosa di diverso.
Certamente come un albero dipende totalmente dall'acqua, dalla terra e dalla luce del sole per portare frutto, così Paolo dipendeva totalmente dalla vita di Cristo per portare frutto!
Certamente l’efficacia del suo ministero era una vita perfettamente potenziata da Cristo e conforme a Cristo!
Ma dire “vivere è Cristo” è dire che per Paolo, la vita significa Cristo, che ha senso solo con e per Cristo, che il significato e lo scopo della vita è Cristo, quindi glorificare Cristo (cfr. 1 Corinzi 10:31; Filippesi 1:20).
Paolo voleva così totalmente glorificare Cristo che finché viveva su questa terra, tutta la sua vita doveva girare a quella di Cristo!
“Per me vivere è Cristo” significa che il mio desiderio, i miei interessi, il mio tempo, la mia occupazione, la mia attività, la mia energia, la mia vita è Cristo!
La vita di un cristiano deve interamente essere dedicata a Cristo e sarà una vita diversa da quella ordinaria delle persone di questo mondo!
Walter Hansen scrive: “Il fondamento, il centro, lo scopo, la direzione, il potere e il significato della vita di Paolo è Cristo. Certamente, la vita così trasformata e potenziata da Cristo è vita a un livello superiore e di qualità diversa dalla vita umana comune e ordinaria”.
Paolo sta parlando del vivere fisicamente, nel corpo, nella carne qui sulla terra (vv. 20,22,24).
Paolo non si riferisce alla sua vita spirituale interiore, alla sua vita religiosa privata, o alla sua futura vita eterna, si riferisce all'esistenza fisica in contrasto con la morte fisica, piuttosto che alla vita eterna.
“Vivere per Cristo” è la vita quotidiana terrena in parole e in opere che riguardano il continuo servizio con l'annuncio di Cristo, si riferisce alla missione di predicare Cristo (Filippesi 1:7,12-18,20-22; cfr. 2 Corinzi 5:15) e fondare chiese come vediamo nel libro degli Atti degli Apostoli.
"Vivere è Cristo" si riferisce alla continua relazione di fede con Cristo in questo mondo (Filippesi 3:8-10; Galati 2:20), gioia in Lui (Filippesi 3:1; 4: 4) e continuo servizio per Gesù (Filippesi 1:25-26).
Per Paolo, conoscere e servire Gesù Cristo, suo Signore, era il suo tutto, a cui nulla poteva essere paragonato (cfr. Filippesi 3:4-9).
Ogni aspetto dell’esistenza di Paolo corporea e terrena era completamente permeato da Cristo e per Cristo.
Paolo aveva una visione della vita terrena Cristocentrica!
La vita di Paolo è riassunta in Cristo; era piena, occupata con e da Cristo, nel senso che tutto ciò che Paolo faceva, confidava, amava, sperava, obbediva, predicava, seguiva e così via, era ispirato da Cristo ed era fatto per Cristo.
Cristo, e solo Cristo, dava ispirazione, direzione, significato e scopo all'esistenza dell’apostolo.
Paolo vedeva la sua vita nel tempo come totalmente determinata e controllata dal suo stesso amore e impegno per Cristo.
Sopraffatto da Cristo sulla via di Damasco, travolto dalla Sua maestà, amore, bontà e perdono, Paolo non vedeva ragione d'essere, se non vivere per Cristo (Romani 14:7–9).
Infine vediamo:
IV LA PERSEVERANZA DI PAOLO
“Per me vivere è Cristo”.
Molte volte iniziamo un lavoro, un servizio, ma non siamo costanti per varie ragioni, come per esempio lo scoraggiamento.
Paolo andava sempre avanti!
Non si arrendeva mai, nonostante le difficoltà che incontrava!
Paolo è stato perseverante fino alla morte! (2 Timoteo 4:7-8)
“Vivere” (zēn - presente attivo infinitivo) pone l'accento sull'azione, o più precisamente, sul processo del vivere continuo sulla vita fisica in corso, presente, duraturo, in contrasto con “morire” (apothanein – aoristo attivo infinitivo), che indica un atto, o evento unico e completo.
Tutta la vita di Paolo si consumava con e per Cristo ogni giorno.
Tutto nella sua vita costantemente era legato in Cristo che voleva glorificare.
Tutta la vita di Paolo girava attorno a Cristo costantemente!
Ogni momento di ogni giorno era vissuto per Cristo!
Questo è ciò che significa essere cristiani.
Si tratta di vivere primariamente e preminentemente ogni giorno per Cristo, in ogni alito di vita!
Paolo c’insegna a vivere costantemente per Cristo, non solo la domenica, o in certi periodi, ma sempre, ogni giorno, ogni momento!
Giovanni Calvino pregava: “Concedi, Dio onnipotente, che dal momento che ti sei degnato di adottarci come tuo popolo e di unirci a te nel tuo unigenito Figlio, concedici di continuare puri e casti nella nostra obbedienza al tuo vangelo, e di non allontanarci mai in quelle corruzioni che disuniscono quel sacro legame di unione che è stato confermato tra noi dal sangue del tuo Figlio, ma che possiamo perseverare così tanto nel servirti che tutta la nostra vita e tutte le nostre azioni siano prove di quella santa chiamata con la quale è riposta per noi la speranza della salvezza eterna, finché finalmente entreremo in possesso di quel regno che è stato ottenuto per noi con un così grande prezzo, e lì godremo il frutto della nostra fede, sincerità e perseveranza, per Cristo nostro Signore. Amen”.
CONCLUSIONE
Per coloro che non credono in Dio, la vita sulla terra è tutto ciò che hanno; quindi è naturale per loro lottare per i valori di questo mondo: denaro, popolarità, potere, piacere e prestigio.
Per Paolo, invece, vivere era Cristo: vivere=Cristo!
Cristo era per Paolo il motivo delle sue azioni, la forza e lo scopo della sua vita e del suo ministero!
Il significato, il senso, l’energia, lo scopo supremo di Paolo era Cristo!
La vita di Paolo era coinvolta, originata e influenzata da Cristo, ed era per Cristo.
Il suo scopo non era l'onore, le ricchezze, il potere, la fama, il piacere, i propri interessi, ma quello di glorificare il Signore Gesù.
Questo era il solo scopo della sua anima, uno scopo a cui si dedicava con passione e urgenza ogni giorno!
Si dice che prima di morire vediamo "passare la nostra vita davanti agli occhi".
Questo detto popolare potrebbe essere confermato da dati scientifici, infatti alcuni ricercatori negli Stati Uniti hanno catturato accidentalmente per la prima volta ciò che accade all'interno del cervello di un uomo nel momento della morte.
Ajmal Zemmar, neurochirurgo dell'Università di Louisville ha concluso: “Attraverso la generazione di oscillazioni coinvolte nel recupero della memoria, il cervello potrebbe riprodurre un ultimo ricordo di eventi importanti della vita appena prima di morire”.
Che cosa ricorderai d’importante che hai fatto sulla terra?
Oppure, possiamo porre la questione, in modo diverso, e cioè: se tu dovessi scrivere una frase con la parola vivere cosa scriveresti?
“Per me vivere è il denaro?”
“Per me vivere è la fama?”
“Per me vivere è il piacere?”
“Per me vivere sono i miei interessi?”
Oppure: “Per me vivere è Cristo?”
Per che cosa stai vivendo?
Essere un vero cristiano significa: vivere per Cristo con tutto ciò che sei e che Dio ti ha dato di essere!
Allora vivi pienamente per Cristo mentre aspetti di morire!
La realtà della morte ispira l'auto-riflessione.
Immaginatevi di essere morti e di chiedere a voi stessi riguardo la fede in Cristo: “La mia vita contava? È stata importante? Ho fatto la differenza? Ho sfruttato al massimo il mio tempo? Ho vissuto veramente per Cristo, oppure ho sciupato la mia vita?”
In base alle risposte che ti darai, prima di morire, indirizza oggi la tua vita a viverla per Cristo e non la sciuperai, e non avrai un giorno rimpianti perché l’hai vanificata non avendola vissuta per Cristo!
Tutto sommato non viviamo a lungo e parte della nostra vita per servire Gesù Cristo è breve e limitato; come Suoi discepoli dovremmo decidere di sfruttare al massimo il nostro tempo vivendo per Lui!
Se sei un cristiano, come Paolo devi avere una visione della vita e della morte incentrata su Cristo!
Vivrai su questa terra per Cristo aspettando con serenità e fiduciosamente la morte perché andrai alla Sua presenza!
C’è una frase del film: “Non ci resta che piangere”, che tanto ha fatto ridere: “Ricordati che devi morire” detta da un frate.
Infatti nel seicento, nell’ordine di clausura dei frati trappisti, i frati ripetevano spesso la frase detta “Memento mori”, cioè "ricordati che devi morire", una frase che ci invita a non dimenticare che moriremo.
Quotidianamente i frati, si scavavano la tomba, un poco alla volta, con lo scopo di tenere sempre presente la propria morte e non smarrire il significato della vita.
Allora pensa che un giorno morirai per non smarrire il significato della tua vita che è quella di vivere per Cristo!
Nel suo libro: “Filosofia in breve”, Joonny Thomson parlando del “Memento mori” dice che la morte arriverà e poi dice: “La vita è il brevissimo balugino di una candela in una tenebra eterna, e il memento mori ci invita a banalizzare ciò che è banale, e a valorizzare ciò che ha valore”.
Se sei un cristiano, davanti a Gesù Cristo, non perdere tempo in quello che non lo glorifica, valorizza ciò che ha valore per Gesù Cristo!
Ricordati che devi morire!