Salmo 86:1-4: Una preghiera di dipendenza (1)
Juanita Ryan scrive: “Ci piace pensare a noi stessi come indipendenti e autosufficienti, ma non lo siamo. Abbiamo bisogno di Dio. È vitale che riconosciamo il nostro bisogno perché è il punto di partenza della nostra relazione con lui”.
Che ci piaccia o no, abbiamo bisogno di Dio!
Abbiamo bisogno di Lui per vivere fisicamente e spiritualmente.
Ogni giorno dovremmo iniziare la giornata con una dichiarazione di dipendenza.
Appena ci scegliamo la mattina dovremmo dire: "Signore non sono in grado di affrontare da solo quello che farò oggi, o ciò che dovrò affrontare: decisioni, tentazioni, conflitti, problemi. Aiutami dipendo completamente da Te".
Ora in questo salmo vediamo la preghiera di Davide che ci fa capire come dipendeva da Dio.
Il re Davide descrive un periodo della sua vita davvero difficile, molto serio: la sua vita era a rischio perché persone superbe e violente erano insorte contro di lui per ucciderlo, dunque era una situazione angosciante (vv.7,13-14,17).
Riguardo la preghiera secondo questi versetti possiamo dire che:
I LA PREGHIERA È LA DICHIARAZIONE CHE DIPENDIAMO DA DIO (vv.1,13,16)
“La preghiera è la nostra dichiarazione di dipendenza da Dio” dice David Hubbard.
Con la preghiera noi confessiamo il nostro senso del bisogno di Dio! (cfr. Salmo 40:17).
J. I. Packer scriveva: “La preghiera di un cristiano non è un tentativo di forzare la mano di Dio, ma un umile riconoscimento dell'impotenza e della dipendenza. Quando siamo in ginocchio, sappiamo che non siamo noi a controllare il mondo; non è quindi in nostro potere provvedere ai nostri bisogni con i nostri sforzi indipendenti; ogni bene che desideriamo per noi stessi e per gli altri deve essere ricercato da Dio, e verrà, se mai arriverà, come dono delle sue mani”.
Dunque, pregando riconosciamo la nostra impotenza e dipendenza da Dio.
Pregando riconosciamo che non abbiamo il controllo delle nostre vite, della nostra salute, dei nostri piani, o delle decisioni che prendono altre persone riguardo a noi.
In questo salmo vediamo proprio questo; Davide dimostrò di essere impotente riguardo i progetti dei suoi nemici contro di lui e di dipendere da Dio portando la sua preoccupazione a Lui con la consapevolezza che poteva cambiare la circostanza, che lo poteva salvare da una bruttissima situazione!
Davide era consapevole e riconosceva che la sua vita come la morte era nelle mani di Dio! (cfr. Deuteronomio 32:39 1 Samuele 2:6; Salmo 30:3).
Ci sono alcuni che si illudono di essere dei super uomini tipo “Superman”, o delle super donne come “Wonder Woman”, ma dobbiamo ammettere che senza Dio non possiamo vivere, o non possiamo avere, o fare nulla!
Ci sono persone che si chiedono perché devono pregare.
Possiamo dare loro tante motivazioni, ma una motivazione è perché dipendiamo dal Signore e senza di Lui non possiamo avere, o fare nulla, dipendiamo dalla provvidenza di Dio (cfr. per esempio 1 Samuele 2:6-8).
Così con la preghiera noi dichiariamo che dipendiamo da Dio!
Dunque, Davide in questo salmo, non solo fa appello al potere e all’impegno di protezione del Signore per il tipo di vincolo che avevano, ma allo stesso tempo confessa la sua dipendenza dal Signore.
Noi vediamo:
A) L’umiltà di Davide
In questa preghiera di dipendenza vediamo l’umiltà di Davide.
Tommaso da Kempis diceva: “La preghiera umile trafigge i cieli, disarma l'ira di Dio, ottiene le sue misericordie e rende vane le insidie del maligno”.
La Bibbia sottolinea l’importanza dell’umiltà davanti a Dio (cfr. per esempio Isaia 57:15; Matteo 5:3; Luca 18:9-14; Giacomo 4:6).
L'umiltà è una di quelle virtù fondamentali che caratterizza il vero cristianesimo e quindi il nostro rapporto con Dio.
Che cosa significa “umiltà”?
Fra i vari significati, l’umiltà è la consapevolezza di una persona che si rende conto della sua propria mancanza assoluta di risorse e trova il suo aiuto e forza in Dio.
“L'umiltà dice: ‘Io non sono nulla, non ho nulla’" (Walter Hilton).
Davide riconosce di aver bisogno di Dio, era consapevole che non poteva fare nulla per cambiare le sue circostanze e allora prega Dio.
Al v.1 prega dicendo: ”Porgi orecchio, SIGNORE, e rispondimi, perché io sono povero e bisognoso”.
“Porgi orecchio” è “porgi il tuo orecchio” (haṭṭēh ʾozĕnĕkā), ha il senso di inclinare, chinare l’orecchio, e quindi prestare particolare attenzione alla preghiera ed è un’espressione tipica di tante preghiere di lamento (cfr. 2 Re 19:16; Salmo 17:6; 31:2; 71:2; 86:1; 88:2 102:2; Daniele 9:18).
“Signore” (Yahweh v.1), ha diversi significati importanti come immutabile, auto-esistente, essere una realtà attiva e presente, che subentra in scena per salvare, infatti, si è presentato a Mosè per intervenire nella vita del Suo popolo per liberarli dalla schiavitù in Egitto (Esodo 3:14-15).
Così il Signore, è Colui che libera, che salva, come ha fatto con il Suo popolo quando lo liberò dalla schiavitù in Egitto con potenza (cfr. per esempio Esodo 3:14-15; 6:2-3; 15:1-13; 33:19; 34:6-7; Levitico 26:45; Salmo 19:14).
Davide sta chiedendo a Dio di entrare nella scena della sua circostanza e di liberarlo dai nemici!
Noi vediamo ancora:
B) La vulnerabilità di Davide
Davide chiede al Signore di essere esaudito, dicendo con enfasi la ragione: perché è povero e bisognoso! (v.1).
“Povero e bisognoso” non si riferisce al fatto che lo era economicamente, ma identificano Davide come vulnerabile, impotente, e dipendente da Dio per la vita, riconosce di essere senza forza (v.16), solo Dio lo può aiutare dalla morte (v.13).
Nell’Antico Testamento “i poveri e i bisognosi”, a volte si riferisce ai devoti a Dio che sono in difficoltà e chiedono il Suo aiuto (cfr. per esempio Salmo 35:10; 37:14; 40:17; 70:5; 109:16,22).
Dunque, “povero e bisognoso” (ʿānî wĕʾebyôn) esprime la vulnerabilità e l'impotenza davanti una circostanza difficile, per Davide erano i suoi nemici che lo volevano uccidere.
Evidentemente siamo chiamati a pregare sempre (cfr. 1 Tessalonicesi 5:17), ma ci sono situazioni difficili, o angoscianti, fuori dal nostro controllo dove ci sentiamo vulnerabili e impotenti come quella di Davide, che richiedono preghiere particolari.
Noi dobbiamo ricordare e credere che Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà (cfr. Salmo 46:1).
Dio vuole che preghiamo quando siamo preoccupati, o afflitti; vuole che portiamo i nostri tormenti, le nostre preoccupazioni, le nostre paure, che appesantiscono i nostri cuori, a Lui (Filippesi 4:6; Giacomo 5:13).
Semplicemente non dobbiamo essere orgogliosi pensando di farcela da soli!
E nemmeno di andare altrove a chiedere aiuto, ma d’invocare la salvezza a Dio, che nella Sua sapienza varia e infinita (Efesini 3:10), può usare le persone, i Suoi angeli, o le circostanze per aiutarci.
Dio è sovrano da cui tutti e tutto dipende! (cfr. per esempio Salmo 47:1-2; Giovanni 5:17; Efesini 1:11).
Questo ci è di grande conforto!
II LA PREGHIERA È LA RICHIESTA URGENTE DI UN UOMO FEDELE (v.2)
Nel v.2 leggiamo: “Proteggi l'anima mia, perché ti amo. Dio mio, salva il tuo servo che confida in te!
Prima di tutto consideriamo:
A) La richiesta di protezione
“Proteggi” (šomĕrâ – qal imperativo attivo) indica vigilare, custodire, tenere al sicuro da lesioni, danni, o da pericoli.
La Scrittura parla spesso del modo in cui Dio protegge e si prende cura del suo popolo.
Possiamo fare due esempi.
Dio promise di proteggere Giacobbe quando lo incontrò alla Betel (Genesi 28:15, 20).
E Dio mandò il Suo angelo a proteggere Israele nel suo viaggio di quarant'anni (Esodo 23:20; Giosuè 24:17).
La parola “anima” (ně·p̄ěš) nell’Antico Testamento ha vari significati, ma qui nel v.2, si riferisce alla vita di una persona (cfr. per esempio 1 Samuele 19:11; Salmo 121:7), quindi il senso è "non lasciarmi morire" (cfr.v.13).
Il Signore è l’unico Salvatore! (cfr. per esempio Isaia 43:3,11; 45:11,21), potente a salvare (Isaia 63:1; cfr. Salmo 147:5; Giobbe 23:6), cioè ha una forza notevole, o fuori dall'ordinario in grado, grandezza, o effetto (potente - raḇ).
La Sua, è una potenza abbondante!
Dio è potente a salvare, significa che la Sua opera salvifica è efficace! Non ci sono restrizioni, o difficoltà sulla Sua capacità di farlo!
William Gouge diceva: “La potenza di Dio è la migliore guardia, il convoglio più sicuro e il castello più sicuro che si possa avere”.
Quindi, Davide prega dicendo: “Salva” (hôšaʿ - hifil imperativo attivo), cioè soccorri, libera dai pericoli, porta in una situazione, o ambiente sicuro!! (cfr. per esempio Numeri 10:9; Deuteronomio 33:29; 2 Samuele 22:4; Salmo 33:16; Geremia 8:20; 23:6; 30:7).
L'idea, o l’immagine alla base del verbo “salva” è portare in un luogo sicuro, o in un ampio pascolo in contrapposizione a un luogo stretto, simbolo di angoscia e di pericolo.
Nella richiesta della preghiera urgente vediamo:
B) La richiesta di un uomo che ha una relazione evidente con Dio
Noi leggiamo che il salmista ama Dio ed è un servo di Dio (vv.2,4,16), e chiama il Signore: “Dio mio” (vv.2,12).
Il motivo per cui vuole la protezione, lo dice enfaticamente, noi vediamo che:
(1) Davide ama Dio
“Ti amo” (ḥā·sîḏ) indica una persona devota, una persona caratterizzata da amore leale verso il Dio di Israele, indica che è una persona fedele (cfr. 1 Samuele 2:9; Salmo 4:4; 97:10;116:15).
La parola allora denota colui che ha una relazione personale con il Signore e ha piena fiducia in Dio, indica la natura di coloro che sono specificamente messi da parte da Dio per servirlo (Deuteronomio 33:8; Salmo 16:10; 89:20).
Così, la sua invocazione al Signore è che Egli è il suo Dio (v. 2), cioè Colui al quale deve obbedienza (cfr. Esodo 19:5-6; 20:1-17) e da cui si aspetta la Sua protezione.
Noi vediamo ancora che:
(2) Davide è servo di Dio
Davide non è orgoglioso perché è fedele a Dio, ma sta semplicemente affermando la sua onesta devozione a Dio, è Suo servo!
“Servo” (ʿeḇeḏ) indica subordinato, qualcuno in una posizione di minore autorità rispetto a un altro, in questo caso di Dio.
Le persone che sono impiegate in qualche servizio speciale a Dio, che lavorano per Lui, sono talvolta chiamate servitori di Dio (cfr. per esempio Isaia 49:5-6; Amos 3:7), come anche coloro che lo adorano (Esdra 5:11; Neemia 1:10; Daniele 6:21).
La parola “servo” indica la totale, umile devozione al Signore, il desiderio costantemente di riconoscere e compiere la volontà di Dio (cfr. Salmo 119:17; 124,125,135,140,176), e dall'altro può quindi contare sulla buona volontà e sul sostegno del suo Signore (Salmo 119:38,49,65,76,84,122,124,135;176).
Davide dice anche: “Dio mio”, e questo significa avere una relazione speciale e distinta con Dio, come del resto tutto il popolo d’Israele (cfr. per esempio Esodo 20:2), di cui Davide fa parte, ed è parallelo a “servo” indicando così che è legato a Dio a cui è sottomesso, obbediente, e Dio si prende cura di lui.
È interessante che il nome “Dio” (ʾElōhiym) implica l'abbondanza e la pienezza del potere, si riferisce a un'energia assoluta e illimitata, quindi ci parla dell'onnipotenza di Dio.
Si riferisce all'Essere Soprannaturale che ha dato origine e governa l'universo (cfr. per esempio Genesi 1:1-12,14-16).
Quindi Davide sta pregando l’Iddio Onnipotente a cui niente è difficile, o impossibile (cfr. Genesi 18:14; Geremia 32:17; Matteo 19:26).
Se Dio ha creato ogni cosa dal nulla e lo governa, che cosa possono essere i nostri problemi?
Dio può fare infinitamente di più di quello che domandiamo o pensiamo! (Efesini 3:20).
Riposa su questo!
(3) Davide è legato a Dio con un patto
“Dio mio” e “servo”, con “io ti amo”, ci portano al patto che Dio fece con il Suo popolo sul Sinai, un patto caratterizzato dalla fedeltà e dalla benedizione, o maledizione in caso d’infedeltà (Esodo 19-40; Levitico 26-27; Deuteronomio 28-30).
Così Davide sta facendo appello a quel patto caratterizzato dalla fedeltà reciproca.
Come Davide è fedele, si aspetta anche che lo sia Dio secondo il patto, quindi si aspetta protezione dai nemici!
Davide è il servo di Dio e Dio è il suo Padrone; come “servo” ha doveri verso Dio, e “Dio ha doveri verso di lui.
La preghiera di Davide è secondo la stipulazione del patto, quindi è pregare secondo la volontà di Dio; e quando preghiamo secondo la volontà di Dio possiamo aspettarci per fede l’esaudimento (cfr. 1 Giovanni 5:14), come se lo aspettava Davide, cioè la salvezza dalla morte, il soccorso e la consolazione, un segno del Suo favore (vv.13,15,17).
“Nulla è al di fuori della portata della preghiera, tranne ciò che è al di fuori della volontà di Dio” (John Blanchard).
Dunque, per pregare efficacemente dobbiamo volere ciò che Dio vuole!!
Tozer diceva: “Per pregare efficacemente dobbiamo volere ciò che Dio vuole - questo e solo questo, è pregare nella volontà di Dio”.
Le nostre preghiere, quindi devono essere fatte secondo la volontà di Dio, e questo sarà possibile se conosciamo Dio e le Sue opere attraverso la Bibbia!
La preghiera secondo la volontà di Dio è legata alla conoscenza che abbiamo di Dio!
III LA PREGHIERA È LA RICHIESTA URGENTE E PERSEVERANTE DI UN UOMO ANGOSCIATO CHE RICHIEDE LA GRAZIA DI DIO (vv.1,3,7)
Nel v.3 è scritto: “Abbi pietà di me, Signore, perché io grido a te tutto il giorno”.
La preghiera è mettere Dio al corrente delle nostre necessità.
La preghiera di Davide era una richiesta urgente, infatti come detto prima, era in pericolo di vita (vv.7,13-14,17).
La preghiera è la richiesta urgente di un uomo angosciato (v.7), di un uomo dal cuore in gola.
La preghiera è chiedere a Dio di adoperare la Sua potenza per liberarci dalle nostre angosce, o preoccupazioni! (cfr. Filippesi 4:6-7; 1 Pietro 5:6-7).
I nostri bisogni ci spingono a Dio in preghiera.
Quanto maggiore è il bisogno tanto più urgente è la preghiera!
Non importa quale sia la distretta, o il problema in cui ci troviamo, se è di salute, economico, sociale e così via, è sufficiente rivolgere la nostra anima al Signore.
Noi troviamo in questo versetto:
A) L’urgenza
“Abbi pietà di me”.
Dio è pietoso (cfr. per esempio Esodo 34:6; Neemia 9:17, 31; Salmo 86:15; 103:8; 111:4; 116:5; 145:8; Gioele 2:13; Giona 4:2) e Davide prega che Dio abbia pietà di lui.
Il verbo “abbi pietà” (ḥānnēnî – qal attivo imperativo) esprime l’urgenza.
A causa del suo grande bisogno, Davide grida insistentemente per tutto il giorno chiedendo al Signore di aver pietà (ḥā·nǎn), cioè che mostri la Sua benignità, la Sua grazia, il Suo favore immeritato.
La pietà, descrive un'azione da un superiore a un inferiore, come può essere l’immagine di un padrone con un servo, che non ha alcuna pretesa reale per un trattamento misericordioso, o di grazia (cfr. per esempio Salmo 123:1-4).
E come se Davide dicesse: “Non porto alcun merito mio, ma umilmente prego per la liberazione solo sul terreno della Tua grazia”.
È vero, Davide ha detto prima, di amare Dio e di essere suo servo, ma è consapevole che comunque il Signore è Dio, e tra lui è Dio c’è una distanza di natura e di mancanza, infatti anche se siamo devoti a Dio, non siamo perfetti come Dio e come vuole Dio!
Così, tutto ciò che riceviamo da Dio è il risultato della Sua grazia verso di noi!
Abbiamo sempre bisogno di ricordare, soprattutto quando preghiamo, che non meritiamo nulla da Dio anche se gli siamo devoti, ma meritiamo il giudizio, perché siamo sempre peccatori!
Qualsiasi cosa facciamo per il Signore, siamo comunque sempre mancanti! (cfr. 1 Giovanni 1:8-10).
Pertanto come dice Spurgeon: "Il migliore degli uomini ha bisogno di misericordia e di appellarsi alla misericordia, sì a nient'altro che la misericordia”.
Ogni dono che riceviamo da Dio è dovuto alla Sua grazia, ed è Sua natura aiutarci e farci del bene.
In questa preghiera Davide richiede di essere ascoltato ed esaudito (v.1); la protezione (v.1); la salvezza (vv.1,16); la pietà (v.3); la gioia (v.4); la forza (v.16); un segno del favore di Dio (v.17); il soccorso e la consolazione (v.17).
Allora la preghiera è la richiesta della grazia di Dio!
Durante la guerra ispano-americana, Theodore Roosevelt si recò da Clara Barton della Croce Rossa per acquistare alcune provviste per i suoi uomini malati e feriti. La sua richiesta è stata rifiutata.
Roosevelt si turbò e chiese: "Come posso avere queste cose? Devo avere cibo adeguato per i miei uomini malati”.
“Chiedili e basta, colonnello”, disse Barton.
"Oh", rispose Roosevelt, "allora li chiedo".
Li ha ottenuti subito per grazia, non per acquisto.
“Signore” (ʾǎḏō·nāy) è diverso da “Signore” v.1, qui trasmette l'idea di “Padrone”, qualcuno in una posizione di governo, autorità e maestosità su tutta la terra.
Dio come Creatore, è il Padrone di tutte le cose, del mondo e dei suoi abitanti (Salmo 24:1-2; 89:11).
Dio come Signore, è la somma autorità, al di sopra di Lui non c’è nessuno altro! (cfr. Deuteronomio 10:17; Giosuè 3:13; Salmo 97:5; 136:3; Michea 4:13).
Il Signore è l’Altissimo (ʿElyôn - cfr. per esempio Salmo 18:13; 21:8; 46:5; 47:2), cioè l’Eccelso, il Supremo!
Al di sopra del Signore, Dio d’Israele, non c’è nessuno!
Dio è al di sopra tutte le cose in cielo e sulla terra, egli è il Re di tutta la creazione.
Il suo territorio non è limitato come per i governanti terreni, ma abbraccia tutta la terra.
Dunque, Davide sta pregando il Padrone della terra! colui che la governa ed è l’Autorità Suprema!
Che grande conforto! Apparteniamo al Creatore di questo modo!
E possiamo chiedergli di cambiare quelle circostanze che noi non siamo in grado di cambiare!
Noi troviamo ancora:
B) La perseveranza
“Perché io grido a te tutto il giorno”.
Ugo di San Vittore disse: “Occuparsi nella preghiera al di fuori del tempo stabilito è un atto della provvidenza spirituale; pregare all'ora stabilita porta con sé il merito dell'obbedienza; lasciare che il tempo della preghiera passi inosservato è un atto di negligenza. La nostra preghiera dovrebbe essere tanto più frequente quanto più abbiamo una conoscenza più chiara del suo valore. Dobbiamo pregare costantemente e con fervore, perché attraverso questo mezzo Dio ci promette immense benedizioni”.
Davide da un altro motivo per essere esaudito e lo fa sempre con enfasi: perché grida al Signore tutto il giorno!
Con il gridare al Signore, Davide vuole attirare l'attenzione su di sé con l'uso udibile della sua voce, in questo contesto a voce alta, al fine di stabilire un contatto con Dio affinché possa avere pietà di lui, affinché possa salvarlo.
“Io grido” (ʾeqŏrāʾ- qal imperfetto attivo) è “invocare ad alta voce”; indica un grande fervore e serietà d'animo; Davide pregava in modo intenso e seriamente per la sua situazione difficile.
Molte delle nostre preghiere sono fiacche e distaccate, ma Davide c’insegna a invocare Dio con fervore e seriamente!
Spurgeon diceva: “Chi prega senza fervore non prega affatto”.
Ma la preghiera di Davide era anche una richiesta perseverante, grida al Signore tutto il giorno.
Noi vediamo qui che la preghiera è il grido perseverante di un uomo angosciato.
Altrove la Bibbia, c’incoraggia a essere perseveranti nella preghiera, a non scoraggiarci se non abbiamo risposte veloci del Signore.
Una donna lasciò la sua spilla di diamanti in un hotel. Quando tornò a casa si ricordò della sua spilla e chiamò l'hotel; disse al manager cosa è successo, e lui è andato a cercare la spilla. La trovò, la mise nella cassaforte e tornò al telefono per darle la buona notizia, ma la donna aveva riattaccato.
Molti di noi sono così: non siamo disposti ad aspettare pazientemente il Signore, ci scoraggiamo facilmente e smettiamo di pregare.
Uno degli ostacoli alla preghiera è proprio lo scoraggiamento: quando non vediamo la risposta cessiamo di pregare.
Ma non dobbiamo mai mollare nelle nostre richieste!
Dobbiamo essere perseveranti come hanno esortato sia Gesù e paolo (cfr. per esempio Luca 11:5-8; 18:1-7; Efesini 6:18).
Allora la preghiera perseverante è vincere lo scoraggiamento quando non abbiamo nessun segnale da parte di Dio e aspettarci per fede che Dio operi! (Ebrei 11:6) fino a quando non ci farà vedere diversamente (cfr. per esempio 2 Corinzi 12:7-10)
Infine:
IV LA PREGHIERA È L’ELEVAZIONE DELL’ANIMA (v.4)
Nella sua avversità, Davide non era gioioso, quindi prega anche per questo come leggiamo al v.4: “Rallegra l'anima del tuo servo, perché a te, Signore, io elevo l'anima mia”.
In questo versetto vediamo:
A) La supplicazione
“Rallegra l'anima del tuo servo”.
“Rallegra” (śammēaḥ - piel imperativo attivo) esprime l’urgenza come “abbi pietà di me”.
L'immagine di questa supplica è che colui che è stato logorato dalle difficoltà e dall'oppressione, ha ora il fortissimo desiderio di gioire.
Quando siamo in una situazione logorante per tanto tempo non vediamo l’ora di uscirne fuori, non vediamo l’ora di uscire dall’incubo, desideriamo intensamente che Dio ci liberi e ci faccia gioire.
Consideriamo ora:
B) La motivazione
Sempre con enfasi dice il motivo per cui desidera essere rallegrato: “Perché a te, Signore, io elevo l’anima mia”.
John Bunyan disse: “Nella preghiera è meglio avere un cuore senza parole, che parole senza cuore”.
Dio non bada alle parole (cfr. per esempio Matteo 6:7); Dio guarda a ciò che abbiamo dentro di noi (cfr. per esempio 1 Samuele 16:7; Matteo 23:27).
“Dio non ascolta più di quanto parla il cuore, e se il cuore è muto, Dio sarà certamente sordo” (Thomas Brooks).
La preghiera deve essere presente nell’anima, prima di essere formulata in parole.
Solo la preghiera che eleva la propria anima verso Dio, può arrivare a Dio!
La preghiera è elevare la propria anima al Signore, la richiesta di avere la gioia che proviene dal Signore!
Dunque, non sono elevate solo le parole, ma anche l’anima!
“L’anima” (ně·p̄ěš) qui si riferisce all'io interiore, è l'essenza, o la sede della vita, compreso il pensare, il sentire, il volere, il desiderare (cfr. Levitico 17:11; Giudici 10:16; Proverbi 14:10; Lamentazioni 3:17; 3:24; Ezechiele 18:4; 25:6; Abacuc 2:4).
Ma può anche riferirsi alla condizione di essere vivi, quindi alla salute, all'energia, alla vitalità della persona (cfr. Genesi 9:4; Levitico 17:11; Deuteronomio 12:23; 1 Re 17:21; Giona 2:6).
La preghiera deve andare oltre le parole, ci deve essere il coinvolgimento di tutta la nostra persona, con tutta l’energia, la vitalità che abbiamo!
La preghiera allora, non è limitarsi a pronunciare solo parole, ma è anche un coinvolgimento di tutto il nostro essere che si eleva al Signore!
Com’è la tua vita di preghiera, ma soprattutto come stai pregando?
CONCLUSIONE
Penso che possiamo ringraziare Dio per il dono che ci ha fatto della preghiera, ma anche per il dono di Gesù Cristo mediante il quale, attraverso il Suo sacrificio, resurrezione, ascensione in cielo, e intercessione, possiamo andare alla presenza di Dio, al trono della Sua grazia, tutte le volte che vogliamo! (cfr. Romani 8:31-34; Efesini 3:12; Ebrei 4:16; 7:25; 10:19-22).
Ci avviciniamo a Dio, cercando la Sua pietà, guardando alla croce di Cristo dove i nostri peccati sono stati perdonati per la Sua grazia (cfr. per esempio Romani 3:24-25)
Se possiamo essere ascoltati ed esauditi da Dio, questo è grazie alla mediazione di Gesù! (Giovanni 14:6; 1 Timoteo 2:5; Ebrei 8:6)
Josè M. Martinez dice: "Senza la mediazione di Gesù Cristo, la santità di Dio ci vieterebbe di avvicinarci a lui. I nostri peccati costituirebbero una barriera insuperabile per arrivare davanti al suo trono. La nostra coscienza di indegnità paralizzerebbe ogni tentativo di avvicinamento a colui davanti al quale i serafini si coprono il volto e dicono a gran voce: 'Santo, Santo, Santo è il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria (Isaia 6:3)'".
Ecco perché Gesù diceva ai Suoi discepoli di pregare nel Suo nome (Giovanni 14:1-3).
Non possiamo allora che ringraziare Dio che attraverso Gesù Cristo possiamo pregare ed essere ascoltati da Lui!
Gesù intercede per noi come nostro Sommo Sacerdote in cielo alla destra di Dio presentando i meriti del Suo sangue per la nostra accettazione.
Allora possiamo pregare per i nostri bisogni con parole che provengono dal nostro cuore, elevando la nostra anima con passione, con tutta l’energia che abbiamo, affinché il Signore, il Dio onnipotente abbia pietà di noi!