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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

1 Samuele 4:7,12-22 La gloria nell’arca del patto

1 Samuele 4:7,12-22: La gloria nell’arca del patto
L'arca dell'alleanza affascina anche i non credenti, che la considerano un talismano per accedere al potere divino, o magico. 

In una scena del famoso film di Spielberg: “I predatori dell'arca perduta”, Indiana Jones e il suo collega Marcus Brody spiegano ai servizi segreti dell'esercito perché Hitler stesse cercando l'arca. Brody afferma minacciosamente: " Un esercito che porta l'arca davanti a sé è invincibile". 

Tuttavia, i tragici eventi di 1 Samuele 4 mostrano che non è così!
La presenza dell'arca di Dio non garantiva affatto la vittoria!
Infatti, gli Israeliti persero contro i Filistei!

La vittoria non è dovuta a un oggetto sacro, ma dipende dal Signore (Proverbi 21:31). 

Vediamo:
I IL SIMBOLO DELL’ARCA DEL PATTO (v.7) 
Nel v.7 leggiamo:“I Filistei ebbero paura, perché dicevano: ‘Dio è venuto nell'accampamento’. Ed esclamarono: ‘Guai a noi! Poiché non era così nei giorni passati’”.

La frase dei Filistei: “Dio è venuto nell'accampamento” si riferisce all’arca del patto (1 Samuele 4:1-5).

L’arca del patto del Signore (v.3) era l'oggetto più sacro nella religione di Israele. 

Questo oggetto a forma di scatola, era ricoperto d'oro e conteneva memoriali dell'esodo, in particolare le tavole di pietra contenenti i dieci comandamenti e un contenitore di manna. 
Due cherubini erano montati sul suo coperchio, le loro ali si toccavano sul suo centro dove stava il Signore degli eserciti, dove ogni anno il sommo sacerdote spruzzava sangue sacrificale nel giorno dell'espiazione. 
L'arca doveva essere custodita nella stanza interna del tabernacolo (cfr. per esempio Esodo 25:10-22; 30:6; 37:1-9; Deuteronomio 10:1-5; Ebrei 9:4). 

L'arca era pensata come il trono del Signore (cfr. per esempio Geremia 3:16-17) o, più probabilmente, come il suo sgabello (1 Samuele 4:4; 2 Samuele 6:2; 1 Cronache 28:2; Salmo 99:5; 132:7; Lamentazioni 2:1). 

La presenza del Signore aleggiava sull’arca e rivelava la Sua volontà ai Suoi servi (Mosè: Esodo 25:22; 30:36; Numeri 7:89; Aronne: Levitico 16:2; Giosuè: Giosuè 7:6), in questo modo serviva come simbolo della presenza divina che guidava il Suo popolo (1 Samuele 4:21-22; 6:19-20). 

Al momento l’arca si trovava a Silo (v.4).

Gli Israeliti fecero degli errori in questa battaglia contro i Filistei che persero nonostante portarono l’arca davanti l’esercito a combattere contro i loro nemici.

A) Il primo errore: non hanno cercato la volontà di Dio
Gli antichi Filistei erano molto potenti militarmente, tecnologicamente e amministrativamente; erano un costante fastidio e pericolo per Israele, che Dio usava anche per giudicarli. 

Vediamo il contesto.
Filistei e Israeliti sono schierati per la battaglia, vincono i Filistei uccidendo quattromila uomini. 
Gli anziani d’Israele, cioè i capi, accreditano la loro sconfitta al Signore; così decidono di andare a prendere l’arca del patto del Signore e portarla in mezzo all’esercito Israelita con lo scopo che il Signore li salvasse dai nemici (1 Samuele 4:1-4).

È vero che riconoscono che la sconfitta è per mano del Signore e si chiedono il perché, ma vediamo un primo errore che hanno fatto ed è quello di non ricercare la volontà del Signore attraverso il Suo servo il profeta Samuele, invece hanno ricercato superstiziosamente la vittoria attraverso l'arca di Dio. 

Stranamente, per tutta la narrazione, il profeta Samuele non c’è! È in assoluto silenzio!
Gli anziani non hanno cercato la faccia del Signore che avrebbe potuto rivelare la superficialità, il compromesso, la complicità, il peccato, la malvagità della società a cominciare dai loro sacerdoti, i figli di Eli (1 Samuele 2:12-22).

Qualche anno più tardi, invece Davide appena fatto re, quando i Filistei si schierano contro di lui, consultò il Signore se doveva attaccarli e se gli è li avrebbe dati nelle sue mani, il Signore gli rispose dicendo di sì e così avvenne (2 Samuele 5:17-21).

Subito dopo, una seconda volta i Filistei salirono di nuovo contro Israele e cosa fa Davide? 
Consulta di nuovo il Signore e il Signore gli dà delle specifiche indicazioni, stavolta diverse rispetto alle prima su come doveva attaccare e avrebbe marciato davanti a lui e avrebbe sconfitto di nuovo i Filistei e così avvenne (2 Samuele 5:22-25).

Ecco l’atteggiamento che dovevano avere gli anziani al tempo di Samuele!

Dovevano consultare il Signore, e questo indica il rapporto diverso che aveva Davide con Dio rispetto agli anziani al tempo di Samuele; quello di Davide era spirituale, invece il rapporto degli anziani con Dio era religioso e meccanico!

Davide sperimentò la potenza di Dio, gli anziani e l’esercito d’Israele no!

Non facciamo pertanto l’errore di prendere per scontato che Dio è dalla nostra parte senza cercare il Suo volto e la Sua volontà davanti determinate circostanze, la Sua guida efficace sarà adatta alle circostanze, ma dobbiamo cercarla e fidarci del Signore!
B) Il secondo errore: non hanno cercato la vera causa della sconfitta
È vero che gli anziani si sono chiesti perché il Signore li aveva sconfitti davanti i Filistei (v.4), ma sembra più una domanda detta così tra di loro come uno sfogo senza chiederlo veramente al Signore!!

Infatti, la velocità della loro azione di prendere l’arca, ci fa capire che la domanda non fosse un autentico tentativo di cercare veramente Dio per capire la motivazione della sconfitta.

La possibilità del peccato non viene presa in considerazione!

Invece di ravvedersi, di cercare veramente, di togliere il problema morale che impediva al Signore di aiutarli contro i loro nemici, arrogantemente hanno cercato solo un espediente superstizioso: la presenza fisica dell'arca!

In un modo frettoloso ed emotivo, le guide d’Israele sono arrivate alla conclusione che hanno perso perché non avevano l'arca del Signore in mezzo a all’esercito.

“Arca del patto” si riferisce alla relazione con cui il popolo è legato al Signore e dove si trovavano le tavole di pietra contenenti i dieci comandamenti (Esodo 25:16; Deuteronomio 10:5; cfr. 1 Re 8:9).

Ma evidentemente non li stavano mettendo in pratica, infatti era diffusa l’idolatria e l’iniquità tra il popolo (cfr. per esempio 1 Samuele 7:3-4; 8:2-3).

Gli Israeliti allora presero da Silo l’arca del patto del Signore degli eserciti con Ofni e Fineas, i figli di Eli, sacerdoti scellerati e corrotti, e la portarono in mezzo al loro esercito.

Infatti i due sacerdoti adempivano il loro sacerdozio in modo peccaminoso e nessuno gli diceva niente (cfr. 1 Samuele 2:12-25).

C) Il terzo errore: hanno usato l’arca del Signore come un talismano 
Gli anziani e il popolo sapevano, secondo come era avvenuto prima nella storia d’Israele, durante la “conquista” di Canaan e il periodo dei giudici, che ogni battaglia persa era dovuta al dispiacere di Dio e ogni vittoria era dovuta alla benedizione di Dio. 

Credevano che il Signore degli eserciti, il Dio guerriero a capo di un grande esercito avrebbe combattuto e vinto per loro! 

Infatti, lo scrittore,  al v.4 sottolinea  “l’arca del Signore degli eserciti” che ha un significato profondo; in sintesi possiamo dire che il Signore usa come Suoi strumenti, come un esercito ben organizzato ciò che ha creato (cfr. Giudici 8:6, 9:29; Isaia 34:2), che il Signore combatte per il Suo popolo (Salmo 24:7-10; Isaia 31:4-5; 37:16-37), che è potente e il Suo potere è un potere regale, quindi “Signore degli eserciti” indica una sovranità regale! (2 Samuele 6:2,18; Isaia 6:1-6; Geremia 48:15; 51:47; Zaccaria 14:16-17; Malachia 1:14).

Gli anziani non hanno cercato la vera causa (il peccato), ma semplicemente presumevano che la sconfitta fosse legata al fatto che l’arca, simbolo della presenza del Signore, non era con loro in battaglia!

Così decisero di mandare a prendere l’arca, usandolo come un talismano della presenza del Signore in mezzo al Suo popolo custodita a Silo.
 
Noi vediamo che in qualche modo Dio è chiamato a servire il popolo per la loro vittoria, piuttosto che a servirlo con integrità per la Sua gloria!

L’arca del patto avrebbe dovuto ricordare loro la legge che era dentro quella cassa, quindi l’importanza dell’obbedienza e delle benedizioni collegate all’obbedienza (per esempio Deuteronomio 28-30); quindi considerare il proprio peccato e affidarsi alla grazia, alla misericordia di Dio simboleggiata attraverso il propiziatorio in cima all'arca, dove il sangue dell'agnello sacrificale sarebbe stato cosparso per coprire il peccato di Israele davanti alla vista di Dio. 

Invece che cosa ha fatto Israele, così presuntuosamente e scontatamente pensò che il favore di Dio, il Suo intervento potesse essere automatico con l’arca e non vedeva alcun pericolo nell'avere i due sacerdoti trasgressori della legge come scorta per l'arca santa di Dio!

Certamente, gli Israeliti dovevano fidarsi e non aver paura perché Dio sarebbe stato in marcia con loro per combattere per loro contro i nemici e salvarli (cfr. per esempio Deuteronomio 20:1-4). 
Ma come poteva vincere Israele se Dio non era onorato con la loro integrità e fedeltà?

Comunque un simbolo della presenza del Signore, non significa che la Sua presenza è effettiva!

John MacArthur riguardo gli Israeliti che portarono l’arca per assicurarsi la vittoria commenta: “Ben sapendo che la vittoria e la sconfitta dipendevano dalla presenza del Signore, essi scambiarono il simbolo della sua presenza con la sua presenza effettiva. Una siffatta concezione di Dio si avvicinava piuttosto a quella dei Filistei (4:8)”.

Gli Israeliti avevano una concezione pagana dell’arca del Signore come l’avevano i Filistei!

Gli Israeliti proponendo di portare l'arca nel campo di guerra, affinché Dio combattesse per loro (cfr. per esempio Esodo 15:3), come aveva fatto nel passato per esempio con gli Egiziani (Esodo 15), con i Siconiti (Deuteronomio 2:26-37), e il regno di Og (Deuteronomio 3:1-11), riconoscevano in essa una presenza speciale di Dio e speravano che Egli si manifestasse potentemente in salvezza!

Anche se gli Israeliti in passato hanno portato l'arca davanti a loro (cfr. per esempio Numeri 10:35; Giosuè 3:10-11), o in battaglia (cfr. per esempio Numeri 14:44; Giosuè 6:6-9,11-13), non mostra che alle origini avesse uno scopo militare! 

L'uso dell'arca come talismano magico non era comandato dalla legge di Dio, invece imitava le superstizioni delle nazioni pagane, che credevano che i loro dèi fossero localizzati e potessero essere manipolati per ricevere quello che desideravano, o volevano. 

In questo senso si cerca di “imbrigliare il potere” di Dio, di controllarlo, non di sottomettersi a Lui, ma di usarlo per la vittoria, e quindi per i propri interessi, come pensavano gli anziani d’Israele illudendosi! 

Non volsero veramente il loro cuore al Signore!

Anche oggi avviene la stessa cosa; molte persone cercano Dio come il maggiordomo, o come la lampada di Aladino per soddisfare i propri bisogni immediati, i propri desideri, ma non cercano Dio perché è il Creatore a cui dargli gloria! 

Invece di umiliarsi davanti a Dio e cercare la Sua volontà per fede e per glorificarlo, Israele ha cercato di usarlo, come un talismano per i propri scopi. 

Il Signore rifiuta di lasciarsi mettere sotto il potere di qualcuno!

Dunque, l'importanza dell'arca per Israele in relazione alle sue guerre è perché credevano giustamente che la presenza del Signore era determinante per vincere, ma erroneamente pensavano che quella presenza era automatica nell’arca che era solo il simbolo della Sua presenza!

Benchè l'arca di Dio era il simbolo scelto della Sua presenza e potenza, non era Dio! 

Certo in un modo reale lo rappresentava, e doveva essere trattato con rispetto (cfr. per esempio 1 Samuele 5:1-12; 6:19-20), ma non doveva essere usato come una sorta di talismano portafortuna!

Non dovremmo mai prendere i simboli della nostra fede cristiana per la realtà!

Eppure per molti, anche oggi, i simboli sono importanti come una sorta di talismano.
Consideriamo ora:
D) L’effetto degli errori
Gli errori hanno delle conseguenze e lo sappiamo benissimo!

Il risultato del ricorso di Israele alla religione meccanica, o superstiziosa e non a quella del pentimento davanti a Dio, porta alla sconfitta!

L’arca del Signore fu accolta dall’esercito d’Israele con entusiasmo (1 Samuele 4:5).

Quando i Filistei seppero dell’arca del patto, invece ebbero paura perché, secondo loro, ora non affronteranno un esercito umano, ma il potere del dio associato all'idolo, cioè all’arca, che combatterà contro i loro nemici.

I Filistei riconoscevano l’arca in qualche modo, come l’equivalente di un’immagine, o di un idolo (cfr. 1 Samuele 5:2) che aveva una presenza potente divina, infatti supponevano che Dio fossero gli dèi (cfr. per esempio 1 Samuele 4:8). 

I Filistei avevano sentito dire della potenza di Dio (secondo loro dèi), di ciò che aveva fatto agli Egiziani (anche altre nazioni sono state profondamente colpite da questo - Giosuè 2:9; 5:1; 2 Re 5:15; Giona 1:14), la Sua presenza negli anni passati ha fatto la differenza, il Suo popolo ha vinto! 

Così la paura invase il campo Filisteo a causa della loro conoscenza per quanto imperfetta potesse essere delle azioni potenti di Dio. 

“Guai a noi!”, esclamarono! (v.7).

“Guai a noi!” (ʾôy lānû), è un lamento che è spesso usato nell'Antico Testamento per esprimere un senso di intenso disagio e angoscia, o di estrema tristezza di fronte a una disgrazia imminente, o reale (cfr. per esempio Numeri 21:29; 24:23; Proverbi 23:29; Isaia 3:9,11; 6:5; 24:16), in questo caso della loro sconfitta e morte.

I nemici di Israele si aspettavano di essere sconfitti, ma le loro aspettative sul potere favorevole dell'arca erano errate. 

Coraggiosamente combatterono nuovamente gli Israeliti e vinsero, e presero l’arca di Dio, e i due fratelli sacerdoti perversi morirono (1 Samuele 4:1-11).

Come già detto, come poteva Dio benedire due sacerdoti peccatori che aveva già deciso di giudicarli e che la popolazione che li sosteneva? (1 Samuele 2:29,34–4:4,17).

E così anche per l’esercito d’Israele non potevano vincere a causa dei suoi peccati (cfr. per esempio 1 Samuele 7:2-4).

Senza un vero ravvedimento nazionale gli Israeliti non potevano essere vittoriosi sui Filistei!

Invece di cercare il volto del Signore con un cuore contrito, tentarono di forzare la mano del Signore a intervenire in loro favore esponendo l'arca del patto del Signore al pericolo, probabilmente influenzati dai vicini pagani che portavano in battaglia le statue dei loro dèi, o i loro simboli.

Richard Phlllips scrive: “Gli anziani pensavano che portando l'arca si fossero assicurati che Dio avrebbe difeso il suo onore; non si resero conto che Dio intendeva difendere il suo onore mandando i Filistei a giudicare il suo popolo idolatra!”

Israele si aspettava grandi colpi da parte del Signore sui Filistei, come quelli che colpirono l'Egitto, ma il colpo del Signore, si abbatté su Israele!! Ne morirono 30.000 fanti! (1 Samuele 4:10).

L’arca fu presa dai Filistei e i due sacerdoti figli di Eli morirono secondo come Dio aveva annunciato a Eli (1 Samuele 4:11; cfr. 2:34).

Tony W. Cartledge scrive: “La perdita dell'arca servì da promemoria molto doloroso e tangibile che Dio non vive in una scatola e non può essere manipolato, o dato per scontato”. 

Non cercare allora di inscatolare Dio, o prenderlo per scontato!

Consideriamo ora:
II LA SEPARAZIONE DELLA GLORIA DI DIO DA ISRAELE (vv.12-22) 
Vediamo prima di tutto:
A) La brutta notizia ricevuta dal sacerdote Eli
Filippide era un emerodromo, cioè un messaggero addestrato a percorrere lunghe distanze in breve tempo per recapitare dispacci importanti da una città all'altra muovendosi in completa autonomia.
Filippide percorse 42 chilometri da Maratona ad Atene con la notizia della vittoria greca sui Persiani (490 A.C.). 
Arrivato ad Atene, Filippide gridò: "Nenikèkamen!" che significa "abbiamo vinto!", e poi immediatamente cadde morto. 

Gli atleti di oggi ricordano la sua impresa correndo gare della stessa lunghezza, conosciute come “la maratona”.

Senza dubbio Eli, il sommo sacerdote d'Israele, avrebbe gioito per una simile buona notizia mentre aspettava a Silo un resoconto della battaglia con i Filistei. 

Ma così non è stato!
Come Filippide dal campo di battaglia arrivò a Silo un soldato con un brutto messaggio!

1 Samuele 4:12-18 ci dice: “Un uomo di Beniamino, fuggito dal campo di battaglia, arrivò di corsa a Silo quel medesimo giorno, con le vesti stracciate e la testa coperta di terra. Quando giunse, Eli stava sull'orlo della strada seduto sulla sua sedia, aspettando ansiosamente, perché gli tremava il cuore per l'arca di Dio. Appena quell'uomo entrò nella città portando la notizia, un grido si alzò da tutta la città.  Eli, udendo le grida, disse: ‘Che significa questo tumulto?’ E quell'uomo corse a portare la notizia a Eli.  Eli aveva novantotto anni; la vista gli si era indebolita, così che non poteva vedere.  Quell'uomo disse a Eli: ‘Sono io che vengo dal campo di battaglia, e che ne sono fuggito oggi’. Ed Eli disse: ‘Come sono andate le cose, figlio mio?’ E colui che portava la notizia rispose: ‘Israele è fuggito davanti ai Filistei; vi è stata una grande strage fra il popolo; anche i tuoi due figli, Ofni e Fineas, sono morti e l'arca di Dio è stata presa’.  Appena udì menzionare l'arca di Dio, Eli cadde dalla sua sedia all'indietro, accanto alla porta; si ruppe la nuca e morì, perché era un uomo vecchio e pesante. Era stato giudice d'Israele per quarant'anni.

Non avere più l’arca del patto, che era stata presa dai nemici, era una cosa così grave che il sacerdote Eli quando ricevette la notizia che Israele era fuggito in battaglia, e che i suoi figli malvagi, Ofni e Fineas morirono rimase impassibile, mentre quando gli fu detto dell’arca di Dio, per cui già tremava aspettando ansiosamente notizie a riguardo, appena seppe che l’arca fu presa, il vecchio e pesante Eli, cadde dalla sedia sbattendo la nuca e morì! (1 Samuele 4:12-18).

A riguardo Harry Hoffner scrive: “Non fu la notizia dei suoi figli a causare la morte di Eli, ma la notizia della perdita dell'arca”.

Dai vv.19-22 vediamo:
B) La brutta notizia ricevuta dalla nuora del sacerdote Eli 
Nei vv.19-22 è scritto: “Sua nuora, moglie di Fineas, era incinta e prossima al parto; quando udì la notizia che l'arca di Dio era stata presa e che suo suocero e suo marito erano morti, si curvò e partorì, perché sorpresa a un tratto dai dolori. Mentre stava per morire, le donne che l'assistevano le dissero: ‘Non temere, poiché hai partorito un figlio’. Ma lei non rispose e non ci fece caso.  Al suo bambino mise il nome di Icabod, dicendo: ‘La gloria si è allontanata da Israele!’, perché l'arca di Dio era stata presa, ed erano morti suo suocero e suo marito.  E disse: ‘La gloria si è allontanata da Israele, perché l'arca di Dio è stata presa’”.

‘La gloria si è allontanata da Israele, perché l'arca di Dio è stata presa’”.

L’affermazione:"La gloria si è allontanata da Israele" indica che la donna si rese conto che Dio aveva rimosso la Sua presenza e benedizione da Israele! 

Queste parole della moglie del sacerdote Fineas, figlio di Eli sono lapidarie.

Quando ricevette le brutte notizie della morte del marito e del cognato, e che i Filistei presero l’arca di Dio, questa donna era incinta, grandemente scossa si curvò e partorì prematuramente. 

Ma anche lei fu più colpita dal fatto che l’arca del patto fu presa dai Filistei e non che morirono il marito e il cognato!

Mentre stava per morire, chiamò il figlio “Icabod” che significa “senza gloria”, o “non più gloria”.

Il bambino era un'immagine del destino di Israele, orfano in mezzo a un mondo oscuro e pericoloso senza la presenza del Signore!

Come già detto, l’arca era il simbolo della presenza di Dio (cfr. per esempio Esodo 25:10–22; 29:43; 37:1–9; 40:34-35; Deuteronomio 5:24; 1 Re 8:11; Ezechiele 10:18; Osea 10:5). 
Come anche ci dice la parola “gloria" (kabod) che si riferisce alla presenza gloriosa del Signore, allo splendore tremendo della presenza invisibile di Dio; rappresenta la presenza di Dio che dimora nel tabernacolo (cfr. per esempio Esodo 25:8; 29:44–46; Salmo 26:8).

Quindi, con la perdita dell’arca, si vuole indicare la presenza stessa di Dio che va via da Israele. 

Tony W. Cartledge dice così: “La gloria d'Israele era la presenza di Dio, ma con la perdita dell'arca, il simbolo più tangibile e sacro di Israele della presenza di Dio era andato. Per il narratore, questa era la questione cruciale, riconosciuto non solo da Eli, ma anche da sua nuora. Nessuno ancora conosceva le conseguenze complete dell'apparente abbandono di Israele da parte di Yahweh, ma tutti sapevano che era una giornata buia a Silo”.
 
Questa gloria, secondo questa donna, si era allontanata da Israele, perché l'arca di Dio è stata presa, così la perdita dell'arca è un momento di totale disperazione, perché simboleggiava la perdita del rapporto unico di alleanza di Israele con il Signore e lascia il suo futuro incerto. 

Quindi il punto è chiaro: la presenza gloriosa del Signore si è allontanata da Israele perché il simbolo di quella presenza, o quella presenza stessa, secondo lei, l'arca è stata portato via, e perché i sacerdoti di Dio, i custodi dell'arca, sono morti. 

Ci può essere anche l’implicazione che l'arca era l'unico posto dove il sangue poteva essere spruzzato nel Giorno dell'Espiazione per purificare Israele dal peccato (cfr. per esempio Esodo 30:10; Levitico 16; 23:26–32). 

La vera gloria di Dio, del Suo carattere e della Sua presenza che si manifestava nel perdonare i peccati del popolo, si era allontanata, ora il popolo di Dio non aveva vie di accesso al Signore per trovare il perdono per i loro peccati.

Una persona religiosa, può essere orgogliosa della bellezza della sua chiesa, o cattedrale, o di qualsiasi altra cosa religiosa, ma la vera gloria di Dio non si trova in essi!

La gloria che si è allontanata da Israele si riferisce alla perdita dell'arca e alla triste realtà simboleggiata nella perdita, cioè che Dio non era più con il Suo popolo, ma si era allontanato a causa dei suoi peccati.

Ci sono periodi nella vita del popolo in cui Dio ritira la Sua presenza per giudicarlo come vediamo nella Bibbia, quando questo persiste nella ribellione, camminando in modi di malvagità e inchinandosi agli idoli delle nazioni pagane, in questi casi Dio ritirerà inevitabilmente la Sua gloria, cioè la potenza e la benedizione della Sua presenza, dal Suo popolo (cfr. per esempio Deuteronomio 1:41-42; 31:17-18; Giosuè 7:10-13; 2 Cronache 24:20; Isaia 59:1-2; Apocalisse 2-3).

Se in questo momento ti senti, o sei “Icabod”, come puoi porre rimedio come credente?

Il rimedio è il perdono che hai da Dio in Cristo Gesù per fede! (Atti 10:43; 13:38); ravvediti (Atti 3:19-20; Apocalisse 2:5,16,21; 3:19); confessa i tuoi peccati a Dio (1 Giovanni 1:8-10); umiliati alla presenza di Dio (2 Cronache 6:26-27; Luca 18:9-14), facendo cordoglio per i tuoi peccati e Dio ti consolerà (Matteo 5:4).

CONCLUSIONE
Questi versetti ci ricordano alcuni aspetti importanti.

Prima di tutto:
(1) La parola del Signore è ciò che dobbiamo sempre ricercare
Dobbiamo sempre cercare di capire quale sia la volontà di Dio per ogni aspetto della nostra vita (cfr. per esempio Efesini 5:17; Colossesi 1:9).

Questo sarà possibile conoscendo la Sua parola, quindi dedicando ogni giorno del tempo alla lettura, alla meditazione, allo studio della Bibbia insieme alla preghiera.

La rivelazione della volontà di Dio sarà sempre secondo la Sua parola rivelata, cioè la Bibbia!

Ritornare quotidianamente alla verità rivelata nella Bibbia, impedirà di allontanarci dal Signore e a continuare a confidare in Lui!

La parola di Dio è una lampada e una luce e ci farà capire quale strada percorrere, ciò che dobbiamo fare! (Salmo 119:105).

In secondo luogo:
(2) Non possiamo mettere Dio in una scatola
Sembra che gli anziani d'Israele pensassero di avere Dio in una scatola dove lo potevano usare, controllare e manipolare secondo i loro desideri!

Ciò che Israele ha imparato da questo episodio è che Dio non si può controllare e manipolare! 

Non puoi manipolare Dio, o usarlo come un talismano. 
Non puoi dire a Dio cosa deve fare! 

Dio è Dio, e come tale è libero di agire come vuole, altrimenti non sarebbe Dio! 

Dio manifesta la Sua gloria come, quando e con chi lo ritiene giusto!

Oggi le persone cercano di controllare e manipolare Dio con le loro particolari interpretazioni della Scrittura.

Oppure attraverso la preghiera pensando che certe formule garantiscano che siano esaudite.

Oppure con spettacolari “ministeri di guarigione”.
In un certo senso si cerca Dio per avere un certo potere.

Richard Phlllips scrive: “Gli esseri umani hanno sempre desiderato ottenere il potere con gli dèi, sia attraverso la costruzione di templi, o attraverso sacrifici, o cerimonie, o preghiere. Ci sono cose che possiamo fare che ci aiutano ad avere una giusta relazione con Dio, ma non c'è niente che possiamo fare che ci dà il diritto, o la capacità di controllare la potenza di Dio, o la relazione di Dio con gli altri”.

Qualsiasi cosa facciamo per il Signore, qualsiasi preghiera, non ci danno alcuna garanzia che Dio agirà in nostro favore, che fornirà un miracolo, la cura e la protezione! 
Perché Dio è sovrano e fa quello che vuole! (cfr. per esempio Salmo 115:3).

È vero che la Bibbia ci dice che Dio ha cura del Suo popolo, e che ascolta le sue preghiere, che è un Dio di amore, fedele, ma da nessuna parte è scritto che il Suo potere può essere controllato, o usato come un talismano!

Dio non sarà controllato, catturato e contenuto da nessuno! 

Il Signore non può essere manipolato affinché conceda il Suo favore! 

Infine:
(3) Non dobbiamo confidare nel formalismo religioso, ma in Dio
Gli anziani d’Israele non avevano una vera spiritualità, era una religiosità superstiziosa ed esteriore, dove si confondeva l’apparenza con la sostanza!

Confidavano negli aspetti esteriori della religione, negli oggetti religiosi e non nel Signore!
Facciamo attenzione ai simboli cristiani prendendoli automaticamente come protezione!

Dio non è un portafortuna e non dovrebbe mai essere trattato come tale, e nemmeno pensare che certi simboli religiosi possono essere usati magicamente come talismani per la protezione.

Le vetrate nelle chiese, i rituali, i santuari lungo le strade, le statue davanti le case, gli adesivi sui parabrezza delle auto, le croci, o crocifissi al collo, o sui muri, o all’aperto, e la Bibbia stessa, non devono essere identificati come talismani, come se Dio fosse presente in essi e ci proteggono. 

Questa storia in 1 Samuele c’insegna che non dobbiamo credere e fare questo!
 
Piuttosto dobbiamo umiliarci davanti a Dio, cercando la Sua volontà e non i nostri scopi e interessi, senza cercare di usare i simboli che lo rappresentano come un talismano!  

Dobbiamo ricordare che l'obbedienza è la chiave per sperimentare il favore di Dio, come chiarisce l'antico elenco di benedizioni e maledizioni dell'alleanza (cfr. per esempio Deuteronomio 28) e come Gesù insegna ai suoi discepoli (Giovanni 15:1–17).

E ancora facciamo attenzione, perché è un errore pensare che essere battezzati, dare le offerte, frequentare la chiesa, prendere la Cena del Signore (comunione o eucaristia) sia la nostra sicurezza!

È vero che sono state ordinati dal Signore, ma non devono diventare oggetti di fiducia!
Il Signore deve essere la nostra fiducia e non ciò che ci ha dato!




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