Luca 19:9-10: La comunicazione di Gesù riguardo la conversione di Zaccheo
Jerry, i cui genitori possedevano un allevamento di pecore, ogni primavera si assentava spesso dal lavoro per andare a cercare le pecore.
Gli fu chiesto perché dovesse andare a cercare le pecore. La risposta fu che ogni volta che una pecora gravida entra in travaglio, si mette subito a sedere. Ma se quando si siede è rivolta verso il basso, rimarrà in quella direzione, lottando contro la gravità per spingere l'agnello fuori dal grembo. Se nessuno l’aiutasse, morirebbe in quella posizione piuttosto che girarsi.
Jerry raccontava che ogni sera la sua famiglia doveva contare attentamente le pecore gravide, e quando mancava anche una sola pecora, tutta la famiglia usciva a cercarla.
La riportavano a casa, o restavano con lei fino alla fine del travaglio. Se il tempo era rigido, dovevano costruire un riparo intorno a lei, usando i loro corpi per tenerla al caldo.
Gesù, il buon (Giovanni 10:11) e sommo pastore delle anime nostre (1 Pietro 5:4) è venuto nel mondo per cercare salvare “le pecore” perdute, cioè i peccatori!
Nelle precedenti predicazioni abbiamo visto il contesto della conversione di Zaccheo e la conversione, oggi vediamo la comunicazione di Gesù riguardo la salvezza di Zaccheo.
In questa predicazione vediamo tre aspetti riguardo Zaccheo: La dichiarazione riguardo la salvezza di Zaccheo, la motivazione della salvezza di Zaccheo e infine la spiegazione della salvezza di Zaccheo.
Cominciamo con:
I LA DICHIARAZIONE RIGUARDO LA SALVEZZA DI ZACCHEO (v.9)
Nel v.9 è scritto: “Gesù gli disse: ‘Oggi la salvezza è entrata in questa casa’”.
Dopo che Zaccheo con fede si ravvede dei suoi peccati, Gesù dichiara la sua salvezza!
Prima di tutto vediamo:
A) La certezza e l’immediatezza della salvezza
“Oggi” ricorda ciò che dirà Gesù al pentito ladrone in croce: "Oggi tu sarai con me in paradiso!" (Luca 23:43).
Gesù dichiarò la certezza e l'immediatezza della salvezza a Zaccheo quando disse all'esattore delle tasse che la salvezza era giunta a casa sua "oggi".
“La salvezza è una felice sicurezza e una sicura felicità” (William Jenkyn).
La salvezza dai peccati e dall’ira di Dio è qui e ora! Nel presente!
La Bibbia ne parla sempre con certezza e mai con “forse”, o “probabilmente”, per coloro che sono figli di Dio (cfr. per esempio Giovanni 1:12-13; 3:14-16; 4:14; 5:24; Atti 2:21; 16:31; Efesini 2:8-9; 1 Pietro 1:3-5; 1 Giovanni 3:1-2).
Così come dice E.K. Simpson: “La salvezza non è una mezza misura precaria, ma un fondamento posto in cielo”.
Nel piano di Dio, il credente è già con Lui, seduto nei luoghi celesti! (Efesini 2:4-7).
Niente e nessuno potrà strappare dalle mani di Dio chi gli appartiene (cfr. per esempio Giovanni 10:28-30; Romani 8:28-39).
“Non è la tua presa di Cristo che salva, ma la sua presa su di te!” (C. H. Spurgeon).
Quando Dio inizia un’opera salvifica in una persona la porta a compimento (Filippesi 1:6; Giuda 24).
Il Dio Trino, custodisce la nostra salvezza e se ci fosse la possibilità di perderla, è Dio che fallirebbe e questo è impossibile! (cfr. per esempio Giovanni 6:37-40; Efesini 1:3-14).
Nel momento in cui una persona si ravvede davanti a Dio e crede nel Signore Gesù è salvata!
Anche se la salvezza è dall’ira di Dio futura (cfr. per esempio Romani 5:9; 8:23-24; 1 Tessalonicesi 1:10) con la speranza dei nuovi cieli e nuova terra (2 Pietro 3:13) comincia nel presente e sarà per sempre! (cfr. per esempio Giovanni 3:16; Ebrei 5:9).
“Il piano e lo scopo di salvezza di Dio è come lui, è eterno” (Eric Alexander).
Anche se la nostra esperienza di salvezza sarà completa quando Cristo ritornerà (cfr. per esempio Ebrei 9:28), e il regno di Dio sarà pienamente rivelato (cfr. per esempio Matteo 13:41–43), inizia su questa terra dal momento in cui crediamo e ci ravvediamo, questo c’insegna Zaccheo!
Gesù dichiara che, in conseguenza alla fede e al ravvedimento di Zaccheo (Luca 19:8), la salvezza era giunta alla sua casa.
Gesù stava parlando a Zaccheo, ma voleva che tutti quelli che erano lì ascoltassero e fossero beneficiati da ciò che diceva, quindi mentre parlava a Zaccheo, parlava anche alle altre persone che erano presenti.
Ma in che senso la salvezza era giunta in “questa casa”?
“Casa” (oikō) si riferisce alla famiglia che vive nell'edificio (cfr. per esempio Luca 10:5; Atti 10:2; 11:14; 16:31).
Non viene detto nulla di specifico sulla famiglia, ma evidentemente tutti hanno creduto e si sono pentiti e sono stati salvati.
Non c’è salvezza senza fede (cfr. per esempio Romani 1:16; 1 Pietro 1:5,9) e ravvedimento (cfr. per esempio Luca 13:3-5; Atti 3:19; 5:31; 11:18).
Nella dichiarazione riguardo la salvezza di Zaccheo vediamo:
B) La sostanza della salvezza
La salvezza è in enfasi ed è concettualizzata come una persona.
La salvezza si riferisce al perdono di Zaccheo dei suoi peccati (cfr. per esempio Luca 1:77; Atti 10:43; 13:38-39; Efesini 1:3-7).
“È la libertà dal peccato e dalla colpa attraverso il perdono di Gesù e la restituzione dell'anima al favore di Dio come suo figlio ed erede” (Lensky).
“Salvezza” si riferisce al nuovo status di Zaccheo davanti a Dio, prima non lo era!
“Salvezza” descrive il rapporto restaurato che si ha con Dio quando Egli appunto salva (cfr. Luca 10:5-7,21-24; 23:43; Atti 13:26–27; 2 Corinzi 6:2).
Gesù ci riconcilia con Dio Padre portandoci a una sana relazione con Lui, da nemici a causa del peccato a riconciliati (cfr. per esempio Romani 5:1-11, 2 Corinzi 5:18-19).
“Salvezza” (sōtēria) si riferisce allo stato di essere liberato, o preservato da un danno, da un pericolo (cfr. Settanta Esodo 15:2; 1 Samuele 10:19), in questo caso dal peccato e dalle sue conseguenze, il giudizio di Dio (cfr. per esempio Matteo 1:21; 1 Tessalonicesi 5:8-9); e quindi avere la vita eterna grazie a Gesù Cristo! (cfr. per esempio Atti 4:12; Romani 1:16; 10:1,10; 2 Timoteo 2:10; Ebrei 5:9; 9:28).
Gesù è l’unico Salvatore del mondo (Giovanni 4:42; Atti 4:12; 2 Timoteo 1:10; Tito 2:13); è venuto nel mondo per salvare il Suo popolo dai peccati, per salvare i peccatori (cfr. per esempio Matteo 1:21; Atti 5:31; 1 Timoteo 1:15; 1 Giovanni 3:5).
“Una persona può andare in paradiso senza salute, senza ricchezze, senza onori, senza cultura, senza amici; ma non può mai andarci senza Cristo” (John Dyer).
La salvezza è interamente l’opera di Gesù Cristo e non la nostra! Ecco perchè ne possiamo essere sicuri
Non siamo salvati per il nostro dare; per le nostre opere, per i nostri meriti, siamo salvati da Dio! e questo è un dono! (cfr. per esempio Romani 4:1-5; 11:5-6; Galati 2:16; Efesini 2:8).
Tutto ciò che è necessario per la salvezza lo ha compiuto e lo compie Cristo, anche la garanzia della sua applicazione!
Dopo che è morto e risuscitato, è andato in cielo dove intercede per noi e garantisce la salvezza per noi (cfr. per esempio Romani 8:31-34; Ebrei 7:22-25; 8:6).
Consideriamo ora:
II LA MOTIVAZIONE DELLA SALVEZZA DI ZACCHEO (v.9)
Noi troviamo un riferimento all’Antico Testamento.
Nel v.9 leggiamo: “Poiché anche questo è figlio di Abraamo”.
“Poiché” (kathóti) stabilisce i motivi che dovrebbero essere noti, spiega la ragione della precedente dichiarazione riguardante la salvezza di Zaccheo e famiglia.
L’enfatico “anche questo”, insieme a “figlio di Abraamo” si riferisce che Zaccheo appartiene alla famiglia di Abraamo, che non va inteso in senso di discendenza fisica, naturale, che faceva parte del popolo d’Israele, quindi un Ebreo e come tale aveva il diritto alla promessa di Dio.
“Figlio di Abraamo” si riferisce alla relazione spirituale di Zaccheo con Abraamo a causa della sua fede (cfr. per esempio Galati 3:7-14), fu salvato perché era un vero figlio di Abraamo, cioè ha seguito la fede di Abraamo.
Abraamo è considerato il padre della fede (cfr. per esempio Genesi 15:6, Romani 4:1-5,11-12,16,18-20; Ebrei 11:8-10).
Abramo credette alla promessa di Dio, e Dio considerò Abraamo giusto a causa della sua fede (Genesi 15:6).
Lo stesso è accaduto qui con Zaccheo, ha creduto ed è diventato un "figlio di Abraamo", una persona di fede e facente parte del popolo spirituale di Dio.
Non tutti quelli che fanno parte del popolo di Dio d’Israele etnicamente, sono automaticamente figli di Abraamo in senso spirituale (cfr. per esempio Giovanni 8:33–44; Romani 2:28-29; 9:6-8), e quindi salvati!
Non tutti i figli di Abraamo per nascita sono figli di Abraamo spiritualmente (cfr. per esempio Luca 3:8).
Tutti i Giudei possono vantare di essere discendenti di Abraamo, ma non tutti sono salvati!
Così i figli di genitori credenti non significa che saranno salvati anche loro, devono avere anche loro fede per la grazia di Dio!
In Giovanni 1:12-13 parlando di Gesù, Giovanni scrive: “Ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio”.
Un pastore che ha visitato un uomo vecchio affetto da dolorosi reumatismi lo ha trovato con la sua Bibbia aperta davanti a lui. Il pastore ha notato che la parola “provato” è stata scritta più volte a margine. Girò alcune pagine e trovò: "Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà". "Provato". E così è andato avanti attraverso il Libro. Accanto a Giovanni 1:12 aveva scritto “Provato”. Aveva ricevuto Cristo credendo ed era davvero diventato un figlio di Dio. Aveva provato per esperienza quella promessa della Parola di Dio.
Anche tu, se hai sperimentato la rinascita spirituale, puoi scrivere "provato" accanto a questo versetto.
Non c'è nessuno che abbia messo alla prova questa promessa di Dio e sia rimasto deluso.
Giovanni 1:12-13 ci parla che tutti coloro che ricevono (elabon – aoristo attivo indicativo) Gesù, cioè che credono (pisteuousin - confidare nel suo potere e nel Suo aiuto, così come essere convinti che Egli esiste, che è di natura divina e che le Sue rivelazioni sono vere) in Lui e agiscono in conformità con tale credenza, come anche riconoscono la Sua autorità (questo è il significato di “ricevono”), hanno il diritto di diventare figli di Dio, e questo indica che non tutti lo sono spiritualmente parlando!
“Diventare figli di Dio” significa un modo completamente nuovo di esistere; significa un cambiamento di status.
Le tre frasi negative: “Non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo”, servono a sottolineare la verità che tutti i fattori naturali in questa nascita sono esclusi.
Il modo come si diventa figli di Dio non è “da sangue”, che si riferisce al sangue sia della madre che del padre, o alla nascita naturale in generale; quindi che la nascita sia il risultato dell'azione di entrambi i genitori, del loro contributo fisico e forse del contributo genetico di entrambi i genitori; quindi si riferisce alla discendenza umana.
Il modo come si diventa figli di Dio non è “né da volontà di carne”, cioè in riferimento al desiderio umano o sessuale, quindi alla natura e alla volontà umana.
Infine, “né da volontà d'uomo” che indica il desiderio di un uomo di avere figli come lui, l'iniziativa della volontà di un padre nel generare figli, della sua autorità nel decidere di avere figli.
I figli di Dio “sono nati da Dio”, cioè Dio è l’autore della nascita spirituale e non avviene dunque, per discendenza naturale, o razziale; né per desiderio, o decisione umana, o per iniziativa di un uomo.
Quindi diventiamo figli di Dio in Cristo per fede e così saremo figli di Abraamo secondo la promessa che Dio gli fece di avere una progenie in riferimento a Gesù Cristo (Galati 3:15-29).
Infine vediamo:
III LA SPIEGAZIONE DELLA SALVEZZA DI ZACCHEO (v.10)
Gesù dice ancora nel v.10: “Perché il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto”.
Zaccheo era una delle pecore perdute della casa d'Israele, perciò Gesù è venuto a salvarlo (Matteo 10:6; 15:24; Luca 15:1–6).
“Perché” (gar) introduce quanto segue come spiegazione riassuntiva; spiega perché la salvezza “è entrata in questa casa”, era lo scopo della venuta di Gesù.
Questo spiega a chi lo criticava perché è andato a casa di Zaccheo, era secondo
la Sua missione!
Consideriamo il:
A) Significato di Figlio dell’uomo
Il titolo “Figlio dell'uomo” (Uhios tou anthrōpou) per Gesù si trova anche in altre parti in questo vangelo (Luca 5:24; 6:5,22; 7:34; 9:22,26,44; 11:30; 12:8, 40; 17:22, 24, 26; 18:8, 31; 21:27, 36; 22:22,48,69; 24:7); ma lo troviamo in tante altre parti nella Bibbia.
(1) “Figlio dell’uomo” è legato a una natura unica
Lo sfondo di questo titolo, si trova nell'Antico Testamento in Daniele 7:13–14 dov’è scritto: “Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d'uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui; gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto”.
Allora “Figlio d’uomo” ci parla della provenienza celeste di Gesù.
È legato al Suo dominio, alla gloria e regno eterno indistruttibile, quindi “Figlio d’uomo” ci parla del Messia, ci parla di una persona simile a un uomo e si distingue da Dio (vegliardo), ma la Sua apparizione sulle nuvole, la Sua gloria e il possesso di un potere illimitato, conferisce alla Sua regalità un carattere assolutamente divino e trascendente.
Dunque l’espressione "Figlio dell'uomo" in Daniele 7:13–14 ha connotazioni trascendenti e divine, umane e messianiche, e si riferisce a Gesù (cfr. per esempio Marco 14:61-62; Giovanni 1:51; 3:13; 5:27; 6:27,53,62; 8:28; 9:35; 12:23,34; 13:31; Atti 7:56).
Allora “Figlio dell’uomo” suggerisce una forma umanamente riconoscibile nella manifestazione della gloria divina.
Il “Figlio dell’uomo”, Gesù, è il luogo dove si può vedere la gloria di Dio in forma umana sulla terra (cfr. Ezechiele 1:26-28; Giovanni 1:1-18; 19:5).
Inoltre:
(2) “Figlio dell’uomo” è legato alla missione sulla terra
Come vediamo in questo versetto di Luca, è legato alla sofferenza e alla morte sacrificale di Gesù per la salvezza del Suo popolo dai peccati (Giovanni 8:28; 12:23,34; 13:31; cfr. Matteo 1:21).
Gesù, il Figlio dell’uomo, è intimamente connesso alla Sua opera compiuta nell'obbedienza e fino alla morte (Matteo 20:28; Marco 10:45, cfr. Filippesi 2:5-8).
Gesù ne era consapevole di questo e lo ha predetto più volte (Matteo 16:21-22; 17:12,22-23; 20:18; Marco 8:31-32; Luca 9:22).
“Il Figlio dell’uomo” dona la vita eterna (Giovanni 6:27), con la sua ascesa in cielo, dove era prima (Giovanni 6:62-63), diventa guida di salvezza di coloro che credono in Lui, è il pane della vita, il cibo che dura in vita eterna e che darà a coloro che credono in Lui (Giovanni 3:14; 6:27,53).
(3) “Figlio dell’uomo” è legato all’autorità, esaltazione e glorificazione di Gesù
“Il Figlio dell’uomo” ha l'autorità di predicare e testimoniare delle cose celesti, ma ha anche prerogative divine come il perdonare i peccati (cfr. per esempio Matteo 9:6; Marco 2:10; Luca 5:24) e il giudicare (cfr. per esempio Giovanni 5:27).
“Figlio dell’uomo” ci parla della Sua esaltazione (cfr. per esempio Matteo 26:64; Giovanni 6:62; Atti 7:56; Apocalisse 1:3; cfr. Filippesi 2:9-10), e glorificazione (cfr. per esempio Matteo 25:31; Marco 13:26; Luca 21:27; Giovanni 12:23; 13:31), seduto alla destra di Dio (cfr. per esempio Matteo 26:64; Marco 14:62; Luca 22:69; Atti 7:55-56) ma è anche legato al Suo ritorno futuro glorioso (cfr. per esempio Matteo 16:27-28; 19:28; 24:30; 25:31).
Consideriamo ora:
B) Lo scopo della venuta del Figlio dell’uomo
Nel v.10 è scritto: “È venuto per cercare e salvare ciò che era perduto”.
Zaccheo è alla ricerca di chi è Gesù, solo per apprendere alla fine che, secondo la Sua missione divina, Gesù era alla ricerca di Zaccheo per portargli la salvezza.
Quando un peccatore cerca Dio (cfr. per esempio Geremia 29:13; Amos 5:4; Matteo 6:33; 11:28) lo fa solo perché Dio lo ha cercato prima (cfr. per esempio Giovanni 6:44; 1 Giovanni 4:10,19), lo ha chiamato dalle tenebre alla Sua luce meravigliosa (1 Pietro 2:9) e dalla morte lo ha portato alla vita (Efesini 2:1-3).
L'accento è posto su "è venuto" (ēlthen – aoristo attivo indicativo) ed è una parola che riguarda particolarmente l'apparizione del Messia tra gli uomini (cfr. per esempio Giovanni 4:25; 7:27,31; 1 Giovanni 5:6).
Questo verbo indica che Gesù non era di questo mondo, infatti Paolo in 1 Timoteo 1:15 dice: “Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo”.
Infatti Gesù, il Figlio dell’uomo è disceso dal cielo (Giovanni 3:13), cioè esisteva prima di venire sulla terra (cfr. Isaia 9:6; Michea 5:1; Giovanni 1:1-3,14; 8:58; Colossesi 1:15-17; Ebrei 1:8), per nascere da Maria a Betlemme (Matteo 1:18-2:1-2; Luca 1:30-38; 2:1-7), quando s’incarnò per rivelare agli uomini delle cose celesti (cfr. Giovanni 1:1-18), e soprattutto per salvare i perduti.
“Per cercare e salvare ciò che era perduto” indica lo scopo per cui Gesù ha lasciato il cielo per venire sulla terra per morire in croce per espiare i peccati del popolo (Ebrei 2:17).
Gesù è l’autore della salvezza (Ebrei 2:10).
William Hendriksen scriveva: “Fu per salvare i peccatori che Cristo Gesù venne nel mondo. Egli non è venuto per aiutarli a salvarsi, né per indurli a salvare se stessi, e nemmeno per permettere loro di salvare se stessi. Egli è venuto a salvarli”.
Non siamo noi a salvarci, ma è Gesù che ci salva!
“Cercare” (zētēsai – aoristo attivo infinitivo di scopo) è “cercare di ottenere”, o “raggiungere qualcosa che si desidera”, questo è fatto in modo serio, tenace e diligente senza risparmiarsi!
Thoralf Gilbrant riguardo questa parola scrive: “Gesù è venuto per cercare e salvare i perduti. Ciò implica molto più di un semplice “guardarsi intorno” come si può vedere in Matteo 6:32,33; 13:45,46; e Luca 15:8. Cercare in questo modo significa ricercare diligentemente, seriamente e tenacemente qualcosa, senza risparmiare sforzi o spese, poiché l'oggetto cercato è valutato al massimo grado”.
Gesù in modo diligente, serio e tenace va alla ricerca dei singoli per salvarvi perché li valuta preziosi! Li ama! (cfr. per esempio Salmo 72:14; Isaia 43:4; Galati 2:20).
Così è stato con Zaccheo è e sarà con tanti altri!
“Salvare” (sōsai – aoristo attivo infinitivo di scopo) è ritrovare e recuperare i perduti, significa salvarli dalla loro situazione di peccato e dal giudizio di Dio, e ripristinare la loro relazione con Dio come abbiamo già visto.
“Era perduto” (apolōlos – perfetto attivo participio) figurativamente si riferisce a essere rovinato, distrutto, morto (cfr. Marco 1:24; Luca 4:34; 17:27, 29), nel senso della perdita della vita eterna; essere consegnati alla miseria eterna (cfr. Giovanni 3:15-16; 10:28; 17:12); quindi in questo senso indica essere rovinato spiritualmente a causa del peccato, cioè essere morto spiritualmente (cfr. Isaia 59:1-2), o essere perso, lontano (cfr. per esempio Luca 15:4,8-9,24), in questo caso dal Signore, dai Suoi insegnamenti e dalla comunione con Lui.
A proposito di questo verbo Lensky scrive: “Il tempo perfetto ha la sua connotazione attuale: ‘È stato e di conseguenza è ancora perduto’, e questo in senso intensivo: ciò che è perduto ed è ora in quella condizione – una vera descrizione del relitto che il peccato ha fatto di noi. Lontani da Dio, nella notte e nelle tenebre, frantumati, spezzati, sì morti e senza una scintilla di vitalità spirituale: questo è essere perduti”.
L'immagine della ricerca e della salvezza dei perduti (apolōlos) ricorda l'immagine del pastore applicata a Dio in Ezechiele 34 che va alla ricerca della “pecora” (persona perduta) che vaga ed è destinata a morire se non sono cercate e salvate dal pastore.
Gesù è raffigurato come questo pastore (Giovanni 10:11-18), è venuto per cercare e salvare i perduti!
Ciò che Dio faceva per la nazione come Suo pastore, poiché la nazione del tempo di Ezechiele era senza leader, Gesù lo fa ora (cfr. Ezechiele 34:2,4,16, 22–23; Giovanni 10:11-18).
La missione di Gesù è di raccogliere le pecore, Giudei e Gentili in un unico gregge (Giovanni 10:14-16), infatti questa missione sarà estesa tra i Gentili (cfr. per esempio Luca 7:1–10; Atti 10:1–11:18).
Luca aveva già sottolineato questa verità al capitolo 15 con le parabole del pastore che va in cerca della pecora perduta, di una donna che cerca la moneta perduta e del figliol prodigo che sono stati ritrovati.
Queste parabole non solo si concentrano sulla Sua ricerca, ma esprimono anche la Sua gioia per la salvezza dei peccatori ritrovati.
John MacArthur dice:”Gesù è venuto nel mondo non, come alcuni suggeriscono, per essere un buon insegnante, o un leader morale. Non è venuto per sposare idee che avrebbero innalzato la coscienza spirituale delle persone. Né Egli venne nel mondo per fornire un esempio umano di nobile vita religiosa. Il divino Signore Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori condannati, perché Dio è un Dio salvifico (cfr. Salmi 106:21; Isaia 43:11; 45:15,17,21,22). Questo è il messaggio biblico e il fondamento del vangelo. Tutto nell'Antico Testamento punta a quella verità; tutto nel Nuovo Testamento lo spiega”.
Il peccato ha devastato tutta l'umanità, lasciando i peccatori perduti segnati, corrotti, malvagi, rovinati e diretti verso l’inferno, la morte eterna (cfr. per esempio Matteo 25:31-46; Luca 16:19-31; Giovanni 3:16; Romani 3:10–18; Efesini 4:17).
Ma Dio, nella Sua misericordia, grazia e amore (cfr. per esempio Efesini 2:1-10), ha mandato Gesù Cristo per cercare e salvare dalla Sua ira e giudizio i perduti!
CONCLUSIONE
In Australia un uomo di 81 anni si è messo in viaggio per andare a prendere il giornale del mattino e ha finito per guidare per quasi 650 chilometri dopo aver svoltato per sbaglio su un'autostrada principale. Eric Steward ha guidato per nove ore prima di fermarsi e chiedere indicazioni. Alla fine Steward ha avvicinato un poliziotto a una stazione di servizio e ha ammesso di non sapere dove si trovasse. Ha chiesto all'agente di chiamare sua moglie e di parlarle al posto suo.
Dopo essersi riunito alla famiglia, Steward ha detto di aver sbagliato strada e di aver proseguito. Ha detto ai giornalisti che non aveva bisogno di un navigatore satellitare perché si era perso solo una volta. Steward ha aggiunto: "Sono uscito sulla strada solo per fare un giro, un bel giro tranquillo".
Spiritualmente, ci sono molte persone proprio come quest'uomo, smarrite e completamente ignare di dove si trovano nella vita, non sanno che sono dirette verso l’inferno!
Gesù ha detto di essere venuto a cercare e salvare i perduti.
Se non hai Gesù sei perduto! Prega che ti possa salvare! Riconoscilo per fede come il tuo Salvatore e Signore pentendoti dei tuoi peccati come ha fatto Zaccheo (Luca 19:8).
Lo Spirito di Gesù è in missione di soccorso per trovare i peccatori perduti.
Se pensi di essere un grande peccatore, o peccatrice e credi che Dio non ti accoglierà mai, allora pensa a Zaccheo.
Zaccheo era un grande peccatore!
Zaccheo è un’illustrazione che i ricchi possono essere salvati!
Gesù, come Figlio di Dio, è in grado di svolgere la Sua missione terrena in modo mirato ed efficace anche nel salvare i ricchi che come aveva detto precedentemente in Luca 18:24 è difficile che entrino nel regno di Dio, ma non è impossibile per Dio (Luca 18:27; cfr. Genesi 18:14).
Con Zacheo Dio mostra la salvezza "possibile" nella vita di un uomo ricco.
Zaccheo è un esempio di una persona ricca che passa attraverso la cruna dell'ago! (Luca 18:25).
Dio può chiamare il peggio dei peccatori e salvarlo!
Niente è impossibile a Lui!
Come discepoli di Gesù dobbiamo seguire il Suo esempio di andare a cercare i perduti con l’obbiettivo di parlare loro di Gesù che è Colui che salva i peccatori!
Si racconta la storia del vescovo Tucker in Uganda che lasciò lo studio dell'artista per l'opera del Signore. Aveva dipinto l'immagine di una povera donna, vestita in modo sottile, che si stringeva al seno un bambino, che vagava senza casa per una strada buia in una notte di tempesta. Man mano che l'immagine cresceva, improvvisamente gettò a terra il pennello, esclamando: "Invece di dipingere i perduti, uscirò e li salverò".
Questo è quello che dobbiamo fare!