1 Cronache 16:28-29; 35: La gloria di Dio e le nostre azioni (2)
Stiamo ancora in questo meraviglioso capitolo di 1 Cronache riguardo la gloria di Dio.Questo canto di lode di Davide si conclude con una preghiera affinché Dio liberi il Suo popolo dall'esilio e lo riporti nella sua terra, dove ancora una volta lo loderanno.
In questa predicazione vediamo altre due nostre azioni in relazione alla gloria di Dio.
Cominciamo con:
I L’ APPROVAZIONE (vv.28-29)
Nei vv.28-29 è scritto: “Date al SIGNORE, o famiglie dei popoli, date al SIGNORE gloria e forza. Date al SIGNORE la gloria dovuta al suo nome, portategli offerte e venite in sua presenza. Prostratevi davanti al SIGNORE vestiti di sacri ornamenti” (Deuteronomio 32:3; Salmo 29:1-2; 96:7-9).
Prima di tutto vediamo in questi versetti:
A) L’imperativo
Per tre volte troviamo il comandamento “date” (hābû - qal imperativo attivo).
“Dare” in Ebraico significa “accreditare”, “attribuire”, cioè dire parole di eccellenza, o grandezza su una persona, quindi lodare.
C.H. Spurgeon disse: “Guardate gli uccelli della terra: ci fanno vergognare!
Care piccole creature, se le osservate quando cantano, a volte vi chiederete come possa uscire tanto suono da corpi così piccoli.
Come si buttano con tutto se stessi nella musica e sembrano sciogliersi nel canto!
Come l'ala vibra, la gola pulsa e ogni parte del corpo si rallegra di assistere allo sforzo! Questo è il modo in cui dovremmo lodare Dio”.
Con tutto noi stessi dovremmo lodare Dio!
Questo imperativo dunque, qui è usato in senso cultuale, cioè per attribuire gloria e forza al Signore.
Questo non è un optional, ma un comando che non dobbiamo trascurare!
In tutta la Bibbia vediamo, come ci ricorda Dorothy Kerin che: “L'obbedienza è la chiave che apre la porta a ogni profonda esperienza spirituale”.
La disobbedienza a Dio crea un muro con Lui (Isaia 59:1-2; 64:7), ma la via dell’obbedienza è la via della ricchezza spirituale, quella di Dio! (cfr. per esempio Luca 5:1-8; 11:28; Giovanni 7:17; 12:26; 14:21,23; 15:10; 21:1-6).
Consideriamo ora:
B) L’indirizzo
L’imperativo è indirizzato alle famiglie dei popoli, a ogni nazione, o gruppo etnico.
Nel Salmo 96:9, un brano parallelo a questo, leggiamo anche “abitanti di tutta la terra”.
Questo perché Dio è il Creatore (cfr. per esempio Genesi 1:1; Salmo 100:1-5) e il Benefattore di tutti; è buono (cfr. per esempio Salmo 34:8; 100:5; 106:1; Luca 18:19) e quindi fa del bene (cfr. per esempio Salmo 119:68; Matteo 7:11), dona a tutti quello che hanno bisogno per vivere (cfr. per esempio Salmo 145:9; Matteo 5:43-45; Atti 14:17; 17:25).
Pertanto non solo i credenti, ma anche tutta l’umanità dovrebbe essere riconoscente al Signore e lodarlo!
Tutti gli esseri viventi dipendono da Dio che questo sia riconosciuto, o no!
Allora tutti dovremmo lodarlo per la Sua benevolenza!
Nessuno può lamentarsi che Dio non è stato buono con lui!
La lode è la dolce vibrazione delle corde del nostro cuore che sale verso la benevolenza di Dio.
Infine in questo primo punto vediamo ancora:
C) L’identificazione
“Date al SIGNORE, o famiglie dei popoli, date al SIGNORE gloria e forza. Date al SIGNORE la gloria dovuta al suo nome, portategli offerte e venite in sua presenza. Prostratevi davanti al SIGNORE vestiti di sacri ornamenti” (vv.28-29).
La domanda potrebbe essere: “Se Dio ha già la gloria, perché dovremmo dargli la gloria e la forza? Forse gli manca qualcosa?”
A Dio non gli manca nulla, perché è perfetto così com’è! (cfr. per esempio Matteo 5:48).
Allora il senso è di identificare, riconoscere l’identità, le qualità che Dio già possiede! E questo implica stimare, approvare Dio.
Tutto ciò che Dio è e fa è degno di approvazione!
Questo comando ci esorta a riconoscere le qualità che il Signore possiede.
Vediamo:
(1) La caratteristica dell’identificazione
“Date al SIGNORE gloria e forza. Date al SIGNORE la gloria dovuta al suo nome”.
Dobbiamo riconoscere e quindi approvare che al Signore appartiene: la gloria e la forza!
“Gloria” (kā·ḇôḏ) in questo contesto è la condizione di alto onore, l'attribuzione di uno status elevato di una persona (cfr. per esempio Salmo 104:31; 108:6; 113:4; 115:1; Osea 4:7; Abacuc 2:14), quindi dargli un’importanza assoluta e suprema, e quindi la lode (cfr. per esempio Isaia 42:12; Ezechiele 3:12).
“Forza” (ʿōz) si riferisce alla Sua potenza, al Suo potere soprannaturale.
La forza è un attributo di Dio (per esempio Salmo 62:11; 63:2).
È la forza che Dio ha esercitato per conto del Suo popolo, la forza con cui lo liberò e lo guidò dall’Egitto, e quindi la capacità, la potenza (Esodo 15:13) che dà al Suo popolo (cfr. per esempio Salmo 29:11; 68:35).
Ora noi leggiamo qui che gli dobbiamo dare “la gloria dovuta al suo nome”.
Non dobbiamo prendere per scontato che i credenti danno la gloria, cioè l’onore dovuto al Signore, infatti il Signore per bocca del profeta Malachia riprende i sacerdoti che offrivano animali difettosi, violando i requisiti levitici della legge Mosaica (cfr. per esempio Levitico 1:3; 22:18–25; Deuteronomio 15:19–23).
In Malachia 1:6 leggiamo: “Un figlio onora suo padre e un servo il suo padrone;
se dunque io sono padre, dov'è l'onore che m'è dovuto? Se sono padrone, dov'è il timore che mi è dovuto? Il SIGNORE degli eserciti parla a voi, o sacerdoti,
che disprezzate il mio nome! Ma voi dite: ‘In che modo abbiamo disprezzato il tuo nome?’”
È giusto che Dio riceva un alto onore!
È il Dio di gloria, cioè il Dio maestoso, glorioso, potente (Salmo 29:3).
Siamo esortati a rendere a Dio la gloria dovuta al Suo “nome”, cioè a tutta la Sua persona, alla Sua natura.
Tutto ciò che riguarda la natura del Signore merita la gloria!
In secondo luogo vediamo:
(2) La causa dell’identificazione
L'esortazione può avere in mente diverse tentazioni.
Una tentazione può essere quella di:
(a) Prenderci noi la gloria, l’onore in ciò che abbiamo, o facciamo.
Per esempio ricordando al popolo d’Israele la provvidenza di Dio nel deserto, Mosè tra le diverse esortazioni, dice al popolo: “Guàrdati dunque dal dire in cuor tuo: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno procurato queste ricchezze. Ricòrdati del SIGNORE tuo Dio, poiché egli ti dà la forza per procurarti ricchezze, per confermare, come fa oggi, il patto che giurò ai tuoi padri” (Deuteronomio 8:17-18).
Un'altra tentazione simile, o di conseguenza, è:
(2) Il nostro attaccamento al nostro onore e alla nostra forza può renderci riluttanti a riconoscere l'onore del Signore
Potrebbe essere l’esempio del faraone che non voleva riconoscere e dare la gloria al Signore con la sua obbedienza (Deuteronomio 5:2).
Anche il re Nabucodonosor si vantava in se stesso nella sua forza e gloria per quello che ha fatto e non ha dato la gloria a Dio e Dio lo umiliò togliendogli il regno (Daniele 4:28-33).
Così anche Erode si vantava in se stesso e non diede gloria a Dio, e Dio lo fece morire (Atti 12:20-23).
Un’altra tentazione ancora è:
(c) Possiamo attribuire onore e forza a entità diverse dal Signore, per esempio ad altri esseri celesti, a idoli, o a entità politiche, o persone
Per esempio in Osea è scritto che il popolo di Dio attribuiva agi idoli il suo benessere e non al Signore (Osea 2:4-8).
Il Signore non dà la Sua gloria e la Sua lode a nessuno, e quindi nemmeno agli idoli (cfr. per esempio Isaia 42:8; 48:11).
Infine:
(3) La consistenza dell’identificazione
Il testo ci dice: “Portategli offerte e venite in sua presenza. Prostratevi davanti al SIGNORE vestiti di sacri ornamenti”.
Le azioni del Signore manifestano sempre il Suo santo splendore, per il quale Egli merita un santo culto (cfr. per esempio 2 Cronache 20:21; Salmo 29:2; 96:9).
Tutti i popoli sono chiamati a portargli offerte (minḥâ) a Dio (cfr. per esempio 1 Samuele 2:17).
Forse l'uso più frequente di questa parola è per indicare un'offerta di grano (cfr. per esempio Levitico 6:13; Gioele 1:9-10).
Le offerte di cereali venivano portate su padelle, tipo focacce (Levitico 2:1-14) mescolate con olio e altre sostanze come l’incenso (Levitico 2:1; Numeri 6:15).
Ma potrebbe essere anche frutta e animali (cfr. per esempio Genesi 4:3-4; Esodo 29:41; Malachia 1:10-11)
Oggi potremmo dire la lode, l’adorazione, il ringraziamento per come merita il Signore.
Tutti i popoli sono chiamati a prostrarsi (hištaḥwû – hitpael imperativo medio), cioè inchinarsi davanti al Signore come segno di adorazione (cfr. per esempio Genesi 24:6; 1 Cronache 29:20; Neemia 8:6; 9:3; Salmo 5:7; 95:6; 99:5).
“Prostrarsi” è assumere una posizione bassa in segno di onore, adorazione e omaggio alla divinità, con un significato associativo di fedeltà a quella divinità (cfr. per esempio Esodo 4:31), in questo caso al Signore.
“Vestiti di sacri ornamenti” (2 Cronache 20:21; Salmo 29:2; 96:9), in Ebraico è “in splendore di santità” (bĕhadrat-qōdeš), e secondo altri studiosi si riferisce a Dio.
Quindi “prostratevi davanti al Signore nello splendore della sua santità”, indicherebbe che Israele è chiamato ad adorare il Signore in un luogo santo di indicibile splendore.
Per altri studiosi “vestiti di sacri ornamenti” è un abbigliamento ornamentale indossato nell'adorazione del Signore, per esempio dei sacerdoti (cfr. per esempio Esodo 28; Levitico 8:6–9).
Quindi “vestiti di sacri ornamenti” è metaforico per indicare la santità che deve contraddistinguere chi adora Dio, o il modo come adorarlo (cfr. per esempio Salmo 29:2).
La lode per il Signore sarà appropriata se proviene da coloro che sono vestiti di santità!
Allora il senso sarebbe coloro che desiderano lodare il Signore devono essere adeguatamente preparati, cioè con santità, per andare alla Sua presenza.
Il Salmo 24:3-4 dice: “Chi salirà al monte del SIGNORE? Chi potrà stare nel suo luogo santo? L'uomo innocente di mani e puro di cuore, che non eleva l'animo a vanità e non giura con il proposito di ingannare” (cfr. per esempio 1 Pietro 1:15-16).
Quindi considerando la gloria di Dio reagiremo con approvazione, riconosceremo la Sua persona, per noi non sarà indifferente, ma importante, gli daremo l’onore che gli è dovuto in tutti gli aspetti della nostra vita!
Purtroppo questo è uno dei fallimenti del cristianesimo oggi! Dio non ha nessun peso, nessuna importanza, nessuna gloria!
David Wells ha descritto come uno dei principali fallimenti del cristianesimo popolare è “l'assenza di peso di Dio", peso inteso come importanza.
Wells spiega che per i cristiani professanti in America, ma possiamo dire anche in Italia, "Dio è diventato poco importante. Si appoggia al mondo in modo così irrilevante da non essere notato".
Ma questo non vuol dire che qualcosa è successo a Dio, ma significa che qualcosa è successo al nostro atteggiamento verso di Lui!
Siamo noi il problema e non Dio!
Al posto di Dio, alcune persone vedono se stesse sul trono, e quando lo cercano lo fanno solo per soddisfare i propri bisogni!
Anche certi cristiani oggi non sono preoccupati di conoscere Dio e la Sua buona, gradita e perfetta volontà (Romani 12:2), quindi di glorificarlo, ma lo cercano secondo i loro desideri e bisogni!
In secondo luogo vediamo:
II L’ADORAZIONE (v.35)
Tozer disse: “Esiste una chiesa locale per fare collettivamente ciò che ogni credente cristiano dovrebbe fare individualmente, e cioè adorare Dio”.
Adorare Dio è lo scopo della nostra esistenza!
Nel v.35 leggiamo: “E dite: ‘Salvaci, o Dio della nostra salvezza! Raccoglici fra le nazioni e liberaci, affinché celebriamo il tuo santo nome e mettiamo la nostra gloria nel lodarti’”. (cfr. Salmo 106:47).
Prima di tutto troviamo:
A) L’ingiunzione
“E dite”.
L’imperativo “dite” (ʾimrû – qal imperativo attivo) è “esprimere a parole”.
Sembra strano questo ordine, ma non lo è perché Dio si diletta nel farci del bene!
In questa ingiunzione, vediamo tre appelli:
(1) Il primo appello
“Salvaci, o Dio della nostra salvezza!”
Il verbo “salvaci” (hôšîʿēnû - hifil imperativo attivo) indica l’urgenza dell’azione e un desiderio forte che viene da Dio!
Dio stesso vuole che gli chiediamo di salvarci, è il solo che salva, l’unico Salvatore! (Isaia 43:3,11; 45:21-22; cfr. per esempio Giona 2:10; Apocalisse 7:10).
Ecco perché dice anche “Dio della nostra salvezza”, perché Dio è l’unico che può salvare ed è una Sua caratteristica salvare il Suo popolo!
Il popolo di Dio non si affida a nessun altro se non a Dio!
Dio è compassionevole (Osea 1:7), è in mezzo al Suo popolo ed è un potente che salva, che si rallegra con grande gioia per il Suo popolo (Sofonia 3:17), salva da coloro che opprimono la “pecora” che zoppica, raccoglie la “pecora” che è stata cacciata via, e li renderà gloriose e famose (Sofonia 3:19).
La parola “salvare” (yā·šǎʿ) è salvare dalla rovina, dalla distruzione, o dal danno, e quindi essere portato in una situazione sicura, fuori pericolo (cfr. Numeri 10:9; Deuteronomio 33:29; 2 Samuele 22:4; Salmo 18:4; 33:16).
L’esempio forse per eccellenza è la salvezza d’Israele dall’Egitto.
In Esodo 14:30 è scritto: “Così, in quel giorno, il SIGNORE salvò Israele dalle mani degli Egiziani, Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare”.
Il Signore ha combattuto per Israele e ha vinto (Esodo 14:14-31; 15:1-10).
Il Dictionary of Biblical Imagery riguardo la parola “salvezza” dice: “Il linguaggio biblico per la salvezza descrive il passaggio dal bisogno alla realizzazione, dal problema alla soluzione: immagini di movimento. Deuteronomio 26:5-9 racconta brevemente entrambi gli aspetti: la salvezza dall'Egitto che conduce alla vita nella Terra Promessa”.
(2) Il secondo appello
“Raccoglici fra le nazioni”.
“Raccoglici” (qabbĕṣēnû – piel imperativo attivo) è “riunire in un luogo”.
Come per “salvaci”, “raccoglici” indica l’urgenza dell’azione e un desiderio forte che viene da Dio!
Il riferimento è al popolo in esilio che se si pente sarà raccolto, radunato, dal Signore dalle nazioni da dove li aveva sospinti e portati nella loro terra (cfr. per esempio Deuteronomio 30:3-4; Neemia 1:8-9; Salmo 106:47; Geremia 29:14; 31:10; Zaccaria 10:10).
Dio nella Sua sovranità e fedeltà, s’impegna a radunare il Suo popolo dai luoghi in cui lo aveva disperso a causa del Suo giudizio a causa dei peccati d’Israele.
Le azioni del Signore in questo contesto sono spesso paragonate a quelle del pastore che raduna il suo gregge disperso (cfr. per esempio Isaia 13:14; 40:11; Geremia 23:3; 31:10; Ezechiele 34:13; Michea 2:12; Sofonia 3:19).
Nel Nuovo Testamento Gesù dice: “Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore” (Giovanni 10:16).
Se sei un vero credente in Gesù sei una Sua pecora raccolta dai Lui per far parte del Suo gregge, e sicuramente hai sperimentato il Suo conforto!
Greg Asimakoupoulos racconta: “Durante un recente conflitto in Medio Oriente, Ron e Joke Jones, che servono con l'Alleanza Cristiana e Missionaria in Israele, hanno scritto nella loro lettera di preghiera: ‘Il risultato dei combattimenti e delle uccisioni ha lasciato un profondo senso di sconforto che aleggia nel paese. Diverse volte siamo entrati in contatto più stretto con questo conflitto di quanto consentito dalla nostra zona di comfort. Ieri un'amica ha detto che stava osservando un pastore che si prendeva cura del suo gregge vicino alla zona dove vengono sparati i fucili. Ogni volta che risuonavano gli spari, le pecore si disperdevano spaventate. Il pastore li toccò ciascuno con il suo bastone e parlò loro con calma, e le pecore si calmarono perché avevano fiducia nel pastore. Poi risuonò un altro sparo e accadde la stessa routine. Ogni volta le pecore avevano bisogno che il pastore le orientasse di nuovo e le rassicurasse che erano al sicuro’.
Siamo come quelle pecore. Quando siamo spaventati, il nostro Pastore si allunga e ci tocca con il suo bastone, pronunciando parole di calma e conforto”.
Infine:
(3) Il terzo appello
“E liberaci”.
Ancora questo verbo come per “salvaci” e “raccoglici” indica l’urgenza dell’azione e un desiderio forte che viene da Dio!
“Liberaci” (haṣṣîlēnû - hifil imperativo attivo) ha il senso di “portare via” (Genesi 31:9); di “tirare fuori”, “estrarre” (Esodo 5:23); di “togliere”, “strappare via” (Giudici 11:26).
Questo verbo si riferisce spesso a strappare via, o liberare qualcosa, o qualcuno da qualche situazione di disagio.
Da qui indica il salvare, il liberare dal male, o dal pericolo, risparmiare.
La liberazione indicava spesso il potere di un'entità che vinceva il potere di un'altra.
Era spesso espressa come liberazione dalla mano (cioè dal potere) di un altro (cfr. per esempio Gen. 32:11; Osea 2:10).
“Liberare” (nā-ṣǎl) indica essere salvato, messo al sicuro dal pericolo e quindi in una circostanza più favorevole (cfr. per esempio Genesi 32:30; Esodo 18:10; Deuteronomio 23:15; 2 Re 19:11; Salmo 33:16; 69:14; Isaia 20:6; 37:11).
Evidentemente si riferisce dai nemici d’Israele, e potrebbe indicare 1 Cronache 18–20, come anche l’esilio Babilonese e Persiano, per poi fare ritorno di nuovo in Giudea (cfr. per esempio 2 Cronache 36:11-23; Esdra 1:1-3).
Il Signore è il liberatore per eccellenza! (cfr. per esempio Salmo 18:2; 40:17; 70:5; 144:2).
In Deuteronomio 32:39 è scritto che non c’è liberatore abbastanza forte da liberare qualcosa dalla potente mano di Dio.
Anni prima, terrorizzato dall'ira di Esaù, Giacobbe prega che Dio lo liberi dal potere di suo fratello (Genesi 32:11).
La liberazione di Israele dal potere Egiziano motivò l'apparizione del Signore a Mosè (Esodo 3:8; cfr. Esodo 6:6).
Quando Mosè racconta al suocero tutto quello che il Signore aveva fatto al faraone a gli Egiziani per amore d’Israele, tutte le sofferenza patite durante il viaggio e e come il signore li aveva liberati, Ietro (il suocero) si rallegrò per il bene che il Signore aveva fatto a Israele liberandolo dalla mano degli Egiziani, in Esodo 18:10 è scritto: “Ietro disse: ‘Benedetto sia il SIGNORE, che vi ha liberati dalla mano degli Egiziani e dalla mano del faraone; egli ha liberato il popolo dal giogo degli Egiziani!’” (cfr. per esempio Giudici 3:9,15).
Il Signore ha liberato Davide da tutti i suoi nemici (2 Samuele 22:1).
Così l'emissario Assiro, Rabsachè, avvertì Ezechia che non sarebbe stato salvato dall'ira di Sennacherib (2 Re 19:11; Isaia 37:11), ma Michea predice che Giuda sarà liberata da Babilonia (Michea 4:10).
Gli inni di lode e i canti di ringraziamento nei Salmi affermano la passata liberazione degli uomini da parte del Signore dalla paura e dalle afflizioni (cfr. per esempio Salmo 34:4; 107:6), ed esaltano la Sua vigilanza per salvare il Suo popolo dal pericolo (cfr. per esempio Salmo 34:17,19), dalla morte (Salmo 33:19), o dai peccati (Salmo 39:8).
E ancora il Signore incoraggia Geremia quando lo chiamò a essere profeta dicendogli di non temere perché sarebbe stato con lui per liberarlo (Geremia 1:8).
Nel Nuovo Testamento, la parola equivale alla liberazione dal maligno nella preghiera del Padre nostro (Matteo 6:13).
Non perdere mai la speranza perché abbiamo un grande liberatore: il Signore!
Porta tutte le tue tentazioni, pericoli al Signore e chiedigli di liberarti!
Anche oggi come ieri è un Dio vivo e dinamico! Fidati di Lui!
Parlando delle liberazioni di Dio, E. A. Seibert scrive: “I ripetuti atti di liberazione di Dio per conto di Israele avrebbero dovuto ispirare la fedeltà, la fiducia e l'obbedienza del popolo, incoraggiandolo a fidarsi di Dio piuttosto che di qualsiasi altra persona, o potere. Invece, Israele spesso adorava falsi dèi, dimenticando ciò che Dio aveva fatto per loro (Giudici 6:7–10; 8:33–34). Il fallimento di Israele a questo riguardo è illustrato in modo più sorprendente dalla richiesta del popolo di un re (1 Samuele 10:18-19)”.
Nel lodare il Signore vediamo:
B) L’intenzione
“Affinché celebriamo il tuo santo nome e mettiamo la nostra gloria nel lodarti”.
Sono ancora le parole, o la preghiera che deve dire chi fa parte del popolo di Dio.
La lode è la risposta agli atti salvifici e al carattere lodevole di Dio, è la risposta reverenziale alla magnificenza di Dio (cfr. per esempio Esodo 15:11; Salmo 148:1–14; Isaia 6:1–6).
La lode come l'adorazione è la somma totale di quello cha abbiamo nel cuore per Dio!
Non c’è lode e adorazione senza ammirazione!
Soprattutto l'adorazione è l’aspetto più alto della preghiera, che comporta la contemplazione riverente e rapita delle perfezioni e prerogative divine, il loro riconoscimento in parole di lode, insieme ai simboli visibili e alle posture, per esempio le mani alzate, o inginocchiati (per esempio 1 Re 8:54; Salmo 95:6; Daniele 6:10) che esprimono l'atteggiamento adorante della creatura in presenza del suo Creatore.
L’adorazione è l’atto di onorare e rendere omaggio a Dio perché ne è degno.
“La vera adorazione esalta Dio al posto che gli spetta nella nostra vita” (Anonimo).
William Temple una volta disse: “L'adorazione è il nutrimento della mente sulla verità di Dio. L'adorazione è il risveglio della coscienza mediante la santità di Dio. L'adorazione è la purificazione dell'immaginazione con la bellezza di Dio. L'adorazione è la risposta della mia vita al piano di Dio per la mia vita”.
Il Signore è l'unico vero essere che merita di culto, perché è l'unico Dio che ha creato e redento l'umanità (cfr. per esempio Deuteronomio 5:6-7; 6:4; Neemia 9:6; 1 Corinzi 8:5-6; Isaia 40:18-23; Colossesi 1:15-20; Apocalisse 4:8-11).
Tozer scrisse: “Sono stato creato per adorare e lodare Dio. Sono stato redento per adorarlo e goderlo per sempre. Questa è la cosa principale, fratello o sorella mia”.
Quindi lo scopo della nostra esistenza è adorare Dio!
Dio ci ha creato e salvato dai nostri peccati e dalla Sua ira, per la sola Sua grazia attraverso Gesù Cristo (cfr. per esempio Matteo 1:21; Marco 10:45; Romani 3:24; 5:5-11; 8:1; 1 Corinzi 1:30; Efesini 1:3-14; 2:8-9; 1 Pietro 1:18-19) per adorarlo!
Il Dio di grazia, il nostro Salvatore (1 Timoteo 1:1; 2:3; 2 Timoteo 1:9; Tito 1:3; 2:10; 3:4), prende peccatori come noi e ne fa Suoi adoratori per adorarlo in spirito e verità (Giovanni 4:23-24).
Se hai sperimentato la salvezza di Dio, non puoi rimanere in silenzio davanti a Lui, qualcosa sgorgherà dal tuo cuore verso di Lui, qualcosa che la Sua grazia ha già messo lì.
Quindi lo scopo del perché ti ha salvato e raccolto in una chiesa è per adorarlo!
In questo versetto vediamo due aspetti dell’intenzione riguardo l'adorazione.
Il primo verbo è:
(1) Celebriamo
“Affinché celebriamo il tuo santo nome”.
Del “santo nome” ne abbiamo già parlato nella predicazione di 1 Cronache 16:10, dove abbiamo visto che la santità di Dio è centrale nella Bibbia.
“Nome” (šēm) si può riferire al nome di Dio come si è presentato a Mosè, quindi “Yahweh” (Esodo 3:14-15; 15:3; 33:19, 34:5), che designa oggettivamente chi è Dio, pone l’attenzione sulla natura di Dio.
Oppure “nome” si riferisce alla Sua persona, a ciò che lo identifica, o descrive il Suo carattere, o lo rappresenta, quindi Dio stesso!
Il nome santo di Dio va celebrato!
“Celebriamo” (hōdôt – hifil infinitivo attivo) si riferisce a ringraziare, esprimere gratitudine, rendere grazie, o mostrare apprezzamento a Dio, quindi lodare con particolare attenzione.
“Celebrare” è riconoscere o confessare i benefici ricevuti (cfr. per esempio Genesi 29:35; Esdra 3:11; Salmo 7:8; 30:12).
1 Cronache 29:12-13 dice:”Da te provengono la ricchezza e la gloria; tu signoreggi su tutto; in tua mano sono la forza e la potenza, e sta in tuo potere il far grande e il rendere forte ogni cosa. Perciò, o Dio nostro, noi ti ringraziamo, e celebriamo il tuo nome glorioso”.
“Celebrare” è anche riconoscere e confessare la natura di Dio, quindi adorare.
Celebrare a volte è usata nella Bibbia per fare una confessione pubblica degli attributi e degli atti di potere di una persona (cfr. per esempio 2 Samuele 22:50; Salmo 71:22).
Per esempio nel Salmo 118:1-2,29 è scritto: “Celebrate il SIGNORE, perché egli è buono, perché la sua bontà dura in eterno. Sì, dica Israele:’La sua bontà dura in eterno’. Tu sei il mio Dio, io ti celebrerò; tu sei il mio Dio, io ti esalterò”.
O anche perché il Signore è il proprio Dio come ci ricorda ancora il Salmo 118:28: “Tu sei il mio Dio, io ti celebrerò; tu sei il mio Dio, io ti esalterò”. (vedi anche Salmo 34.3; 69:30; 86:12).
Questo è una formula del patto con cui Israele era legato a Dio (cfr. per esempio Levitico 26:11-12), Colui che lo ha liberato dalla schiavitù in Egitto (Levitico 26:13).
Il Signore mostra di essere il Dio del salmista rispondendo alla sua preghiera salvandolo (Salmo 118:21).
Così il salmista confessa la realtà di questa relazione con Dio!
Questa duplice confessione ci parla del rapporto personale del salmista con il Signore, è una confessione monoteistica, cioè si riconosce il Signore come unico Dio (cfr. per esempio Deuteronomio 4:35,39; 7:9) e una lode, un ringraziamento per la salvezza perché il Signore è buono e la Sua bontà dura in eterno (Salmo 118:1,20-21,29; cfr. per esempio Esodo 15:2; Isaia 25:1; 61:10-10).
Daniel Estes a riguardo scrive: “Con le sue parole il salmista esalta il Signore come ‘mio Dio’, sottolineando il suo rapporto personale con il Signore. Con le sue parole di esaltazione, il salmista afferma la grandezza che il Signore ha già dimostrato (vv. 15-16). La sua lode non aggiunge nulla al Signore; si limita a dichiarare pubblicamente ciò che il Signore ha mostrato di essere”.
Se il Signore è il tuo Dio, se sei legato a Lui (cfr. per esempio Levitico 26:11-12; Geremia 31:31-33; Matteo 26:26-28), se lo riconosci come tuo Dio, allora lo celebrerai!
Nel nostro contesto di 1 Cronache 16 la celebrazione è per la liberazione (cfr. per esempio Salmo 145:7).
Il secondo verbo della nostra intenzione, o scopo è:
(2) Mettiamo la gloria
“Mettiamo la nostra gloria nel lodarti”.
Questo è ciò che dobbiamo fare!
Nel Salmo 106:47, un passo parallelo, dice: “Salvaci, o SIGNORE, Dio nostro, e raccoglici di tra le nazioni, perché celebriamo il tuo santo nome e troviamo la nostra gloria nel lodarti”.
“Mettiamo la gloria” (hištabbēaḥ - hitpael infinitivo medio) è stato interpretato con rallegrarsi con orgoglio nel lodare Dio!
La parola Ebraica qui per “gloria” (šāḇaḥ) è “esaltare”, “lodare”, cioè “fare dichiarazioni esaltanti sull'eccellenza di qualcuno”, anche “vantare”, “essere orgogliosi”, non in noi stessi, ma di Dio, per i Suoi atti e le Sue azioni potenti (cfr. per esempio Salmo 63:3; 106:57; 117:1; 145:4; 147:12), infatti dice “nel lodarti” (bithillātekā).
Il senso di questa frase è: “Saremo orgogliosi di lodarti”.
Questa è la naturale reazione di coloro che appartengono a Dio!
La parola “lode” (tehillāh) qui è “offrire parole di omaggio come atto di adorazione”; è “pronunciare parole positive sull'eccellenza di un altro” (cfr. per esempio 2 Cronache 20:22; Salmo 22:26; Salmo 34:1), in questo caso di Dio!
Indica un genuino apprezzamento per le grandi azioni, o per il carattere di Dio.
Senofonte disse: “Il più dolce di tutti i suoni è la lode”.
Dio ci tiene ad avere la lode che gli spetta! (Isaia 42:8).
La lode si addice a Dio! (cfr. per esempio Salmo 65:1).
Facciamo bene a ricordare come ha detto qualcuno che: “Non c'è niente che piaccia al Signore quanto la lode”.
La lode e il ringraziamento sono graditi a Dio (cfr. per esempio Salmo 50:14,23; 69:30-31; Isaia 43:20-21; 61:10-11).
Il Signore è degno di lode eccelsa! (hālal mĕʾōd- cfr. per esempio Salmo 145:3; 147:1)
Siamo esortati a far risonare a piena voce la Sua lode (Salmo 66:8).
Il fedele dichiara l'intenzione di lodare Dio sempre di più in crescendo (Salmo 71:14).
Agostino d'Ippona affermava: “L'opera principale dell'uomo è la lode di Dio”.
CONCLUSIONE
Abbiamo visto quali sono altre due azioni in reazione alla gloria di Dio: l’approvazione, cioè il riconoscere ciò che Dio è, quindi adorarlo.
Dobbiamo dire che per alcuni, anche coloro che si dicono cristiani, questo non sarà facile a causa del condizionamento di questa società sempre più edonista, utilitarista e narcisista ripiegata su se stessa, dove vediamo che il proprio io è idolatrato!
Anche certe chiese hanno ceduto all'idolatria dell'io, dove un vangelo dell'autostima ha sostituito un vangelo della colpa e del perdono, e dove Dio stesso esiste per promuovere gli interessi del proprio io.
Ma colui, o colei che conosce veramente Dio, lo farà, e lo farà con gioia, con entusiasmo, costantemente, assolutamente, radicalmente, perché Dio è la ragione della sua vita!
Siamo stati creati per glorificare Dio!
Questa deve essere la nostra priorità! Invece molti passano la loro vita a glorificare se stessi!
Preghiamo che Dio tocchi le persone, anche i credenti, o noi stessi, affinché ci faccia capire questa priorità, che prenda i nostri cuori dalla visione orizzontale e lo trasformi in una visione verticale!
Dobbiamo misurare le nostre priorità con quelle che Dio ha per noi, è il glorificarlo lo è!
Per questo c’è bisogno di riscoprire la grandezza di Dio, la Sua santità e la Sua grazia per noi immeritata!