Osea 2:8: La provvidenza di Dio non riconosciuta
Un soldato della Terza Armata americana fu inviato in un campo di riposo dopo un periodo di servizio attivo. Quando ritornò in divisa alla sua unità militare, scrisse una lettera al generale George Patton ringraziandolo per le splendide cure che aveva ricevuto.
Il generale Patton scrisse che per trentacinque anni aveva cercato di dare tutto il conforto e la comodità che poteva ai suoi uomini, e aggiunse che questa era la prima lettera di ringraziamento che aveva ricevuto in tutti i suoi anni nell'esercito!
Questa storia ci fa capire che la maggior parte delle persone non sa cosa sia la gratitudine, e questo anche verso il Signore, l’ingratitudine è anche verso di Lui!
La stragrande maggioranza delle persone non è riconoscente al Signore per ciò che ha!
Jean Daille (1594-1670) usava parole molto forti per color che sono ingrati, diceva: “Gli uomini ingrati sono come porci che si nutrono di ghiande, le quali, sebbene cadano sulla loro testa, non li fanno mai alzare lo sguardo verso l'albero da cui provengono”.
Ci sono persone che dicono, o pensano che ciò che hanno è grazie a se stessi, raramente a qualcun altro, o qualcos’altro, mentre la Bibbia ci dice chiaramente che è per grazia di Dio (cfr. per esempio Salmo 136:5; 145:15-17; Matteo 5:45; Atti 17:25).
Questo era l’errore di Israele, pensava che la sua prosperità era dovuta alla divinità pagana Baal e non al Signore.
Il Signore è il grande Provveditore d'Israele e non Baal!
I IL RIFIUTO
“Lei non si è resa conto” (v.8)
L'attenzione cade sul fatto che “lei non si è resa conto”.
“Lei”, metaforicamente è la moglie di Osea che seguiva i suoi amanti, quindi Israele che seguiva i Baal.
A) Il rifiuto d’Israele è stato intenzionale
Il v.8 implica un deliberato rifiuto del Signore per preferire Baal.
“Si è resa conto” (ydʿâ - qal perfetto attivo) non è certamente per mancanza di informazioni, o consapevolezza, o ingenuità, un’ignoranza innocente!
È stato fatto volontariamente dimenticare Dio, toglierlo dalla propria mente, negarlo, come vediamo dal verbo attivo in questo v.8 e dai vv.5 e 7, dove leggiamo che attivamente gli Israeliti erano impegnati a ricercare gli amanti spirituali dei Baal, e poi lo vediamo anche che questo loro atteggiamento provoca la minaccia di giudizio del versetto seguente.
Allora questa è una volontaria deviazione da ciò che Israele avrebbe dovuto riconoscere: la provvidenza del Signore!
Quindi vediamo il contrasto con il dare di questo v.8 che è Dio il donatore e non i Baal che loro pensavano gli dessero i bisogni materiali (vv.4-5).
Coì Israele non solo ha deliberatamente dimenticato il Signore per cercare i suoi amanti, ma li cercava anche perché era convinto che la sua prosperità provenissero dai Baal, gli andrà dietro per avere i beni materiali.
Quindi “non si è resa conto” è non riconoscere e accettare che qualcuno sia ciò che afferma di essere, e fa, in questo caso il Signore, e quindi che provvede al Suo popolo (cfr. per esempio Esodo 6:7; 16:6; Deuteronomio 33:9; Proverbi 3:6 Isaia 63:1).
Israele non riconosceva ciò che il Signore aveva fatto, espresso in rendimento di grazie, obbedienza con una relazione vera e intima.
Per lo studioso David Hubbard questa parola è legata al patto che il popolo aveva con il Signore: “Intimità, lealtà e obbedienza – triplice corda dell'alleanza – sono intrecciate insieme in questa parola. ‘Conoscere’ è agire come richiede il patto; non ‘conoscere’ significa sfidare la fedeltà del patto, sia nella lettera che nello spirito. L'ignoranza può essere scusata più facilmente; l'oblio dell'alleanza e del suo Sovrano non può esserlo”.
Il problema allora è che Israele non è che non sappia chi sia il Signore, ma che non lo riconosce come tale!
Così “la sua audacia nell'apostasia è quindi intenzionale piuttosto che ignorante” (Jerry Hwang).
In secondo luogo vediamo:
B) Il rifiuto d’Israele è stato infedele
L’atteggiamento degl’Israeliti è lontano da quello che dovrebbe caratterizzare una persona fedele al Signore.
Dio è fedele (cfr. per esempio Salmo 89:1-2; 119:90; Romani 3:3-4; 1 Corinzi 1:9) e si aspetta dal Suo popolo che gli sia fedele! (cfr. per esempio 1 Corinzi 4:1-2; Apocalisse 2:10)
Infedele nel senso che Israele è stato infedele al Signore con cui era legato con un patto, quello Sinaitico, di Mosè (cfr. per esempio Esodo 19-24; Deuteronomio 29–31).
Clemente di Alessandria disse: “Il fedele vive costantemente con Dio”.
Quindi non lo tradisce!
Non dovremmo avere altr’aspirazione se non di rimanere fedeli fino alla morte e di essere disposti anche a morire per il Signore!
Vance Havner disse: “I cristiani non devono vivere; devono solo essere fedeli a Gesù Cristo, non solo fino alla morte, ma fino alla morte se necessario”.
Come già abbiamo visto nella precedente predicazione, Israele si era comportato come una moglie infedele in un matrimonio; aveva voltato le spalle a Dio che li aveva salvati e provveduto a tutti i suoi bisogni!
Invece di mostrare gratitudine al Signore, Israele desiderava la divinità “Baal” (cfr. per esempio Osea 2:16).
La nazione, al tempo di Geroboamo II, aveva mostrato una sfrenata infedeltà al Signore, attribuendo a Baal - gli amanti - la ricca prosperità dei suoi tempi.
Baal era riconosciuto come la divinità della fertilità dei raccolti, degli animali e delle persone.
Le persone così adoravano Baal perché erano convinti che avrebbe dato loro raccolti abbondanti e prosperità.
Nei vv. 4-5 leggiamo: “Non avrò pietà dei suoi figli, perché sono figli di prostituzione; perché la loro madre si è prostituita; colei che li ha concepiti ha fatto cose vergognose, poiché ha detto: ‘Seguirò i miei amanti, che mi danno il mio pane, la mia acqua, la mia lana, il mio lino, il mio olio e le mie bevande’”.
Anche oggi c’è questa sostituzione del Signore con gli idoli, che non è più Baal, ma soldi, successo, sesso, scienza, occultismo, astrologia, lavoro, persone che vengono messi al posto di Dio e si onorano al posto Suo!
Ma che non giovano a nulla!
Gli idoli ingannano le speranze umane e non portano a nulla! Non salvano! (cfr. per esempio Isaia 44:9,18,20).
Nell’Antico Testamento troviamo molte volte l'uso ripetuto di rivendicazioni esclusive e la scelta che deve essere fatta tra il Signore e gli idoli.
Più volte per esempio in Isaia e come se il Signore dicesse: “Se io sono vero, allora questi dèi sono falsi; non puoi scegliere sia Me che gli idoli, sia la vera religione e la falsa, non puoi essere leale agli dèi delle nazioni e a Me che sono l’unico Creatore e Salvatore che ti ha liberato dalla schiavitù d’Egitto" (cfr. per esempio Isaia 42:8; 43:10-12; 44:6,8; 45:5-6,12,21; Osea 2:15).
In questo senso la prova dell’esistenza di una divinità era la Sua manifestazione e Israele aveva avuto prove concrete del Signore!
Quindi esortava Israele a fare una decisione e così anche per noi oggi!
Commentando Isaia 43:12 sul fatto che Israele doveva essere testimone del Signore come unico Dio, Peter Lewis scrive: “A Babilonia, come pure a Gerusalemme, il popolo di Dio doveva parlare con fiducia e persino audacia del Dio che conosceva, di cui era stato scelto per essere testimone, e che li avrebbe liberati alla fine. La loro testimonianza non doveva essere solo della sua esistenza, ma della sua sola esistenza al livello della divinità; non era solo Dio per loro, ma, nel suo scopo ultimo, Dio per il mondo, perché non c'erano altri dèi, né dèi nazionali, nè dèi privati, né dèi nei cieli, nè dèi sulla terra”.
Ma in questo periodo storico a cui si riferisce Osea, Israele ha fallito seguendo i Baal!
Consideriamo ora:
II LA REALTÀ (v.8)
“Che io le davo il grano, il vino, l'olio; io le prodigavo l'argento e l'oro, che essi hanno usato per Baal!” (v.8)
Nella realtà vediamo due aspetti.
Il primo aspetto è:
A) Solo il Signore provvedeva al Suo popolo
Israele era caduto nell'errore di attribuire a Baal le generose benedizioni che sono l'unica prerogativa del Signore.
“Io le davo” riflette l'uso enfatico del pronome "Io", cosicché l'affermazione è virtualmente equivalente a "Io e Io solo!"
In qualche modo il popolo si era allontanato da questa verità e continuava nel presente in questa direzione.
John Mackay commenta così: “Israele non viveva più come partner del patto del Signore, ma aveva invece abbracciato una comprensione perversa di lui e del mondo derivata dall'ideologia cananea in cui i Baal, gli dèi della fertilità, erano adorati perché erano concepiti come la fonte di ogni benedizione materiale. Qualunque percezione il popolo avesse della sua relazione con il Signore, la sua infatuazione per tutte le cose cananee lo aveva reso cieco al fatto che vivevano nel mondo che il Signore aveva creato e che Egli continuava a controllare (cfr. Geremia 5:24). Il loro blocco mentale e spirituale, tuttavia, non alterava la realtà della situazione”.
Anche oggi la stragrande maggioranza delle persone è cieca mentalmente e spiritualmente tanto da non riconoscere che il bene che hanno è un dono di Dio!
Dio è l’autore di tutti i beni!
Dio è buono (cfr. per esempio Esodo 33:19; Salmo 25:8; 34:8; 136:1; Marco 10:18), e non si stanca mai di fare il bene! (Salmo 119:68; Matteo 7:11).
È buono verso tutti (Salmo 145:9).
Ogni cosa buona e ogni dono perfetto provengono da Dio! (Giacomo 1:17).
In Dio non c'è altro che il bene, è fonte del benessere, della prosperità umana (cfr. per esempio Numeri 10:29; Salmo 21:3; 23:6; 145:16; Isaia 63:7; Geremia 31:12,14), del perdono e della liberazione (cfr. per esempio Salmo 25:7-8; 27:13).
Dunque, la realtà della situazione era che il Signore provvedeva a Israele e non Baal!
Il Signore è il vero Dio della fertilità, e non Baal!
Ma Israele non riconosceva che era il Signore che prodigava gli alimenti base dei bisogni della vita e anche le ricchezze, cioè l’argento e l’oro.
Infatti grano, vino e olio, sono gli alimenti base fondamentali per la vita umana che il Signore aveva promesso di dare al Suo popolo come vediamo in Deuteronomio (per esempio Deuteronomio 7:13; 11:14; 33:28).
Questi tre prodotti costituivano la base del benessere nazionale e della prosperità di Israele, e gli permettevano anche di esportarli in altre nazioni e quindi di acquisire ricchezza da questo commercio.
Quindi dalla loro abbondanza agricola sgorgava il successo commerciale grazie al Signore.
John Goldingay riguardo il grano, il vino e l’olio scrive: “La combinazione potrebbe anche essere significativa perché sono equivalenti a colture da reddito che possono essere un mezzo di tassazione e di conseguenza di tributo e commercio internazionale (ad esempio, 2 Cronache 2:10), e quindi essere simboli di prosperità”.
Così anche per i metalli preziosi dell’argento e dell’oro, che qui sono messi n enfasi, erano dati dal Signore e come dicevo prima, provenivano dal commercio agricolo e dagli scambi commerciali internazionali che evidentemente erano benedetti dal Signore.
È interessante che la parola qui “prodigare” (rāḇāh) indica “aumentare”, “rendere più grande”, “moltiplicare” (cfr. per esempio Genesi 1:22; Esodo 1:10,12; Deuteronomio 30:16; Esdra 10:13; Daniele 11:39), quindi abbondante con l’implicazione della prosperità.
Il Signore era stato generoso con gl’Israeliti, e così la loro ricchezza era cresciuta notevolmente.
Deuteronomio 8:13-14 vediamo che come destinatari della benedizione che il loro numero e la loro ricchezza sarebbero aumentati, era necessaria la vigilanza per evitare che il popolo di Dio diventasse superbo da dimenticarlo.
Il secondo aspetto è:
B) Il popolo d’Israele li offriva a Baal
“Che essi hanno usato per Baal!” (v.8)
La prosperità che Israele aveva sperimentato era un dono del Signore con cui era legato attraverso un patto, ma questo non era riconosciuto!
Anno dopo anno il Signore dava in abbondanza, e anno dopo anno Israele attribuiva la sua prosperità a Baal e lo onoravano con la loro prosperità.
Israele non aveva sensibilità spirituale!
Nella festa del raccolto Israele avrebbe dovuto riconoscere che tutta la fertilità della terra veniva da Dio che li aveva liberati dalla schiavitù Egiziana portandoli nella terra che gli era stata promessa (cfr. per esempio Levitico 23:10–20; Deuteronomio 26:10-11).
Il Signore, al quale appartiene la terra e ciò che c’è in essa, di cui è il Creatore (Salmo 24:1-2), era il donatore sia del grano, del vino e dell’olio, come anche dei metalli preziosi!
Non riconoscere questo significa disprezzare Dio!
Parlando dei prodotti della terra Thomas McComiskey commentando questo versetto scrive: “Un concetto deuteronomico è alla base delle parole qui, poiché alla festa delle primizie Israele doveva riconoscere che Yahweh era il datore del prodotto della terra (Deuteronomio 26:10–11)”.
Infatti qui il riferimento è alle merci appena raccolte, appena donate da Dio e non ancora lavorate da come si vede dalle parole usate in Ebraico.
John Goldingay scrive a riguardo: “Il vino nuovo e l'olio fresco (tîrôš, yiṣhār) sono diversi dal vino e dall'olio normali (yayin, šemen); suggeriscono le primizie del raccolto. Il grano (dāgān, opposto a šeber) allude alla stessa implicazione”.
Dunque, tutto ciò di cui Israele aveva bisogno per vivere e prosperare, le benedizioni della fertilità, dell'abbondanza provenivano dal Signore.
Eppure Israele li attribuiva a Baal, prendeva quei doni e li offriva alla divinità pagana!!
Solo il Signore ha creato tutte le cose e che ha dato la terra con i suoi prodotti agli Israeliti secondo la Sua promessa ai patriarchi.
Israele non solo non riconosceva il Signore come la vera fonte di sostentamento, della sua benedizione materiale, ma usava anche i doni del Signore per l'adorazione di Baal!
Incredibile!
John Mackay scrive: “Così, nella loro perversione, Israele non si limitò a deludere il Signore per la sua bontà; lo insultò più profondamente rendendo grazie a un altro dio e dedicando i doni che gli erano stati dati a un'altra divinità”.
Negare che i raccolti annuali fossero un dono del Signore, significava negare che il Signore, fosse ancora il Dio di Israele!
Il rifiuto della signoria di Yahweh, era una violazione implicita del primo comandamento del decalogo (Esodo 20:3), perché gl’Israeliti pensavano che Baal avesse provveduto per loro!
Andrew Dearman scrive: “Il fatto che Israele avesse usato l'oro per Baal come atto di devozione, o anche costruito figure della divinità in oro, riflette la credenza che Baal avesse provveduto agli Israeliti (quindi 2:5)”.
Così “che essi hanno usato per Baal!” può avere un doppio significato quello della conversione dei metalli in statue di Baal (Osea 8:4–6; 13:2; cfr. per esempio Ezechiele 16:17-18), come anche un modo di dire per indicare una forma di dedizione, di offerta al Signore (Osea 2:13; cfr. per esempio Esodo 10:25; 2 Re 17:32; 2 Cronache 24:7).
Israele ha mostrato così di essere ingrato, come d’altronde lo era stato anche in passato per esempio da quando il Signore li liberò dalla schiavitù in Egitto (cfr. per esempio Esodo 16:3,8; 17,7; Salmo 95:7–9; Ebrei 3:7-9,15).
Il culto di Baal era già presente al tempo dei Giudici (cfr. per esempio Giudici 2:11-13; 3:7; 8:33); l’idolatria era diffusa anche nel periodo dei re, anche in Giudea, adoravano sia il Signore che Baal (cfr. per esempio 1 Re 15:11–14; 22:43; 2 Re 12:2–3; 14:3–4; 15:3–4),
Quindi il popolo di Dio era influenzato dalla cultura religiosa Cananea da decine e decine di anni!
IVP Bible background commentary: Old Testament dice: “La pioggia significava vita, fertilità, prosperità economica e potere per coloro che ne erano benedetti. Il compito dei profeti israeliti divenne così uno sforzo per dimostrare che Yahweh era il fornitore di fertilità, comprese le piogge, e che Baal era un falso dio (vedi Geremia 2:8; 23:13). Il più delle volte, tuttavia, gli abitanti dei villaggi locali scelsero di unire il culto di Yahweh e quello di Baal per massimizzare le possibilità di un buon raccolto (vedi Giudici 2:11; 6:25–32). Allo stesso modo, i re d'Israele, come Achab, nel fare matrimoni diplomatici, accettarono l'introduzione di Baal e Astarte accanto a Yahweh nei centri di culto ufficiali (vedi 1 Re 16:31–33). Solo dopo l'esilio il culto di Baal sarebbe stato soppiantato dal fedele culto di Yahweh tra gli israeliti”.
Baal era considerato dai suoi adoratori colui che portava piogge e fertilità, fornendo così grano, vino e olio.
Dunque, la prosperità nazionale che fiorì durante la maggior parte del lungo regno di Geroboamo II, non viene attribuita da Israele al Signore, ma a Baal che viene onorato con ciò che invece il Signore gli aveva dato.
Ma la concessione della pioggia e della fertilità, è il dono diretto del Signore; sotto la pioggia benedice il campo, fa crescere le piante e dà il cibo agli animali (cfr. per esempio Salmo 145:15-16; 147:8-9; Giobbe 38:39-41); provvede al suo popolo con i frutti della terra e la punisce negandoli (cfr. per esempio Levitico 26:14-39; Deuteronomio 28:15-24; 29:15-27; Osea 2:9-13).
Secondo loro, avendo ricevuto da Baal, gli Israeliti gli restituirono ciò che egli aveva provveduto, questo era un preciso rifiuto del Signore come Colui che veramente provvedeva loro!
Douglas Stuart commenta così: “Yahweh aveva generosamente concesso la vera ricchezza a una nazione immeritata come prova della sua grazia (Deuteronomio 28:1-12), e la nazione adultera, trovando i suoi amanti molto più attraenti di Yahweh, l'aveva accreditata sul loro conto piuttosto che sul suo”.
In Deuteronomio 31:20 il Signore lo aveva predetto: “Quando li avrò introdotti nel paese che promisi ai loro padri con giuramento, paese dove scorre il latte e il miele, ed essi avranno mangiato, si saranno saziati e ingrassati e si saranno rivolti ad altri dèi per servirli, e avranno disprezzato me e violato il mio patto”.
Oltre questo versetto di Deuteronomio, vediamo che accecati dalla superbia la prosperità può produrre ingratitudine al Signore (cfr. per esempio Deuteronomio 8:14-18; 32:15; Geremia 5:7-11; Osea 13:6).
Così i doni del Signore possono diventare strumenti contro di Lui!
Lloyd Ogilvie scrive a riguardo: “Questa ironia è vera per l'apostasia in qualsiasi epoca, o circostanza: usiamo gli stessi doni di Dio come strumenti di resistenza contro di Lui”.
Non solo come per le ricchezze d’Israele che aveva accumulato dalla mano del Signore furono usate al servizio di Baal, così anche oggi, tantissime persone non solo, non sono grati al Signore per ciò che ha dato loro, non riconoscendo così che ciò che hanno è un Suo dono (cfr. per esempio Deuteronomio 8:11-18; 1 Cronache 29:10-14), ma nemmeno gli danno parte di ciò che hanno ricevuto da Lui, per il progresso del Suo regno nel sostenere attività missionarie, o e per attività benefiche.
Come Israele anche oggi molti sono ingrati al Signore!
Barnhouse di Donald Grey disse qualche anno fa, ma ancora attuale: “La stragrande maggioranza dell'umanità non dà mai un pensiero di gratitudine verso Dio per tutte le sue cure e benedizioni”.
L’ingratitudine a Dio fa parte della natura umana decaduta (cfr. per esempio Romani 1:21); ed è una caratteristica della fine dei tempi (cfr. per esempio 2 Timoteo 3:2).
Oggi il Signore per tantissime persone non ha nessuna, o quasi rilevanza, e quindi poca influenza su di loro, sono invece, gli idoli moderni, cioè tutto quello che viene messo prima di Dio, che sono considerati importanti, adorati e seguiti!
Il Signore è stato detronizzato con altro!
Se metti “altro” prima, o al posto di Dio, è il tuo idolo!
CONCLUSIONE
Un proverbio francese dice: “La gratitudine è la memoria del cuore”.
Registra nel tuo cuore tutto il bene che Dio ti ha fatto!
Qualcuno ha detto: “L'aritmetica più difficile da padroneggiare è quella che ci permette di contare le nostre benedizioni”.
Conta tutte le benedizioni che Dio ti ha dato!
Sii grato anche per quelle cose che tu pensi ti abbiano fatto male, se ami Dio, erano per il tuo bene ci dice Romani 8:28.
Non fare l’errore di quel bambino che è stata salvato dall’annegamento da una sua compagna di giochi, Marie Paule Thielle.
Marie Paule Thielle di Metz, Francia, quando aveva solo tre anni, ricevette la medaglia di bronzo per "un atto di coraggio e sacrificio pericoloso". Ma a colui che ha salvato non piacque.
Quando il compagno di giochi di Marie, Denis, di due anni, è caduto nella piscina comunale, lei lo ha afferrato per i capelli e gli ha tenuto la testa fuori dall'acqua fino a quando le sue urla di aiuto non hanno avuto risposta.
Marie del suo amichetto disse: "Ora non gli piaccio più perché gli ho fatto male quando gli ho tirato i capelli".
È importante che i credenti mostrino gratitudine a Dio, è quello che Lui vuole com’è sottolineato spesso nella Bibbia! (cfr. per esempio Salmo 50:14, 23; 100:4; 107:22; Efesini 5:20; Colossesi 1:12; 3:15; 1 Tessalonicesi 5:18).
Ma soprattutto come vediamo nel contesto del capitolo due di Osea, l’ingratitudine associata all’idolatria, è un peccato che ha come conseguenza il giudizio di Dio (Osea 2:8-13).
L’ingratitudine è più frequente di quanto pensiamo come ci ricorda Wilton Merle Smith: “L'ingratitudine non è solo il più basso e meschino dei peccati, ma è anche il più frequente”.
Sei grato, o grata al Signore?